Il Tempio dell'Unico Credo

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    Y Danone
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    Il Tempio dell'Unico Credo

    Ryongoku no Shuukyou




    Il rotolo recitava queste parole:
    “Un Dio vive nella memoria e nel cuore delle persone.
    Se dimenticato o non ritenuto vero, Egli cessa di esistere.”


    E il sigillo si spezzò.





    L’annuncio dell’Evento era stato di portata Continentale, una rete capillare di organizzazione e puntualità come da molte decadi ormai non si vedeva.
    Non vi era stato un solo Villaggio in cui non erano stati affissi i volantini color dell’oro e dell’avorio che, a lettere inchiostrate manualmente –opere d’arte uniche e preziose–, recavano l’invito formale aperto a “ciascun uomo e donna il cui animo è guidato dalla Speranza”.
    I chioschi e le vie principali di ogni Paese, laddove samaritani sconosciuti e shinobi in viaggio decidevano di riposare le proprie membra, splendevano dei colori di bandiere e stendardi riccamente cuciti. E sotto d’essi, gli stessi annunci si aprivano agli occhi dei propri lettori entro teche di vetro inviolabili.
    Messi dalla voce tonante, seguiti da cortei di flautisti e tamburi di pelle di pecora, avevano compiuto viaggi lunghi mesi per visitare ogni Corte, incontrando i Daimyo e i Kage, le Grandi Famiglie di Nobili e i Templi Religiosi più estremi. Tutto per adempiere al dovere, e grande onore, di rendere tutti partecipi della gioia immensa che solo un Evento di quel tipo poteva offrire.
    Ogni volta l’emozione era incontenibile, tale che il solo prendere tra le dita tremanti il rotolo su cui il testo era stato miniaturizzato, suscitava una commozione unica e rara. E questa, vibrante nella voce degli enunciatori, traboccava di piacere mentre lo scritto diveniva orale e il messaggio, allora, assumeva la forma della convocazione:

    Un Dio vive nella memoria e nel cuore delle persone.
    È solo ricordandolo,
    venerandolo,
    pregandolo,
    e amandolo,
    che egli può trovare dimora nel nostro animo e vivere dei riverberi della nostra Fede.

    Shinkyuu, il Concilio Sacerdotale del Continente, la tavola pentagonale cui siedono i vertici delle Cinque grandi Fedi, il diadema di Protezione degli Dei che posa sul capo di ciascun Paese, la melodia che guida la salvezza dello Spirito del più devoto e del più peccatore;
    Shinkyuu, il Sapere dei Saperi, la verità oltre la menzogna, la luce che apre l’oscurità tra il Fuoco e l’Acqua, tra il Suono e il Vento, nell’Altezza e nella Profondità;
    Shinkyuu porge l’Invito a presenziare all’intreccio della “Prima Corda” del Tempio dell’Unico Culto. Perché l’unione diventi incontro, e l’incontro, a sua volta, si modelli nella Pace.

    La Prima Corda, la gomena formata dalle fibre consacrate appartenute da sempre ai Cinque grandi Templi, è una cerimonia unica nel suo genere: gli esponenti della Fede, uniti in un solo desiderio, intrecceranno le proprie Religioni, formando così il vincolo che inaugurerà il Tempio dei Templi.
    E lì, senza distinzione di credo o provenienza, lì dove solo la Fede nella provvidenza divina è benedetta, ogni peccato sarà condonato, ogni desiderio esaudito, ogni voce accolta. Ogni creatura innalzata.

    E allora accorrete,
    e danzate,
    cantate e pregate,
    bevete e mangiate,
    gioite e piangete,
    in questo giorno di festa, in cui gli Dei diventano un unico Dio,
    dove la diversità si unisce in una sola consapevolezza,
    siete tutti i benvenuti all’inaugurazione del Tempio dei Sovrani del Cielo.

    Ryongoku,
    Il Tempio dell’Unico Culto.





    E sarebbe ben presto stato chiaro che il Tempio di Ryongoku non era solo la sede dell’unione di tutti i principali culti del Continente, ma anche quella della squisitezza più rara.
    La costruzione, figlia della tradizione più pura, sorgeva infatti nella più piccola delle isole dell’arcipelago dalla Baia di Haran, in mezzo alla Foresta di Keretembou, un luogo incantato reso misterioso dai bamboo secolari e dalle distese di fiori variopinti che, leggenda voleva, mutassero colore a seconda dell’ora del giorno e della notte.
    Fu ben presto evidente che tutta l’isoletta, disabitata per via dell’isolamento in cui era confinata, che rendeva difficili le comunicazioni e nessun’altra sopravvivenza che non fosse quella primordiale ormai così desueta; era stata devoluta dal Concilio a sede dell’Unico Culto. L’unica forma di civilizzazione che si poteva incontrare appena arrivati, difatti, era il piccolo porticciolo che accoglieva l’attracco delle imbarcazioni, l’unico mezzo utile per arrivare sul posto, giacché volare sopra quell’isola risultava impossibile a causa della densità delle nuvole che sopra d’esso sostavano, immobili e tangibili come fossero di spuma di seta e non d’aria. Non vi era altra forma di imposizione dell’uomo, in quel luogo remoto e saggio.



    La strada per giungere al Tempio dell’Unico Culto era anche per questa ragione assai ardua. Un cammino di espiazione verso la consapevolezza e il perdono.
    Era necessario attraversare tutta la foresta, percorrendo il cammino naturale tra i fiori e gli alberi dall’aspetto sapiente e antico, intraprendere salite ripide e irte di ostacoli in cui i calzari scivolavano e le mani si riempivano della fecondità di un terreno perennemente umido e muschiato. Fiumi e piccoli torrenti dovevano essere attraversati, immergendo le gambe fino alle ginocchia, lì dove solo le liane della vegetazione fitta potevano aiutare a non perdere l’equilibrio, lo stesso che si credeva di smarrire quando si attraversava un ponte sospeso nel vuoto di una gola sul cui fondo gorgogliava un fiume in sussulto, ripido di correnti che solo grandi pesci dalle squame d’argento sembravano poter sfidare, risalendole con salti continui.

    …Perché era di sfida che si parlava, nella foresta di Karetembou, una scommessa che solo i piccoli animali dal pelo arruffato e gli occhietti vispi, o quelli più grandi e silenziosi nascosti nelle ombre delle caverne naturali dell’isola dimenticata, apparivano capaci di vincere.
    Eppure, per quanto stancante il percorso avrebbe potuto apparire anche allo Shinobi più esperto, lo spettacolo di cui si sarebbe goduti alla fine del viaggio non aveva parole per essere espresso.



    Superato un sentiero di Torii in legno rosso smaltato, difatti, il Tempio di Ryongoku si sarebbe mostrato in tutto il suo splendore: scolpito nella roccia dell’isola stessa, sotto ad una cascata che, sciogliendosi in un pianto continuo, creava un lago naturale ricco di fiori di loto e petali di magnolia; Ryongoku sembrava incastonato all’interno di una collina come una gemma preziosa e inaccessibile.
    La sua costruzione, l’unione di cinque diverse tradizioni e leggende, religioni e passati, appariva strana e affascinante come lo poteva essere uno straniero ancora privo di parola eppure colmo di storie da narrare. E proprio per questa ragione, la sensazione che avrebbe investito chiunque, era quella della Pace sopra ogni altra Pace. La verità, sopra tutte le altre.
    Quello era il punto di equilibrio. L’attimo di totale estasi.
    Il risultato senza errore.

    Questo era Ryongoku: la matematica dell’esattezza, l’equazione dell’essenziale.
    E tutti erano invitati a godere di quella maestosità.
    A celebrare quello splendore.

    A ricordare la nascita del nuovo Grande Dio.

    Il Dio degli Dei. Il Kami di un nuovo inizio.
    “Dio delle Origini”, si sarebbe detto.


    Ma dirlo, sarebbe stato un errore.
    Il peggiore mai visto prima.
    Il peggiore dalle Origini del Mondo stesso.




     
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    Atem e Ryo

    Post Primo - Tempio dell'unico culto



    Ah ha! Ho vinto di nuovo io, Ryo-kun! disse Atem, mentre spostava la pedina sulla posizione che gli avrebbe permesso di vincere la partita di Shogi contro Ryo Shinkiro, dell'omonimo clan.

    Ahah, sei troppo bravo Atem-kun. Devi assolutamente dirmi il tuo segreto replicò il ragazzo dai capelli bianchi, troppo debole fisicamente per divenire un ninja ma a cui non pesava più di tanto quella rinuncia.

    Eh eh eh, tanta pratica Ryo-kun i padri dei due erano stati grandi amici in gioventù, quando entrambi erano ninja al servizio del villaggio di Suna. Avevano deciso di compiere quel viaggio insieme, al tempio dell'unico culto, per far conoscere i loro due figli sperando che diventassero amici.

    Sia Atem che Ryo infatti, seppur per motivi diversi, erano abbastanza solitari e non avevano amici, senza contare che quel viaggio avrebbe potuto far bene alla salute di entrambi: quella fisica di Ryo, a cui un cambiamento d'aria avrebbe fatto solo che bene e quella mentale di Atem, che stava sempre più preoccupando la sua famiglia.

    I due divennero facilmente amici, dato che condividevano molti interessi. Il padre di Ryo sperava che il figlio potesse ammirare il bello ed esotico paesaggio durante quel viaggio ma non poteva lamentarsi dato che stava facendo amicizia con un coetaneo.

    Il viaggio fu lento e piacevole, data la velocità della carovana, ma alla fine dopo un passaggio su una barchetta giunsero di fronte al tempio dell'unico culto. Il padre di Atem era stato chiaro: doveva fare da "scorta" al giovane Ryo e sostenerlo dato che non poteva camminare bene a causa della salute cagionevole. Il compito non sarebbe stato difficile, dopotutto i due già si adoravano e si erano ripromessi di ritrovarsi ancora in futuro e di scambiarsi i loro giochi preferiti.

    I due scesero dalla barca, mano nella mano, ridendo di una battuta pronunciata dalle labbra del giovane Shinkiro.

    Andiamo Atem-kun, sono curioso di vedere questo tempio! Pare che sia l'unione di ben cinque diverse tradizioni religiose!

    Uao! Sembra interessante!

    Piano piano, i due giovani ragazzi si sarebbero diretti nel lungo e tortuoso sentiero che conduceva all'entrata del tempio dell'unico culto, noncuranti della gente che li attorniava...
     
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  3. Asgharel
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    神道 - 一

    Shinto, la via degli Dei

    ~La Via degli Dei~





    «Un Dio vive nella memoria e nel cuore delle persone.
    Se dimenticato o non ritenuto vero, Egli cessa di esistere.»


