La Prima Riunione di Konoha

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    "Hokage"









    Era passato qualche giorno dalla conclusione della grande retata, e Raizen, il decimo Hokage della foglia, poteva finalmente dire di aver portato a termine il suo primo vero obiettivo: debellare le mafie. Certo, qualche criminalotto c’era sempre, ma i due grandi gruppi principali ora erano inattivi.
    Era pervaso da uno strano senso di felicità, sicuramente nessuno l’avrebbe ringraziato, ed anzi, probabilmente avrebbero trovato qualche pecca nel suo operato, ma lui ed i ninja che aveva incaricato per svolgere tale compito avevano fatto il possibile e l’avevano fatto al meglio.
    Cosa gli restava da fare ora?
    Tutto.
    Nella nuova amministrazione aveva previso che il suo ufficio si affacciasse sulla via principale e grazie all’altezza dello stesso era possibile dominare sull’intero villaggio con lo sguardo, e più di una volta in quei giorni aveva sfruttato tale punto d’osservazione per capire quale sarebbe dovuto essere il prossimo passo, in cerca d’ispirazione.
    Chiuse gli occhi un’ultima volta davanti al panorama del villaggio della foglia.
    Non sarebbe stata una mattinata brevissima, aveva da compilare una scaletta dei temi da affrontare durante la riunione, informarne gli abitanti e decidere il luogo; aveva dotato l’amministrazione di un centro conferenze ma non sapeva quale poteva essere l’affluenza ad un simile evento, dopotutto era la prima volta che a Konoha facevano qualcosa di simile. Ma era probabile che la sua memoria fosse influenzata dalla scarsa opinione che aveva del Nara più sfaticato del villaggio, ed essere il più sfaticato tra gli sfaticati ti rende assolutamente inadatto a ricoprire un qualsiasi ruolo amministrativo. Aveva un chiaro ricordo di Shika, una mente brillante rovinata dalla pigrizia.
    Finito il piccolo viaggio tra i ricordi avrebbe chiamato Hitomi per farle organizzare la riunione, aveva bisogno infatti di una lavagna alle sue spalle in cui avrebbe riportato delle foto a grandezza naturale di tutti i capi dell’Edera, mentre lui sarebbe stato da solo sul palco, ad illustrare il necessario, munito di poche cose.
    Quella riunione sarebbe stata ben lontana dalla sfarzosa festa tenuta per la sua elezione, in molti, e non del tutto a torto potevano dire che la nomina di Raizen non fosse del tutto cristallina nei modi, aveva saltato a piè pari il consiglio dei jonin ma era un passo inevitabile, Konoha era avvelenata ed i jonin pochi. Di contro, non tutti erano al corrente della realtà dei fatti e l’ignoranza è un nodo difficile da sciogliere, per quella ragione durante la riunione sarebbe stato soltanto lui, un microfono ed un leggio con lo stendardo di Konoha.
    Un leggio parecchio alto.
    Quando i ninja avessero fatto ingresso nella sala si sarebbero accorti che era abbastanza spaziosa, più simile ad una sala concerti per i posti a sedere e per la raffinata acustica più che ad una sala congressi, soltanto una volta chiuse le porte le luci si sarebbero abbassate gradualmente, senza però spegnersi del tutto, e lasciando solamente il palco opportunamente illuminato.
    Dopo qualche secondo di silenzio l’Hokage avrebbe fatto il suo ingresso, niente di strabiliante in tutto ciò: era la solita imponente figura, statuaria e naturalmente severa. Le sopracciglia della Montagna del Fuoco non erano in grado di distendersi, la loro posizione rilassata era aggrottata, dandogli sempre un aria sicura e poco incline alla discussione.
    Le luci diedero all’ingresso una lieve nota spettrale illuminando dall’alto il massiccio corpo mentre avanzava nel palco, lievemente più elegante del solito, forse a causa di un abbigliamento differente.
    jpg
    Vestiva infatti quelli che aveva iniziato ad utilizzare come abiti per le occasioni formali: un Kimono in due parti, quella superiore di un rosso intenso, un cadmio lievemente spento da dei pattern difficili da distinguere, che restava invariata per tutte le parti che coprivano il torso, juban kimono escluso che era di un bianco immacolato. Le magatama erano state sostituite con il simbolo di Konoha mentre l’obi e l’Hakama erano di un nero profondissimo solcato da finissimi fili d’oro che disegnavano un pattern di nuvole e draghi scarsamente percepibile se non con un’ attenta osservazione. Calzari neri e morbidi, niente sandali, li odiava. Al di sopra degli abiti eleganti il mantello da Hokage, posato sulle spalle, riportava la scritta che lo indentificava come la Decima e Prima fiamma del villaggio del fuoco, era tradizione che venisse ricamato dalle stesse sarte che avevano ricamato i mantelli per i precedenti Kage, dando continuità e valore persino ad un indumento che all’apparenza pareva così spartano, ma che rendeva chiunque lo indossasse simbolo del villaggio a patto che ne sopportasse il peso.
    E proprio in quel momento, davanti a tutti, iniziò a sentire il peso di tutti coloro che aveva deliberatamente ignorato, decidendo di scavalcare il parere di chiunque e facendosi eleggere dal Daimyo. Non era una scorrettezza, era lui che poggiava il cappello sulla testa di tutti i Kage dopotutto, ma dietro a quest’ultimo c’era sempre qualcuno a votare, tranne questa volta. Questa volta c’era solo la voce più grossa di tutta la Foglia, che levatasi più forte tra tutte quelle del villaggio era riuscita a farsi valere, a farsi nominare senza l’appoggio di nessuno.
    Dietro a quei vestiti c’era soltanto Raizen Ikigami, e senza troppa fatica era possibile vederlo nudo in quel momento, esposto al suo villaggio, come se portasse la carcassa dell’Edera in dono a coloro che aveva ignorato, come se cercasse di promettere che la sua condotta futura sarebbe stata impeccabile.
    Come se gli importasse qualcosa.
    Con l’imponente figura dell’Hokage Rosso5898fd30ab8ae che si avvicinava al leggio si apriva quindi la Prima riunione di Konoha.


