Al Tempio della Nebbia - La Settima Riunione di Kiri

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  1. Ade Geist
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    ~ The Red Capes are coming!

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    La Settima Riunione di Kiri
    Capitolo Unico


    Atto IX
    L'Odio che tiene in vita. †
    Da tempo immemore desideravo trovarmi in quella situazione.

    Come ai vecchi tempi.

    Ero nient'altro che un fantasma tra le prime linee, silenzioso, assassino, già morto. Decimavo quante più persone si venivano a trovare davanti alla mia spada, trafiggevo tanti cuori quanti quelli che avrei voluto mi avessero in pensiero. E mi sentivo vivo. Dio se mi sentivo vivo. Ogni goccia di sangue che scendeva sulle mie guance, ogni contraccolpo che faceva vibrare le mie membra, ogni cazzotto fortuito che riusciva a raggiungermi tra una decapitazione ed una mutilazione. Non sentivo più niente: il fragore della battaglia aveva avvinghiato la mia anima, l'aveva stretta così forte e portata in un altro piano, in un altro livello coscienziale dove i suoni erano meri orpelli della manifestazione tangibile di un istinto omicida fuori dal comune. Combattevo col sorriso sul volto; un sorriso sinistro, mi si dirà, forse malato e contorto ma il più sincero dei sorrisi che mai avessi potuto esprimere in tanto tempo.
    Eppure, la guerra era cambiata.
    Per cosa stavo combattendo? Per Kiri, mi si dirà. Ed il primo sangue che si era riversato sulle mie mani, o che avevo contribuito enormemente a far versare, che dir si voglia, di chi era? Di un kiriano. E perché? Per Kiri, rispondereste. Eppure avevo disobbedito a degli ordini; degli ordini scellerati, senza senso, totalmente avulsi dal concetto di protezione del villaggio. Ma il sangue che muoveva la mia furia omicida era sangue kiriano. Asmodai Akuma o Seinji, quale che fosse il suo nome, era in realtà, più che il simbolo della inettitudine strategica come le mie parole avevano voluto far trapelare, l'emblema della mia infinita smania di potere. Non si lottava più per le ideologie, non si lottava più per delle nazioni. Coloro che avevo davanti e nel cui cremisi liquido mi lavavo estasiato, chi erano e perché ci avevano attaccati? Conquistatori come davvero ci era parso? No. La guerra tra Taki e Iwa fu una guerra dove il controllo ricercato era quello del campo di battaglia, non dove la battaglia ricercata creava il controllo. Per una volta, non era soltanto l'Armata Fantasma ad essere la pedina sacrificabile. Eravamo stati tutti usati e nessuno se ne era accorto. Combattevamo come mercenari al soldo di un ideale profondo ma falso, erroneamente frainteso, contenti della moneta che avevamo ricevuto senza domandarci se questa fosse meritata o riciclata criminalmente.
    La guerra era cambiata.
    E con lei lo ero anch'io.
    Un soldato canthiano mi puntò, osservandomi dritto negli occhi sotto al suo elmo scarlatto. Vidi la sua bocca spalancarsi, la sua gola tendersi e su di essa grosse vene gonfiarsi, rivoli di saliva schizzare fuori con furore e la testa ondeggiare leggermente, tremante, in uno spasmo bellico a destra ed a sinistra; ma ancora nessun rumore. L'uomo mi caricò ma per quanto animato le sue capacità erano niente rispetto a quelle del sottoscritto. Schivai il suo affondo allo stomaco spostandomi leggermente a destra così da avere il suo fianco sinistro totalmente a disposizione. Il suo volto urlante era stampato nella mia mente. Gli tirai dapprima un calcio al ginocchio, spezzandogli la gamba e costringendolo a genuflettersi. Roteando infine Unagi, la feci ricadere verticalmente sul suo elmo, così da tagliargli in due la testa. Ma in quel momento, tornai ad udire.
    Keiji mi senti? Qui abbiamo bisogno di rinforzi, potete supportarci? Il prima possibile vi prego Un frastuono di grida ed urla straziate, un cigolio metallico ed un fragore ininterrotti. La mia lama si fermò esattamente sopra la testa del soldato canthiano senza però colpirlo. L'uomo mi guardava con gli occhi gonfi ed il dolore che gli deformava il viso. Il mio sorriso scomparve, lasciando il posto ad una seria espressione concentrata. Dovevo rispondere a Kodai ma non ci riuscivo. Percepivo che qualcosa fosse totalmente sbagliato in quello che stava accadendo, come se non riuscissi ad afferrare un particolare. Non era certo il massacro o la guerra in sé ad essere erronea ... ma lo erano gli intenti. Ritirai su la spada per discendere nuovamente come Giustizia sull'inerte mio avversario. Mi stavo solo condizionando per qualche assurdo motivo. Una intensa luce rossa iniziò a brillare sul corpo della mia vittima. La sua espressione si fece ancora più crucciata e scura; distolse lo sguardo, incurante del fatto che stessi brandendo la sua vita più che la mia spada. Qualcosa lo preoccupava più di morire? Ricercò poi i miei occhi: stava piangendo a dirotto. Il suo sguardo mi bucò l'anima instillandomi puro terrore. Non era la morte che temeva l'uomo ma qualcosa che anche io, per empatia, avevo in un secondo sviluppato. L'idea di lasciare il campo di battaglia con disonore. La sua armatura poi si gonfiò sul petto, strappato i laccetti di cuoio che tenevano unite le varie piastre delle spalle e delle braccia. L'elmo si dilatò a dismisura facendo sanguinare la testa dell'uomo che, ormai, aveva già spirato. ALLONTANATEVI IMMEDIATAMENTE DA QUI! Urlai in direzione dei ninja alle mie spalle, i Fantasmi della mia armata. Anche Kodai avrebbe potuto udire quella straziante richiesta. Non potevo fare niente per proteggerli, non potevo attaccare un pazzo nukenin che li minacciava, non potevo usare qualche jutsu come aveva fatto il guardiano al tempio, non potevo pormi come scudo umano più di quanto non stessi facendo. Potevo solo dargli qualche istante di tempo in più e sperare che bastasse loro. Istanti di tempo che io non avevo.