    Le parole di Atasuke risuonavano nella sala della Karyuuken, seguito da un secco “Stack” che proveniva dalla scacchiera dinnanzi a lui. “Hmpf... Voi Umani e le vostre convinzioni... Non comprenderete mai la vera natura del divino” Stack Rispose una differente voce, già ben nota, specialmente alle due piccole volpine che già avevano deciso di concedere il loro “dono”. «Come sempre sei troppo duro con il mondo, Toshiro» Stack “E tu sei troppo buono, Atasuke... è per questo...” «Che continui a non volerti fidare di me?» “...” Stack “No...” Sospirò la volpe “Per questo continuo a credere che l'essere umano non abbia speranza” L'Uchiha sospirò a sua volta, concentrandosi per un istante sulla scacchiera, quasi dimenticando il discorso che stava proseguendo. Stack «Eppure... per quanto sembra che siamo sempre senza speranza... continuiamo sempre a risollevarci e ad avanzare...» I suoi occhi neri si spostarono in quelli della Kitsune, che non trattenne una smorfia, notando come il maestro della Karyuuken lo stesse mettendo in difficoltà sia sulla scacchiera che nella discussione.
    “Te lo concedo, Atasuke... L'essere umano è estremamente testardo” Stack «Testardo?» Stack “Decisamente... tanto che a volte tende a ripetere gli stessi errori, continuando a guardare avanti e dimenticando ciò che ha passato” Stack “Scacco matto”
    L'Uchiha si arrestò a quella affermazione, osservando con attenzione la scacchiera ed i pezzi ancora disposizione, tastandosi il mento con fare meditativo. «Così sembrerebbe... Eppure... sembra che anche qualcun altro abbia il brutto vizio di non guardare che avanti» Stack “Oh, eppure a me sembra alquanto palese il contrario” Stack «Ed è per questo che hai perso» Stack “Cos- DANNATO!”
    Ringhiò alla fine Toshiro, adirato per la sconfitta ormai palese ed imminente su entrambi i fronti e decisamente indisposto dal gentile sorriso dell'Uchiha. «Ti stringerei la mano, ma sembra che io non sia ancora abbastanza “puro” per evitare di ustionarti... quindi... come se avessi fatto» “Ti detesto, Uchiha” «Non dire così, amico mio... In fondo è stata una bella partita» “Per te, forse” «Su, dai, so che non ti piace perdere, ma non mi pare il caso di fare queste scene. Un po si vince, un po si perde. Nessuno può essere perfetto» “Nessun Umano forse...” Rispose sibilante la Kitsune, evidentemente colpita nel profondo da quella discussione. «Come vuoi, Toshiro... Ad ogni modo ora sono stanco, spero non ti spiaccia rimandare a domani la rivincita»
    E con cortesia Atasuke si alzò in piedi, voltandosi come per abbandonare la sala, quando la voce di Toshiro lo arrestò nuovamente. “Fermo!” «Si, Toshiro?» “Non andare, abbiamo ancora molto di cui discutere” «Davvero?» “Davvero.”
    In parte preoccupato da quel tono, in parte intrigato, Atasuke tornò a sedersi, servendosi anche un bicchiere di sakè per accompagnare la discussione.
    “Il consiglio vorrebbe che ti dedicassi ad un evento...” «Un evento?» “Si... ne stanno parlando ultimamente... Gruppi di monaci invasati fanno visita a tutte le corti ed i palazzi portando l'evento del nuovo dio” «Nuovo dio?» “Dio delle Origini. Questa è l'idea che è trapelata tra la gente delle corti” Lo sguardo di Toshiro sembrò farsi ancora più serio di quanto già non fosse. «Sembrerebbe un problema decisamente grosso per un normale essere umano... Non dovrebbero essere questioni... divine?» “Dovrebbero” «E allora credo di aver perso un punto...» “IL punto!” Ringhiò rabbiosa la Kitsune, prima di riprendere fiato e la dovuta calma per proseguire con il discorso “... il punto è che in quel luogo, noi non possiamo intervenire... Sembra che si tratti di un luogo sacro, dal potere immenso... tuttavia l'influenza dei diversi culti rende quel luogo non puro per noi... e sai come la cosa possa crearci dei problemi” «Ho capito...» Annuì a quel punto Atasuke, comprendendo che per loro che non avevano ancora concesso il loro “dono” fosse impossibile recarsi in quel luogo in sicurezza. «Immagino però che sia troppo pericoloso anche per hari e Kitsu» “Assolutamente. Loro sono immuni all'impurità, tuttavia, sono troppo piccole per potersi dirigere in un luogo simile”
    A quel punto Atasuke si alzò, dando le spalle alla volpe ed incamminandosi fuori della stanza, fermandosi una volta raggiunta l'uscita della stessa, voltando appena il capo, mostrando al suo interlocutore solo parte del profilo sinistro. «Trattenetele qui allora... Partirò quanto prima e vedrò cosa potrò scoprire su questo luogo... anche se credo che non ci sia nulla di così pericoloso in una cerimonia» “Non sottovalutare le divinità, Atasuke” «Non lo farò. Semplicemente non comprendo il motivo di tali preoccupazioni» “Il motivo, Atasuke? Un Dio vive nella memoria e nel cuore delle persone. Se dimenticato o non ritenuto vero, Egli cessa di esistere.” «Ma non avevi detto che era solo una convinzione umana questa?» “Hmpf... l'unica cosa errata è l'applicazione letterale ad un dio. Una divinità non decade così facilmente. Gli dei si generano con semplicità tramite atti di pura fede. Ma ucciderli... è decisamente un'altra cosa e quando un dio si sente dimenticato...” «Agisce come un Uomo che sa di essere vicino alla morte» “Esattamente”
    E li il discorso tra i due si concluse, mentre Atasuke, meditabondo, vagava per le sale della Karyuuken, ripensando a quanto la Kitsune gli avesse rivelato.

    [...]


    Nei giorni successivi, anche Atasuke ebbe il “piacere” di poter assistere alla comunicazione del grande evento e di posare i suoi occhi sulle pergamene finemente lavorate riportanti il festoso evento. °Dunque è questo ciò di cui parlava Toshiro° Pensò tra se, ascoltando il banditore, osservandosi attorno e vedendo quanto successo egli stesse ottenendo dalla folla che si era radunata attorno a lui.
    L'emozione era grande, la felicità estrema, eppure, forse proprio per le parole della volpe, Atasuke aveva come una strana sensazione, come se qualcosa non fosse propriamente come dovesse essere.
    Forse lo stesso concetto di unione delle 5 maggiori religioni non sembrava trovare un vero senso in un simile rituale, seppure l'intento potesse essere lodevole. Ad ogni modo, decise di non dare peso a quei pensieri, limitandosi a proseguire oltre, memorizzando il luogo e la data per prepararsi al viaggio verso l'isola della cerimonia. “Nessuno può domare i cieli” fece eco al banditore una voce femminile che appariva anziana e saggia, eppure estremamente suadente. «Come nessun peccato può essere condonato a cuor leggero, Kumiho-sama» Rispose lui, senza nemmeno voltarsi verso la vecchietta che lo aveva affiancato e che a quelle parole gli lanciò uno sguardo come di sfida, che trapelava un certo grado di soddisfazione. “Sembra che le mie abilità stiano peggiorando, Uchiha-kun... Non sarà mica che sto realmente invecchiando?” «Certo che no, Kumiho-sama, anche se questo aspetto non si addice alla vostra bellezza» Ribattè con un gentile sorriso “Oh... e da quando sei tu ad essere il seduttore? In teoria dovrei essere io a cercare di sedurti con maliziosi apprezzamenti, non il contrario” «Sottolineo soltanto il vero... Ad ogni modo... è di questo che mi parlava Toshiro, non è vero?» “Esattamente” «Allora mi imbarcherò quanto prima per l'isola di Shinkyuu e vedrò di capire che cosa vi spaventa tanto» “Allora buona fortuna, giovane Atasuke... E vedi di tornare vivo... Le piccole ne morirebbero se tu non facessi ritorno” E gli occhi neri di lei si levarono in quelli di Atasuke, portando un carico emotivo decisamente insolito per la signora delle ingannatrici, la più abile e pure delle Kitsune femminili. «Non le deluderò. Il loro dono è al sicuro con me» Ribattè lui, con altrettanta decisione, per poi porgere i propri saluti alla “vecchia” e dirigersi a casa, dove si sarebbe preparato per il viaggio.

    [...]


    Quando tutto fu pronto, Atasuke si mise in marcia con il suo solito passo spedito. Tuttavia, nonostante avesse delle pessime sensazioni in merito a quell'evento e nonostante gli avvisi delle Kitsune, il suo abbigliamento era semplice e festoso. Indossava infatti il suo Kimono di seta viola, quello che usava solitamente per le cerimonie alla Karyuuken, completato dall'Hakama, anch'essa perfettamente tenuta e finemente lavorata, solitamente tenuta per le occasioni formali e le cerimonie.
    Di tutto il suo equipaggiamento, però, erano solo visibili le sue due spade, portate in bella vista al fianco, mentre tutti gli altri oggetti rimanevano ben celati tra le pieghe degli abiti, pronti ad essere afferrati alla prima occasione utile in caso di necessità.
    A passo svelto, non ci mise più di 6 ore a raggiungere il piccolo porto da cui poteva imbarcarsi, assieme a molti altri pellegrini alla volta dell'isola, sede dell'evento.
    Il viaggio fu tranquillo, senza nulla di particolare degno di essere annotato o quantomeno fino allo sbarco sull'isolotto. La bellezza del luogo era impressionante e non faticava a percepire qualcosa di divino all'opera. L'isola era praticamente tutta ricoperta da una sorta di fitta foresta, ricca di vita e di mistero. Avanzando placido lungo il tortuoso sentiero, gli occhi dell'Uchiha scorsero molte creature di piccola taglia che scorrazzavano tra gli alberi, come scoiattoli e piccoli roditori. O almeno questo è ciò che apparvero essere in un primo istante.
    Allertato, o meglio, incuriosito dalle creature, Atasuke arrestò la propria marcia, decidendo di compiere qualche passo al di fuori del sentiero, come a voler indagare meglio su quelle presenze, le quali, accortesi di lui, anziché fuggire sembrarono arrestarsi, voltandosi come a guardarlo, incuriosite. Osservandole con attenzione, Atasuke vide come quelle creature sembrassero di fatto degli uomini di piccola taglia, estremamente piccoli e dalla pelle bianca e candida come la neve. Tuttavia, i loro volti avevano qualcosa di strano, qualcosa di inumano, come se scolpiti in semplici ciottoli, rendendoli quasi grotteschi e particolari. °Che siano... Kodama?°
    Non potè evitare di chiederselo, allungando la mano verso le creature, come a volerle tastare, verificando che fossero reali e non solo frutto della sua immaginazione. Di tutta risposta le creature sembrarono farsi più coraggiose, avvicinandosi a lui e lasciandosi accarezzare, evidentemente apprezzando la cortesia, per poi svanire tutto d'un tratto al suonare di una voce alle sue spalle. “HEY, TUTTO A POSTO!?” A quelle parole, evidentemente rivolte a lui, Atasuke voltò il capo, guardando chi mai lo stesse chiamando, vedendo solo un uomo di mezza età che si sbracciava dal percorso, evidentemente allertatosi nel vederlo chinato in mezzo agli alberi al di fuori del sentiero.
    «Si, non si preoccupi. Avevo solo visto qualcosa di strano e sono venuto a controllare cosa fosse» Rispose, sorridente, salutando con il gesto del braccio l'uomo che riprese quindi il suo cammino verso il tempio. Quando egli si fu allontanato, le piccole creature sembrarono riapparire intorno a lui, alcune scuotendo la testa ed emettendo suoni particolari, come se in qualche modo stessero cercando di comunicare con lui usando i suoni della foresta.
    Non trattenne poi un sorriso quando si rese conto che una di quelle creature gli era letteralmente salita in testa e si era appollaiata sul suo capo mentre un'altra restava in piedi sulla sua spalla destra. «Sembra che vi piaccia, non è così?» ed in risposta ricevette l'allegro e leggero scrosciare di suoni delle creaturine che evidentemente avevano compreso le sue parole, condividendole. «Devo raggiungere il tempio, ora... se volete farmi compagnia mi farebbe molto piacere... è da quando ero bambino che non incontro più dei Kodama...» E mentre riprendeva il viaggio, la sua mente viaggiava nel passato, ricordando i momenti passati nella foresta a giocare assieme agli amici e di tanto in tanto anche con qualche raro kodama che aveva deciso di fargli compagnia a suo modo, finché poco alla volta, i piccoli spiriti degli alberi avevano smesso a poco a poco di fare visita, abbandonando, apparentemente, le foreste attorno al villaggio della Foglia, sempre più indebolita e sempre meno pura.

    [...]


    Il viaggio, per quanto tortuoso fosse, grazie alla presenza ed alla guida dei piccoli Kodama, si fece lieto e tranquillo, anche se nei rari casi in cui incrociava qualche viandante, essi apparentemente svanivano nel nulla, scomparendo, di fatto, solo alla vista. Forse per un meccanismo di protezione o forse proprio per la "legge Shintoista" secondo cui se lo spirito veniva dimenticato o ritenuto non vero, esso smetteva di esistere. E forse i piccoli Kodama, altro non facevano che sottostare a quella regola...


