Il primo Rifornimento.

Free tra Kato e Harumi

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    Il Fiore Lupo

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    Nonostante tutto quello che si poteva dire di Oto il Villaggio del Suono riusciva a gestire un minimo di organizzazione. Per esperienza personale ero entrato a conoscenza di brutti ceffi, malviventi e trafficanti di dubbia moralità all'interno delle sue mura ma quando si parlava di cose da Ninja allora si parlava di ben altri argomenti. L'Amministrazione, tralasciando il disordine presente nell'edificio, non ammetteva sprechi o troppa burocrazia, del resto non voleva di certo passare per una brutta copia di Konoha.

    Hebiko era stata chiara, voleva rendere nel possibile più efficiente il sistema e un primo passo era sicuramente nel posizionare nei posti giusti le persone giuste. L'unico problema era che non mi ritenevo quel tipo di persona giusta. Il fatto di aver viaggiato per tre paese diversi, mezzo continente praticamente, con un tizio che era sicuramente uno dei fabbri più famosi e bravi esistenti non faceva di me un Maestro di quell'arte, ero solo un appassionato della materia. Eppure ero il più esperto tra quelli a disposizione per l'incarico: ovvero Capo Magazziniere. In pratica dovevo, quando impegni superiori non mi occupavano, gestire lo smistamento degli utensili, attrezzi, armi e quanto altro agli altri Shinobi del Villaggio. O meglio per gli Shinobi dai gradi più bassi logicamente.

    Tuttavia non ero il tipo da rifiutare un lavoro tranquillo e ben pagato e tralasciando la poca voglia che avevo decisi di incamminarmi per la prima volta verso il mio nuovo posto di lavoro. Squadrai la struttura: si trattava di un piccolo capannone dai spazi ampi ma senza finestre, misura adottata forse a protezione di eventuali ladri. Si presentarono subito gli impiegati, con riverenza inaspettata da parte mia. Katuo, Katuio e Kazuo. Per un attimo credetti di trovarmi in una sorta di scherzo ben organizzato. Ma effettivamente quelli erano i loro nomi. Erano tipi apposto, sulla trentina e da circa metà della loro vita seguivano quel tipo di lavoro e ambiente. Compresi il senso della mia presenza. Dovevo sorvegliare il regolare smistamento delle merci. Prima di aprire mi feci spiegare a grandi linee il funzionamento e la disposizione dei materiali e in poco tempo compresi il meccanismo. A quel punto, per essere il primo giorno, non mi rimase che osservare e dare qualche semplice ordine, giusto per entrare nell'ambiente.

    -Ok, ragazzi. Apriamo il magazzino.- Al che Kazuo sbloccò la porta principale e in poco tempo numerose persone occuparono lo spazio riservato davanti ai banconi. Era evidente che si trattava di studenti o genin. Mi misi in disparte, seduto su una sorta di seggiola, posta davanti allo stesso lungo bancone che delimitava lo spazio al pubblico, e fissai le persone e gli impiegati, con entrambe le braccia incrociate sul petto. Il mio coprifronte indicava la mia posizione all'interno di quella gerarchia.

    Ad un certo punto osservando la massa di persone notai qualcosa di diverso. Una ragazza spiccava lì in mezzo. L'espressione del suo volto mi era chiara: non sapeva quello che stava effettivamente facendo. Esattamente come me la prima volta. La mia reazione fu spontanea:- Hey, ragazza...Già, proprio tu. Vieni qui e dimmi un po' cosa ti serve.-
     
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    Le armi di una kunoichi

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    Harumi era riuscita ad uscire viva dall'amministrazione di Oto, in qualche modo. Espirando vistosamente, si domandò se avesse fatto la scelta giusta. Quando aveva visto Kairi e Ayuuki all'opera le era sembrato che quello fosse stato da sempre il suo sogno, ma il contatto con la realtà l'aveva in parte disillusa. Rimaneva comunque convinta che, diventando una kunoichi, avrebbe potuto finalmente decidere della sua vita, per la prima volta da quando era nata. Si fece quindi coraggio e alzò le spalle per darsi un tono. Non era più una ragazzina di campagna, era un'aspirante ninja del Suono ora.

    Controllò per l'ennesima volta il foglietto che stringeva in mano. Hebiko, la segretaria dai modi serpentini, le aveva scritto in fretta e furia l'indirizzo a cui doveva recarsi per ottenere il suo equipaggiamento per aver obbedito ai suoi ordini senza discutere. La grafia della Vipera, probabilmente per la poca voglia, era pessima, e più la ragazza cercava di decifrarla, più si metteva in confusione. Tentò anche di chiedere ad alcuni passanti, selezionando quelli dall'aria più cortese. Già quella si rivelò un'impresa, nel centro del Villaggio del Suono. Era stata messa in guardia sui pericoli di girare da sola per la città, ma solo ora che si guardava intorno se ne rendeva conto. Accattoni, barboni che cercavano riparo dalle intemperie in precarie costruzioni di cartone, ubriachi e prostitute che esponevano i propri corpi come quarti di manzo in un reparto macelleria. Harumi accelerò il passo, cercando scampo da tali miserie umane. Quando incrociò due operai che stavano scaricando delle casse dall'aria pesante da un carretto pensò di chiedere a loro, ma lo sguardo laido che le rivolsero, soffermandosi in particolare sulle sue gambe nude, la spaventò, e così riprese la sua corsa, inseguita dalle loro risate. Si appoggiò infine, esausta, ad un pilone che sorreggeva i fili dell'elettricità. Qui fu avvicinata da un bambino, di massimo sei anni, che tendeva verso di lei una mano sporca. Quando lei si scusò di non avere moneta, la verità per altro, quello se ne andò come se la giovane avesse smesso di esistere. Quella era Oto, la sua nuova casa.

    Dopo un estenuante girovagare giunse finalmente davanti l'armeria. Con un po' di fantasia, l'indirizzo corrispondeva in effetti. Ed era praticamente a trecento metri dal punto di partenza. Sarebbe bastato un pizzico in più di buona volontà da parte di Vipera, ma non poteva aspettarsi altro che mera sopportazione dalla donna, immaginarsi aiuto. Sospirando nuovamente, varcò la soglia. C'era un discreto via vai di gente e si trattava, da quello che poteva vedere, per la quasi totalità di ninja del villaggio. Si mise in fila, cercando di non farsi sorpassare dagli ultimi arrivati, anche se con scarsi risultati. Doveva aver scritto novellina sul viso, perché furono numerosi gli sgarbi a cui fu sottoposta. Harumi, muta, mandava giù, cercando di assumere la sua espressione più impassibile, ma dentro di sé voleva urlare. Possibile che anche quegli shinobi, che avrebbero dovuto rappresentare l'elité del villaggio, non si elevassero oltre le loro cieche meschinità? A sottrarla da quei cupi pensieri fu la voce di un uomo, che la invitava a farsi avanti. Guardandosi intorno, intuì che il proprietario doveva essere il ragazzo dietro al bancone. Facendosi coraggio, gli si avvicinò, con ancora la sua lista in mano. Cercò di non iniziare a balbettare come suo solito, ma l'emozione la tradì e ci mise qualche parola prima di prendere fluidità. I-io... Sì ecco.. Dovrei acquistare l'equipaggiamento base... Quello per iniziare, non so se mi spiego... Insomma, io ho appena presentato le carte per diventare una kunoichi e... Alzò gli occhi, fino a quel momento fissi sul ripiano davanti a sé, incrociando lo sguardo del giovane. Senza un motivò logico si interruppe, imbarazzata. Stava sicuramente facendo la figura della sciocca. Si morse la lingua, poi ricominciò da capo. Desidererei acquistare l'equipaggiamento base per una kunoichi, mi manda la segretaria dell'amministratore, Hebiko. Nella sua ingenua inesperienza, sperava che, tirando fuori quel nome, avrebbe ottenuto ciò che le serviva senza ulteriori indugi. Quella era stata una lunga giornata, e non vedeva l'ora di andare a stendersi su un letto, lontana da tutto e da tutti.


