Il maestro dimenticato dal mondo

Corso delle Basi

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    Certo che affrontare il deserto, da soli e senza una navigata preparazione era da folli, eh. Eppure il giovane ventiquattrenne si trovava proprio nel punto più isolato di tutto l'Aunaroch a quasi due giorni di cammino dal villaggio di Suna, avendo il suo passo. Perchè fosse lì non era ben chiaro ma di certo se era stata la ratio ad averlo condotto in quel luogo dimenticato da dio, allora c'era qualche valvola fuori posto nel suo cervello! Nessuna fonte d'acqua, vegetazione assente (anche quella grassa), fauna inesistente...la più vicina rotta commerciale, di transumanza o anche solo di spostamento per le diverse tribù nomadi del Vento passava a diversi chilometri di distanza in direzione nord ovest, verso il villaggio di Sanbashi. Okasada, sebbene in linea d'aria fosse il centro abitato noto più vicino, era praticamente irraggiungibile da lì a causa della piccola catena montuosa da dover scavalcare e che, secondo le leggende, era la dimora di wurm, enormi vermoni, mangia terra.

    Eppure Xhen, perché questo era il nome del Sunese in questione, avrebbe avuto ben poche alternative se non trovare riparo proprio su quegli alti picchi rocciosi. La causa? Semplicissimo, una tempesta di sabbia di proporzioni colossali spinta dai venti continentali era in rapido avvicinamento e avrebbe presto cambiato l'intera morfologia del territorio creando e disfacendo a proprio piacimento le dune del deserto. In quella zona in particolare eventi del genere erano all'ordine del giorno e in quel caso specifico la tempesta aveva avuto tre giorni di tempo per ingigantirsi e acquisire maggiore forza!

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    Insomma, una di quelle grosse anche per chi abitava da tempo in quel Paese composto per l'80% da sabbia. Ad ogni modo il ragazzo avrebbe avuto tempo per evitare di rimanere nella tormenta, qualora avesse avuto i sensi all'erta e non fosse andato nel panico...di fatto, era appena sorta l'alba e se avesse allestito un piccolo accampamento riuscire a recuperare tutto sarebbe stato praticamente impossibile.

    Alla fine l'unico poso sicuro dove poter trovare riparo erano proprio quelle montagne, per questo ho detto che sarebbe stato lì che il Sunese si sarebbe diretto. Una volta superato quel pericolo, oltre la coltre alzatasi fino a cinquecento metri di altezza, il fianco del massiccio roccioso avrebbe rivelato una costruzione incastonata nella roccia e ormai praticamente divenuta un tutt'uno con essa. Un insediamento dell'uomo praticamente impossibile da vedere dal livello del mare e che richiedeva anche una lunga scalata per raggiungerlo: in cima ad una delle vette più alte si doveva stare a quasi duemila metri ed era roccia spuria quella che componeva le ripidi pareti.

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    Che sapesse delle dicerie sulle mitologiche belve che avevano fatto dimora dentro quel massiccio o meno poco sarebbe importato, nessuna forma di vita avrebbe fermato il ragazzo qualora avesse optato per scoprire cosa fosse nascosto nel cuore del Vento: magari avrebbe potuto trovare riparo e ristoro oppure, qualora in cerca di tesori o misteri, qualche antica reliquia o tomo risalente ad ere passate...dopotutto quel Tempio sembrava stare li da molti, molti anni.
    Solo una cosa era certa, man mano che si saliva di quota pensare che qualcuno potesse vivere escluso dal mondo fino a quel punto sembrava pura follia!



    CITAZIONE
    OT/ Mappina qui.
    Descrivi perché ti trovi lì, come sopravvivi alla tempesta di sabbia e come arrivi al tempio ;) Buon divertimento! / OT
     
