Il fabbro e la veggente

free tra Shu e Cube

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    I due Prescelti

    Post Primo - Il Fabbro e la Veggente



    Era nuovamente giunto il periodo dell'anno in cui Dong-Ryuk-Sun e sua moglie Jae-Eun-Sun tornavano a casa, nel lontano paese del ferro, dalla loro dimora presso il paese del the. Normalmente questo non sarebbe stato un evento degno di nota, non fosse che Don-Ryuk era uno dei fabbri più rinomati dell'intero paese mentre la moglie, Jae-Eun, era una delle veggenti più formidabili della storia.

    Il loro viaggio non aveva mai problemi, anche grazie all'intesa che i due avevano con l'Accademia Ninja: l'accademia forniva loro una scorta adeguata e loro in cambio insegnavano parte del loro sapere alla scorta. Non avevano mai avuto incidenti, e questo perché era Jae-Eun-Sun a scegliere i ninja che li dovevano accompagnare. Nessuno sapeva quale fosse il suo criterio ma, fatto sta, che negli ultimi dieci anni non mai capitato nessun incidente.

    Per quell'anno aveva scelto due ninja che non avevano quasi nulla in comune, Shu Akasuna del paese del vento e Kato Yotsuki del paese delle risaie.

    I due dovevano recarsi alla dimora dei loro clienti nel paese del the e provvedere alla loro sicurezza. Erano stati adeguatamente informati della loro missione e l'accademia richiedeva loro due compiti abbastanza semplici: dovevano proteggere i due e farsi insegnare da loro delle conoscenze che poi avrebbero dovuto usare per il bene dell'accademia.

    Kato non avrebbe ricevuto lettere da Suna pertanto poteva aspettarsi che avrebbe trovato il suo compagno di missione direttamente sul luogo. Giunto nel piccolo paese dove risiedevano i due non avrebbe avuto difficoltà a ricevere le informazioni sulla loro abitazione, una piccola casupola isolata poco fuori da quella cittadina portuale.

    Giunto sul luogo non avrebbe fatto neppure in tempo a bussare che la porta si sarebbe aperta ed una simpatica vecchina, alta più o meno come la sua gamba, gli avrebbe aperto invitandolo ad entrare.

    Caro, è arrivato anche Kato! Smettila di tamburellare che è ora del the!

    La donna, evidentemente la veggente, avrebbe invitato Kato ad accomodarsi al tavolo nella stanza principale della casetta dove sedeva anche un ragazzo dai capelli rossi con fare annoiato. Evidentemente doveva trattarsi del suo compagno di missione.
     
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    Una richiesta... particolare.



    Il viaggio stava già durando da un paio di giorni, e all’interno della carrozza che trasportava oltre a me altre tre persone tra cui un genin di Konoha e un paio di giovani ragazzi, non avevo molte possibilità di svago; se non ragionare sulla missione che dovevo svolgere da lì a breve. Un compito a dire il vero piuttosto strano.

    La missiva dell’Accademia, che mi giunse alla solita maniera improvvisata, mi lasciò fin da subito colpito e dubbioso: in pratica dovevo, insieme ad un altro mio collega ninja, accompagnare e difendere un paio di persone nel loro viaggio di ritorno a casa. Inoltre la lettera specificava bene un altro punto: come ricompensa queste due autorità, se così si potevano definire, avrebbero elargito un po' delle loro conoscenze ai ninja che gli avrebbero seguiti e per quell’anno l’Accademia aveva scelto due persone di preciso. Me e un altro tizio che da lì a poco avrei conosciuto. Sospirai. Davvero, non avevo parole.

    Quando la carrozza giunse alla città segnata nella lettera scesi dal trasporto e allungai vistosamente le braccia, riprendendo fiato. Per quanto fosse stato un viaggio tranquillo e senza problemi ormai quell’affare di carrozza stava iniziando a stancarmi. Salutai con un cenno quel ninja di Konoha, il quale stranamente scese con me, e seguendo le indicazioni presi ad avvicinarmi alla località dove vivevano i due coniugi.

    Non ci misi molto e, ormai quando il sole stava per calare, giunsi davanti alla porta. Si trattava di una casa alquanto spartana, almeno esternamente, soprattutto se considerato che quelle due persone, per detto dell’Accademia, erano così famose e rappresentavano una risorsa così preziosa da proteggere con ben due ninja; nonostante non vi fossero mai stati problemi prima d’ora.

    Alzai il braccio, pronto a bussare, che all’improvviso la porta si aprì anticipandomi. Subito non individuai nessuno finché non udii una piccola vocina provenire dal basso. Si trattava di una vecchia signora, tremendamente bassa. Mi chiamò per nome e la cosa mi sorprese a dir poco. Mi invitò ad entrare e forzatamente, a causa della sorpresa, riuscii solo ad proferire un debole:-Permesso…-

    Mi avvicinai al tavolo osservando che il mio collega mi aveva preceduto, con un cenno di capo lo salutai. E sedendomi vicino mi sarei presentato:-Come ha ben detto signora… Mi chiamo Kato Yotsuki, Genin di Oto, e sono qui per proteggervi... sotto ordine dell’Accademia.-

    Avrei terminato così la mia frase, ancora leggermente disorientato dalla situazione che mi si stava parando di fronte.
     
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    La cerimonia del the

    Post Secondo - Il Fabbro e la Veggente



    Il marito della veggente emerse dal retro della casa, era un uomo enorme alto quasi due metri e anche lui aveva molti inverni sulle spalle.

    Eccomi. Uff... così voi sareste Kato e Shu vero? Felice di conoscervi. Su, beviamoci un bel the tutti assieme.

    Insisto, non fate complimenti

    Si sarebbe trattato di un classico the verde, ma ciascuno avrebbe dovuto servirsi da solo. Shu lo avrebbe preso senza zucchero, com'era di norma. Durante quella strana cerimonia del the la veggente avrebbe osservato attentamente i due, oltre ad intrattenersi in conversazioni di circostanza.

    Mi pari un po' nervoso Kato... qualcosa non va? Dimmi pure se c'è qualche problema. O preferisci che legga le foglie del tuo the?

    Sembrava onestamente preoccupata per il giovane Yotsuki

    Prendi esempio da Shu, è calmissimo e si sta rilassando. Ti ci volevano un paio di giorni lontano da Suna, eh ragazzo?

