Ritorno dal passato

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    L’infermiera raggiunse l’Amministrazione di corsa, entrando con la busta in mano stretta a sé come un prezioso tesoro. Era chiaro si trattasse di una tirocinante, l’ansia all’ospedale l’aveva quasi fatta crollare in un pianto incontrollato, ed ora trattava quella piccola missione data dal suo superiore come se determinasse la vita o la morte del paziente. Il che, in un certo senso, non era così lontano dalla realtà. Un pochino, forse. Si parlava pur sempre di una persona senza un’identità, senza un passato.
    Con timidezza, bussò all’ufficio dell’Hokage, riprendendo fiato per un momento, gridando ancora fuori dalla porta:

    Ikigami-sama! Ho una richiesta di assistenza da parte dell’ospedale, m-mi hanno detto di dirle che è urgente.

    Ad un qualsiasi accenno di assenso, sarebbe entrata timidamente, stringendo la busta con entrambe le mani. In piedi, davanti alla scrivania, la posò con cura, balbettando insicura il discorso che le era stato preparato dal suo capo.

    E’ arrivato un ragazzo, dicendo di essere un ninja di Konoha con una grave amnesia pare ricordi solamente il suo nome. Sembra che dicesse il vero dato il suo equipaggiamento, ma quando abbiamo controllato gli archivi, ma nome, impronte e codice genetico non corrispondono a nessuno. N-non siamo stati in grado di identificarlo, così il medico curante ha chiesto a lei di verificare se facesse parte o meno di servizi segreti a lei riservati.

    Nella lettera vi era lo stesso discorso, detto con diverse parole, firmato dal dottore che si era occupato di Youkai, insieme ad una semplice descrizione del suo stato di salute e delle cure ricevute. Finito il suo discorso, l’infermiera, tremante, iniziò a sistemarsi i biondi capelli raccolti in una coda, attendendo un qualsiasi ordine da parte dell’Hokage. Guardandosi attorno, vide la sedia di fronte alla scrivania, sussultando e sedendovisi di colpo. Restare in piedi sarebbe stata una mancanza di rispetto. O forse era il contrario?
    A qualsiasi domanda di Raizen che non riguardasse le cure rivolte al ragazzo, l’infermieva avrebbe risposto con fare sinceramente pentito:

    Mi dispiace, io ho solo seguito gli ordini, il signor Tomoaki si è occupato delle ricerche con il suo team, senza risultati.

    Avrebbe atteso un po’, stringendosi le braccia. In caso di silenzi imbarazanti, la sua squillante vocina si sarebbe fatta sentire nuovamente, balbettando insicura:

    S-se permette, mi è stato dato l’ordine di tornare il prima possibile, quindi… Uhm, non voglio metterle fretta. Mi scusi.
     
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    Sopravvissuti

    Un gran piacere... e un gran problema







    L’hokage guardò l’infermierina abbastanza sorpreso, ascoltò tutte le sue parole per poi frenarla a conclusione del discorso, parando i palmi delle mani di fronte a lei.

    Ey ey.
    Calma le ovaie.


    La finezza fatta persona. Con la zappa, da un contadino zoppo e sotto acidi.

    Ora ci andiamo, mi dai il tempo di poggiare la penna, si?

    Si alzò, non senza stiracchiarsi.

    Arrivo eh.

    Accomodare i vestiti

    Un secondino aggiusto qui.

    Mettere in ordine i fogli

    E queste due cosine qui.

    Le sedie.

    Oh, e a voi chi vi ha lasciato qui?

    I vari strumenti utili durante il suo lavoro da ufficio e il nodo alle scarpe.

    Andiamo.

    Sorrise.
    Gli piaceva confutare le affermazioni altrui semplicemente con dei gesti, quale urgenza poteva esserci dopotutto?
    Se il ninja era salvo o comunque attorniato da dei medici era improbabile che tirasse le cuoia, e finchè era vivo non sarebbe mai stato in ritardo.

    …ah!
    Ma mi hai detto che devo cercare io informazioni a riguardo.


    Si ricordò all’improvviso.

    Vai di nuovo all’ospedale cara, di che arriverò appena trovate informazioni a riguardo.

    Le missioni segrete, una piaga indicibile quando fallivano.
    Il buono era però che il fallimento comportava generalmente la morte ed il recupero non era mai necessario, anche perché si parlava del recupero di un identità che era stata volutamente cancellata, ma prima ancora accuratamente celata. La vita degli infiltrati negli archivi era una costante fiammella in procinto di spegnersi, cosa che nessuno avrebbe notato una volta accaduto.
    C’era un'unica persona in grado di farlo, stava tutto nella sua mente, o quasi.
    Omoide Keiryo.

    Buongiorno Omoide-san

    Si inchinò al cospetto della donna, la cassaforte più impenetrabile della foglia, il tutto grazie ad una particolarissima abilità: quella di catalogare e revisionare ogni singola scheda dei ninja di Konoha per poi dimenticarli.

    Pare che uno degli infiltrati abbia fatto ritorno.

    La vecchia si destò solo in quel momento da quello che pareva un riposo perpetuo, forse a causa delle palpebre cascanti che riducevano i suoi occhi a due piccole fessure che la sorpresa allargò.

    Ho un unico dato: la sua foto attuale.

    È più che sufficiente Raizen-san.

    Aveva una voce gentile per quanto resa acuta dall’invecchiamento.
    Il primo incontro che aveva avuto con la donna aveva messo a fuoco la sua abilità: una memoria fotografica fuori dal comune, prelevando i suoi ricordi e stampandoli era possibile ricavarne immagini perfette, cosa generalmente impossibile per via dell’approssimazione che il cervello faceva sui particolari che reputava poco importanti, cosa che generalmente causa una confusione estrema nella catalogazione dei ricordi, confusione tenuta a bada da un meticoloso trasferimento di quei ricordi che venivano trasposti in rotoli appositi del tutto anonimi. La foto veniva quindi paragonata alle immagini contenute nei rotoli, codificati col chakra della vecchia e che soltanto in essa potevano essere innestati per via del particolare metodo di memorizzazione.
    Ma il tempo necessario non era poco, gli infiltrati della foglia non erano pochi, nonostante i dispersi venissero eliminati per non creare confusione.

    Mi informi quando avrà notizie.

    Una volta ritrovata la faccia sarà necessario seguire una precisa rete di numeri che indicherà precise parole da rintracciare tra le schede dei comuni ninja, persino tra quelle dei nukenin o documenti ufficiali, un file, un identità spezzettata per tutte le parti del villaggio. Pericoloso, ma sicuro.
    Avrebbe impiegato del tempo, e mettere fretta ad un simile processo non era cosa buona, lui intanto si sarebbe recato all’ospedale, arrivando senza contrattempi nella stanza del ninja.

    Tiè, un fiorellino.
    Di solito si da ai malati.
    Sai, pronta guarigione.


    Lo guardò qualche secondo.

    Anche se mi sembri abbastanza fresco.

