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add ts per Kato Yotsuki

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    Post Primo - Il Vecchio Daichi





    [Nota: ambientata successivamente alle giocate di Shinichi a Konoha]




    Da qualche tempo girovaga per Oto uno Yotsuki che qualcuno tra i più tradizionalisti del clan definivano un "bastardo". Il suo nome era Kato. Era figlio di un membro del clan esiliato anni prima, per motivi che molti preferivano non ricordare.
    In clan più "chiusi", come gli Hyuga di Konoha, questo avrebbe potuto portare gravi conseguenze per Kato tuttavia gli Yotsuki ritenevano che la cosa più importante fosse la forza di qualcuno, non i suoi legami familiari (fino ad un certo punto).

    In base ad una tradizione ereditata ancora dai primi membri del clan a Kumogakure gli Yotsuki si allenavano spesso in coppia e combattevano insieme, insomma avevano un vero e proprio "tag partner". Generalmente si trattava di fratelli, e molto spesso le coppie Yotsuki si fermavano a figliare al secondo figlio maschio addestrando insieme la generazione successiva per combattere all'unisono. Erano frequenti anche team di cugini e, specie da quando si erano stabiliti ad Oto, capitava spesso che il tag partner fosse un membro esterno al clan. In rasi casi persino esterno al villaggio, dalla fondazione dell'accademia.

    Avere un tag partner era spesso fondamentale per alcuni membri del clan, e si pensava che fosse poco plausibile l'insegnamento della tecnica del clan a qualcuno che non avesse un tag partner, o che non fosse in grado di allenarsi o combattere in coppia.

    Per i membri più giovani, che a volte ignoravano le tradizioni del clan, questo non rappresentava un problema e sempre più spesso si vedevano Yotsuki combattere da soli (e contrariamente a quello che pensavano i più anziani questi Yotsuki solitari erano comunque temuti e rispettati).

    Non stupisce quindi che quel giorno Daichi Yotsuki, 83 anni ma era come se ne avesse 74, fosse in grande crisi dato che aveva appena perso il suo tag partner, il cugino Koichi morto di infarto. Erano anni che non combattevano più, ma si allenavano regolarmente nonostante la schiena dolorante.

    Il problema non era tanto la perdita del partner, dopotutto Daichi era anziano e non ci si aspettava più che rispettasse quella tradizione (i suoi giorni da ninja erano finiti), ma lo scontro con Goi Yotsuki e Doi Yotsuki, di Kumogakure. Anche loro avevano circa l'età di Daichi e Koichi (anche se erano fratelli gemelli e non cugini) e dovevano scontrarsi per il loro annuale scontro per decretare quale tra i due clan di Yotsuki fosse il migliore.

    Non si trattava di uno scontro ufficiale, ma più di una sorta di sfida d'orgoglio tra loro. Il clan non aveva intenzione di assegnare un tag partner a Daichi Yotsuki dato che non aveva ninja freschi da sprecare per un motivo così futile. E quindi Daichi era disperato e stava sfogando su di me non solo tutta la sua frustrazione ma praticamente tutta la storia del clan Yotsuki, a cominciare dai primi Raikage.

    Mi presento: il mio nome è Shinichi Kurogane, chunin del villaggio di Suna. Quando ero neonato sono stato trovato da un pezzo di merda che mi ha usato come schiavo per combattere nelle arene nel deserto dell'Anauroch. Arene nelle quali, annualmente, gli Yotsuki di cui sopra organizzavano i loro scontri.

    L'Anauroch, nonostante fosse territorio accademico, era un terreno neutrale e senza legge ed il pubblico pagante era ben lieto di vedere quegli scontri tra ninja, anche se non erano alla morte e, come alcuni Yotsuki amavano affermare "non c'è gusto a combattere senza un pubblico".

    Ero letteralmente cresciuto guardando Daichi e Koichi affrontare Goi e Doi, con esiti altalenanti. Erano 29 a 29 e quell'anno era l'anno decisivo. L'anno della vittoria finale. Ma lui era senza tag partner. Il cambio di partner, o un sostituto momentaneo, non erano un problema: più volte avevano dovuto impiegare qualche altro ninja o membro del clan in sostituzione di uno dei due (e ciò valeva anche per i ninja di Kumo) per non parlare del fatto che 7 anni prima Goi era rimasto senza una gamba e, pertanto, non poteva più combattere.

    Senza un braccio ancora sarebbe stato uno scontro leale, il quarto Raikage dopotutto per qualche tempo l'ha fatto, ma senza una gamba?! Impossibile! Ovviamente Goi è stato sostituito da suo figlio Dorui, con gran risentimento del figlio di Doi, Gorui che desiderava combattere assieme al padre. Sono stati 7 anni duri, abbiamo sempre perso Shinichi, ma speravo che almeno questa volta io e Koichi potessimo farcela. Ed invece niente. A Koichi! Possa tu insegnare ai Kami ad eseguire un perfetto doppio lariat!

    A Koichi! dissi, tracannando l'ennesimo bicchiere di Saké

    I due cugini di oto mi avevano insegnato molto sul combattimento, ed un paio di volte i loro trucchetti mi avevano salvato la vita, per cui avevo sempre ricambiato tale cortesia visitandoli di quando in quando. Avevano seguito con attenzione la mia carriera di Shinobi e, seppur non approvandola, avevano supportato la mia scelta di abbandonare la via del ninja per divenire un detective, anni addietro. Erano quasi come due padri, anche se mi avevano sempre più trattato come un compagno d'arme (ed in effetti avevamo anche combattuto qualche volta assieme) e di bevute (una volta raggiunta la maggiore età).

    Una volta saputo della morte di Koichi mi ero diretto subito ad Oto ed eccomi qui, a bere Saké con un ottantatreenne ricordando "i bei vecchi tempi". Ovviamente mi ero già proposto come tag partner, ma il vecchio insisteva perché fosse qualcuno con qui avesse un qualche legame familiare.

    E' l'ultimo scontro, vorrei ci fosse qui mio figlio, o uno di quelli di Daichi ma...

    Ma purtroppo le "cariatidi" erano sopravvissuti ai loro figli, morti in varie missioni nel corso della lunga vita dei loro padri. Inconvenienti del mestiere.

    E il clan non ti assegna nessuno?

    No. Quei giovinastri non capiscono quanto sia importante stabilire una volta per tutte che lo stile di Oto è superiore a quello di Kumo! Bah, gente senza tradizione.

    Mhh... ascolta, la butto li, ma non c'è qualche ragazzo senza tag partner? Qualche Yotsuki che potrebbe aiutarti?

    Ah! disse lui ridendo Figurati se c'è qualcuno che combatterebbe con me. Pensano solo a se stessi, alle donne, ai soldi e a pomparsi in palestra! Giovani d'oggi! Non potrei mai combattere assieme ad uno di loro! E' una questione di spirito! Di anima! Mi serve qualcuno di forgiato nell'acciaio, non una mammoletta da palestra!

    E... se fosse qualcuno non iniziato ai segreti del clan?

    Cosa hai in mente? Hai quello sguardo da idea geniale. Hai sempre avuto un bel cervello ragazzo, avanti spara!

    E' semplice. Un giovane Yotsuki, che non ha ancora imparato la tecnica del clan. Un ragazzo da forgiare nell'acciaio. Tra me e te possiamo riuscirci nel tempo di arrivare all'arena.

    Un idea folle... ma che potrebbe funzionare! Ho sentito i vecchi del clan lamentarsi di un ragazzo che potrebbe fare al caso nostro... un certo Kato. Il padre aveva fatto non mi ricordo più cosa comunque ora vive qui ad Oto. Se riesci a portarlo fuori dal villaggio...

    Pff, sono sicuro che quel ragazzetto me lo rigiro come voglio, ahahaha dissi, visibilmente ubriaco.

    Allora è fatta! Daichi e Kato Yotsuki! Suona bene, non trovi?

    Sai... in effetti si.

    [...]

    Poco dopo un uomo visibilmente ubriaco (ma ancora abbastanza lucido) dai capelli neri avrebbe bussato alla porta di Kato Yotsuki. Se avesse risposto (erano circa le 16:00) si sarebbe presentato come Shinichi Kurogane dicendo che era un chunin della sabbia e che Kato era stato scelto per una missione importantissima da svolgere assieme per conto del clan Yotsuki.

    Vieni con me... dobbiamo andare a Suna. Io ti farò da guida, seguimi!

    Avrebbe decretato trascinandosi dietro a forza Kato [En viola] non avrebbe dato molte spiegazioni fino a quando non fossero stati fuori dal villaggio e, ormai ripresosi dalla bevuta, si sarebbero ritrovati in una piccola radura con un anziano signore (che pur dimostrando molto meno della sua reale età era pur sempre molto vecchio) che avrebbe spiegato a Kato la sua particolare situazione.

    Insomma... aiutaci, Kato Yotsuki, sei la nostra ultima speranza.
     
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    Hebiko mantenne la promessa e la richiesta di un nuovo appartamento fu accolta, come pagamento per la riuscita della liberazione del Villaggio di Anko, insieme all’insigninatura ufficiale di Genin di Oto, decisamente inaspettata. Ottenni così un bilocale, questa volta, e allo stesso tempo uno smagliante coprifronte, che ritraeva il simbolo di Oto. Era decisamente un passo in avanti, in entrambi i sensi; da una parte disponevo ora di una stanza per dormire e di una stanza dove riporre il nuovo equipaggiamento, e dall’altra di un vero grado ninja… insomma era un qualcosa che fino a poco tempo prima nemmeno potevo immaginare. Del resto quando mi presentai alle porte di Oto, solo con il mio cognome e il tanto di mio padre ero disperato, difficilmente pensavo che sarei stato accettato ma evidentemente gli Yotsuki del Villaggio hanno soprasseduto alle colpe, purtroppo ancora a me sconosciute, di mio padre e mi hanno accettato tra le loro file. Tuttavia volutamente non andai a ringraziare nessuno, e nemmeno andai a incontrare qualcuno del mio fantomatico clan; non ne avevo interesse. Non sarebbe stata la mia strada… almeno così credevo.

    Mi trovavo in piedi, quando ormai verso pomeriggio inoltrato, sentii qualcuno bussare la porta. Rimasi sorpreso e decisamente irritato: stavo infatti valutando su come suddividere gli spazi nel mio appartamento. Sospirai, se qualcuno bussava alle porte di casa mia c’era solo un motivo ben preciso, una missione stava chiamando; forse il nuovo ruolo da genin imponeva ritmi più serrati di riposo, pensai tra me e me. Mi avvicinai così all’ingresso e aprendo la porta mi ritrovai davanti ad una scena decisamente insolita: un tizio, alto tanto quanto me con due occhi profondi e freddi come il ghiaccio, si presentò come un certo Shinichi Kurogane e soprattutto sottolineò il suo grado Chunin. Non ebbi nemmeno il tempo di controbattere che questo fantomatico shinobi prese a parlare di una missione tremendamente importante per conto del clan Yotsuki! Sgranai gli occhi e nuovamente, prima ancora di riuscire a esprimere parola, fui preso per il bavero e trascinato fuori dal mio appartamento, colto dagli eventi a fatica riuscii a pronunciare:- Ma cosa diavolo sta succedendo?- Non riuscii nemmeno a fermarmi perché la forza con la quale quel chunin mi stava trascinando era fuori da ogni logica di potenza raggiungibile e contrastabile. Non mi restò che rimanere in silenzio sperando di non finire in mezzo a qualche guaio troppo grave… non potevo buttare via così in fretta il grado genin così faticosamente preso.

    Il chunin, che sembrava tutto a parte pienamente consapevole e lucido, mi trascinò con forza fuori dalle mura e nel mentre aspettavo l’occasione giusta per fuggire, mi ritrovai davanti ad una delle numerose radure presenti al di fuori del Villaggio e quando notai la presenza di un’altra persona e la focalizzai non feci altro che rassegnarmi: un membro del Clan Yotsuke mi stava attenendo.