    Il sunese sorrise, replicando Indubbiamente. E' sempre utile spezzare il ritmo della monotonia... specie se si tratta della mia monotonia.

    Devi sapere Kato che ci sono molte persone che vogliono il tuo compagno di missione morto. Poverino, vive praticamente recluso in casa. Aveva proprio bisogno di un paio di giorni di riposo.

    Capisco che siate una veggente, ma non mi fa molto piacere che condividiate queste informazioni in giro replicò il ninja della sabbia, che amava molto la propria riservatezza (anche se il viaggio l'aveva messo di buonumore)

    Su su, dovresti essere più cordiale con Kato. Mi ha detto Jae-Eun che lui è l'allievo del tuo allievo. In un certo senso sei il suo nonno di ninjutsu, ahahahahah

    Shinichi? avrebbe detto Shu, rivolto a Kato

    Se avesse ricevuto conferma avrebbe commentato Strano che abbia preso un allievo maschio. Di solito va sempre dietro alle neo-genin.

    Beh, è stato un favore che gli ha chiesto un vecchio amico che purtroppo non è più qui. Andarsene da oto per un po' ti farà bene Kato, potrai distogliere la mente. Fidati di me, che ho visto morire tutti i miei figli, poveri ragazzi.

    Indubbiamente si trattava di una veggente di grande potere, e forse era proprio quell'indiretto legame tra i due ninja che l'aveva spinta a chiamarli a se. Oppure il fatto che entrambi avevano bisogno di una bella vacanza.

    Kato sarebbe stato libero di fare qualche altra domanda alla veggente prima del termine della cerimonia del the.

    Allora cara, cosa devo insegnare a questi due giovanotti? Sapete, lei legge il destino da come una persona beve il the.

    Qualcosa di molto interessante caro. Questa volta dovrai insegnare soltanto a Kato.

    Cosa? Ok che mi frega poco di imparare a forgiare armi, ma...

    Zitto ragazzo. Sei il primo il cui destino è quello di imparare da me l'arte dei sigilli. E' la prima che è successa da quando abbiamo iniziato il nostro accordo con l'accademia.

    Oh oh oh, davvero? Beh allora tu vieni con me Kato.

    Il vecchio avrebbe afferrato Kato, mentre se lo portava nella forgia nel giardino dietro la casa. Una volta li avrebbe iniziato ad istruirlo nell'arte della forgiatura.

    Per prima cosa devi sapere che esistono vari modi di creare armature e protezioni, in base al materiale utilizzato. C'è chi usa pelli di animali, ossa, legno e materiali di simile tipo, che chiameremo materiali leggeri, e chi invece utilizza l'acciaio o altri metalli, che chiameremo materiali pesanti. Da ragazzo ho iniziato a forgiare armature pesanti per i samurai ma voi ninja preferite i materiali leggeri che vi consentono di restare più agili nei movimenti per cui partiremo da questi.

    Avrebbe quindi steso sul tavolo una pelle di animale già pronta per il taglio. Si tratta di un artigiano e di un fabbro sopraffino, pertanto gli avrebbe spiegato tecniche per creare materiale su misura, basandosi sulle sue fatture e necessità. Per prima cosa avrebbero creato degli stivaletti di cuoio. Avrebbe quindi fatto prima uno schema su carta, basandosi sulla dimensione dei piedi di Kato. Gli avrebbe spiegato che avrebbe tenuto la pelle leggermente più larga dato che voleva creare degli stivali imbottiti, che potessero proteggergli il dorso del piede da armi semplici come i Kunai e da possibili pericoli come chiodi o altro che potevano ferirlo. Ovviamente la suola sarebbe stata rinforzata, per impedire a makibishi o roccie di ferirgli la pianta del piede. Una volta creato lo schema su carta avrebbe fatto tagliare la pelle a kato, mostrandogli come doveva trattare il materiale con rispetto e senza sprecarlo. Avrebbero quindi fatto un paio di cuciture e poi sarebbero passati alla spessa suola. Alla fine avrebbe forgiato dei pezzi di metallo, basandosi sullo schema degli stivaletti, con cui avrebbe riempito le parti del piede che andavano protette, come la punta.

    Dopo averlo guidato nella creazione di quel primo paio di stivali il maestro lo avrebbe invitato a creare un oggetto completamente da solo, per fare pratica.
     
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    Insegnamenti.



    -Nervoso? Non proprio, solo sorpreso. E’ stata la prima volta che qualcuno mi ha accolto in maniera così singolare…- fu in realtà una risposta decisamente diplomatica. Non volevo di certo offendere il mandante della mia missione né tantomeno mancarle di rispetto; tuttavia nutrivo grandi dubbi in quella sorta di professione… che avrei decisamente tenuto per me in quella occasione. La vecchietta ci propose una sorta di benvenuto offrendoci un the verde. Rifiutai, gentilmente, con un gesto calmo della mano. Mi ero portato dietro delle scorte dalle quali, alla necessità, avrei attinto. Fin tanto che potevo avrei debitamente rifiutato ogni vivanda, in linea generale non mi fidavo di quello che non avevo controllato. Soprattutto dopo quella tremenda esperienza subita con quel pazzo genin di Kiri, Sanjuro.

    Ciononostante la vecchietta non smise di parlare e mise in mezzo ai suoi discorsi anche il mio nuovo collega, annunciando senza troppe remore che ben più di una persona lo vedeva bene più morto che vivo. Sorrisi, non che fosse una gran predizione e mi limitai a commentare con un semplice: -Shu, se ti rincuora, non sei di certo l’unico...- Il mio pensiero andò a mia madre. Dopo aver ucciso il suo secondo marito probabilmente non mi aveva così a cuore.

    Quando però la vecchietta iniziò a parlare di me illustrando al collega di Suna le mie vicende appena trascorse rimasi in muto silenzio, mentre con cenno salutai suo marito comparso nel frattempo. Analizzando bene le sue parole quella tipa sapeva decisamente fin troppo. Rimasi sconcertato, in un primo momento. Poi compresi che quella anziana signora poteva sapere della cosa, del resto Daichi era stato un tizio famoso e in più le vicende all’Arena avevano avuto la loro fama. Tuttavia parlare così apertamente di qualcosa di così riservato mi scocciò, non poco. Ma mi trattenni:-In realtà il mio Sensei è stato Daichi Yotsuki. Grande amico di Shinichi. Abbiamo viaggiato insieme per un breve periodo e ne abbiamo passate diverse insieme… senza dubbio. Non nascondo che ho una visione diversa da quella del tuo Maestro sul mondo Ninja ma nonostante ciò, insieme, abbiamo compianto la morte di Daichi.- terminai così la frase spostando lo sguardo verso la signora.