    Buon game a tutti! :riot:

     
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  4. Neko-master
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    leggenda:
    narrato
    "parlato"
    pensato
    parlato kaito
    parlato nadeko
    parlato altri
    la foto è enorme haahaha


    Kaito aveva passato la mattina ad allenarsi, qualche esercizio per tonificare il tono muscuolare, un ora di corsa e un ora di allenamento con le armi, dopodiché si fece una doccia veloce e pranzò, quel pomeriggio si sarebbe visto con Nadeko la sua amica d'infanzia unica sua confidente insieme a saito una delle poche persone di cui si fidasse, si preparò questa volta non avrebbe portato con se le armi, si mise una maglietta nera e dei pantaloni blu indosso poi uscì di casa erano un po' di giorni che non vedeva l'amica, entrambi erano stati trattenuti da impegni famigliari, la giovane apparteneva al clan kaguya, la madre era un abile kunoichi il padre gestiva un ristorante a kirigakure, con la nascita della figlia sua madre decise di abbandonare la carriera ninja per dedicarsi alla famiglia e ora aiutava il marito nella sua attivita, ed erano bravi, "il miglior ramen della città" questo si diceva della loro cucina, ma non solo per quello erano famosi, difatti ogni piatto nel loro menù era perfetto, e seppur fosse un piccolo locale era sempre pieno come un uovo nelle giornate più fortunate si formava la fila davanti alla porta, tanti erano i clienti.
    I due giovani si erano dati appuntamento presso la grande piazza centrale, il giovane akuma adorava passeggiare per le strade del villaggio, era come uno spirito in quei momenti si godeva la passeggiata senza pensare a nulla osservava il villaggio così vivo, i bambini che correvano e giocavano, le donne che tornavano a casa con la spesa per la cena, i piccoli mercanti che si godevano la giornata di sole sul l'uscio della loro bottega in attesa dei clienti.
    Da casa sua alla piazza kaito impiegò mezz'ora, camminò con calma passando per alcuni vicoletti adorava cambiare strada, la monotonia lo annoiava, arrivò da sud una volta entrato in piazza trovo un gran via vai gente, quella parte della città era abitata da persone relativamente ricche così come i negozi che si affacciavano sulla piazza erano tra i più rinomati del villaggio, il lusso si sprecava e anche se lui faceva parte di quel mondo, essendo la sua famiglia una tra le più ricche a kiri non sentiva di appartenervi, più che altro li odiava, odiava la loro falsità perché in qualche modo gli ricordavano una parte di se stesso quella parte che tanto odiava e che voleva sparisse, attraversò la piazza diretto verso il monumento al suo centro, li vide Nadeko seduta che mangiava dei takoyaki, si avvicinò a lei.

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    "Nadeko buongiorno è tanto che aspetti" disse kaito alla giovane che si girò con il boccone ancora in bocca, lo inghiotti e poi rispose

    "kaito che bello vederti come stai?"

    Nadeko era una ragazza di media statura aveva gli occhi azzurri e lunghi capelli bianchi che scendevano dalle spalle come fasci di luce incorniciando un corpo che ormai era più simile a quello di una donna che di una bambina le curve del corpo cominciavano a delinearsi, l'unica cosa che la tradiva era il suo viso ancora candido e dolce con un sorriso angelico e innocente che riusciva a calmare il cuore di kaito ogni volta che lo vedeva, anche lei era uno studente dell'accademia ammirava la madre e voleva diventare un ninja forte come lei.

    "bene sono felice di rivederti sei in splendida forma e come sempre ti trovo a mangiare stai attenta o ingrasserai ahahah"

    nadeko fece una faccia stizzita e mise il broncio

    "Ah sei il solito cretino non ci vediamo da un po' e la prima cosa che fai è prendermi in giro"

    "e tu sei permalosa come sempre"

    kaito si avvicinò a nadeko e furtivamente mentre lei era distratta rubò l'ultimo takoyaki per poi mangiarselo.

    "uhm buonissimo "
    "brutto...."
    Nadeko guardò il giovane akuma con sguardo di fuoco e lo rincorse per dargli una lezione, era sempre così tra loro due continuavano a punzecchiarsi come quando erano bambini facendosi a vicenda scherzi, erano cresciuti insieme, e anche se kaito non lo dimostrava apertamente teneva all'amicizia della giovane più di ogni altra cosa al mondo.
    I due giovani passarono insieme la giornata passeggiando per la città chiacchierando di ogni cosa, raccontandosi piccoli aneddoti e rimembrando il passato, poi nadeko disse:

    " sai ho sentito dire che a breve su un isola del arcipelago della Baia di Haran, si terrà un importante cerimonia religiosa, dicono che quel luogo sia un posto fantastico e che si trovino dei bambù secolari alti come montagne, che ne dici ti andrebbe di andarci insieme ??"

    " oh ne avevo sentito parlare anche io da mio padre, ha ricevuto l'invito giusto ieri ma lui odia queste cose e l'ha ignorato, sinceramente ero molto curioso e andarci con te mi farebbe molto piacere"

    "perfetto allora è deciso kaito dobbiamo solo organizzare il viaggio"

    I due si misero d'accordo per partire avrebbero preso il traghetto che sarebbe partito due giorni dopo dal porto di kiri diretto verso l'isola, creato appositamente per l'evento, i due giovani si salutarono e diedero appuntamento per prendere la nave che li avrebbe portati al tempio del Ryongoku.

    °°Due giorni dopo°°



    era mattina presto e come al solito il porto di kiri era avvolto dalla nebbia, kaito si trovava davanti alla nave ad aspettare nadeko, la ragazza era leggermente in ritardo, attese al porto mezz'ora prima di vederla arrivare, aveva un piccolo zaino sulle spalle, e indossava una felpa con cappuccio e dei pantaloncini corti i capelli erano legati per formare una coda di cavallo sulla testa rivelando il viso da bambina.

    "Eccoti scommetto che non riusciva a svegliarti vero dormigliona"

    " Non sono una dormigliona, avevo promesso i miei che li avrei aiutati a mettere apposto le scorte in magazzino se mi avessero concesso di partire"

    "certo certo ora andiamo che altrimenti rischiamo che ci lascino a terra"

    kaito e nadeko si imbarcarono, il viaggio fu tranquillo nadeko era solare come al solito e si mise a chiachierare con due amabili vecchietti diretti come loro al tempio, kaito come al solito non interveni nella discussione tranne per rispondere ad alcune domande che l'anziana coppia gli poneva.

    "è sempre bello vedere giovani innamorati viaggiare insieme mi ricordate noi due nei temi che furono, ah quanti ricordi " disse il vecchietto

    Nadeko arrossì vistosamente dopo quell'affermazione

    "nono vi sbagliate signore non siamo fidanzati siamo solo amici d'infanzia " disse prontamente la ragazza

    "certo certo amici d'infanzia"
    La compagna del vecchietto sorrise leggermente nel vedere l'imbarazzo dei due giovani e non ritornarono più sulla questione.
    Impiegarono mezza giornata per raggiungere l'isola di Shinkyuu il luogo dove approdarono era poco piùche un piccolo ponte dove potevano sostare massimo due traghetti di medie dimensioni, si affacciava su una piccola spiaggia collegata da un sentiero alla foresta, dei cartelli aiutavano i pellegrini ad orientarsi intricato labirinto di alberi che portava al tempio, kaito e nadeko salutarono la simpatica coppia di vecchietti e impazienti si addentrarono nella foresta, passando per il sentiero principale.
     
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  5. F Freddy 11
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    Vacanza al tempio dell'unico culto


    Il tempio dell'unico credo, post I



    Stavolta ho qualcosa di diverso per te, ragazzo!
    Ormai Fumihiko viveva praticamente in quella locanda: svolgeva svariati lavori per il locandiere, che affidava ogni tipo di incarico al ragazzo e lo ripagava offrendogli vitto e alloggio. Fumihiko aveva comunque il tempo di studiare le arti ninja e di svolgere altri piccoli incarichi per altre persone, ed adesso che finalmente accettava in parte l'aiuto altrui, si trovava benissimo nella sua situazione attuale.
    Di cosa stai parlando?
    Fumihiko non riusciva a capire a che pagamento potesse alludere il locandiere, l'ultimo lavoro che aveva svolto era stato quello di rintracciare una persona nel villaggio di Suna per conto del locandiere, e non immaginava nessun compenso particolare.
    Ho un biglietto del traghetto per il tempio di Ryongoku, ma può essere tuo se lo vuoi. Io sono troppo impegnato per andarci, tu dovrai solamente raccontarmi quello che succederà lì.
    Erano giorni che le strade e le locande di Suna erano tempestate di avvisi riguardanti la grande celebrazione che stava per avvenire: le cinque maggiori religioni si sarebbero unite in una sola, una festa al quale “ciascun uomo e donna il cui animo è guidato dalla Speranza” era invitato.
    Ultimamente Fumihiko aveva ricevuto diversi incarichi dal villaggio e dall'accademia ninja, non credeva in nessun dio ma forse un po' di vacanza poteva essere una cosa positiva.
    Ok, dammi pure quel biglietto!

    [...]



    Fumihiko si era imbarcato il giorno seguente, ed aveva finalmente raggiunto il piccolo porto dell'isola.
    Centinaia di persone avrebbero partecipato a quell'evento, e Fumihiko si avviò sulla strada principale insieme al gruppo sulla sua barca.
    Eccetto quel piccolo porto non c'era alcuna traccia dell'uomo su quell'isola incontaminata, gli alberi crescevano rigogliosi ed i ruscelli scorrevano limpidi tra le rocce e l'erba fresca.
    La camminata fu lunga e faticosa, ma Fumihiko poté ammirare quel paesaggio mozzafiato che lo circondava, per poi arrivare finalmente al tempio dove sarebbe avvenuta la celebrazione.
    Un sacco di persone erano già arrivate lì prima di lui, ma Fumihiko riuscì comunque a vedere lo spettacolo più meraviglioso che avesse mai visto, dove la natura risaltava e splendeva in quel luogo rigoglioso; mentre invece quel tempio emanava una sorta di atmosfera mistica e magica.
    Fumihiko non credeva negli dei, ma era innegabile che ci fosse qualcosa di soprannaturale in quel luogo, e si sorprese ad attendere la grande festa aspettando in mezzo alla folla e scrutando le persone e le cose attorno a lui con i suoi impassibili occhi grigi.
     
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    Dracarys

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    Una piccola vacanza

    Post Primo - Tempio dell'unico credo



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    Kairi era da poco riuscita nel primo dei suoi obbiettivi sulla lunga e tortuosa via per diventare uno shinobi sempre migliore: solo pochi giorni prima aveva finalmente superato l'esame per diventare genin! Tutti i suoi sforzi ed il suo impegno per la causa erano stati finalmente ricompensati e la ragazza non poteva essere più felice di così. Fu il giorno seguente alla sua promozione che, vedendo uno degli innumerevoli volantini affissi per tutto il villaggio, decise di concedersi un piccolo..."regalo". Avrebbe raggiunto tempio dell'unico culto da cui ormai troppi giorni sentiva parlare e la cui curiosità a riguardo era cresciuta man mano sempre più a dismisura.

    Non aveva mai viaggiato prima d'ora così lontano da Konoha e suo padre non poteva che essere preoccupato per l'evento, ma la giovane Uchiha fece di tutto per tranquillizzarlo, riuscendoci. Ora che era genin sarebbe stata sempre più assente da casa e l'uomo avrebbe dovuto abituarsi man mano alla cosa. Nonostante tutto non poteva evitare di provare un profondo senso di sconforto ogni qual volta che lasciava l'abitazione consapevole del fatto che non sarebbe tornata per diversi giorni: così come era stato un trauma per lei, era stato un trauma anche per Izuma la perdita della madre in famiglia, e sapeva bene quanto ogni volta che lei si allontanava l'uomo rivivesse in parte lo stesso terrore di non vederla più che aveva provato non appena entrambi avevano scoperto della scomparsa di Taka. Ma nonostante questo, nonostante volesse bene a suo padre più di qualsiasi altra persona al mondo Kairi non si sarebbe lasciata influenzare dalla situazione. Nel mondo degli shinobi si dovevano compiere scelte ben più ardue, e quella non era che la prima di tante.