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  2. Xhe
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    Sterminate distese di sabbia si increspavano in grandi dune che si perdevano all'orizzonte sotto un sole impietoso e cocente; l'Aunaroch, nella mente dei più, era associato a morte certa e per questo evitato. Pochi dal grande coraggio e dalla grande esperienza osavano affrontarlo, molto pochi osavano spingersi così lontano dai sentieri battuti. Xhen si asciugò il sudore dalla fronte con una mano, scostò i capelli indietro e calò nuovamente la maschera sul volto. Sebbene aumentasse la sensazione di calore intenso, riusciva a filtrare la luce del sole e a riparare gli occhi dalla luce intensa. Avanzava lentamente sul terreno sabbioso, ma con una certa sicurezza, come se vi fosse abituato. D'altronde, da buon sunese non poteva essere estraneo alla sabbia. Voltò per un istante lo sguardo verso Suna ed i suoi abitanti, che probabilmente si erano alzati da poco e cominciavano pigramente le proprie attività. Era per fuggire da loro che aveva iniziato il suo pellegrinaggio senza meta nell'Aunaroch. Non poté fare a meno di pensare a Kumiko, a quanto sarebbe stata preoccupata della sua assenza e non riusciva a comprendere cosa provava in merito. Era partito senza avvisare nessuno, nel cuore della notte. Forse, si disse, avrebbe dovuto lasciarle almeno un messaggio. Scosse il capo e riprese ad avanzare.


    Si era svegliato prima dell'alba, per iniziare a marciare sfruttando la finestra di temperatura mite che veniva a crearsi tra la fine della notte e l'inizio del giorno, ma questa era durata molto poco e adesso stava iniziando a soffrire la calura intensa; inoltre, come se già la condizione non fosse delle più favorevoli, poteva vedere all'orizzonte una tempesta di sabbia di dimensioni gargantuesche approssimarsi alle dune che stava solcando. Gli rimanevano poche ore prima di venire investito dalla furia del deserto, incontrando una morte prematura. Forse era giunta la sua ora. In fondo che senso aveva avuto la sua esistenza? Si era sempre sentito diverso dagli altri, perennemente chiuso in se stesso e le sue convinzioni, salde nella sua mente come dogmi, e pur lottando con tutte le sue forze non era riuscito ad imporre il suo credo. Forse non era vero che aveva una missione, che era una specie di prescelto. Forse era giusto che la sua follia venisse sepolta con lui sotto tonnellate di sabbia, dimenticata per sempre in mezzo al nulla. Kumiko avrebbe di certo pianto la sua scomparsa; che stupida. Per quanto avesse provato a farla allontanare da lui, non ci era mai riuscito. Forse era impossibile spezzare l'amore di una sorella per un fratello. Scacciò i pensieri pungendosi superficialmente con uno dei suoi spiedi: non era il momento adatto per lasciarsi prendere da simili leziosità. Riportò l'attenzione al fronte di tempesta che celere gli si stava avvicinando, incombendo all'orizzonte come le fauci di un gigante pronte a chiudersi sul sinuoso corpo di una danzatrice. Cercò di calcolarne la distanza approssimativa e fece una stima sulla velocità del vento. Se si fosse mosso rapidamente, avrebbe potuto trovare riparo nelle vicine montagne; certo avrebbe dovuto scalare e forse non aveva i mezzi necessari per affrontarne le scoscese pareti, ma doveva fare un tentativo. Certamente non si sarebbe arreso alla morte con così tanta facilità.
    Cominciò a camminare a passo svelto verso il massiccio roccioso, facendo un breve inventario mentale di ciò che aveva con sé che gli poteva essere utile ad affrontare l'arrampicata. Il vento gli accarezzava il collo malizioso e seducente allo stesso tempo, ricordandogli, se mai se ne fosse dimenticato, che la tempesta lo seguiva instancabile. Giunse ai piedi della prima montagna dopo quasi un'ora di cammino, scoprendo con piacere che il tempo e gli elementi avevano scavato un sentiero naturale nel fianco della stessa. Almeno per ora non avrebbe dovuto scalare. Il sollievo provato per la fortunata scoperta durò ben poco. La tempesta era ormai a pochi minuti da lui e di certo quel punto non rappresentava un riparo sicuro. Prese a correre lungo l'abbozzata mulattiera, facendo ricorso a tutto il fiato e l'energia che gli era rimasta in corpo. Se fosse riuscito a trovare una grotta o a raggiungere l'altro versante del rilievo, avrebbe avuto qualche speranza di cavarsela, ma fino a quel momento non v'era nessun ostacolo a separarlo da morte certa.