    Fece spallucce.

    Comunque, stiamo cercando qualcosa riguardo la tua identità, cosa intendi fare nel mentre?
    Ricordi come si combatte?
    Nel senso, sai ancora fare il tuo mestiere o ti sei dimenticato pure quello?
    Insomma, come stai?


    Chiese con sincerità.
     
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    ambientata lo stesso giorno di "tour a Konoha", sera


    Stanza, dolce stanza

    I - Visite inaspettate



    Youkai tornò all’ospedale, esausto. Gli eventi della giornata lo avevano sfinito, il suo unico desiderio era quello di piazzarsi a letto nella sua stanzetta.

    Sono riuscito a dimenticare persino di non avere un soldo. Demente. Dovrei almeno ricordarmi il presente. Sarà stata colpa di uno degli intrugli di Sanjuro, ne sono certo.

    Si lasciò cadere sul letto senza nemmeno vestirsi, chiudendo gli occhi, quando una mano bussò con cortesia alla porta, ancora aperta. Sbuffando, si mise seduto sul fianco, strofinandosi gli occhi innervosito.

    Sarà meglio che tu sia qui con qualche informazione su di me, altrimenti puoi anche tornare domattina, sono stanco mor…

    Aprendo gli occhi, si accorse che la figura che aveva davanti non era un medico, bensì l’Hokage in persona. Riconoscibile, date le numerose foto che aveva visto sui giornali e il volto scolpito sulla montagna. Scattò in piedi all’istante, iniziando a sudare freddo.

    H-Hokage!! Ehe! A rapporto! ...Uh?

    Un fiore.
    Un piccolo fiore, raccolto da una della aiuole all’entrata dell’ospedale. Un regalo di buona guarigione.
    L’unico che Youkai avesse ricevuto.
    Insicuro sul dafarsi, guardando in giro per la stanza gli cadde sotto gli occhi il bicchiere di fianco al comodino. Lo prese, porgendolo al colosso.

    Tiè, mettilo qua.

    Lo fissò per qualche secondo, sghignazzando allegro.

    Eheh. Ora ho anche io un regalo di pronta guarigione, dall’Hokage in persona!

    Raizen avrebbe notato come la stanza fosse prima di qualsiasi cosa potesse sembrare personale del ninja. Non vi erano altri doni o bigliettini di augurio, solamente un giornale scarabocchiato offerto dall’ospedale, di fianco al bicchiere. Nient’altro.
    All’udire per l’ennesima volta la frase sulla ricerca della sua identità, fece roteare gli occhi, evidentemente scocciato, rispondendo quasi per inerzia:

    Sì, sì, ho capito, è inutile che continuiate a ripeterlo, o mi dite cosa avete trovato altrimenti non ditemi nulla.

    Sussultò, rendendosi conto della sua arroganza, ingiustificata vista la gentilezza col quale si era presentato l’altro. Teso, portò una mano ad accarezzarsi il collo, abbassando lo sguardo.

    Scusa. Voglio dire, m-mi scusi, Hokage-sama. Sento frasi simili di continuo, sono solo un po’ irritato da tutta questa faccenda.

    Sperando di poter chiudere lì quel discorso, si mise seduto sul fianco del letto, poggiando il bicchiere sul comodino. Avendo ascoltato le altre domande, ricoprì le proprie mani di chakra violaceo, mostrandogli orgoglioso i suoi progressi con lo sciamano.

    Guarda qua! Sono un esperto nell’impasto del chakra, eheh! Sono sopravvissuto ad uno stramboide di Genosha. Beh, in realtà è stato lui a salvarmi, ma i suoi metodi curativi erano… Ugh. Non lo so. So che mi ha fatto venire un febbrone da cavallo, e usava un intruglio di fango per disinfettarmi le ferite. Ho dovuto usare dei vermi per curarmi. Vermi!! Però è riuscito ad insegnarmi ad usare di nuovo il chakra. Solo le basi, ma è qualcosa. E nel combattimento me la cavo. Voglio dire, ho ucciso un lupo. Guarda qua, ho ancora i segni del suo morso.

    Indicò fieramente delle cicatrici leggerissime sulla spalla, scoprendola per un istante. Le domande dell’Hokage avevano scatenato la sua parlantina, non aveva ancora raccontato a nessun konohaniano della sua avventura, ed aveva colto l’occasione con lui. Con un sospiro, concluse il discorso, facendo spallucce.

    Ora sto bene. Ricordo solo poche tecniche, mi sono uscite istintivamente durante gli allenamenti. Un colpo di fortuna, presumo. I medici però dicono che sono in salute, se continuo pian piano potrei ricordarmele tutte.

    Aveva gesticolato per tutto il tempo con le mani circondate da chakra, parlando all'Hokage con tono amichevole, più che con un tono adatto ad un capovillaggio. Lo dissolse, guardandosi in giro, leggermente a disagio. Era di fronte al pezzo grosso del villaggio, consapevole di essere in quelle condizioni a causa di una missione fallita. Il ricordo della lama che lo trapassava lo fece rabbrividire per un momento.

    Raizen, vero?

    Intervenne, bloccando la sua stessa scia di pensieri.

    Ho letto il tuo nome su un giornale. Ti ho rovinato la presentazione, eh? Non ricordo il cognome… Origami, forse? Mi chiamo Youkai. Kuroi Youkai. Figa, la tua uniforme. Spero di averne una simile in casa mia.

    Già, perché non avendo un identità non aveva nemmeno una casa in cui tornare, e non aveva idea di chi potesse essere la sua famiglia, sempre che ne avesse una, dato il numero di ninja orfani.
     
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    A.N.C.C.O







    Quando Youkai gli mostrò il chakra viola Raizen fece una smorfia incomprensibile.

    Viola.

    Inspirò col naso guardandosi intorno.
    Gli si avvicinò poi lievemente, continuando ad osservare l’ambiente, come per assicurarsi che non ci fosse nessuno.

    Lo sai che è un colore da checca vero?

    Abbozzò un sorriso.

    Comunque, ho conosciuto Sanjuro, è un miracolo che tu sia vivo, quella che avevi era sicuramente un infezione dovuta a chissà quale treno di corpi estranei.
    Ma direi che non mi hai rovinato la presentazione, se sai chi sono vuol dire che la prima presentazione che ho fatto è stata memorabile.


    Mentre parlava si sarebbe alzato, dalla sedia, posizionandosi nel letto accanto a quello di Youkai, era proibito farlo negli ospedali in realtà, ma trovava parecchio complesso che qualcuno andasse a dirlo ad un Hokage di centocinquanta chili.

    Grazie per la divisa, ci ho messo un po’ a trovare i pezzi giusti per poi farli confezionare della mia misura, nello spaccio di equipaggiamento basico ce la trovi sta roba, magari non così buona, ma di sicuro somigliante.

    Alzò le sopracciglia, ricordandosi di chissà cosa.

    Oh, e a proposito, tieni.

    Si levò di tasca un foglio accuratamente ripiegato, una piccola risma in realtà.