    Partì da sola e viaggiò da sola fino all'arrivo nel continente del tempio: il viaggio in nave fu lungo e noioso, ma ebbe modo di riposarsi e rilassarsi finalmente dopo diverso tempo. Le energie recuperate durante il soggiorno sulla nave le sarebbero poi servite per affrontare la lunga camminata che la separava dal suo obiettivo. Si vestì in maniera adatta ad un'escursione, nulla di troppo ingombrante ed i classici abiti che portava quando le capitava di andare in missione, mentre il simbolo della foglia brillava ad ogni riflesso del sole attaccato alla sua cintura ed il simbolo rosso e bianco del ventaglio Uchiha si poteva chiaramente notare ricamato dietro la sua schiena: dovunque andasse la ragazza voleva sempre mostrare con orgoglio l'appartenenza al suo clan.
    Non era mai stata particolarmente credente, non seguiva nessun culto ma la portata dell'evento a livello continentale l'aveva così tanto incuriosita da decidere di muoversi fino lì. L'isola era semplicemente incantevole e talmente bella da lasciare senza fiato: completamente immersa nella natura e priva di alcun tipo di tecnologia, appena la giovane Uchiha mise piede su di essa si sentì pervadere da una magnifica tranquillità. Mentre percorreva il sentiero incontrò di tanto in tanto qualche viandante che salutò con un leggero sorriso, continuando però a percorrere il percorso in solitaria. Voleva godersi quel viaggio e l'unico modo che aveva per farlo appieno era rimanere da sola, in maniera da potersi focalizzare unicamente su tutta la natura che la circondava e suoi suoi pensieri.
    Il viaggio fu però ugualmente stancante e ben più duro delle aspettative della neo-genin...la sola atmosfera, che era quasi magica tanto era surreale, non bastò per far sentire meno affaticata le gambe della ragazza; dovette fermarsi più di una volta a riposare, consolata dal fatto che l'atmosfera fosse particolarmente fresca e quasi divina. Questo posto è perfetto per fuggire da tutto e tutti. Se mai avessi bisogno davvero di una pausa, penso verrei proprio qui

    Impiegò diverse ore per arrivare a destinazione, ore riposanti per lo spirito ma non per il corpo. Arrivata finalmente nei pressi dei Torii in legno rosso e superati gli stessi giunse infine davanti al tempio, e si appoggiò su una delle sue colonne per riprendere fiato e riposarsi un po'.




    Edited by Kairi Uchiha - 29/6/2016, 19:37
     
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  7. Sasori Uchiha
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    La Famiglia viene prima di tutto



    Quel giorno Kamui, rimase tutto il giorno dentro casa, suo padre l'aveva bloccato tutto il giorno con i soliti addestramenti di taijutsu. Non aveva neanche oggi la possibilità di evadere dalla routine ed andarsi a divertire con i suoi coetanei. Non capiva il perchè di quella segregazione dall'altra gioventù benestante di Konoha. Suo padre sperava che temprasse l'animo del ragazzo, esattamente come suo padre fece con lui anni prima. Questo era l'unico modo affinchè nel giovane emergesse la "virtù". Ma questo Kamui non poteva ancora immaginarselo. Quello che voleva era soltanto vivere la sua vita in modo autonomo e non segregato dentro quelle quattro mura, con affisse lo stemma della propria casata, Hyuga principale.


    Kamui ragazzo, un giorno tutto, ti sarà chiaro. Se segui le mie lezioni così come mio padre insegnò a me, tanti anni fa, niente e nessuno ti potrà ostacolare. Abbi pazienza.



    Ancora con queste stupidagini,Nori ? Non pensi che sarebbe meglio per lui lasciarlo vivere la sua vita come tutti i ragazzi, frequentando l'Accademia?



    Asami piantala con le tue manie. Voi che diventi come quella banda di smidollati ?



    Kamui assisteva abbastanza seccato a quella discussione. Non ne poteva più di vedere quella ingerenza da parte di suo padre nella sua vita. Aveva parlato di virtù di pazienza. Per il momento non aveva nè la prima, ma soprattutto nè la seconda. Voleva vivere la sua vita.


    Ma fate come vi pare. Padre mi troverai di là ad allenarmi con il taijutsu.



    Ora riconosco mio figlio ! Vedi Asami cara che ho ragione ?



    ....



    La madre si mise una mano sulla fronte, scuotendela in senso di dissenso. Nori non è più lo stesso, ogni volta che tornava dalle sue missioni, metteva sempre sotto stretto controllo sempre di più Kamui, al punto che sua madre, doveva inventare ogni sorta di scusa per poter concedere al suo figlio un paio d'ore senza pensare a quegli allenamenti così severi.


    Vorrei un po' di azione, allenamenti, pazienza...Virtù. Pensa alla Virtù.



    Si stava concentrando mentre eseguiva degli allenamenti di taijutsu all'uomo di legno che per l'impeto, ne spezzò una parte che volò lontano un metro da sè. Suo padre Nori osservava da lontano, indicando al ragazzo il modo corretto di sferrare i colpi. Quel modo gentile ma rude era una frutto di una scuola millenaria. Ma al ragazzo ancora non era ancora degno di sapere tutta la verità. Suo padre non vedeva l'ora che il frutto dei suoi sforzi venisse ripagato.


    Per oggi basta, mi fanno male le braccia



    Lo decido io quando dire stop. Adesso facciamo un po' di combattimento corpo a corpo. Contro di me vediamo quello che sai fare, oppure sei uno smidollato ?



    Ho detto che per oggi basta, sono stanco. Non ce la faccio.



    Suo padre arrivò veloce come il vento ma diede una sberla al ragazzo, facendo ricordare chi in famiglia comandava. Di certo non Kamui. Dopo di che Nori con una proiezione spedì il ragazzo lontano diversi metri nella palestra. Praticamente ai piedi di sua madre.

    Nori, non credi che ora sia abbastanza?



    Asami cara non vieni mai qui in palestra, non sarai mica dalla sua parte spero, quello che faccio lo faccio per il suo bene ed il suo futuro.



    Kamui approfittò della distrazione per rialzarsi, correre alla massima velocità verso suo padre, che senza neanche distogliere lo sguardo, lo evitò come se nulla fosse. Ne doveva di fare di strada il ragazzo.


    Vedi Asami, questo è il motivo per il quale lo devo continuare ad allenare e temprare. Altrimenti diventerà uno smidollato e per il mondo degli shinobi non c'è speranza per gli smidollati, lo sai anche tu.



    Lo so è vero. Ma ogni cosa a suo tempo, sbaglierà, crescerà diventerà uomo diventerà quello che è destinato ad essere, ma anche tu dagli modo di crescere come hai fatto anche tu.



    Come ho fatto anche io ? Mio padre mi ha insegnato tutto di quello di cui avevo bisogno e quindi solo a quel punto ho potuto abbandonare il nido e far vedere di che pasta ero fatto non prima. Non voglio dover riportare a casa il suo cadavere è ancora troppo giovane.



    Nori, basta adesso stai esagerando ! Non ti ricordi di quando anche tu eri un ragazzo ?Delle prime missioni, i primi errori, le prime soddisfazioni ? Piantala. Lascialo andare, è pronto.



    Kamui rimase ad assistere a questa discussione mentre cercava di toccare almeno suo padre durante il corpo a corpo. Ma non era come tutte le volte in cui volava letteralmente da una parte all'altra come se fosse un fuscello al vento. Forse sua madre l'aveva convinto. Dopo tutto Nori era un gran testardo, ma voleva il meglio per Kamui, su questo non c'era alcun dubbio.


    Kamui, vatti a preparare, ti aspetta una notizia importante. Prendi i tuoi vestiti migliori e poi torna qui. Ci sono novità...



    Ancora commissioni ?



    Non proprio, tuo padre ti deve parlare.



    Che abbia scoperto le libere uscite ?



    Prese l'abito migliore, bianco con le rifiniture azzurre. Era la toga che usava sempre quando doveva fare qualche combattimento. Era davvero bello bianco con le bordature azzurre, con in piccolo sul davanti il simbolo della casata principale Hyuga. Un regalo di sua madre. Prese tutto il resto dell'attrezzatura e tornò di nuovo in palestra dove c'erano suo padre e sua madre, vestiti con l'uniforme da shinobi entrambi.


    Che diavolo sta succedendo ?



    Il padre gli fece cenno di accomodarsi di fronte a loro.


    Ho ricevuto questo. Sfortunatamente non posso andarci personalmente. Inoltre tua madre dice che sei pronto. Prima o poi doveva succedere. Vediamo se farai ritorno intero.



    Va e fatti onore Kamui. Fa in modo che al tuo ritorno tuo padre sia orgoglioso di te ! Dimostra che non sei uno smidollato !



    Non rispose fece solo un inchino. L'iride dei suoi occhi bianchi come la neve, fin da quando era nato, lasciarono quella casa dove i suoi genitori l'avevano visto muovere i suoi primi passi verso il mondo degli shinobi. Adesso era venuto il momento di iniziare a sbagliare, cercando di tornare a casa sano e salvo.


    Quando torni faremo di nuovo un corpo a corpo eh ?



    Puoi contarci !



    Il ragazzo, partì quindi da casa, prese la strada verso il porticciolo che suo padre, Nori, gli aveva indicato per dirigersi verso l'isola. Era davvero motivato a dimostrare a suo padre di non essere smidollato e di cavarsela, al di fuori delle sicure mura domestiche e di dimostrare di essere degno di essere suo degno erede nonchè figlio. Ma il ragazzo impiegò circa 8 ore per arrivare al porticciolo in question per arrivare sull'isola. Si sarebbe riposato sulla nave. Sulla nave, erano presente dei pellegrini. Probabilmente si trovavano su quella barca per il suo stesso motivo. Una volta sbarcato sull'isola la magnificenza di quella natura era davvero stupefacente. Era praticamente ricoperta da una fitta foresta. Aveva un'aria davvero primordiale quasi ancestrale. Avanzando con la dovuta cautela lungo il tortuoso sentiero, gli occhi bianchi si meravigliarono di quanto quella foresta brulicasse di vita. Molte creature di piccola taglia scorrazzavano tra gli alberi. Quindi proseguì lungo il sentiero vedendo ogni tanto qualche pellegrino sorpassarlo dal passo spedito. Il sentiero era davvero molto tortuoso all'interno della foresta. Ad un tratto la foresta si diradava, lasciando intravedere un meraviglioso ponte sospeso. Il fiume sottostante scorreva impetuoso, tanto che il suono riecheggiava per quella valle. Vedendo il pellegrino che in precedenza aveva superato Kamui andare tranquillo su quel ponte millenario, decise di non pensarci ed andare dritto spedito sull'altra sponda. Dopo un'altra abbondante ora di cammino arrivò a percorrere un sentiero formato dai Torii in legno rosso smaltato. Uno spettacolo davvero sublime. Osservava meravigliato quei luoghi. Quello che aveva visto fino ad esso erano le solite quattro mura ed i suoi genitori. Non doveva mancare molto al tempio,forse un quarto d'ora non di più.


    Vorrei vedere la faccia di quello che sta aspettando mio padre, Nori Hyuga ed invece mi presento io al suo posto...sarà divertente

     
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    Il Tempio.


    Prosegue da qui


    -Che dici allora Shin? Prendiamo la strada più breve? - a dire la verità la mia era una domanda retorica, sapevamo bene entrambi che non c'era tempo da perdere e arrivare il prima possibile di sicuro era l'obbiettivo principale, di certo non volevamo perderci lo spettacolo. Come intuito il mio nuovo compagno di viaggio di Konoha accettò senza remore la proposta e così ci accordammo con il mercante-cocchiere. Logicamente, per via della impervietà del tragitto e del rischio di rompere qualche pezzo del carro chiese un surplus. Non feci troppe storie e allungai un paio di monete in più. A quel punto salimmo di nuovo sul carro, alla volta della costa sud del Paese delle Sorgenti Calde.

    Durante il tragitto notai nuovamente Shin perdersi tra i paesaggi tipici della regione e in effetti la bellezza naturale, mista a quell'opera di agricoltura dedicata alle risaie, avevano un suo perché; così mentre il carro avanzava verso la meta presi a parlare per occupare il tempo: - Shin vedo che questo panorama ti impressiona. Anche se non ci sono mai stato Konoha a leggere la tua espressione di sicuro ha un aspetto molto diverso da quello che ti si para di fronte ora, però non credere che sia oro tutto quello che luccica; basta allontarsi un po' dalla strada principale e soprattutto dal centro di Oto per capire la disperazione che dilaga in questa regione...- attesi qualche secondo – il grado di povertà è notevole e nei villaggi immersi nella foresta i soprusi sono all'ordine del giorno. Ne sono un testimone... per molti anni ho fatto parte di quel sistema. Però alla fine, prima che fosse troppo tardi, la fortuna mi ha baciato e il peso del mio cognome mi ha permesso di non affondare nel baratro...- non so perché ma avevo iniziato a raccontare ad una persona appena conosciuta una parte del mio passato, per quanto romanzata rispetto alla realtà, che forse Shin mi ispirasse fiducia? In ogni continuai con il discorso: - Te invece? Perchè ti trovi, in questo esatto momento? Capisco l'emozione dell'evento ma spingersi in un viaggio così lungo per un qualcosa che non ti coinvolge direttamente... E' una cosa insolita. - terminai così il mio discorso. Ero curioso di sentire la sua risposta e del resto era anche un buon modo per conoscersi a vicenda.