    Lo compresi subito, nonostante la sua età veramente avanzata la tonicità dei suoi muscoli e il suo corpo tremendamente asciutto associato al colore di pelle mulatto non fecero altro che verificare le mie ipotesi: mi trovavo di fronte ad uno degli “anziani” Yotsuki. Quelli originari da Kuma, anche se non mi spiegavo perché al suo fianco c’era un chunin di Suna. Comunque per quanto riguardo i miei compagni di Clan, fino a quel momento, non avevo mai trovato l’occasione di conoscerli né di vederli ma mio padre, ancora da bambino, me ne aveva parlato; non solo, mi aveva anche avvisato che nella loro testa giravano ben pochi pensieri se non tradizione, clan e sangue. Non mi presentai, non che ne avessi avuto l’occasione, in quanto il tizio del Clan prese subito a parlare, introducendo la situazione e descrivendola nel dettaglio. Mentre ascoltavo attentamente le parole dell’anziano ninja rimasi in piedi, a braccia consorte. Onestamente rimasi sorpreso, perché non ero a conoscenza di questa sorta di torneo, per l’appunto, e non ero nemmeno a conoscenza che il Clan Yotsuki gestisse una rete così estesa di membri e organizzazione. Al termine del suo discorso sospirai. E guardai verso il basso, compresi la presenza del sunese e allo stesso tempo realizzai che mi stava proponendo un qualcosa di assurdo. Partecipare con lui, in quanto le regole lo imponevano, in uno scontro in una sorta di Arena nel sud più sud del continente solo per dimostrare la propria forza...

    -D’accordo, ad una condizione… lasciatemi andare a prendere il mio equipaggiamento prima di partire.- fu la mia risposta. Secca, quasi silenziosa e in certo senso priva di giustificazioni. In realtà in quei pochi istanti di tempo compresi che non avevo scelta. Il Clan Yotsuki stesso era giunto da me a chiedere aiuto, il che mi poneva in una situazione di credito. E una situazione del genere non capitava così spesso. Non solo, avrei avuto modo di conoscere qualcosa in più del mio Clan, nonostante le mie divergenze con esso, e magari qualcosa della sua tanto temuta forza. E ciliegina sulla torta avrei trovato la giustificazione per muovermi verso il Sud, conoscere nuovi tipi di nemici e diventare così più esperto e forte. Di conseguenza realizza che mi trovavo davanti ad una occasione, più che ad una scelta. Sospirai, nuovamente: questi eventi non capitavano a caso e non si ripetevano, la mia esperienza me lo insegnava.

    Per questa volta avrei messo da parte l’orgoglio, sì non avevo dubbi.
     
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    Post Secondo - Lezioni di stile



    D’accordo, ad una condizione… lasciatemi andare a prendere il mio equipaggiamento prima di partire

    Equipaggiamento? Ragazzo, il match sarà a mani nude. Sangue, Sudore, Lacrime ed un pizzico di chakra è tutto quello che devi portare nell'arena replicò Daichi

    Si parte subito! E direi di iniziare ad allenare quel tuo fisichetto. Messo così non dureresti due minuti. Devi mettere su un po' di massa Kato. Direi di iniziare con "Il vecchio stanco"

    Mi sembra una buona idea. Non c'è niente di meglio di un po' di "vecchio stanco" per rafforzare un po' i muscoli. Allora ragazzo, io sarò il vecchio stanco. Il vecchio stanco non cammina per cui dovrai portarmi a spalla.

    Già solo quel primo esercizio avrebbe potuto far comprendere a Kato quanto i due volevano farlo lavorare. Specie se doveva arrivare fino al paese del vento portandosi Daichi in spalla che, pur vecchio, era ancora grande e muscoloso abbastanza da poter sfondare di botte gente molto più giovane di lui.

    Shinchi e Daichi non avrebbero accettato repliche, commenti o rifiuti. Oramai aveva accettato. Shinichi l'avrebbe aiutato a raggiungere la posizione ottimale e poi Daichi gli si sarebbe caricato sulle spalle. Avrebbe dovuto portarlo a cavallina. Forse Kato aveva già sentito parlare di quel metodo di allenamento, ma difficilmente il "vecchio" era un colosso di quasi due metri grosso più dell'allievo.

    Usa la forza, Kato. Shinichi avrebbe proseguito nella sua spiegazione, dopo quella enigmatica frase

    Devi usare tutta la forza del corpo: se usi solo la schiena per sostenere Daichi te la spezzerai. Usa le braccia per tenerlo in posizione e sostenere la maggior parte del suo peso ed alleggerire quindi la schiena ma, soprattutto, cerca di tenere salde le gambe. Inizieremo camminando e poi andremo sempre più veloce mano a mano che ti abitui al peso di Daichi. Cominciamo!




    Shinichi, non tenendo proprio fede alla propria parola, avrebbe iniziato a velocizzare l'andatura quasi subito, noncurante del fatto che Kato non fosse ancora riuscito appieno ad abituarsi al peso di Daichi che, dal canto suo, avrebbe cominciato a spronarlo confrontando il suo allenamento con racconti chiaramente esagerati dalla sua gioventù. Se i discorsi di Daichi, che a tratti sembravano dei veri e propri sproloqui, rischiavano di distrarlo altrettanto facevano Shinichi, che cambiava continuamente direzione e che Kato avrebbe persino perso di vista un paio di volte, ed il terreno: il chunin della sabbia infatti sembrava lo stesse guidando quasi in cerchio all'interno del bosco dei sussurri scegliendo percorsi poco frequentati e quindi irti di insidie: rami, radici, spine, cespugli avrebbero più volte intralciato il percorso del giovane Yotsuki mentre il membro più anziano del clan iniziò ad introdurlo ai concetti dello stile di combattimento del clan. Nulla che riguardasse il manto elettrico, ovviamente, ma se l'avesse ascoltato Kato avrebbe imparato come eseguire perfettamente un lariat e la differenza tra una chokeslam e un suplex. Gli avrebbe persino detto di un paio di prese segrete di sua ideazione, che idealmente potevano far arrendere qualunque avversario.

    Piano piano, quasi senza accorgersene Kato avrebbe notato che aveva iniziato a correre e che si stava abituando al peso di Daichi sulla schiena. Era quasi sera ormai e da lontano si poteva vedere il sole tramontare. Ben presto sarebbero giunti ad una nuova radura nel bosco dei sussurri, dove lo aspettavano ben due Shinichi!

    Oh, ciao. Ho mandato una copia in avanscoperta a preparare un fuoco e a cacciare qualcosa. Per oggi offro io ma da domani dovrai catturare il cibo da solo. Sia per te che per Daichi, ovviamente.

    Mi raccomando impegnati. Non vorrai mica far morire di fame un povero vecchio vero?

    Il pasto consisteva in lucertole, serpenti ed altri animali schifosi del bosco cucinati sul fuoco da campo con l'aiuto di uno rametto. Sia Daichi che Shinichi l'avrebbero invogliato a mangiare, avrebbe avuto bisogno di forze per il dopocena. Se avesse chiesto se erano "programmate" altre attività il chunin della sabbia avrebbe sorriso in modo enigmatico e maligno.

    [...]

    Ah! Ottima PowerBomb! disse Daichi a Shinichi, mentre Kato restava a terra dolorante dopo aver subito quella Potente Mossa


    Le attività post-cena consistevano nella messa in pratica delle lezioni che Daichi gli aveva impartito durante la giornata, con Shinichi come sparring partner (o meglio una sua copia, il ninja della sabbia se ne stava in panciolle a giudicare).

    Su, rialzati che non abbiamo tutta la notte. Fammi rivedere quel lariat

    L'esecuzione della mossa non aveva soddisfatto Daichi la prima volta ed era questo che aveva portato la copia a fargli quella powerbomb, come "punizione". Non era quello uno stile che si adattava molto al ninja della sabbia (e si vedeva) anche se ce la stava mettendo tutta per rendere Daichi orgoglioso di lui e ad insegnare quelle tecniche a Kato.

    Il lariat è una delle tecniche fondamentali del clan Yotsuki e la sua padronanza è fondamentale per un membro del clan. Viene anche usato in coppia ed il double lariat è il modo in cui si conferma la sintonia tra due partner Yotsuki. Va da se che continuerai a fare pratica finché non sarai in grado di fare un lariat perfetto come questo.

    Daichi si sarebbe alzato, ed avrebbe mostrato un vero e proprio lariat al giovane Kato, eseguito ai danni della copia di Shinichi che sarebbe svanita in una piccola nuvola di fumo.

    Daichi-san, non posso andare avanti tutta la notte a creare copie replicò Shinichi mentre usava di nuovo la kage bunshin no jutsu, creando ben 5 copie di se.

    Dovrai eseguire un lariat decente ad almeno una delle copie e farla sparire in un colpo come ha fatto Daichi-san. Poi passeremo alle altre mosse.

    Oltre alle già citate "lariat" e "powerbomb" le copie avrebbero fatto far pratica a Kato (sia facendogliele eseguire, che subire) uno svariato numero di mosse dello stile Yotsuki su cui Daichi lo aveva preparato teoricamente.

    Soltanto una volta che fosse riuscito ad eseguirle tutte e dieci alla perfezione, facendo sparire tutte le copie, allora il suo allenamento si sarebbe concluso per quella notte.

    Avrebbero dormito all'addiaccio "come i veri uomini" avrebbe detto Daichi e tutta la fatica fatta avrebbe fatto scivolare ben presto Kato tra la presa dell'uomo della sabbia, che si diceva portasse bei sogni a chi aveva lavorato.




    CITAZIONE
    OT

    A parte i miei riferimenti al wrestling non è necessario che tu trova tutte e 10 le mosse da eseguire sulle copie anche se, se ti va, non sarebbe male.

    Ovviamente non sarai mai obbligato ad usare queste mosse, la mia è solo una citazione al manga ^_^

     
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    Un Sensei molto speciale.





    Al rifiuto da parte della coppia alquanto insolita di Shinobi di portarmi appresso l’equipaggiamento non resistetti ad esprimermi con una smorfia, mezza mascherata per quanto possibile. Non mi separavo mai dai miei oggetti, per di più se dovevo muovermi in luoghi distanti. E Suna sicuramente non era dietro l’angolo. Tuttavia compresi che non avevo scelta e il fatto di aver accettato mi aveva posto in una sorta di condizione di tacito acconsentimento a qualunque ordine imposto da quel duo bizzarro. In sostanza mi stavo scavando la fossa da solo. Infatti, come avevo ben intuito, da lì a poco il vecchio compagno di Clan, se così potevo definirlo, prese nuovamente a sproloquiare su una sorta di allenamento da eseguire, durante il tragitto verso Suna.

    Con un cenno di capo feci comprendere che avevo capito e inteso il senso e le modalità dell’allenamento. In quel momento non ero assolutamente in vena di molte parole e del resto, nonostante si limitasse ad una semplice sensazione, sapevo di mio che non vi erano molte possibilità di colloquio con il vecchio visto che lo Yotsuki tendeva ad una conversazione praticamente monodirezionale, senza mai pause o possibilità di controbattere. Perciò mi limitai ad inginocchiarmi e portando entrambe le braccia dietro la schiena aspettai che il mio nuovo “sensei” si avvicinasse e stringendo le mani attorno alle sue ginocchia ancorai i suoi arti inferiori vicino ai miei fianchi e con diversi movimenti cercai di trovare il giusto equilibrio. A quel punto allargando entrambe le gambe mi spinsi verso l’alto, con tutta la forza del corpo, cercando così di trovare la posizione eretta. Conoscevo quel tipo di allenamento ma non lo avevo mai praticato e compresi subito che mi trovavo davanti ad un problema non da poco. Il peso del vecchio era tremendo e nonostante con le braccia cercassi di bilanciare l’intera massa la schiena e le cosce risentivano del peso, altezza e stazza di Daichi. Sputai per terra, dalla fatica, e mantenendo il vecchio sulle spalle cercai di allargare le gambe e piegarle al giusto grado per migliorare il baricentro e garantire comunque un minimo di mobilità. Le parole del vecchio del resto mi aiutarono a migliorare la mia condizione. In ogni caso all’apparenza potevamo sembrare due pazzi, un vecchio più grande e più muscoloso che veniva portato in spalle da un ragazzo ben più giovane, decisamente meno appariscente e molto meno muscoloso, per quanto tonico. Se Shin mi avesse visto in quelle condizioni, pensai, me lo avrebbe rinfacciato a vita, ridendo allo stesso tempo.