     
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    La tizia davanti a me tentennò per diverse volte prima di completare un discorso di senso compiuto. Ma potevo perfettamente capire, se era appena arrivata ad Oto tutto quello che le si parava di fronte poteva sembrare o fuorviante o disgustoso o sconvolgente. E nessuno di questi era un aggettivo positivo.

    -Signorina, questa è Oto. Segua il mio consiglio... La prossima volta la persona successiva che la supererà nella fila la sfidi. Dimostri il suo valore e così si farà rispettare. Questa è una delle regole base del Villaggio. Comunque tralasciando stupide lezioncine... Hebiko la segretaria dell'Amministratore stesso la manda qui? Di solito Hebiko non tratta questioni di questo genere...-
    Sorrisi, scrollando la testa. La Vipera di Oto era ritornata ad occuparsi delle solite faccende e questa era decisamente una notizia positiva. Se era tranquilla in ufficio, lo era anche l'Amministratore e questo implicava una situazione di momentanea calma. In tutto quel rimuginare nella mia testa mi dimenticai che avevo appunto posto una domanda alla nuova arrivata. L'osservai in attesa di una risposta alla mia provocazione, fissandola intensamente negli occhi. Uno sguardo profondo. Poteva essere certo una studentessa, oppure avere una appena sbocciata propensione alle arti ninja ma certe espressioni non mi tradivano. Lei era di quelle che ne aveva passate... e tante.

    A prescindere dalla sua risposta, o silenzio, presi a parlare dopo qualche istante:- Bhè che dire... Equipaggiamento base. Mi sembra chiara come richiesta. Fai il giro del bancone e seguimi. Sceglierai tu stessa il tuo inventario.- una richiesta insolita. Sarebbe stato chiaro che per la ragazza un no non era una risposta accettabile.

    Da capofila mi inoltrai nei numerosi banconi e scaffali e indicai i vari elementi base per un ninja. Tuttavia mentre poco a poco spiegavo la differenza tra un kunai e un shuriken mi accorsi di qualcosa di sbagliato in tutto quello. Certe casse non corrispondevano a determinati scaffali. Alcune ante erano vuote mentre altre invece erano fin troppo ripiene di oggetti. Mi coprii il volto con la mano. Ora avevo finalmente capito perché Hebiko mi aveva affidato quel ruolo. Katuo, Katuio e Kazuo erano dei completi inetti. Senza una guida avevo incasinato tutto, oltre ogni limite. Kunai, Shuriken, tanto, protezioni, indumenti... era tutto messo sottosopra.

    -KATUO! Vieni qui!- gridai ad alta voce, in modo che l'impiegato più anziano del magazzino mi sentisse dalla mia posizione opposta nel capannone. Sicuramente per la ragazza la situazione stava poco a poco diventando sempre più grottesca. L'impiegato, sulla quarantina, stempiato e con due occhiali spessi giunse in poco attimo. Rivoli di sudore scendevano dalla sua fronte. Sapeva che cosa stava succedendo, si sentiva colpevole.

    -Che cazzo avete combinato? Ora mi ascolti bene. Chiudete il magazzino subito. Chiami i tuoi colleghi. Ora il vostro compito è diverso. L'obiettivo è che entro sera questo cazzo di casino sia almeno messo decentemente in ordine. Ascolterai questa ragazza. Lei è il tuo capo momentaneo ok? Seguirete le sue indicazioni- guardai la nuova arrivata appoggiando un mano sulla sua spalla – Considerala il tuo primo compito. Hai i tuoi sottoposti. Sei la caposquadra. E hai una missione. Non credo che serva dire altro. Prendi la faccenda positivamente: stai facendo esperienza ma sopratutto imparerai in un'unica volta tutto quello che c'è da sapere sull'equipaggiamento ninja! Ah già... Il mio nome è Kato Yotsuki. Genin di Oto. Piacere di conoscerti. E ora al lavoro, tutti quanti.-

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    Quella ragazza mi stava incuriosendo. E volevo vedere fin dove si sarebbe spinta. Del resto Oto non era di certo un posto per tizi deboli.




    Movimentiamo le cose rendendo questa giocata più simile ad una ruolata masterizzata. Il tuo compito è mettere in ordine il magazzino, hai tre sottoposti a tua disposizione. Ma sono un pò maldestri e quindi ti consiglio di tenerli d'occhio. Per il resto massima libertà e fantasia. Kato poi darà un giudizio sul risultato ottenuto. Buon lavoro!
     
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    Ordine dal caos

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    Il ragazzo che aveva davanti le elargì degli utili consigli, per quanto non richiesti. Di certo sfidare qualcuno a duello solo per essere stata superata in fila non rientrava nel suo modo d'essere. D'altra parte, però, se non avesse assimilato concetti come quelli non avrebbe avuto per nulla vita facile nella sua nuova professione. In silenzio, si limitò ad annuire. Sebbene l'uomo davanti a lei sembrasse attendersi una risposta, dopo una breve pausa senza repliche da parte dell'aspirante kunoichi, riprese a parlare tornando all'argomento iniziale. La invitò a seguirla nel retrobottega, che scoprì essere adibito a magazzino, perché potesse decidere da sé di quali armi dotarsi. Harumi non se lo fece ripetere due volte e lo seguì di corsa, entusiasta. Aye!

    Ad ogni spiegazione dell'armaiolo la giovane annuiva, mandando a memoria le caratteristiche di ogni singola arma che le veniva esposta. Raggio d'azione efficace, tipo di danno, materiale, ogni informazione degna di nota veniva archiviata nella sua testa, pronta ad essere ripescata al momento opportuno. Tuttavia, man mano che procedevano tra gli scaffali, fu chiaro anche ad Harumi che nella sua guida aumentava la perplessità. Di fatti, dopo pochi minuti, quello si voltò urlando, probabilmente alla volta dei commessi che la ragazza aveva poc'anzi intravisto in negozio. La giovane infossò la testa tra le spalle, presa alla sprovvista e lievemente spaventata, ma al contempo curiosa di scoprire il motivo di tale disappunto sul volto dell'uomo.

    Alla conversazione che seguì Harumi partecipò come spettatrice, sebbene la toccasse in prima persona. Durante la sfuriata contro i tre poveretti avrebbe voluto nascondersi da qualche parte, ma quando si ritrovò improvvisamente responsabile dell'opera di sistemazione dell'intero magazzino avvampò per la vergogna. Come poteva quel ragazzo proporre una soluzione del genere? Anzi, ordinare, perché dal suo tono era chiaro che non avrebbe accettato nessuna scusa. Doveva farlo, e basta. Ma... Ma io... Deglutì, messa in soggezione dallo shinobi che la superava in grado e altezza, oltre che in determinazione. Io... Ci proverò... No, non era la risposta giusta, e soprattutto non era l'atteggiamento giusto. Smettendo di arretrare intimorita, si piantò diritta sulla schiena, chinandosi anzi un poco verso il suo interlocutore. Per stasera... Per stasera sarà tutto in perfetto ordine! Cercava di ostentare una sicurezza che, in realtà, non possedeva. Onorata di fare la sua conoscenza, il mio nome è Harumi Miyazaki e sono una studentessa alle prime armi. Ops, scusi il gioco di parole...