    La vecchia, non ancora soddisfatta, proseguì con il suo discorso e mi introdusse a suo marito ordinando in pratica di insegnarmi l’arte della forgia. In quella sorta di siparietto non fui che un magro spettatore e consapevole dell’incarico affidato dall’Accademia stessa con un semplice cenno accettai la proposta di Jae.

    In un baleno suo marito mi prese per un braccio e mi portò fuori, in uno spazio aperto che ospitava una forgia, ampia e rifinita. Seguii con attenzione le sue parole e condivisi pienamente il suo pensiero. Sebbene non avevo mai avuto modo di confrontarmi con un samurai sapevo che adottavano uno stile di combattimento completamente diverso dal nostro. E di conseguenza un armamento molto lontano dai nostri standard.

    -Mio padre mi diceva sempre una cosa, onorevole Dong: se un ninja si fa colpire è perché ha sbagliato. Quindi condivido appieno il suo pensiero, le nostre protezioni servono solo a diminuire il danno in seguito ad un nostro errore. E, nonostante la cosa mi suoni tremendamente strana, non mi dispiacerebbe in fin dei conti saperne qualcosa in più su come produrre il nostro equipaggiamento... visto che siamo qui.- E con quelle parole mi silenziai seguendo con attenzione il lavoro del fabbro e cercando così di cogliere i suoi gesti e la sua praticità, annotandomi mentalmente i suoi preziosi consigli. Quando Dong concluse il lavoro mi stupii del risultato; era riuscito ad ottenere un paio di scarponi di fattura pregiata in così poco tempo. Quando mi propose di provare sobbalzai. Non sarei riuscito a creare un oggetto simile, quello era poco ma sicuro, ma ci avrei provato. Occasioni del genere non capitavano spesso.

    Raccolsi così tutto il materiale necessario tra cui il cuoio, alcune lastre di buon ferro, i strumenti e lo schema approssimativo elaborato dal fabbro, giusto per capire come organizzare il materiale. Come Dong avrebbe potuto osservare iniziai subito di buona lena per via anche della mia abilità nell’usare gli strumenti, in pratica nel saperci fare [Abilità: Manualità]. Stesi il cuoio e iniziai a tracciare le linee per ritagliarlo, al che una volta completato il processo presi a rimodellarlo, seguendo un po' l’istinto e quanto visto precedentemente, attorno ad una figura di legno presa come base in maniera tale da adattarlo al meglio possibile al mio piede. Terminata l’operazione provai subito, a grandi linee, se la misura era corretta e quando constatai che potevano starci entrambi i piedi in quel manufatto alzai lo sguardo verso Dong, un po' deluso e un po' divertito allo stesso tempo. Ripresi il procedimento e una volta corretto l’errore constatai che quel secondo tentativo fu un successo. A quel punto dunque continuai il procedimento, rifinendo il cuoio e aggiungendo così i listelli di ferro, tali da garantire un minimo di difesa contro piccoli oggetti acuminati. Senza che me ne accorgessi le ore stavano trascorrendo in fretta e il sole stava velocemente lasciando il posto alla luna, mentre la sera si inoltrava. A lavoro terminato guardai Dong cercando nei suoi occhi un segno di approvazione per il lavoro svolto.

    Tuttavia i miei occhi andarono a focalizzarsi, oltre che sul viso del fabbro, anche sulla finestra alle sue spalle; all’interno della stanza i miei occhi visualizzarono il mio compagno di Suna insieme a quella decisamente insolita vecchietta. In quel momento mi chiesi che stava succedendo tra loro due.

    Alcune ore prima…



    -Molto bene Shu ora mentre il tuo compagno verrà istruito da mio marito, come d’accordi con l’Accademia, ti insegnerò una parte delle mie conoscenze. Seguimi pure…- con quelle parole le vecchietta, portandosi entrambe le mani incrociate dietro la schiena fece strada al Chunin di Suna. Dopo aver attraversato un semplice corridoio si trovarono davanti alla soglia della porta di una stanza che stonava decisamente rispetto al tono che dimostrava la casa. Numerosi scaffali riempievano il vuoto del locale: costruiti in legno pregiato, molto scuro, contenevano decine e decine di libri, anche essi per lo più rilegati e mantenuti con una cura che si poteva dire maniacale. Insomma Shu non ci avrebbe messo molto a capire che si trovava all’interno di una biblioteca in piccola miniatura. Al centro della stanza comunque si presentava un tavolino, alto quanto la signora, circondato da due sedie in pelle, scure anche esse e di finitura superiore.

    -Prima di entrare Shu ti chiederei di toglierti le scarpe e il tuo equipaggiamento offensivo, questo è un luogo di studio e concentrazione. Qui le armi non sono ammesse.- così la signora a piedi scalzi, sulla moquette rossa vermiglio, si sedette attorno al tavolino aspettando chiaramente l’arrivo del ninja. Una volta uno di fronte all’altro la signora apri un casetto della tavola ed estrasse una pila di cartine, un calamaio e una penna d’aquila.

    -A differenza di Kato e di mio marito dove la qualità principale richiesta è la praticità e la forza nel battere il ferro quello che è richiesto nell’Arte dei Sigilli è la Concentrazione e lo Studio. Per questo ho costruito nel tempo questo luogo. Perché mi aiuta a pensare.- la vecchia prese a scrivere sul foglietto di carta e Shu avrebbe ben presto osservato che stava componendo gli ideogrammi per la costruzione di una cartabomba. Al termine del procedimento ponendo la mano di sopra attivò la bomba. Appoggiando le braccia davanti a Shu, con estrema tranquillità avrebbe osservato lo Shinobi di Suna, nonostante quella stanza da lì a poco avrebbe potuto implodere.

    Tuttavia, a meno di un intervento di Shu anticipatorio, il ninja avrebbe scoperto che alla fine l’esplosione si sarebbe rivelata in un nulla, solo una piccola nuvola di fumo.

