All'apice della radice

Add Ts Waket

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    Tradimento

    I - Non fidarsi degli sconosciuti



    Un classico. Nel momento in cui scesero nel presunto quartier generale, il grassone attirò i vari dipendenti, armati fino ai denti, che lavoravano là sotto. Inutile dire che, se Shin non avesse fatto nulla, Hebiko gli avrebbe tagliato la gola senza ripensamenti, lasciandolo morire soffocato nel suo stesso sangue, prima di mettersi in posizione preparandosi a difendersi in ogni modo che conoscesse.

    Mi hanno fregata di nuovo. Stupida! Non lascerò più ostaggi in vita!

    Sciolse la trasformazione, ritenendola ormai inutilmente ingombrante, mettendosi leggermente più davanti rispetto al genin di Konoha. Era un suo collega, bisognava fidarsi dei compagni shinobi, ed aveva avuto modo di capire che lui fosse attualmente più debole di lei, perciò lo stava istintivamente difendendo. Qualche attimo prima che scattasse verso il nemico più vicino, una grossa esplosione li colse alla sprovvista, sfondando il soffitto e sotterrando tutti i potenziali avversari. Vipera fissò con aria sconvolta la chioma rossastra che sbucava dal polverone alzato dalle macerie, fissandolo con l’aria di chi non sapeva bene se ringraziare per l’essere arrivato al momento giusto nel posto giusto, o se sputargli l’acido che gli era rimasto poiché aveva appena dimostrato di poter risolvere da solo la missione. Optò per un silenzio imbarazzante, mentre, ancora in posizione di guardia, lo fissava raccogliere avidamente tutte le fisch che trovava, minuziosamente e senza lasciarne nemmeno una nascosta tra le macerie.
    Lo sguardo della vipera era indescrivibile: non appena si riprese dallo pseudo shock, lanciò tutti i suoi kunai, uno detro l’altro, verso il sunese, che li evitò senza il minimo sforzo. Ad ogni kunai corrispondeva una parola, con diverse alterazioni di voce:

    -Stupido! Sunese! Lercio! Sfruttatore! Io ti ammazzo!! Non mi importa come! Ti strappo la gola a MORSI! MI HAI SENTITO?!

    Ma nulla, come se niente fosse il rosso finì il suo discorso, sparendo poi dalla scena del crimine con velocità inaudita. Hebiko tremava per la rabbia, indecisa su chi o cosa sfogarsi. Ma il destino aveva deciso di piazzarle davanti un nemico intoccabile.
    Un’enorme figura coprì la poca luce che era rimasta, facendo ombra sui due piccoli genin (e nel caso di Hebiko piccolissima, dai suoi 160 cm), che, fissando Shin, fece una sua supposizione.

    ...Tu hai chiamato CHI?

    Le sottilissime pupille della vipera fissarono il suo compare improvvisato, con uno sguardo che non prometteva assolutamente nulla di buono. Lui, il suo compagno shinobi, che fino a quel momento sembrava averla aiutata durante quella bizzarra serata, che aveva accettato la missione del sunese assieme a lei e che pareva l’avessero svolta con successo, colui del quale avrebbe dovuto fidarsi ciecamente, le aveva invece teso una trappola, chiamando l’Hokage in persona.

    La prossima volta che ti incontro sei morto.

    Una promessa? Certo, una frase del genere detta ad un konohaniano davanti all’Hokage stesso non era poi una gran genialata. Con un ultimo e disperato scatto, tentò di raggiungere l’unica via di fuga, venendo bloccata dalle possenti mani del Kage senza troppa delicatezza.

    Lasciami!! Tu non sai chi sono!!

    Forse sfruttare il suo essere la segretaria dell’amministratore rischiava di essere una pessima idea. Se l’Hokage avesse voluto tenerla in ostaggio per ricattare Febh? Certo, lui probabilmente l’avrebbe lasciata lì godendosi la sua ritrovata libertà. Non era sicura quanto valesse la pena rischiare, ma il sentirsi in trappola la faceva agire d’istinto e senza controllo, tanto che finì col vomitare dell’acido per via dello stress.

    ...Sniff. Scusate.

    Lo sfogo le permise di calmarsi per un istante, fissando Shin con rabbia quando quella montagna d’uomo chiese spiegazioni.

    Stupido sunese.

    Sarebbe toccato a Shin l’onere del raccontare la vicenda. Hebiko preferì restare in silenzio, se avesse detto una frase sbagliata avrebbe potuto rischiare di finire prigioniera a Konoha, e la cosa non le andava troppo a genio.
     
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    Faccia a faccia con l'Hokage
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    Era successo tutto in pochi secondi. L'ascensore si era aperto, l'uomo aveva gridato ed Hebiko lo aveva sgozzato. Poi, dall'alto era piombato il jonin di Suna portando scompiglio e polvere. Ed ora, senza prestar loro la minima attenzione, se ne stava lì a raccogliere fisches come se nulla fosse. Shin ebbe l'impressione di essere stato bellamente raggirato. Non che non lo avesse messo in conto fin da subito, ovviamente. Alla fine collaborare con il Chikuma era comunque il male minore. Non lo avrebbe certo fermato ora. Prese al volo il gettone, che aveva imparato a riconoscere come falso, e se lo mise in tasca. Lo avrebbe tenuto come ricordo. Degli altri soldi che erano presenti nelle varie forme in quel luogo non voleva saperne nulla, non era un ladro. Però si annotò mentalmente di denunciare all'autorità accademiche l'operato dello shinobi della Sabbia, per lo meno irregolare. Dopo che l'uomo fu uscito di scena fece anche lui per andarsene, ma una nuova presenza torreggiava alle loro spalle. Il genin deglutì, preoccupato. Che ci faceva l'Hokage lì?

    Chiunque avesse visitato almeno una volta nella vita il Villaggio della Foglia non poteva non ricordare i volti dei capivillaggio, scolpiti a dimensioni monumentali sul lungo costone roccioso che sormontava l'abitato. Quegli uomini saggi che avevano retto le sorti di una nazione nei tempi passati avevano scelto di essere immortalatì così per i posteri. Shin non ci mise che un istante a riconoscere nel ninja che aveva d'innanzi le fattezze dell'Hokage in carica. Se l'era immaginato diverso il loro primo incontro. Magari dopo qualche anno di duro lavoro sarebbe riuscito a farsi notare dall'amministrazione e, una volta scalata la gerarchia, avrebbe avuto un colloquio con il rappresentante del Villaggio in persona. A quanto pareva invece il destino aveva deciso diversamente, beffandolo. Riprendendosi, si esibì nel suo miglior saluto militare, come aveva imparato ai tempi, passati da poco, dell'Accademia. Rimase spiazzato dall'umorismo di bassa lega, ma non lo diede a vedere e rimase impassibile. Quando intimò loro di seguirlo, non oppose resistenza. Non ne aveva motivo. Aveva giurato di servire il Villaggio diventanto uno shinobi e il coprifronte che portava ne era la prova. Interrogato, prese la parola, ignorando le minacce di morte di Hebiko e il suo successivo infruttuoso tentativo di fuga.