    Il viaggio proseguì fortunatamente senza intoppi e nel giro di pochi giorni arrivammo a destinazione. La città portuale in cui ci aveva condotto il mercante si rivelò molto vivace e densa di popolazione. Scendemmo dal carro e dividemmo il resto della spesa del trasporto con il cocchiere. Basto un cennò di saluto e ci allontanammo verso il porto. Nuovamente trovare informazioni su quale barca salire per raggiungere l’evento non fu un problema e una volta giunti di fronte al traghetto salimmo pronti ad intraprendere l’ultima parte del viaggio. Guardai Shin, nei suoi occhi scorgevo una determinazione unica; un qualcosa di estremamente raro nei volti delle persone che conobbi durante il mio vagabondaggio. Il traghetto anche esso non impiegò molto tempo a giungere a destinazione e nel frattempo passavo il tempo affacciandomi ai bordi della nave, osservando il mare un po' stupefatto; era la mia prima occasione in cui attraversavo il golfo in barca e la cosa mi emozionava. Allo stesso tempo percepii un leggero sobbalzo quando vidi la nostra meta in lontananza. Dopo tanti giorni stavamo per raggiungere la destinazione.

    Una volta sbarcati ci ritrovammo sull’isoletta. Mi colpii subito la bellezza del luogo, una natura assolutamente incontaminata caratterizzata da un’aria fresca e pulita rendevano il tutto quasi surreale, forse troppo. Guardai il mio compagno di Konoha: - Allora Shin… Pronto ad iniziare una nuova avventura? - Avrei così seguito il ninja della foglia fino al Tempi. Compresi che il mio entusiasmo era alle stelle e ne rimasi sorpreso; mi trovavo davanti ad una sensazione molto rara.

    Post pubblicato e organizzato in combinazione con Historia e basato su una giocata free precedente. Lascio al mio compagno di viaggio Shin la descrizione del percorso verso il tempio!
     
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    Lo stalker misterioso

    Post Primo - Il tempio dell'unico credo





    Se qualcuno, sulla spiaggia della piccola isola, avesse deciso per un qualche strano motivo di non venire rapito dalla stupenda bellezza della foresta di Keretembou all'alba ed invece si fosse interessato del mare avrebbe potuto notare come, fuori dalla normale rotta che conduceva le numerose barche in quell'isola, fosse presente un minuscolo vascello senza alcun tipo di velatura che procedeva ad una velocità molto elevata verso di loro. Ai remi si trovava Shinichi Kurogane, shinobi della Sabbia, e con lui c'era solo un altra piccola figura, una specie di animale: Otekko, lo scorpione di pirite.


    Chi conoscesse il detective di Suna sapeva molto bene che egli non credeva alle divinità o, meglio, non credeva che esse dovessero essere venerate.

    Se una divinità può essere definita solo dal suo credere in essa, molte creature potrebbero essere "divinità" tuttavia ritengo che l'uomo non debba interessarsi ad avere fede in queste "creature". Io credo nel ninjitsu, nella scienza e nell'umanità. Credo che dobbiamo essere noi, con le nostre facoltà a ritagliarci il nostro spazio nel mondo senza dipendere dalle benedizioni di sedicenti "dei" che vogliono in cambio la nostra devozione e servitù.

    Questa posizione, poco popolare, contribuiva all'orrenda immagine di lui che aveva la gente di Suna (dovuta principalmente al sedicente "complotto") e che era uno dei motivi principali che lo avevano spinto a requisire una piccola barchetta a remi. Normalmente ci avrebbe impiegato molto tempo a raggiungere l'isola su un tale catorcio ma, dosando adeguatamente la sua forza straordinaria anche dovuta al chakra la barca sembrava quasi balzare sull'acqua mentre il caldo ricopriva il suo petto nudo di sudore, oltre alle numerose cicatrici che lo adornavano. Sarebbe stato un viaggio tranquillo, non fosse per il suo compagno di viaggio...

    E questa come te la sei fatta?

    Una lancia, un tizio che mi prese alle spalle mentre sbudellavo suo fratello

    E questa? Ha una forma strana, deve aver fatto male!

    Carboni ardenti. Una brutta caduta. E quella ampia, li di fianco, olio infuocato.

    Uao! Molto interessante! Certo che però devono averti riparato molto male se hanno lasciato tutti questi segni! Da noi ti rifanno sempre il carapace come nuovo!

    Grazie al cazzo, Otekko


    Normalmente non si sarebbe sprecato a partecipare ad una cerimonia religiosa, men che meno a giungere così presto sull'isola. Tutto era dovuto alla "soffiata" di un suo informatore. Ci sarebbe stato un "obiettivo" presente alla cerimonia, una persona che il Kurogane desiderava tenere d'occhio. E questo, oltre alla compagnia, era il motivo principale che lo aveva spinto ad evocare lo scorpione di pirite. Aveva infatti costruito per il piccolo artropode un paio di binocoli con cui avrebbe potuto tenere sott'occhio la situazione. Inutile dire che il giovane scorpione era felicissimo ed entusiasta del regalo (in realtà glielo diede in quel momento solo per farlo concentrare su qualcosa che non fossero le sue cicatrici). Arrivati sull'isola trovarono un punto isolato e fuori dal percorso "turistico" (come lo definiva il Kurogane) per riposarsi un po'. Aveva persino rotto le sue usuali abitudini ed aveva portato con se qualche arma, più per far fare uno spuntino ad Otekko che per reale necessità: infatti quando Shinichi si svegliò, nel primo pomeriggio, l'ingordo aveva finito tutta la sua scorta.


    Era finalmente giunto il momento di entrare in azione: l'obiettivo sarebbe arrivato sull'isola entro un paio d'ore al massimo. Shinichi iniziò a cambiarsi, preparando il suo travestimento.
    Per l'occasione si era fatto crescere la barba ed aveva indossato un ampio cappello di paglia per occultare il viso, con i capelli raccolti dietro lasciati appositamente incolti, Shinichi infatti era noto per la cura del proprio aspetto ed apparire più "rozzo" del solito poteva solo facilitare il suo mescolamento con la folla. Un kimono consunto ed un paio di sandali completavano l'illusione. Sembrava un vero e proprio samurai, eccettuato un piccolo particolare: non portava nessuna spada, cosa peraltro comprensibile dato l'ambiente festivo e l'aspetto povero e penitente.

    Shinichi... ho capito che l'obiettivo dovrebbe arrivare a breve, ma cosa devo cercare?

    Ah, scusa. Mi sono scordato di darti la sua foto

    Perfetto! Ora posso cominciare, la troverò sicuramente! replicò carico di felicità ed orgoglio lo scorpione, le chele ben salde sul binocolo.

    Bene, allora io vado.

    Avevano imparato a comunicare a distanza, attraverso colpi sul terreno, anche se a grandi distanze la comunicazione sarebbe stata a senso unico: da Otekko a Shinichi.

    Travestito in quel modo il ninja della sabbia non avrebbe avuto problemi a mescolarsi tra la folla, aspettando di incontrare nuovamente il suo obbiettivo: Miyako Kurogane.


    Nonostante la ricchezza ed il potere politico del clan, i Kurogane erano molto riservati e non ci tenevano ad apparire troppo sfarzosamente. Non c'era quindi da stupirsi che, a parte l'essere arrivati in un imbarcazione solo per loro, non si fossero portati dietro un largo seguito o sbandierassero ai quattro venti le insegne del clan. Preferivano lasciare tali ostentazioni di superficialità a clan più "caciaroni". Il primo a scendere dalla barca fu Aizen, attuale capoclan, vestito con una lunga veste di color bianco con dei ricami neri ed un cappello, simile a quello dei kage, con i simboli del clan. Si trattava della tenuta ufficiale del capoclan che veniva indossata nelle occasioni ufficiali. Nonostante l'unico credo di Aizen fosse il denaro era interessante vedere come provasse ancora un qualche tipo di rispetto per il culto, o per i suoi rappresentanti. Dietro di lui giungeva la sua guardia del corpo (non che ne avesse bisogno) e quello che era il ninja più promettente del clan, Fumetsu. Vestito in modo semplice e marziale, come si confaceva al suo ruolo, poteva facilmente tenere sotto controllo qualunque possibile minaccia tra le sue capacità di sensitivo e l'abilità nell'uso della Satetsu. I due sembravano inseparabili.

    Da qualche parte, riservato persino tra i Kurogane, ci sarebbe sicuramente stato anche Shinjitsu: l'anziano membro del consiglio di Sunagakure ed ex-capoclan. Probabilmente era più incuriosito dalla portata storica e politica dell'evento nonostante fosse un credente.

    Poco distante da Aizen, facilmente individuabile, giungeva quell'enormità di Tatehiko, forse il più ricco tra i Kurogane e potenzialmente l'uomo più ricco dell'intero continente anche se tale potenzialità non derivavano né dalla sua abilità negli affari né da qualche speciale colpo di fortuna. Tutto dipendeva da lei: Miyako. La più bella ragazza che mai avesse calcato il suolo della sabbia, i suoi occhi erano profondi ed amorevole come due immense oasi ed i suoi capelli erano liberi e meravigliosi come il cielo dell'Anauroch. Come sempre era seduta su di una comoda sedia a rotelle, spinta dalla bionda e provocante Saiyuri che, per l'occasione, doveva essere meno provocante ed indossava infatti un largo kimono che ne celava, seppur parzialmente, le forme.

    Miyako credeva fortemente anche se più che i singoli Kami adorava ciò che rappresentavano: l'amore, la speranza, la bellezza della natura, la pace. Adorava anche i riti che si compivano, dopotutto erano una delle poche occasioni in cui il padre le lasciava uscire di casa. Per convincerlo a lasciarla venire così lontano da Suna ci volle molta fatica ma alla fine, pur con qualche limitazione, Tatehiko aveva ceduto.

    Miyako-san, dovete cercare di restare più vicino a me ed Aizen-sama. Non posso proteggervi altrimenti la rimproverò Fumetsu, la palla al piede che le aveva assegnato il padre.

    Provaci tu a spingere questa cosa in mezzo alla terra e al fango allora! Ah! Mi sono sporcata tutta. replicò quasi piangendo Saiyuri

    Non mi piace dare dimostrazione...

    Bla bla bla, sono sicura che se fosse qui Shinichi sarebbe molto più galante di te, sai?

    Cosa?! Come osi paragonarmi a quel monco?!

    In effetti in queste situazioni era sempre molto galante... replicò Miyako, rincarando la dose.

    Il difetto principale di Fumetsu era il suo complesso di superiorità: se paragonato ad un qualunque membro del clan (soprattutto a Shinichi, che detestava) Fumetsu doveva necessariamente dimostrare di essere "migliore". In questo caso, più galante e servile. Era diventato un giochetto per quelle due esperte (e a tratti maligne) manipolatrici di Saiyuri e Miyako.

    Mhpf! Vi farò vedere io chi è più galante!

    Si mise subito a spingere la carrozzina creando un paio di grossi schizzi di fango che andarono a colpire un paio di persone vicine, portandosi rapidamente di fianco ad Aizen.

    Oh, Fumetsu-kun. Temevo tu ti fossi perso, invece sei andato solamente a prendere Miyako-chan...

    Aizen-sama replicò la giovane paralitica, facendo un inchino per quanto le fosse possibile.

    Fumetsu-kun ti conviene sollevare la seggiola e farla levitare a poca distanza dal terreno, o rischi di ricoprire tutti quanti di fango. Non vorrai farci fare una pessima figura di fronte ai Kami, vero?

    C-C-Certo che no, Aizen-sama!

    Da poco distante si sentì un rumore, come di qualcuno che stesse soffocando delle risate.

    Chi... chi osa?! disse il furioso Fumetsu, guardandosi attorno. Scommetto che sei stato tu! disse, afferrando furioso un povero barbone li vicino mentre, poco distante, uno strano viandante osservava divertito la faccenda, coperto da un largo cappello di paglia...


    mi sono già accordato con un altro player sull'identità del barbone. A parte questo chi vuole è libero di intervenire, che si fa un po' di casino ;)
     
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  10. **Kat**
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    I ~ Ryongoku no Shuukyou: Team 12 in azione!


