Il primo Rifornimento.

Free tra Kato e Harumi

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    La pioggia la prese di sprovvista e i ricordi la travolsero. Pioveva anche quando, grazie all'intervento di Kairi e Ayuuki, aveva abbandonato il suo villaggio, fuggendo alla triste sorte di essere arsa viva. Per qualche istante si sentì nuovamente la Harumi di un tempo, piccola e impotente, ma passò subito. Come la fenice, quel giorno era rinata dalle sue ceneri, per fortuna solo metaforicamente: una nuova Harumi decisa a scegliere da sé il proprio destino. Le sembrava che fosse passata una vita, quando invece non era neppure trascorsa una settimana. Rabbrividì, questa volta per colpa dell'acqua che iniziava a ricoprirla. Proseguì comunque la caccia, imperterrità, mentre i vestiti aderivano al corpo e si facevano pesanti. Durante l'inseguimento le attraversò la mente che non aveva un cambio, né tanto meno un tetto sotto cui rifugiarsi al termine di quella lunga giornata. Forse, supplicandolo abbastanza, Kato gli avrebbe lasciato usare un angolino del magazzino dell'armeria, si sarebbe accontentata per il momento. Dovette rimandare tali preoccupazioni quando il loro obiettivo raggiunse la sua destinazione.

    La ragazza si limitò ad annuire agli interrogativi posti dallo Yotsuki, in fin dei conti si trattava di domande retoriche. Era chiaro che Kato sospettava del suo sottoposto, e visto il luogo probabile era un appuntamento con dei complici. Harumi iniziava ad intuire quale fosse la merce interessata unendo tutti i tasselli, ma preferì osservare la situazione prima di esprimersi. I suoi sospetti furono confermati dalla scena che si aprì ai suoi occhi quando, insieme all'uomo, si affacciò da una delle finestre che davano sull'interno del magazzino. Storse la bocca nell'udire la conversazione che vi si stava svolgendo. Chi sarebbe la stronza? Il mormorio, pronunciato talmente a bassa voce da essere a malapena percepibile da Kato, le sfuggì. Lei aveva solamente cercato di farli lavorare secondo la logica, in modo che risparmiassero tempo ed energie in futuro, e l'insulto, oltre al commento sul suo corpo, da parte di Kazuo la indisponeva. Tuttavia la violenza gratuita, compresa quella verbale, esulava dal suo temperamento, quindi ingoiò quel boccone amaro. Come anche il fatto di essersela fatta fare sotto il naso. Era vero che era nuova a quel mondo, e non aveva avuto il tempo di seguire tutti e tre i dipendenti per l'intero pomeriggio, ma si sentiva comunque una stupida. La sua fiducia nell'umanità, già sotto la soglia critica, diminuì ulteriormente. Quel mondo non era fatto per i deboli, e lei si era ripromessa di diventare forte anche per proteggere chi non ce l'avrebbe fatta da solo.

    La giovane scambiò uno sguardo con il genin. E quello che vi vide, per non parlare di ciò che udì, la inquietò profondamente. A che gioco stava giocando Kato? Deglutì prima di aprir bocca, insicura. Ucciderli?... Come poteva dire una cosa del genere con tanta leggerezza? Neanche sforzandosi Harumi riusciva a concepirlo. Però era anche vero che lo shinobi le stava offrendo una scappatoia, per quanto angusta. Un piano B... Portò l'indice ripiegato su se stesso davanti alle labbra e sul suo volto comparve un'espressione concentrata. Stava evidentemente riflettendo in velocità sulle alternative. Il ninja di Oto era certo di riuscire a sopraffarli tutti con facilità, quindi lo avrebbe adottato anche lei come presupposto. Se solo avesse avuto tempo di approfondire le arti ninja, e in particolare di conoscere le capacità di Kato e studiare quelle degli avversari, la sua soluzione sarebbe potuta essere più raffinata, ma in mancanza di tali argomenti avrebbe dovuto cercare una via più generica. Potremmo sigillare tutte le uscite prima, poi fare irruzione e stenderli senza necessariamente ucciderli. Penso che tu ne sia in grado. Guardò Kato, cercando di tirar fuori il suo miglior sguardo adulatore. Hai per caso qualche tecnica o equipaggiamento in grado di stordirli tutti insieme, in modo che sia più facile sopraffarli? Non poteva lasciare che il genin li uccidesse così su due piedi, quindi decise di mettersi in gioco in prima persona. Potrei...potrei anche fare da esca, o distrarli. Mentre si concentrano su di me tu entri di soppiatto e li metti fuori gioco. Può funzionare! Ad ascoltarsi, le veniva da piangere: non avrebbe convinto neanche un bambino con quelle argomentazioni, ma non le veniva altro in mente. Era ancora troppo inesperta di quel mondo tutto nuovo per lei. L'unica cosa di cui era certa era che non avrebbe lasciato che succedesse un tale macello sotto i suoi occhi. D'istinto, afferrò con la mano il braccio dello Yotsuki e lo fissò negli occhi. Non sei una persona cattiva, io... io lo so. Nell'affermarlo ci mise una convinzione di cui, in realtà, era sprovvista. Ma, nonostante tutto, non si rassegnava: negli uomini ci doveva essere qualcosa di buono in fin dei conti, altrimenti sarebbe stato tutto inutile. Mettiamoli al tappeto, ma senza ucciderli. Verranno giudicati e puniti per i loro crimini secondo la legge. Per quel poco che aveva visto del Villaggio del Suono, non era sicura che vi fosse veramente qualcosa di definibile giustizia in quel posto, ma un'esecuzione non era certo preferibile. Non avendo altro da aggiungere, Harumi sarebbe rimasta a sostenere lo sguardo di Kato fintanto che non avesse avuto la sua risposta.
     
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