    Edited by F e n i x - 6/2/2017, 23:48
     
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    La prima riunione di Konoha

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    Kairi stava camminando verso il palazzo dell'amministrazione accompagnata da suo padre, Izuna: l'uomo seppur da tempo non facesse parte di missioni ufficiali al di fuori del villaggio era pur sempre uno shinobi riconosciuto della comunità, e lo era ancora di più da quando era entrato ufficialmente in polizia. Quella non era per lui la prima riunione, al contrario della figlia accanto a lui, e poteva notare solo guardandola quanto la ragazza fosse tesa. Rise divertito prima di parlarle con un sorriso paterno.
    E' mai possibile che tu sia così tesa ed impettita anche per questo? E' una semplice riunione, ne ho fatte tante in vita mia anche se è la prima con Raizen Hokage. Non si tratta mica di una prova, sai?
    La ragazza sbuffò indispettita prima di alzare lo sguardo verso la sua direzione Sai bene quanto sia importante per me il villaggio, ed il mio ruolo. Io non sono all'apice della carriera come te, ho ancora molto da dimostrare ed è la prima volta che mi troverò nella stessa stanza assieme a tutti gli shinobi di Konoha, Hokage compreso. E' importante...
    Izuna fece un sospiro rassegnato, continuando tuttavia a parlare con dolcezza Sei ancora giovane, con il tempo capirai cosa davvero è importante, e cosa lo è meno...
    Ma ti pare il momento migliore per una paternale? rispose irritata la kunoichi: era già abbastanza tesa per la situazione, non le serviva di certo anche quella. Il padre le lanciò un'occhiata divertita prima di tornare a guardare davanti a sé, alzando le mani in segno di resa Eh va bene, hai vinto. Non dirò più nulla, ed anche alla riunione mi siederò lontano da te. Non sia mai che i tuoi amici pensino che sei una cocca di papà. Non voglio farti fare brutta figura

    I due continuarono a camminare qualche altro minuto in silenzio prima di arrivare al palazzo: qui Izuna mise una mano sulla spalla della figlia Fai la brava, a casa dopo se vuoi parleremo un po' di quello che verrà detto e dopo un veloce saluto si allontanò raggiungendo l'interno della sala.
    Kairi entrò in essa dopo pochi secondi, trovandolo seduto in fondo alla stessa vicino ad alcuni colleghi e colleghe mentre parlottava allegramente: oltre a loro nella sala vi era già qualche shinobi a lei sconosciuto. Da brava prima della classe che era sempre stata decise di sedersi nei posti più vicini al palco, in maniera tale da essere disturbata il meno possibile, da non perdere una parola e, perché no, essere notata da chi avrebbe parlato su quel palco.
    Pian piano la sala si riempì e l'Uchiha avrebbe salutato di volta in volta ogni persona di sua conoscenza, anche se in realtà i suoi amici a Konoha potevano davvero contarsi sulla punta delle dita: Shin, che ormai poteva considerare il suo migliore amico ed a cui avrebbe riservato il suo solito gentile sorriso, Yato e Youkai con cui aveva condiviso una buffa avventura a Kiri, Asami che aveva visto una volta sola in accademia. Non vedeva invece da diverso tempo Atasuke, Sasori, Shizuka e Ayuuki, forse in congedo o occupati in qualche importante missione fuori dal villaggio. Tutti gli altri volti le erano praticamente sconosciuti, oppure si trattava di persone che aveva visto qualche volta in giro per il villaggio senza mai rivolgere loro la parola.