    Lo compili, e lo porti domani in amministrazione.
    Ti verrà dato un appartamento in comodato d’uso, un equipaggiamento e dei vestiti appropriati.
    Sceglierai tutto te, appartamento escluso.
    Ma sono tutti uguali per cui cambia poco.
    Posizione centrale, bagno, camera da letto e soggiorno con angolo cottura, ci stanno pure lavanderie comuni e palestre.
    Perché Konoha non dimentica mai i suoi ninja.


    Ammiccò con fare da esperto politico in periodo di elezioni.

    Ah, il cognome è I k i g a m i comunque.
    Me lo sono dato da me visto che sono un bastardo.
    Non metaforicamente parlando… spero almeno.


    Mise le braccia conserte nonostante continuasse a fissare il soffitto.

    Sai già cosa farai ora?

    Si voltò a guardarlo solo una volta posta la domanda.
     
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    Rewind

    II - Ripartire da zero



    Quando Raizen fece il suo commento sul colore del chakra, Youkai spense di colpo la fiamma, portando le mani avanti.

    Wo wo wo wo! Ey! Piano! Era un fiore di pronta guarigione, non di appuntamento romantico! So bene di essere irresistibile, ma mi piacciono le donne.

    Non era ben chiaro se avesse intuito nel verso giusto la battuta dell’Hokage e stava solo facendo una sceneggiata o se aveva davvero mal interpretato il suo commentino.
    Mentre annuiva ai commenti su Sanjuro, quasi sentendo ancora il saporaccio delle sue sbobbe in gola, il colosso si spostò di fianco al letto, con fare amichevole. L’albino si sciolse un po’, si sentiva più a suo agio capendo di non essere obbligato ad usare un tono formale, forse data la sua situazione l’Hokage voleva aiutarlo a sentirsi a casa. Cosa confermata da un contratto che gli venne consegnato poco dopo; Youkai lo lesse distrattamente, ascoltando ciò che aveva da dirgli. In un primo momento si emozionò, insomma gli era appena stato regalato un appartamento tutto suo. Ma si fece più cupo quando Raizen gli confessò l’invenzione del suo cognome.
    Prendendo un bel respiro, accartocciò appena il foglio tra le mani, poggiandolo poi sul comodino prima di rischiare di rovinarlo.

    Beh. Heh! Non sei l’unico. ...Non sono sicuro che Youkai Kuroi sia il mio vero nome. Non sono nemmeno sicuro se sia un nome vero, pft. ...Mi aspettavo che mi venisse detto una volta tornato a casa.

    Lo sguardo fissava un punto imprecisato del pavimento, indeciso su ciò che stava per dire. Forse doveva buttarsi, l’Hokage al momento era l’unica persona che poteva comprendere la sua situazione e magari sforzarsi per aiutarlo, se era davvero quasi morto in una missione per quel villaggio, seppur fallita. Scosse la testa.

    Non lo so, mi allenerò probabilmente. Uff. I-io mi aspettavo di tornare finalmente a casa. Casa mia. Coso, non fraintendere, ti devo un sacco per quell’appartamento, chiedimi qualsiasi missione e la porterò a termine. E’ solo… avevo aspettative diverse.

    Fece spallucce, forzando un sorriso.

    Pensavo di tornare, andare dalla mia famiglia, dimostrargli che “ey, guardatemi, sono vivo!” Chissà da quanto tempo non mi vedono. Ho fatto un giro in città, per vedere se qualche amico mi riconosceva, magari trovare un conoscente, il bar di fiducia, qualsiasi cosa. E invece niente.

    Pareva più frustrato che triste, con la fronte corrugata e la bocca imbronciata, infastidito dal fallimento delle sue ricerche.

    Non so nemmeno se ho davvero una famiglia. Sono orfano, per caso? Ho degli amici? Una ragazza? Una casa? C’è qualcuno ad aspettarmi qui al villaggio mentre io ero in missione? Non… Niente. Non importa. Questione di tempo, immagino.

    Scosse nuovamente la testa, gli occhi si stavano facendo lucidi, doveva cambiare discorso. Tornò a concentrarsi sulla sua domanda, se le sue aspettative erano state vanificate, era tempo di trovarne di nuove.

    Sì, so cosa fare. Troverò un maestro, mi allenerò, e se necessario imparerò di nuovo tutte le mie tecniche. Dovrò pur ricambiare il favore di quella casa in qualche modo. Dicono che sono rimasto in coma per due anni! Due!! Per recuperare tutte le forze mi ci vorrà un sacco di tempo. Chissà, magari ero uno dei migliori assassini della foglia! Tipo uno di quelli che toccandoti sul petto riesce a farti esplodere! Woah! Dovrei iniziare subito gli allenamenti, ho perso fin troppo tempo!

    Iniziò a gesticolare, scherzosamente, sembrava quasi un’altra persona rispetto a qualche secondo prima. Magari non ricordava le tecniche, ma pareva avere un talento innato nel rendere un clima teso in uno più allegro.
     
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    Nuovo o Vecchio?







    Al primo commento dello sbarbatello Raizen alzò un sopracciglio, fortemente in disappunto.

    Un attimo eh.
    Sto pensando.
    Devo capire se la tua è ironia o sei sinceramente carente di intelletto.


    Chiuse un occhio, come a volerlo osservare da un altro punto di vista.

    Si, mi sa che sei scemo.
    E dopo che hai usato l’aggettivo “irresistibile” la teoria dell’omosessualità si concretizza.
    Per questo ho preso le distanze.


    Disse indicando lo spazio che intercorreva tra i letti prima di alzare gli occhi al cielo con un lieve sospiro.

    Famiglia?
    Ma lo vedi quanti anni hai?
    Sei più piccolo di me e già volevi una famiglia?
    ‘cidenti, uomo di mondo eh!
    Comunque no, è del tutto improbabile, non vengono sottratti padri di famiglia per queste missioni.
    Potevi avere una fidanzata, qualche amico, o dei genitori, ma probabilmente il tuo ricordo è stato manipolato.
    Ci sono procedure lunghe e meticolose dietro alle infiltrazioni come le tue.
    Non eri sicuramente una persona troppo socievole, o quantomeno eri stato abituato a non esserlo.
    Sai, vestiti scuri, calarsi nell’ambiente, non dare nell’occhio, una persona socievole non ci riuscirebbe bene.


    Lo guardò.

    Fatti una nuova vita, l’indottrinamento degli infiltrati è spiacevole, e doverlo rivivere dopo aver assaggiato la libertà non penso sia fattibile.
    Un conto è ripristinare i ricordi su una mente disposta a riaverli, un conto è innestare qualcosa che non ti appartiene più.
    Dovresti rifletterci, è improbabile che non si trovi nulla, ma personalmente ci penserei due volte prima di dover rinunciare nuovamente a me stesso.
    Sei un pischello alla fine, prendilo come un nuovo inizio, no?
    Per gli allenamenti immagino avrai tempo, prenditi un pò di riposo ora.