    Così, in quella assurda situazione, presi a camminare seguendo per quanto possibile il Chunin della Sabbia, costruendomi allo stesso tempo una gabbia mentale per schermare le parole del vecchio Yotsuki, che non la smetteva di parlare di eventi ormai dimenticati e di lotte epiche, almeno dal suo punto di vista. Tutte cose che non mi interessavano minimamente, ma non era solo quello il problema. Il ninja di Suna ad un certo punto prese a muoversi sempre più velocemente rendendo il tutto tremendamente complicato. Da una parte avevo sulle spalle un vecchio che mi incitava, e sproloquiava, di tutto e di tutti e dall’altra mi trovavo davanti ad un Chunin che stava aumentando la sua andatura, tanto da renderlo quasi un inseguimento. Pensai che forse era anche quello parte dell’addestramento. Tuttavia in quei frangenti mi resi conto dei miei limiti, infatti in più di una occasione persi di vista il sunese per via della fatica che la mia schiena e le mie povere gambe stavano incontrando e correndo, alla bella e meglio in quelle condizioni e con quel peso sulle spalle, finii per perderlo di vista. Così camminando velocemente un po' a caso riuscii a ripescarlo in mezzo alla boscaglia di Oto, in attesa che lo raggiungessi nuovamente. Queste situazioni si ripeterono numerose volte tanto è vero che ormai grondo di sudore, di fitte lungo il corpo stavo quasi per mollare il vecchio per terra e saltare su un albero, per fuggire da quella sorta di incubo; però, ormai al limitare della mia resistenza, strinsi i denti e serrai gli occhi e ripensai al mio passato. A quelle disperate fughe nel bosco; quando per scappare dai cacciatori o per fuggire da qualche bandito, non mi fermavo mai, nemmeno quando sentivo le budella torcersi dal male o quando spinto dai conati di vomito la mia mente mi invitava ad arrendermi. Quindi con un forte scrollata di spalle ripresi il controllo del mio corpo e proseguii nella corsa, dimenticandomi della fatica e sapendo allo stesso tempo che ne avrei pagato le conseguenze il giorno dopo.

    Ad un certo punto giungemmo ad uno spiazzo nella foresta e notai la presenza di più Shinichi. Ascoltai con attenzione le loro parole e quando compresi che per il momento l’allenamento era terminato lasciai il vecchio e allargai le braccia, come una sorta di liberazione. Notai come il Chunin della Sabbia aveva raccolto qualche preda per la cena, ma la reputai molto magra. Senza dubbio, con un po' di energie, sarei stato in grado di ottenere un risultato di gran lunga maggiore abituato come ero a vivere in quelle foreste così piene di selvaggina. Ma mangiai senza fare troppi complimenti, recuperando così almeno un po' di forze. Rimasi in silenzio fino a quando spinto per lo più dalla curiosità proferii, rivolgendomi ad entrambi:- Immagino che adesso ci si riposa e si riprenda domani? Giu…- Nemmeno il tempo di concludere la frase che in un attimo fui scaraventato a terra, senza la minima possibilità di reagire e in maniera decisamente plateale. Il colpo mi tolse il fiato e mi resi conto per la seconda volta che la forza di quel Chunin andava oltre a qualunque mia possibilità di reazione. In sostanza ero destinato ad un amaro destino di crudeli allenamenti.

    A quel punto compresi che al termine della cena mi aspettava niente altro che un’altra sessione di allenamento, questa volta focalizzato sul taijustu. In pratica, andando oltre al siparietto tra i due ninja, Daichi voleva iniziarmi a quello che era lo stile classico di combattimento del Clan Yotsuki, esattamente quello stile che mi padre, fino a quando non scomparve così di colpo, tentò di farmi allontanare; il quale nonostante, forse spinto anche lui da una certa vena tradizionalistica, me le insegnò, almeno a livello basilare. Mi ricordavo ancora le sue parole, al suo Dojo: “Kato sai quale è il punto debole più grande di noi Yotsuki? Quel difetto che poco a poco ci porterà alla nostra scomparsa come clan dominante? E’ il nostro stile di combattimento. Troppo conosciuto, troppo famoso e proprio per questo troppo semplice da contrattaccare… Ma i vecchi del Clan non lo capiranno mai, ancorati come sono al loro glorioso passato, che i tempi sono cambiati e che i cambiamenti fanno parte del tempo…” parole che svanirono nella mente quando, ritornando alla realtà, osservai Daichi eseguire un lariat da manuale su una delle copie di Shinichi. Rimasi impressionato, senza dubbio, dalla potenza del colpo ma allo stesso mi resi conto di quanto erano vere le parole di mio padre. La stessa mossa, la stessa tecnica da lustri a questa parte. Così mi decisi di fare a modo mio. Avrei sì eseguito un primo lariat ma le mosse successive sarebbero state il risultato di studi e allenamenti ben diversi, a riprova del fatto che il vecchio ormai faceva parte di un sistema obsoleto.

    Mi posizionai così di fronte alla copia di Shinichi e mantenendo le braccia in guardia alta, tipica della boxe, scattai verso il mio nuovo avversario; appena un momento prima di arrivare ad una distanza corpo a corpo piegando leggermente le gambe ed estendendo il braccio sinistro avrei caricato questo ultimo contro il volto della copia, in pratica si sarebbe trattato di un movimento parallelo al terreno, a braccio completamente esteso. Quando vidi la copia venire scaraventata solo in parte dalla mia azione compresi che non ero riuscito appieno nell’intento e da lì a poco scoprii subito che come conseguenza che un'altra copia eseguì un lariat su di me, proiettandomi violentemente a terra. Mi rialzai a fatica, in seguito alla forza di quel colpo, e riprendendo un attimo il fiato riattaccai cercando così di migliorare la tecnica. Mi avvicinai alla stessa maniera ma questa volta un attimo prima di colpire il volto piegai leggermente il braccio in maniera tale da garantire una migliore stabilità e nel movimento stesso ruotai il busto, fornendo così in quella torsione uno scarico di potenza superiore. Il risultato fu decisamente migliore. La copia venne lanciata, proprio in stile Yotsuki, a terra battendo la schiena fragorosamente. Un accenno di sorriso comparve sul mio volto, ora non mi aspettava che attendere il verdetto del vecchio.

    Lo Yotsuki anziano comunque non smise di darmi ordini e impartirmi nuovi allenamenti tra i quali tutte le varie mosse del Clan stesso. Alla richiesta mi fermai un momento, pensando a quanto mi aveva insegnato mio padre e quanto avevo appreso fino a quel momento da autodidatta e decisi che avrei agito diversamente, avrei dimostrato a quel vecchio che i tempi erano cambiati. Senza dire una parola scattai contro un’altra copia di Shinichi e giunti a corpo a corpo avrei allungato la mano verso il bavero del ninja, tentando così una presa, e appena mi resi conto della riuscita della stessa con un veloce movimento di spalle, e potente sferzata data dai muscoli dorsali, ruotai su me stesso proiettando così in avanti e verso il basso il malcapitato. La manovra riuscì e mi ritrovai così ai miei piedi l’avversario, se fosse stato uno scontro reale sarebbe bastato un semplice affondo per ucciderlo, vista la sua guardia completamente rotta. Ma non mi fermai, subito scattai contro un’altra copia. Allungai il braccio verso la gola del ninja di Suna e colpendolo, ancorandomi così con una presa, avrei eseguito allo stesso tempo una sorta di isgambetto con la gamba opposta aspettando così il momento giusto in cui Shinichi avrebbe perso l’equilibrio. In quel momento sempre con una veloce rotazione dell’intero corpo avrei proiettato lontano e violentemente per terra la copia e di nuovo il mio avversario si era ritrovato senza possibilità di difesa. La mia dimostrazione comunque non si fermò con quelle due tecniche, avrei tentato una delle mie manovre più complesse. Muovendomi verso la terza copia a poca distanza saltai cercando di colpire con il piede sinistro il ginocchio destro di Shinichi. Il colpo andò a segno e usando come appoggio, per quanto breve, la gamba del ninja spinsi l’altro mio arto inferiore verso l’alto, aiutandomi con uno sforzo notevole della schiena e delle braccia come punto di equilibrio, con l’intenzione di colpire il mento avversario con il mio ginocchio. Il risultato in quel caso si sarebbe rivelato devastante. Infine, utilizzando ancora la poca spinta rimasta, avvicinai entrambe le gambe al petto e le spinsi, realizzando una semplice estensione delle stesse, contro il volto del sunese. Una sorta di calcio a spinta doppio in aria. Quando vidi la copia sparire in una nuvola di fumo compresi che la mia azione andò a buon termine. Riappoggiando i piedi per terra osservai la quarta copia, l’ultimo mio avversario scelto per la mia dimostrazione. La mossa che avrei eseguito si sarebbe trattato di un attacco decisamente letale, e come mio padre mi aveva insegnato da utilizzare quando ormai l’avversario sfinito non sarebbe stato in grado di reagire. Avvicinandomi lentamente, ormai giunto ad una distanza di pochi centimetri eseguii un attacco con il braccio destro contro il braccio sinistro di Shinichi cercando così di spingerlo verso l’esterno e creare un’apertura nel suo fianco, a quel punto scattai arrivando praticamente ad una distanza petto petto e infilando il braccio destro sotto il suo cavo ascellare andai praticamente ad abbracciare posteriormente il suo collo, creando così una presa di ferro. Infine portando la mano sinistra sul mio avambraccio destro con un colpo secco, il più potente possibile avrei stretto a morsa entrambe le braccia. Si udì subito un rumore molto raccapricciante, il collo della copia di Shinichi andò a spezzarsi in seguito a quella forza esercitata; un colpo mortale.

    Guardai il vecchio e, aspettando un secondo giusto per riprendere il fiato, proferii:-Sensei Daichi non è mia intenzione mancare di rispetto o disonorare rispettabili tradizioni… ma le mosse che le ho mostrato rappresentano è la differenza tra il suo pensiero e il mio, e quello di mio padre a sua volta. I vecchi tempi sono andati… Non possiamo più permetterci di far sapere al mondo il nostro stile di combattimento. Ora letalità e potenza sono due concetti separati, dopo il primo predomina sul secondo. E tutto questo l’ho testato sulla mia pelle. Nei sobborghi dove ho vissuto, per non dire sopravvissuto, non potevo permettermi sprechi di energie né tanto meno mosse plateali; dovevo essere il più efficace possibile come dobbiamo esserlo contro i nemici dell’Accademia… e l’ultima cosa che voglio, e che voleva anche mio padre, era quella di diventare un banale Clan di esibizionisti, relegati solo alla gloria dell’Arena.- erano parole dure, forse mi sarebbe aspettata una punizione esemplare conoscendo ormai l’indole di Daichi ma non potevo tacere, non potevo fare finta di nulla e dimenticarmi gli insegnamenti di mio padre, lo dovevo fare per lui; tuttavia Daichi meritava il mio rispetto, del resto come ninja arrivare alla pensione era un evento decisamente insolito; continuai:- Questo però non toglie il mio rispetto nei suoi confronti. Come mio padre mi ha ben insegnato l’unico modo per migliorare è tramite la via del sacrificio e dell’umiltà. Per questo seguirò le sue prossime indicazioni… ma non potevo esimermi dall'esprimere e dimostrare le mie opinioni… come da buon Yotsuki.-

    Modificato il codice della scheda.


    Edited by ~Cube - 8/8/2016, 16:29
     
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    Post Terzo - Cambio di Programma



    Ahahaha, bella mossa Kato

    Si affrettò a dire il ninja della sabbia, prima che Daichi potesse controbattere. Si vedeva chiaramente che l'anziano Yotsuki era livido di rabbia ma ci avrebbe pensato Shinichi a calmarlo.

    Ehi Kato, dopo un allenamento del genere mi è venuta un po' fame. Va a prendere un po' da mangiare, va...

    Si capiva chiaramente che lo stava facendo per restare da solo con Daichi, ed indorargli la pillola. Gli conveniva sul serio farsi un bel giretto e raccattare qualche preda per rabbonire il vecchio Yotsuki.

    [...]

    Al suo ritorno, dopo almeno una mezz'oretta buona, Kato avrebbe potuto vedere come Shinichi e Daichi fossero a terra feriti prima di notare una figura mascherata ammantata di nero che si sarebbe girata ad osservarlo dopo aver notato la sua presenza. Kato avrebbe potuto notare come sulla maschera nera fossero presenti il simbolo del clan Yotsuki, e quello del villaggio della nuvola di color rosso vivo. Non sembrava portare armi, il che poteva confermare il fatto che si trattasse di un membro del clan Yotsuki di Kumo. Che fossero davvero così interessati alla vittoria da inviare quello che era un vero e proprio assassino ad uccidere Daichi?