    Non appena la sala fu piena e tutti i presenti fossero giunti le luci si fecero soffuse e fece il suo ingresso l'Hokage in persona, vestito di tutto punto vista l'importanza della riunione. Osservandolo Kairi si sentì quasi in difetto, lei si era vestita con i suoi classici abiti non pensando minimamente vi fosse un dress code da seguire. In totale silenzio rimase in attesa che dicesse qualcosa: non aveva la più pallida idea di quale fosse il motivo di tale convocazione, e forse era proprio quella la cosa che la metteva più in ansia.



     
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    Parlato Asami
    Pensato Asami
    Parlato Zio Bumi



    Il clima di Konoha era perfetto. Adatto per chi non amava particolarmente il troppo freddo o il troppo caldo. Giornate dalle temperature piuttosto miti, durante le mezze stagioni, accompagnate normalmente dal sole. Una temperatura che difficilmente faceva venir voglia di studiare. Perchè sprecare una splendida giornata come quella passandola sui libri? Era davvero necessario?
    Per la giovane Hoshiyama lo studio era diventato parecchio importante negli ultimi mesi. Ogni singolo giorno era costituito da quei momenti di assoluta concentrazione. Non essendo nata in una famiglia di shinobi, le sue conoscenze provenivano dai numerosi manuali che leggeva di nascosto in villa Hoshiyama, capendoci poco e niente per la presenza assillante dei genitori, contrari con la sua folle aspirazione. Altri invece erano stati presi dalla biblioteca di Konoha. Infatti, da quando aveva messo piede nel villaggio più importante del paese del Fuoco, si sentiva libera, studiando quello che voleva senza nascondersi da nessuno e approfondendo ogni singola nozione. Tutto grazie a suo zio Bumi che la ospitò nella sua villa situata nella zona est del villaggio. Definizioni sul chakra ma non solo poichè iniziò a sfogliare vari libri di anatomia, in grado di ambientarla nel mondo della medicina. Ma quel giorno decise di rilassarsi sotto i raggi del sole all’interno del giardino della villa di suo zio. Aveva dei libri con se ma erano chiusi. Aveva intenzione di studiare più tardi. In quei momenti cercò solo di rilassare la mente, concentrandosi sul canto piacevole degli uccellini. Quella quiete che venne occupata, in brevi istanti, dai vari pensieri della giovane genin dai capelli rossi. Ripensò agli avvenimenti di qualche giorno prima. Una convocazione richiesta dall’Hokage in persona. Una missione. Una retata contro l’Edera, un’associazione criminale, nel pieno della notte. Non era sola. Era stata inserita all’interno di un gruppo di altre tre persone. Due studenti e un’altra genin, chiamata Ayuuki. La missione, almeno la sua parte, era andata a buon fine. Era riuscita a non farsi scoprire dai bersagli puntati. Aveva ricevuto solo un indirizzo, segnato su un piccolo foglietto. Ricordava che, dopo averlo ricevuto, aveva deciso di lasciare quella zona del mercato, precisamente la pescheria dei due fratelli in compagnia di alcuni dipendenti dell’Aralia Distribuzioni. Quest’ultimi non avevano intenzione di rilevare l’esatta posizione del capo, lasciando la ragazza solo con un indizio. Aveva dato il suo contributo al villaggio per la prima volta, quella volta. Aveva raccolto un’unica informazione importante dalle labbra dei due fattorini. Era sufficiente? La ragazza dai capelli rossi non poteva saperlo. Lei non era in grado di giudicare il suo operato. Aveva intrapreso la carriera ninja ma in vita sua non aveva mai, nemmeno per sbaglio, investigato o fatto così tante domande per ottenere delle informazioni. In casa sua non aveva bisogno di questi stratagemmi per ottenere ciò che desiderava. Voleva un libro costoso? C’era suo padre, con il suo immenso patrimonio, a procurarglielo. Proposte di matrimonio indesiderate? Diceva semplicemente di no facendo infuriare, come il suo solito, il capofamiglia. Decise d’intraprendere la carriera da kunoichi, nonostante l’opposizione dei suoi genitori. E in quel caso la sua decisione fu quella di lasciare la sua casa nativa e trasferirsi a Konoha, accontentando per l’ennesima volta il suo desiderio. In fondo era una caratteristica di ogni Hoshiyama quella di ottenere ciò che volevano, grazie anche l’aiuto della testardaggine. La stessa che usò durante la missione e ottenere almeno delle informazioni senza finirla a mani vuote. Era la sua prima missione. Non era stata scoperta e in più non dovette usare la forza. Grazie anche alla tecnica della trasformazione e raccontando numerose bugie, Asami ne uscì indenne da quel mercato non compromettendo così l’esito della missione. Però cosa aveva scoperto gli altri gruppi? L’Hokage aveva già preso provvedimenti?