    -Shu… La conoscenza è anche Potere. Ma il Potere se ottenuto troppo in fretta può portare alla Pazzia. Perciò solo un sapere acquisito e consapevole può fornire i migliori risultati, e qui in questa stanza puoi trovare tutto quello che ti serve per replicare il mio risultato di prima. Ora studia, cerca, sfoglia i libri… apprendi e quando avrai compreso quali sono i simboli e che significato hanno ti insegnerò ad imprimerli nel modo corretto sulla carta.-

    Al termine di quel discorso la vecchietta si mise placida, con le braccia incrociate ad osservare il giovane Shinobi. Non avrebbe proferito una sola parola in più, del resto sapeva che lo studio richiedeva silenzio.


    Shu hai dei compiti per casa! Ho cambiato il colore del parlato della vecchietta perché in Nero non si riusciva a leggere purtroppo.
     
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    La cerimonia del the

    Post Terzo - Il Fabbro e la Veggente



    Il fabbro era soddisfatto del lavoro del ragazzo, non perché l'oggetto in se fosse di buona fattura ma perché si vedeva che aveva ascoltato la sua lezione. Proseguì quindi facendogli fare pratica anche con altri oggetti di pelle prima di passare alla lavorazione del legno.

    Gli spiegò che la cosa più importante era la scelta del legno, dato che diversi alberi avevano legni diversi adatti a diversi scopi, e che, data la sua naturale rigidità, il legno era più adatto ad essere utilizzato come scudo che come armatura. Gli spiegò la differenza fra il creare uno scudo scolpendo il legno o ricavandone diversi pezzi da unire poi assieme, ed anche come lavorare il materiale per creare primordiali armature. Se infatti un corpetto di legno era fuori discussione questo non mancava che certi tipi di legno potevano essere adeguati come parabraccia o gambe.

    Infine gli avrebbe chiesto di creare uno scudo di legno, sfruttando il materiale a sua disposizione e dichiarando che avrebbe poi dovuto anche ricoprirlo con della pelle lavorata sia per abbellire lo scudo che per proteggerlo dalle intemperie.

    Certo, ad un ninja uno scudo era utile quasi quanto un armatura di metallo ma il fabbro desiderava che il suo allievo avesse una infarinatura totale della sua arte.

    [...]

    Prima di entrare Shu ti chiederei di toglierti le scarpe e il tuo equipaggiamento offensivo, questo è un luogo di studio e concentrazione. Qui le armi non sono ammesse.

    Mi sarei tolto le scarpe ed avrei lasciato un rotolo da richiamo davanti la porta. Non avrei avuto bisogno del ragno li dentro.

    Non rimasi impressionato dalla biblioteca, ne avevo una ancora più grande nella mia casa anche se in realtà i libri erano disseminati un po' ovunque e non concentrati in un unico luogo. Molti libri di meccanica ed ingegneria si trovavano nel mio laboratorio segreto, in camera tenevo qualche diario e qualche testo fondamentale sul chakra per cercare di riapprendere abilità che avevo scordato a causa del jutsu a cui mi avevano sottoposto, in varie cassaforte protette da trappole i testi di mio padre ed antichi rotoli di sapere della famiglia, qualcuno persino scritto da Sasori e nella biblioteca di casa vari testi innocui, che in genere leggevo per combattere la monotonia.

    A differenza di Kato e di mio marito dove la qualità principale richiesta è la praticità e la forza nel battere il ferro quello che è richiesto nell’Arte dei Sigilli è la Concentrazione e lo Studio. Per questo ho costruito nel tempo questo luogo. Perché mi aiuta a pensare

    Capisco. Ho anch'io dei luoghi simili a casa. Ora capisco perché mi avete scelto per queste abilità. Risultano molto simili al mio già consolidato stile di combattimento.

    Osservai come la donna stesse scrivendo dei simboli su un foglio di carta. Sembravano quelli di una cartabomba, anche se mancava qualcosa. Avevo imparato come creare sigilli tramite il chakra e conoscevo qualche fuuinjutsu esplosivo.

    La mia osservazione si dimostrò corretta quando non avvenne alcuna esplosione.

    -Shu… La conoscenza è anche Potere. Ma il Potere se ottenuto troppo in fretta può portare alla Pazzia. Perciò solo un sapere acquisito e consapevole può fornire i migliori risultati, e qui in questa stanza puoi trovare tutto quello che ti serve per replicare il mio risultato di prima. Ora studia, cerca, sfoglia i libri… apprendi e quando avrai compreso quali sono i simboli e che significato hanno ti insegnerò ad imprimerli nel modo corretto sulla carta.-

    Interessante.

    Avrei quindi cercato nei vari libri della biblioteca. Alcuni dei testi di base già li possedevo, dopotutto ero un chunin della sabbia, ma alcuni tomi più avanzati mi mancavano e decisi di cominciare da questi. Molti si soffermavano su diversi metodi di disegnare i sigilli, ed i differenti significati che i vari simboli possedevano. Quella dei simboli era una vera e propria lingua, unendo le diverse "lettere" si potevano creare vari effetti diversi. Avrei quindi cercato all'interno dei libri che contenevano dei "cataloghi" i simboli usati dalla veggente sul foglio di carta.

    Dunque, da quel che ho notato si tratta di questi due simboli tuttavia, invece di essere disegnati in modo bilanciato come dovrebbe essere per una cartabomba ha ridotto la dimensione di questo simbolo... il fuoco giusto? tra l'altro non tracciando questa parte finale a destra per lasciarlo incompleto, inoltre ha usato il normale simbolo dell'aria, ma rinchiudendolo all'interno del simbolo dell'acqua in modo da creare una reazione simile ad un fumogeno, ma molto più ridotta. Corretto?

    Ci aveva messo un'ora per riuscire a ritrovare i simboli, ricordarsi com'erano disposti e dedurre l'effetto che avrebbero dovuto avere. Potva solo sperare di aver avuto ragione
     
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    La vecchia Sun osservò con attenzione il modo di procedere e di studiare del suo nuovo allievo e comprese, senza molti dubbi, che davanti a lei si trovava una persona molto pratica e abituata a quel genere di sforzo mentale. Nondimeno ci mise ben poco a capire come comporre quella sorta di cartabomba falsa e la vecchia non ne rimase molto sorpresa.