    Consigliò con fare quasi paterno.
     
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    Don't lose hope!


    III - Stay determined



    Youkai rispose ai vaneggiamenti di Raizen con una smorfia, non riuscendo invece a trattenere una sonora pacca sul viso quando intavolò il discorso della famiglia. Lo fissò con la faccia di un ragazzino che viene sgridato per l’ennesima volta al posto del fratello più piccolo, intervenendo solo quando si fosse fermato.

    Famiglia. Nel senso… Genitori. Presente… mamma e papà? Ho ventitue anni!! Ti pare che possa aver messo su famiglia a, quanti, vent’anni, giusto prima di partire per una missione a quanto pare suicida!? No, dico!

    Più che frustrato, pareva divertito, anche se ci volle poco per smorzargli la carica. In effetti una missione del genere richiedeva parecchi sacrifici, era difficile se non addirittura proibito poter avere contatti che non comprendessero il ristretto gruppo di ninja con cui doveva lavorare. Con un sospiro prese fiato, iniziando sempre più a rendersi conto della sua situazione. E fissò Raizen, con uno sguardo che aveva ormai perso la sua determinazione.

    Perchè l’ho fatto?

    Fece una pausa, quasi si aspettasse che l’Hokage gli rispondesse sul serio. Riprese a parlare, allargando appena le braccia e concentrandosi sui suoi stessi gesti.

    Perchè avrei dovuto rinunciare alla mia precedente vita ed intraprendere una missione di questo tipo? Mi era stato promesso tanto oro da poter far invidia al Damiyo? Avevo una pessima vita, o una malattia mortale, ed ho deciso di sacrificarmi per il paese? Sono stato ricattato?? Volevo vendicarmi??

    Alzò lo sguardo verso il colosso, lo sguardo di chi stava cercando aiuto.

    Chi sono davvero?

    Finì a braccia incrociate, quasi offeso, dopo il discorso paterno del colosso. Era evidente come non sembrasse d’accordo con la sua linea di pensiero. Imbronciato, borbottò:

    Non mi va di farmi una nuova vita. Volevo recuperare la mia. ...Che palle. Devo davvero ricominciare da zero? Zero assoluto?? Io… Non lo so. E se stessi dimenticando qualcosa di tremendamente importante?

    Si fece più agitato verso la fine del discorso, liberando le braccia e tornando a gesticolare. A quanto pare quello era il suo modo di rappresentare il suo stato d’ansia. Si arrese, sbattendo le braccia sui fianchi.

    Va bene. Ci proverò, mi creerò una nuova vita. Ma sono stufo di riposare! L’ho fatto per due anni, non posso perdere altro tempo. Sei o non sei l’Hokage?! Assegnami ad un maestro! Ho bisogno di qualcuno che mi tiri fuori il mio potenziale dimenticato anche a cazzotti se serve!!

    Si era messo in piedi sul letto, saltellandoci sopra mimando qualche gesto di boxe.

    E comunque non sono un pischello. Avrò qualche anno in meno di te, fai poco il grosso. Data la statura non era il termine più adatto ...Fai poco il vecchione saggio. Io mi alleno quando mi pare. E tu mi troverai un sensei. Non vorrai lasciare un ninja disoccupato.

    In piedi sul letto, fiero, a braccia incrociate. Uno sguardo che non avrebbe accettato un “no” come risposta.


    Edited by Waket - 26/6/2016, 00:41
     
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    Sanguisughe e Sottane







    Soffocò una risata.

    Genitori?
    Ahahahahah!
    Lo sapevo che la tua era una faccia da sanguisuga!
    Va bene che forse son partito per la tangente, ma almeno cercavo di vedere il lato migliore.
    Se tanto mi da tanto ti hanno spedito loro in missione.
    Eri tra le sottane della mamma fino a domani e ora cerchi pure di metterti in pari?
    E no!


    Ridacchiò per qualche secondo per poi tornare serio.

    Hanno affittato la tua stanza da un pezzo lo sai vero?

    Restò serio per un po’ per poi ridere nuovamente.

    Se sono pochi anni a separarci di sicuro erano parecchio importanti cocco.
    E poi se ne hai ventidue almeno due devi toglierglieli, o ci metti dentro le psichedeliche avventure del coma?
    Formative quelle eh.
    Le consigliano a tutti i genitori con bambini problematici.
    Un bel coma e via la spensieratezza, al risveglio indosseranno completo e scarpe in pelle e andranno a lavorare in banca!


    Gli fece un cenno con la mano.

    Scendi da quel letto va, altrimenti mi costringi a liberare la fantasia con queste battute.

    Quando avesse eseguito gli poggiò una mano sulla spalla.

    Non farmelo ripetere Youkai, la foglia non mandava in missioni simili delle persone con dei legami.
    Probabilmente eri un orfano, probabilmente eri talentuoso, e sei stato scelto.
    Per questo ti suggerisco di riniziare.
    Sei Youkai un…


    Lo guardò per qualche secondo.

    …ninja di konoha.
    E penso che tanto basti per ora.
    Sei stato sconfitto, non so da chi, ma solitamente la sconfitta vuol dire morte.
    Evitarla ha uno scotto da pagare, il tuo è questo.
    Ma non penso che la vita abbia un valore, e buttarla per pochi spiccioli di tasse mi sembra stupido.


    Prese fiato, alzandosi, troneggiando sul ragazzetto di più di una testa, fino ad ora il paragone non era stato possibile poiché alternandosi si erano sempre trovati seduti, ma definire Youkai gracile rispetto a Raizen era un buon eufemismo.
    Gli poggiò quindi la mano sulla fronte e lo spinse con modesta forza sul letto nel tentativo di farlo impattare sul materasso per poi tirarsi via l’intera struttura prima di riuscire a fermarsi, pur senza procurarsi danni grazie all’attenzione del Colosso.
    Quando si fosse reso conto di cosa fosse capitato e di quanta poca forza aveva dovuto impiegare Raizen l’avrebbe visto di fronte a se, torreggiante come una fortezza, alzare prima la mano destra e poi l’indice, col fare di chi sta per impartire una lezione.

    PiSchello.
    Imparalo alla svelta, chi lo dimentica muore, poi tocca a me inventarmi un discorso strappalacrime del cazzo prima di metterli un paio di metri sotto terra.


    Si sedette nuovamente.

    Per il sensei, bof, non saprei.
    Alle mura l’unica cosa che fanno è ricamarsi dei pigiamini di saliva con la lingua l’un l’altro.
    Ti direi semplicemente che ti affido qualche missione di piccolo conto fino a che non ci riprendi la mano e via.
    Magari ti servirà riapprendere i rudimenti del controllo del chakra.
    E no, non intendo quella porcheria gayway style che fai con le tue manine delicate.
    Chakra adesivo e repulsivo però si.
    Il resto te lo fai sul campo.


    Attese le sue risposte scampanellando e attendendo che qualche infermiera rispondesse alla chiamata.
     