    [...]

    -Ehi Asami! Oggi non hai niente da fare?-

    Solo un libro, tra i numerosi volumi sparsi sull’erba verde del giardino, era aperto alle pagine 5 e 6. Era completamente scritto d’inchiostro nerissimo, all'inizio della pagina fino alla fine. Nozioni più o meno complesse che la ragazza aveva già riletto tempo prima. Forse per questo motivo una volta aperto decise lasciar perdere e riposarsi per quel giorno. Con gli occhi chiusi, ad assaporare l’aria mite che si abbatteva sulla città di Konoha. Fu la voce di suo zio a portarla alla realtà.

    -Invece di stare qui a non far niente, puoi andare in giro per il villaggio.-

    L’idea del parente non era male. Era da molto che non andava in giro per il villaggio. Nell’ultimo periodo preferiva restare a casa invece di svagare la mente tra gli abitanti e tra le strade di Konoha. Aprì l’occhio sinistro, guardando Bumi con fare scocciato. Aveva davvero voglia di alzarsi da quel morbido prato e iniziare a camminare? Fece una smorfia di disapprovazione, chiudendo nuovamente la palpebra. Ma fu trascinata di peso, presa dai piedi, da suo zio portandola all’interno della villa. Durante il tragitto dal giardino all’interno della casa, Asami aprì gli occhi, rilevandone il colore verde smeraldo che vennero puntati dritti al cielo.

    §Forse dovrei farlo un giro per il villaggio...§

    Così senza dire nemmeno una parola, ascoltò il consiglio del suo parente cambiandosi dalla testa ai piedi. Indossò i suoi soliti vestiti: una maglietta rossa che lasciava scoperto il suo addome piatto, con la manica destra più corta rispetto a quella sinistra, e pantaloncini corti color blu. Portò con sè l’equipaggiamento ninja ma non aveva indossato il suo coprifronte. Già il suo equipaggiamento era la prova dello status sociale all’interno del villaggio, poichè i semplici abitanti non andavano in giro per il villaggio con kunai o tonici dai diversi effetti. O almeno così lei credeva. Lasciò la villa sotto l’occhio vigile dello zio. Già. Quel giorno era proprio una bellissima giornata. Sia per andare in giro per il villaggio sia per riposarsi sotto l’unico albero che si trovava all’interno del giardino. La ragazza prese diverse strade, ma i suoi piedi la portarono di nuovo davanti alla “sua dimora”. Fece un piccolo sorriso, usando un tono di voce abbastanza ironico.

    -A quanto pare nien…-

    Non finì la frase che la genin fu interrotta dalla voce del parente, forse stufo di vederla di nuovo fra i piedi.

    -ALLONTANATI DA QUESTA CASA!-

    -Ok! Ok! Ora me ne vado.-

    [...]

    I suoi lunghi capelli, rigorosamente sciolti, venivano a volte spostati dal vento mite. I suoi occhi esploravano l’area davanti a sé. E il suo corpo si muoveva con eleganza tra gli abitanti. C’era parecchia gente sulla strada principale, più del solito. Per quale motivo? C’erano i saldi o aveva semplicemente dimenticato l’affluenza che avveniva ogni giorno in quella parte della città? Cercava di non scontrarsi con nessuno anche s e l’impresa era piuttosto difficile. Le sue spalle si scontravano continuamente con quelle degli altri.

    §Devo andarmene da qui.§

    Facendosi spazio si diresse verso ai margini della strada, fino ad arrivare in una strada stretta e buia. Percorrendola si allontanò dalla strada commerciale di Konoha, restando in una parte del villaggio più o meno tranquilla. Almeno riusciva a camminare in piena libertà, senza nessuno tra i piedi. Come tutte le altre volte, non aveva una meta precisa. Si limitava solo ad andare in giro. A volte riusciva anche a perdersi per il villaggio. Anzi succedeva quasi sempre per colpa, purtroppo, dei suoi problemi d’orientamento. Quella volta il suo “istinto” la portò in una zona a lei familiare. La giovane donna posò i suoi occhi sui volti di pietra dei Kage precedenti mentre più avanti c’era il maestoso palazzo Amministrativo. Era in quegli uffici che l’Hokage passava la maggior parte del suo tempo. C’erano alcuni ninja, più o meno della sua età, che erano entrati all’interno dell’edificio con molta fretta.