    Tuttavia non mandò giù un particolare di quella sua descrizione e per quello si alzò dal tavolo. Agli occhi di Shu la veggente poteva chiaramente apparire fin troppo seria – Prima di dirti che cosa ne penso della tua spiegazione vorrei porti un’altra domanda: ne sei assolutamente sicuro? Potresti scommettere la tua vita sul quel sigillo?- Non attese la risposta del Chunin e l’anziana signora appoggiò di nuovo la mano sul sigillo. In un attimo in tutta la superficie del mobile comparsero innumerevoli simboli che illuminandosi di verde acceso andarono, veloci come saette, a propagarsi in tutte le direzioni comprendo ogni cosa: le sedie, Shu stesso, i mobili, la moquette. Il risultato era presto detto: Shu sarebbe stato incapace di muoversi. Nemmeno usando tutte le sue forze… il Chunin era inchiodato su quella sedia.

    -Conosco il peso che porti sulle spalle. Il peso di un clan che piange la morte di un suo grande membro: tuo padre. Tuttavia questo non deve dare adito a certi comportamenti. Nel caso in cui avresti replicato la mia formula componendo erroneamente un sigillo? Che cosa sarebbe potuto accadere? Ebbene Shu non puoi rispondermi. Perché appena hai trovato l’apparente soluzione, limitata a quella contingente situazione, mi hai parlato senza valutare il resto. Come ti ho detto il potere è conoscenza e la conoscenza è sapere. Più si conosce più si sa e maggiore sarà la sicurezza delle tue azioni…. Quindi per rispondere alla tua domanda: no, non hai intravisto tutti i simboli correttamente. Se uniti in un particolare modo acqua e fuoco danno come simbolo la terra, ovvero quella forza che ti intrappolato. - l’anziana signora attese un attimo prima di parlare -Ora ti libererò un braccio e con quell’arto dovrai sfogliare i libri e cercare una Risposta per scioglierti dalla tua costrizione. Non ti preoccupare, dal tuo posto so che puoi benissimo leggere il titolo dei libri sul scaffale. Indicameli e li prenderò per te.-

    Il Chunin di Suna, giunti a quel punto, probabilmente avrebbe capito perché davanti a lui si trovava quella che l’Accademia considerava una delle più grandi Veggenti del suo tempo.

    Nel frattempo…



    Compresi subito il grado di soddisfazione di Dong. Certamente non avevo realizzato un capolavoro ma era uscito qualcosa di accettabile e per il fabbro tanto bastò. Mi chiese di realizzare altri manufatti e senza proferire parola annuii in segno di assenso. Di buona lena mi misi subito al lavoro. Recuperando altro cuoio dalle scorte utilizzai tutti gli strumenti per produrre il risultato migliore. Mi accorsi che il sudore stava iniziando a scendere lungo la fronte, a riprova della fatica che stavo sopportando. Ma scrollai la testa, non riuscivo a spiegarmelo ma quel lavoro mi piaceva.

    In poco tempo, seguendo lo stesso procedimento per gli stivali, produssi dei guanti e delle ginocchiere e dopo averle rifinite con cura le consegnai in mano a Dong, per sentire il suo parere. Sembrò anche in quel caso contento e quindi prese subito a spiegarmi la fase successiva. La lavorazione del legno.

    Seguii, come mio solito del resto, le parole del Maestro e compresi il mio nuovo compito. Con un cenno della testa mi diressi subito verso la postazione di lavoro. Per prima cosa scelsi delle tavole di legno adatte, lunghe quanto il mio avambraccio e usando l’apposito strumento le posi in tensione, con l’intenzione di creare in quelle tavole un curvatura. Nel frattempo iniziai con lo scalpello a modellare il legno in maniera tale da costruire una sorta di manico sul quale stringere la mano, in modo tale da imbracciare lo scudo il meglio possibile. Quel lavoro mi portò via molto tempo e le gocce di sudore andavano via via a cadere e bagnare il legno che stavo lavorando.

    Ormai verso sera inoltrata mi alzai, tutto sommato soddisfatto, e andando a recuperare le tavole di legno che nel frattempo avevano assunto una leggera curvatura e usando diverse tipologie di colle e di perni unii le lastre di legno. Poi con un paio di chiodi, ben posizionati, andai a fissare il manico nella parte posteriore dello scudo. Infine, come ultimo procedimento e decisamente meno complicato, fissai la pelle sulla parte frontale dello scudo.

    Mi avvicinai al fabbro e presi a proferire:-Eccolo qui il mio risultato. Ho curvato lo scudo, così se arriva un fendente scivola via lungo il legno e non va a spezzarlo, inoltre la pelle mi aiuta a difendermi dalle frecce infuocate o esplosioni, per via delle sue proprietà ignifughe… In ogni caso che ne pensa? E’ un lavoro accettabile?- furono le mie sincere parole.
     
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    L'ultimo allenamento

    Post Quarto - Il Fabbro e la Veggente



    Il fabbro era soddisfatto dello scudo creato dal ninja e decise di passare quindi all'ultima prova successiva: la lavorazione del metallo.

    Certo, per un ninja le armature di metallo non servono a molto, però ora ti faccio vedere come si forgiano altri arnesi utili. Tirapugni e cose così. Per prima cosa...

    Gli spiegò quindi che il segreto per creare oggetti così complessi era di creare degli stampi con materiali incredibilmente resistenti al calore in modo da poterli poi riempire col metallo fuso e, temprandoli, creare quindi degli oggetti dalla forma complessa come, ad esempio, dei tirapugni.

    Puoi creare inoltre delle placche di ferro che, inserite all'interno di stivali o guanti, ti permettono ti fare pugni e calci più forti unendo la protezione all'attacco.

    Avrebbero finito ben presto, col sole che iniziava a tramontare.

    [...]

    Ero finito in un bel guaio ma, senza alcun dubbio, la veggente doveva aver previsto persino quello. In effetti non avevo pensato a quella particolare combinazione di simboli. Un errore, insomma. Si trattava tuttavia di un simbolo elementale della terra, generalmente distrutto dal fulmine, come nel chakra.

    Ma non poteva essere così semplice. Indicai alla veggente i libri che mi interessavo, dei libri di base sui simboli. Volevo testare una mia teoria. Ci avrei messo un po', dato che dovevo cercare modi diversi di creare l'effetto che avevo in mente, ed in un vecchio libro di simboli arcaici trovai la risposta che cercavo. Unendo in modo particolare i simboli dell'acqua e della terra, infatti, potevo neutralizzare i simboli del fuoco e dell'acqua, creando un nuovo simbolo del fulmine.