    Mio signore, sono Shin Kinryu, genin di Konoha, al vostro servizio. Tagliò i preamboli formali al minimo, preferendo andare subito al punto. Insieme al mio compagno di missione, Kei Nara, stavamo facendo da guardie del corpo ad un ricco industriale del Paese del Fuoco. Sono stato preso in ostaggio, insieme alla ragazza di Oto, da un individuo che si è presentato come Hoshikuzu Chikuma, jonin di Suna. Sebbene non abbia prove per supportare tale affermazione, posso affermare che i suoi jutsu erano incredibilmente potenti. Il caos che vede è per gran parte causa sua. Prese fiato. Stava parlando come una macchinetta per l'adrenalina. Ci ha costretti a collaborare ad un suo piano, che ha mascherato da missione per conto dell'Accademia, per recuperare delle fisches contraffatte, che avrebbero permesso ad un'organizzazione malavitosa di introdursi nelle ville dei facoltosi frequentatori del casinò per derubarli. Il dislivello di forza era eccessivo e, nonostante un nostro tentativo di fuga, ci ha riportati qui nel locale per investigare mentre teneva occupata la security. Una volta scoperto il nascondiglio ci ha raggiunti, radendo praticamente al suolo la struttura, e si è intascato tutte le fisches autentiche. Ho motivo di ritenere che i suoi scopi fossero tutt'altro che nobili. Il riassunto del foglioso era impeccabile, e fissò la kunoichi del Suono aspettandosi che annuisse. Aveva taciuto dei suoi modi di fare decisamente poco ortodossi, o del suo maldestro tentativo di furto. Comunque, signore, non sono stato io a inviare il messaggio all'amministrazione, ma il mio compagno Kei Nara, preoccupato per la mia assenza credo. Penso che abbia riaccompagnato il committente a casa ora, secondo protocollo. Non mi sarei mai aspettato che arrivasse a scomodare l'Hokage in persona. Si fermò un secondo, realizzando che stava facendo rapporto alla più alta autorità del Villaggio. Nonostante le circostanze, per me è un onore conoscerla, signore. Si esibì di nuovo in un saluto militare, da bravo soldato. L'animo di Shin era diviso tra l'emozione e la preoccupazione. Qualsiasi cosa avesse disposto l'uomo davanti a loro, erano completamente a sua mercé.
     
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    Tintinnii sospetti






    Raizen guardò storto la Kunoichi mentre questa si dimenava.

    Se io non ti conosco c’è una ragione: quando io non conosco qualcuno vuol dire che questo qualcuno è nessuno.

    Affermò con convinzione.

    Qualche domanda me la farei, signorinella Nessuno.
    Che data la mancata presentazione diventerà il tuo nome per inciso.
    Scuse accettate per il resto, ma mi farei dare una controllata, hai un pessimo reflusso gastrico.


    Una mezza battuta, conosceva quel problema perché in amministrazione più di un dipendente ne soffriva, lamentavano lo stress dovuto al duro lavoro, cosa a cui da un pezzo non erano più abituati.

    Piacere Shin, rilassati pure e vai avanti col rapporto.

    Racconto che lo stupì non poco, anche perché era evidente che il rosso di cui parlava altri non era che Hoshi, sunese che di li a poco avrebbe avuto qualche piccolo problemino finanziario.

    Sunesi… ora sono così esigenti che l'elemosina non gli basta più.

    Sospirò.

    Piacere mio, Shin.
    Beh, a questo punto direi che la situazione è risolta e che devo andare a sbrigarmela con l’unico Nara scemo del villaggio.


    Si era già voltato quando improvvisamente esitò alzando una mano e facendo ondeggiare lievemente l’indice, come se tamburellasse su una lavagna invisibile su cui aveva appuntato una cosa.

    Però, mi parlavi di fiches, e notavo che le tasche della rossa qui tintinnavano in una maniera particolare.

    Si voltò per guardarla.

    Vuota un po’ le tasche, Nessuno.
    Non vorrei che ti ci fosse cascato qualcosa ed il poveretto qui fosse vittima di un accordo tra te e l’altro rosso.


    Cosa nascondeva quel suono così singolare?
     
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    Sporchi dettagli

    II - Davide VS Golia



    Il resoconto di Shin puntò a specificare come i due fossero vittime di un imbroglio da parte del sunese, e soprattutto di non essere lui il mittente della lettera. Specifica che la Vipera immaginò rivolta a lei più che all’Hokage stesso, data la precedente minaccia di morte. Lo fissò, per quanto la posizione glielo permettesse, voltando lo sguardo dalla parte opposta se quest’ultimo l’avesse fissata, un po’ a dimostrare di non essere del tutto convinta della scusa. Probabilmente avrebbe evitato di ucciderlo (un po’ per evitare di rovinare un’alleanza per uno scatto d’ira, un po’ perché forse era stato davvero sincero. Magari qualche schiaffo se lo meritava, così per sfogo), ma ancora non era nell’umore per accettare una qualsiasi scusa.
    Si dimenò nuovamente, facendo tintinnare le fisch nascoste in ogni tasca, quando si sentì soprannominare senza il suo consenso:

    Non sono “nessuno”, stupido gorilla! Mi chiamo Hebiko Dokujita, e se non mi lasci andare immediatamente passerai brutti guai con Oto!!

    Forse stava osando un po’ troppo con le minacce, purtroppo la sua lingua velenosa non si tratteneva nemmeno di fronte alle autorità, fino a che non si fosse presentato un reale pericolo per la sua vita. Cosa che, se solo avesse conosciuto la fama di Raizen, rischiava da un momento all’altro se avesse continuato su quella strada.
    Quando venne finalmente lasciata a terra, soprirò, non potendo ancora ringraziare del tutto la quasi ritrovata libertà. Rabbrividì, toccando istintivamente le tasche nelle quali aveva messo, a sua detta, il suo pagamento per la missione, facendo saettare gli occhi a destra e a sinistra. La sottilissima pupilla si soffermò a fissare gli occhi dell’Hokage, pronta a replicare una scusa un po’ incerta, colma di mezze verità, sperando abboccasse.

    Q-Questi sono legali!! L-Li ho vinti…

    Se l’uomo avesse mostrato in qualsiasi modo di non credere alla sua banalissima scusa, avrebbe proseguito, correggendo la frase precedente:

    E va bene!! Non li ho vinti, ma me li sono comunque guadagnati! Quel maiale rossiccio a momenti mi stuprava, mentre l’altro idiota grassone ci aveva teso una trappola. Shin ha voluto lasciarli, quindi sono rimasti a me! Me li sono meritati, non avrai un centesimo da me!

    Sguardo di sfida, un chiwawa che ringhiava contro un alano. Ancora non aveva notato che il Colosso fosse l’unica persona che avesse incontrato ad avere le pupille strette come le sue, troppo concentrata nello scampare in modo goffo da quella scomoda situazione.

    Ho fatto tutto quello che mi aveva chiesto! E poi quell’idiota di un Chikuma si è preso più fisch di me, prenditela con lui! Dovevo essere in viaggio per Oto già da un pezzo, sto perdendo un sacco di lavoro!!

    Gli sibilava contro, così come faceva con Febh. Purtroppo sembrava meno influenzabile del suo capo, cosa che presto l’avrebbe costretta dal cambiare approccio, cambio che non sarebbe arrivato se l’altro non si fosse dimostrato abbastanza duro da tenerle testa. Certo, la fuga era impossibile data la rapidità del Kage, ma se avesse preferito continuare a farla parlare avrebbe sicuramente tirato fuori altre mille buone motivazioni per lasciarla libera con tanto di denaro acquisito.
     
