[GIOCO] Ōkina Tōketsu

Senza mostrare alcuna esitazione, Haruki impugnò il tirapugni e affondò la lama nella gola della prima guardia. Quindi, fece lo stesso con la seconda. Per lui quella brutale esecuzione fu soltanto il frutto di un riflesso meccanico, lo sviluppo naturale degli eventi che l'avevano condotto fin lì. Anche se la naturalezza con cui aveva spezzato quelle vite sarebbe stata più consona ad uno spietato omicida che ad un religioso, il monaco rosso vedeva nei suoi gesti l'espressione della volontà della Fiamma. Non era mosso dall'odio o dalla rabbia e di certo non provava alcun piacere nel far scorrere il sangue. Semplicemente, non c'era alcun motivo per tenere in vita quegli uomini: in caso di necessità, avrebbe potuto usare le sue capacità per capire il funzionamento dei terminali. Pertanto, niente l'aveva trattenuto dall'impartire agli infedeli la punizione che si meritavano. D'altronde, gli era stato insegnato a non provare pietà per i traditori e Haruki non sapeva fare altro che che obbedire.

Rinfoderate le armi, avrebbe quindi lasciato che fosse Shin ad occuparsi dei terminali. Non aveva senso sprecare altro chakra per usare l'interrogazione mentale, quando il suo compagno era dotato di un paio di occhi perfettamente funzionanti.

Difronte alla porta che li avrebbe condotti al livello successivo, occupò il tempo ripristinando la sua riserva di sigilli. Non poteva sapere cosa li attendesse oltre a quel varco, quindi gli era sembrato saggio prepararsi per la peggiore delle evenienze. Completata quell'operazione, estrasse il piccolo rosario che portava con sé e iniziò a pregare in silenzio, cercando di scacciare le preoccupazioni che turbavano il suo animo. Aveva fiducia nelle capacità di Meika, ma non poteva escludere la possibilità che avesse incontrato un nemico in grado di sopraffarla. In tutto quel tempo, Haruki non avrebbe mai rivolto parola al suo compagno di missione. Sfortunatamente per Shin, non era mai stato bravo a fare conversazione e certamente non l'avrebbe aiutato ad allentare la tensione generata dall'attesa. Quando la ragazza sbucò da dietro le spesse lastre di metallo che li separavano dal loro obiettivo, il monaco tirò un sospiro di sollievo. Quindi, abbandonò i grani di legno a cui si era aggrappato per domare la paura, le rispose con un cenno dal capo e infine la seguì all'interno del secondo livello.

Lasciandosi guidare del lento brusio metallico provocato delle macchine, non fu difficile raggiungere il loro obiettivo. Dentro alla Sala macchine, Haruki si ritrovò in una condizione che gli era familiare. L'intenso calore e l'umidità gli ricordavano il ventre del Tempio, scavato all'interno delle montagne dell'Anauroch. Anche se forse i suoi compagni non sarebbero stati della stessa opinione, trovava che quell'ambiente fosse molto accogliente. Nonostante ciò, davanti ai tre nemici, non avrebbe perso tempo ad apprezzare il clima o in inutili saluti. Cercando di non farsi notare, avrebbe portato la mano destra dietro la schiena, raggiungendo una delle piccole sacche in cui era contenuto il suo equipaggiamento. Con la stessa avrebbe quindi agganciato una cartabomba ad uno spiedo, preparandolo per essere lanciato. Visto che il suo diretto superiore non gli aveva impartito alcun ordine, Haruki aveva deciso di procedere nella maniera più semplice possibile. Attaccherò il nemico più vicino. Aspettate qualche secondo prima di avvicinarvi agli altri. Sussurrò a Meika e Shin, avvisandoli di quanto voleva fare. Molto probabilmente, entrambi avevano notato l'esplosivo che aveva preparato, quindi non avrebbero faticato a capire come avesse intenzione di procedere. Dunque, se nessuno dei due l'avesse bloccato, Haruki sarebbe rapidamente scattato a sinistra, verso la donna che si trovava più vicina a lui. Quel primo movimento non sarebbe stato sufficiente a raggiungerla, ma non era quello il suo scopo. Con quella rapidissima avanzata doveva soltanto avvicinarsi abbastanza per scagliare l'arma a cui aveva precedentemente attaccato l'esplosivo. Raggiunta una distanza adeguata, senza interrompere la corsa, l'avrebbe lanciata ai piedi di Buncho e Atsutane, facendola esplodere non appena avesse toccato terra. Haruki sperava che lo scoppio obbligasse la nukenin a concentrarsi su di lui, cosicché fosse esposta al suo successivo attacco. Continuando a divorare i metri che lo separavano alla donna, mentre lasciava che il chakra del Rokubi si mischiasse al suo, si sarebbe preparato ad utilizzare il chakra adesivo per scalare la parete e arrivare al condotto su cui era seduta la kunoichi. Prima ancora che i suoi piedi toccassero il muro, Haruki avrebbe iniziato a comporre alcuni sigilli, cercando di intrappolarla in un potente genjutsu. Attivó anche uno dei simboli della psiche tracciati in precedenza. Ciò le avrebbe reso più difficile scappare dalla sua illusione. Completato il jutsu e trovandosi a pochi metri dal bersaglio, estrasse entrambi i tirapugni. Ormai pronto alla sconto diretto, avrebbe sfruttato il potere del demone e uno dei simboli del fisico che irrobustivano il suo corpo, per lanciarsi in un ultimo attacco. Tenendo le braccia incrociate difronte a sé, sbucò a destra della donna e, mentre ancora i suoi piedi erano adesi alla superficie verticale, eseguí un doppio fendente che, salendo dal basso verso l'alto, avrebbe fatto incrociare le lame all'altezza della base del collo della donna, rischiando di decapitarla. Alla fine del movimento, si sarebbe messo in posizione eretta sul condotto, ad un passo dalla donna e con la difesa alzata per reagire all'offensiva del nemico.