Al Tempio della Nebbia - La Settima Riunione di Kiri

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  1. Jotaro Jaku
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    Il Silenzio nella Nebbia



    Terminata la serie di detonazioni, nel villaggio tornò il silenzio.
    Per la prima volta dall'inizio di quella tormentata riunione, i sopravvissuti di Kiri erano troppo spaventati, o stremati, e i nemici erano del tutto scomparsi; con il depositarsi delle ceneri, anche la nebbia sembrò ritornare nel villaggio, e nel giro di poche dozzine di minuti, anche il comune fresco che albergava a Kiri sembrò tornarvi di casa. Oppure la tensione aveva impedito a tutti di percepirlo fino a quel momento.
    Lo scoppio dei soldati colpì alcune zone più duramente di altre. La zona ospedaliera fu definitivamente rasa a livello terra, e i pochi sopravvissuti tra i prigionieri perirono unendosi ai loro aggressori nella morte. Il gruppo di Kodai si trovava vicino, ma fortunatamente non abbastanza da venire devastato dalle bombe; stessa fortuna non ebbe Ryu, che venne colpito in pieno, ma non dall'esplosione. Mentre infatti i soldati in prossimità del portatore del 3 code stavano per detonare, un alleato dei ninja aveva fatto la propria comparsa poco distante.


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    Si trattava del famigerato Samuro, il capitano che aveva accompagnato mesi prima Meika e Akira a Genosha; un vecchio ninja scopertosi marinaio, senza il braccio destro e senza un occhio, perennemente ubriaco, dalla risata facile e con un quasi assente principio di autoconservazione.
    L'ultima cosa che avrebbe ricordato Ryuu prima di svenire, sarebbe stato un colpo piuttosto forte al fianco, un senso come di bagnato, e un bel volo. Il marinaio infatti aveva evocato a mezz'aria una gigantesca balena azzurra. La quale, mentre si accingeva a precipitare sul gruppo presso Ryuu, aveva colpito il ninja con un getto d'acqua a pressione, sbalzandolo via dall'onda d'urto, che lo avrebbe colpito solo in maniera più leggera, facendolo finire a terra poco distante. Quindi sarebbe caduta su quello che restava sui Canthiani, facendo schizzare frattaglie bruciacchiate un po' ovunque, buona parte delle quali avrebbe sommerso il Jinchuuriki. [Al posto dei danni che hai ricevuto, subisci invece 3 Leggere per l'esplosione e 1 Per il getto d'acqua]

    Gli altri ninja furono investiti più o meno gravemente, tranne Keiji, che assieme al suo gruppo fu colpito in pieno a brevissima distanza. A nulla servì purtroppo il suo avviso al gruppo di ninja che lo accompagnavano. Tutta la sua squadra fu investita e annichilita sul posto vicino a lui, il quale invece, per uno scherzo del destino, giaceva ora a terra in fiamme, con quello che restava del suo corpo. Le sue condizioni erano così gravi da impedire persino di pensare ad una cura, nessun individuo sano di mente avrebbe saputo come trattenere la vita dello spadaccino tra i viventi. Fortunatamente per lui, a Kiri viveva Sanjuro.

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    Cavalcando quella che sembrava quasi sicuramente una capra totalmente priva di senno, e da seri problemi di postura a causa dell'osso del collo probabilmente rotto da tempo, lo sciamano di Kiri era appena comparso da non si sa dove fosse sparito per tutto il tempo della riunione, evitando con la maestria di un addestratore maestro di capre ogni singolo cadavere bruciacchiato, saltellando da una fossa all'altra generata dall'esplosione, turbinando con la sua capra ragliante a capofitto dentro le nubi e la cenere che ancora si stavano depositando, con il vento che gli scompigliava i capelli. Il fido gabbiano semi-morto sul capo che starnazzava più della capra, che chiaramente ormai non riusciva più a reggere il peso dell'uomo, e l'inconfondibile bastone Gassan, che, senza che nessuno potesse immaginarlo, era il vero pilota della capra.
    In pochi attimi lo sciamano fu vicino allo spadaccino, e turbinando il suo bastone in aria con movenze ultraterrene, fece comparire una bolla d'acqua attorno al suo corpo, spegnendo immediatamente le fiamme e facendo fluttuare leggermente il corpo di Keiji da terra. [Prigione Acquatica] Il tutto continuando a capralcare verso di lui.
    Arrivatogli addosso, lo sciamano afferrò con una mano il corpo più che martoriato di Keiji e se lo tirò sulla capra, la quale si esibì in un grido di sofferenza per il peso ulteriore che, senza fermarsi, era piombato sul suo esile corpo; ma le arti sciamaniche le avrebbero permesso di continuare a correre.
    Un occhio esperto, forse quello di Febh, l'alto sciamano di Oto sotto copertura, secondo Sanjuro, almeno, avrebbe notato dallo sguardo della capra, che l'animale era sotto effetto di allucinogeni così potenti da far sì che una montagna credesse di essere un cesto di banane.
    Il gruppetto di fenomeni da baraccone si sarebbe quindi immediatamente diretto verso l'unico posto utile dove trasportare un ferito così grave.

    La palude.


    [...]