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    Il molosso e il chiwawa
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    Shin spostò rapidamente lo sguardo dall'Hokage ad Hebiko o, come l'aveva amorevolmente rinominata il capovillaggio, Nessuno. Si era completamente scordato che, all'inizio di tutto, quando si trovavano ancora al tavolo con il jonin di Suna intento a fingersi un cliente del casinò, la ragazza aveva approfittato della baraonda per riempirsi le tasche. E il genin non poteva escludere che non l'avesse fatto anche in seguito quando era distratto. D'altro canto non era certo il suo custode ed aveva avuto cose più urgenti di cui occuparsi. Come cercare di rimanere intero ad esempio. Però una cosa doveva riconoscere il giovane all'otese: aveva coraggio. In pochi si sarebbero arrischiati a sfidare tanto apertamente uno dei kage e quello scricciolo aveva appena avuto l'ardire di dare del gorilla all'uomo davanti a lei. Shin deglutì, la situazione poteva sfuggire di mano alla svelta. Essendo fuori dai confini del suo paese la studentessa non godeva di nessun tipo di tutela, se non quella generica accordata a tutti gli accademici in virtù dell'alleanza tra i diversi Villaggi ninja. Questo voleva dire che, in caso di reato, avrebbe dovuto scontare la sua pena a Konoha, con tutti i problemi del caso. Il Kinryu iniziò ad elaborare un modo per distendere l'atmosfera. Non che dovesse qualcosa alla ragazza, che poco innanzi non aveva esitato ad etichettare come pazza psicopatica dalla personalità altalenante, ma il suo spirito compassionevole lo spingeva a tentare comunque di aiutarla. Rimase in silenzio durante l'invettiva della serpe contro il Colosso della Foglia. Se fosse stato interrogato avrebbe soppesato bene le parole prima di fornire la propria versione. Credo... fece una pausa, evidenziando che non era del tutto certo di quello che stava per dire ...che quelle siano le fisches vinte dal jonin prima che iniziasse tutto il casino. Si fermò, notando l'involontario gioco di parole. Una volta apparsa la sicurezza devono essere cadute dal tavolo e la ragazza, che il Chikuma aveva agguantato allungando le mani sulle sue...curve...deve averle raccolte. Fissò entrambi con sguardo fermo, nonostante dentro di sé non fosse completamente sicuro di quello che stava dicendo. In ogni caso non spetta certo a me stabilire se debba tenerle o meno. Dal canto mio non ho preso neppure una fische di valore, signore. La specifica era necessaria perché, se avesse verificato, avrebbe sì trovato uno dei gettoni, ma falso. Ovviamente non avrebbe parlato se non interpellato, e non avrebbe speso una parola di più in difesa della kunoichi del Suono. In verità era semplicemente troppo di buon cuore e l'indole cavalleresca verso le fanciulle in difficoltà non aiutava. Anche se in quel caso la vipera era indifesa solamente per la potenza dello shinobi della Foglia, altrimenti Shin avrebbe potuto benissimo considerare lei una minaccia, senza riguardi per il suo sesso.
     
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    Gorilla







    Quando la ragazza si presentò gli sorrise.

    Piacere Hebiko, io sono Raizen.
    Raizen Ikigami.


    Mentre parlava si piegò sulle ginocchia, di modo di pareggiare l’altezza tra i due.

    E adesso ti faccio una piccola lezione di veterinaria.
    Te lo sapevi che un gorilla può strappare le braccia ad un uomo adulto?
    Si, tipo un bambolotto di pezza.
    Ecco, ora che abbiamo compreso da questa piccola lezione quanto i gorilla siano pericolosi immaginati che già da un pezzo io sono in grado di accartocciare un gorilla e di fartici una composizione con i rimasugli che i giardini di villa Yakushi a confronto ti sembrano il sottobosco di Oto.


    Sorrise, ma questa volta col fare di chi insegnava qualcosa di estremamente scontato.

    Il problema dei gorilla è che pur essendo così forti sono stupidi, se si sentono… come dire… offesi, tendono a reagire in maniera spesso esagerata, rischiando di ritrovarsi, quasi senza volerlo, dei piccoli genin di villaggi lontani e costruiti sopra il covo dell’unico ninja buono che avessero –perché straniero- accartocciati tra le mani.

    Battè sulle gambe due volte per darsi il ritmo e risollevarsi.

    Per cui forse è meglio non infastidire il gorilla, non trovi?

    Indicò le tasche.

    Quindi pare che tu abbia in tasca qualcosa che non ti appartiene.
    Sarebbe stato più importante chiamarmi per un jonin maniaco più che per un pò di riciclaggio in un casinò.
    Detto questo, il nano rosso riporterà le fiches e tu gli renderai le sue, e chiudiamo in pari senza sciacallaggio.


    Si rivolse poi a Shin.

    Si, non preoccuparti, l’avevo inteso che te sei uno di quelli che non rubano il cibo neanche se stanno per tirare le cuoia dalla fame.
    Puoi anche tornare a Konoha, stila il rapporto della missione e consegnalo come al solito e non mancare di sottolineare che il rosso potrebbe essere Hoshi.
    Qui me la sbrigo io.


    Guardò Hebiko quando Shin andò via.

    Quindi, con ste fiches?

    Tese la mano, o avrebbe ricevuto le fiches oppure il suo polso, pur senza stringerlo, ma la minuta otese avrebbe potuto notare che aprire la mano del Colosso sarebbe stato impossibile per lei.
     
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    A quanto pare la sua presenza in quel luogo non era più richiesta. Aveva svolto il suo dovere, esponendo i fatti nella loro crudità, e lasciato le conclusioni del caso ad un'autorità ben maggiore della sua. Era stato prosciolto da ogni accusa e finalmente congedato. Shin sorrise alla battuta dell'Hokage ancora alle prese con l'irascibile ragazzina. Certo che no, uno il pane se lo deve guadagnare. E lui portava a casa la pagnotta proprio alle dipendenze dell'uomo che aveva davanti. Tutto sommato il suo primo incontro con lo shinobi più potente del Villaggio della Foglia era andato bene. Il genin puntava a far carriera nel mondo ninja, l'ambizione non gli mancava di certo, né lo spirito del duro lavoro. Si sarebbe migliorato giorno dopo giorno, diventando più forte. Ed allora sarebbe ricomparsi di fronte al suo kage con ben altro valore. Si chiese se si sarebbe allora ricordato del loro primo incontro in mezzo alle rovine del casinò di Otafuku. Se la sorte gli fosse stata benigna il Kinryu avrebbe potuto servire molto presto il suo Paese ed era convinto di potersi rendere utile. Altrimenti avrebbe dovuto migliorarsi fino a costringerli a notarlo. Ma per ora il suo ruolo sul palcoscenico era finito. Fissò negli occhi Hebiko, augurandole mentalmente buona fortuna. Non era del tutto tranquillo nel lasciarla da sola, ma non aveva altra scelta. Si ripromise di arcertarsi in seguito se fosse riuscita a tornare a casa sana e salva. Fece un segno di saluto al suo superiore. Certamente, signore. Ancora una volta felice di aver fatto la sua conoscenza. Le auguro buona giornata. Con passo rapido, senza però dare l'impressione di correre, si allontanò da quel luogo. Avrebbe stilato il rapporto quanto prima per togliersi subito il pensiero di torno. Ma prima avrebbe dovuto rintracciare Kei Nara e dargli una bella tirata d'orecchie per aver scomodato il capovillaggio in persona.