    Presi quindi il pennello e tracciai, con l'inchiostro e con il chakra, il simbolo indicato sul tavolo.

    Mi ero liberato, ed ora dovevo solo apprendere l'ultima arte secondo la megera: l'arte dei simboli di evocazione. Funzionavano in modo simile ai rotoli, ma bastava tracciare il simbolo ed erano sfruttati principalmente come tatuaggi sul corpo.
     
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    A ferro e fuoco.



    La vecchia veggente fissò a lungo il volto del suo studente improvvisato. Senza mai distogliere lo sguardo dal Chunin mentre attorno a quella strana coppia tutti i vari simboli che avevano costretto il Sunese all’immobilità stavano, molto velocemente, perdendo di intensità e scomparendo nel nulla. Shu poteva nuovamente muoversi.

    -Ben fatto, caro.- la voce della vecchia cambiò completamente tono, ritornando a quel modo gentile e premuroso che l’aveva contraddistinta all’inizio -Visto? Mi hai dimostrato di saper ragionare e tanto mi è bastato… del resto non era particolarmente difficile come esercizio. In ogni caso come hai ben intuito e come credo tu sappia l’arte dei Sigilli è una branca del mondo Ninja immensa e, forse, la più misteriosa. Una sua specializzazione è il confinamento di oggetti, persone ed Entità. E’ una pratica che considero tremendamente utile ma allo stesso molto insidiosa. Per questo voglio che tu oggi ti impratichisca il più possibile con me, semmai farai degli errori sarò pronta a correggerti.- la vecchia a quel punto aprendo il cassetto incorporato nel tavolo estrasse diversi oggetti di uso quotidiano: uno specchio, un fermaglio e un rotolo di cotone. Senza attendere un momento, dimostrando una semplicità inaudita, compose una serie di sigilli su un pezzo di carta e appoggiando l’oggetto sopra il foglio e toccando con la mano la carta con un veloce sbuffo l’oggetto scomparve agli occhi di Shu. Lo specchio era stato confinato.

    La vecchia fissò il suo allievo:- Ti do mezzora di tempo per ottenere lo stesso risultato, questo del resto è qualcosa di banale. Prego!- Così Sun si accomodò sulla sedia attendendo il risultato di Shu.

    Al termine dell’operazione, se essa avesse soddisfatto la veggente, la signora indicando la porta accompagnò fuori di casa il Chunin di Suna fermandosi davanti ad una pila ordinata di teloni di tessuto, ripiegati e posti uno sopra l’altro. Nel complesso erano larghi il doppio di Shu e ben più alti di lui: -Questi sono i teli che uso per montare la tenda, caro. Ovviamente è alquanto scomodo portarli via di schiena ed è per quello che solitamente li confino in un Rotolo di Richiamo. Ecco, caro: ora voglio che lo fai tu al posto mio! Puoi fare avanti indietro dalla biblioteca se necessario. Io starò qui a valutare il lavoro.- Un sorriso si dipinse sul volto di Sun. Senza dubbio lo stava davvero mettendo alla prova.

    Nel frattempo Kato…



    Nuovamente il fabbro risultò contento del mio operato. La cosa fu assolutamente di mio gradimento e sorrisi, in segno di soddisfazione. Seguii le sue ultime parole comprendendo che ci stavamo avvicinando alla parte finale dell’insegnamento, ma probabilmente anche quella più interessante.
    Annuii in segno di assenso, ora dovevo lavorare il ferro. Un arte che di certo non si poteva imparare in poche ore ma grazie ai consigli di Dong il tutto sarebbe stato più abbordabile. Mi tolsi la maglia, rimanendo a petto nudo. Sapevo ancora prima di iniziare che stare alla fornace poteva risultare terribilmente pesante e quindi non aveva senso prestare molta attenzione ai piccoli dettagli.

    Il fabbro avrebbe potuto benissimo notare le numerose cicatrici presenti su tutto il mio corpo, segno indelebile del mio passato appena trascorso. Tuttavia non feci caso a quel dettaglio e mi misi subito di buona lena. Davanti al bassoforno presi a seguire le indicazioni di Dong e mescolando le giuste quantità di carbon fossile e di ferro potevo osservare come i due elementi andavano via a via a fondersi insieme colando lungo i piccoli canali; i quali confluivano in una sorta di recipiente.

    Fu un lavoro tremendamente faticoso. Il sudore copriva ogni mia parte del corpo e compresi quanto resistente era Dong per sopportare, tutti i giorni, una fatica di quella portata. Al termine, ottenuta una giusta quantità di metallo fuso, con i giusti strumenti andai a colarlo in quelle che erano le forme standard. Con l’aiuto di Dong andammo poi a raffreddare e temprare numerose volte il metallo riducendolo così in una forma pura. In un ferro di qualità.

    Presi poi a batterlo e modellarlo. Il lavoro ormai stava diventando estenuante tuttavia non lasciai la presa e quando, al termine delle forze e del fiato, presentai il tirapugni al Maestro mi resi conto che era notte inoltrata. Sapevo di non aver portato un buon oggetto, almeno non tanto come gli altri manufatti precedenti, ma speravo che Dong, consapevole dell’impegno profuso, si sarebbe accontentato.
     
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    Il viaggio

    Post Quinto - Il Fabbro e la Veggente



    Dopo aver completato quel compito la vecchia veggente iniziò ad istruirmi per quanto riguardava il confinamento di oggetti dentro i rotoli da richiamo, o simili strumenti. Fortunatamente ero già abbastanza esperto coi rotoli, anche grazie alla mia esperienza di marionettista, per cui non ci sarebbe voluto molto per apprendere come tracciare quei sigilli anche su oggetti non preparati appositamente come i rotoli di richiamo.

    L'anziana veggente non era una ninja, ma sapeva utilizzare il chakra attraverso quei sigilli che non potevo sottovalutare. Studiai in breve il meccanismo di scrittura di quei sigilli ed iniziai a replicarli, provando fino a quando non ottenni il risultato cercato.

    Per quanto riguardava i tendoni poi l'unico inconveniente fu trovare un rotolo sufficientemente ampio per poter tenere al suo interno tutta quella quantità di materiale. Avevo imparato, sfruttando i normali rotoli ninja, che per confinare una quantità di materiale maggiore c'era bisogno di rotoli sempre più grandi. Ma con un po' di tentativi, per prove ed errori (ovviamente utilizzando oggetti non importanti) riuscii a trovare la giusta misura ed a confinare i teloni.

