Ospedale

Una giocata a caso per Shinken e Tezzu

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  1. Dorian Pavus
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    OH MIO DIO Mai Dorian avrebbe pensato che un evento del genere sarebbe potuto accadere proprio a lui. MADRE SANTISSIMA DI TUTTI I PAVONI! Continuava il Pavus ad urlare, andando freneticamente in su ed in giù per il bagno di casa. Non posso uscire in queste condizioni, non posso! Sarei lo zimbello di tutta Oto! Cosa direbbe Febh Yakushi, quel bellissimo, lungilineo ragazzo che dirige tutta questa baracca, che nasconde i suoi profondi e grandi occhi dietro ad un paio di occhiali privi di lenti? Si nascose dietro il separè ove era solito spogliarsi prima di farsi il bagno. Dovete sapere che la nobile famiglia di Dojin lo aveva sempre - almeno fin quando non ebbero scoperto della sua ... "tendenza" - viziato per quanto riguarda la cura di sé. Non era passata settimana il cui l'uomo non si fosse fatto un bagno nell'acqua di rose, in cui non avesse cosparso il suo corpo dei più profumosi e costosi unguenti, non avesse sottoposto il suo statuario fisico mulatto a trattamenti coi fanghi, termali o scrub. Per questo, mai nella sua vita gli era capitato di scontrarsi contro quell'evento che la mattina che sto descrivendo più lo cambiò, mutò e rese ingestibile. MI SI È INCARNITO UN PELO DEI BAFFI! Dissi, guardandosi allo specchio, semi nudo ma ancora parzialmente nascosto dietro quella paratia. Aveva paura di sé e di ciò che era divenuto. Sono un mostro ... UN MOSTRO! Continuava a ripetere come se qualcuno lo stesse ascoltando, piangendo, mentre con gli indici delle due mani si stuzzicava la pelle infiammata e piena di pus sopra il labbro. Aspetta un attimo ... pensò, ritraendosi di scatto dallo specchio. Mia nonna mi diceva sempre che questi aggeggi del demonio non vanno schiacciati ... e poi che schifo, dovermi sporcare le mani con del liquido biancastro viscido e caldo ... poi portò l'indice ed il pollice della mano destra al mento, con fare pensieroso. Ma certo che no, non sono la stesso liquido!

    Se sue conoscenze mediche di base, assolutamente inesistenti, lo portarono quindi a fare la cosa che tutte le persone avrebbero fatto al suo posto: dare di matto e considerare la sua pelle irreversibilmente deturbata. L'unica scelta sensata, data l'ipocondriaca conclusione, parve quella di incamminarsi verso l'Ospedale di Oto. Un giorno morirò, come tutti gli esseri umani, ma spero in un modo meno doloroso.

    L'edificio di Oto non vantava una nomea che lo precedesse: era un semplice parallelepipedo cintato di sbarre su ogni finestra che si presentasse (e le finestre erano molte) sui due piani. Dorian arrivò di corsa, sbracciando come un forsennato mentre continuava ad urlare per le strade del Suono: Permesso! Lasciatemi passare è un emergenza, una catastrofe, si tratta della mia vita!

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