    L

    a dolce melodia di flauti e il ritmo ben scandito da un gruppo di tamburi annunciavano un evento epocale, che interrompeva la quotidianità anche di un ricco e prospero Villaggio come quello di Konoha. Un corteo di uomini e donne, fedeli ai loro Kami, marciavano con stendardi e bandiere per annunciare l’inaugurazione del Ryongoku, Il Tempio dell’Unico Culto. Una teca di vetro custodiva un’antica pergamena che invitava tutti gli uomini e le donne “il cui animo era guidato ancora dalla speranza” a partecipare all’evento. Volantini in oro ed avorio erano sparsi un po’ ovunque nelle strade cittadine della Foglia ed una folla di curiosi si ammassava lungo le strade interrompendo le loro attività quotidiane.
    Tra i curiosi c’era anche la Fuyutsuki, che camminava tranquillamente lungo il viale principale del Villaggio per raggiungere il centro cittadino, probabilmente diretta verso il Chiosco di Ramen. Aveva promesso a Youkai-kun e Inoichi-kun di pranzare con loro. Ormai erano una squadra, anche se composta di personalità e stili di combattimento così diversi. Il Team 12 della Foglia.
    Gli occhi cristallini della Genin osservavano incuriositi il corteo di fedeli che lasciavano volantini e portavano con sé quell’antica pergamena. Era una convocazione per tutti gli uomini e le donne delle Cinque Terre Ninja. Nessuna distinzione di sesso o religione. Era un appello universale che riuniva in un unico luogo tutti gli esponenti più illustri e dediti delle molteplici religione che venivano professate sul suolo Ninja. E solo in quella giornata i diversi Dei si univano in un’unica entità all’interno del Ryongoku. Un evento che attirò l’attenzione di molti, anche della Fuyutsuki. Professava la religione dei Kami ma non sembrava particolarmente interessata alla spiritualità di quell’evento. Ligia al dovere verso il Paese del Fuoco, desiderava partecipare per raccogliere informazioni su un misterioso culto di sacerdoti che avevano recentemente provato a destabilizzare gli equilibri di un piccolo villaggio di Artigiani a Sud di Otafuku.
    Riuscì a recuperare un volantino ed accelerò il passo per poter raggiungere il Chiosco di Ramen. Al suo arrivo lo Yamanaka e l’albino erano già seduti ad un tavolo. Forse erano sorpresi per l’improvviso ritardo della ragazza. Solitamente era sempre molto puntuale. - Ohayoo! - Salutò entrambi i ragazzi con un inchino del capo, per poi passare alle dovute scuse. - Sumimasen! Scusate per il ritardo - Si accomodò al tavolo con un sorriso. - Come state? - Chiese senza dimenticare che tra le mani aveva un volantino molto importante. Ma non si erano riuniti a Chiosco per trascorrere la giornata in tranquillità senza concentrarsi su allenamenti o missioni? A quanto pare la Fuyutsuki aveva altro in mente, ed era pronta ad accettare i rimproveri di entrambi i ragazzi. Pensava sempre al dovere. - Lo so.. lo so.. - Scosse la testa rammaricata, mentre le sue mani distesero il volantino sul tavolo del Chiosco. - Ci siamo concessi un giorno di pausa dopo gli estenuanti allenamenti delle ultime settimane. Ora siamo un Team… ma… - C’era sempre un “ma”. Assottigliò lo sguardo verso i due ragazzi. In quel momento desiderava la totale attenzione di entrambi. Si soffermò maggiormente su Youkai-kun. Era quello con la testa solitamente tra le nuvole, o almeno prendeva poco sul serio determinate situazioni. Ma aveva più e più volte dimostrato di essere una risorsa fondamentale al Team. - Inoichi-kun.. ricordi la nostra missione umanitaria? - Come dimenticarla? In quell’occasione il biondino aveva quasi rischiato di farsi ammazzare da un fanatico religioso vestito di nero. - Ecco.. Presto inaugureranno un Tempio, dove si riuniranno tutte le religioni delle cinque Terre Ninja! Forse potremmo partecipare all’evento per raccogliere informazioni su quel culto. - I suoi occhi s’illuminarono. Ma desiderava conoscere l’opinione dei suoi compagni di Team, soprattutto quello di Inoichi-kun. Era passato un bel po’ di tempo da quando il biondino aveva ottenuto il coprifronte. Era certa che fosse pronto ad affrontare anche questa missione e lasciarsi alle spalle le insicurezze del passato. - Tranquillo Youkai-kun.. abbiamo tutta la giornata per aggiornarti sugli eventi di quella missione. - Fulminò con lo sguardo l’albino. Non voleva sentire nessuna replica. - Perché ho deciso.. chiaramente anche per tutti voi… che parteciperemo a questo evento! -
    Ovviamente la Fuyutsuki non badò troppo alle loro reazioni. Eventuali lamentele di Inoichi-kun o battutine di Youkai-kun non avrebbero cambiato la sua decisione. Visto che le informazioni dal prigioniero tardavano ad arrivare, potevano portarsi in vantaggio nelle indagini recandosi al Tempio dell’Unico Culto. Forse lì potevano esserci sacerdoti mascherati dai mantelli neri da interrogare.
    - Bene! Comunicherò all’Amministrazione che il Team 12 parteciperà all’inaugurazione del Ryongoku! SHANNAROOOO! - Sbattè la mano sul tavolo in attesa che anche gli altri membri del Team facessero lo stesso. Il Team più forte di Konoha era pronto alla partenza.

    [ … ]

    La dolce brezza del vento si mescolava con il profumo dei fiori provenienti da una delle isole dell’arcipelago dalla Baia di Haran. Era un luogo completamente isolato dal resto del Continente, anche se la baia si componeva delle coste del Paese delle Sorgenti Termali, del Gelo e del Fulmine. L’isola era dominata dalla Foresta di Keretembou nell’interno ed insenature rocciose lungo la costa. L’unica forma di civiltà presente era il piccolo attracco per le navi presente su un lato della deserta isola. La quiete regnava sovrana. E lo sguardo della Fuyutsuki diventava sempre più inquieto ed incuriosito ad ogni onda che l’imbarcazione, su cui il Team 12 si era imbarcato, solcava. Sporgeva la testa dal parapetto su un lato della neve per poter ammirare le bellezze naturali di quella costa incontaminata e il dominio verdeggiante del bambù. Abbozzò un lieve sorriso, socchiudendo leggermente le palpebre per lasciarsi andare a quella brezza marina che accarezzava i suoi capelli.
    Non impiegarono molto ad approdare sull’isola non appena l’isola comparì sull’orizzonte. Il loro viaggio si era concluso, ma l’avventura era appena iniziata. I sandali Ninja della ragazza calcarono finalmente il porticciolo, dove alcune persone davano il benvenuto ed indicavano la strada più “sicura” per raggiungere il Tempio. Per l’occasione la Fuyutsuki aveva deciso d’indossare un leggero Kimono, non troppo ingombrante, color azzurro con decorazioni floreali bianche. Sotto all’abito aveva nascosto armi ed attrezzatura Ninja, infondo era lì per delle indagini. Ma essere discreti era la prima regola da seguire. La chioma castana era stata legata come di consueto in una lunga treccia con i cinque anelli in argento. Non aveva portato con sé coprifronte o altri segni di riconoscimento.
    - Molto bene. Youkai-kun ricordati che questa non è una vacanza! E non siamo qui in cerca di una sorta di espiazione per la mia folle serata al Ventaglio Segreto. - Iniziò a guardarsi intorno, mantenendo il tono di voce basso, mentre altri credenti e visitatori scendevano dall’imbarcazione. - Non è mai accaduto nulla! Sono solo sciocche dicerie. - Avrebbe negato fino alla morte. Ma conoscendo Youkai-kun non aveva intenzione di lasciare la presa con tanta facilità. La Fuyutsuki lo avrebbe minacciarlo di morte ad un’eventuale allusione di quella notte. Una notte passata alla storia e molto mormorata.
    Ma non era un viaggio spirituale all’insegna dell’armonia e dell’unione? Lanciò un’occhiata all’albino facendo scricchiolare le nocche. Un chiaro avvertimento. Lo avrebbe picchiato se avesse spifferato qualcosa o ribadito che le voci sulla sua folle notte al Ventaglio Segreto fossero vere. - Inoichi-kun… tieni gli occhi aperti. Ricordi qualche dettaglio particolare del loro abbigliamento? Come sempre.. ci affidiamo ai tuoi occhi ed alle tue orecchie. - Era il membro del Team con le miglior capacità investigative. Si fidava ciecamente di lui, come di Youkai-kun. Ma non lo avrebbe mai ammesso.
    Dopo il brevissimo briefing la Fuyutsuki decise di seguire il corteo di persone per poter raggiungere il tempio. Si trovava nel cuore della foresta e non sarebbe stato facile raggiungerlo. Era un percorso di “pericoli” e difficile da percorrere. Forse simboleggiava un po’ il percorso d’espiazione dei propri peccati per poter raggiungere il Tempio dell’Unico Culto immacolati. Nulla che una Kunoichi di Konoha non potesse affrontare. Dopo aver superato la spieggia sabbiosa su cui le placide onde s’infrangevano, diventando spuma, il corteo di persone iniziò ad attraversare un variopinto prato fiorito. Secondo alcune leggende, che riuscì ad origliare dalle persone che le stavano di fianco, quei petali mutavano colore a seconda dell’ora del giorno e della notte. La ragazza rimase completamente rapita da quell’affascinante prateria di colori, tanto che rischiò più e più volte di urtare un nobile mercante davanti a sé. Fortuna che c’era Inoichi-kun e Youkai-kun a rammentarle che doveva stare attenta a dove metteva i piedi e non lasciarsi distrarre dalle meraviglie locali.
    Attraversare la foresta di bambù grazie ad un impervio e ripido sentiero non fu facile. I sandali perdevano aderenza finendo per far scivolare diverse persone, dal più povero al più ricco. Ma tutti si alzavano prontamente in nome dei loro Kami, che presto si sarebbero riuniti all’interno del Templio. La Fuyutsuki guadò un fiume, bagnandosi il suo Kimono, insieme ai due ragazzi. L’acqua era particolarmente fredda ed alcune liane e radici che sporgevano dalla riva furono d’aiuto per l’impresa. Avrebbe potuto utilizzare il controllo del Chakra, ma preferiva non dare nell’occhio. Doveva comportarsi come una semplice devota, giunta lì per ammirare l’inaugurazione del Ryongoku. Lungo il tragitto c’era anche un lungo ponte a strapiombo su un impetuoso fiume, che collegava due promontori. Probabilmente il tempietto si trovava nel punto più alto dell’isola.
    Fu un percorso estenuante, che mise alla prova anche la Genin. Nonostante la sua preparazione fisica con allenamenti non solo fisici, arrivò ai piedi del Templio con il fiatone. - Uff… sembra che siamo arrivati. - Si rivolse versi i due ragazzi alle sue spalle. Abbozzò un lieve sorriso in loro direzione per incoraggiarli a proseguire, visto che donne, anziani e bambini facevano lo stesso nonostante le innumerevoli difficoltà che avevano trovato durante il percorso d’espiazione. Dopo aver percorso un sentiero con alcuni Torii, si trovò di fronte al Ryongoku, scavato nella collina dell’isola e sovrastato da una cascata che raccoglieva le sue acque in uno stagno di loto e magnolia. La Fuyutsuki si avvicinò proprio allo specchio d’acqua. Si chinò per poter allungare la mano e raccogliere un pugno di petali bianchi. Lasciò scivolare l’acqua tra le sue dita, mentre i suoi sensi erano inebriati dalla pace che si respirava in quel luogo. - Un posto meraviglioso… non trovate? - Ammise con un debole sorriso. Un toccasana per i suoi nervi sempre sul filo del rasoio e la sua indole estremamente lunatica. Lasciò cadere i petali nello stagno, come sabbia all’interno di una clessidra, e decise di rendere omaggio al Templio. Erano lì per una missione, ma non voleva mancare di rispetto ai Kami che si riunivano in quel luogo magico.