    Ottimo lavoro ragazzo.

    Tutto merito dei vostri insegnamenti. risposi umilmente.

    Mi fece quindi confinare tutta una serie di materiali utili per il viaggio prima di andare a prendere Kato ed il marito della veggente, informandoli che tutto era pronto per il viaggio.

    Non avrebbero avuto grossi problemi durante il viaggio, dopotutto la veggente aveva previsto tutto, e ci spiegarono che in realtà non avevano mai avuto vero bisogno di una scorta ma almeno in quel modo non venivano assillati tutto il tempo per insegnare le loro capacità ai ninja accademici. Volevano solo una vita tranquilla, aspettando la fine, assieme.

    Quando stavamo per giungere al paese del ferro la veggente mi fece estrarre da un rotolo apposito dei pesanti mantelli imbottiti.

    Anche se non è inverno fa sempre molto freddo nel paese del ferro, non vorrei che vi prendeste un malanno.

    Durante il viaggio, più per combattere la noia che altro, avrei chiesto a Kato qualcosa di più di Oto e del suo rapporto con Shinichi, giusto per capire in che guai si era cacciato il mio ex-allievo.

    Era da tanto che non visitavo il villaggio del suono, ed ero curioso di sapere delle novità.

    E' da un sacco che non vedo anche il vostro amministratore... come si chiamava? Febh... Yakushi, vero? Lo conosci?

    Era dalle nostre comuni disavventure con il dio delle origini che Febh mi aveva incuriosito, ed ora avevo il tempo di iniziare le mie indagini seppur attraverso delle informazioni comuni. Non mi aspettavo che Kato avesse un rapporto particolare con lo Yakushi, ma non si poteva mai sapere.
     
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    Ritorno a Casa.



    Quando consegnai il tirapugni a Dong rimasi nel più completo silenzio in attesa del giudizio del fabbro, così tenuto in considerazione dall'Accademia. Il mio maestro osservò con attenzione il prodotto, da varie angolazioni, e testando anche la sua resistenza battendolo contro l'incudine. Poi, ad un certo punto, mi fissò e annui in segno di soddisfazione.

    -Bel lavoro Kato. Onestamente non avrei pensato che saresti riuscito ad ottenere così buoni risultati in così poco tempo. E' chiaro che alle tue spalle hai già molta esperienza. Ti ho insegnato le basi, ora tocca a te costruirti un tuo metodo- furono le parole telegrafiche del marito della veggente. Scrollai la testa, realizzai che più di così non sarei stato in grado di fare e Dong lo sapeva. Avevo dato il massimo e non potevo di certo lamentarmi di quello che avevo appreso in quelle ore di duro lavoro, la mia risposta fu tardiva poiché dettata un po' dal bisogno di raccogliere l'aria e tirare il fiato prima di parlare, vista la fatica che stavo poco a poco stemperando:-La ringrazio Dong-sensei. E le prometto che farò tesoro dei suoi consigli.-

    Così, con quelle parole, gli insegnamenti di Dong terminarono e mi rivestii subito. Giusto il tempo di indossare la maglia che rientrammo in casa. Senza fermarci uscimmo nuovamente, questa volta dalla parte dell'ingresso e fu in quel momento che notai il mio compagno alle prese con la sorta di allenamento imposto dalla vecchiaccia preveggente. Non lo stavo invidiando, sapevo cosa stavano facendo tuttavia era un qualcosa assolutamente al di fuori delle mie conoscenze e compotenze e dunque mi limitai ad osservare, alla stessa maniera di Dong.

    Shu, non che ci fossero dubbi visto il suo grado, riuscì nel compito e la signora Sun si complimentò con il ragazzo. Annuii verso il Chunin, in segno di riconoscimento. E così anche “l'allenamento” di Shu terminò. Realizzai in quel momento che non rimaneva che partire alla volta del Paese del Ferro.

    Il viaggio ebbe inizio il giorno seguente, alle luci dell'alba. Partimmo, lasciandoci dietro una casa praticamente svuotata. Dove mobili, libri e arredamenti erano stati tutti imposti e relegati all'interno dei rotoli di richiamo. Durante il tragitto non fui di parola, del resto non era il mio carattere. Tuttavia Shu, un po' per spezzare la monotonia del viaggio, prese a parlarmi. Ascoltai con attenzione e la domande che mi pose andò a scuotermi leggermente. Mi stava chiedendo qualcosa che avevo appena superato. Un evento, in pratica, che mi aveva cambiato. Decisi che mi sarei limitato sul vago. Senza entrare troppo nel merito della questione, che del resto rimaneva personale.

    -Shinichi? Un tuo allievo? Perdonami, se me lo avevi detto non l'avevo capito. In ogni caso mi lasci alquanto sorpreso. Ho visto che cosa è in grado di fare Shinici e se tu sei il Maestro... bhé meriti il mio massimo rispetto.- erano parole sincere, non potevo nulla contro la forza e abilità di Shinichi – in ogni caso per dirti in breve è successo un casino immenso. In pratica mi sono ritrovato nel Anarouch ad affrontare una sorta di combattimento in Arena. Non per mia volontà, ma per obbligo di Shinichi stesso e un suo caro amico. Con il susseguirsi degli eventi il suo caro amico è diventato il mio Sensei e la notte dei festeggiamenti, perché abbiamo vinto poi all'Arena, è spirato...- mi fermai con il discorso, la voce leggermente rotta dall'emozione -...Tutto questo pochi giorni fa purtroppo. Mi sento di dire che Shinichi ha pianto terribilmente la scomparsa del suo amico Daichi Yotsuki.- attesi qualche secondo -Te invece? Mi sembri così diverso da Shinichi... eppure sento che qualcosa che vi unisce. Cosa ti ha spinto a prenderlo come allievo?- attesi la sua risposta per poi proseguire con la parte finale del mio discorso:- Per quanto riguarda invece l'Amministratore, non ho problemi a dirlo, probabilmente hai più informazioni te di me. Ho avuto modo di parlaci solo in pochissime occasioni e per pochi minuti. Ecco, mi sento di dire che lui sa che esisto, ma niente di più.-
     
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    Fine del viaggio

    Post Sesto - Il Fabbro e la Veggente



    Il viaggio procedeva placidamente, anche troppo, così mi ritrovai a discutere con Kato.