    La ragazza aveva preso un bel respiro prima di iniziare a spiegare ai tre dipendenti che le stavano davanti il suo piano d'azione. Si espresse con voce chiara, tirando fuori una determinazione che non sapeva di avere. Non aveva mai neppure preso in considerazione l'idea di dare degli ordini, eppure in quel momento sembrava stranamente a suo agio. Per prima cosa voglio un'idea chiara degli spazi a nostra disposizione, procuratemi una carta del magazzino con segnati tutti gli scaffali e i ripiani. Muoviti Katuio! Il commesso scattò sull'attenti e anche gli altri, uno dei quali si stava grattando piuttosto maleducatamente la pancia, si misero diritti. La giovane iniziava a comprendere che, lì ad Oto, erano le maniere forti a farla da padrone, e per venire rispettati bastava alzare la voce e fare la faccia cattiva spesso. Hebiko con Febh ne era l'esempio più lampante in fin dei conti, quindi aveva deciso di adeguarsi, nel limite del possibile. Kazuo! Procurami una lista di tutto il materiale custodito qua dentro, dall'equipaggiamento agli strumenti di lavoro. Non dimenticare neppure una vite o passerai un brutto quarto d'ora, chiaro? Forse stava esagerando, ma aveva di certo un'aria convincente. Quando anche quello fu andato, si soffermò a fissare l'ultimo rimasto, che ricambiava con uno sguardo visibilmente preoccupato. Per te ho un compito semplice semplice invece. Il sorrisetto che comparve sul suo volto lasciava sottintendere tutt'altro. Questo posto è lurido. Prendi scopa e strofinaccio e passa ogni centimetro, no ogni millimetro. Ogni superficie deve brillare, mi sono intesa. Altrimenti... Ci pensò sopra un secondo. Quale poteva essere una minaccia credibile? Altrimenti, quella scopa la userò per qualcos'altro! Una persona veramente crudele non avrebbe lesinato sui particolari, ma Harumi era troppo per bene per esprimersi in modo volgare. Il sottile sottinteso sembrò comunque altrettanto spaventoso, perché l'uomo non perse un istante e si diresse immediatamente a svolgere il suo compito. Sola, si passò una mano sulla fronte. Superato il primo ostacolo, poteva iniziare a darsi da fare.

    Fece più volte il giro della struttura, memorizzando ogni dettaglio. Aveva sempre avuto quella dote, poteva mandare in testa qualsiasi informazione su cui si concentrasse, fissandola in modo pressoché indelebile. Il primo a raggiungerla fu Katuio, che le porse una planimetria del magazzino corretta e aggiornata con la posizione di ogni porta oggetti. Increspando leggermente le labbra, la ragazza apportò qualche rapida modifica con una penna rossa, simile a una maestra che correggeva un compito. Quasi bene dai. Poco dopo fu il turno di Kazuo. In questo caso doveva fidarsi sul contenuto dei suoi fogli, ma a contrariarla era la forma. Non c'era un minimo di omogeneità, né spazio per segnare la collocazione corrente, tanto meno per eventuali note. Lo fulminò con lo sguardo, o per lo meno quella era la sua intenzione. Ora lo ricopi come si deve insieme al tuo compare qui. E veloci, che siamo solo all'inizio. Nel frattempo si mise a fissare intensamente Katuo, che sembrava battere la fiacca, producendo un aumento della produttività del duecento per cento. Sospirò, possibile che fossero tanto scansafatiche? Sistemare tutto sarebbe stato quasi più complicato che riordinare l'archivio dell'amministrazione incasinato dall'intervento di Febh e Hebiko.

    Harumi alzò gli occhi al cielo, domandandosi perché tutti si divertivano a dargli ordini da quando era arrivata nel Villaggio del Suono, e interrogandosi quindi di che fine avesse fatto Kato, il ragazzo che l'aveva cacciata in quel pasticcio. Spinse avanti il carrelino mobile con cui stava spostando una cassa di kunai verso la loro nuova dimora. Katuo, che faceva coppia con lei, li prendeva a pacchi di dieci e li collocava nelle apposite vaschette. Nel frattempo gli altri due garzoni proseguivano in parallelo sullo stesso corridoio, in modo che l'aspirante kunoichi potesse tenerli d'occhio. Erano tutti esausti, e fuori ormai stava scendendo la sera, ma i rimproveri della giovane, simili a frustate, li esortavano a continuare. Finalmente entrambi i carrelli furono vuoti e Harumi finì di segnare sull'elenco, questa volta scritto con tutti i crismi del caso, la posizione delle armi ninja. I suoi tre sottoposti erano sdraiati per terra o collassati in posizioni improbabili, ma si erano meritati un po' di riposo. La ragazza si lasciò andare su una sedia girevole, appoggiandosi con le braccia allo schienale e iniziando a farla ruotare piano per rilassarsi. Oggettivamente quel posto era uno splendore rispetto a quando lo aveva trovato, ma il giudizio di Kato la preoccupava comunque. In cielo, attraverso una finestra, vide la falce lunare risplendere. Il suo primo giorno a Oto stava per giungere al termine, ed era stato piuttosto stancante.
     
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    ~Post III



    Mentre Harumi si dilettava nel dare direttive e ordini ai tre poveri inservienti del magazzino io mi ero nel frattempo allontanato, non troppo distante a dire la verità. Uscendo dal retrobottega presi un paio di stradine secondarie e mi diressi verso una persona a me fidata.
    Da quando ero ritornato dal viaggio educativo con il Maestro Fabbro ad Oto avevo avuto modo di fare nuove conoscenza nell’ambito della lavorazione dei materiali e una di queste era Yoshimiko. Un vecchio artigiano del Villaggio di Oto, fabbro di professione. Per sua stessa ammissione si limitava a produrre in serie senza personalizzare nulla di particolare. Insomma buona parte dei kunai o shuriken erano frutto della sua fatica. Mi presentai educatamente e gli chiesi un favore. Fortunatamente il fabbro accettò.

    Nella strada di ritorno rendendomi conto che era fino troppo presto decisi che prima di ripresentarmi a lavoro avrei seguito una sorta di deviazione verso il quartiere popolare, quello che dovevo fare era visitare alcuni posti specifici, che avrei introdotto ad Harumi successivamente.

    Al termine, quando ormai, il sole stava lasciando spazio alle ombre della sera decisi che era arrivato il momento di tornare indietro. Entrai sempre dal retrobottega e la prima cosa che notai fu i tre inservienti appoggiati a terra, completamente sfiniti. Presi a ridere, di gusto, e spostando lo sguardo verso Harumi accennai un segno di approvazione. Successivamente passai tra i vari scaffali e valutai l’ordine e la qualità delle disposizioni. Era tutto veramente messo a puntino, degno di una mano esperta. Tornai indietro e solo a quel punto spezzai il silenzio:- Ben fatto Harumi, e ben fatto voi. Katuo e combriccola potete tornare a casa. Te Harumi seguimi, nel frattempo chiudiamo questo posto. Per oggi direi che abbiamo lavorato a sufficienza.- A quel punto, dopo aver salutato i tre impiegati, con Harumi alle spalle mi indirizzai verso la dimora e allo stesso tempo bottega del fabbro. Harumi si sarebbe trovata davanti l’artigiano completamente immerso nel suo lavoro: stava infatti preparando il ferro, pronto ad essere lavorato -Bene Harumi, ti presento Yoshimiko; uno dei vari fornitori del Magazzino e instancabile lavoratore. Ora ti chiedo di portare pazienza. Per risparmiarti la fatica di stare in piedi e al freddo se vuoi puoi entrare in casa e trascorrere un’oretta in compagnia della moglie del mio amico. E’ una brava donna, quando avrò finito di lavorare ti mosterò qualcosa e voglio sentire la tua opinione.-

    Senza aspettare un momento insieme al fabbro iniziai a lavorare pesanemente e se Harumi nel frattempo avrebbe sbirciato dalla finestra si sarebbe accorta di quanto effettivamente ci stavamo impegnando. Dopo diverso tempo mi tolsi la maglia dal sudore e dal caldo, mostrando in effetti la mia schiena e il mio corpo ricorperto da numerose cicatrici, alcune di esse molto estese e profonde. Ma in quel momento ero concentrato e non avevo pensato più di tanto al decoro.