    -Ma che succede?-

    Sussurrò tra sè, guardando con aria stranita sia gli altri ninja sia il palazzo. Erano stati convocati per una missione ed erano in ritardo? Oppure c’era dell’altro? Infatti a sua sorpresa un altro gruppo di ninja si presentò davanti all’ingresso, addentrandosi poi all’interno di esso. Incuriosita, anche lei si precipitò all’interno dell’edificio amministrativo. Seguendo la massa, si ritrovò all’interno di una sala molto spaziosa. C’erano numerosi posti, alcuni già occupati da altri shinobi. La ragazza iniziò a camminare all’interno di essa, guardandosi intorno e portando i suoi occhi su ogni minimo dettaglio. Molto probabilmente era stato organizzato un evento piuttosto importante poichè la sala continuava a riempirsi. Di fretta, Asami si accomodò in prossimità del palco, precisamente in terza fila, e aspettò l’inizio dell’evento. In realtà non aveva chiesto nemmeno di cosa si trattava. Stava per farlo, quando improvvisamente le luci iniziarono a diminuire d’intensità. La kunoichi si bloccò di colpo, spostando il suo sguardo in tutte le direzioni. L’intera sala era quasi al buio, tranne la zona del palco. Gli occhi verdi della Hoshiyama puntarono proprio su quel leggio. Dopo qualche secondo una figura maestosa si presentò in corrispondenza del leggio. L’aveva già vista. Era lui. Era l’Hokage.
     
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    La prima riunione di Konoha

    Post 1 ~ Convocazione



    Quel giorno era iniziato presto per Shin. All'alba, come di consueto, era stato svegliato dai primi raggi di sole che filtravano dalle persiane. Dopo essersi sciacquato il volto era sceso in cortile ad allenarsi, notando che l'aria si era fatta pungente, cosa in fin dei conti normale considerando la stagione ormai inoltrata. Al giovane Kinryu diede una strana sensazione il silenzio in cui era immerso il giardino. Diverse kitsune abitavano con lui in pianta più o meno stabile ormai da mesi, ma quella settimana avevano deciso di recarsi al santuario di Yume per celebrare una festività molto sentita, salvo promettere che sarebbero prontamente giunte in suo aiuto in caso di bisogno. Ristorato da una rapida doccia e rivestito di abiti consoni all'occasione, il giovane discese le scale diretto in cucina per consumare una frugale colazione. Nel corridoio si imbatte in un'assonnata Aruhina, che sbadigliava strofinandosi gli occhi con la mano chiusa a pugno. Nell'altra stringeva il braccio di un orsacchiotto di pezza, trascinandolo lungo il pavimento. Con un sorriso dolce le augurò il buongiorno, scompigliandole i capelli come era sua solito. Quella rispose borbottando, ancora mezza addormentata. Era anche per lei che Shin aveva scelto quella strada, per poterla difendere da qualsiasi minaccia incombesse sul loro futuro.

    L'assemblamento di shinobi intorno al palazzo dell'amministrazione era notevole, come era lecito aspettarsi. In piccoli capannelli chiacchieravano del più o del meno, oppure discutevano dell'imminente incontro. Il Kinryu era giunto lì senza porsi eccessive domande: di certo avrebbe scoperto presto di cosa si trattava. Per indire una riunione di tale calibro sicuramente era qualcosa di importante per tutto il Villaggio; allo stesso tempo non doveva probabilmente essere nulla di eccessivamente urgente, e quindi di grave, altrimenti i provvedimenti presi sarebbero stati ben altri. Qualsiasi cosa fosse, era bene preoccuparsene solo dopo aver preso nota della situazione. Preoccuparsi prima del tempo non aveva nessun senso.
    Solo, varcò la soglia del capiente auditorium. Fu per un attimo indeciso se sedersi in fondo, lasciando i posti più vicini al palco ai ninja di rango superiore, oppure al contrario occupare le prime file in segno di buona volontà. Sospirò, infilando le mani in tasca, e discese piano gli scalini della corsia centrale, facendo cindolare un passo avanti all'altro. Normalmente le avrebbe incrociate dietro la nuca, ma non gli sembrava il caso vista la folla delle grandi occasioni che si era radunata. Mentre camminava indolente gettava rapide occhiate a destra e a sinistra tra la folla cercando delle facce note. Non che conoscesse poi tutta questa gente, a Konoha. Era sempre stato un lupo solitario, poco interessato a stringere conoscenze occasionali o rapporti superficiali. Poteva considerare veramente amici solo una manciata di persone, e di queste l'unico appartenente al Villaggio della Foglia era la kunoichi Kairi Uchiha. Quando la intravide quasi in prima fila, tirò un nuovo sospiro, di sollievo questa volta. Con naturalezza si lasciò cadere sulla sedia di fianco la sua, libera, e finalmente portò le braccia dietro il capo adagiandosi contro lo schienale.
    Appena si fosse accorta della sua presenza l'avrebbe salutata con un occhiolino, ricambiandola con un caldo sorriso. Non avevano quasi bisogno di parlare, la loro intesa era profonda e forgiata sul campo, impresa dopo impresa: che fossero missioni, combattimenti o conversazioni davanti ad una tazza di the, il ragazzo sapeva che su di lei poteva contare. Probabilmente in quel frangente avrebbe avuto qualche osservazione da fare sui suoi capelli. Aveva sempre avuto una chioma particolare, nera striata d'argento, ma ora davanti ai suoi occhi essi apparivano completamente neri, simili a quelli degli Uchiha. Si trattava di una storia lunga, che il genin si era ripromesso di chiarire con l'amica con calma, magari proprio davanti ad una tazza di the fumante. Anche perché in quel momento non ne avrebbero comunque avuto il tempo. Pochi minuti dopo infatti fece la sua apparizione il decimo Hokage, Raizen Ikigami, in abiti sontuosi, sormontati dalle vesti che lo identificavano come capovillaggio di Konoha. Shin aveva avuto modo di incontrarlo una volta soltanto, diverso tempo prima, e l'impressione che ne aveva ricavato era ambivalente. Un uomo forte, che non voleva sentire ragioni. Non era però nulla di più che un giudizio superficiale, ed era disposto a rivederlo dopo aver giudicato con i suoi occhi. Sposando il peso del corpo in avanti, il foglioso si protese quindi leggermente verso la figura colossale, pronto ad ascoltare con attenzione le sue parole. La riunione stava per iniziare.
     
