Al Tempio della Nebbia - La Settima Riunione di KiriAmministrativo

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  1. -Meika
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    La Settima Riunione
    IV



    Ed ecco, quella sì che era una cosa strana. Mi aspettavo che quel nemico nascosto nell'Amministrazione uscisse allo scoperto e ci attaccasse, così come il povero mio compagno di clan era stato attaccato e fatto a pezzi, ma in tutta risposta semplicemente quello... scomparve.
    Prima però di sparire dalla nostra vista sembrò maneggiare uno strano apparecchio la cui funzione non era desumibile in alcun modo. Akira si alzò ma lo bloccai.
    Aspetta, sta succedendo qualcosa... Mossi lo sguardo per cercarlo, ma l'uomo era sparito nel nulla. Letteralmente. È sparito... Dissi, stupita.
    Sentii un grande sollievo che però durò a breve. Troppo a breve.
    Se anche ci fossimo sforati a lungo di immaginare i piani di quel demonio non avremmo mai potuto immaginare che tutta quell'invasione non era altro che uno specchio per le allodole. Non mi venne il sospetto che fosse lì per recuperare qualcosa, tutte quelle consapevolezze sarebbero giunte più in avanti quando sarebbe stata fatta la conta di ciò che mancava al Villaggio.
    Ma in quel momento tutto ciò che rimaneva era solo distruzione. Morte. Dolore e sangue. Le esplosioni mi fecero sobbalzare, mi alzai di scatto aspettandomi che i nemici comparissero da un momento all'altro ma non accadde nulla.
    Istintivamente girai il capo verso l'ospedale, o meglio, verso il luogo dove un tempo c'era l'ospedale e stavo per scattare prima che Akira suggerisse di dirigersi lì.
    I miei pazienti... Fu quello il mio primo pensiero. A tutta la gente nell'ospedale che avevo lasciato lì prima di partire verso Shulva.

    Ora, mentre tutto quel caos accadeva io ero più morta che viva e non avevo idea che il mio ospedale fosse in quelle condizioni pietose. Quando giunsi lì con ad Akira mi ritrovai davanti ad un cumulo di macerie e sentii un dolore profondo stringermi l'anima.
    Non era per le pietre, per gli strumenti medici o per tutti i documenti ed il lavoro che avevo svolto per riaprire quella struttura. Era per i pazienti. Era per l'orrore di rendermi conto che avevano attaccato un ospedale!
    Chiunque aveva deciso di dichiarare guerra alla nebbia aveva scelto un bersaglio facile ed ignobile da attaccare. Nascosi quei sentimenti oscuri dentro di me, ma un fuoco furioso stava montando senza pari. Senza rendermene conto i miei occhi erano diventati rossi e la mia respirazione era accelerata. Non ero certa se stessi per avere un attacco di panico o se semplicemente da lì a poco avrei iniziato ad urlare e distruggere le macerie in segno di frustrazione.

    Akira diede ordini, ma non li stetti ad ascoltare, sprofondata com'ero nell'orrore. Sapevo che a quel punto toccava a me iniziare a curare. Mi riscossi solo quando sentii la mano di Akira sfiorarmi il braccio e quasi sobbalzai, nervosa com'ero.
    Riflettere...? Cosa è successo? Dissi voltandomi verso di lui, stringendo tra le dita la sua maglia sporca di sangue. Di chi era quel sangue? Io... ho riposato abbastanza. Organizzerò i soccorsi e mi occuperò dei feriti. Ehi Presi il suo viso tra le mani, lo baciai e prima di lasciarlo andare sussurrai qualcosa Torna da me quando hai finito, ok? Non voglio rimanere sola, non ora. E lo lasciai andare.
    Sapevo sarebbe tornato.