    Sopraggiunse il vero silenzio.
    Non quello che mi vedeva agire come uno spietato assassino, non quello del furore della battaglia; ma il silenzio dei sensi. Durò per lungo tempo. Nuovamente un fischio lungo e prolungato mi riportò fuori di me, facendomi aprire gli occhi. Un calore fortissimo per qualche istante avvolse le mie membra procurandomi un dolore inimmaginabile. Ma fu questione di attimi prima che tutte le mie terminazioni nervose fossero completamente bruciate, facendo cessare il dolore. La mia guancia destra era rivolta a terra e quando riaprii gli occhi vidi solo sangue e polvere davanti a me. Non c'era più un soldato vivo, c'erano interiora e nefandezze ovunque, armature in frantumi tra i detriti, armi spezzate, armi intere, cadute a terra accanto a cadaveri oscenamente deturpati, gonfi, viola. Cercai di alzarmi ma non sentivo più le gambe. Cercai di tirarmi sulle braccia ma non sentivo più l'arto sinistro. Avrei tanto voluto che fossi soltanto rimasto gravemente ferito e che per via del dolore non riuscissi a muovermi. Ma solo in un secondo momento compresi: il caldo che avevo sentito, l'inabilità degli arti, il blackout momentaneo. Stavo andando a fuoco e non avevo più la maggior parte dei miei artitumblr_mewjgknSbO1rlapeio1_500. Cercai di muovermi ma quello che ottenni furono degli spasmi involontari del corpo, trascinati dalla forza del mio braccio destro.
    Qualsiasi persona in quelle condizioni sarebbe ormai morta. Io invece ero vivo. Cosa mi tenesse in vita era un mistero. Sul momento per lo meno. Continuando a muovermi riuscii a spegnere le fiamme che mi avvolgevano prima che chiunque riuscisse a sopraggiungere. Il mio volto era stranamente la parte meno colpita da tutta quella esplosione: era sì ustionato in modo mediamente grave, avevo anche una enorme ferita sulla testa ma gli occhi ancora vedevano, il naso era ancora integro, la bocca non era stata miracolosamente raggiunta dalle fiamme. Mi tirai su sull'unico braccio che avevo a disposizione, poggiandomi su avambraccio e gomito. Vidi pochi distanti le mie gambe e quella che doveva essere la mia mano. Un calore più forte delle fiamme che mi avevano arso vivo si sprigionò dal mio petto: potevo vedere il rosso ed il nero della mia anima avvolgermi e risucchiarmi, percepivo quel sentimento che, come una specie alloctona in un habitat a lei estraneo, si espandeva destro di me, mangiando e distruggendo tutto quello che incontrava. La sclera dei miei occhi assunse un innaturale colore rosso, l'iride si tinse di un giallo intenso malato. Si stava nutrendo di me e mi stava impedendo di lasciare il mondo dei mortali: era l'odio, era l'odio che tiene in vita. Io non so chi siete ... sussurrai, forse nessuno riusciva ad udirmi. Ma non dimenticherò mai le vostre insegne. continuavo, quasi in un soliloquio. Il calore che avevo dentro divampò come le fiamme che prima mi avevano quasi ucciso, rendendomi quel quasi uomo che ero diventato. IO VI ODIO! La vocegiphy fuoriuscì gutturale e profonda, quasi come se fosse stata pronunciata dal Diavolo in persona; aveva la stessa quantità d'odio che il Signore Oscuro del male poteva essere capace di produrre. Chiunque avrebbe potuto sentire quel grido straziante, urlato con sentimento puro.
    Fu in quel momento che iniziai a piangere a dirotto, sopraffatto dalle emozioni, dal turbamento, dalla passione. Fu in quel momento che sentii dei passi dietro di me. Fu in quel momento che persi i sensi.

    La guerra ... era cambiata.




    StatisticheStatus
    Forza: 700
    Velocità: 600
    Riflessi: 625
    Resistenza: 550

    Agilità: 600
    Precisione: 600
    Concentrazione: 600
    Intuito: 600

    Vitalità


    Chakra
    Slot Difesa | Slot Azione | Slot Tecnica | Slot Gratuiti


    [Slot Difesa I]
    [Slot Difesa II]
    [Slot Difesa III]


    [Slot Azione I]
    [Slot Azione II]
    [Slot Azione III]


    [Slot Tecnica]

    [Slot Tecnica]



    [Slot Gratuito]



    Lascio al QM decidere come i PNG si salvino dall'esplosione. Keiji li avverte pochi istanti prima. Sul finale, sono dei superstiti i passi che Keiji sente e che lo vengono a salvare. Anche questa parte è lasciata al QM perché non più nelle mie possibilità.


    Legenda


    Narrato
    « Citato! »
    « Parlato! »
    « Pensato! »
    Anima di Saruhyondo.
    Anima di Keiji.


     
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82 replies since 29/11/2016, 22:38   3290 views
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