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    In diretta da Konoha, l'Hokage!


    La missione era stata conclusa con successo, Sho e Oda avevano dimostrato di essere una coppia formidabile. Parlo di duo perché il contributo dell’uchiha alla missione era stato praticamente nullo, in effetti in quel breve riassunto mentale mancava l’informazione fondamentale: Shizuka era una codarda.
    Questo era solo il pensiero dei due Saitama, ed era facile comprendere che nessuno dei due aveva influenzato l’altro nella formulazione di quell’idea, ma era semplicemente nato dalla loro esperienza individuale. Shizuka li aveva abbandonati per tutta la missione e non li aveva aiutati nemmeno quando Kaito era giunto alla capanna, nemmeno dopo che le difese della base dell’edera erano state totalmente sgominate.

    Quello era già abbastanza per avere il sangue avvelenato, e come se non bastasse era passato del tempo. Non abbastanza per dimenticare o perdonare, ma il necessario per ripensare a tutto quello che era successo tante volte, ingigantendo gli aspetti negativi. Non c’erano state solo aspetti negativi però.

    Oda aveva finalmente dimostrato al clan che era un ninja affidabile, un membro su cui potevano contare e che avrebbe potuto riportare la parola Yamanaka ad avere un peso, e di questo la madre di Oda era chiaramente contenta.
    Quindi da una parte avevamo un rancore di quelli che ti corrodono l’anima e il pensiero, dall’altra l’amore di una madre invadente e in tutto questo Oda era diventato ancora più distaccato dalla realtà rispetto al solito.
    Si era chiuso nella sua stanza a creare strani impiastri che avrebbero dovuto amplificare il suo dono, renderlo un canale verso il mondo degli spiriti, e quel che era peggio è che uno spirito aveva risposto. Una figura che era avvolta e formata d’ombra, così espressiva nel suo viso privo di qualsiasi tratto distintivo. Oda lo conosceva già. Non aveva un volto né una storia, ma lo conosceva profondamente. Quello appariva quando Oda era stressato, e nessuno tranne lui lo vedeva o sentiva, ed ora era tornato di nuovo.

    L’unico modo per indebolirlo era dormire, ma quel giorno Oda non poteva stare a poltrire. Aveva degli impegni da rispettare, doveva fare il ninja serio.
    Si era vestito come per una missione, abiti spartani e privi di fronzoli, pantaloni morbidi, una felpa, le sacche ed un rotolo sulla schiena e il copri-fronte dove doveva stare; era arrivato alla riunione da solo, Sho sarebbe arrivato di lì a poco, non appena avesse finito di fare una delle cose orribili che faceva di solito.
    Riconobbe alcuni dei presenti, gli stessi che Raizen aveva convocato quella notte in cui avevano sgominato l’edera, ma non trovò Shizuka.
    Idiota, sarà ancora nascosta a coprirci le spalle?
    Rise tra sé e sé, avrebbe salutato chiunque l’avesse riconosciuto, avrebbe offerto uno dei suoi amuleti portafortuna a chiunque li avesse richiesti, ma avrebbe aspettato che fosse l’hokage a parlare. Erano lì per congratularsi e tirare le somme o perché c’erano nuovi piani?
    Ti dirò, secondo me Sho si diverte più di te in questo momento, chi sa cosa starà facendo a Kaito.
    Shhh
    Lo spirito difficilmente stava in silenzio quando c'era tanta gente, anche se aveva ragione: Oda non aveva alcuna intenzione di sorbirsi un monologo da
    parte dell'hokage, dopotutto aveva un ego commisurato alla sua stazza!
    Già l'ingresso, con quel mantello, lasciava intendere che forse quella riunione era più una celebrazione dell'hokage, che non un evento del villaggio.