     
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    III - L'istinto che prende il sopravvento



    Il gigante del fuoco si abbassò all’altezza della Vipera, che indietreggiò appena, senza dar cenno di fuga. Se già era rimasta impressionata dalla sua stazza, ritrovarselo così faccia a faccia non la aiutò a sentirsi più a suo agio. Questo Raizen sembrava un tipo spiritoso, con un tipo di umorismo tutto suo, di quelli che ad un cabaret non lancerebbero i pomodori solo per paura che gli torni indietro una sediata in faccia: esattamente la sensazione che la minuscola Hebiko provava in quel momento, oltre alla breve lezione del “non giocare con chi può spiaccicarti con un dito”.

    Non la infastidirò più, gorill… RAIZEN, Raizen.

    Niente sama, una mancanza che alcuni avrebbero potuto ritenere un’offesa, ma stavolta non era voluta: la ragazza non era mai stata abituata alle buone maniere e il rispetto che aveva appreso andava oltre agli inutili titoli di importanza tanto usati dalle popolazioni con un minimo di cultura. Era però evidente come, nonostante il broncio e la sua espressione di sfida, avesse intuito che le cose non potevano risolversi se non collaborava. Shin venne congedato, l’otese lo fissò andarsene, voltandosi quando incrociarono lo sguardo, ancora offesa; avrebbe preteso una piccola vendetta prima di poterlo perdonare del tutto.

    Poteva almeno risparmiarsi il discorso delle fisch!

    Quando il colosso le chiese di mollare il malloppo, si irrigidì, voltando lo sguardo. E poi, la presa.
    Una presa gentile ma decisa, che le stinse il polso, un semplice gesto che la incitava ad obbedire. Con scarso risultato.
    Hebiko spalancò gli occhi, capendo dopo un paio di strattoni che non sarebbe riuscita a liberarsi facilmente. Il respiro divenne in fretta ansioso ed irregolare, e per quanto fosse possibile le sue pupille sembrarono assottigliarsi ancora di più, mentre con la mano libera cercava di darsi la spinta per liberarsi da quella tenaglia.

    L-lasciami andare. Lasciami! Subito!!

    La troppa differenza di forza permise al Colosso di non doversi nemmeno sforzare per mantenere salda la presa. La Vipera insisteva, strattonando più che poteva nel cercare di liberarsi, non avrebbe ascoltato una sola parola detta dal Kage, sarebbe rimasta concentrata sulla sua fobia.
    In panico completo, si irradiò di chakra, cercando di potenziarsi in un vano tentativo di liberarsi: lo sforzo fu tale che, dopo aver chiuso gli occhi, venne sbalzata indietro dalla sua stessa spinta, finendo schiena a terra.

    Mi sono liberata!!

    Spalancò gli occhi, pronta a rialzarsi di scatto per prendere le distanze dall’uomo prima di lanciargli ciò che voleva, quando vide una strana figura bianchiccia e flessibile che si muoveva appena, davanti a lei. Seguendola con lo sguardo, si rese conto che all’estremità di quella “cosa” c’era la sua mano, ancora nella presa del colosso. E che la stessa cosa era attaccata alla sua spalla.
    Il suo braccio era appena diventato una sorta di tubo molliccio, lungo almeno un metro e mezzo in più del normale.



    In semi stato di shock, fissò ciò che era diventato il suo braccio per dieci secondi buoni, prima di mettersi ad urlare, perdendo una seconda volta l’equilibrio e finendo col sedere a terra.

    COSA MI HAI FATTO?! Guarda lì!! ...E’ una stupida illusione vero?! Hai gli occhi illusori?! SISTEMAMI SUBITO!!

    Non c’era un granchè di pensiero razionale in lei nel momento in cui andava in panico, ancora non si era resa conto che la sua fobia avrebbe seriamente potuto compromettere le sue missioni. E ne sarebbe passato ancora di tempo prima che si occupasse di quel problema, dato che in quel momento era decisamente più preoccupata di quello che era successo al suo braccio e nel volerlo sistemare a tutti i costi.


    Edited by Waket - 10/9/2016, 21:07
     
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    Decisioni affrettate






    Quando il braccio dell’otese si allungò il Colosso non potè fare a meno di restare lievemente disgustato.

    Bleah!

    Disse rilanciandogli la mano che slogata com’era non faticò a finire nel viso della ragazza seppure senza ledergli.

    Che?
    Che cosa?!?
    No che non sono stato io!
    Ma la vedi questa schifezza?
    Io ste cose non le faccio! Sono un esteta!


    In effetti era vero, lui era uno di quei tipi che le braccia preferiva tagliarle, e per non lasciare resti le faceva mangiare ai precedenti proprietari.
    Tuttavia, riflettendo, si ricordò che la situazione con Oto di li a breve si sarebbe potuta tendere ulteriormente, ed averci uno scricciolo menato per un paio di fiches, considerando che il casinò era appena stato distrutto.

    Beh, direi che non è proprio un ideona.

    Borbottò tra se e se.
    E il buio calò per Hebiko.
    Era stata stesa da un colpo ben portato sul collo, presa in spalla come un sacco di patate e portata all’ospedale della foglia, una povera vittima dei tafferugli al casinò, così sarebbe comparso nel modulo d’ingresso, povera stella.
    Al suo risveglio avrebbe trovato l’Hokage, pazientemente seduto di fronte al letto che leggeva un quotidiano scientifico, era uno di quei tipi che non amava la scienza, non la studiava, si limitava a guardargli il culo quando passava, sapeva un po’ di tutto e un po’ di nulla, piccole conoscenze per cavarsela nella vita di tutti i giorni, e quei quotidiani lo tenevano aggiornato.

    Bensvegliata.

    Non erano passate che poche ore da quando la luce era stata spenta.

    Penso che la crisi di panico ti abbia fatto svenire, scusa, non credevo di poter fare una cosa simile.

    Di certo però non si potevano fare le cose frettolosamente, la porta infatti era chiusa e pareva essere abbastanza resistente, li dentro ci stavano soltanto loro e parevano essere soli, anche perché Raizen aveva qualche curiosità da togliersi.

    I dottori hanno detto che il tuo braccio non ha nulla, è stata una reazione normale, per quanto possa sembrare strano, o meglio, pareva che il tuo corpo avesse una predisposizione per fare ciò che ha fatto, muscoli elastici, articolazioni lente…

    Si protese verso di lei.

    Hai… non so, fatto qualcosa di particolare in questi ultimi tempi che possa aver… mmmh… come dire… aiutato questo fenomeno?

    A volte guardava il culo anche alla storia, ed Orochimaru ne fu un grande protagonista, era complesso non trovare il suo nome sparso qua e la, e le schifezze che era in grado di fare ogni tanto venivano riportate, seppure non con grande cura.

    Sembra quasi un caso, ma qualche ora fa ho pensato all’unico otese buono e beh, non so se conosci la storia del tuo villaggio, ma se la risposta è si immagino intuirai a chi un patriottico Hokage possa riferirsi.

    Attese qualche risposta dalla ragazza mentre arrotolava il giornale per usarlo come una bacchetta e picchiettarsi sopra la coscia un ritmo casuale per ingannare le mani mentre parlava.