    Conclusa l’opera e dopo una veloce risciaquata entrai in casa e misi davanti agli occhi di Harumi tre oggetti apparenemtne dentici:- Come puoi vedere questi sono tre tekken. Sembrano uguali ma non lo sono. Uno è stato fatto da un ninja per dei ninja. Un altro è stato fatto da un bravo fabbro per i ninja e infine il terzo ha qualcosa che non va…e sarebbe interessante capire quale difetto ha. In base alla tua esperienza di oggi… ti chiedo di riconoscerli-

    E così uno alla volta portai alla vista i vari tekken, lasciandole anche il tempo eventuale di analizzarli e provarli. Il primo dei tre presentava un colore molto chiaro, quasi riflettente. Pesava in maniera non troppo eccessiva, inoltre le rifiniture per le nocche erano decisamente elaborate e studiate. Il secondo, dal colore grigio meno chiaro, invece era decisamente diverso. Il peso era sicuramente importante, maggiore del precedente. Tuttavia non presentava lo stesso livello di cura nel dettaglio, ad occhio era molto più grezzo. Infine il terzo era una sorta di via di mezzo: il colore abbastanza indefinito, grigio quasi opaco. Il peso non era né eccessivo né troppo leggero. Si poteva definire bilanciato, senza dubbio. Infine le rifiniture erano sicuramente migliori rispetto alla seconda ma di certo non superiori alla prima.

    Ma a che cosa stavo veramente puntando? E che cosa volevo veramente chiedere ad Harumi? Ero dannatamente curioso di sentire la sua risposta.



    Piccolo indovinello per spingere Harumi davanti ad una grossa responsabilità, in realtà quotidiana per i ninja di un certo grado. Prova a dare le risposte giuste, sopratutto con i giusti ragionamenti e riceverai un premio, altrimenti il tutto si farà più complesso!
     
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    Quando Kato rientrò nel magazzino osservò per un poco la situazione, premiando infine Harumi con un cenno di approvazione. La ragazza, soddisfatta sebbene la stanchezza, ne fu felice e replicò con un tenue sorriso. Diversamente dagli altri dipendenti, che vennero congedati senza troppi complimenti, il genin sembrava avere altro in mente per la ragazza. Perplessa, lei annuì mentre lo seguiva fuori dall'edificio. Lo vide chiudere con attenzione tutti gli ingressi, riponendo le chiavi al sicuro, per poi incamminarsi verso una destinazione sconosciuta. Incespicando un poco si sbrigò a tenergli dietro, timorosa di perdersi. L'ultima cosa che desiderava in quel momento era ritrovarsi, sola, a girovagare per le stradine del Villaggio del Suono mentre scendeva la sera.

    Infine giunsero alla presenza di Yoshimiko, un fabbro di Oto con cui Kato sembrava in confidenza, o per lo meno in buoni rapporti. Chinò la testa e si presentò rispettosamente all'uomo, anche se quello distolse a fatica lo sguardo dal suo lavoro per darle una rapida scorsa.Eh? In casa? Ma non vorrei disturbare, insomma... Le parole le si bloccarono in gola e solo la loro incorporeità evitarono che rischiasse di soffocare, anche se la ragazza manifestava gli stessi sintomi. Fin che parlava lo Yotsuki si era infatti sfilato le vesti superflue, rendendo paonazza la povera fanciulla che temeva fosse sul punto di spogliarsi del tutto. Voltandosi di scatto, concluse rapida la frase. Sì, credo che aspetterò con la moglie... Buon lavoro! Se Kato si fosse voltato un'ultima volta prima di mettersi all'opera per rispondere all'augurio avrebbe trovato nella posizione dove si trovava Harumi un secondo prima solo una nuvoletta di polvere che lentamente si abbassava mentre in lontananza avrebbe udito richiudersi la porta alle sue spalle. Una ragazza imbarazzata può compiere scatti degni del miglior centometrista.

    La signora si rivelò piuttosto affabile, offrendo alla giovane non solo del the, ma una vera e propria cena, seppur parca, man mano che il tempo trascorreva. Harumi si prodigò in una serie di ringraziamenti e complimenti talmente sfiancanti che alla fine la donna la pregò di smetterla. Quindi anche a Oto si potevano incontrare delle brave persone, fu ciò che la ragazza concluse mentre la padrona di casa lasciava la stanza per adempiere ad altre faccende domestiche. Scorgendosi un poco dalla finestra vide la fucina, vomitante metallo fuso, la grande incudine su cui instancabilmente il fabbro batteva un blocco metallico arroventato per dargli la forma e tutti gli strumenti ordinati al suo fianco, simili a soldati sull'attenti pronti ad eseguire i suoi comandi. Kato era poco discosto ed armeggiava con una lima, probabilmente per rifinire o sgrezzare delle imperfezioni. Notò subito che la schiena del ragazzo, ora effettivamente nuda, era solcata da innumerevoli segni e cicatrici, alcune terribili a vedersi. Come se le è procurate? Alcune sembrano piuttosto vecchie... Se le è fatte durante le sue missioni da ninja, o forse la causa è un'altra, magari il motivo che l'ha spinto a scegliere questa strada... Ragionando a voce alta tra sé e sé si rese conto di non conoscere per niente lo Yotsuki. Come del Villaggio stesso che stava per diventare la sua nuova casa d'altro canto. Sospirò. In pratica, sapeva solo quello che non sapeva. Avrebbe dovuto colmare quelle lacune al più presto.

    Ad un certo punto i due uomini riposero i ferri del mestiere e Kato salì di sopra, posando infine davanti ad Harumi tre tekken e ponendole un quesito. La ragazza si fece improvvisamente seria, concentrandosi al massimo per dargli la risposta corretta. Li prese in mano uno alla volta, avvicinandoli agli occhi, soppesandoli, passando il polpastrello sulla superficie per percepirne eventuali irregolarità ed infine indossandoli. Quando fu sufficientemente sicura delle sue deduzioni le condivise al genin, sebbene tenesse a precisare che non era un'esperta di armi. La sua mente logica tuttavia le aveva sottolineato alcuni particolari e su quelli aveva costruito una teoria, che andò a esporre. Partiamo dal più semplice, quello più grezzo, più pesante. E' senza dubbio resistente e ben realizzato, probabilmente con una tecnica che ne permette la produzione in serie. Direi che l'ha realizzato un artigiano che sa il fatto suo e che non ha badato troppo ai dettagli, quindi probabilmente con ordini di grosse partite. Lo ripose, prendendo invece la via di mezzo. Buona fattura, più rifinito sebbene senza fronzoli, più leggero, eppure credo sia altrettanto se non più resistente dell'altro e la superficie non è riflettente. Direi opera di un ninja per altri ninja, come suggerivi. Più maneggevole, dà meno nell'occhio e ci ha perso sopra più tempo renderlo performante. Ripose anche quello per allungare la mano verso l'ultimo rimasto. Ho lasciato questo per ultimo perché è quello che decisamente mi convince meno. Troppo raffinato per un ninja, probabilmente realizzato come pezzo singolo da essere venduto ad un prezzo maggiore, ma non certo per la qualità dell'arma. La superficie riflette troppo la luce, sembra più da esposizione che da combattimento. Non ho conoscenze di metallurgia sufficienti purtroppo, ma se dovessi formulare un'ipotesi temo che si rivelerebbe il più fragile dei tre e quindi inadatto allo scopo. Sospirò mentre lo ricollocava con gli altri sul tavolo. Questo è tutto ciò che mi viene in mente, spero di non aver sbagliato di troppo. Rimase in attesa della risoluzione della prova da parte del giovane, domandandosi nel frattempo perché le avesse posto tale domanda e temendo parimenti di deludere le sue aspettative. In fin dei conti era solo un'aspirante kunoichi senza una reale conoscenza del mondo, sorretta solo dalla sua arguzia e forza di volontà. Ma, proprio per questo, non si sarebbe data per vinta facilmente.
     
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    Mentre Harumi esponeva le sue idee e teorie riguardo alla qualità, difetti e caratteristiche dei tre tekken i miei occhi la fissavano intensamente. Quello che volevo vedere era notare la concentrazione e serietà nell'opera. E quella senza dubbio non mancava, il che fu decisamente una buona cosa. Mancò tuttavia l'esperienza nel sapere distinguere quelle armi, quelle buone da quelle cattive e sopratutto da evitare come la peste.