    +++


    Quando riprese i sensi non riusciva a ricordare granché di quanto era successo e la testa gli doleva in maniera quasi insopportabile. Esplorò con le dita quello che riteneva fosse l'epicentro del dolore e vi scoprì un grosso bozzo pulsante. Per lo meno era vivo. Versandosi un po' d'acqua della borraccia sulla ferita, cominciarono a riaffiorare alla mente le immagini di quegli ultimi frangenti. Ricordava il ruggito del vento e il sibilo della sabbia che vorticava impazzita dietro di lui. Ricordava che stava correndo e che si dava per spacciato, quando, all'ultimo, aveva notato un'apertura nel fianco della parete. Ricordava di esservisi gettato senza pensare, ma non si aspettava che la grotta presentasse oltre l'entrata un dislivello così profondo. Era caduto ed aveva picchiato la testa. Doveva ritenersi doppiamente fortunato: scampato alla tempesta di sabbia ed ad un volo di diversi metri; ma siccome per lui la fortuna non esisteva, doveva trattarsi di un'ulteriore segno della sua importanza per l'esistenza intera. Se era sopravvissuto un motivo c'era: doveva portare a termine la sua missione.
    Si alzò lentamente, ancora stordito dal colpo al capo, e si mise ad osservare il luogo in cui si trovava. Era in effetti una camera chiusa, di origine probabilmente naturale, che si estendeva per circa tre metri in larghezza, quattro in lunghezza e sei in altezza. A circa cinque metri dal suolo si trovava l'apertura dal quale si era gettato per entrare. Valutò con attenzione la parete sotto di essa e fu abbastanza sollevato nel notare che non sarebbe stato difficile scalarla. Prima però si sedette nuovamente, inizialmente con l'idea di riprendere confidenza con i movimenti del corpo, ma stremato dalla corsa, indebolito dalla caduta e cullato dalla frescura della grotta, finì per addormentarsi.
    Quando si svegliò, sfumature scarlatte proiettate sul soffitto della grotta facevano intuire che doveva essere arrivato il tramonto. Si alzò intorpidito e dolorante: dormire sulla nuda pietra non era stata decisamente la migliore delle scelte. Si stiracchio lungamente, facendo scricchiolare diverse articolazioni. Decise che era giunto il momento di uscire dal suo riparo fortuito; sfruttando gli appigli naturali della parete, si issò fino all'uscita, per ritrovarsi infine sul sentiero dal quale era arrivato. Il sole al crepuscolo sembrava il tuorlo di un uovo perfettamente circolare lanciato che scivolava lentamente sulla parete dorata del cielo dietro le montagne. Il paesaggio era brullo, inospitale e desolato, ma illuminato a quel modo acquisiva un che di poetico e malinconico. Non fu certo questo ad attirare l'attenzione del giovane, quanto piuttosto la costruzione che si stagliava su uno dei picchi, dominando di fatto tutti quelli circostanti. Mentre cercava di mettersi in salvo dalla tempesta non l'aveva notata: aveva l'aria di una qualche sorta di tempio o santuario, scolpito nella stessa roccia della montagna. La sua primordiale curiosità lo spingeva a volerlo esplorare ad ogni costo, ma la ragione si intrometteva suggerendo prudenza, per cui si sedette incrociando le ginocchia, e prese a valutare tutte le possibili opportunità ed i possibili pericoli cui sarebbe potuto incorrere. Quando era calmo, era una persona molto riflessiva e non amava gettarsi a mente leggera nelle situazioni. Fatti i suoi calcoli e le sue supposizioni, giunse alla conclusione che valeva la pena spingersi sin lassù. Con ogni probabilità era abbandonato, e sarebbe potuto essere un ottimo rifugio nel caso avesse deciso di abbandonare a tempo indefinito il villaggio. Camminando con calma, giunse alla base del pinnacolo roccioso nel quale era scavato l'edificio. Questa volta la scalata sarebbe stata decisamente più impegnativa. Indossò i guanti di cuoio, bevve un sorso dalla borraccia, e prese pazientemente a scalare. Certo, avrebbe potuto usare la sua agilità per raggiungere più rapidamente la cima, ma voleva tenere le energie per eventuali pericoli che avrebbe potuto trovare una volta arrivato. L'arrampicata durò diverse ore: un fisico non allenato non avrebbe assolutamente potuto affrontarla. Il sole era già tramontato da diverso tempo quando finalmente, con una certa soddisfazione, raggiunse lo spiazzo che dava su una breve scalinata e, ovviamente, sull'ingresso. Estrasse tre spiedi per mano, si guardò intorno circospetto, e si avvicinò lentamente al portone, salendo un gradino alla volta. Cominciava ad insinuarsi in lui il sospetto di essere osservato.