    Edited by F e n i x - 7/9/2016, 00:35
     
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    Interrogazione a sorpresa

    IV - Il fondatore di Oto



    Ritrovarsi la sua stessa mano in faccia non fece altro che farle ripetere l’urlo, indietreggiando come riusciva da quella posizione accucciata, non avendo nemmeno il coraggio di toccare quel tubolino molliccio.

    Tu mi hai tenuto il braccio!! Aggiustami!! Dovrò continuare a vivere legandomi questa roba sul collo per non trascinarla dappertutto?! Non voglio che mi amputino il braccio!

    Iniziò a piagnucolare, qualche lacrima data dallo spavento per quell’evento iniziò a scivolarle sulle guance, mentre tremante si rialzava in piedi, stringendosi con l’unico braccio disponibile. Non fece in tempo a fare nient’altro, in un istante tutto divenne buio e svenne.

    Riaprì gli occhi lentamente, leggermente stordita probabilmente dagli anestetici dategli dai medici che la visitarono. Sbattè le palpebre un paio di volte prima di rendersi conto di non essere in un sogno, dato che la botta non le aveva permesso di percepire il tempo che passava, il suo cervello voleva convincerla che fosse lì da cinque minuti scarsi. La stanza, bianca e ben illuminata, non nascondeva la presenza dell’Hokage, che, nonostante fosse distratto da una rivista, si accorse subito del risveglio della ragazza. La rossa lo accolse con un broncio.

    ...Ciao. Non bloccarmi mai più.

    Buongiorno anche a te.
    Si toccò il polso, ormai tornato nella sua forma normale, sfogandosi in un sospiro di sollievo.

    Sono... In un ospedale, vero? ...Quella porta mi sembra un tantino esagerata per un posto del genere.

    Mentre il Colosso le parlava, la Vipera fissò nervosamente la suddetta porta, intuendo che non sarebbe uscita da lì se non per ordine del Kage stesso. Lo fissò incuriosita dal discorso, guardandosi le mani insicura sul dafarsi, quando si vide costretta ad indietreggiare, affondando la schiena nel cuscino con la faccia di Raizen che si avvicinò a lei, sospettoso. Mugolando imbronciata, si sciolse la treccia, piuttosto spettinata, pettinandosi i capelli alla bene e meglio; toccarsi i capelli la aiutava ad allentare la tensione.

    Non ho mai visto il mio braccio in quelle condizioni, quindi credo proprio di no. ...Forse è il mio chakra che ha qualcosa che non funziona. Non mi piace parlarne, ma dato che tu sembri avere lo stesso problema, potrai aver intuito che è sempre colpa sua se ho gli occhi di questo colore e forma.

    Aveva notato ore prima gli occhi dell’Hokage, ed il ragionamento dato dalla sua esperienza la portava a credere che se li fosse procurati così come era successo a lei.

    Non so di preciso quando sia successo, avevo iniziato ad usare il chakra da qualche tempo. Ad un certo punto uno dei miei avversari è indietreggiato, non ne ho capito il motivo fino a che non sono andata davanti allo specchio per pulirmi le ferite ed ho visto che i miei occhi erano… beh, strani. E quando tu mi hai tenuto il polso ho cercato di usare le mie energie per potenziarmi ma, uhm… C’eri anche tu,sai com’è andata. Stupido chakra mutante.

    Si era arresa alla collaborazione. Perlomeno fino a che non si ritrovava costretta a dover rivelare segreti di Oto, per quanto si sentisse infastidita da quella stanza trappola, aveva presupposto che sarebbe riuscita ad uscire da lì se avesse soddisfatto la sete di conoscenza del Colosso.
    Hebiko fece saettare gli occhi per la stanza come a voler cercare indizi, non comprendendo dove volesse arrivare. Si mordicchiò il labbro inferiore, pensierosa, pensando a chi potesse alludere: doveva essere qualcuno di famoso se il suo nome era arrivato fino a Konoha. Ed al momento di persona conosceva solo Febh, come Amministratore era sicuramente famoso, ma lui pareva fosse più abile nelle esplosioni più che nel deformarsi gli arti. Le restava un solo nome, del quale però conosceva ben poco.

    ...Il fondatore del villaggio? ...Orochimaru?

    Era tesa, quel tipo di tensione misto insicurezza che si ha durante le lezioni scolastiche, nel tentativo di raggiungere la sufficienza pur non avendo studiato. Fortunatamente non era il caso, quindi se Raizen avesse provato ad insistere, gli avrebbe tranquillamente confessato di non saperne molto.

    Fino a poco tempo fa ho vissuto fuori Oto, non so molto. Non giravano buone voci su di lui nel mio quartiere. Si fece più china, parlando sottovoce, come a confessargli un segreto: Pare che sperimentasse sulle persone, te ne rendi conto? UGH! Devi essere malato se vuoi a tutti i costi creare qualcuno in provetta. Al momento il villaggio è gestito da un… buon Amministratore, quindi non so nemmeno se questo tizio sia ancora vivo. Magari uno dei suoi mostri se l’è mangiato.

    L’esitazione nell’elogiare Febh fu spontanea, voleva davvero che a chi fosse esterno all’ufficio apparisse come un ottimo capovillaggio, ma se non si preparava per bene il discorso la credibilità rischiava di calare. Fortunatamente il Colosso sembrava più interessato al resto del discorso.


    Edited by Waket - 10/9/2016, 21:07
     
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    Cold Case







    Sorrise al saluto della Kunoichi.

    Oh beh, se rifai quella cosa con la mano ben poche persone potranno farlo.
    Diciamo che è molto vicino ad essere un ospedale, un team personale.
    Diciamo.


    Tirò su col naso, in un evidente gesto di digressione prima di ascoltare le risposte della genin.

    Già Orochimaru, un tipo un pochino strano, ma indubbiamente geniale, Konohaniano di nascita.

    Strizzò un occhio in segno di approvazione.

    Ma per fare una piccola lezione di storia, nell’attuale Oto aveva uno dei suoi covi più grandi, una serie di cunicoli che si possono ancora visitare, con parecchi pericoli, al di sotto del vostro villaggio, anche se in parte ora formano il sistema fognario.
    Non per nulla mezzo mondo fa umorismo su questa cosa.
    Perché il collegamento a lui?
    Beh, faceva pure lui quelle cose schifose che hai fatto prima.
    E poi…


    Si alzò e senza dire nulla si mosse verso la porta, facendola scattare solo al suo passaggio, aveva la forma di una gigantesca tagliola e dalla velocità e dal tonfo con cui si era aperta, in fase di chiusura, era probabilmente in grado di tranciare qualsiasi cosa.

    Erm… dispositivi di sicurezza.

    Passò oltre senza preoccuparsi troppo di dare altre spiegazioni.
    Hebiko si sarebbe presto accorta che non erano realmente in un ospedale, in quei cunicoli mancavano le finestre e la loro estensione e tortuosità non era certo propria di una struttura ospedaliera, scandita da stanza di degenza sempre uguali. Raizen nella sua singolare lungimiranza, si era fatto insospettire dalle strane capacità della serpentella e in poco tempo aveva scoperto che erano opera di qualcuno.
    Se fosse stata insieme a lui ed Oboro durante la loro sortita alla radice avrebbe potuto riconoscere quei corridoi, la stava infatti portando nella stanza dei feti, era ormai stata ripulita, ma qualche rimasuglio ancora restava.
    Appena entrato indicò la parete alla sua destra, colma di incavi sferici con un diametro di un metro scarso, erano parecchi, e tutti erano connessi mediante dei fori a chissà quale sistema di tubazioni.