    Attesi la fine del suo discorso per intervenire subito:- Purtroppo Harumi nemmeno una di quelle che hai detto è giusta. E quindi hai fallito, diciamo così la prova.- mi rivolsi a quel punto al mio amico artigiano – Yoshimiko, ti chiedo di non fare parola con nessuno di stasera e di quello che hai sentito prima da me. Almeno finché non avremmo risolto il problema.- il mio tono di voce si soffermò sulla parola problema. Perché era proprio quello il punto. Comunque ripresi a parlare subito dopo: - Harumi alla fine dei conti come per un fabbro che conosce alla perfezione i suoi strumenti e la sua forgia lo stesso dove valere per un ninja con il suo equipaggiamento e fra poco te lo dimostrerò nella pratica. Ora abbiamo un ultimo compito da sbrigare per chiudere questa giornata che si sta facendo decisamente più pesante del solito. Seguimi, ti spiegherò tutto lungo la strada.- così raccogliendo tutti e tre i tekken e salutando il vecchio me andai dalla forgia, portandomi appresso l'inesperta studentessa.

    -Harumi, ora ci stiamo digerendo verso i Quartiere dei Piaceri; non so ne sei consapevole ma è senza dubbio la parte più pericolosa di Oto... ed è un tutto un dire per intenderci. Visto che la situazione a un certo punto potrebbe farsi complicata userò l'arma che hai indicato come la migliore. La terza che ti ho mostrato, e se mi succederà qualcosa per colpa di quell'arma... magari si spezza o non mi difende, la responsabilità sarà chiaramente tua, no?- ero dannatamente serio. Durante il percorso rimasi in silenzio, osservando tutte le luci di quelle viuzze. I locali di terza scelta e di dubbia moralità. Un posto molto simile ai sobborghi dove avevo vissuto per molti anni, in un certo senso mi sentivo quasi a mio agio ma ero sicuro che non valeva lo stesso per la persona che mi accompagnava. Mi guardavo spesso attorno per evitare brutti incontri, camminando davanti alla studentessa. Un po' come una sorta di frangivento per limitare interazioni spiacevoli con puttane, ubriachi e malviventi di quella zona.

    Ad un certo punto dopo esserci inoltrati a sufficienza in quel quartiere, mi fermai all'angolo di una stradina che dava su una più larga. Con un gesto discreto della mano invitai la studentessa ad avvinarsi: - Scruta oltre all'angolo, verso la fine della strada senza farti notare. Chi vedi? E cosa noti?- La mia era una domanda retorica perché conoscevo, purtroppo, già la risposta. Harumi aguzzando la vista avrebbe sicuramente notato una persona a lei nota: Kazuo, l'impiegato del magazzino. Solo un cappotto, di buona qualità, lo distingueva rispetto al solito. Camminava abbastanza velocemente e si muoveva abilmente tra la gente.

    Guardai Harumi:- Dobbiamo pedinarlo e capire dove va. E lo farai tu. Immagino che sia la prima volta che ricevi una richiesta del genere e per quello mi sento di dirti alcune informazioni utili: non perderlo mai di vista, ma mantieni una certa distanza. Secondo: evita come la pesta zone vuote, se si volta sei fregata. Ci muoveremo tra la gente. Forza andiamo.-

    Harumi aveva il suo compito. Ora non restava che eseguirlo. Io l'avrei seguita, ascoltando le sue indicazioni oppure stando dietro ai suoi passi. In ogni caso Kazuo non l'avremmo perso, ne ero sicuro.



    Historia mi dispiace ma le risposte non erano giuste, ergo la faccenda si fa ancora più misteriosa e si complicata. Dobbiamo seguire Kazuo per capire dove va o con chi si incontra. Quindi da buon sensei ti metto davanti ad una prova. Descrivi una situazione di inseguimento/pedinamento. Piena libertà e fantasia. Mi sento solo di dirti che il Quartiere dei Piaceri è un posto complicato e non mi aspetterò di certo che le cose andranno bene sempre. La parte finale dell'inseguimento la concluderò io nel prossimo post, con l'esito dell'eventuale pedinamento. Quindi diciamo che puoi terminare il tuo post senza giungere ad una destinazione precisa.

     
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    Pedinamento

    Post iv



    Harumi aveva fallito. Non c'era altro modo per dirlo. I suoi ragionamenti, per quanto ben strutturati, non avevano condotto alla soluzione esatta. Forse l'errore non era da cercare nella logica applicata dalla giovane, piuttosto dalla carenza di informazioni su cui fondare le deduzioni. Come aveva premesso non si intendeva né di metallurgia, né di armi, ma nonostante quello aveva comunque tentato di formulare un'ipotesi. Abbassò lo sguardo, concentrandosi sul tavolo di legno di fronte a sé. Le dispiaceva aver deluso Kato, e non voleva leggerglielo negli occhi. Al suo comando si alzò comunque prontamente, desiderosa di farsi se possibile perdonare. Non che avesse qualcosa di cui veramente rimproverarsi, ma ciò nonostante non poteva non sentirsi in difetto. Dopo aver rispettosamente salutato i padroni di casa con un inchino accelerò il passo per raggiungere lo shinobi, che nel frattempo era andato avanti. Una volta che l'ebbe raggiunto il genin le spiegò quale fossero le sue intenzioni. Quartiere... dei piaceri? Non serviva molta immaginazione per intuire quale fosse l'attività più praticata in quei vicoli, per quanto la giovane non avesse praticamente esperienza del mondo. Alla successiva affermazione dell'uomo, Harumi non pote trattenersi e l'afferrò per una manica, implorandolo di cambiare idea. Ti prego non farlo, non vorrei che ti ferissi per un mio errore... Gli occhi della ragazza lo supplicavano, si sarebbe sentita la persona peggiore del mondo se fosse successo qualcosa a Kato a causa sua, nonostante lo conoscesse solamente da quella mattina. Che avesse successo o meno nella sua supplica, non avrebbe abbandonato un istante il fianco del ragazzo. L'ambiente che li circondava si era fatto ancora più lugubre, se possibile, nonostante diverse luci dall'aria malata rischiarassero i vicoli, per lo più sulla tonalità del rosso. In qualche modo, di fianco allo Yotsuki si sentiva protetta, il che era strano. Poteva benissimo nascondere una personalità odiosa, se non addirittura pericolosa, ma per ora Harumi lo percepiva come l'unica ancora di salvezza su cui contare.