    parlato
    pensato
    spirito
     
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    Tirare le somme




    Nelle prigioni di Konoha si percepiva agitazione, dopo le missioni mirate a sradicare l'edera avevano infatti avuto nuovi arrivi. Non si trattava di criminali normali, bensì di membri importanti di una oramai decaduta organizzazione criminale, era chiaro che avessero informazioni utili per il villaggio ed un prigioniero con informazioni utili all'interno delle mie prigioni non era mai una buona cosa, per lui.

    -Preparate il necessario, sarò di ritorno dopo la riunione.-


    Brevemente congedai i miei aiutanti e presi l'ascensore che mi condusse all'uscita delle prigioni, avrei infatti dovuto attendere alla prima ufficiale riunione di Konoha, un evento necessario dopo li avvenimenti di pochi giorni prima, anche solo per fare il punto della situazione.
    Da quello che avevo sentito e visto tutte le missioni si erano concluse molto positivamente, certo non senza intoppi, molteplici elementi si erano dimostrati non adatti a quelle missioni ed avevano compromesso la facilità della loro riuscita.
    Prima tra tutti, per esperienza personale, Shizuka. La kunoichi aveva infatti avuto la brillante idea di star fuori a fare la guardia mentre io ed Oda ci infiltravamo nella base, peccato si fosse chiaramente dilettata in altro visto che non aveva nemmeno avuto la decenza di avvisarci dell'arrivo di Kaito o del fatto che avesse usato la tecnica della moltiplicazione per mandare un clone in avanscoperta. Non c'è che dire una vedetta eccellente.
    In breve giunsi all'amministrazione ed entrai nella sala che avrebbe ospitato la riunione, sembrava che fossimo tutti, tolti coloro che non erano stati all'altezza dei loro compiti evidentemente, ed anche qualcuno di più.
    Poco distante Raizen si ergeva statuario davanti a noi negli abiti più ufficiali che gli avessi mai visto.

    "Raizen ha l'espressione seria, on è mai un buon segno. Non siamo qui solo per sentirci complimentare, questo è evidente."

    Mi diressi quindi verso mio fratello e presi posto accanto a lui lanciandogli uno sguardo intimidatorio perché smettesse di disturbare il silenzio necessario elargendo i suoi inutili gingilli.

    -Sta fermo un attimo....-

    Gli avrei sussurrato per poi tornare a fissare l'hokage.
    Normalmente gli avrei detto qualcosa, magari fatto una battuta, ma qualcosa mi diceva che non era il momento quindi, fintanto che non fossi stato sicuro di quello che aveva da dire e della sua gravità, mi sarei limitato al silenzio.
     
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    Riunione di Konoha
    I
    Il discorso del Kage


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    Lasciai la casa alle spalle, dopo un breve dialogo coi miei genitori. Non ero più lo stesso di poche settimane prima, quando ero partito per la missione alla Colonna Evanescente, e non solo nelle mie capacità, affinate e finalmente aperte al Mokuton, mio retaggio di sangue, ma anche e soprattuto nella mente. La Prova del Guardiano mi aveva temprato, fatto maturare. Gli errori del passato erano decisamente lontani, adesso. La Missione era più chiara che mai, e anche se il mio obbiettivo era ancora assai lontano avevo fatto dei passi fondamentali per raggiungerlo, e non avrei mandato tutto a monte. Dovevo racimolare potere, pedine e alleati. Dovevo usare ciò che sapevo per essere un passo avanti al nemico. E dovevo fare in modo che l'Hokage si fidasse di me, almeno un poco, almeno quel che bastava per allentare un poco le sue paranoie, che la sola presenza di Youkai a Kiri, durante la disavventura piratesca, aveva manifestato appieno. Immagino vorrà parlare delle sue intenzioni...o giustificarsi per la sua carica illegale. Sospirai. Non che importi...devo pazientare. E' ancora presto. Troppo presto, per qualunque cosa.