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    Pischello Vs Colosso

    VI - Scontri verbali



    Il ragazzo portò le braccia ai fianchi, offeso, non riuscendo però a non trovare divertente le sue battute. Pareva apprezzare chi avesse la risata facile, anche se ciò non lo impediva di rispondere a tono.

    E che ne puoi sapere tu! Mica ci sei stato in coma, no? Magari ho vissuto tutta un’altra vita, potrei aver imparato tecniche capaci di demolire città intere con un soffio. O forse ho visto tutto nero e basta. Ricordo di aver visto il mio cadavere, però. ...Ugh, mi sono appena dato del cadavere. Fingi che non abbia detto nulla.

    Un po’ confuso, ma sincero. Dopo la sua morte, lo spirito si era sollevato su di lui, trovandosi a fissare ciò che aveva davanti, senza staccarsi del tutto dal corpo. Fu così che riuscì a trovare Sanjuro, e che lo sciamano stesso aiutò il suo spirito a non elevarsi mai del tutto, permettendogli un giorno di tornare al suo posto e risvegliarlo. Ma Raizen ancora non poteva saperlo.
    Scese dal letto lanciandovisi, ritrovandosi nuovamente seduto al fianco dell’Hokage, che gli poggiò la mano sulla spalla. Non riusciva a vedere in lui un capo. Non nel senso che non si fidasse, o non lo ritenesse degno, semplicemente stava venendo trattato come un amico, o come un fratello minore, eppure erano due completi sconosciuti fino a qualche minuto prima. Youkai iniziò a provare un profondo rispetto per quell’uomo, nonostante gli desse contro di continuo.

    ...Mh. Orfano. Beh, probabilmente hai ragione.

    Non riuscì a trattenere un’espressione delusa. Ma da cosa, esattamente? Si poteva davvero essere tristi sapendo di aver perso qualcosa che non ricordi? Quando Raizen fece il discorso sulla sua sconfitta, si illuminò, frugando tra i pochi ricordi che gli erano rimasti.

    L’assassino. Lui lo ricordo! ...Ricordo la lama… Ma ricordo di averlo visto in faccia! Nnnh… Se lo vedessi di nuovo sono sicuro che potrei riconoscerlo. La mia missione non è ancora fallita!

    Parve emozionato, forse aveva trovato un motivo per impegnarsi a riprendere tutte le sue forze: riprendere ciò che aveva lasciato. Ma voleva davvero correre nuovamente quel rischio?
    Era un discorso prematuro, ci avrebbe dovuto pensare a tempo debito. Ora l’unica fretta era quella di ricominciare da zero, e non poteva farlo da solo. Alzatisi entrambi i piedi, Youkai si ritrovò a fissare il Colosso dal basso all’alto, comprendendo il motivo di quel soprannome. All’altro bastò un dito per gettarlo letteralmente sul letto, con un morbido tonfo. Quasi stordito, l’albino lo fissò sorpreso.

    ...Occhei, forse un po’ “pischello” lo sono. Ma che vuoi devo riprendermi da un coma, non posso farlo da un giorno all’altro.

    L’Hokage sembrava un po’ incerto sull’affidargli o meno un sensei, borbottando qualcosa su un paio di cose da dover imparare per prime. Prendendosi la briga di rispondere al commento sul suo chakra violaceo ricoprendosi le mani con esso ed alzandole entrambe con il medio in mostra, tornò a troneggiare in piedi sul letto, in modo da superarlo, o almeno raggiungerlo, in altezza (Youkai era parecchio bassino).

    Cavolo, quindi ho imparato più roba con Sanjuro di quanta non possa impararne qui? Tzk, e chi dovrebbero insegnarmelo questo chakra repulsivo, i bavosi delle mura? Spiritoso. Scommetto che non riusciresti nemmeno ad insegnarmi anche solo una di quelle tecniche. Com'è il motto di Konoha? "Ognuno per se"? Vedrò di arrangiarmi allora, a quanto pare non ci sono sensei all’altezza per un compito simile.

    Tronfio, se ne restò lì, in piedi sul letto, ignaro che da lì a poco sarebbe sicuramente entrata un’infermiera, finendo col prendersi una sgridata.
     
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    Il limite

    Il dito Medio







    Quando Youkai decise di fare il suo primo sbaglio con l’Hokage, l’infermiera non era ancora arrivata, in quei pochi secondi il Colosso stava valutando cosa poter fare di quel dito.
    A ben pensarci era il primo errore, la disintegrazione forse era troppo, come anche lo era l’amputazione, seppur l’infermiera fosse arrivata rapidamente non era certo un trauma che si dimenticava rapidamente.
    Diverso invece sarebbe stato con una martellatina, piccina piccina, ma se poi gli rompeva l’osso?
    No no, ancora troppo.
    Alla fine optò per la sportellata, o meglio, l’equivalente della stessa.
    Gli sarebbe bastato bloccare l’indice col pollice, come un grilletto, e poi rilasciarlo in modo che la sua unghia impattasse contro quella del ragazzetto, tingendogliela di nero per qualche mese.

    Così la prossima volta non sei indeciso su quale ditino mettere su per le chiappette.

    All’arrivo dell’infermiera, dopo qualche minuto di acuta sofferenza, indicò Youkai, probabilmente ancora dolorante.

    Un po’ di terapia del dolore qui.

    Appena l’infermiera finì il suo lavoro Raizen battè le mani.

    Bene, una volta stabilito il confine da non superare direi che la signorina qui può iniziare a compilare i moduli per le dimissioni, mi pare che il ragazzo sia in salute qui.

    Si voltò verso Youkai.

    Per quanto riguarda l’addestramento ci sono dei genin che sapranno aiutarti, scusa eh, ma ce lo vedi un Hokage che insegna il chakra adesivo?
    Quando si scoprirà se avevi o meno un abilità speciale allora potrò darti una mano, ma fino a quel giorno direi che avrò impegni più impellenti.
    Questione di priorità, nulla più.
    Se non lo facessi mi perderei le parti davvero importanti della crescita dei miei shinobi.


    Disse col viso di chi enunciava una cosa estremamente scontata.

    Oppure ti sei innamorato?
    Non te l’ho ancora detto ma non sono interessato!
    Pensavo si fosse capito.


    Lo afferrò saldamente per una spalla, non tanto per trascinarlo con se mentre usciva, quanto per naturale propensione, aveva in fin dei conti una mano grande quanto una pentola.

    Andiamo, appena metti la firma sui fogli di dimissioni ti porto a fare l’identikit, ci sono degli esperti in questo campo, interrogatori mentali con la manipolazione dell’inchiostro, gli basta rovistarti due secondi nella testa e BAM!
    Tirano fuori la faccia che gli serve.
    Magari te la metti affianco al comodino mentre usi il tuo ditino magico.


    Ammiccò col fare di chi la sapeva lunga.
     