    E tu chi saresti? avrebbe detto, avvicinandosi. Se Kato non gli avesse rivelato il proprio nome (fortunatamente l'uscita burrascosa dal villaggio lo aveva lasciato senza segni identificativi) lui avrebbe chiesto di nuovo.

    Come ti chiami, ragazzo? Sei giunto qui per caso o conosci questi due? la voce, senza alcuna emozione, lasciava intendere che fosse abituato a quel genere di spettacolo. Tuttavia, se era veramente un assassino, perché non aveva già ucciso Kato?

    Se lo Yotsuki avesse mentito sul proprio nome (o, meglio, sul proprio cognome e sulla sua provenienza)

    E' il tuo giorno fortunato. Lascia qui le cibarie e vattene. Mi viene sempre fame dopo il lavoro. Per oggi ti risparmierò la vita.

    Avrebbe Kato accettato l'offerta dell'assassino di Daichi e Shinichi? (A dire il vero Kato avrebbe potuto notare come i due fossero solo feriti, quindi forse il ninja di Kumo doveva solo intimidirli ed impedire loro di partecipare allo scontro in arena)

    Se invece lo Yotsuki avesse detto al verità:

    Brutta scelta ragazzo, ora dovrò spezzare le mani e le gambe anche a te. l'enorme tranquillità del tizio tuttavia (che fosse sul serio così forte, o che si stesse solo sopravvalutando?) significava che Kato avrebbe avuto la prima mossa, che avesse deciso di fuggire o di combattere.


    CITAZIONE
    OT

    A te la scelta su come proseguire, hai varie alternative e sono curioso di vedere cosa farà Kato, e perché. (ovviamente se decidi di combattere consideralo come un vero e proprio combattimento, come se tu avessi il primo turno. Ovviamente non puoi usare l'innata.

    Nota: la giocata prenderà una piega diversa in base alle tue scelte, ma nessuna di esse porta ad un fallimento automatico dell'addestramento.

     
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    Non ci volle un genio per capire che le mie parole sul valore e sul futuro del Clan Yotsuki non fecero altro che imbestialire il mio sensei, nonostante le mie successive raccomandazioni, e prima che la situazione sfociasse in una tremenda rissa Shinichi intervenne chiedendomi di andare a fare un giro nella foresta, alla ricerca di qualche preda. Compresi perfettamente il messaggio da parte del Chunin e sospirando voltai le spalle al due per inoltrami così nella fitta boscaglia.

    Avevo esagerato, e me ne rendevo conto solo ora. Era esattamente come mi aveva detto mio padre. Quei maledetti vecchi del Clan non erano in grado di ragionare con la testa… ma solo con la forza dei loro muscoli e nel momento stesso in cui avevo messo in gioco l’onore e prestigio del Clan… bhè avevo risopito sentimenti che il vecchio Daichi aveva messo da parte da tempo. Tutto sommato potevo ritenermi fortunato nel aver subito pene corporali, eppure percepivo quella strana sensazione che di certo non me l’avrebbero fatta passare liscia. Il sunese mi aveva chiesto di recuperare un po' di carne ma mi resi conto che in realtà come me non portavo nulla, se non i miei vestiti, e cacciare senza armi si sarebbe rivelato alquanto difficoltoso, nonostante le mie abilità di sopravvivenza in quegli ambienti. Per una volta mi sarei limitato a racimolare qualche animale piccolo. Cercando in mezzo al fogliame recuperai un sasso di medie dimensioni e camminando qua e là tra gli alberi iniziai a battere i piedi. Volevo far uscire allo scoperto eventuali lepri, e cogliendo l’attimo giusto scaraventare addosso la mia nuova arma da caccia e cercare così di stordirle a sufficienza. L’impresa si rivelò alquanto complicata e lunga, fino a che udendo, nel più totale silenzio della notte, un rumore alla mia destra senza attendere nemmeno un attimo scagliai il sasso. Il colpo fu decisamente fortunato e colpii l’ombra che si stagliava rasente al terreno. Scattai e realizzando la figura di una lepre saltai cogliendola al balzo prima che riuscisse a riprendersi dal colpo e fuggire. Avevo la mia preda.

    Non senza qualche contrattempo, vista la difficoltà ad orientarsi in piena notte nei boschi che circondavano Oto, tornai verso il focolare che quando una volta entrato nel piccolo spiazzo, il quale costituiva quello che si poteva definire il nostro campo base, mi ritrovai davanti una scena assolutamente imprevedibile. Un tizio, mascherato da in cima in fondo, si trovava vicino ai miei due compagni di viaggio. Entrambi stesi a terra, apparentemente feriti e apparentemente incapaci di avvisarmi e parlare. DI quel tizio, anzi nemico, potevo capire solo una cosa: era un maledettissimo Yotsuki, da Kumo.

    Rimasi nel più completo silenzio, mentre dalla mia mano sinistra pendeva la preda appena cacciata. Avevo solo pochissimi secondi prima di agire, prima di capire che cosa fare e come comportarmi. Mi guardai subito attorno e mi resi conto di due cose: non vi erano segni di lotta sul terreno e né tanto meno avevo sentito in lontananza, mentre cacciavo, i rumori tipici di un combattimento. Che cosa diavolo era successo? Come era possibile che un Chunin di Suna, tremendamente più forte di me, e un vecchio ma esperto Yotsuki fossero stati presi così alla sprovvista, in un posto così sperduto, senza la possibilità di reagire e contrattaccare? Il tizio che mi trovavo davanti poteva veramente risultare così letale? Eppure non gli aveva uccisi, sebbene ne avesse avuto la piena possibilità. Tutto queste domande mi stavano letteralmente rodendo il cervello. Non sapevo cosa fare. Ad un certo punto quel maledetto bastardo prese a parlare. Richiese la mia identità. Nuovamente, perché? Che cosa voleva? Tuttavia in quel esatto momento compresi che mi si stava creando una possibilità, quanto meno di tergiversare. Mi si aprirono due scelte davanti. Fingere, scappare e sperare. Dire la verità e affrontare il mio destino… Maledizione.

    Chiusi gli occhi. Quante volte ero scappato in quegli anni? Quante volte me l’ero scampata nonostante tutto e tutti? Stavo fuggendo da sempre, fino da quanto avevo tentato di uccidere il mio padrino. Sospirai, di nuovo il destino mi aveva presentato l’occasione, come se costantemente qualcuno si stesse facendo beffe di me e della mia sfortunata sorte. Non oggi però, per una volta sarei andato contro il fluire imposto degli eventi, per una volta avrei dimostrato a Daichi che Kato, non Yotsuki, ma Kato era ninja di cui ci si poteva affidare... del resto non ero più un vagabondo: ero un Ninja di Oto. Gli avrei entrambi salvati, o sarei morto sfidando la sorte.

    Tuttavia non potevo attaccare così a man bassa, senza nemmeno un kunai a disposizione. Dovevo prima ingannarlo, poi sorprenderlo e infine colpirlo all’improvviso se volevo avere anche solo una speranza di riuscita. Dovevo fingere e poi attaccare, brutalmente. Forse avrei guadagnato quel secondo per risvegliare e ridestare Shinichi. Forse no, ma non vedevo aimé alternative.

    Sospirando, ritornai alla realtà e fissando quel maledettismo bastardo presi a parlare: -Mi chiamo Josei e sarei un folle se ti mentissi e quindi ti rispondo subito: li conosco entrambi perché sono in viaggio con loro! Ma prima di qualunque cosa lasciami spiegare! - Portai le braccia in avanti, in segno di pietà, mentre si avvicinava- Come puoi vedere da questa preda sono una semplice guida, e all’occorrenza buon cacciatore! Essendo di Oto ed essendo cresciuto in questi boschi mi faccio pagare come guida quando, all’occorrenza, qualche viaggiatore vuole intraprendere una scorciatoia per arrivare prima a Konoha! Sono abbastanza rinomato e questi due tizi mi hanno contattato ieri per chiedermi i miei servizi. Mi ero allontanato perché questi due non sono nemmeno in grado di cacciare una lepre per cena! - Il tizio aveva abboccato, mi chiese di lasciare la selvaggina e andarmene velocemente, forse si riteneva troppo sicuro di se. Ma avrei insistito, non mi sarei di certo arreso.

    Al termine delle sue parole avrei subito ribattuto: -Chiedo pietà ma come può vedere vivo all’addiaccio e alla giornata. Quei due mi dovevano a testa un po' di Ryo per il passaggio e senza quei soldi la vedo dura nelle prossime settimane. Ora mi avvicino e prendo un po' di monete dalla loro sacca. Se vuoi seguirmi, così vedrai che non farò nulla di avventato.- Infondo esisteva sempre la possibilità che fosse un bandito che li avesse attaccati per derubarli, mascherandosi da Yotsuki, e nel caso gli avrei di certo pestato i piedi con quella richiesta. Tuttavia non lo ritenevo probabile: l'attacco compiuto da un Yotsuke di Kumo, molto distante dalla sua patria, ai danni di un anziano membro del clan di Oto era troppo singolare per essere una coincidenza. In pratica avevo lanciato un amo, niente di più niente di meno. Un amo disperato gettato da un pescatore in pieno mare, in mezzo alla tempesta.

    Se il tizio avesse accettato mi sarei così avvicinato al duo e inchinandomi prima su Daichi avrei controllato le sue condizioni di salute e frugato tra le sue tasche in cerca di monete. Se fossi riuscito a incrociare lo sguardo con il mio sensei con una rapida occhiata avrei cercato di capire le sue intenzioni. Avrei eseguito lo stesso poi su Shinichi, speranzoso di carpire qualche indicazione o consiglio sul da farsi, sarebbe bastato anche un minimo accenno con la testa. In caso contrario, se nessuno dei due fosse stato pienamente consapevole, avrei tirato uno schiaffo in volto al Chunin, un ultimo disperato tentativo di ridestare il ninja ma giustificandomi e recitando subito all’istante: - Questi due bastardi non hanno neanche un centesimo! Volevamo fregarmi. Ma aspetta…- fingendo grande interesse e dando le spalle all’avversario-… che cosa diavolo è questa cosa? - Di nuovo un’esca, forse in seguito a quella esclamazione il ninja incuriosito si sarebbe avvicinato a me, affiancandomi. Dovevo giocarmela meglio che potevo; in quel momento mi stavo portando sulle spalle non più il peso di Daichi ma la vita di tre persone.

    Se il ninja di Kumo, spinto dalla curiosità si fosse avvicinato a distanza sufficiente, dalla mia posizione accovacciata avrei eseguito una rapida rotazione con le gambe e il busto e avrei tentato il mio colpo più potente. Con il mio braccio più vicino al suo arto inferiore più avanzato avrei tentato di colpire con la mano la parte dorsale della caviglia del nemico e spingerla in avanti con la forza del chakra compresso [Slot Tecnica Avanzato] [Tecnica Economica]. L’intenzione era semplice, con la potenza fornita da Note del Dolore avrei puntato a fargli perdere l’equilibrio, spostando violentemente il suo baricentro, per scaraventarlo in aria e all’indietro, come una sorta di capovolta involontaria, e rendere così la sua difesa virtualmente impossibile. La riuscita del colpo era elevata: un attacco a sorpresa e a breve distanza, parallelo al terreno a mò di spazzata.

    Se l’uomo avesse perso l’equilibrio o fosse stato proiettato per terra, in quei frangenti ritornando alla posizione eretta, avrei eseguito una sorta di pugno [Slot Azione I]. Caricando il braccio opposto e calcolando la giusta traiettoria di impatto avrei eseguito un diretto al centro dello sterno o verso il centro della schiena a seconda del lato esposto, con l’intenzione di accompagnare l’eventuale azione del chakra compresso e spiantarlo per bene a terra, il tutto aiutato dal chakra per velocizzare l’azione. Se l’azione fosse riuscita mi sarei così ritrovato al suolo l’avversario, scaraventato dalla potenza del chakra. Sapevo che non mi rimanevano che pochi istanti per decidere la mossa successiva e fu in quel momento che compresi il da farsi. Non avevo né armi ne’ oggetti taglienti a mia disposizione, non sarei mai stato in grado eseguire uno dei miei convenzionali attacchi letali. Del resto mi rimanevano solo le mie braccia e le mie gambe. Sorrisi, in mezzo a quella bolgia per una volta dovevo dare ragione al mio Sensei. Per farmi perdonare avrei dato un’ultima soddisfazione a Daichi. Avrei eseguito un colpo mortale, proprio alla vera maniera Yotsuki: un Elbow Drop vecchio stile [Slot Azione II]. Come, nonostante tutte le lamentele, me l’aveva insegnata mio padre. Sarei saltato più alto che potevo e avrei piegato il gomito destro verso il basso nel movimento. Sarei caduto così nel vuoto, con la punta del mio gomito a mo’ di lancia a fendere l’aria. Il mio obbiettivo era semplice: colpire la gola, nell’impatto a terra, del Yotsuki di Kumo. Un attacco letale. Il peso del mio corpo e la forza data dal mio chakra avrebbero reso l’intera azione terribilmente pericolosa. Una volta a terra avrei terminato l’avversario cercando un ultimo colpo: aiutandomi con una rotazione avrei mosso il busto e le spalle verso il Ninja per cercare di colpire con il braccio opposto al fianco esposto dell’avversario la gola dello stesso, in pratica un attacco dall’alto verso il basso; lento ma molto pericoloso [Slot Azione II]. A prescindere dal risultato ruotando avrei cercato di alzarmi il più velocemente possibile e mi sarei posizionato nella classica difesa a guardia alta della boxe. Pronto ad affrontare la reazione dell’avversario, se ancora in vita e in piedi.