    Erano in cammino da quasi una decina di minuti, trascorsi per la maggior parte in silenzio, quando Kato si fermò all'angolo di un incrocio con una strada più larga, facendo cenno ad Harumi di avvicinarsi. La giovane riconobbe immediatamente il dipendente del magazzino, che fino a qualche ora prima aveva lavorato sotto le sue direttive. MI sembra... sì, è Kazuo. Non aggiunse altre domande, come un classico cosa ci fa qui?, perché le sembrava da una parte stupido, per quanto ne sapeva lei poteva benissimo abitarvici, dall'altra inutile, perché senza dubbio il genin l'aveva condotta fin là per una ragione ben precisa. La studentessa, anche se non era ancora sicura di potersi definire così, deglutì alla richiesta del genin, ma al contempo annuì. Io... suppongo di poterci provare! Detto ciò, si sporse dal loro riparo per osservare il suo obiettivo. Era guardingo, ma non eccessivamente. Si voltava a controllare i propri passi di rado, per la maggior parte delle volte quando sbatteva contro qualcuno che procedeva in senso contrario. Harumi prese un respiro profondo e contò mentalmente fino a tre, dopo di cui considerò la distanza sufficiente per non correre il rischio di essere immediatamente individuata e si immise nella strada principale. Quasi senza rendersene conto procedeva in punta di piedi, prestando attenzione ad ogni minimo movimento entro il suo campo visivo. Si spostava come un'anguilla, serpeggiando ove possibile tra la folla in modo da non seguire l'uomo in linea retta. Forse in modo un po' esagerato, tendeva ad accostarsi ad ogni sporgenza che trovava lungo la via, fosse un baracchino, una colonna o un capannello di clienti, per occultarsi parzialmente. Quando d'improvviso il dipendente dell'armeria svoltò in una stradina secondaria, accelerò il passo per timore di perderlo. Giunta alla svolta, tuttavia, la sorpassò lentamente, gettando solo un'occhiata di sfuggita al suo interno ed arrestandosi subito dopo averla passata. Kazuo le dava la spalle e si allontanava a buon passo, quindi anche lei, sempre controllando con gli occhi il terreno per evitare di sbattere involontariamente contro qualche oggetto che potesse produrre rumori e farla scoprire. Non si diede pena di controllare se Kato la seguisse o meno, era certa che un ninja esperto come lui non avrebbe avuto difficoltà in quel compito. Un'altra svolta, questa volta in una strada secondaria su cui si affacciavano diverse vetrine illuminate da lanterne rosse. Al passaggio dell'uomo, Harumi udì il richiamo di diverse donne al suo indirizzo, ma quello tirò dritto. Lo stesso fece la giovane, la quale ricevette poche profferte di servigi e invece diverse battutacce malevole. Il suo cuore batteva all'impazzata, non tanto per le male parole, quanto per il rischio che tali grida la facessero scoprire. Tuttavia, i rumori dei bassifondi occultarono le voci, e il suo bersaglio era ormai proseguito oltre. Poco più avanti tra la ragazza e l'uomo si frapposero alcuni malintenzionati, i quali non avevano evidentemente intenzione di pagare per usufruire di ciò che potevano ottenere da lei con la coercizione. Harumi indietreggiò, perdendo un attimo di vista Kazuo, ma la provvidenziale apparizione di Kato alle sue spalle, con il coprifronte ben in vista, li fece desistere. La ragazza mormorò un rapido ringraziamento e corse in avanti, dove la strada si divideva. Spostò rapidamente lo sguardo a destra e a sinistra, in ansia, domandandosi se lo avesse perso. Stava per abbandonare ogni speranza quando intravide il cappotto dell'impiegato emergere da dietro una bancarella. Riprese quindi l'inseguimento, accorciando la distanza, ma cercando di muoversi contro corrente, perché il flusso discontinuo di gente la inghiottisse facendo sì che l'uomo la ignorasse. Quando quello si buttò in una strettoia completamente deserta, dove a fatica poteva passare una persona per volta, Harumi si fermò, ricordando le parole di Kato, ed attese che Kazuo avesse raggiunto l'altra estremità prima di percorrere di corsa il passaggio. Ne emerse con estrema circospezione, ritrovando subito la sua pista. La giovane aveva il fiato corto, più per l'ansia che per la fatica fisica. Dove si stava dirigendo? E perché il genin sospettava del suo dipendente? Alla ragazza mancavano alcuni tasselli per poter compiere una supposizione almeno minimamente attendibile, eppure era certa che da lì a poco molto le sarebbe stato svelato.
     
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    Rimasi in silenzio, concentrato al massimo. Osservavo i movimenti di Harumi: la sua attenzione nel spostarsi in mezzo alle persone, alla sua volontà di non perdere mai d’occhio il nostro obbiettivo nonostante fosse la prima per esperienza per lei. Esatto, ero sicuro che non aveva già passato quel tipo di esperienza e lo si poteva senza dubbio notare, la sua buona volontà compensava, certo, ma era evidente che non aveva mai pedinato nessuno prima di quel momento.

    Sospirai, da un certo punto di vista era una buona cosa. Avere un ambiente dove sperimentarsi, relativamente in sicurezza, era un privilegio destinato a pochi e su questo Harumi avrebbe dovuto ritenersi fortunata. Comunque quella specie di inseguimento continuò per diverso tempo e come ovviamente avevo preventivato le strade del Quartiere dei Piaceri riservavano sempre sorprese, soprattutto quando si parlava di povere ragazze prese a muoversi da sole.

    Infatti durante il percorso incombemmo in un gruppo di poveri delinquenti che diedero tutti quanti una brutta impressione. Compresi che da lì a poco Harumi si sarebbe trovata in difficoltà e perciò, per non insospettire l’inseguito, intervenni. Bastò il mio coprifronte per sedare i bollenti spiriti e ormoni.

    Proseguimmo e dopo ancora avere imboccato alcune strade che di volta in volta si facevano sempre più strette giungemmo ad una specie di zona fittamente densa. Numerosi magazzini si stagliavano di diversi piani di altezza rispetto a diverse altre strutture commerciali, più basse. Eravamo finiti in una specie di distretto commerciale all’interno del Quartiere stesso. Le vie erano terribilmente affollate, del resto la notte era il momento ideale ad Oto per il commercio.

    A peggiorare le cose all'improvviso una goccia colpì il mio viso, subito dopo seguì un’altra goccia ancora e nel giro di pochi secondi una fitta pioggia prese a cadere sul Villaggio del Suono. Scrollai la testa, non era un buon segno. Fischiai, debolmente, nella direzione della mia sottoposta con la chiara intenzione di attirare la sua attenzione. Mi avvicinai così alla studentessa.

    -Hai visto? Kazuo è appena entrato in quel magazzino, poco più avanti. E’ una struttura annessa ad una rivendita di materiale di vario genere. La mia domanda è molto semplice: perché? Perché non è tornato a casa? Forza, avviciniamoci, entriamo sulla via laterale e affacciamoci ai bordi di una di quelle finestre; non credo che avremmo difficoltà ad origliare.-

    Presi di nuovo il comando portandomi avanti e dopo aver attraversato in direzione trasversale la calca di persone e gente mi infilai sul vicoletto che dava sul lato lungo del magazzino, dislocato in tre piani. Mi abbassai e mi avvicinai furtivamente alla finestra. Indicai di fare la stessa cosa ad Harumi. A quel punto ci affacciamo entrambi e osservai precisamente quello che mi ero aspettato di trovare, purtroppo.

    Kazuo si trovava in piedi di fronte a quattro persone. Un tipo, piuttosto obeso e dal viso butterato, stava seduto su un’ampia poltrona con la gambe appoggiate su una sorta di scrivania. Le altre tre persone invece erano in piedi, disposte in semi-cerchio al suo fianco. Davano l’idea di essere delle specie di buttafuori.

    -Allora piccolo Kazuo fammi un piccolo resoconto di oggi, ho sentito che hai un nuovo capo…-

    L’impiegato tentennò, poi prese a parlare:- Sì, è un tipo tosto ma un po’ superficiale… Un Genin. Ma non è un pericolo, ha usato la sua autorità per imporre il suo lavoro ad una studentella un po’ so-tutto-io, una bella stronza. Ovviamente si dimostrata completamente ignorante, e a parte il suo aspetto che mi scatena molti istinti, non si è accorta di nulla.- attese un istante - Io e gli altri abbiamo scambiato senza problemi i Kunai, Shuriken e dei Tirapugni, in queste settimane. A proposito dei tirapugni… qui ho quelli originali, sottratti dalle fucine ninja di Oto. Di perfetta qualità.- Kazuo estrasse un pesante sacca dal suo cappotto e l’appoggiò sul bancone del tipo. Uno dei tizi in piedi si alzò mostrando il tekken, precisamente il primo che avevo mostrato ad Harumi. Quello che aveva prodotto il mio amico fabbro.

    Incrociai lo sguardo con Harumi, sul mio sguardo si dipinse un sorriso. Probabilmente intraducibile per la studentessa.

