Uno Scontro necessario

Kato Yotsuki vs Kairi Uchiha.

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  1. ~Cube
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    Il Fiore Lupo

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    Ormai per l’ennesima volta Kairi riuscì a scampare ai miei attacchi numerosi. Eppure erano azioni pensate, c’era una logica, uno stile di combattimento… ciononostante l’Uchiha aveva dato modo di anticipare le mie mosse. Mi veniva da dire quasi… che riusciva a prevederle. Ad anticipare il futuro.

    Ma era solo una sensazione. Poteva essere benissimo che quella sua trasformazione, quegli occhi rossi cremisi, così intensi concedevano alla fogliosa abilità che andavano oltre alla mia comprensione attuale. Comunque quella sorta di voci in testa, quelle creazioni comparse nel vuoto e la sua abilità nell’anticipare i miei movimenti erano delle coincidenze che non potevano essere sottovalutate e di conseguenza una cosa era certa: se quegli occhi riuscivano a concedere questi poteri Kairi si ritrovava in mano una forza incredibile.

    Una piccola gemma pronta ad essere lavorata e rifinita fino a trasformarsi in un prezioso diamante. Ma quanto tempo sarebbe servito? E soprattutto Kairi se lo poteva concedere? Quelle erano le domande che doveva porsi.

    Tenendo lo sguardo fisso sull’Uchiha notai che scattò verso di me, tentando una sorta di pugno; ancora prima di reagire compresi il significato di quel gesto: una specie di sfogo isterico. Dello stress che aveva accumulato fino a quel momento, in seguito alle mie parole e alle mie azioni.

    I miei riflessi furono sufficienti per imbastire una minima difesa. Alzai il mio arto superiore destro e interposi così il mio avambraccio al pugno di Kairi. Concentrando una lieve quantità di Chakra Elettrico riuscii senza problemi ad assorbire l’intera potenza del diretto [S. Difesa I&II][Danno].


    Fissai Kairi abbassando il braccio appena colpito. Le gocce di sudore colavano lungo la mia fronte, come alcune gocce di sangue dalle piccole ferite che avevo subito, entrambe comunque andavano ad imbrattare i miei vestiti. Inoltre la mia riserva di chakra era al limite, quasi ad un passo dall’esaurirsi e mi ritrovavo molto affaticato, non sarei resistito molto a lungo. Ma potevo di certo dire lo stesso della mia avversaria.

    Compresi che lo scontro in una certo senso era finito. Ora era di nuovo Kairi, amica di Shin e mia compagna di Team accademica.

    L’avevo ferita. Lo potevo notare dalla sua espressione. Ma le mie erano state parole sincere, vere. Non di superbia o dettate dalla foga del combattimento. Chi ero? La sua era una giusta domanda. Una domanda che mi aveva scosso.

    Ero uno Yotsuki? Lo ero veramente? Mio padre apparteneva sul serio al Clan? E perché era stato esiliato? Tutte questioni senza una risposta. Fu in quel momento che realizzai quanto fuorviante era stato quel combattimento. Nella foga della mischia mi ero dimenticato perché avevo veramente iniziato quello scontro. Mi ero dimenticato che stavo combattendo per migliorare me stesso.

    Stavo combattendo perché avevo un compito da portare a termine: cambiare il Clan. Ma mi ero preoccupato, la mia attenzione era stata tolta e rapita da Kairi. Dalla sua effettiva debolezza e per qualche minuto avevo smesso di pensare a me stesso ma alla sorte della mia compagna. In effetti non capivo che cosa stava effettivamente succedendo. Avevo aiutato l’Uchiha a migliorare se stessa? O mi ero semplicemente fatto odiare ancora di più?

    Scrollai la testa, ordinai i miei pensieri e presi a muovermi, ad allontanarmi di qualche metro. Diedi le spalle all’Uchiha e mi tolsi senza preavviso la maglia slacciandomi il corpetto; mostrando così, come a Shin, la mia verità. Numerose cicatrici, alcune profonde altre meno, si sarebbero presentate alla vista di Kairi. Sfregi che caratterizzavano tutta la mia schiena e fianchi, fino a quasi alle spalle. Alla vista erano terribili da osservare.




    Mi chiedi chi sono io per affermare certe cose. Non so risponderti. Oggi mi sono trovato qui con te per affrontarti, per rendermi più forte. Per sfidare i membri del mio Clan, per scoprire la mia vera identità. Per individuare i burattini che hanno deciso e manovrato la sorte di mio padre e quindi della mia vita…-

    Mi voltai verso Kairi. I miei occhi fissi su di lei.

    -…Però so invece molto bene chi ha fatto questo su di me. E si chiamano: esseri umani… Kairi. E’ vero non sono riuscito a colpirti, ad un certo punto volevo stenderti. Metterti a terra… per farti capire che la realtà è terribile. L’Oscurità scende in profondità… Pure nelle persone più vicine e quando si combatte… non devi anzi non dovrai mai limitarti, perché io le ho viste le tenebre e sono… spaventose. –

    Mi rivestii, prendendo in mano il corpetto.

    -Rispetto le tue abilità, ma non lo considero adeguate al mondo che dovrai affrontare. Non basta scappare o arretrare. Ricordati Kairi che arriverà il momento in cui dovrai fermati e subire… e per allora ti auguro di essere molto più forte di oggi.-

    Mi inchinai, in segno di rispetto. Come tra veri combattenti, come mi aveva insegnato mio padre. Poi proseguii in avanti, verso l’uscita. Superando così l’Uchiha.

    Quella giornata era finita.
     
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