    Se invece in seguito al mio attacco con Note del Dolore non fosse riuscito mi trovavo ancora in una posizione di vantaggio: dalla mia posizione rannicchiata avrei spinto le stesse verso l’alto e aiutandomi con la forza dei muscoli dorsali avrei eseguito un salto verso il nemico e nel movimento avrei eseguito un montante, dal basso verso all’alto, con il mio pugno destro. L’obbiettivo era quello di colpire la gola, o se impossibile il mento, dell’avversario [Slot Azione I]. Volevo fare più danno possibile con l’aiuto del Chakra. Poteva difendersi certamente, ma di sicuro l’avrei sfidato a contrattaccare e reagire. A prescindere dal risultato avrei terminato con un’ultima offensiva: caricando il braccio sinistro avrei fintato un colpo diretto al volto fermandomi però subito; in realtà in quell’esatto momento in cui avrei eseguito la finta avrei portato una ginocchiata, destra, verso le parti basse del nemico [Slot Azione II] seguita subito da un diretto con il pugno sinistro contro la gola [Slot Azione III]. Chiaramente speravo che la ginocchiata riuscisse non solo a colpire l’avversario ma ad aprire la sua guardia. Al termine mi sarei portato nella posizione difensiva classica della boxe.

    Se invece il ninja di Kumo avesse rifiutato la mia richiesta e mi avrebbe impedito di avvinarmi a quel duo di imbranati mi sarei reso conto di non avere a disposizione molte possibilità di reazione. Mi sarei deciso: non avrei abbandonato i miei compagni, non mi sarei mangiato un concetto che solo da poco avevo compreso appieno il significato: Onore. Quello di un Ninja e non di un criminale. Per loro avrei giocato il tutto per tutto. Conscio del fatto che quel ninja di fronte a me era riuscito a mandare al tappeto il Chunin di Suna. Forse da lì a poco mi sarei fatto sgridare per bene da mio padre, di nuovo. Fingendomi sempre Josei, la guida di Oto, mi sarei avvicinato ulteriormente al ninja della Nuvola con una scusa: -Perdonami ma, da buon cacciatore, non posso lanciare una preda come se fosse un pezzo di merda. Te la consegnerò direttamente. - A prescindere dalla sua risposta mi sarei avvicinato quasi a distanza di respiro e a quel punto violentemente avrei lanciato la carcassa della lepre contro il bastardo, verso il centro della sua maschera [Slot Azione I]. La mia speranza era quella di coprire la sua visuale, magari già in parte ostacolata dalla maschera, per permettere la mia serie successiva di attacchi e rendere comunque più difficile una sua eventuale difesa. Esattamente nel momento in cui avrei lanciato la preda avrei caricato un doppio attacco contro di lui, mangiandomi così la breve distanza di poche decine di centimetri che ci separava. Per prima cosa avrei eseguito una ginocchiata, piegando la gamba destra, verso l’inguine e le parti base del tizio; un colpo bastardo ma in grado di spezzare una sua eventuale guardia [Slot Azione II]. E, giusto con lo scarto di qualche secondo, avrei eseguito un pugno, un jab sinistro diretto e parallelo al terreno, contro il centro dello sterno avversario; con la chiara intenzione di rilasciare tutta la potenza del Chakra Compresso e scaraventarlo il più lontano possibile [Slot Tecnica Avanzato] [Tecnica Economica]. Se l’azione fosse riuscita il mio avversario in quel momento si sarebbe trovato a lottare, invano, contro la spinta data dal chakra e sfruttando quei momenti sarei scattato verso la coppia stesa a terra [Slot Azione III]. A quel punto avrei cercato di valutare le loro condizioni e capire se potevano o meno risultare responsivi e in grado di reagire. In ogni caso sapevo che avevo solo pochi momenti prima che l’avversario mi ritornasse addosso e quindi tenendo sempre i sensi allerta se si fosse riavvicinato mi sarei posizionato in guardia alta, pronto a reagire.

    Se invece, per qualche ragione, il ninja avversario fosse riuscito a schivare Note del Dolore mi sarei trovato davanti alla peggiore situazione possibile. Avevo perso la mia occasione e non mi rimanevano molte alternative se non tentare un attacco disperato! Ritraendo entrambe le braccia le avrei caricate e avrei eseguito un doppio attacco, frontale, allungando gli arti parallelamente tra loro e cercando di colpire con i pugni il centro del collo del Ninja [Slot Tecnica III]. Volevo spezzargli il fiato, o nel migliore dei casi renderlo innocuo. Al termine dell’azione sarei ritornato subito in posizione difensa, avambracci piegati e tesi a protezione del busto.

    CITAZIONE
    Ok, questo è il post più complicato, ipotetico e al limite della mia creatività che ho mai scritto fino ad ora. Per la tabella riassuntiva aspetto il prossimo round per capire quale delle tante ipotetiche sono andato a finire.
    Ho considerato ai fini del calcolo della potenza il mio avversario pari energia.
     
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    Post Quarto - The Game



    Mi chiamo Josei e sarei un folle se ti mentissi e quindi ti rispondo subito: li conosco entrambi perché sono in viaggio con loro! Ma prima di qualunque cosa lasciami spiegare!

    Il losco figuro si avvicinò, portandosi a 6 metri di distanza, ma lasciò che "Josei" rispose. Kato avrebbe subito compreso che quella era una distanza ideale, sia per lui che per il suo avversario: la distanza ideale da coprire con un rapidissimo scatto e portarsi in corpo a corpo.

    Come puoi vedere da questa preda sono una semplice guida, e all’occorrenza buon cacciatore! Essendo di Oto ed essendo cresciuto in questi boschi mi faccio pagare come guida quando, all’occorrenza, qualche viaggiatore vuole intraprendere una scorciatoia per arrivare prima a Konoha! Sono abbastanza rinomato e questi due tizi mi hanno contattato ieri per chiedermi i miei servizi. Mi ero allontanato perché questi due non sono nemmeno in grado di cacciare una lepre per cena!

    Lo Yotsuki sembrava convinto di quella sceneggiata. Il gioco era appena cominciato.




    E' il tuo giorno fortunato. Lascia qui le cibarie e vattene. Mi viene sempre fame dopo il lavoro. Per oggi ti risparmierò la vita.

    -Chiedo pietà ma come può vedere vivo all’addiaccio e alla giornata. Quei due mi dovevano a testa un po' di Ryo per il passaggio e senza quei soldi la vedo dura nelle prossime settimane. Ora mi avvicino e prendo un po' di monete dalla loro sacca. Se vuoi seguirmi, così vedrai che non farò nulla di avventato.

    Fa ancora un passo e sarà il tuo ultimo. Sono già stato abbastanza generoso lasciandoti la vita, non irritarmi o potrei decidere che sarebbe meno fatica ucciderti che starti ad ascoltare.

    Perdonami ma, da buon cacciatore, non posso lanciare una preda come se fosse un pezzo di merda. Te la consegnerò direttamente.

    Sta bene. Tutti dobbiamo avere orgoglio della nostra professione. Rispetterò la tua preda ed il tuo lavoro.

    Gli attacchi di Kato si ritrovarono tuttavia una difficile barriera da superare: l'armatura elettrica degli Yotsuki che ne ricoprì totalmente il corpo. Non si era aspettato tuttavia un assalto sfruttando quelle tecniche di Oto ed il chakra compresso lo scagliò via di qualche metro mentre un piccolo rumore ed uno sbuffo di fumo ne rivelarono la vera forma: si trattava di Daichi, il suo sensei!

    I corpi di Daichi e Shinichi sparirono anch'essi in una nuvola di fumo ed il sunese sarebbe uscito ridendo da dietro un albero.

    Te l'avevo detto Daichi che il cuore del ragazzo era al posto giusto. Ottimo lavoro Kato.

    Il vecchio Yotsuki si rialzò da terra, leggermente dolorante.

    Va bene, va bene. Acconsento ad insegnarli. Sarai un po' moderno ma alla fine hai dimostrato di essere comunque uno Yotsuki.

    Ne ero sicuro. Ora arrostisci un po' quella lepre, mangia e riposati che domani ne avrai bisogno.

    [...]

    La mattina seguente i tre si sarebbero alzati all'alba ed avrebbero continuato la corsa, sempre con Daichi sulle spalle di Kato. Avrebbero continuato a viaggiare ma senza perdersi, volutamente o meno, nel bosco dei sussurri ma dirigendosi a tutta velocità verso Sunagakure. O, meglio, vero le arene del deserto dell'Anauroch.

    La giornata sarebbe stata abbastanza noiosa anche se Daichi avrebbe dato a Kato tutte le nozioni teoriche per apprendere a sfruttare l'armatura elettrica degli Yotsuki la cui componente principale era, appunto, il chakra di tipo fulmine che tutti loro sfruttavano. Gli avrebbe anche fatto fare qualche esercizio durante la giornata cercando di fargli ricoprire le gambe di chakra elettrico. Mano a mano che il tramonto si avvicinava Kato avrebbe visto come gli esercizi di Daichi ed il suo aiuto, gli avrebbe infatti indicato dove sbagliava e come fare per correggersi, gli avevano conferito il quasi totale controllo su quel tipo particolare di chakra.

    La sera sarebbe toccato a Shinichi procacciare il cibo, ed avrebbe portato qualche preda che opportunamente cucinata avrebbe rifocillato ampiamente i tre ninja. Kato avrebbe ricevuto la porzione più grande dato lo sforzo che aveva sopportato e, dopo cena, Daichi lo avrebbe costretto a fare sparring con lui.

    Poco importa lo stile che usi, ma sfrutta i miei insegnamenti adeguatamente. Forza, fammi vedere se hai la forza di un vero Yotsuki!



    CITAZIONE
    OT

    Descrivi un combattimento di allenamento con Daichi. Non importa la definizione dei vari slot tuttavia nel corso di questo "Allenamento" devi dimostrare di saper applicare in combattimento gli insegnamenti di Daichi, ovvero la TS. Concentrati, ovviamente, sulla parte che riguarda l'uso dell'elettricità.

    Ottimo post, mi è piaciuta molto sia l'esecuzione del combattimento e delle varie ipotetiche, sia l'approccio che ha avuto Kato all'intera faccenda. Mi spiace solo che la trama dell'addestramento non mi abbia consentito di esplorare a fondo tutte le tue scelte :(



    Edited by -Shu - 18/8/2016, 16:38
     
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    Un Chakra Unico.






    Fu
    questione di un attimo. Lo Yotsuki di Kumo venne scaraventato dal potere del mio chakra compresso e mentre lottava contro la forza di Note del Dolore il mistero venne svelato. In una nuvola di fumo la verità apparve: il mio acerrimo nemico non era altro che Daichi, il sensei.