    -Molto bene, molto bene; potrò rivenderli e farci un bel gruzzoletto. Però meglio volare basso per un po’. Apri quella cassa, lì troverai diversi tonici e bombe, ovviamente fanno schifo come qualità. Prendili, portali a casa. Aspetta qualche giorno e poi un po’ alla volta mescolali con le originali. Ci faremo risentire quando avrai fatto tutto. -

    Mi avvicinai ad Harumi. Sapevo che tutto quello che era successo l’aveva sconvolta, non poteva essere altrimenti ma avevo bisogno di lei, volevo metterla alla prova un’ultima volta. Sotto la pioggia battente con uno sguardo marmoreo proferii:- Ora dimmi… piccola Ninja di Oto che cosa faremo? Ti do due possibilità. La prima è seguire la mia alternativa: entro da questa finestra. Ammazzo tutti e lascio vivo Kazuo, giusto il tempo per la confessione davanti ad Hebiko. Mentre taglierò la gola a quei bastardi e poi infilerò le loro armi del cazzo nel buco che ho creato. Oppure puoi convincermi del contrario. Puoi persuadermi che abbiamo un piano B… ma dovrai essere molto convincente, perché vedi… sono molto ma molto incazzato ora.-


    Come puoi vedere Historia da piccoli gesti derivano comunque grandi responsabilità! Quei tirapugni al magazzino erano falsi e Kato se ne era accorto. Ora è molto su di giri. Come ti ha ben detto hai due possibilità: seguire il suo piano ma allo stesso tempo macchiare indelebilmente di sangue la mani il tuo PG, ma cosa a cui Kato non genera alcun problema.

    Oppure proporre un tuo piano d'azione, senza intervenire fisicamente. Il piano può andare dall'infiltrazione, o assalto o qualsiasi altra cosa che ti viene in mente. Costruisci una o più strategie nella quali spieghi come pensi di catturare i nemici o smascherarli... insomma di nuovo piena fantasia! E' una free del resto!

    Nel prossimo post leggerai il risultato e conseguenze delle tue azioni.
     
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    La pioggia la prese di sprovvista e i ricordi la travolsero. Pioveva anche quando, grazie all'intervento di Kairi e Ayuuki, aveva abbandonato il suo villaggio, fuggendo alla triste sorte di essere arsa viva. Per qualche istante si sentì nuovamente la Harumi di un tempo, piccola e impotente, ma passò subito. Come la fenice, quel giorno era rinata dalle sue ceneri, per fortuna solo metaforicamente: una nuova Harumi decisa a scegliere da sé il proprio destino. Le sembrava che fosse passata una vita, quando invece non era neppure trascorsa una settimana. Rabbrividì, questa volta per colpa dell'acqua che iniziava a ricoprirla. Proseguì comunque la caccia, imperterrità, mentre i vestiti aderivano al corpo e si facevano pesanti. Durante l'inseguimento le attraversò la mente che non aveva un cambio, né tanto meno un tetto sotto cui rifugiarsi al termine di quella lunga giornata. Forse, supplicandolo abbastanza, Kato gli avrebbe lasciato usare un angolino del magazzino dell'armeria, si sarebbe accontentata per il momento. Dovette rimandare tali preoccupazioni quando il loro obiettivo raggiunse la sua destinazione.

    La ragazza si limitò ad annuire agli interrogativi posti dallo Yotsuki, in fin dei conti si trattava di domande retoriche. Era chiaro che Kato sospettava del suo sottoposto, e visto il luogo probabile era un appuntamento con dei complici. Harumi iniziava ad intuire quale fosse la merce interessata unendo tutti i tasselli, ma preferì osservare la situazione prima di esprimersi. I suoi sospetti furono confermati dalla scena che si aprì ai suoi occhi quando, insieme all'uomo, si affacciò da una delle finestre che davano sull'interno del magazzino. Storse la bocca nell'udire la conversazione che vi si stava svolgendo. Chi sarebbe la stronza? Il mormorio, pronunciato talmente a bassa voce da essere a malapena percepibile da Kato, le sfuggì. Lei aveva solamente cercato di farli lavorare secondo la logica, in modo che risparmiassero tempo ed energie in futuro, e l'insulto, oltre al commento sul suo corpo, da parte di Kazuo la indisponeva. Tuttavia la violenza gratuita, compresa quella verbale, esulava dal suo temperamento, quindi ingoiò quel boccone amaro. Come anche il fatto di essersela fatta fare sotto il naso. Era vero che era nuova a quel mondo, e non aveva avuto il tempo di seguire tutti e tre i dipendenti per l'intero pomeriggio, ma si sentiva comunque una stupida. La sua fiducia nell'umanità, già sotto la soglia critica, diminuì ulteriormente. Quel mondo non era fatto per i deboli, e lei si era ripromessa di diventare forte anche per proteggere chi non ce l'avrebbe fatta da solo.

    La giovane scambiò uno sguardo con il genin. E quello che vi vide, per non parlare di ciò che udì, la inquietò profondamente. A che gioco stava giocando Kato? Deglutì prima di aprir bocca, insicura. Ucciderli?... Come poteva dire una cosa del genere con tanta leggerezza? Neanche sforzandosi Harumi riusciva a concepirlo. Però era anche vero che lo shinobi le stava offrendo una scappatoia, per quanto angusta. Un piano B... Portò l'indice ripiegato su se stesso davanti alle labbra e sul suo volto comparve un'espressione concentrata. Stava evidentemente riflettendo in velocità sulle alternative. Il ninja di Oto era certo di riuscire a sopraffarli tutti con facilità, quindi lo avrebbe adottato anche lei come presupposto. Se solo avesse avuto tempo di approfondire le arti ninja, e in particolare di conoscere le capacità di Kato e studiare quelle degli avversari, la sua soluzione sarebbe potuta essere più raffinata, ma in mancanza di tali argomenti avrebbe dovuto cercare una via più generica. Potremmo sigillare tutte le uscite prima, poi fare irruzione e stenderli senza necessariamente ucciderli. Penso che tu ne sia in grado. Guardò Kato, cercando di tirar fuori il suo miglior sguardo adulatore. Hai per caso qualche tecnica o equipaggiamento in grado di stordirli tutti insieme, in modo che sia più facile sopraffarli? Non poteva lasciare che il genin li uccidesse così su due piedi, quindi decise di mettersi in gioco in prima persona. Potrei...potrei anche fare da esca, o distrarli. Mentre si concentrano su di me tu entri di soppiatto e li metti fuori gioco. Può funzionare! Ad ascoltarsi, le veniva da piangere: non avrebbe convinto neanche un bambino con quelle argomentazioni, ma non le veniva altro in mente. Era ancora troppo inesperta di quel mondo tutto nuovo per lei. L'unica cosa di cui era certa era che non avrebbe lasciato che succedesse un tale macello sotto i suoi occhi. D'istinto, afferrò con la mano il braccio dello Yotsuki e lo fissò negli occhi. Non sei una persona cattiva, io... io lo so. Nell'affermarlo ci mise una convinzione di cui, in realtà, era sprovvista. Ma, nonostante tutto, non si rassegnava: negli uomini ci doveva essere qualcosa di buono in fin dei conti, altrimenti sarebbe stato tutto inutile. Mettiamoli al tappeto, ma senza ucciderli. Verranno giudicati e puniti per i loro crimini secondo la legge. Per quel poco che aveva visto del Villaggio del Suono, non era sicura che vi fosse veramente qualcosa di definibile giustizia in quel posto, ma un'esecuzione non era certo preferibile. Non avendo altro da aggiungere, Harumi sarebbe rimasta a sostenere lo sguardo di Kato fintanto che non avesse avuto la sua risposta.
     
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    In Otogakure la legge siamo Noi, Harumi.-



    Le mie furono parole granitiche. Espresse con una serietà che superava già quella che fino a quel momento avevo espresso. La studentessa avrebbe presto scoperto la cruda realtà. La fissai intensamente:- Bussare alla loro porta? Significava solo darli il tempo per scappare, loro non si aspettano nessuno. Sigillare tutte le porte? Troppe energie sprecate e decisamente fin troppo rischioso nel farsi scoprire. Infine entrare e pensarci da solo? E così che ti liberi del peso?! Avevo chiesto a TE un piano da attuare. Non scaricare le PROPRIE responsabilità!- appoggiai una mano sulla spalla di Harumi. Con entrambi gli arti impugnavo i tirapugni che mi aveva indicato come i migliori.