    Quando Akira si fu allontanato, notai che molta gente mi guardava come se stesse vedendo un cadavere ambulante. In più diversi shinobi fissavano Akira con disprezzo, come se avesse fatto qualcosa di terribile. Quegli sguardo mi confondevano e mi irritavano enormemente.
    Mentre la gente si allontanava, io tornai al quartiere Akuma, notando il Daimyo impalato vicino le porte. Mio padre si avvicinò zoppicando, aveva il viso un po' sporco, un graffio ma era sano.
    Meika... sei sveglia... La sua voce era rotta dalla commozione. Annuii, fiondandomi su di lui, stringendolo.
    Sì, mi sono risvegliata nel bel mezzo del caos. Sono uscita di casa, ho incontrato Akira...
    A sentire il nome del ragazzo l'uomo si irrigidì all'improvviso.
    Papà...?
    Non sai cosa è accaduto durante la riunione?
    Riunione? Quale Riunione...? Dissi a bassa voce.
    Il Mizukage si è allontanato per cercare una cura all'epidemia e Asmodai Akuma è stato chiamato per sostituirlo. Solo che subito dopo la sua nomina c'è stato un alterco ed Akira e qualcun altro beh... Hanno ucciso il Mizukage... Che a quanto pare era Seinji Akuma, tsk, quello sporco traditore. Ma nonostante ciò, temo per le conseguenze.
    Quello era troppo. Sentii la testa girare e dovetti poggiarmi al primo muro che trovai. Mi impedii di piangere ma ero confusa. Perché Akira aveva agito in quel modo? Era sempre stato una testa calda ed impulsivo, ma era di buon cuore. E quale epidemia? Possibile che fosse della mia stessa malattia? Ma se era così io l'avevo contratta nelle paludi dell'omonimo paese e questo significava che l'avevo introdotta io a Kiri?
    Io sapevo... Sapevo chi fosse Asmodai. Sono stata io a cambiargli il viso su ordine del Mizukage... Seinji Akuma era.. Portai entrambe le mani al viso e cedetti, sedendomi per terra Lui era una spia. Il Mizukage gli aveva dato una identità... Non era un traditore... Ma Akira... cosa è successo?
    Non ero in prima fila Meika, ma mi è stato detto che il neo-Mizukage aveva dato ordini di rimanere lontani dall'ospedale e gli altri non erano d'accordo. Si è scatenata una battaglia e l'Akuma ha avuto la peggio.
    Io... dovrò parlarne con lui. Deve esserci stata una ragione... qualcosa... Sospirai, mi rialzai.
    E l'epidemia?
    Meika... non...
    Stai per dirmi che non è stata colpa mia? Lo anticipai con tono tagliente Beh sì, lo so che non l'ho fatto apposta papà. Non sono una bioterrorista. Ma sono stata io a portare uesto... germe... a Kiri!
    Mi voltai, guardando verso casa, furiosa.
    Con me stessa.
    Sei guarita però.
    Quanti morti?
    Meika...
    Quanti. Morti. Afferrai con entrabe le mani il kimono di mio padre, in cerca quasi di sostegno.
    Troppi L'uomo sospirò e mi afferrò le spalle con una presa salda. Chiusi gli occhi, feci un profondo sospiro e cercai di mettere da parte tutte quelle paure e sensazioni orrende.
    Sono guarita. Significa che si può guarire. Il mio tono era piatto, privo di entusiasmo. Il peso di tutto quello che era accaduto mi stava schiacciando terribilmente. Qulsiasi cosa sia, io ho gli anticorpi. Se riesco ad isolare il patogeno posso creare un siero ed un vaccino. Ma prima papà, devo pensare ai feriti. Stiamo organizzando un ospedale da campo per i feriti.
    Sei sicura di star bene?
    No, non lo ero. Ero moralmente distrutta, avevo paura per Akira ed il peso dell'epidemia ben presto mi avrebbe schiacciata, ma Kiri aveva bisogno di me e della mia capacità.
    Sto abbastanza bene per occuparmi di questa cosa papà.

    E così mi diressi presso il luogo indicato da Akira. Lì iniziai a dare ordini precisi: i feriti andavano disposti in file ordinate e parallele, si doveva lasciare almeno un metro di distanza tra di loro per permettere ai soccorritori di muoversi adeguatamente. Il materiale di primo soccorso andava diviso e dislocato in punti regolari del campo per essere rapidamente accessibile mentre tutti i farmaci dovevano essere riuniti in un solo punto.
    Sarebbe stata una lunga giornata.

    Eventuali PG feriti possono venire al campo. Posterò la loro cura quando serve.


     
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82 replies since 29/11/2016, 22:38   3290 views
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