    Sorrisi e sbuffai allo stesso tempo. Avevo pensato a tutte le alternative possibili, a parte quella. In realtà il mio intuito mi aveva spinto a credere in una ripercussione in seguito alle mie parole dure ma mai avrei immaginato in quella maniera così sofisticata ed elaborata. Niente da dire, quel vecchio l’aveva pensata bene. Mi avvicinai al Sensei e porgendo la mano, così da aiutarlo ad alzarsi, avrei proferito divertito: - Mi hai fregato, anzi… mi avete fregato entrambi! E io che mi ero pure preoccupato per voi! –

    In ogni caso quel siparietto mi diede modo di scoprire per la prima volta la Veste Elettrica. Fu sicuramente un’esperienza unica. I miei colpi infatti vennero terribilmente attutiti da quel manto blu acceso. Se non fossi stato occupato a salvare i miei compagni sarei rimasto quasi impressionato dalla visione. E se quel Yotsuki avesse fatto sul serio quella serie di attacchi sarebbe risultata alquanto inutile. Daichi prese a parlare, rivolgendosi a Shinichi, e accettò di farmi da Sensei. I miei occhi brillarono, che forse sarebbe giunta l’occasione per imparare quella tecnica tanto importante e speciale per noi Yotsuki? Certo, in ogni caso non sarebbe stata una passeggiata.

    In seguito la serata terminò pacificamente. La lepre che avevo catturato riempì a dovere la pancia di ciascuno di noi e conciliò decisamente il sonno, che in meno di un secondo calò tra le mie membra, terribilmente affrante da quella giornata, decisamente, unica.

    La mattina seguente…



    Le mie gambe punzecchiavano come non mai, colpite brutalmente dall’acido lattico. Però mandando giù la saliva, caricai nuovamente sulle mie spalle il peso del vecchio. Con rapidità trovai il giusto equilibrio, memore ormai della mia esperienza il giorno prima, e così riprendemmo il percorso verso Suna, attraversando i fitti boschi che univano il Paese del Fuoco a quello del Suono. Il peso dell’anziano tuttavia si faceva sentire, del resto i miei arti inferiori nonostante il riposo notturno non si erano ripresi completamente e trasportare la massa del compagno di Clan mi portava via gran parte della concentrazione e della lucidità. Tuttavia Daichi fu molto diretto. Voleva che imparassi ad utilizzare la Veste Elettrica, esattamente come aveva fatto lui per difendersi. Molto semplice, a dirsi.

    Iniziò con l’elencare numerosissimi concetti riguardanti il Chakra, al modo in cui esso si distribuisce e il modo in cui viene manipolato. Ne ero a conoscenza, mio padre del resto mi aveva edotto fin dalla tenera età. E, sebbene Daichi non lo sapeva, avevo provato in più di una occasione a trasformare il mio potere grezzo in una forza elettrica. Ma ogni singola volta fu un buco nell’acqua. Con il sudore che colava dalla fronte, e la schiena ormai ridotta ad un colabrodo, elaborai le parole del Sensei applicandole in marcia. Provai numerose volte ma il risultato fu sempre fallimentare. Concentravo il Chakra, le gambe venivano potenziate certamente ma il passaggio successivo, qualunque esso fosse, non avveniva. In pratica stavo consumando inutilmente Chakra e di conseguenza stancandomi ancora di più. A poco a poco il mio livello di irritazione, e di sopportazione, stava raggiungendo il limite.

    In fretta sopraggiunse la pausa, che coincise con mezzogiorno inoltrato. Daichi scese dalle mie spalle e tirando un sospiro di sollievo ripresi leggermente le forze e coscienza di me stesso. Guardai il mio sensei, il quale sicuramente non dava segno di grande sicurezza. Pure lui, potevo capirlo, si stava chiedendo se in me scorreva o meno sangue Yotsuki. Infondo, nel midollo, ero un vero bastardo. Mia madre lo era di nome e di fatto. Scrollando la testa presi a parlare con Daichi:- Sensei, mi allontano un poco. Ho bisogno di stare da solo un po', a concentrarmi. - Era la mia mantra. Il mio unico modo per isolarmi da tutto e da tutti, per analizzare e comprendere. Per elaborare e applicare. Il silenzio sacro della foresta, mia grande amica, mi avrebbe aiutato nello scopo.

    Mi inoltrai nella foresta e percorsi diversa strada fino a trovarmi davanti ad un ruscello. In quel momento compresi che era il luogo ideale per fermarsi e riflettere. Non potevo aspettare ancora e non potevo fallire nell’usare i poteri del mio Clan, non ora che avrei affrontato delle prove impegnative: oggi dovevo riuscirci. Mi avvicinai e sedendomi a gambe accovacciate presi a ragionare. A ripensare alle parole del Sensei e alle parole di mio padre. Chiusi gli occhi e sospirai, non alla solita maniera; questa volta sospirai per cercare la concentrazione necessaria. Mi focalizzai sulla foresta, sul ruscello.

    ...


    Era una sera come tante altre, al Dojo di mio padre. I ragazzi del villaggio se ne erano andato e rimanevo solo io. Ero seduto al fianco di mio padre ed entrambi stavamo guardando l’orizzonte. Anche in quella occasione il sudore colava dalla fronte, in seguito ai pesanti allentamenti. Mio padre posò la sua mano tra i miei capelli spazzolandomeli. Era una serata decisamente felice.

    “Kato, non voglio rovinarti la giornata di oggi ma sappi che il tuo futuro sarà irto di sfide. E una di queste sarà quella di trovare in te la forza per destare il tuo vero potere. Ora sei troppo piccolo per spiegarti che cosa devi fare… Ma ricordati sempre una cosa: il tuo Chakra è vivo e forte, tanto quanto il tuo Cuore. Se vuoi usarlo devi conoscerlo e se vuoi conoscerlo devi immaginarlo. Hai capito?”


    ...



    Mi ricordo che annuii in seguito a quelle parole, come del resto ogni bambino avrebbe fatto. Ma non ne compresi il senso, fino ad oggi. Immaginare era la parola giusta, la chiave di volta che non riuscivo a cogliere; quel passaggio che mancava per concretizzare la mia volontà. Il lavoro che dovevo fare era semplice: dovevo paragonare il mio Chakra ad una roccia, dura grezza piena di angoli vivi e ruvidi. Ma come ogni buon Mastro dovevo trasformare quella rocca in una pietra, levigata raffinata ed elaborata. Quello era il passaggio fondamentale. Inspirando lentamente feci scorrere il chakra lungo il mio intero corpo. Percepivo chiaramente quella fonte di potere distendersi lungo l’intera via circolatoria e fu in quel momento che mi concentrai al massimo delle mie capacità. Aiutandomi con il rumore costante dell’acqua del ruscello, del suo scorrere continuo e preciso, immaginai allo stesso modo il mio Chakra. Un corrente, un flusso preciso che da grezzo come era poco a poco, lentamente, si stava inesorabilmente trasformando in qualcosa altro: in una piccola, ma decisa, corrente di Chakra Elettrico.

    I miei capelli, i peli del mio corpo stavano iniziando a rizzarsi, a tremare come se scossi da qualcosa. Aprii gli occhi e non credetti alla vista. In modo molto intermittente potevo chiaramente osservare delle leggere scosse, di un colore blu vivo intenso, scorrere lungo tutto il mio corpo. Ma non producevano rumore, anzi potevo percepire una sensazione quasi di forza e protezione. Tuttavia l’emozione fu eccessiva, persi la concentrazione e con essa il Chakra Elettrico prodotto. A quel punto riprovai diverse volte e mi resi conto di riuscirci sebbene i risultati si potevano definire solo approssimativi. Dopo un po' di tempo decisi di tornare da Daichi e riapparendo tra la boscaglia prima ancora che avesse potuto esprimere una parola contro il mio evidente ritardo concentrai il chakra e mostrai al vecchio il mio Chakra Elettrico. Per una volta ero fiero del risultato.

    Dopo un rapidissimo rancio riprendemmo la marcia inoltrandoci verso la parte finale della foresta e durante l’arco di tutto il pomeriggio mi portai sulle spalle il peso di Daichi, sempre notevole, allievato però dalla consapevolezza di riuscire a sviluppare un potere che mai avevo immaginato prima di utilizzare. Durante il percorso riprovai numerose volte, e anche grazie ai consigli dello Yotsuki, le varie prove via via diedero risultati sempre più buoni e nonostante la fatica il pomeriggio trascorse in fretta, vista l’emozione.

    La sera…



    Shinichi, senza troppe difficoltà, riuscì a portare per cena diversa selvaggina e attorno al fuoco improvvisato io Daichi e il chunin di Suna consumammo il pasto. Tuttavia, come avrei potuto benissimo immaginare, l’anziano volle proseguire l’allenamento questa volta addestrandomi con il chakra elettrico contro di lui. Annuii, in segno di assenso. Ero pronto ad affrontare il mio Sensei, sicuramente con risultati ben poco positivi.

    Ci ponemmo uno di fronte all’altro e stringendo per bene i pugni mi concentrai sul mio obbiettivo. Il giorno prima ero riuscito a colpirlo, questo significava che quella sera ci avrei riprovato. Scattai verso Daichi, concentrando, con molto sforzo mentale, il chakra elettrico nella gamba sinistra. A distanza corpo a corpo eseguii una sorta di finta con l’arto sinistro seguita prontamente da un calcio sinistro, quello con il chakra elettrico, in maniera tale da occuparlo e aprire la guardia dal attacco successivo. Inoltre mi resi conto che la velocità era superiore se l’arto risultava rivestito, e la cosa tornava tremendamente utile. Daichi tuttavia si rese conto del trucchetto e con un abile salto evitò il colpo basso alle caviglie mantenendo la guardia sul busto. Però non per quello evitai di sganciare il jab destro verso il torso del mio sensei, rivestendo il braccio di chakra elettrico per rendere l’azione più veloce e potente. Del resto volevo anche capire di che pasta era fatto e di tastare l’eventuale differenza di forza. Quando il pugno andò ad impattare contro l’avambraccio dello Yotsuki successe qualcosa di inaspettato. Il chakra elettrico che circondava l’arto, letteralmente, esplose contro Daichi ricomprendo un’area di circa mezzo metro. Mi allontanai subito, scusandomi: - Sensei non immaginavo di produrre un risultato del genere! - fu una risposta onesta, dettata dalla sorpresa di quella mossa.

    A quel punto il ninja di Oto decise che era arrivato il suo momento di attaccare, ponendomi in posizione di guardia solita mi preparai all’assalto di Daichi. Con uno scatto felino, considerata la sua onorevole età, si avvicino in un baleno verso di me e prese a scaricare diretti e montanti. Con gli occhi ben fissi su di lui cercavo di volta in volta di parare e schivare. Più il sensei cercava di colpirmi, più rimaneva a corpo a corpo più mi rendevo conto che seguire i suoi movimenti si rivelava più semplice del previsto, come mai prima d’ora. Senza dubbio il Chakra Elettrico e il suo uso costante stava dando dei frutti inaspettati ai miei riflessi. Ad un certo punto però mi resi conto che Daichi concentrò una quantità di chakra elettrico sul pugno destro e aspettandomi un colpo simile al mio precedente sapevo che non mi rimaneva che una possibilità: concentrare il chakra Elettrico e sperare che assorbisse il più possibile il danno. Così feci e, più per istinto che per volontà esplicita, il mio intero corpo venne rivestito di chakra elettrico. L’esplosione giunse e venni sobbalzato leggermente dalla deflagrazione. Tuttavia il Chakra Elettrico mi aveva protetto, inaspettatamente. In sostanza mi stavo rendendo conto che con l’utilizzo di quella abilità mi stavano aprendo un grande scelta di tattiche e strategie.

    Guardai Daichi, soddisfatto e contento. Erano anni che non mi sentivo così leggero, nonostante la pesantezza dell’allenamento. Così andammo avanti ancora per diverso tempo, prima attaccando e poi difendendo; quel ninja di Oto, seppur vetusto e fuori dal tempo, era uno Shinobi che ci sapeva fare e nelle ore successive ci allenammo ininterrottamente; mentre Shinichi da canto suo ci guardava, con uno sguardo mista tra divertimento e serietà.
     
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    Post Quinto - Inizia lo scontro



    Daichi espresse subito il problema che aveva con Kato.

    Sono troppo vecchio, Shinichi. Non riesco ad adattarmi al suo stile di combattimento.

    Insomma è tempo che tu vada in pensione. Posso sostituirti io con Kato. Non sarebbe una tragedia.

    Si ma... l'onore, l'impegno...

    Continuarono a discuterne, mentre Kato dormiva.

    Il giorno seguente Daichi non sarebbe salito sulla groppa di Kato ma gli avrebbe fatto i complimenti. Anche se la loro era una tecnica semplice da imparare Kato doveva aver già padroneggiato le basi in passato per essere riuscito ad acquisirne un controllo dopo così poco tempo.

    Certo, non è niente di speciale, ma meglio di niente.