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    La linea sottile

    V - Tra la vittima e lo stolto



    Le grida del ragazzo avrebbero sicuramente attirato l’infermiera di corsa, mentre questo se ne stava rannicchiato sul letto, bestemmiando a gran voce.

    Ma sei un infame! Aaaah… ‘rcatroia…

    Tenendosi la mano, si alzò in piedi, scendendo dal letto, fissando Raizen col broncio. Niente da fare, non era riuscito a convincerlo. Dire che fosse deluso dalla cosa era sicuramente esagerato, ma farsi allenare dall’Hokage in persona sarebbe stato, oltre che un onore cosa che gli interessava di meno, un modo per imparare ottimi trucchi da un ninja davvero esperto. A quanto pare doveva farsi la gavetta come tutti. Agitando la mano ancora dolorante a mezz’aria, rispose con un ghigno:

    Dipende, se te lo lasciassi credere mi addestreresti?

    Con un cenno della mano buona, borbottò in risposta prima che avesse il tempo di replicare:

    Nah, fa niente. Torna ai tuoi impegni, che vorrai mai fare con un ninja che si è inventato il proprio nome.

    L’enorme mano del colosso lo prese per una spalla, trascinandolo a sé, senza che potesse ribellarsi in alcun modo. Confuso dalle sue parole, si irrigidì per un momento.

    Eh? Interrogatori mentali con l’inchiostro? ...Ah! L’identikit! Figata!! Ci sono ninja che sanno farlo? E Che altre abilità esistono?

    Già, quando diceva di aver dimenticato tutto, intendeva tutto. Non aveva idea delle innate più comuni del villaggio, ed era incuriosito dalla cosa, così come dimostrò la successiva domanda:

    E tu? Che sai fare di speciale? Centrano qualcosa quegli occhi strambi?

    Non che lui si potesse dire immune dal fattore “sguardo inusuale”, dato il loro colorito purpureo, perlomeno non aveva una pupilla stretta tipica di rettili e felini. Sbottò solamente all’ennesima battuta sulla sua presunta omosessualità, commentando con insolita sincerità:

    Senti ma ce l’hai tanto con gli omosessuali perché sei represso o ti hanno inculato per sbaglio? No, perché si spiegherebbero molte cose.

    Agli uffici, firmò tutte le carte necessarie per la sua liberazione, mettendosi a disposizione dell’Hokage, con in tasca il modulo per il suo appartamento. Incerto sul dafarsi, attese semplicemente ordini, mentre la speranza di recuperare le sue memorie crescevano.

    Magari controllando i dati del mio assassino troveranno i vari ninja che sono stati in missione, e ci sarò anche io! Sì, potrebbe funzionare!!

    Purtroppo ignorava che un dato del genere poteva essere troppo pericoloso se ci fosse stata una spia pronta ad avvertire il ricercato, per cui si sarebbe ritrovato con ben poche informazioni personali in mano. Poteva però aver inviato volta per volta informazioni sul suo assassino, magari in mezzo a quelle c’era qualche indizio per scoprire qualcosa del suo passato?
     
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    Hikikomori








    Fece il verso a Youkai con la mano, come se fosse un oca starnazzante quando questo parlò.

    Spero tu comprenda presto questi limiti.
    Perché quando si parla di punizioni io ne ho di ben pochi.


    Sorrise raggiante e stranamente inquietante.

    Si comunque, hanno una particolare abilità che gli fa muovere ciò che disegnano quindi possono fare un ritratto perfetto, quasi una scultura che lascia poco spazio ai dubbi.

    Sulla domanda riguardo le sue abilità storse un po’ la bocca, non gradiva particolarmente dire cosa era in grado di fare.

    Si, diciamo che qualcosina c’entrano.
    E diciamo che se volevo di quel dito e di tutto il resto non sarebbe rimasto che polvere.
    O un cumulo disordinato di avanzi spremuti come un tubetto di dentifricio ai microgranuli.
    Insomma…


    Agitò una mano per aria che si ingigantì mediante il chakra del demone, assumendone momentaneamente l’aspetto.

    …roba abbastanza da tradizione per un Hokage.
    Anche se me la cavo abbastanza bene ad utilizzarlo.


    Fece un cenno con la testa per farsi seguire dopo avergli dato il tempo di firmare.

    Andiamo dal tizio forza.
    E no, non ce l’ho con gli omosessuali, è che vedendoti mi sentivo la necessità di sottolineare quelle cose.
    Sai mai ti fai qualche filmino.


    Non dovettero camminare troppo, pareva che il loro uomo stesse in un modesto appartamento poco fuori dal centro cittadino.

    Un po’ particolare sto tizio eh, non lasciarti ingannare dalle apparenze.

    Dopo una scampanellata la porta si aprì senza che nessuno rispondesse, probabilmente erano già stati visti in qualche modo.

    Oè Seigan.
    Ho una robina per te, ti parlavo del ragazzo no?
    Alla fine qualcosina da fare ci sta…


    Si si sssssssTT!!!!

    Alla televisione qualcuno parlava con vocina squillante e suadente, per quanto strano potesse sembrare.

    Ecco!
    Ecco!
    Mi hai fatto perdere il momento clou!
    La sai la replica di questa roba quando la danno?!?
    Nel MAI!!
    Era un evento speciale!


    L’Hokage spalanco gli occhi senza capire, salvo poi interpretare qualcosa nei farfugliamenti da nerd di Seigan.

    Ma vedi te sta mezza sega…

    Interloquì a mezza voce.

    Senti, staccati da quella diavoleria va già ne hai visto a sufficienza, hai lavoro da fare.
    Io lo so che ci hai talento, ma sto casino lo faccio solo perché tua madre mi ha rivoltato mezza amministrazione implorandomi un lavoro per te di modo che ti facessi uscire di casa.
    E dannazione ora ruoti quella sedia ergonomica prima che ti fiondo all’aria aperta a suon di pedate.
    Ah, a proposito.


    La stanza era totalmente buia e solamente qualche piccolissima sagoma permetteva di vedere una marea colorata sopra ogni superficie orizzontale, ma era il pavimento ad attirare l’attenzione, stranamente “croccante”.

    Ma guarda te in che merdaio vive sto succhia soldi.

    L’apertura della tapparella rivelò che il pavimento era coperto da avanzi di cibo da asporto, mentre i piani orizzontali di miniature perfette di chissà quale personaggio appartenente a chissà quale serie animata.

    Fai un po’ schifo Seigan.

    Solo tu mi dici che faccio schifo la mia mamm…

    Parlava con il broncio prima che Raizen scattasse, colmo d’ira.

    ECCERTO TUTTE LE ALTRE PERSONE CHE CONOSCI SI FANNO I CAZZI LORO CON UN COPIONE IN MANO DIETRO IL VETRO DELLA TUA FOTTUTA SCATOLA PARLANTE!

    Stava per andare a rifilargli quattro cazzotti educativi quando si rese conto che ancora gli erano utili i suoi servigi.

    C’è un’altra sedia in questo ciarpame o no?