    -Ora osserverai il peso delle tue conseguenze giovane Shinobi… e scoprirai che il sapere a volte non è sufficiente! -



    Scattai, alzandomi di colpo, e con un diretto ben preciso sfondai la finestra aprendomi così una strada verso l’interno. Nel preciso momento in cui scavalcai i cardini, tra lo stupore degli astanti, mi mossi velocemente in avanti. Mi diressi proprio al centro della stanza, verso il tizio fuorimisura seduto. A quel punto, sorprendendo tutti per la velocità di esecuzione, eseguii Note del Dolore Do! Re! Contro il tizio lanciandolo così in aria e con una forza praticamente esplosiva. Poi con un passaggio laterale afferrai con la mano i capelli di Kazuo e piegando la sua testa verso il basso sganciai una poderosa ginocchiata contro il suo volto. Il danno fu enorme. Harumi avrebbe percepito il classico crack tipico di un setto nasale completamente fratturato. L’impiegato cadde a terra privo di sensi.

    Voltai la faccia verso la marmaglia rimanente, i tre buttafuori; i quali nel frattempo realizzando la situazione, a dir poco grottesca, abbozzarono una sorta di reazione istintiva. Estraendo ciascuno delle wakizashi di ottima fattura, chiaramente rubate ad Oto, si scagliarono contro di me portando tre attacchi contemporaneamente da diverse reazioni.

    Interposi entrambi gli arti superiori per difendermi da due dei tre fendenti, i tirapugni avrebbero fatto da scudo. Infine sviluppai in un istante la mia armatura elettrica poteziando così incredibilmente la mia resistenza. La punta della terza lama non fece altro che fermarsi sul petto, fermata dal Chakra e dal corpetto. Non potevo dire lo stesso dei tirapugni che non avevano tenuto il colpo. Si erano spezzati e le affilate spade avevano reciso entrambe le mie mani, superficialmente certo… ma il sangue colava copioso. In quel momento spostai lo sguardo verso Hiromi. Un occhiata della durata di un solo attimo, ma sufficiente a capire l’importanza delle sue scelte e delle sue conseguenze. Senza accennare ad un sprizzo di dolore con entrambe le mani afferrai le rispettive lame ed eseguendo una potente strattone disarmai i due brutti ceffi.

    Il resto lo avrebbe constatato la studentessa. Tre rapidi movimenti sarebbero seguiti. Tutti e tre niente altro che fendenti. Precisi, veloci e terribilmente potenti. Tre teste caddero a terra. Come avevo promesso. Un mare di sangue seguì, spargendosi ovunque nella stanza.

    Lanciai la spade lontano, avvicinandomi al contempo al tizio a capo dei bastardi defunti. Lo presi in spalla e con l’altra mano prendendolo dal giaccone alzai, senza troppe difficoltà, Kazuo. Avvicinandomi alla porta di ingresso la sfondai con un calcio e superando l’angolo del magazzino ritornai da Harumi.

    -I tuoi occhi non mi tradiscono, tu hai visto e passato momenti terribili come me... Tu hai visto l'Oscurità e la sua disperazione. E proprio per quello dovresti sapere quanto è mostruoso il mondo. Hai fallito, hai tentennato e se ripeterai questo errore la perdita della mia vita, la tua o quella di un tuo compagno potrebbe essere il prezzo da pagare. Ovvero perdere quelle poche cose preziose che ti sei guadagnata. Ricordati… Hai scelto una vita di sangue e sacrifici. Pensaci stanotte, ci rivediamo domani al magazzino. E’ un ordine.-

    Presi a camminare verso il Palazzo dell’Amministrazione, pronto a fare rapporto ad Hebiko. Ma prima di scomparire in mezzo alla folla mi voltai verso la studentessa. Un’ultima volta per quella sera.




    -Sei congedata.-



    Già. Per Harumi non sarebbe stato semplice.


    Aimé Historia la tua pg non ha convinto Kato... anzi! Un Bad Ending per una storia che poteva andare diversamente, ma questo sicuramente farà crescere la tua pg e la consapevolizzerà di quello che è veramente Oto. Se vuoi liberissimo di fare un breve post, per concludere la storia dal punto di vista della tua pg!

    A parte considerazioni Gdrristiche, grazie per la giocata! Ora Hiromi conosce quasi meglio di chiunque altro Kato!
     
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    Le parole di Kato la colpirono in pieno, pesanti come macigni. Io... Forse lo shinobi aveva ragione, le soluzioni da lei proposte non facevano altro che allontanare da lei il problema. Io... L'espressione adirata sul volto del genin la fece inconsciamente indietreggiare di qualche passo. Improvvisamente non era più un'aspirante kunoichi, ma solo una ragazzina spaventata. Io non... Prima che riuscisse a formulare una difesa, il ragazzo entrò in azione, lasciandola indietro. Harumi non ebbe la forza psicologica di seguirlo, si sentiva svuotata dopo le critiche ricevute. Con gli occhi umidi seguì la figura del ninja di Oto all'interno del magazzino. Quando le lame dei suoi tirapugni si incrociarono con il filo delle wakizashi, le armi impugnate dal giovane si rupperò con un frangore sinistro, che alle orecchie della giovane suonò come il rumore della colpa. Incredula, spalancò la bocca, portandosi le mani sui capelli. Era stato il suo errore a ferire Kato. Suo, e di nessun altro.



    I loro sguardi si incontrarono per una frazione di secondo lunga un secolo. Un turbine di emozioni attraversarono il petto della giovane, per la maggior parte negative, che ne risultò gravato da un fardello difficile da sopportare. No... Perché le stava facendo quello? Avrebbe voluto urlargli di smetterla, di fermarsi, ma le parole non le uscivano di gola. Era solo una spettatrice impotente. Ogni volta che Kato trapassava la gola ad uno degli uomini là dentro Harumi percepiva il freddo del metallo sulla propria carne. Non era la morte in sé ad impressionarla, aveva assistito alla fine dei suoi genitori adottivi, come di molti altri compaesani, per mano di vari incidenti ed infine del morbo, ma quello era diverso. La violenza, l'odio, la rabbia. Tutti quei sentimenti, e molti altri, la travolsero, stordendola. Era così la vita che aveva scelto?

    Quando tutto fu finito, il genin tornò da lei, portandosi dietro i suoi prigionieri. La giovane lo vide ricoperto del sangue degli uomini a cui aveva sottratto la vita ed ebbe un moto di ribrezzo che le fece abbassare lo sguardo. Lo shinobi non si sbagliava, aveva attraversato le tenebre più oscure, provando sulla sua pelle la malvagità di cui l'umanità era capace. Proprio per quel motivo, tuttavia, non poteva accettarla. Il mondo era malvagio? Probabile. Doveva quindi esserlo anche lei? Assolutamente no. Senza alzare gli occhi, replicò con voce incredibilmente calma, senza incespicare nelle parole, ma al contrario trasmettendo una certezza che sembrava trascendente. Hai ragione, ho guardato dritto negli occhi la grande bestia e ne ho sentito il respiro sulla mia pelle, ma sono ancora qui a testimoniarlo, così come te. A quanto pare, tuttavia, ne abbiamo tratto conclusioni differenti. In un secondo momento Harumi non avrebbe saputo rispondere alla domanda di come le fosse uscita una frase tanto criptica. Probabilmente lo shock per le esecuzioni portate a compimento con ira e sangue freddo davanti a lei. O, forse, l'ispirazione di un kami. La giovane rialzò gli occhi giusto in tempo per incontrare quelli di Kato appena prima che scomparisse nella notte. Così si congedarono, sotto la pioggia.


    Ringrazio Cube per la giocata profonda! Ho preferito ruolare Harumi in modo coerente al personaggio, piuttosto di cercare la soluzione migliore, quindi sono soddisfatto di come si è conclusa la role.
     
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