    Incubatrici.
    Singolari no?
    Hai notato niente di particolare mentre ci avventuravamo qui sotto?
    Magari delle somiglianze stilistiche…


    Se non gli fosse giunta alcuna risposta, o fosse giunta errata avrebbe continuato lui.

    Corridoi sotterranei, esperimenti, ed il tutto ha a che fare con una mezza anguilla come te.
    Abbiamo scoperto tutto questo un po’ di tempo fa e da allora ho messo qualche archivista a studiarci sopra e compilare rapporti riassuntivi, e piano piano è emersa una piccola trama di sottofondo.
    Alcune cose però sono segreti del mio villaggio, per cui dovrai accontentarti di un racconto a monconi.


    Annuì una singola volta, facendolo in parte anche per Hebiko.

    Questa struttura è stata fatta per il bene della foglia, ma diciamo che anche il sottosuolo di Konoha non era del tutto pulito e sgombero, il periodo in cui Orochimaru faceva le sue ricerche combaciava anche col periodo in cui venne edificato tutto questo, e pare che “incontrarsi” sotto terra non fosse così difficile.
    Molto probabilmente è stato ritrovato qualcuno dei laboratori di Orochimaru, allora abbastanza nuovi ed integrati a tutto questo.
    E contemporaneamente abbandonato.
    Un simile potenziale scientifico per quanto lo si voglia mantenere occultato è bene sorvegliarlo, e questo fecero.
    Fino a che questo luogo non venne abbandonato e poi dimenticato, probabilmente perché…


    Sbuffò con fare infastidito.

    …perché quando sei checca non accetti che gli altri agiscano in maniera cinica, rifiutando i compromessi lesivi dovuti alla troppa bontà.

    Scosse ancora la testa prima di continuare.

    Tutto questo fino a quando gli Illuminati non hanno scoperto cosa il tempo aveva nascosto qui sotto. Nonostante il tempo passato infatti le folli ricerche di Orochimaru, probabilmente proprio perché così distaccate dai valori etici di qualsiasi umano, erano eccezionalmente avanzate e ricche di strade inesplorate abbandonate poiché lui rincorreva altri obiettivi.

    Sollevò un indice per aria.

    Qui però va aperta una piccola parentesi, gli illuminati sono interessati all’evoluzione, Orochimaru aveva fini più egoistici.
    Quando tornerai ad Oto Febh potrebbe darti qualche notizia in più su di loro, pare sia un problema che non insiste più sul nostro territorio.
    Ma torniamo a te…


    Se già non l’avesse notato nell’unico tavolo presente in quella stanza era presente qualche vecchia apparecchiatura e qualche vecchio dato.

    Per il momento questo è ciò che ci serve.

    Una cartella con delle fotocopie di fogli consunti e due piccole boccette, una aveva l’etichetta che riportava il nome di Hebiko, contenente un liquido cremisi che altro non poteva essere che il suo sangue.

    Comprenderai che è strano trovare una genin che fa quelle cose e non sa di saperle fare, il tuo racconto poi non ha fatto che confermare la tesi.

    Prese qualche foglio dal fascicolo, nuovo questa volta, ad una prima occhiata, a giudicare dalle didascalie, era un esame del DNA, e da ciò che riportava il risultato, qualsiasi cosa contenesse quella boccetta, era parecchio vicina ad Hebiko, vicina quanto un fratello, quanto un padre.

    Puoi raccontarmi la tua… storia?

    Richiesta forse inopportuna ma dopotutto lo faceva per il suo bene, no?
     
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    Coincidenze

    V - E' solo un caso...



    Hebiko si strinse in sé stessa, osservando la stanza con attenzione, sembrava sempre di più una sorta di “camera di isolamento”, e la cosa non le piaceva affatto.

    Un team personale per soggetti speciali, mh?

    Ironizzò, tentando di allentare la tensione. Colse la battuta di Raizen, reagendo solo con un accenno di sorriso ed una frasetta:

    Così geniale da avervi piantato in asso ed aver costruito il proprio villaggio.

    Sistemò i capelli riordinandoli in una treccia, mentre ascoltava tutto ciò che l’uomo aveva da dirle. Era logico che, trattandosi del fondatore del villaggio, avesse disposto tutto a suo favore; le era capitato di finire in qualche laboratorio abbandonato durante le sue ricerche di un posto dove potersi creare un rifugio, spesso trafugati e con poca roba al loro interno. Nelle zone dov’era vissuta pochi si interessavano nel mantenere i segreti, ed altrettanto pochi sapevano anche solo leggere cosa c’era scritto. La maggior parte degli appunti probabilmente finivano in fiamme, ma trattandosi di laboratori semi-superficiali si poteva sperare che non fossero andati distrutti importanti informazioni sulla storia del villaggio e gli abomini che ne nascondeva.
    Si imbronciò, quasi offesa, quando si sentì paragonare ad un uomo che, per quanto sconosciuto, metà del villaggio disprezzava. Si udì un brevissimo sibilìo prima della sua risposta:

    Io non faccio cose schifose.

    Lo seguì dinnanzi alla porta, nascondendosi per un momento dietro di lui nell’udire il tonfo meccanico di quella trappola. Scostandovisi quasi subito, lo fulminò con lo sguardo:

    Già, immagino quale tipo di pazienti facciate rinchiudere qui. Ti ho fatto così tanta paura?

    Di nuovo un sibilo, prima di addentrarsi nel corridoio, seguendone i suoi passi. Era ormai chiaro il motivo per il quale si ritrovava lì: l’Hokage aveva notato qualcosa di interessante, o potenzialmente pericoloso, che lo aveva convinto ad infilarla in quell’enorme trappola. Il respiro di Hebiko iniziò a farsi più ansioso, notando come la struttura iniziava a somigliare sempre di più ad uno di quei laboratori descritti poco prima, con la differenza che in quel momento si trovava a Konoha.
    Alle vaghe domande, la ragazza reagì con tono notevolmente infastidito, stringendo la lingua tra i denti prima di rispondere:

    No, non ho mai visto niente del genere, nemmeno in quei residui di laboratori nei quali ho trovato rifugio.

    Non poteva negare che quel discorso le interessasse, ma allo stesso tempo la innervosiva. Ormai era chiaro come il colosso alludesse alle somiglianze che aveva notato tra lei ed Orochimaru, e la Vipera, non conoscendolo, aveva bisogno di saperne di più. Se era finita in una struttura del genere doveva esserci dell’altro.
    Si bloccò prima di entrare nella stanza, una leggera spinta le avrebbe permesso di riprendere il ritmo, mentre, finendo di ascoltare la sua storia, si dirigeva a passi svelti verso l’unico tavolino presente, fissando con curiosità mista ad ansia i fogli e le due provette, che parevano esser stati messi lì con cura apposta per essere notati. Un brivido le percorse la schiena vedendo come una delle due boccette portasse il suo nome, ed i risultati scritti nei fogli di fronte, per quel poco che ne capiva, parevano comunque molto simili.

    ...Di chi è questa boccetta?

    Tenendole entrambe in mano, gli porse l’unica a cui mancava l’etichetta. Non sapeva se voleva davvero una risposta o meno.