    Il Colosso si muoveva come una fiera in gabbia e nulla potè fermarlo quando identificò un comodino adatto allo scopo, liberandolo dalle ridicole riproduzioni con uno strattone.

    HEY HEY!
    SONO COSTOSISSIME QUELL…!!!


    Bastò un occhiata di Raizen per ricacciarle la lingua direttamente in gola.

    Bene.

    Sbattè il comodino di fronte all’uomo e indicò a Youkai l’improvvisata seduta.

    Accomodati.

    Seigan sbuffò e impose le mani sulla testa del ragazzo canuto, una per la precisione, mentre l’altra era impegnata con un raffinato pennello, l’unico sintomo di una carriera ninja in quell’uomo.
    Il giovane avrebbe sentito nella sua mente un'unica domanda.

    Il viso prego.

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    La sensazione di una voce che ti parla nel cervello non era piacevole ma era sintomo di una connessione mentale che avrebbe reso l’intero trasferimento di immagini e ricordi molto più semplice, permettendo alla mano di Seigan di disegnare quasi fosse in trance.


    Edited by F e n i x - 2/7/2016, 13:14
     
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    Ricordi superstiti

    VI - Mai sottovalutare l'avversario



    Le provocazioni di Raizen non ebbero molto effetto sull’albino, che avrebbe preso quelle minacce come una sfida: sbeffeggiarlo il più possibile fino a trovare il limite e, una volta superato, non farsi trovare. Era ancora troppo debole per riuscire nel suo intento, avrebbe pazientato un po’ prima di proporre uno scherzetto rischioso all’Hokage.
    Si emozionò quando vide la mano del demone prendere forma, senza ovviamente riconoscere cosa fosse: Youkai ancora non ricordava la storia dei demoni, nessuno si era preso la briga di raccontargliela, perciò demoni o jinchuuriki erano un mistero per lui.

    Woah! Ey, quello me lo devi insegnare assolutamente!! Prima mi allenerò un po’, ma poi verrò a cercarti e mi tramanderai quella tecnica!

    I suoi occhi ricchi di aspettative non avrebbero accettato un no come risposta.



    Seguì il Colosso fino alla casa dell’uomo che avrebbe dovuto aiutarlo, aspettandosi un ninja tutto d’un pezzo, elegante, magari con piccoli dettagli che gli avrebbero ricordato il suo lato artistico. Si mostrò sorpreso quando vide che abitava in un semplice appartamentino come quello destinato a lui.

    Magari si è affezionato alla casa e ha decorato l’interno particolarmente lussuoso. Vediamo come vivono i ninja elite della foglia!

    Quando entrò, sbattè più volte gli occhi cercando di vedere in mezzo all’oscurità, illuminata solo dallo schermo di quello che era una tv o un computer. I passi di entrambi vennero accompagnati da un “crock” costante, dato da scatole o avanzi che ricoprivano il pavimento come una moquette. Youkai rabbrividì, a dir poco deluso.
    Ne seguì una litigata tra i due, durante la quale il giovane si fece piccolo piccolo dietro Raizen, senza nemmeno degnarsi di presentarsi a dovere, difficile dire se fosse intimidito dalla furia dell’Hokage o nel sapere di dover farsi frugare nel cervello da un tizio del genere. Si distrasse guardandosi attorno, prendendo in mano uno fra i tanti modellini che c’erano in giro, stranamente puliti e ben curati confronto a tutto il resto della stanza, inquilino compreso.

    Un guerriero a cavallo di un drago… Figo! ...Quella è una donna in costume?

    Le grida di Raizen date dalla sgridata sulla scarsa vita sociale del manipolatore d’inchiostro spaventarono il giovane, che lasciò cadere la figurina che teneva in mano, tornando dietro all’Hokage a ripararsi dalla sua furia. Mentre la faccia delusa e preoccupata di Seigan fissava le sue preziose statuette finite a terra a far compagnia agli avanzi, Youkai si avvicinò intimorito alla sedia improvvisata, facendosi piccolo piccolo e sedendovisi con cautela, come se rischiasse di far esplodere qualcosa. Un brivido gli percorse la schiena quando la mano sudaticcia dell’uomo gli toccò i capelli. Stava iniziando a frugare nella sua mente.

    Non pensare al suo sudore, non pensare al suo sudore, non pensare…

    Deglutì, concentrandosi sullo scopo per il quale erano venuti. Fece una piccola premessa.

    Ho… ho un problema con la memoria. Dovrò partire dall’inizio, per arrivare al volto mi ci vorrà un po’. Mi concentro meglio se parlo, quindi… non interrompetemi per favore. Non vorrei rischiare di dimenticarlo.

    Chiuse gli occhi, focalizzandosi sui suoi ricordi antecendenti al coma.

    Non ricordo com’è iniziata la battaglia.

    Raizen sarebbe stato all’oscuro dalle immagini nella sua testa, ma Seigan avrebbe potuto notare tutto nei minimi particolari. Due figure, una nera e una rossa, che danzavano in quel paesaggio innevato. Entrambi completamente mascherati, entrambi con un’unico scopo: eliminare l’avversario una volta per tutte. E così proseguiva quella danza mortale, dove l'assassinozed si era creato un vantaggio.

    Ricordo però che ero particolarmente cauto. La zona era ricoperta di trappole, queste ultime ricoperte dalla neve. Sembrava che sapesse che lo avrei attaccato in quel punto. Credo mi avesse teso un’imboscata.

    I ricordi proseguivano, con le lame che scintillavano al contatto, affamate di sangue. Ad un certo punto, le immagini si fecero ancora più nitide, e l’assassino sembrò compiere un passo falso.

    Nonostante indossasse la maschera, avevo quasi la sensazione che si fosse spaventato. Si era scoperto troppo. Ed io non persi tempo, ed affondai la mia spada nel suo petto.

    Un colpo andato a segno. Una nube di fumo nero che sii dissolse.

    Era il bersaglio sbagliato. Nell’istante dopo… Sentii una lama gelida perforarmi il petto.

    Youkai strinse la mano nel punto della ferita, dove, nascosta dai vestiti, vi era una cicatrice, ricordo indelebile del suo fallimento.

    Non riuscii nemmeno a gridare. La voce mi si spezzò in gola. Probabilmente durò pochi istanti, che sembravano non finire mai. Mi gettò a terra, lasciando che la forza di gravità facesse scivolare il mio corpo sulla neve.

    Supino, con la testa immersa nella neve. Neve che presto si colorò di rosso, mentre i lenti passi dell’assassino si portavano davanti a lui, che gli si chinò di fronte.

    Sentiì la sua mano afferrarmi la testa. Mi alzò il viso, e con inaspettata delicatezza, mi tolse la maschera che indossavo, guardandomi in faccia. Le orecchie mi fischiavano, non ricordo se mi disse qualcosa. Mi sforzai di non chiudere gli occhi. La vista si stava appannando. Non volevo arrendermi, non accettavo la mia sconfitta. Poi mi colse nuovamente alla sprovvista.