    Quando Akira e Meika giunsero nel luogo dove un tempo sorgeva l'ospedale, si trovarono davanti alla scena più orribile che forse avevano mai potuto scorgere nella loro giovane vita. C'erano morti ovunque, alcuni di loro erano ancora legati, e molti erano distesi faccia a terra con il dorso incenerito, segno che avevano tentato la fuga quando avevano intuito l'evoluzione degli eventi. I corpi di coloro che erano stati semi-sepolti dal terremoto che aveva distrutto l'ospedale, erano in parte stati scoperti dalle esplosioni, ed erano stati macellati. Col tempo arrivarono anche i ninja degli altri clan che avevano messo in sicurezza i rispettivi quartieri. Nel giro di 30 minuti, quasi ogni singolo Kiriano che poteva ancora vantare la vita si trovava presso l'ospedale. La voce si era sparsa e nella speranza di trovare conforto e cure, ognuno era lì nella piazza insanguinata (Tranne Keiji e Sanjuro) Il bilancio finale di quella giornata era impietoso. I morti dell'epidemia, sommati a quelli dell'attacco, avevano superato 1/3 della popolazione totale del villaggio.
    Quando Akira gestì i sopravvissuti, anche con l'aiuto della presenza di Meika, che agli occhi dei Kiriani valeva molti più punti della sua, dopo quello avvenuto al tempio; tutti lo ascoltarono, e furono organizzate squadre per gestire i corpi, i feriti, le macerie, e per fare il possibile per la sopravvivenza del villaggio.
    Anche i marinai, dopo aver messo in sicurezza il porto, erano giunti presso l'ospedale, guidati dall'ammiraglio del porto. I lupi di mare chiesero il permesso di poter gestire i corpi diversamente da quanto richiesto da Akira; molti dei morti erano forse ancora infetti, e date anche le tradizioni del villaggio, avrebbero approntato due grosse imbarcazioni per creare due grosse pire funerarie a largo, un centinaio di metri davanti al porto, per non dover bruciare un numero di cadaveri così elevato proprio in mezzo al villaggio. Dato che forse, alcuni potevano essere vivi, sotto le macerie dell'ex ospedale.
    In quel momento, anche il legittimo Mizukage sarebbe giunto nel villaggio, potendo trovare anche la propria famiglia nella folla, accorsa assieme al resto dei Terumi.

    La Nebbia tornò nuovamente a coprire il villaggio.


    [Nella palude]

    Mentre nel villaggio stava tornando la normalità, un povero ninja di nome Keiji stava passando l'esperienza più terrificante della propria vita. Essere in compagnia di Sanjuro, in casa sua. Ed era anche stato ustionato gravemente.
    Quando arrivarono alla palude, lo sciamano restò a guardare mentre Gassan spalancava la porta con un calcio, quindi tutti e tre, assieme al gabbiano, portarono Keiji all'interno della capanna marcia, distendendolo sul tavolo, che ricordiamolo, stava in piano solo grazie ad un teschio di scoiattolo. Lo spadaccino aveva ormai perso i sensi, ma era ancora in vita. O forse era in una sorta di trance indotto dall'enorme quantità di olii e polveri che Sanjuro gli aveva versato in faccia per calmare le sue reazioni. Mentre Gassan teneva d'occhio il quasi cadavere di Keiji, lo sciamano si trovava vicino al Kenkichi, dandogli le spalle mentre con una mano versava...cose...in un pentolotto, e con l'altra tritava altre.....cose....in un mortaio. Il tutto condito da strane movenze e formule mistiche, afferrando poi gli impasti, le pomate, e il trito che questi rituali generavano, per spalmarli e spanderli un po' ovunque sul corpo bruciato del ninja. La cosa sarebbe durata un bel pò, tanto che dalla finestra della casupola sembrava di intravedere luci misteriose a causa delle piccole esplosioni che i calderoni di Sanjuro stavano generando. Il tutto, avrebbe calmato il dolore, e aiutato il corpo di Keiji a rigenerarsi, salvandogli la vita, e ovviamente, lasciandolo sfigurato, martoriato, e bruttissimo
    [Farmacista]

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    Quando Sanjuro fosse stato certo della sopravvivenza di Keiji, che al momento oltre che ustionato, era privo di entrambe le gambe dall'altezza delle ginocchia, e del braccio sinistro, dal gomito in giù; avrebbe lasciato Keiji sotto il vigile occhio di Gassan, il suo bastone, per recuperare un po' di legno sacro (marcio) dalla palude. [Artigiano] Quando fosse tornato avrebbe preso a limare pezzi di legno, forse per tutta la notte, attaccandoli con sputo e feci di animali morti, e benedicendole con rituali mistici. In un modo assolutamente ignoto a qualunque individuo sano di mente, la mattina dopo Keiji si sarebbe ritrovato a riprendere conoscenza sul tavolo della cucina dello sciamano, quasi privo di dolore; ma con un fastidiosissimo prurito alla gola, un occhio il cui raggio visivo era completamente viola, e delle protesi di legno appena abbozzato alle gambe e al braccio. Davanti a lui Sanjuro, con in mano una tazza d'acqua e altri strani intrugli, mentre parlava ad una capra.

    - Capra-san, vai a chiamare Akira, è importante. -

    Quindi, una volta che la capra fosse uscita, Sanjuro si sarebbe avvicinato al ninja bruciato, sempre molto intontito, e lo avrebbe invitato a bere l'intruglio per il suo bene, rassicurandolo sul fatto che non si trattasse di droga ma di una medicina. Era la prima volta che lo faceva.
    Il farmaco era effettivamente privo di effetti allucinogeni, si trattava infatti semplicemente di un estratto di agave di palude, olio di cocco ed escrementi di capra lasciati a fermentare per un decennio. Avrebbe favorito la rigenerazione del corpo di Keiji con una rapidità ignota alla medicina tradizionale, con non poco vanto dello sciamano.
    Ovviamente Sanjuro aveva fatto disegnini idioti sulle protesi del ninja, da animali morti, e simboli incomprensibili, a scene stilizzate che dovevano ricordare Keiji mentre veniva drogato in tanti momenti diversi. Gassan aveva inciso nel legno una pentola.


    Edited by Jotaro Jaku - 22/2/2017, 23:47
     
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