    Ho capito a cosa alludi. ...La tua è una teoria stupida. Ho vissuto tutta la mia infanzia fuori le mura di Oto, avevo dei genitori, e non avevano nulla che potesse somigliare anche solo vagamente a quell’uomo! Erano umili contadini, che temevano persino di mettere il naso fuori casa. Quasi istintivamente, iniziò ad accumulare chakra, in modo da reagire di scatto e violentemente se fosse stato necessario, continuando il suo discorso con foga maggiore: Non mi avrebbero mai permesso di imparare a combattere come voi ninja, è stato un colpo di fortuna che io avessi aiutato un vecchio che in cambio mi ha insegnato come controllare questa energia. ...E’ una stupida coincidenza! Questi dati sono sbagliati! E nessuno ti ha dato il permesso di usare il mio sangue per i tuoi esperime-

    Troppo chakra accumulato, troppa foga tutta in un momento: così come il suo braccio si era allungato tutto all’improvviso, ora la sua lingua aveva fatto lo stesso, e se Raizen non si fosse spostato in fretta, gli si sarebbe arrotolata attorno alla faccia.

    ...Ugh!!

    Shokkata, avrebbe tirato un paio di volte o, se lo avesse mancato, avrebbe ritirato la lingua al suo posto, pentendosene quasi all'istante, rabbrividendo e scuotendo la testa, sputando per terra e commentando senza pudore il suo disgusto:

    Che schifo!! Ma pulisci ogni tanto!!

    Fissò con terrore l’uomo di fronte a lei, quasi istintivamente tirò fuori la lingua, una linguetta sottile e biforcuta, sibilando come una biscia, tappandosi la bocca non appena se ne rese conto.

    N-non l’ho fatto apposta. E’ scattata da sola!

    Mentiva. Circa. Aveva iniziato a capire come attivare quel bizzarro potere, probabilmente avrebbe voluto riprovarlo a mente fredda onde evitare incidenti come il precedente, tuttavia avrebbe dovuto assicurarsi che confermare le tesi dell’Hokage non l’avrebbe costretta a restare “ospite” a Konoha.

    Se collaboro... poi mi lascerai tornare a casa, vero?

    Le si leggeva la paura negli occhi, stava scoprendo nuovi poteri, rabbrividiva al pensiero che il suo corpo potesse mutare nuovamente, e non sapeva cosa o quanto Raizen volesse ottenere da lei, tantomeno fino a quanto si sarebbe spinto per ottenerlo. Ma riconoscendo la differenza di abilità, non le restava altro che sottomettersi, sperando in una risposta positiva.


    Edited by Waket - 10/9/2016, 21:07
     
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    Coda di Serpente







    Alzò un sopracciglio sulla ribattuta di Hebiko.

    Ho detto geniale, non infallibile, infatti si è fatto beccare, Konoha ai tempi lo reputò un nukenin.
    Si prese pure qualche pedata, il terzo faccione da sinistra nella montagna dei kage fu suo maestro, lo stesso che gli diede parte di quelle pedate.


    Quando poi gli chiese della paura sorrise, ma non divertito.

    Incuriosito è il termine più giusto.
    Impaurito… pft, ben poche cose mi spaventano, e generalmente sono cose in grado di radere al suolo mezzo continente, anche perché non temerle sarebbe stupido.


    Alla risposta riguardo la teoria invece sospirò, o meglio stava cercando di farlo quando alzare gli occhi al cielo portò Hebiko fuori dal suo campo visivo, esponendolo al viscido attacco.
    Rimase immobile, pietrificato.

    Mio.
    Dio.
    Che. Schifo.
    Io di cose ne ho fatte tante, ma credimi, questi feticismi mi fanno ribrezzo.
    Ma hei! Ad Oto con una roba simile ci fai i soldi.


    Prese la lingua tra pollice ed indice svolgendola dalla testa per poi arrotolarla come un metro da sarta.

    Non lo rifare.
    E non fare troppo la schizzinosa, che posso giurare di essere il piatto migliore che un otese possa assaggiare.


    Gliela rimise in bocca, dandogli una pacca sulla testa.

    Tornare a casa?
    Beh, potrebbe esserci qualche piccolo problema da questo punto di vista.


    Fece ruotare la mano per aria.

    Sai, i ninja e i villaggi vivono di segreti sulle proprie armi, e ogni ninja è un arma.
    E beh…


    Lasciò la frase in sospeso, ma era palese a cosa alludesse.

    Scherzi a parte, bisogna capire chi sei, e penso che ad Oto ci sia solamente la parte della tua vita più recente.
    Ergo nessun indizio, insomma, non penso che i tuoi genitori colgano il riso con… delle lingue prensili.


    Ancora la cosa gli metteva lievemente ribrezzo e fu costretto ad un’altra smorfia.

    Queste cose generalmente sono frutto di due cose: genetica oppure esperimenti.
    Se i tuoi genitori stanno a raccattare ortaggi non penso che abbiano simili abilità, come ho detto prima i villaggi hanno particolare interesse a mantenere nascosti anche i membri “dormienti” se sono portatori di simili abilità.
    Gli Hyuuga per esempio, hanno un ramo scarsamente puro che è costantemente tenuto d’occhio.
    Perché?
    Perché il sangue non è acqua ed al giorno d’oggi fare qualche passo indietro ed attivare del sano atavismo è cosa ben poco complessa.


    Si poggiò quindi sulla scrivania col fianco, per poi sedersi, visto che l’altezza non gli rendeva necessario issarsi sopra.
    Aveva una propria idea riguardo ciò che fosse successo ad Hebiko, ma tutto stava nel verificare cosa fosse in grado di fare con le sue poco comuni abilità.

    Che ne dici se proviamo a capire cosa sei?

    Mentre lei sceglieva se scoprire o meno cosa le stesse succedendo Raizen continuò a spiegare a cosa sarebbe andata incontro.

    Per esperienza personale posso dirti qualcosina, ignorare la faccenda potrebbe portare degli scompensi, ad esempio, la lingua che poco fa mi hai avvolto in faccia potrebbe ingrossarsi e soffocarti, o semplicemente restarti lunga.
    Non penso sia semplice vivere con una lingua di un metro, o un braccio che somiglia ad una lingua di due metri.
    Al contempo, sperimentare questa strada potrebbe portarti a scoprire cose sgradevoli, la totale mutazione potrebbe anche trasformarti totalmente… oppure qualcosa di imprevedibile sui tuoi genitori, o su te stessa.
    Fortunatamente hai una scelta.


    Aprì un cassetto e ne estrasse una scatoletta metallica, al suo interno due siringhe.

    Sulla base delle ricerche che abbiamo trovato qui siamo stati in grado di sintetizzare due sieri.
    Siringa blu, dimentichi cosa è successo, il tuo corpo se lo dimentica, la manipolazione genetica che ti sta sconquassando verrà del tutto soppressa, non ricorderai nemmeno gli episodi che ti hanno portato ad usare le tue abilità, un meccanismo di autodifesa per non cercare di riutilizzarle, cosa che sarebbe assai spiacevole, il siero blu distrugge ciò che sta mutando, riportandoti in equilibrio, ma se qualcosa dovesse farti vacillare e la mutazione emergesse nuovamente sarebbe incompleta e sarebbe… beh, diciamo che non sarebbe un piacere avere degli specchi in casa.
    Siringa rossa, i geni vengono spinti all’evoluzione e diventi completa.


    Le siringhe metalliche erano dinnanzi a lei, pronte all’iniezione.
    Doveva soltanto scegliere.
     