    Poco dopo la colazione avrebbero raggiunto il deserto, e la gigantesca tendotopoli che conteneva l'arena

    E' li che combatteremo. spiegò il chunin della sabbia.

    Mancava ancora molto tempo per raggiungere il luogo ed il viaggio si prospettava faticoso.

    Non ti preoccupare Kato. Portare Daichi sul groppone è un allenamento speciale che ti ho fatto fare, così potrai sopportare marce forzate e la fatica molto meglio rispetto al normale. Normalmente ci metteremmo un intera giornata ma grazie a questo allenamento saremo all'arena per ora di pranzo

    Chiaramente lui e Daichi non ne avevano bisogno a causa delle loro superiori capacità fisiche.

    Fu faticoso infatti, ma meno di quello che si prospettava. Chiaramente gli allenamenti, studiati a puntino da Shinichi, avevano avuto il loro frutto. In poco tempo era diventato più forte, più resistente ed in grado di sfruttare l'armatura elettrica del clan.

    Non c'erano dubbi: gli Yotsuki di Kumo non avevano speranza.

    Giunti all'arena Daichi e Kato sarebbero stati condotti in una gabbia, la prassi in quel luogo, dove avrebbero dovuto aspettare l'inizio dello scontro.

    Poco dopo sarebbe arrivato anche Shinichi che, aperta la gabbia, sarebbe entrato con loro.

    C'è stato un piccolo problema

    Quale?

    Loro sono in 3. Quindi combatterò anch'io. Ho pensato che preferissi far così che dover dare forfait.

    Dannati. Va bene Shinichi. Gli spaccheremo il culo lo stesso. replicò. Sembrava ringiovanito di almeno vent'anni mentre le sue nocche sprizzavano scosse ovunque.

    Alla fine la porta si aprì ed i tre vennero condotti all'interno dell'arena dove lo aspettavano i loro tre avversari. Un Anziano e due giovani di Kumo, in perfetta forma.

    Mentre entravano partirono le note di una canzone, scelta apposta da Shinichi.



    Il chunin di Suna si sarebbe tolto la maglia, restando a torso nudo ed inneggiando la folla. Si vedeva che era un esperto di questo tipo di scontri.

    Ehi Daichi... che cazzo fa quello scalmanato? replicò il leader dei combattenti della nuvola.

    Mi preparo per spaccarvi il culo! Forza, fatevi sentireeeeeee!! disse Shinichi, inneggiando la folla facendo un gesto come per volerli ascoltare. Per tutta risposta un sacco di urla giunsero, invogliandoli ad iniziare.

    Avanti Kato. Spacchiamogli il culo avrebbe detto il ninja della sabbia tendendogli il pugno.

    Era giunto il momento di mostrare i frutti del proprio allenamento.


    CITAZIONE
    OT

    Ed inizia la fine! Descrivi parte del combattimento (nota: non serve che usi le regole e fai un turno solo, basta che mostri come combatti assieme a Daichi e Shinichi (che volendo puoi gestire per questo post) contro i nemici di Kumo. Ovviamente la protagonista qua è la ts: usala bene!

     
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    La mattina giunse e allo stesso il mio risveglio, al più completo addiaccio vicino al tronco di uno dei tanti alberi della foresta di Konoha. Scrollai la testa e allunga le braccia e le gambe. Dolevano come non mai, per via degli intensi allenamenti eseguiti con Daichi. Giusto il tempo di riprendermi che il mio pensiero andò al giorno prima, alla mia nuova esperienza come Ninja e come Yotsuki, al mio Chakra Elettrico. In pochi giorni si poteva dire che la mia vita era nuovamente cambiata.

    Daichi, inaspettatamente, non si ripropose come sacco da peso ma si complimentò per i risultati fino a quel momento ottenuti e quella reazione mi lasciò decisamente sbalordito, riuscii a malapena a strascicare un debole:-Grazie…- Shinichi subito dopo si aggiunse alla conversazione spiegando come quegli allenamenti fossero stati indirizzati al miglioramento delle mie prestazioni fisiche e della mia resistenza. E proprio per quel motivo e per quell’incremento di potenza saremmo giunti più velocemente a Suna. All’Arena. Sospirai, per alcuni giorni mi ero dimenticato il motivo per il quale stavamo attraversando mezzo continente.

    Il viaggio fu a ritmi forzati ma per niente faticoso, visto che non sentire il peso del vecchio, mi garantiva una libertà di movimento che mi ero dimenticato di avere. E ben presto la foresta prese a diradarsi lasciando spazio ad ampie praterie seguite poi da un terreno via via sempre più arido. In sostanza Suna era alle porte.

    La sabbia entrava ovunque: nei piedi, nei vestiti e anche tra i capelli e il fastidio era notevole. Forse perché non ero abituato, forse perché quell’ambiente era nuovo e procedevo cautamente ovunque. In quei momenti mi chiedevo come era come possibile che un intero villaggio prosperasse in un ambiente così ostile e di conseguenza quanto dovevano essere tipi tosti i Sunesi. Infatti il mio pensiero andò ad Aoi, così piccolo ma così pericoloso. Scrollai di nuovo la testa, tutti quei pensieri a conti fatti mi distraevano dal mio vero obbiettivo. Anzi dal nostro obbiettivo: combattere in Arena.

    Verso mezzogiorno giungemmo a destinazione: una grandissima tenda, se così si poteva definire, risaltava in mezzo al più completo deserto. Numerosissime persone gironzolavano nei suoi pressi, come formiche. Chi per acquistare qualche bevanda, chi per vendere altri tipi di merci. Ma in ogni caso lo scopo finale di tutte quelle era uno solo: divertirsi con il nostro scontro. Sputai per terra. Promettendomi, tra me e me, di chiudere per sempre questo inutile spettacolo di sangue e violenza nel mio futuro. Sarebbe stata la prima e ultima volta che avrei combattuto lì come banale gladiatore.

    Gli organizzatori ci individuarono subito e ci spiegarono le regole. Niente uccisioni, niente armi e niente ferite permanenti: uno scontro semplice a pugni e chakra. Come aveva detto Daichi. Sbuffai infastidito, la cosa stava diventando terribilmente fastidosa. Ma non potevo certo abbandonare ora. L’avrei fatto per il mio Sensei, solo per quella volta.

    Fummo condotti in una sorta di gabbia, come bestie in un circo, e guardando il mio compagno di Clan proferii, ormai senza più pazienza:-Daichi, tutto questo mi irrita oltre ogni modo… perciò non avrò alcuna pietà contro quei stupidi Ninja di Kumo.- Non attesi una risposta e mi focalizzai davanti osservando che i Ninja in realtà erano in tre. Nemmeno il tempo di realizzarlo che Shinichi entro in gabbia con noi. Seguii il suo discorso e annuii limitandomi a proferire: -Shinichi visto che sei il più forte concentrati sul più anziano e probabilmente più pericoloso. Io e Daichi andremo contro gli altri due. Cerchiamo di cavarcela il più in fretta possibile così in superiorità numerica chiuderemo lo scontro molto velocemente. Forza!-



    Le gabbie si aprirono e la folla inneggiò alla lotta più sfrenata; ora ci trovavamo davanti ad uno spettacolo di bassa levatura. Uno spettacolo che avrei cercato in tutti i modi di porre fine. Scattammo tutti frontalmente, compresi i nostri nemici, ognuno verso il proprio avversario. Daichi contro un giovane ninja di Kuma, Shinichi contro il loro ninja più esperto ed io contro l’ultimo del trio. Il mio avversario prese subito a sganciare numerosi diretti, in un modo molto simile al mio; quasi se adottasse il mio stesso stile di combattimento. Le sue braccia alzate mi impedivano di cogliere dei grossi difetti nella difesa e questo mi avrebbe costretto a rischiare. Paravo e schivavo, senza reagire, cercando di sfiancarlo e innervosirlo al punto giusto. Tuttavia lo Yotsuki che avevo di fronte risultò più esperto del previsto. Comprendendo la mia strategia iniziò a concentrare il chakra elettrico nelle sue braccia per renderle più veloci e pericolose. La mia reazione fu una semplice conseguenza, mi rivestii il corpo di elettricità in maniera tale da minuire la portata dei suoi colpi e iniziai ad incalzarlo. Presi con il sganciare diversi pugni rivestiti di chakra; velocizzati quindi dal mio potere. Il ninja rimase sorpreso da una reazione così netta e fu in quel momento, in cui mi accorsi di un suo accenno di ripensamento che eseguii un rapido colpo basso, un calcio destro diretto alla caviglia sinistra seguito da un jab sinistro. Quel pugno avrebbe scaricato addosso la mia esplosione elettrica, con l’intenzione di aprire la sua guardia mentre lui era concentrato a difendersi dal colpo alle gambe. L’esplosione avvenne subito, in maniera fragorosa e gli avambracci del tizio vennero spostati dal colpo. La mia reazione successiva fu istantanea. Con l’altro braccio eseguii un montante, diretto verso il suo mento; velocizzato sia dal chakra elettrico che dal mio chakra normale. Il risultato fu scontato. Utilizzando anche con quel colpo l’esplosione elettrica la folla prese a urlare, a gridare al vedere la scena che mi si parò di fronte. Il tizio di Kuma venne scaraventato in aria, seguito dal rumore dell’esplosione. Il fragore della folla, osservando il ninja della Nuvola cadere a terra privo di sensi e con la mandibola completamente lussata, divenne ancora più fragoroso. Evidentemente si stavano divertendo come mai prima d’ora.

    Non si poteva però dire lo stesso di Daichi. Il vecchiaccio si trovava in nette difficoltà sormontato dalla velocità e capacità fisiche del suo avversario. In quel momento compresi che il mio sensei non era ancora stato messo al tappeto solo grazie alla sua esperienza e resistenza, maturata in decenni di professione. Shinichi poteva aspettare, il mio compagno di Clan richiedeva il mio intervento urgente.

    Scattai verso l’avversario di Daichi e cogliendo il momento opportuno scagliai un potente jab contro il volto del ninja. Tuttavia lo avevo sottovalutato troppo. Il ninja della Nuvola con un rapido movimento deviò il mio colpo ed eseguì un velocissimo pugno contro la bocca del mio stomaco per poi terminare l’assalto con un potente calcio circolare verso il fianco. Non potei fare nulla se non concentrare il mio chakra elettrico. Fu provvidenziale proprio perché con quel suo calcio l’esplosione elettrica che mi colpì fu terribile. Era la prima volta che venivo ferito in quella maniera e la potenza del colpo mi scagliò a terra. Sputai sul pavimento, puntando i miei occhi inferociti verso quel bastardo di Kumo, che nel frattempo era tornato a combattere con Daichi, sempre più in difficoltà. Quel maledetto quasi nemmeno mi considerava e quello sarebbe stato il suo più grande errore.

    Mi alzai e abbassandomi con il corpo e spostando il baricentro presi a correre, anzi a caricare a man bassa contro il ninja. Volevo scaraventarlo a terra. Volevo fargli capire che non poteva non considerarmi. A poca distanza scattai saltandoli contro e allungando le braccia in maniera tale da abbracciarlo al fianco e farlo cadere insieme a me. In quel momento usai al meglio che potevo la mia nuova abilità: il chakra elettrico rivestito migliorò la mia velocità e mi diede una protezione aggiuntiva. Il tizio cerco di salvarsi da quel pazzo gesto eseguendo una gomitata sulla schiena. Ma resistetti, mordendomi le labbra e svuotando l'aria dai polmoni gridai: - Daichi! FINISCILO ORA!- Il mio sensei non attese. Scatto e saltò sopra di me eseguendo una magistrale Elbow Drop sul suo volto. La folla divenne quasi pazza a vedere l’esecuzione. Il colpo fu terribile. Il volto del Ninja fu schiacciato dal peso e potenza del gomito di Daichi e semplicemente smise di rappresentare un pericolo.

