Al Tempio della Nebbia - La Settima Riunione di KiriAmministrativo

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  1. -Max
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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    [Alcuni giorni prima della riunione]
    Mi era stato raccomandato non girare per le strade, poteva essere pericoloso, ma non ascoltai quel consiglio. Un kage che rimaneva chiuso dentro casa sua mentre il suo villaggio soffriva non era degno di portare tale titolo.
    Questa necessità però non si applicava alla sua famiglia. Ayame non aveva alcuna intenzione di fare passeggiate per il Villaggio, faticavamo un po' a tenere Jukyu in casa ma alla fine si era arresa mentre Nana per fortuna che ascoltava sempre quello che le dicevamo.
    La situazione stava divenendo tragica ed io non potevo più aspettare. Mi era stato consigliato di attendere lo sviluppo, per capire quanto la patologia fosse contagiosa e mortale. Era sia mortale che contagiosa.
    Dovevo trovare una cura.

    Non solo, dovevo muovermi con estrema cautela. Un'epidemia all'interno di Kiri significava era una debolezza e se la notizia fosse arrivata all'esterno avrebbe suggerito il momento perfetto per un attacco da parte del nemico che sapeva voler nuocere al Villaggio.
    Non potevo chiedere aiuto a destra ed a manca per una cura, dovevo trovarla da me. Non ero un medico, ma potevo portare a Kiri qualcuno che sarebbe stato in grado di risolvere la situazione, anche a costo di ricoprirlo d'oro.

    Rientrai a casa togliendo la mascherina che avevo indossato. Jukyu entrò nel salotto, intristita. Non la notai, altrimenti avrei evitato il gesto di stizza che fracassò la sedia. La bambina sussultò e si aggrappò alla mia gamba, rivelandomi la sua presenza.
    Il rumore attirò anche Ayame, la quale, una volta entrata nella stanza fissò i resti della sedia per terra e poi me e quindi Jukyu.
    Itai..
    Scusami Jukyu dissi alla bambina, inginocchiandomi e prendendola in braccio. Si avvinghiò a me. A volte era facile scordare che aveva solo sette anni. Va tutto bene, sono solo preoccupato.
    Se va tutto bene perché sei preoccupato...?
    Logica inoppugnabile. Accarezzai i capelli di mia figlia cercando di calmarmi, ma la tensione attorno a me era palpabile e come sempre i bambini erano in grado di percepirla ancora meglio degli adulti.
    Perché non va tutto bene, ma non significa che non si risolverà. Ammisi sconfitto, senza però rinunciare all'ottimismo che ero obbligato a mostrarle. La feci scendere dalle mie braccia ed andò via, lasciandomi da solo con Ayame.
    Itai, capisco che la situazione sia brutta ma... non puoi spaventarle. Io so come sei, so che se rompi una sedia, oppure una porta, non vuol dire un granché ma loro... Incrociò le braccia al petto Devono essere protette da questo.
    Lo so, hai ragione. Credevo di essere da solo. Ayame, la situazione è critica. Dovrò cercare una cura... cioè, qualcuno che possa fare una cura.
    Sì. Devi.
    Mi spiace lasciarti sola... la donna mi zittì con un bacio leggero.
    No, niente scuse, è giusto così. Verrei con te se non fosse per Natsu e le bambine. Questi eventi sono quelli in cui persino le pensionate in anticipo come me dovrebbero riprendere le armi e lottare.
    Beh, una missione assieme, come i vecchi tempi Risi appena, sciogliendo leggermente la tensione Devo avvisare il Daimyo. La situazione sta diventando difficile, deve essere informato.