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    Rosso o Blu?

    VI - Pensaci con attenzione, è una scelta importante.



    Hebiko riuscì a concentrarsi a sufficienza per far tornare la lingua a posto, seppur con la punta ormai divenuta biforcuta. Sibilò un paio di volte, fissando l’uomo di fronte a se con l’aria di chi non aveva molta voglia di scherzare, e non le si poteva dare torto in un momento del genere.

    È stato un incidente. L’hai visto anche tu.

    Il discorso successivo venne preso fin troppo alla leggera da Raizen, o forse da Hebiko stessa. Non la prese bene, reagì alzando la testa e facendosi grossa, per quanto riusciva, cercando di assumere un’aria minacciosa (che somigliava molto più ad un gattino terrorizzato), prima di rispondere con voce decisa:

    Non solo sono “un’arma” di Oto, sono l’arma di Febh Yakushi, Amministratore di Oto. Come pensi reagirà, sapendo che tu voglia confiscarla?

    Festeggiando, probabilmente. La rossa poteva solo immaginare la sua reazione, conoscendo solamente il lato più stupido dello Yakushi; ricordava le varie storie sul suo conto, chi sembrava averne il terrore, ma non aveva ancora avuto modo di sapere se fossero reali o solamente “leggende” per far sì che il popolo non si ribellasse totalmente.

    R-recente!? Ho passato lì TUTTA la mia infanzia! I cambiamenti sono arrivati dopo che me ne sono andata! Magari… Magari i miei nonni erano ninja! Già! Non ci hai pensato a questo, eh? E quindi mi hanno passato i loro geni. ...E’ così che funziona, è logico.

    I discorsi del colosso riguardanti una presunta modifica genetica non le andavano giù. I laboratori più in superficie ed ormai abbandonati erano un “libero accesso” per chiunque, molte volte le era capitato di esplorarne qualcuno; per quanto i segreti più importanti fossero nascosti più in profondità, magari dietro qualche trappola, chiunque sapeva a grandi linee i disgustosi esperimenti che venivano fatti.

    ...Cosa sono?

    La domanda la prese alla sprovvista. L’Hokage aveva già immaginato che lei stessa non lo sapesse, ma Hebiko non si era mai posta la domanda. Il suo interesse era solamente quello di trovare un luogo dove sentirsi a casa, tuttavia dopo la sua fuga da casa la priorità era quella di guadagnarsi da vivere. Ora poteva permettersi di dire che stava in una posizione di stabilità economica e sociale da permetterle di vivere bene, ma era davvero ciò che voleva, o semplicemente il fatto di essere passata da rifugi improvvisati ad un profumato appartamento ed un lavoro ai piani alti l’avevano distratta, impedendole di riscoprirsi del tutto?

    T-totale mutazione in COSA?

    La kunoichi fissò il pavimento, pensierosa ed insicura. Il Colosso aveva ragione, se non si fosse allenata a trattenere, o magari sfruttare, quel nuovo potere, il rischio che si manifestassero casualmente era reale, e se il dover restare per tutta la vita con uno spaghetto al posto del braccio non la spaventava abbastanza, il sapere che un incidente simile poteva capitare nel momento sbagliato e costarle la vita.
    Dall’altra parte c’era una potenzialità, un potere che poteva essere sfruttato al meglio e che in pochi conoscevano. Ciò poteva renderla un’arma unica e fondamentale per Oto, ma prima di tutto per se stessa. Sin dal momento in cui i suoi occhi erano mutati, aveva sempre trovato un certo piacere nel vedere come la maggior parte dei suoi avversari la temessero, vedendo in quel piccolo dettaglio un probabile potenziale nascosto. Le piaceva sentirsi forte, le piaceva sfruttare il suo potenziale fino al limite. Non sapeva però fin dove poteva arrivare questo tipo di potere, solamente vedendo le due mutazioni avute, c’era il rischio che si trasformasse in un mostro se avesse deciso di sviluppare quella mutazione, dato che nemmeno Raizen pareva conoscerne il limite.
    E poi la mise davanti ad una scelta.
    Fissò i due coloratissimi liquidi contenuti nelle siringhe, mugolando lamentosa:

    Non è che li avete in pillola? Gli aghi mi fanno un po’ paura…

    Senza nemmeno aspettare la sua reazione, consapevole dell’inutilità della sua richiesta, si avvicinò al tavolo, stretta in se, insicura, pensierosa. Impiegò qualche silenzioso minuto prima di sciogliere le braccia, assumendo una postura più decisa, senza però guardarlo in faccia.

    Voglio diventare più forte. Per me. ...Per Oto.

    Leggermente insicura, una piccola rinuncia ad un frammento di libertà, si sentiva comunque legata al suo paese abbastanza da rendersi disponibile in caso di necessità. Non per nulla, come segretaria, stava già dando tutto ciò che poteva al paese, mettendo Febh in riga e cercando di renderlo un buon leader. Non le importava che le venisse riconosciuto il merito, ma che fosse lei stessa consapevole di aver raggiunto importanti obiettivi, per sé stessa.

    Io… Non posso negare che tutto ciò mi spaventa un po’. Me ne sarei dovuta accorgere molto tempo fa, ma non si era più ripresentato il problema, lo avevo dimenticato. Non voglio lasciarmi scappare un potenziale del genere ed incappare nei rischi da te descritti. ...Non so se sono pronta. Ma non mi voglio tirare indietro proprio ora.

    Vipera se ne stava di fronte al tavolo, silenziosa, con la siringa rossa in mano. Poco prima di confermare del tutto la sua scelta, si voltò dubbiosa verso Raizen, notando un piccolo dettaglio forse omesso per chissà quale motivo:

    E i lati negativi del siero rosso dove sarebbero?

    La sua nuova linguetta da vipera si mostrò nuovamente, facendola sibilare in direzione dell’Hokage.
    Che le stesse dando solo l’illusione della scelta?


    Edited by Waket - 10/9/2016, 21:08
     
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    Per Oto

    ... o no?







    Sentire della fedeltà che gli altri ninja provavano perso altri paesi lo infastidiva sempre lievemente, come leader era fin troppo patriottico, e chissà cosa in lui accendeva quello strano senso di disprezzo quando qualcuno si dichiarava così apertamente.
    Probabilmente il fatto che la loro fedeltà poteva trasformarli in nemici.

    Per… Oto?

    L’Hokage sorrise, ed in quel momento aveva ben poco dello spirito del fuoco di cui tanto parlavano i racconti del passato.

    Oto è distante serpentello.
    E tu sei sola con l’unico uomo che ti sta aiutando.
    Che guarda caso non è uno degli otesi menefreghisti che a stento ha notato che i tuoi occhi hanno cambiato colore a caso.
    Bella la fedeltà, ha sempre quel retrogusto di… inculata.


    Prese la siringa in mano.

    Le controindicazioni?
    Bof, dipende da cosa ti hanno fatto, ma l’ambiente è controllato, il siero stesso concede uno sviluppo più accettabile, ma di fatto un rischio c’è, purtroppo non si può sapere quale sia, praticamente c’è il rischio che ci sia un rischio.


    La fece roteare sull’indice.

    Ma dimmi, otesissima signorinella, voi criminalotti di Oto siete assai bravi a dare un prezzo alle cose, un simile siero quanto lo pagheresti?

    Attese risposta continuando a far roteare la siringa.
     
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