    L’assassino si tolse la maschera, permettendo alla sua vittima di vedere il suo volto, per la prima e, credeva, ultma volta.

    ...No. Non potrei mai dimenticare quel volto.

    Un uomotumblr_ncju5ciqVs1tf5d1lo1_500, non doveva aver più di 27 anni. Un volto segnato dalle battaglie. Cicatrici indelebili ricoprivano il suo volto, i pochi ricordi rimasti non gli permettevano di capire se fosse lui la causa di quei segni, se fossero rivali da parecchio tempo. Il volto, squadrato, faceva da cornice ad un sorriso soddisfatto, che ammirava il lavoro svolto. Poi, la mano lasciò la presa: lasciando che il viso del giovane ninja in fin di vita cadesse nella neve sporca di sangue, ormai inerme ed incapace di reagire.

    L’unica cosa che portò con se fu la mia maschera. Forse un trofeo... Ma a me lasciò il ricordo della sua identità. Non lascerò impunito questo suo errore.

    Youkai rimase sul comodino, teso come una corda di violino, con le mani strette a pugno. Sembrava furioso, per il suo fallimento, ma determinato per quell’occasione irripetibile. Era quasi irriconoscibile, il suo volto si fece serio, lo Youkai che Raizen aveva appena conosciuto non rispecchiava ciò che poteva vedere in quel momento. L’albino attese pazientemente che l’inchiostratore finisse il suo lavoro, concentrandosi sul momento in cui l’assassino si tolse la maschera. Momento che lo avrebbe probabilmente perseguitato per parecchio tempo.
     
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    Piccole Rivalse







    Quando Youkai gli domandò di tramandargli la tecnica Raizen sorrise.

    Beh, non credo sia fattibile.
    Ci sono un po’ troppe cose che ti mancano all’appello per riuscirci.
    Ma non è detto che non trovi la tua via per farlo, dopotutto pare che non sia poi così difficile.


    Gli diede una pacca sulla schiena e si avviarono verso la casa di Seigan.

    L'Identikit



    Quando il piccolo interrogatorio fu finito Seigan posò il pennello guardando il risultato: un ritratto abbastanza realistico e facilmente comprensibile: non sarebbe stato difficile trovare il volto a cui apparteneva.

    Mh.
    Con un po’ di tempo potrei anche rifinirlo e farci una piccola scultura in argilla, aiuterebbe ancora di più a rendere l’immagine realistica.
    Ora che anche io possiedo quel ricordo non sarà difficile, ma essendo sbiadito dovrò sbrigarmi a tracciare altre reference prima di perdere particolari.
    I modellini che vedete qui attorno dopotutto li ho fatti io.
    Sono pezzi unici.


    Avrebbe atteso qualche complimento prima di riprendere, ma, se questo non fosse arrivato da Youkai sarebbe stato Raizen a rispondere dopo qualche secondo.

    Beh?
    Vuoi i complimenti?
    Se facevi qualche identikit in più forse forse avevi i soldi per una donna delle pulizie o per un appartamento in cui accatastare più rifiuti.
    Comunque, noi direi che siamo apposto, quando finirai con il lavoro porta tutto in amministrazione, con le tue gambe, non osare scomodarmi un postino.


    Lo indicò minacciosamente.

    Noi direi che abbiamo finito per oggi, ci vediamo Seigan.
    E ogni tanto apri la finestra, che c’è puzza di nutria in questa stanza!


    Stava per richiudersi la porta alle spalle, quando fece nuovamente capolino.

    Ah!
    Grazie eh!


    E chiuse, lasciando in pace il bislacco quanto utile ninja.

    Bon, direi che siamo apposto, con queste informazioni qualcosa dovremmo recuperare.
    Quando ne avremmo di nuove ti farò contattare.
    Vieni a prenotarti la casa in amministrazione e poi boh, direi pure che puoi andare a procurarti del cibo.


    Pensò qualche istante, ammutolendo.

    Oddio, nelle case nuove mettiamo viveri a sufficienza per qualche giorno in realtà, ma è roba in scatola della cui qualità non mi sono mai occupato, è certo che non siano scadute, ma non ci metterei la mano sul fuoco se si parla di bontà e gusto.

    Fece una faccia a metà tra il dubbio e il ribrezzo, per aprire la strada verso l’amministrazione, al cui ingresso avrebbe indicato al giovane l’ufficio in cui si doveva recare.

    Bene, direi che ci vediamo, ho eseurito la gentilezza per oggi, ciò vuol dire che aspettarti facendo la fila non rientra e probabilmente mai lo farà, nelle mie intenzioni.
    Ci ho messo un bel paio d’anni per essere dove sto e cazzo, il vantaggio di saltare la fila lo amo.


    Gli diede qualche pacca sulla testa.

    Ma non vorrei abusare del mio potere, sai la gente è attenta a queste cose, sempre pronta ad additare, ad accusare a gridare allo scandalo e alla disonestà.
    Per cui, buona giornata.


    In realtà, Youkai col tempo avrebbe capito che le piccole rivalse di Raizen erano così sconfinate e varie da essere paragonabili ad un cielo stellato in una tersa notte invernale.
     
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    Persecuzioni

    VII - Ricordare può far male



    Youkai uscì leggermente frastornato da quella sorta di interrogatorio atto a trovare l’identikit del suo assassino. Fino ad ora non ci aveva mai riflettuto così a fondo, ma in quel momento l’immagine dell’uomo che si toglieva la maschera era ben salda nella sua mente.
    Quando Seigan si impettì, mostrando orgoglioso le sue statuette, fatte da lui in persona, l’albino si riprese per un istante, come fosse appena uscito da un sogno.

    Ah? Oh. Fighe. Bel lavoro.

    Non mentiva, gli piaceva la cura con cui erano state scolpite, purtroppo era troppo distratto per mostrarsi davvero interessato alle sue parole. Quasi gli importava poco anche dell’identikit stesso, con l’immagine ormai indelebile dell’assassino nella sua mente. Le parole di Raizen gli parvero ovattate mentre questo ordinava cosa fare o non fare alll’uomo, dovette predere Youkai per le spalle e spingerlo fuori per farsi seguire di nuovo.
    Distratto, alzò la testa, ritrovandosi davanti all’Amministrazione senza quasi essersene reso conto. Sentì giusto le indicazioni verso gli uffici, quando un paio di leggere pacche sulla testa gli fecero tornare nuovamente in mente la presa del ninja mascherato. Si scostò bruscamente, fissando il Colosso terrorizzato per un istante. Resosi conto della situazione, scosse la testa, scusandosi:

    Ah, non. E’ stato un riflesso involontario. Scusa. Quell’interrogatorio mi ha un po’ stordito.

    Annuì, senza farsi troppi problemi nel dover far la fila. Rimase negli uffici, attendendo il suo turno e massaggiandosi le tempie, sforzandosi di non dimenticare quell’episodio ma allo stesso tempo di non farcisi influenzare in maniera eccessiva.
     
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