    Sospirai, guardando il mio Sensei. Avevo consumato molto Chakra e subito diversi colpi tosti. La stanchezza in sostanza si stava facendo prepotentemente sentire. Ma rimaneva ancora un avversario: il ninja di Kumo più forte, quello che Shinichi stava affrontando. Sia io che Daichi guardammo lo scontro e comprendemmo che il nostro intervento sarebbe stato fondamentale. Il chunin di Suna faticava, sebbene non si trovasse in netto pericolo. Bastò uno sguardo con il mio compagno di Clan per capire come agire. Scattammo entrambi in avanti verso il nostro avversario. Il Ninja della Nuvola tuttavia si accorse dei nostri movimenti e in quel momento cambiò completamente modo di combattere. Rendendosi conto di ritrovarsi da solo avvenne un cambiamento, pure un occhio inesperto avrebbe potuto cogliere che la sua forza e sue abilità subirono un importante incremento. Infatti appena a tiro di pugno, senza nemmeno il tempo di reagire, ricevetti un pugno o meglio un macigno di esplosione elettrica contro l’avambraccio sinistro che mi spinse via e a terra, di diversi metri. Per Daichi non fu diverso. Il mio sensei cadde a terra fragorosamente sputando sangue dalla bocca. Quel bastardo si stava rivelando una minaccia terribile. Shinichi si mosse cercando di coprirci. Giusto per darci il tempo di alzarci e riprenderci il più in fretta possibile. Ora ci trovavamo noi tre di fronte a quella bestia della Nuvola. Aspettai un attimo e guardai i miei compagni: - E’ più forte e veloce di noi. Se lo affrontiamo da soli non abbiamo speranze. Combatteremo tutti insieme, o insieme verremmo sconfitti! Daichi, Shinici… Per questa volta saremo dei veri Tag Partner! – Un messaggio in codice, però chiaro e comprensibile per i miei alleati. Ora toccava a noi. Scattai per primo, e insieme al mio movimento la folla si alzò in piedi. Stavamo giungendo al momento clou dello scontro. Il momento in cui si sarebbe deciso il nostro fato.

    Io e Daichi circondammo dai fianchi l’avversario mentre Shinichi lo caricò frontalmente. Tuttavia fummo io e il mio compagno Yotsuki ad avvicinarci per primi, e come chiaramente ipotizzato fummo entrambi a breve distanza di tempo stesi a terra dai suoi pugni però questo bastò a Shinichi per completare la sua manovra: eseguendo una rapida capovolta sgattaiolò alle spalle del ninja di Kumo e alzandosi il più velocemente possibile lo avrebbe preso alle spalle, bloccandolo dai fianchi. Guardai il movimento, sapevo che avevo a disposizione pochi istanti. Stringendo i pugni e spingendo oltre al limite i miei muscoli mi alzai e scattai verso il nemico gridando, verso Daichi:-Sensei! DOPPIO LARIAT!- Il messaggio fu recepito in pieno e grazie al chakra Elettrico rivestito la manovra che seguì si trasformò in qualcosa di unico. Spinti entrambi dalla velocità del Chakra elettrico in maniera opposta e simmetrica io e Daichi portammo parallelo al terreno il nostro arto superiore e caricandolo di Chakra Elettrico eseguimmo uno per ciascuno un Lariat. Il risultato fu sensazionale. La folla parve in delirio. Entrambi colpimmo allo stesso momento e praticamente sullo stesso punto il viso del Ninja di Kumo. La potenza del colpo fu terribile e se non fosse stato per Shinichi, il quale riuscì a staccarsi giusto un momento prima dell’impatto, sarebbe stato anche lui portato via dalla forza dei Lariat: infatti il ninja della Nuvola venne scaraventato all’indietro. Fragorosamente contro il pavimento. Privo di sensi.

    Spostai lo sguardo verso Daichi, mentre respiravo a pieni polmoni per recuperare il fiato. Che lo scontro fosse giunto al suo termine?
     
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    Post Sesto - The End





    La folla era chiaramente in delirio e dopo quell'ultimo spettacolare attacco combinato che aveva terminato l'ultimo ninja di Kumo i tre divennero immediatamente degli idoli nell'arena. Shinichi avrebbe alzato le braccia di Kato e Daichi accolti come due veri guerrieri.

    Avevano vinto.

    I tre, nonostante tutto, non si erano feriti granché e con la vittoria in arena giungevano anche svariati servizi: cibo eccellente, una tenda per riposarsi e schiave pronte a servirli in tutte le loro necessità. Se avesse così desiderato Kato poteva avere quasi tutte le donne dell'arena. Shinichi lo avrebbe informato che avrebbero dovuto attendere l'indomani per lasciare l'arena pertanto aveva quest'ultima mezza giornata di riposo prima di tornare ad Oto.

    I tre avrebbero cenato assieme ad alte cariche, che desideravano vedere da vicino questi grandi guerrieri, tra cui uno stretto parente del Daimyo del paese della terra che aveva questo proibito piacere di spingersi a Sud per godere di questi spettacoli.

    Per una giornata sarebbero stati trattati come antichi re. Daichi sarebbe stato lieto di mostrare a Kato come godersi la vita, come mangiare ed assaporare le più delicate delizie che l'arena poteva offrire, fossero essere cibi dalla complessa preparazione che Kato mai avrebbe assaggiato ancora nella vita o pregiati liquori invecchiati. O alcune delle donne più belle dell'Anauroch che con la loro pelle abbronzata tanto ricordavano al vecchio Daichi le ragazze della sua gioventù nel paese del Fulmine.

    [...]

    L'indomani mattina, andando nella tenda di Daichi, Kato avrebbe visto come Shinichi fosse di fianco al corpo senza vita del vecchio Yotsuki.

    Se ne è andato nella notte. Aveva compiuto il suo scopo, dimostrare che lo stile di Oto era superiore e non aveva più un motivo per vivere. Ti ringrazio a nome suo Kato, gli hai permesso di morire senza alcun rimpianto.

    Le lacrime sgorgavano dal volto del chunin di Suna che aveva perso un ultimo vecchio amico. Ma doveva essere felice per lui, dopotutto era morto come voleva sempre morire: durante i festeggiamenti per la sua ultima vittoria.

    ... perché come diceva sempre: "Non ha senso morire in battaglia. Non ti godi la parte più bella. Se proprio devo scegliere voglio morire con un cosciotto di pollo nella sinistra ed una bella troia nella destra" Addio, vecchio amico mio. Possa tu riposare in pace.

    Dopo che anche Kato avesse dato l'ultimo saluto al vecchio guerriero del clan Yotsuki Shinichi si sarebbe offerto di accompagnare Kato assieme al feretro ad Oto. Voleva assolutamente essere presente al funerale di Daichi Yotsuki.


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    Il Fiore Lupo

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    Un nuovo Inizio. Una promessa.



    Era fatta. I Ninja di Kumo giacevano sanguinolenti al tappeto mentre noi tre, un trio a dir poco improvvisato, ci ergevamo su di loro come gladiatori. A noi spettavano gli onori della vittoria e la gloria della fama. Guardai Daichi e scrutai i suoi occhi notando così una luce splendere. In lui stava ardendo una gioia immensa, senza paragoni; un destino a cui aveva a lungo anelato. In me? Sospirai. Sorrisi a stento, quando Shinichi alzò il mio braccio inneggiando alla folla. Erano tutti pazzi di gioia e si poteva benissimo capire che non si vedeva l’ora di festeggiare. Non io però. Io potevo capire meglio di chiunque altro cosa stava succedendo lì. Ed era proprio per quello motivo che ora non ero più un brigante ma un Ninja.

    Però per Daichi l’avrei fatto. Dopo tutto quello che mi ha insegnato lo avrei accettato. Solo per una ultima volta, mi promisi con me stesso. Avevamo fino al giorno dopo per festeggiare e Daichi fu chiaramente propenso a sfruttare il più possibile quanto gli veniva offerto. Conobbi persone di alto rango, strinsi numerose volte le mani ad un numero infinito di persone, colloquiai con vecchi guerrieri. Tutte persone inutili. Tutte pedine dello stesso demone: il Potere.

    ...



    Cinque anni prima, Bassifondi del Paese delle Sorgenti Calde…



    -Hai un pezzo di prosciutto? -

    -NO NO TI PREGO-

    -Peccato. -

    Il pugno andò ad impattare contro la gola della persona che tenevo per i capelli. Un vecchio, stupido il giusto da farsi così tanti debiti da non poterli più esaurire. Me lo ricordo ancora, quel povero pezzente morì tra le mie mani, mentre invano cercava di respirare nonostante la trachea schiacciata.

    Del resto gli avevo fatto una richiesta semplice: un pezzo di prosciutto, quella era la cosa che più desideravo in quel momento. Avevo appena ucciso una persona, l’avevo fatto perché il mio datore di lavoro mi aveva promesso del cibo. E di conseguenza mi aspettava il giusto compenso. Magari se quel tipo mi avrebbe dato il prosciutto sarei stato meno crudele. Forse.

    Quel figlio di puttana comunque fu onesto. Ottenni il mio pezzo di prosciutto, doppia razione. Sul mio viso si stampò un sorriso incredibile. Con quel cibo sarei andato avanti per almeno una settimana. Ero contento.


    ...



    -Signore: prosciutto rifinito e stagionato direttamente da Kiri.- Già. In mezzo a quella cena, ricca di prelibatezze, ricca di eccessi mi ritrovai sul piatto sempre un pezzo di fottuto prosciutto. Mi limitai al pane, tra lo sguardo incredulo degli astanti.

    Uscii dalla tenda, appena terminata la cena, a prendere un po' d’aria. A gustarmi il cielo stellato dei deserti di Suna. Sospirai. Nel tragitto diverse donne, di dubbia moralità, mi proposero numerose alternative alla cena. Rifiutai ogni volta, tirando avanti. Non ero quel tipo di persona. Mi diressi così verso la mia tenda, senza alcun saluto o ringraziamento.

    La mattina giunse in fretta e con essa finalmente la necessità di andarsene da quel posto. Quando entrai nella tenda di Daichi successe però qualcosa di inaspettato. Il mio Sensei giaceva morto, privo di vita, sul letto. Al suo fianco un Shinichi lacrimante. Il mio volto si trasformò in puro ghiaccio.



    Il Potere. Quel demone. Daichi ne era stato schiavo, come lo ero stato io. Mi chiesi quale era la differenza effettiva tra il me di anni prima e il me di quel momento. Daichi aveva accettato di sottomettersi. Di guadagnare qualcosa, di irrisorio, per la felicità e il macabro divertimento di qualcuno altro. Dove era l’onore? La vera tradizione Ninja in tutto quello? Solo Avidità, mascherata in maniera sopraffina dalla Grettezza. Scossi la testa. Mi avvinai al mio defunto Sensei ascoltando le parole di Shinichi e con un gesto, leggero e delicato, abbassai le sue palpebre… nonostante tutto se lo meritava. Mi aveva aiutato, come mai nessuno prima. Appoggiando la mia fronte sulla sua proferii: -Buon viaggio Maestro. Con te si chiude un capitolo del Clan Yotsuki. -

    Avrei cambiato le cose. Avrei cambiato il Clan Yotsuki, destabilizzandolo fino alle sue fondamenta se necessario.

    L’avrei trasformato in un Clan di Shinobi freddi come il ghiaccio. Forti come il ferro. E resistenti come la Volontà di difendere il Villaggio.

    Diverso tempo dopo, ad Oto…



    In numerosi si erano riuniti al cimitero del Villaggio per commemorare la memoria del mio Sensei. La maggior parte dei quali erano Ninja del Clan, ma mescolati tra di loro si potevano osservare altri Shinobi provenienti da diversi Paesi. Daichi sicuramente era una persona conosciuta. Me ne stavo in disparte, su una collinetta. Appoggiato ad un albero che si stagliava su quel piccolo promontorio osservavo l’intera cerimonia. Notai Shinichi da distante.

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    Al termine del rito funebre, quando ormai tutti se ne andarono, mi resi conto che solo il Chunin di Suna restava in piedi davanti al sepolcro del Ninja. Mi avvicinai, sommessamente, e una volta di fronte al mio superiore mi inchinai ringraziandolo e attesi qualche secondo -Chunin prima di incontrarvi ero una persona diversa. Ora sono più forte e più consapevole del Potere che possiedo. Questo grazie a voi due. Tuttavia mi permetto di dire una cosa… Nella mia vita ho visto l’Oscurità. Non ceda anche lei a quella grazia malevola. Quello che ho visto in quell’Arena è profondamente sbagliato, lì eravamo tutti perdenti… ed è mia intenzione cambiare questo realtà.- Mi inchinai di nuovo, questa volta verso Daichi. E voltando le spalle ad entrambi me ne andai. Lungo la mia strada, seguendo il mio percorso.

    La prossima volta che sarei tornato, caro Sensei, sarei tornato da vero Vincitore.




    Ringrazio Shu per la sua disponibilità a guidare questa favolosa giocata!
     
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