     
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    L'isola sacra

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    ~ Antefatti





    Il Paese delle Sorgenti calde pareva agli occhi del giovane ed inesperto Shin un luogo gradevole. Rispetto alla monotonia del piccolo stato che si erano appena lasciati alle spalle, costituito da un susseguirsi di risaie senza fine, lì il paesaggio era di certo più vario e, sebbene gli ricordasse quello del Paese del Fuoco a tratti, il risultato d'insieme era completamente diverso. Kato sembrò intuire il filo dei suoi pensieri quando d'un tratto riprese a parlare. I due avevano stretto rapidamente amicizia, per quanto l'otese rimanesse un mistero per il genin. Nonostante gli fosse maggiore di grado non perdeva infatti occasione di impartirgli lezioni di vita pratica. Shin ascoltava senza discutere, immagazzinando le nozioni utili e ringraziando per le spiegazioni che gli forniva. Anche in quel momento lo studente gli stava raccontando che, ad Oto, le cose non erano mai come apparivano. Non devi aver avuto una vita facile. Era un'affermazione più che una domanda. Si trattenne dall'aggiungere uno spontaneo mi dispiace: era certo che il compagno non né sentisse il bisogno, né lo avrebbe apprezzato. Dopo aver ottenuto il diploma di genin ho affrontato il mio migliore amico in un duello. E' stato un duro combattimento, ce l'abbiamo messa tutta per superarci a vicenda. In seguito ci siamo separati, andando ognuno per la propria strada. Ho svolto qualche missione di poco conto per il Villaggio, ma il lavoro scarseggia ultimamente, quindi attualmente non servo. Non dovrei dirlo, ma la pace ci toglie il pane. A quel punto avrebbe riso. Certamente preferiva una situazione di relativa quiete alla guerra. Tornati seri, avrebbe proseguito il suo racconto. In ogni caso ho pensato di sfruttare questo periodo di congedo per indagare su un mistero di famiglia. Sto cercando di scoprire la provenienza ed il significato di questo. Tirò fuori l'amuleto a forma di moneta forata da sotto il kimono. Assomigliava ai conii prodotti da alcuni grandi monasteri del passato, e ciò spiegava perché stesse seguendo quella linea di indagine. Il monaco che ho interrogato nel santuario mi ha fornito una potenziale pista, ma come puoi ben immaginare se tante autorità religiose si sono riunite in un unico punto mi risparmieranno la fatica di cercarle una per una. E' possibile che là qualcuno sappia darmi altre informazioni. Celò nuovamente il talismano sotto la stoffa. Tra di loro calò nuovamente un silenzio rotto solamente dal rumore delle ruote del carro sul suolo irregolare della strada sterrata.

    Dal parapetto della piccola imbarcazione che li stava trasportando attraverso lo stretto braccio di mare poteva ormai scorgere le coste dell'isola. Da lì ad un'ora sbarcarono in un porticciolo di modeste dimensioni, ma affollato ben oltre le sue capacità. Evidentemente non era stato progettato per un evento di tale entità e l'accoglienza di un così gran numero di visitatori. Non era difficile capire da che parte andare: sarebbe bastato seguire la folla. Insieme all'otese si unì ad un gruppo di bonzi dalle tuniche arancioni che si stava inoltrando verso la foresta che ricopriva quel piccolo pezzo di terra circondato dall'acqua. Il percorso non era particolarmente agevole, cosa che sorprese il genin. Vista la pubblicità si sarebbe aspettato che gli organizzatori avessero tenuto presente quell'aspetto. Solamente ascoltando le parole di uno dei confratelli, probabilmente il responsabile di quel gruppo, si rese contò che tutto era studiato perché permettesse a chi aveva deciso di raggiungere il Tempio di giungervi solamente attraverso quel percorso di redenzione. Una sorta di purificazione attraverso la fatica, perché potessero partecipare alla grande cerimonia purificati. Ognuno aveva qualcosa da espiare, suppose Shin, che approfittò della strada per farsi un esame di coscienza. Non era qualcosa cui era solito, preferendo vivere a pieno la vita senza rimpianti, ma probabilmente l'atmosfera speciale che si respirava in quel luogo santo, o il continuo salmodiare dei monaci, lo avevano condizionato. Scossosi, decise di superare i loro compagni di viaggio accelerando il passo, salutandoli con un tocco sul cappello di paglia al passaggio. Probabilmente anche l'otese ne sarebbe stato felice: se aveva imparato una lezione su di lui, era che non gli piacevano gli uomini di fede.

    I due passarono sotto una lunga serie di torii smaltati di rosso. Il ninja della Foglia era vestito con un comodo kimono da viaggio, i sandali ai piedi, un cappelo di paglia a cono sul capo a coprirgli in parte il viso ed una wakizashi legata alla fascia alla vita che fungeva da cintura del vestito; tutto il resto del suo equipaggiamento era riposto in una serie di comodi rotoli da richiamo, pronto per ogni evenienza. Il coprifronte, sebbene indossato regolarmente, non sarebbe stato visibile fintantò avesse indossato il copricapo. Non aveva un vero e proprio motivo per tenere segreta la sua identità, semplicemente aveva scelto di mantenere un basso profilo. Quando infine spuntarono davanti all'edificio avrebbe voluto fare una battuta arguta al compagno di viaggio, ma non ci riuscì perché, semplicemente, era senza parole. La magnificenza di quel luogo era qualcosa che trascendeva ogni possibilità del linguaggio di essere narrata. Gli sembrò di trovarsi da fuori dal tempo e fuori dallo spazio, o per lo meno da quello conosciuto. Deglutendo, riuscì a superare la soggezione e a rompere quel clima di adorazione. Ce l'abbiamo fatta alla fine, eccoci al Tempio. Come se si fosse spezzato un incantesimo che impediva ai due di avanzare, Shin scambiò una veloce occhiata con Kato, prima di riprendere a camminare verso la struttura. La loro avventura era iniziata.
     
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    Il Tempio dell'Unico Credo
    Arcipelago della Baia di Haran


    Shunsui era sdraiato su due delle scomodissime sedie in dotazione alla barca sulla quale erano saliti. Mentre osservava l'acqua che scorreva sotto i suoi occhi, ipnotizzato dai rivoletti che si infrangevano contro lo scafo dell'imbarcazione, Shunsui rifletté come le cose avessero preso una piega decisamente sgradevole. Tutto era iniziata la mattina del giorno precedente, quando gli era stato comunicato che avrebbe dovuto fare da accompagnatore all'Amministratore Haruki. Una gita fuori porta, gli avevano detto, per quello che doveva essere un ritrovo di religiosi o qualcosa del genere. In realtà, l'ignoranza del ragazzo era dovuta ad una sua mancanza. Suna da giorni era tappezzata di stendardi ed annunci che praticamente il Genin aveva ignorato. Ad ogni modo, farsi due passi fuori dal villaggio era proprio quello che gli serviva: nell'ultima settimana aveva passato il suo tempo a lavorare a progettare alcuni meccanismi con pochi risultati, e la frustrazione si stava trasformando rapidamente in nervosismo.Ma si, due passi mi faranno bene...anche se Haruki è proprio un tocco di legno... Haruki, il Monaco della Fiamma, nonchè Amministratore, era un persona tutta di un pezzo, e decisamente troppo rigida per il carattere di Shunsui. Ad ogni modo, l'amministratore del villaggio non poteva andare in giro senza un minimo seguito, se non altro per una questione di etichetta (Shunsui non avrebbe davvero potuto fargli da scorta, vista la disparità di forza), e lui aveva interesse a distrarsi un poco quindi aveva accettato l'incarico.

    L'umore del genin cambiò non poco quando scoprì che la 'gita fuori porta', distava più di mille e trecento chilometri da Suna. L'itinerario attraversava tutto il paese del Vento e del Fuoco, fino a quello delle Sorgenti Termali.Il quale, a dispetto del nome, mi ha sempre fatto cagare... Non solo, da lì avrebbero dovuto prendere una barca fino ad arrivare a destinazione. Tralasciando il fatto che le barche non erano il mezzo di locomozione preferito dal Genin - sì, soffriva il mal di mare - quello era decisamente un viaggio molto più lungo di quello che avrebbe voluto fare, e la cosa non gli andava molto a genio.Peggio per te..si rimproverò mentalmente...la prossima volta ti fermerai a leggere i cartelli ... Rigirandosi nella sua posizione sdraiata, Shunsui posò i suoi occhi sul Monaco suo compagno di viaggio. A dispetto delle aspettative, fino ad ora tutto era filato liscio e Haruki non si era mostrato particolarmente bacchettone.Mi ripeti ancora che cosa andiamo a fare? Quella era la terza volta in un giorno e spiccioli di viaggio che Shunsui faceva quella domanda. Ok il Tempio dell'unico dio, il Sapere dei Saperi, la Prima corda - qualsiasi cosa volesse dire - ma da che Shunsui avesse capito, i monaci del Culto della Fiamma non facevano parte delle Cinque grandi Fedi. O forse sì? Doveva ammetterlo: dell'antico culto di cui faceva parte l'amministratore, il genin conosceva meno di niente.

    Dopo qualche ora di navigazione, la barca attraccò sull'isola minore dell' arcipelago della Baia di Haran. Nonostante ci fosse abbastanza luce, guardando il cielo Shunsui avrebbe notato nuvole dense e pesanti che coprivano l'intera isola. Togliendosi di mente il tempo, Shunsui aspettò che Haruki facesse strada, mentre lui lo avrebbe affiancato. Ben presto si ritrovarono nella natura più selvaggia. Sprovvisto di un percorso battuto, la strada verso il tempio di Ryongoku era tutt'altro che facile. Nonostante l'addestramento ninja, Shunsui si ritrovò più di una volta sull'orlo del perdere l'equilibrio a causa di un masso scivoloso o dell'erba bagnata. Dopo venti minuti di marcia, il ninja era inzuppato dalle ginocchia in giù. I pantaloni che indossava gli si erano stretti intorno alle gambe, dandogli un senso di costrizione poco piacevole. Irritato, si ritrovò a dire al Monaco:Sai cos'è che mi piace di più del deserto? Che è pulito...asettico!Per fortuna non era l'unico in quelle condizioni. Infatti, lungo il percorso, Shunsui avrebbe individuato altri pellegrini diretti al Tempio, che erano affaccendati a superare le stesse modeste prove che affaticavano il suo cammino. Tuttavia, per quanto si potesse lamentare, Shunsui non potè non notare l'intrinseca bellezza di quei boschi, delle vallate osservate dall'alto di un ponte sospeso, o la semplice abbondanza d'acqua nei fiumiciattoli che si snodavano come arterie attraverso la vegetazione. A volte gli mancava tutto quello quando si ritrovava, a Suna, a contemplare la vastità dell'Anauroch. Anche quella era bellezza, solo di tipo diverso.

    Infine il Tempio di Ryongoku si mostrò in tutto il suo splendore dinanzi ai due ninja. Lo sguardo del genin vennero catturati dalla combinazione di colori e forme geometriche con i quali quel luogo sacro si mostrava: il verde della vegetazione era spezzata dalla nuda pietra grigia nella quale era scolpito il tempio e dalle strutture in legno dipinte di rosso e nero. Guarda...il tempio è scavato nella collina, un po' come il grande Tempio di Suna è scavato nella roccia! Il ninja parlò a bassa voce. Più si avvicinavano al tempio, più un'atmosfera di pace e silenzio si era instaurata tutto intorno a loro, nonostante il numero di persone che si stava radunando.Pensi che ci saranno altri ninja di Suna?Una cosa probabile, del resto l'invito era aperto a tutti. Tuttavia, per il momento il genin non aveva visto nessun altro volto noto. Shunsui avrebbe lasciato che Haruki guidasse l'avanzata verso il tempio, limitandosi a seguirlo in silenzio. Andiamo a porgere i nostri omaggi all'unico Dio!
     
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    È colpa tua. Ratty

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    Lezioni di Diplomazia
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    L'abito fa il monaco


    Appena sbarcato, Febh Yakushi capì subito che svariate cose non andavano proprio bene. Non andavano bene per niente. La prima era che non aveva alcuna intenzione di andare in quell'isola. La seconda era che Ssalar aveva insistito per venire con lui. La terza era che non aveva alcuna intenzione di andare in quell'isola. La quarta era che di un manipolo di bonzi impomatati gliene importava meno che della quantità di granelli di sabbia nella lettiera del gatto dei vicini. La quinta era che si era dovuto mettere il suo unico abito elegante, che tuttavia era di foggia occidentale e decisamente non si sposava col contesto. La sesta era che non aveva alcuna intenzione di andare in quell'isola.

