Senpai

La giovane kunoichi alzò appena lo sguardo per osservare il ragazzo che aveva davanti, distogliendolo non appena questi avesse fatto atto di ricambiarlo. In realtà Orochi si poteva ormai definire sotto diversi aspetti un uomo fatto e finito. Più vecchio di Harumi di almeno quattro anni, per uno scherzo del destino si ritrovava ad essere il kohai di quella mal assortita coppia. Ehm...piacere di conoscerti...Io sono Harumi, e sono la tua...responsabile per oggi... La voce titubante, gli occhi bassi e la prossemica del suo corpo, tutto chiuso in se stesso con le mani intrecciate, avrebbero lasciato intendere allo studente la personalità insicura della giovane. Era abbastanza probabile che nessuno dei due si trovasse in quella situazione di sua spontanea volontà. In effetti, Harumi si trova lì, nell'atrio degli Uffici Amministrativi del Villaggio del Suono, perché la sera precedente aveva ricevuto una convocazione urgente. Mentre il sole tramontava, tingendo di un'angosciante rosso sangue i tetti delle abitazioni, un impiegato piuttosto arcigno le aveva allungato un fascicolo. Aperta la copertina, la ragazza aveva trovato appuntata con una graffetta la fototessera di un giovane alto, dalla carnagione candida, i capelli scuri e i tratti tanto delicati da sembrare effeminati. Leggendo il dossier, Harumi aveva più volte spalancato gli occhi, pur senza proferire parola. Di fatto il Villaggio, e tramite esso l'Accademia che si occupava delle nuove reclute, chiedeva una valutazione del candidato ad un ninja esperto. Per ironia della sorte, era stata scelta proprio la giovane jinchuriki, che era tutto fuorché esperta. A nulla erano valse le sue proteste, piuttosto pacate per la verità: nessuno sembrava volersi far carico di quella patata bollente. In effetti Orochi era un ragazzo che definire problematico era riduttivo. Nelle prove pratiche e teoriche non eccelleva, ma non aveva neppure dei voti tanto pessimi da impedirgli di proseguire gli studi. La nota dolente erano i test psicologici. Anche per gli standard di Oto, piuttosto larghi in tal senso, lo studente era una risorsa tutt'altro che semplice da impiegare. Prima di prendere una decisione sul suo destino, in particolare se ammetterlo ai prossimi esami per divenire genin, e quindi ninja a tutti gli effetti, era stato richiesto un secondo consulto. Con un sorrisetto imbarazzato, la senpai si rivolse al suo allievo per un giorno. Ehm...Andiamo?

La kunoichi di Oto avrebbe guidato il suo allievo lungo la via principale, una delle poche che nel Villaggio si potessero definire strade, vista la predominanza di vie, vicoli e viuzze, ricche di strettoie e quasi perennemente in ombra a causa dei casermoni che vi sorgevano ai lati. L'aspetto dell'abitato sembrava infatti riflettere l'anima dei suoi abitanti. La legge del più forte vigeva da sempre nel Suono, appena tenuta sotto controllo dalle istituzioni cittadine, esse stesse parte di quel marcio sistema. Crimini di ogni genere si consumavano anche in pieno giorno, negli uffici regnava la corruzione e l'intimidazione, per le strade non era raro imbattersi in ricettatori, pusher o prostitute: tutte cose che non sarebbero state ammesse altrove, ma che ad Oto trovavano terreno fertile. A onor del vero c'era anche gente per bene, come Harumi, ma di sicuro costituivano una minoranza della popolazione. In ogni caso, raggiunto uno dei quattro grandi cancelli che costituivano il fulcro del sistema difensivo del Villaggio, la ragazza mostrò i documenti necessari ai guardiani, che con un cenno li lasciarono transitare sotto l'imponente arcata. La strana coppia camminò senza rivolgersi la parola, a meno che lo studente non avesse deciso di interpellarla, fino a quando il centro abitato non fu che un piccolo puntino alle loro spalle. Infine, non potendo sopportare oltre quel tetro silenzio, la kunoichi si fece violenza, superando la propria timidezza e cercando di iniziare un discorso. Quindi...ecco...Dobbiamo recarci in un piccolo villaggio ai confini tra il Paese delle Risaie e il Paese del Fuoco...si tratta di una missione semplice, non preoccuparti... C'era da chiedersi a chi fossero realmente rivolte quelle rassicurazioni. Accennando un altro mezzo sorriso, Harumi proseguì. Dimmi, come mai hai scelto di intraprendere proprio il percorso per divenire uno shinobi? L'otese si spostò con un gesto tanto delicato quanto spontaneo i capelli da davanti la fronte, facendoli cadere dietro l'orecchio. Anche se in modo piuttosto velato, gli stava chiedendo conto del suo nindo, il suo credo ninja personale, ciò che lo spingeva a proseguire su quella strada irta di difficoltà e pericoli. Avendo speso tutte le sue forze per vincere la sua ritrosia, intavolando quella conversazione, la ragazza sarebbe rimasta ad ascoltare attentamente le parole di Orochi senza aggiungere commenti superflui. Nel frattempo, il paesaggio intorno a loro mutava, arricchendosi di risaie ai lati del sentiero, ed il sole saliva lentamente nel cielo.