Team 1 - Campo di allenamento

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  1. Zakira
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    Il silenzio. Il vuoto. Nella sua mente il nulla. Era chiusa all’interno di una campana di vetro. Al suo esterno poteva succedere di tutto ma lei non poteva saperlo. Era riuscita a estraniarsi totalmente dall’ambiente che la circondava. Il tempo si era fermato improvvisamente. I suoi muscoli erano totalmente rilassati. Quasi inesistenti. Sembrava quasi come spiccare il volo e viaggiare tra le nuvole bianche. Non riusciva nemmeno a sentire il rumore del suo respiro. La sua concentrazione si basava sul nulla ma serviva per mantenere la meditazione. Nella sua mente comparve improvvisamente una ragazza dai lunghi capelli rossi. Era una proiezione di se stessa. Seduta su un pavimento inesistente. Aveva ancora gli occhi chiusi. Aprendoli, pian piano, iniziando a guardarsi intorno ma non c’era niente e nessuno.

    -Ma dove sono?-

    La sua voce rimbombò sotto forma di eco. Iniziò a vagare senza una meta precisa. Ma il suo senso di orientamento era più confuso che mai. Dov’era il maestro e i suoi compagni di squadra? Abbassò lo sguardo, notando il riflesso del suo viso. quando improvvisamente ascoltò una voce di una bambina all’interno. Parole incomprensibili seguiti da una risata cristallina. La ragazza non sapendo dove guardare iniziò a correre ma non trovò nessuno. E la risata era ancora più stridula. Quasi spaventosa. Ma di colpo smise di importunare la sua mente, lasciando la ragazza dai capelli rossi nuovamente sola, all’interno della sua mente. La ragazza chiuse lentamente gli occhi, percependo la voce di un’altra persona. E solo quando li riaprì di nuovo si accorse di ritrovarsi al paese dell’Erba, in presenza del maestro che nel frattempo si complimentò con i suoi allievi. Asami lanciò uno sguardo agli altri due genin per poi spostarlo sul cielo. Il sole aveva cambiato la sua posizione. Stava per tramontare. Quanto tempo era passato. Non aveva avvertito lo scorrere del tempo. Come non aveva avvertito, inizialmente di ritrovarsi per davvero all’interno del paese dell’Erba, sul campo di battaglia. Ma tra i tre fu il sunese a rispondere al maestro. Tra tutti il più entusiasta fu proprio il sunese, che volle sapere già il prossimo incontro del team 1.
    Ma per il maestro fu il momento di andare e, richiamando a se Zurara, lasciò quell’area. Dirigendosi verso Kiri anche Takeshi andò via insieme al maestro.

    -Alla prossima Maestro Asmodai! Ci rivedremo Takeshi!-

    [...]

    -Uff...davvero un allenamento intenso...eheh....è stato davvero un piacere combattere al tuo fianco...nonostante fosse solo una simulazione....-

    -E’ stato un piacere anche per me… Shunsui.-

    Mostrando, come il sunese, un gran sorriso. In quel momento si ritrovarono solo lei e Shunsui. Ma, anche per loro era il momento di andare. Poteva restare in quella zona per la notte e incamminarsi il giorno seguente. Ma grazie alla meditazione aveva recuperato le forze e l’unica cosa che voleva era tornare al suo villaggio. Poteva andare da sola ma avendo problemi di orientamento perdersi era l’unica cosa che voleva. Inoltre Shunsui doveva recarsi al paese del Vento in confine con quello del Fuoco.

    -Se non ti dispiace, credo che potremmo fare un tratto di strada insieme, almeno fino al confine del paese del Fuoco! Poi da lì devierò attraverso il deserto e quindi verso Suna.-

    -Eh?-

    La ragazza rivolse lo sguardo verso il ragazzo dai capelli neri, dritto negli occhi. Inspiegabilmente aveva avuto la sua stessa idea, precedendola di qualche secondo. Gli rivolse un piccolo sorriso rivolgendogli poi la parola.

    -Che coincidenza… Avevo intenzione di chiederti la stessa cosa.-

    Così i due si allontanarono sempre più dal paese dell’Erba. Prima di lasciare il campo d’allenamento, lanciò un ultimo sguardo per poi raggiungere il sunese.

    -...che dici... meglio una cornice nera...o marrone?-

    La ragazza osservò il guando bianco alla mano del sunese. Allora era vero. Non era un sogno o un’illusione. Il guanto del maestro era stato preso. L’avevano preso. La genin della foglia, sorridendo, continuò ad osservare con i suoi occhi verdi.

    -Direi nero…-

    In realtà per Asami nè il marrone nè il nero erano dei colori che lei adorava. Ma il nero poteva far risaltare di più il bianco puro del guanto. Inoltre il nero poteva rappresentare il maestro Asmodai stesso dato che i suoi vestiti erano di colore nero.
    Una volta arrivati al confine con il paese del Vento la ragazza prese parola, rivolgendosi al suo compagno di squadra.

    -Ci rivedremo, Shunsui… se vuoi far un giro a Konoha… non esitare.-

    Dopodichè s’incamminò verso il villaggio della foglia. Solo un dubbiò la tormentò durante il suo tragitto. Di chi era la voce che aveva ascoltato nella sua mente durante la sessione di meditazione?
     
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