    E così feci. Pronto per la partenza, atterrai con Yogan davanti al Palazzo del Daimyo e con una certa fretta venni accolto nella stanza con la grande paratia.
    Se avessi notato che la moglie dl Daimyo stava fissandoci da dietro quel velo al primo incontro sarebbe cambiato qualcosa? Forse no.
    Mizukage! Le notizie che giungono da Kiri non sono confortanti.
    Non lo sono affatto mio signore. Un'epidemia è soppiata tra le mura del Villaggio. Sto andando a cercare qualcuno in grado di creare una cura. Purtroppo gran parte dei nostri medici sono malati, compreso il Primario dell'Ospedale.
    Oh che disgrazia... Disse l'anziano Daimyo, guardandosi nervosamente attorno Devo temere...?
    No se nessuno di questo palazzo è stato a Kiri. Il Villaggio è in quarantena, significa che entra non vi esce più, mio signore. Sono qui per avvisarvi che sto partendo per cercare la cura. Lascio qui la mia famiglia. Quell'uomo non mi aveva mai fatto una grande impressione, eccessivamente prudente e fin troppo sospettoso. Tornerò il prima possibile. Ho ritenuto che lo doveste sapere...
    Oh sì, sì, Mizukage, avete fatto bene.
    Ora, mi scusi, ma vado di fretta.
    Mi inchinai e mi voltai, correndo fuori dove Yogan mi attendeva. Non appena i miei passi si furono allontanati dalla paratia uscì una bellissima donna, forse divertita dal fatto che mi era sfuggita un'altra volta.
    Non un gran vanto, non c'era mai nemmeno un segno della sua presenza lì.
    Mio signore, marito mio. Il Villaggio è in crisi... Itai Nara forse non è la scelta migliore.
    ... Dici mio cara? Ma altrimenti... chi... Mormorò l'uomo.
    Oh, un altro andrà bene, so che sceglierai bene.
    Forse.... forse non è ancora il caso insomma... Itai Nara tornerà...
    Povero codardo.
    Oh, lo farà davvero?
    Potrebbe non farlo...?
    Non lo sappiamo, gli incidenti capitano in un mondo periglioso... e Kiri non può stare senza il suo Kage ora. Poteva inviare qualcuno a cercare questo medico, perché non lo ha fatto? Perché di persona? Ha paura della contaminazione, ecco, mio signore. Non è forse così chiaro?
    Quel discorso non aveva senso nemmeno a volercelo cercare con attenzione, eppre il debole Daimyo sembrò convinto della cosa. La donna tirò fuori alcuni rotoli e li porse al marito.
    Queste sono informazioni riguardanti una missione. Erano coinvolti Akira Hozuki, Meika Akuma e Ryuu Mizukyio. So che i loro nomi non ti dicono nulla, ma l'ultimo è anche il Jinchuuriki del Sanbi. Questa missione non è stata autorizzata e temo che le intenzioni degli altri due fossero quelle di vendere il Sanbi...
    Anche quello non aveva senso.
    Eppure...
    Questo è... scandaloso! Il Villaggio è alla deriva...!
    Ed ecco come si arrivò ad una riunione che non doveva esserci e che fece più danni che bene.

    [Alcuni giorni dopo]
    Gli incidenti capitano, vero?
    Dovevo essere prevedibile. Perché col senno di poi era chiaro come quell'epidemia fosse stata sfruttata - sebbene non creata - per tirarmi fuori dal Villaggio e cogliermi da solo, per cercare di sconfiggermi.
    Beh, le informazioni su di me in possesso dei miei nemici non dovevano essere le più aggiornate perché il contingente mandato per farmi fuori era stato insufficiente.
    Per un pelo.
    Yogan era ferita, viva, ma aveva una benda sul braccio che chiudeva una profonda ferita da taglio. Era esausta, veva perso molto sangue e non avrebbe potuto volare da nessuna parte. Anche Sojobo era ferito, ed era tornato al Monte per riprendersi. Yogan non aveva voluto sentire storia invece, voleva rimanere al mio fianco.
    Perché ero ferito anche io.

    Beh, i danni fisici non erano stati un gran problema per me. Sebbene gracidino rimanevo un Jinchuuriki e le ferite mi si chiudevano molto più rapidamente del normale. Ero seduto contro la roccia, Garyuuka conficcata nel terreno e grondante di sangue. Attorno a me tre nemici, morti. Un profondo taglio era stato aperto sulla mia gamba ed aveva mancato l'arteria femorale per miracolo ed un altro invece sul fianco era estremamente doloroso, al punto di non riuscire a muovermi.
    Sapevo che non sarei morto lì, ma la situazione era problematica. Non mi sarei potuto muovere per un po' e nemmeno Yogan, il che significava che non avevo modo di tornare indietro rapidamente.