     
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    Aveva tutta l'aria di una roccaforte abbandonata da diversi anni. Il sole cocente e i venti del deserto avevano pian piano eroso sia la nuda roccia che e le tegole delle coperture che spuntavano a diverse altezze della montagna. L'ingresso principale, un immenso portone di metallo, era collocato proprio a filo della parete scoscesa che il ragazzo aveva dovuto scalare con grande fatica: se fosse stato chiuso non sarebbe stata una facile impresa far muovere una di quelle ciclopiche ante, sempre che fossero prive di una qualche serratura...invece l'accesso era libero e Xhen, munito dei suoi spiedi, avrebbe potuto continuare con la sua esplorazione.

    Che fosse un antico monastero buddhista era chiaro, sebbene in decadenza ogni forma e statua richiamava a quella filosofia di pensiero e di spirito. I grossi blocchi usati per la pavimentazione erano tutt'altro che livellati e presentavano grosse crepe, alcune colonne erano crollate portando con se grandi porzioni della struttura a mo di quadriportico. Tutto era pensato in grande e questo faceva pensare che un tempo il tempio ospitava un gran numero di persone...
    Il sunese non avrebbe impiegato molto tempo a capire come fosse stato pensato quel posto: il blocco centrale adiacente l'ingresso era collegato mediante delle ripide scalinate incavate nella roccia e ponti levatoi ad altri blocchi costruiti su pinnacoli secondari che avevano tutto l'aspetto di torri di guardia. Pensandoci bene, in effetti, senza bisogno di particolari nozioni belliche anche solo il buon senso avrebbe fatto dedurre che conquistare il tempio non sarebbe stato affatto facile!
    Ad ogni modo, anche solo ispezionare la struttura centrale avrebbe impiegato diverso tempo e notevole sforzo; una scalinata composta da esattamente cento gradoni (se mai lo studente avesse voluto contarli) alti un metro portava i "graditi" ospiti dalla base fino su in cima. Una sfacchinata che solo un attento osservatore avrebbe potuto evitare. Un piccolo sentiero che si apriva alla destra del porticato costeggiava le mura esterne del palazzo fino a rientrarvi attraverso una vecchia porticina in legno, anch'essa aperta: l'illuminazione lì era del tutto assente ma, anche solo tastando in giro, ci si sarebbe accorti di un contenitore poco più grande di un comune secchio, di una spessa fune ad essa collegato e di una leva. In altre parole, un meccanismo a carrucola probabilmente pensato come montacarichi; una intuizione confermata da una forte corrente verso l'alto che faceva intendere la presenza di un'apertura o un cunicolo talmente lungo da permettere di salire molto di quota. Sebbene in bilico e dovendosi calpestare i piedi, il ragazzo sarebbe riuscito ad entrare nel contenitore e, con una buone dose di coraggio (vista la decadenza del posto) avrebbe potuto azionare il meccanismo...un grosso masso avrebbe fatto da contrappeso per permettere una rapida salita del cestello, nulla di più semplice.
    Certo, in questo modo avrebbe perso l'opportunità di visitare le stanze che si aprivano ai lati della scalinata, ma almeno una volta in cima avrebbe potuto decidere se fare eventualmente il percorso a scendere.

    In caso contrario avrebbe impiegato praticamente tutte le energie per salire la scalinata e, se avesse anche visitato le varie stanze secondarie, sarebbe arrivato praticamente al calare del sole in cima senza di fatto trovare nulla di più interessante di vecchie pergamene, impolverate tuniche da monaco e cocci vari.

