Una banale lite di famiglia

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    Shin inclinò lievemente la testa di lato. Coglieva la verità tra le parole della giovane davanti a lui, ma si rifiutava ancora di accettarla. La testardezza tipica degli adolescenti può essere davvero terribile quando ci si mette. Alcuni passaggi, tuttavia, gli erano oscuri. Cosa centravano gli ubriaconi ad esempio? Non ebbe il coraggio di chiederlo. Magari era un riferimento alla sua condizione personale, un modo per fargli capire che c'era chi stava peggio. La sua ira, già indebolita, si dissolse del tutto. La ragazza aveva ragione, non erano certo quelle le cose gravi della vita. Ti ringrazio per le tue parole, hai ragione avrei dovuto rimanere e ragionare con lei. Anche se talvolta è una tale testona... le ultime parole sarebbero state udite dalla kunoichi con difficoltà visto che Shin, chinata la testa, le aveva pronunciate borbottando e tracciando cerchi sulla polvere con la scarpa. Una delle cose più difficili da ottenere da un ragazzo della sua età era una dichiarazione di essere in torto. Nonostante ciò lo studente prese coraggio e cercò di spiegare la situazione alla sconosciuta. Secondo lei non sono pronto per fare la vita del ninja, ma io voglio seguire la mia strada. Eddai, ho diciassette anni ormai. Appena compiuti tra l'altro, stavamo proprio festeggiando. Un'altra ragione perché mi sono arrabbiato con lei, con i suoi discorsi troppo apprensivi abbiamo finito per discutere rovinando la festa a tutti, compresa Hina. Non vedeva l'ora di vedermi dopo tutti quei mesi in Accademia... Si era via via infervorato, rischiando di perdere di nuovo il controllo, ma al pensiero della sorellina si rilassò un poco. Pur avendo dieci anni di differenza erano molto legati. Rendendosi conto che la ragazza non poteva certo saperlo, fece un piccolo inciso. Hina sarebbe mia sorella minore, in questo capello porta i capelli come i tuoi... sorrise soffermandosi su quel dettaglio ...solo che i suoi sono castani scuri, quasi neri. Dipende da quanto sole prende in realtà... Stava di nuovo divangando, quindi lasciò la frase in sospeso. Ora poteva dirsi completamente calmo, e di ciò doveva ringraziare unicamente la ragazza appena incontrata. Incredibile come a volte basti avere qualcuno ad ascoltarti per farti sentire meglio. Quella si presentò poco dopo come Haruhi. Ricambiando volentieri la stretta di mano, lo studente notò la somiglianza tra il suo nome e quello della sorella. Il suo nome completo sarebbe Aruhina, ma per tutti a casa è semplicemente Hina. Io sono Shin Kinryu e, beh grazie di aver ascoltato il mio sfogo. E scusami se ti sono andato addosso, è stata solo colpa mia. Raccontò alla ragazza che era uno studente dell'Accademia e che da lì a poco avrebbe dovuto sostenere l'esame genin. Dopo un poco che parlavano Shin si decise. Credo che seguirò il tuo consiglio e tornerò a casa. Si guardò attorno un attimo spaesato Ammesso di trovare la strada. Forse di là? Correndo alla cieca era finito per perdersi. Se fosse riuscito a tornare sulla strada principale probabilmente si sarebbe orientato, ma non aveva la minima idea di che direzione prendere. Intorno, visto l'ora e il quartiere, non c'era nessuno a cui potesse chiedere. A parte Haruhi ovviamente. Imbarazzato per la situazione, rimase un minuto buono in silenzio prima di dirle, evitando il suo sguardo, che forse avrebbe avuto bisogno del suo aiuto. Solo fino alla via centrale, quella che porta dal cancello principale alla piazza sotto i volti degli Hokage per capirci, poi da lì so arrangiarmi. Sono desolato di doverti causare ancora problemi, sembra che stasera non ne combini una giusta... La voce del ragazzo era appena incrinata, fatto del tutto inusuale.

    Se la ragazza avesse accettato di accompagnarlo per un tratto di strada i due si sarebbero incamminati in silenzio. Esaurita l'incazzatura Shin era completamente spossato, a riprova che arrabbiarsi significa stancarsi due volte: prima per adirarsi e poi per farsela passare. Uno spreco di forze che di solito il ragazzo evitava mantenendo sempre un sorriso sul suo volto. A volte furbo, altre complice, alcune canzonatorio, saltuariamente tirato, ma pur sempre un sorriso. In quel momento, grazie all'intervento involontario di Haruhi, ne esibiva una versione stanca. Un altro motivo per il quale non aveva molta voglia di fare conversazione era l'imbarazzo. Per essere andato su tutte le furie per un motivo, visto dall'esterno, eccessivamente banale, certo, ma anche per essere stato costretto a chiedere aiuto rivelando tutta la sua inadeguatezza. Brutta cosa l'orgoglio dei maschi. Quando spuntarono sulla via principale, con i suoi negozi aperti ventiquattr'ore su ventiquattro ed un modesto andirivieni di gente, tirò un sospiro di sollievo. Da qui in avanti ce la posso fare da solo, grazie mille. Si inchinò leggermente in segno di rispetto. Fece per allontanarsi quando timidamente aggiunse Mi ha fatto piacere conoscerti...
     
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