Il primo Rifornimento.

Free tra Kato e Harumi

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    Harumi aveva fallito. Non c'era altro modo per dirlo. I suoi ragionamenti, per quanto ben strutturati, non avevano condotto alla soluzione esatta. Forse l'errore non era da cercare nella logica applicata dalla giovane, piuttosto dalla carenza di informazioni su cui fondare le deduzioni. Come aveva premesso non si intendeva né di metallurgia, né di armi, ma nonostante quello aveva comunque tentato di formulare un'ipotesi. Abbassò lo sguardo, concentrandosi sul tavolo di legno di fronte a sé. Le dispiaceva aver deluso Kato, e non voleva leggerglielo negli occhi. Al suo comando si alzò comunque prontamente, desiderosa di farsi se possibile perdonare. Non che avesse qualcosa di cui veramente rimproverarsi, ma ciò nonostante non poteva non sentirsi in difetto. Dopo aver rispettosamente salutato i padroni di casa con un inchino accelerò il passo per raggiungere lo shinobi, che nel frattempo era andato avanti. Una volta che l'ebbe raggiunto il genin le spiegò quale fossero le sue intenzioni. Quartiere... dei piaceri? Non serviva molta immaginazione per intuire quale fosse l'attività più praticata in quei vicoli, per quanto la giovane non avesse praticamente esperienza del mondo. Alla successiva affermazione dell'uomo, Harumi non pote trattenersi e l'afferrò per una manica, implorandolo di cambiare idea. Ti prego non farlo, non vorrei che ti ferissi per un mio errore... Gli occhi della ragazza lo supplicavano, si sarebbe sentita la persona peggiore del mondo se fosse successo qualcosa a Kato a causa sua, nonostante lo conoscesse solamente da quella mattina. Che avesse successo o meno nella sua supplica, non avrebbe abbandonato un istante il fianco del ragazzo. L'ambiente che li circondava si era fatto ancora più lugubre, se possibile, nonostante diverse luci dall'aria malata rischiarassero i vicoli, per lo più sulla tonalità del rosso. In qualche modo, di fianco allo Yotsuki si sentiva protetta, il che era strano. Poteva benissimo nascondere una personalità odiosa, se non addirittura pericolosa, ma per ora Harumi lo percepiva come l'unica ancora di salvezza su cui contare.

    Erano in cammino da quasi una decina di minuti, trascorsi per la maggior parte in silenzio, quando Kato si fermò all'angolo di un incrocio con una strada più larga, facendo cenno ad Harumi di avvicinarsi. La giovane riconobbe immediatamente il dipendente del magazzino, che fino a qualche ora prima aveva lavorato sotto le sue direttive. MI sembra... sì, è Kazuo. Non aggiunse altre domande, come un classico cosa ci fa qui?, perché le sembrava da una parte stupido, per quanto ne sapeva lei poteva benissimo abitarvici, dall'altra inutile, perché senza dubbio il genin l'aveva condotta fin là per una ragione ben precisa. La studentessa, anche se non era ancora sicura di potersi definire così, deglutì alla richiesta del genin, ma al contempo annuì. Io... suppongo di poterci provare! Detto ciò, si sporse dal loro riparo per osservare il suo obiettivo. Era guardingo, ma non eccessivamente. Si voltava a controllare i propri passi di rado, per la maggior parte delle volte quando sbatteva contro qualcuno che procedeva in senso contrario. Harumi prese un respiro profondo e contò mentalmente fino a tre, dopo di cui considerò la distanza sufficiente per non correre il rischio di essere immediatamente individuata e si immise nella strada principale. Quasi senza rendersene conto procedeva in punta di piedi, prestando attenzione ad ogni minimo movimento entro il suo campo visivo. Si spostava come un'anguilla, serpeggiando ove possibile tra la folla in modo da non seguire l'uomo in linea retta. Forse in modo un po' esagerato, tendeva ad accostarsi ad ogni sporgenza che trovava lungo la via, fosse un baracchino, una colonna o un capannello di clienti, per occultarsi parzialmente. Quando d'improvviso il dipendente dell'armeria svoltò in una stradina secondaria, accelerò il passo per timore di perderlo. Giunta alla svolta, tuttavia, la sorpassò lentamente, gettando solo un'occhiata di sfuggita al suo interno ed arrestandosi subito dopo averla passata. Kazuo le dava la spalle e si allontanava a buon passo, quindi anche lei, sempre controllando con gli occhi il terreno per evitare di sbattere involontariamente contro qualche oggetto che potesse produrre rumori e farla scoprire. Non si diede pena di controllare se Kato la seguisse o meno, era certa che un ninja esperto come lui non avrebbe avuto difficoltà in quel compito. Un'altra svolta, questa volta in una strada secondaria su cui si affacciavano diverse vetrine illuminate da lanterne rosse. Al passaggio dell'uomo, Harumi udì il richiamo di diverse donne al suo indirizzo, ma quello tirò dritto. Lo stesso fece la giovane, la quale ricevette poche profferte di servigi e invece diverse battutacce malevole. Il suo cuore batteva all'impazzata, non tanto per le male parole, quanto per il rischio che tali grida la facessero scoprire. Tuttavia, i rumori dei bassifondi occultarono le voci, e il suo bersaglio era ormai proseguito oltre. Poco più avanti tra la ragazza e l'uomo si frapposero alcuni malintenzionati, i quali non avevano evidentemente intenzione di pagare per usufruire di ciò che potevano ottenere da lei con la coercizione. Harumi indietreggiò, perdendo un attimo di vista Kazuo, ma la provvidenziale apparizione di Kato alle sue spalle, con il coprifronte ben in vista, li fece desistere. La ragazza mormorò un rapido ringraziamento e corse in avanti, dove la strada si divideva. Spostò rapidamente lo sguardo a destra e a sinistra, in ansia, domandandosi se lo avesse perso. Stava per abbandonare ogni speranza quando intravide il cappotto dell'impiegato emergere da dietro una bancarella. Riprese quindi l'inseguimento, accorciando la distanza, ma cercando di muoversi contro corrente, perché il flusso discontinuo di gente la inghiottisse facendo sì che l'uomo la ignorasse. Quando quello si buttò in una strettoia completamente deserta, dove a fatica poteva passare una persona per volta, Harumi si fermò, ricordando le parole di Kato, ed attese che Kazuo avesse raggiunto l'altra estremità prima di percorrere di corsa il passaggio. Ne emerse con estrema circospezione, ritrovando subito la sua pista. La giovane aveva il fiato corto, più per l'ansia che per la fatica fisica. Dove si stava dirigendo? E perché il genin sospettava del suo dipendente? Alla ragazza mancavano alcuni tasselli per poter compiere una supposizione almeno minimamente attendibile, eppure era certa che da lì a poco molto le sarebbe stato svelato.
     
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