    :::

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    Lo scenario che si sarebbe aperto alla vista aveva ben poco a che vedere con l'aridità fino ad ora incontrata. Una sorgente cadeva sulla testa di un enorme statua a forma di Buddah d'oro, probabilmente la cosa più sfarzosa e preziosa che Xhen aveva mai visto in vita sua. Rampicanti e piccoli alberi avevano preso il dominio del tempio, trasformando quel posto in una vera e propria oasi favorevole per la vita: uccelli, rettili ed insetti infatti avevano trovato tra quelle spesse mura un ottimo riparo contro l'aridità del deserto e della montagna. Una grossa apertura in alto permetteva alla luce di entrare, rivelando anche la complessa struttura interna del tempio: come scavato nella stessa montagna, una serie di piazzole e ponti di roccia si alternavano a lido d'ape dal punto più alto (dove era collocato il Buddah) verso il basso fino a ripercorrere, parallelamente alla scalinata, i cento metri di dislivello. La montagna era stata come svuota per creare una enorme gola...ecco da dove veniva la roccia usata per la costruzione del Tempio stesso!

    Infine, un puntino al centro dello spiazzo più grande rivelava la presenza di un uomo.

    Solo qualora il giovane avesse optato per raggiungere l'unico essere umano sino ad ora incontrato, avrebbe potuto scoprire che si trattava di un vecchio dal torso scoperto e in profonda meditazione. Lì lo scroscio dell'acqua che batteva sulla roccia e sulla statua provocava un forte rumore che avrebbe reso l'avvicinamento occultato e comunicare difficile...

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    Sarebbe stato saggio interromperlo? E se si, come? L'anziano monaco (perché era evidente che lo fosse) non avrebbe reagito ad alcuno stimolo uditivo e anche leggeri scossoni non lo avrebbero distolto dal suo stato di trance.



    CITAZIONE
    OT/ Entriamo nel vivo! ;) /OT
     
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  4. Xhe
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    L'anta del portone si aprì producendo un suono simile ad un lungo ruggito. Se vi fosse stato qualcuno all'interno dell'edificio, sicuramente ora sapeva della sua presenza. Si prese il tempo di esaminare l'interno dalla sua posizione, cercando con lo sguardo indizi di presenza umana ed eventuali trappole. Davanti a lui si apriva quello che una volta doveva essere un tempio di grande importanza, ma che adesso ne era solo il cadavere in decomposizione. Un gran numero di statue tumefatte attendevano immobili che la rovina le divorasse poco a poco. Il pavimento, composto di blocchi di pietra ormai crepati, non era livellato. Difficile dire se fosse così in origine o se qualche cataclisma ne avesse compromesso la struttura. Fece qualche passo e varcò la soglia. Tutto là dentro era stato concepito per essere molto grande. Senza abbassare la guardia, prese ad avanzare lentamente, cercando di non fare rumore. Ad una rapida stima pareva che il tempio fosse stato progettato a blocchi e che quello d'ingresso, dove ora si trovava, fosse il blocco centrale. Una scalinata gigantesca, proporzionata al resto della struttura, collegava il luogo in cui si trovava alla cima dell'edificio; i gradini erano enormi e andavano scalati ad uno ad uno. Farlo gli sarebbe costato quasi tutte le sue energie.
    Rimase ad osservare i gradoni per diverso tempo, interrogandosi mentalmente sul da farsi. Arrivò alla conclusione che doveva esserci un'altra via: non restava da fare che trovarla e fortunatamente non gli ci volle molto tempo. Oltre il porticato che delimitava l'androne del tempio, un piccolo sentiero saliva per diversi metri verso una porta in legno. Sempre muovendosi con la massima discrezione, lasciò la sua posizione di fronte alla scalinata e si affrettò alla possibile via d'accesso.
    Il piccolo ingresso era aperto e dava su una piccola stanza totalmente buia. Una forte corrente d'aria faceva intuire che doveva esserci un'altra apertura, da qualche parte. Si fece avanti a tentoni, lentamente, ma urtò con il piede qualcosa che produsse un rumore sordo. Esaminandolo con le mani scoprì essere una sorta di ampio cestello legato ad una fune. Una sorta di montacarichi? Indagò nella piccola stanza tastando qua e la contro le pareti fino a che non toccò quello che doveva essere il meccanismo d'attivazione. Senza soffermarsi troppo sulle possibili conseguenze, entrò nella grossa cesta e attivò il marchingegno. Una serie di scricchiolii e cigolii preavvisò la messa in tensione della fune e l'inizio di una lunga ascesa.