    Eppure ci era finito, pressato dalla vecchia Ogen (che conosceva personalmente alcuni di quegli alti prelati...ed era meglio non sapere quali oscuri segreti li legassero), dagli impiegati dell'amministrazione (che speravano ardentemente in un'occasione a cui un funzionario del Villaggio dovesse forzatamente partecipare, così da liberarsi del Consigliere Yakushi per qualche giorno) e dalla sua efficientissima quanto implacabile nuova segretaria che ormai dirigeva le sue giornate precedentemente oziose, trasformandole in una sorta di costante tortura.

    Attraversare la lunga strada nella foresta non sarebbe stato un problema per un jonin con le sue capacità, ma il suo cattivo umore gli impedì di godere della natura selvaggia del ripido sentiero e dei corsi d'acqua, che attraversò sfruttando il controllo del chakra come se fossero tutti un'unica strada asfaltata dalle implicazioni mistiche pari allo zero. La lucertola avrebbe aiutato Hebiko, casomai avesse avuto problemi, porgendole la lunga lingua adesiva come appoggio, mentre lo Yakushi mugugnava costantemente, soffrendo per il caldo, per il fango (che pure non lo sfiorava, ma si sà che lamentarsi è un'arte che non richiede necessariamente la logica) e per la stupida strada da fare per raggiungere la stupida costruzione di uno stupido culto. Non badò nemmeno a chi viaggiava sullo stesso percorso, nemmeno se conosciuto, fino a superare i Torii e raggiungere infine l'ampio spiazzo del nuovo tempio che avrebbe tolto il fiato a chiunque...eccetto che a lui che avrebbe seriamente preferito un'amaca in qualche angolo sperduto di una città caotica.

    E il suo aspetto tutt'altro che mistico lo dimostrava



    jpg



    Ricordami perchè siamo qui...a me non me ne frega nulla di qualche bonzo corrotto che si costruisce una nuova casa per le vacanze. Non ti conviene dire quesSste cosSse a voce alta qui...è pieno di sSsacerdoti in giro! E sai quanto me ne frega? Replicò alla lucertola azzurra poco più grande di una mano che gli stava sulla spalla con voce ancora più alta. E poi sono qui solo perchè mi hanno obbligato, e anche perchè TU volevi venire ad ogni costo! La lucertola gli mollò una sberla con la coda (una carezza per il jonin, ma più che sufficiente per disarticolare un braccio a una persona normale) iniziando urlandogli contro di rimando. NON CAMBIARE LE CARTE IN TAVOLA RAZZA DI IDIOTA, MI HAI OBBLIGATO TU A VENIRE! E SSSCOMMETTO CHE LO HAI FATTO PER TIRARE FUORI QUALCHE SSSCUSSSA PER SVICOLARTI COME QUELLA VOLTA DEL PANNOLINO! IO NON RICORDO NIENTE DEL GENERE, DANNATO RETTILE! Ci fu un piccolo tafferuglio della durata di pochi istanti al termine del quale, salvo interferenze, l'abito dello Yakushi sarebbe stato in condizioni decisamente peggiori della partenza (ed era già vecchio di qualche anno) mentre Ssalar veniva lanciato in acqua a svariate decine di metri di distanza.

    A vedere come avrebbero reagito le persone vicine, soprattutto Hebiko a cui gli impiegati (che la vedevano ormai come una sorta di eroina che si opponeva al mostro) avevano raccomandato di far rigare dritto lo Yakushi, e persino Ogen, capoclan di Febh, le aveva fatto avere un bigliettino sotto la porta di casa con la medesima esortazione.
     
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  14. Manu ©
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    Un barbone in spedizione




    Il ritorno di Hamano alle attività di shinobi per il villaggio della sabbia era passato piuttosto in sordina. Certo, ora stava meglio di qualche tempo fa, dove le sue unica attività era quella di sopravvivere alla giornata senza fare niente, tormentato da una depressione da cui faceva ancora fatica a liberarsene, ma non si poteva dire che con il ritorno di Hamano ci fossero stati dei cambiamenti importanti per il villaggio. Tecnicamente parlando era ancora sotto osservazione e quindi i suoi vecchi ruoli di guardiano delle mura e membro dei Sand Scorpion non gli erano ancora stati riaffidati. In sostanza era disoccupato.
    Quindi quando sentì di questo importante evento dove le maggiori religioni si sarebbero riunite per venerare quello che sul pregiato pezzo di carta era definito come "unico dio" ad Hamano passò per la testa che forse un viaggio al di fuori di Suna, in quel momento particolare della sua vita, potesse solo che fargli del bene.
    C'era un problema però, di natura economica.
    Hamano era senza un soldo.
    Un vero e proprio barbone.
    In realtà di soldi ce n'erano, ma erano tutti sul fondo di risparmio per farsi costruire un nuovo braccio dato che il suo corpo aveva rigettato l'ultima protesi, e quelle robe costano un occhio della testa. Hamano non si era messo di certo a mangiare dalla spazzatura e a vivere in un angolo delle strade di Suna solo per spendere soldi per una vacanza. Non avendo un braccio poi non poteva nemmeno prendere una barca a remi da solo, a meno di voler girare in tondo sull'acqua per un per un tempo indefinito.
    Quindi aveva una sola opzione.

    [...]

    Tutte le imbarcazioni per l'isola prevedevano una certa somma da pagare per poter usufruire del passaggio, ma questo prezzo andava notevolmente a ridursi se si mandavano al paese tutte le comodità e ci si accontentava di un posto in stiva insieme al bestiame.
    Ad un prezzo praticamente stracciato Hamano era riuscito a trovare posto accanto ad una piccola mandria di mucche all'interno di una grande barca per trasporti bestiame.
    Gli spazi erano angusti, nell'aria c'era odore di letame, probabilmente c'era anche il rischio di prendersi delle malattie sconosciute, ma se non altro aveva risparmiato un sacco di soldi per il viaggio.
    Il viaggio sembrava anche tranquillo. Niente persone indesiderate, niente mocciosi schiamazzanti, solo lui e tantissimi animali probabilmente destinati al macello sul fondo di una nave malridotta diretta lontanissimo dalla sua casa. Tutto sommato gli era andata bene.

    [...]

    Dopo un imprecisato numero di ore finalmente Hamano era riuscito ad arrivare alla sua destinazione. Ma se durante il viaggio era bello tranquillo e tutto sommato rilassato come poche volte gli era capitato di essere, adesso il suo volto era una maschera di orrore e angoscia.
    Aveva fatto male i conti e quei pochi spiccioli che aveva non bastavano per pagarsi il viaggio di ritorno. In sostanza era su un'isola lontana da casa con pochissimi soldi. Inoltre, con il viaggio appena affrontato, puzzava come una vecchia scrofa, e il suo abbigliamento, un vecchissimo mantello rattoppato che copriva ulteriori vestiti messi ancora peggio, gli davano l'aria completa del barbone mendicante. Non fosse per la sua fidata arma, una nodaichi di un metro e ottanta che faceva capolino dal mantello, chiunque lo avrebbe scambiato per un disgraziato con il quale non avere a che fare. Di certo con quell'aspetto non rendeva onore al suo clan né tanto meno al suo villaggio.


    [...]

    Hamano ci stava provando a godersi il viaggio, ad ammirare il panorama di quel luogo quasi incantato e di mettersi in pace con sé stesso e con i suoi demoni interiori, ma l'idea di non far più ritorno a Suna per una mera questione economica gli stava monopolizzando la testa, con una vocina stridula e petulante che lo sgridava di quell'ennesima scelta di vita sbagliata.
    Di conseguenza il ragazzo viaggiava con un'andatura da ubriaco, ciondolando a destra e a sinistra ed ignorando chiunque attorno a lui.
    -Senza soldi, sono un disonore, faccio schifo, che vergogna, che umiliazione, sono un idiota, sono senza speranza..- Hamano continuava a recitare quella cantilena tenendo lo sguardo fisso sui suoi piedi, totalmente incapace di pensare ad una soluzione al suo problema.
    Sarebbe stato capace di continuare così all'infinito ma improvvisamente si sentì afferrare con violenza il mantello all'altezza del petto. Già quel cencio di vestito stava su per miracolo e infatti quello strattone fu sufficiente a strappargli completamente il mantello con un sonoro strap, facendo cadere rovinosamente ad Hamano, mostrando al resto delle persone i suoi abiti indecorosi ed il vistoso moncherino al braccio sinistro. Per qualche momento l'Iga rimase steso a terra a rimuginare ancora sulla sua situazione-Ecco, la terra è il posto migliore per il verme che sono-, per poi mettersi seduto, senza rialzarsi.
    Sinceramente non sapeva ciò che era successo, cosa aveva causato quella situazione, cosa quel tizio volesse da lui, ma sapeva che in quella situazione poteva fare una sola cosa per la situazione in cui si era cacciato. Alzò il braccio sano verso l'uomo, porgendo il palmo della mano.
    -Oh zio, non è che c'hai qualche spiccio?-

     
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  15. Kujaku
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    COSA VEDI, QUANDO CHIUDI GLI OCCHI ?

    Il Tempio Dell'Unico Credo ~ I



    Un'ombra, silenziosa e veloce correva nella fitta boscaglia.
    I suoi passi non producevano nessun rumore e la sua agilità lo rendeva pressoché, invisibile. Solo una macchia scura si poteva scorgere lungo il sentiero boscoso, difficile da individuare.
    La foresta che dava accesso al "grande", tempio dell'unico culto, era profonda e molto estesa. Diversi fiumi e ruscelli percorrevano quel territorio districandosi tra i robusti alberi. L'aria era fresca, piacevole, il solo contatto lo faceva sentire bene, lo rinvigoriva al punto tale da permettergli di correre senza mai fermarsi, mentre il vento scompigliava i suoi biondi capelli.
    Bastava chiudere gli occhi per un momento e sembrava di volare. Volare veloce sopra tutto e tutti, lontano dalla civiltà e dal caos della società moderna. Jin non stava scappando, al contrario correva per acciuffare anche un briciolo di quel suo ignoto futuro.
    Diretto verso il tempio, pensava a suo padre, alla reazione che avrebbe avuto se l'avesse trovato. Pensava a sua madre che non aveva potuto proteggere e pensava a lui. Pensava se mai avrebbe trovato qualcuno, o se sarebbe stato l'unico e solo al mondo. Decise di fermarsi nei pressi di un modesto ruscello, per rifocillarsi e rinfrescarsi. Non c'era fretta, aveva aspettato per anni un evento simile, poteva aspettare un altro po'. Si sciacquò il viso con l'acqua fresca e limpida della fonte e sedendosi sotto l'ombra di un albero con la schiena poggiata al tronco, iniziò a contemplare le bianche nuvole, il fresco era impareggiabile.
    I suoni della natura si potevano ben sentire e distinguere. Il canto degli uccelli, il fruscio delle foglie mosse dal vento, lo scorrere inesorabile dell'acqua del ruscello. Tutto andava a creare una grande sinfonia. Trasportato dalla melodia, chiuse gli occhi, per poi cadere in un sonno profondo.

    Quanto più chiudo gli occhi, allora meglio vedono,
    perchè per tutto il giorno guardano cose indegne di nota;
    ma quando dormo, essi nei sogni vedono te,
    e, oscuramente luminosi, sono luminosamente diretti nell’oscuro.
    Allora tu, la cui ombra le ombre illumina,
    quale spettacolo felice formerebbe la forma della tua ombra
    al chiaro giorno con la tua assai più chiara luce,
    quando ad occhi senza vista la tua ombra così splende!
    Quanto, dico, benedetti sarebbero i miei occhi,
    guardando a te nel giorno vivente,
    quando nella morta notte la tua bella ombra imperfetta,
    attraverso il greve sonno, su ciechi occhi posa!
    Tutti i giorni sono notti a vedersi, finchè non vedo te,
    e le notti giorni luminosi, quando i sogni si mostrano a me.



    Non sono niente.

    Non sarò mai niente.
    Non posso volere d’essere niente.
    A parte questo,
    ho in me tutti i sogni del mondo.



    Edited by Bartok. - 21/7/2016, 16:43
     
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