    Shinichi? Un tuo allievo? Perdonami, se me lo avevi detto non l'avevo capito. In ogni caso mi lasci alquanto sorpreso. Ho visto che cosa è in grado di fare Shinici e se tu sei il Maestro... bhé meriti il mio massimo rispetto.

    Ah ah ah, beh grazie anche se gran parte dei meriti per quello che fa sono suoi, e non miei. Senza contare che a causa di qualche piccolo problema ora sono un po' in difficoltà con certe cose e sono più debole rispetto ad un tempo.

    Ascoltai attentamente quanto mi stava rivelando su Daichi Yotsuki e quello che era avvenuto nell'Arena.

    Non ho mai conosciuto Daichi, ma da quel che mi diceva Shinichi erano molto legati. Mi spiace per la vostra perdita.

    Te invece? Mi sembri così diverso da Shinichi... eppure sento che qualcosa che vi unisce. Cosa ti ha spinto a prenderlo come allievo?

    In un certo senso... un vecchio debito. La mia famiglia ha commesso un grande torto al clan Kurogane nel passato, ed io ho cercato di ripagarlo. Sotto incarico del capoclan dei Kurogane fui inviato nell'Anauroch alla ricerca di Shinichi. In quell'occasione sono divenuto piuttosto abile come "cacciatore di teste". Alla fine lo trovai nelle arene, lo sconfissi in un combattimento (dopotutto era l'unico modo in cui potessi farmi ascoltare) e lo riportai a Suna. Durante il viaggio iniziai ad insegnargli i rudimenti dell'uso del chakra ed il ninjitsu, più per impedirgli di scappare che altro. Comunque si, sono riuscito a trasmettergli molto in quei giorni, per fortuna. Non sai quanti buzzurri idioti ho incontrato nella vita, convinti che basti saper colpire più forte o sparare cannonate di chakra per essere degli abili ninja. Per carità, aiutano, ma la cosa fondamentale è qui dentro. conclusi, toccandomi la testa.

    Per quanto riguarda invece l'Amministratore, non ho problemi a dirlo, probabilmente hai più informazioni te di me. Ho avuto modo di parlaci solo in pochissime occasioni e per pochi minuti. Ecco, mi sento di dire che lui sa che esisto, ma niente di più.

    Mhh... peccato. Le mie supposizioni, nate da una specie di malinteso durante gli eventi al tempio dell'unico credo, non potevano quindi trovare fondamento. Sarei dovuto andare ad Oto personalmente, prima o poi, per cercare di capire la verità su Febh Yakushi.

    Era tempo ormai di tornare nei territori accademici. Salutai la coppia di anziani, ringraziandoli per il loro aiuto e per i loro preziosi insegnamenti, prima di ridirigermi a sud accompagnato dallo Yotsuki.

    Lo sai, non ho mai affrontato uno Yotsuki. Potrebbe essere interessante allenarci assieme una volta che mi sarò ripreso del tutto... che ne dici?
     
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    Ritorno all'Ovile.



    Shu fu alquanto onesto nelle risposte, lo compresi dal suo tono di voce, dalla tranquillità che esternava. E la cosa mi fece decisamente piacere. Certo, era chiaro che tra me e il Chunin si ponevano diversi livelli di separazione: il grado superiore, il fatto che si trattava di un chunin di Suna e non ultimo il sensei di un mio conoscente. Ma forse proprio per questo ultimo punto, il fatto che conoscevamo entrambi Shinichi, ci permise di confindarci; molto di più di quanto avrei mai immaginato.

    Shu ammise, senza molti problemi, che con tutta probabilità Shinichi, l'allievo stesso, era cresciuto di forza e potenza forse più del sensei stesso. E la cosa non mi sorprese: avevo conosciuto Shinichi e sapevo di che pasta era fatto... quello che voleva sapeva ottenerlo. Sorrisi, guardando il mio collega:- So molto bene a che cosa ti stai riferendo -

    Per quanto riguarda invece Daichi, bhè non mi dilungai troppo, mi limitai a raccontare diversi aneddoti e vicende che mi capitarono lungo il viaggio con il mio compagno di Clan tralasciando tuttavia la parte relativa al combattimento in Arena. Del resto dovevo ancora io stesso metabolizzare l'avvenimento. Tuttavia come Shu ammise per qualche strana ragione del destino Shinichi era molto legato a Daichi e la sua perdita fu un colpo basso, forse in misura molto maggiore rispetto alla mia. Annuii verso il sunese, in segno di assenso. Consapevole che, in realtà, mai avremmo scoperto la vera risposta.

    La storia invece di come Shu prese sotto la sua ala il giovane Shinichi mi lasciò alquanto sorpreso. Ascoltando le sue parole compresi perché l'allievo del mio collega quel giorno, e in quell'arena, si fosse trovato così a suo agio. Scrollai la testa, quel posto in cui avevo combattuto si stava rivelando tristemente ancora più famoso di quanto avevo mai immaginato. Tuttavia per Suna ero consapevole che rappresentava quasi una fucina di nuovi talenti o così almeno avevo intuito dalle parole di Shu e per rispettare le sue tradizioni non mi intromisi e non tentai in alcun modo di imporre il mio pensiero. Non ne aveva senso.

    E mentre parlavamo il tempo scorreva e alle fine, dopo un lungo viaggio, giungemmo alla meta designata senza problemi o grattacapi di alcun genere. Per una volta potevo ritenermi soddisfatto della missione. Salutai entrambi gli anziani signori ringraziandoli della compagnia e del loro impegno, in particolare il marito verso i miei confronti e dando le spalle ad entrambi sia io che il mio collega partimmo alla volta dei nostri rispettivi Villaggi, entrambi a Sud.

    E poco prima di dividerci, sulla strada di ritorno, Shu mi propose una sorta di sfida, dopo la consueta stretta di mano. Sorrisi, consapevole dei miei limiti e della portata di quella affermazione: -Fra un po' di tempo collega. Noi Yotsuki non rifiutiamo mai una sfida ma sono sicuro che fra poco sentirai di nuovo parlare di me e a quel punto capirai che non sono uno Yotsuki qualsiasi. E forse, allora, ci potremmo sfidare.- una frase decisamente enigmatica per il mio collega ma decisamente densa di significato per me.

    Prima di tutto avevo ancora un paio di faccende da sbrigare con il mio Clan Yotsuki.
     
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