    La salita durò pochi minuti, ma nella totale oscurità gli parvero molti di più, e gli ci volle una buona dose di pazienza prima di poter vedere una luce alla fine del cunicolo. Un'apertura nella parete si aprì dinanzi a lui, rivelando una stanza enorme ed illuminata; era talmente affascinato dallo sfarzo e dalla bellezza del salone che nemmeno si accorse che il cestello si era fermato ed i cigolii erano cessati. Un enorme Buddha dorato sedeva in meditazione sotto una cascata di acqua purissima e dalla base della statua, una serie di ponti dava su altrettanti spiazzi che scendevano fino a terra. Tutto era stato rigorosamente scavato nel cuore della montagna. Uscì dalla cesta e si mosse in avanti, per avere una migliore visuale: subito notò che ovunque, in quella zona del tempio, la natura aveva preso il sopravvento. Una ricca vegetazione si era insinuata dove un tempo vi erano i monaci a fare da padroni, e piccoli animali avevano fatto di quelle piante la loro dimora. Infine, con suo grande stupore, notò un uomo totalmente immobile sullo spiazzo principale. Incuriosito più che mai, si fece strada lungo i ponti sfruttando il fragore della cascata come copertura per i suoi passi. Il vecchio - tale si era rivelato ora che gli era più vicino - stava meditando a torso nudo al centro del pianale di roccia. Xhen rimase immobile qualche istante, indeciso sul da farsi. Doveva sfruttare la sua distrazione per partire in vantaggio. Ripose gli spiedi ed estrasse il kunai, facendolo roteare diverse volte sul dito indice prima di afferrarlo saldamente con il pugno, poi, cercando di non produrre alcun rumore, si portò di fronte allo sconosciuto e gli premette la lama contro il collo, abbastanza perché la sentisse ma senza che lo ferisse per davvero.


    - Chi sei vecchio? Cosa ci fai qui? Parla, o tornerai alla terra come concime.

     
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    " Io non lo farei se fossi in te, ragazzo. "

    Disse quando la pressione sulla giugulare si fece sufficientemente forte per distoglierlo dalla meditazione. Quindi lentamente aprì gli occhi e li puntò dritti verso quelli dello scortese ospite; mantenendo la calma e la posizione a gambe incrociate continuò assumendo un tono perentorio, tipico di un maestro saccente:

    " Lezione numero uno. Se si conquista un vantaggio strategico allora è bene essere pronti a sfruttarlo. "

    Scattò senza alcun preavviso, sfruttando la posizione stessa delle gambe intrecciate a mo di mollaAcrobazia Tropicale Villaggio: Suna Posizioni Magiche: Nessuna (0) L'utilizzatore può effettuare manovre complesse per attaccare da posizioni insolite per un round: un doppio movimento non causa AdO all'utilizzatore, l'altezza massima dei salti è raddoppiata (x2). Tipo: Taijutsu (Livello: 5 / Consumo: Basso ) [Da studente in su] , per effettuare un ampio ed anomalo balzo1 SD: Salto 2x2=4 metri tale da portarsi alle spalle del suo assalitore. Un'azione inaspettata e troppo rapida per permettere al rivale di affondare la sua arma [Hai appena scoperto l'utilità delle Azioni ipotetiche: se l'attaccante non descrive i vari casi in cui porta un attacco, il difensore può trovare facilmente il modo di eluderlo.]. Il moto parabolico, inoltre, sarebbe stato accompagnato da un rapido movimento della mancina che, forte dell'imbottitura fornita dalle bende, avrebbe tentato di colpire1 SA: Disarmo
    Vel 100+25 Impasto Bassissimo, For 100, Pot 10+10 Bende rinforzate
    la mano del nemico con il chiaro intento di fargli perdere la presa sul kunai. Un movimento dall'alto da vero contorsionista, vista la rotazione dell'articolazione della spalla, e quindi estremamente imprevedibile.