    Già, perché tornare indietro piuttosto che cercare una cura? Beh, le parole dei tre ora cadaveri mi avevano fatto capire che quella era un'occasione ed una trappola, per cui se avessi continuato la mia ricerca gli avrei dato ciò che cercavano.
    No, dovevo tornare a Kiri e schiodare Akira Hozuki dal suo letto di miseria in cui si era cacciato e spedirlo al mio posto a cercare un medico per salvare la sua ragazza e mezza Kiri. Quell'argomento di certo lo avrebbe sollevato.
    Ne ero certo.
    Anche Asmodai sarebbe stato utile. Sì, erano i migliori che avevo a disposizione, chi meglio di loro due avrebbe potuto proteggere Kiri...?

    [Il giorno della riunione]
    Avevo inviato Qan a Kiri subito dopo lo scontro, ma il piccolo Tengu riuscì a precedere Yogan solo di alcune ore.
    Sebben avessi a cuore il mio Villaggio per esso potevo fare ben poco, ma dovevo mandare un messaggio ad Ayame.
    Quando il piccolo Tengu giunse a Kiri era affannato e scosso.
    Ayame-chan Gracchiò Itai è stato attaccato. È vivo, ferito, ma sta bene. Teme possa trattarsi di una trappola. Teme che tutta la situazione possa essere una trappola. Prendi i bambini e torna nella vostra vecchia casa, ora.
    Ed esausto, scomparve. Ayame strinse i pugni e si girò verso Jukyu.
    Jukyu, non abbiamo tempo di prendere le nostre cose. Chiama tua sorella, voglio che tu la protegga, sono stata chiara?
    La bambina parve intimorita. Sua madre le diceva sempre di stare attenta. Jukyu annuì ed andò a chiamare Nana mentre Ayame prese Natsu dalla sua culla.
    Dove andiamo mamma? Chiese la bambina, prendendo alcuni coltelli da lancio ed una piccola wakizashi che le avevo fatto forgiare su misura.
    Alla nostra vecchia casa. Nana?
    Sì mamma?
    Sta con tua sorella e fa ciò che ti dice, ok?
    O...Ok... Nana non aveva il coraggio di Jukyu. Non lo aveva mai avuto.
    Tranquilla Nana, tanto non c'è mica nulla di pericoloso fuori!
    La battaglia non era ancora iniziata, del resto. Anzi, non c'era alcuna avvisaglia di una battaglia, ma il pericolo c'era ed era l'infezione. Ayame sistemò le mascherine sulle bocche delle bambine, sulla sua e tenne una su quella di Natsu e dunque uscirono di casa.

    La vecchia casa di Itai Nara ed Ayame, prima di trasferirsi al Palazzo del Mizukage, era ancora di proprietà di Itai. Impolverata forse, ma senza troppo mobilio, ma sarebbe andata bene per pochi giorni o poche ore. Era loata nelle zone abitative, vicino ai quartieri del Clan Terumi ed era un appartamentino che già all'epoca del trasferimento a Palazzo era divenuto troppo stretto.
    Ma sarebbe andato bene. Anzi, benissimo.

    [Alla fine...]
    Giunsi dopo alcune ore rispetto a Qon.
    Troppo tardi. Yogan ruggì furiosa nel vedere le navi, le esplosioni ed il fumo levarsi dal villaggio. Feci un respiro profondo, cercando di controllare la rabbia.
    Qualcuno avrebbe pagato per quello. Per aver ferito così profondamente il mio villaggio. La preoccupazione della sorte della mia famiglia mi schiacciava, ma Qon mi aveva assicurato che avevano ricevuto il messaggio e dall'alto la zona del clan Terumi sembrava risparmiata dal fuoco.
    Sono a casa.



     
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