    Prima ancora che toccasse terra, il monaco avrebbe continuato con i suoi insegnamenti:

    " Lezione numero due. Valutare sempre se le proprie azioni sono congrue alla posizione del rivale. "

    Nella destra aveva già impugnatoSlot Gratuito Istantaneo il suo bastone e, mediante un secco movimento di punta e a seguire di lato, avrebbe tentato di infilare l'arma tra le gambe del nemico, all'altezza delle ginocchia, cercando di fargli perdere l'appoggio e sbilanciarlo2 SA: Sbilanciamento
    For 100+25 Impasto bassissimo, Vel 100, Pot 10 Hanbo
    . A favorire l'operazione vi era sicuramente la postura che il ragazzo aveva assunto per portare la sua minaccia: Torikeshi era alto un metro e cinquanta circa e, in posizione da meditazione, il suo collo si trovava a meno di quaranta centimetri da terra...una posizione che avrebbe richiesto di accucciarsi per raggiungerla, perdendo la stabilità necessaria in uno scontro in mischia [Il difensore, nei limiti del realismo, può sempre decidere dinamiche non descritte dal nemico per trarne vantaggio.]. Ma non era finita lì, nel caso in cui lo studente fosse ancora armato, il vecchio avrebbe impegnato l'arma in legno in un secondo rapido movimento dalla parte opposta al fine di colpire per la seconda volta la mano che impugnava il kunai. Un tondo3 SA: Disarmo (Ipotetica)
    For 100, Vel 100, Pot 10 Hanbo
    a tutto braccio che gli avrebbe permesso di raggiungere il suo target anche nel mentre di un possibile, quantomai probabile, capitombolo del "nemico".

    " Ecco il motivo della lezione numero 3: ricomporsi sempre al termine di una sequenza di attacchi. "

    E, di fatti, il vecchio arretrò giusto un metro facendo in modo di afferrare una delle corde che aveva legate in vita, e mediante un ampio gestoSlot Gratuito Veloce: lancio non offensivo (Corda di canapa) srotolarla a terra tra lui e il nemico.
    Il vecchietto si sarebbe dunque posizionato di lato, mostrando il fianco destro al giovane, quello dove il bastone era teso a protezione; le gambe leggermente flesse, le spalle scese e rilassate...quante volte aveva assunto quella posizione? Ora i due erano divisi da un paio di metri e tra loro vi era questa corda, per qualche strambo motivo piazzata lì dal monaco: dopo tanto tempo Torikeshi stava sorridendo.

    FEa0txx

    Senza alcuna apparente motivazione lo scontro, che in realtà stava assumendo sempre più le sembianze di una lezione, era iniziato. Tuttavia i movimenti del vecchio non sembravano poi più rapidi, precisi e forti di quelli dello studente: che si stesse contenendo? E se si, perché? Dopotutto il giovane lo aveva minacciato e non sembrava avere buone intenzioni.



    CITAZIONE
    OT/ In verde ho inserito le regole di gioco che esplicano gli insegnamenti del vecchio: in questo modo puoi associare le dinamiche del combattimento a quello che si può o non può fare in game ;) /OT

    D'ora in avanti inserisci un riassunto finale dello stato del tuo pg e delle azioni compiute. Se ti piace smanettare con il codice puoi usare e/o personalizzare tabelle riassuntive oppure, come me, puoi riportare tutto in quote o spoiler. Ricorda che le conoscenze che utilizzi vanno sempre riportate da qualche parte, o tramite il comodo pulsante neospoiler del creapost oppure annotandole in spoiler a fine post.

    Chakra Torikeshi: 8.5/10 Bassi
    Vitalità Torikeshi: 8/8 Leggere

    Fase Difensiva

    1 TA: Acrobazia Tropicale
    1 SD: Salto
    2 SD: //
    3 SD: //

    Fase Offensiva:

    1 SA: Disarmo con mano sx
    1 SG Istantaneo: Impugno bastone
    2 SA: Sbilancio con bastone
    3 SA: Disarmo con bastone (Ipotetica)
    2 SG Veloce: Srotolo corda
    1 TB : //
     
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4 replies since 3/6/2017, 13:26   107 views
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