    Non ero il solo per strada, diretto verso la sede dell'Amministrazione, l'edificio più importante del villaggio, ricostruito dopo il non più tanto recente attentato terroristico di Hayate due anni prima. Sapevo anche dei recenti successi contro le organizzazioni criminali che negli anni del malgestito governo di Shika Nara avevano preso piede in tutta Konoha, e forse quel fanfarone di un Kage, tronfio della sua stessa forza, voleva mettere in bella mostra i successi della sua amministrazione e...no. Scossi la testa. Non dovevo pensare a quello, non dovevo odiarlo, perchè era inutile e ridicolo. Potevo disprezzarlo ma non lasciare che questo mi deviasse dal mio cammino verso l'omicidio: il kage doveva morire, che fosse odioso o il mio migliore amico, nulla doveva distogliermi dall'obbiettivo. Pochi passi e raggiunsi l'interno, notando che Kairi Uchiha era presente. Avevamo avuto una breve avventura nei mari di Kiri e subito piegai le labbra in un sorriso di saluto e compiacimento...era potente e poteva tornare utile...meglio tenersela stretta nei limiti del possibile. Un cenno del capo mentre vedevo che si separava da un uomo che non aveva bisogno di presentazioni a Konoha, e poi tornai a guardare il palco, con le braccia conserte. Altri Senju erano vicini a me ma nessuno della mia famiglia più stretta e non mi stavo certo mescolando tra loro. Forse, più tardi, mi sarei avvicinato a Kairi per rafforzare quel principio di legame che si era instaurato...magari mi avrebbe potuto presentare altre persone da usare.

    Youkai lo vidi, ovviamente, ma non feci nulla per attirare la sua attenzione, rispondendo con un cenno solo se ci fosse stato un contatto visivo. Sapevo che era al soldo dell'Hokage per controllarmi e non avevo ancora le giuste capacità per ribaltare la cosa a mio vantaggio, quindi meglio tenermi lontano. La folla riunita cominciava a mormorare, e mi chiesi se forse quella riunione non riguardasse anche il rapporto sulla missione nel Paese dei Fiumi da cui ero recentemente tornato, con l'Arma di Iwa e tutto il resto. Non potevo saperlo. Come tutti, dovevo solo aspettare.

    E ormai avevo capito che aspettare era la strategia migliore, in attesa di colpire come il più perfetto dei predatori.

    E poi il Kage entrò.

    Aveva tutta la mia attenzione, e anche un minimo di sfida e disprezzo nello sguardo. Non potevo certo cambiare atteggiamento da un giorno all'altro.
     
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    Frustrazione

    I



    Solitario, nel suo piccolo appartamento, Youkai se ne stava con le braccia incrociate, sprofondando lentamente nella sua poltrona, fissando imbronciato fuori dalla finestra. Abitava di fianco alla via principale, una zona non molto tranquilla, ma che gli consentiva di trovare qualsiasi cosa senza dover camminare per molto, e pigro com’era sopportare di tanto in tanto un po’ di frastuono cittadino non era poi un grande sacrificio.
    La rabbia quindi non era dovuta né alla casa, né al quartiere. Era terribilmente frustrato dai suoi scarsi progressi in combattimento, ed il gruppo al quale si era ormai affezionato sembrava essersi dissolto nel nulla. Lo Yamanaka aveva deciso di dare tutte le sue energie al mondo della botanica, restandosene nel negozio dei suoi genitori, Ayuuki invece non usciva dalla dimora del suo clan. Non aveva sue notizie da parecchio, ed abituato com’era a vederla ogni giorno, la sua assenza lo destabilizzava, rendendolo nervoso. Una piccola parte di sé ringraziava il non dover partecipare ai suoi terribili addestramenti.
    Controvoglia, si vestì, sistemandosi i capelli alla bene e meglio, uscendo per dirigersi in Amministrazione, dove tutti i ninja erano stati richiamati per un’importante riunione. Riunione della quale si sentiva escluso: era ancora un “pesce piccolo” lì in mezzo, le sue missioni potevano essere viste più come disavventure che come veri e propri compiti degni di un ninja. E la cosa lo frustrava, ogni volta che ricordava come era stato trovato a Genosha, fallendo chissà quale missione. Nella sua “precedente vita” aveva rinunciato ad amici, parenti, qualsiasi contatto con chiunque solamente per quella che si era rivelata una missione fallimentare, della quale ora non si avevano più dati né del colpevole, né del motivo della missione. Solo un fastidioso senso di frustrazione, un lavoro ormai fallito, una debole speranza di ritrovare frammenti del suo passato che andava a sbiadirsi, convincendolo a rifarsi una nuova vita. Vita che aveva deciso di dedicare al mondo ninja, ma forse ancora non seriamente come avrebbe dovuto.
    Ovviamente in quella riunione non sarebbe uscita alcuna informazione riguardo il suo passato, sarebbe stato convocato privatamente. E la cosa non faceva altro che aumentare la sua frustrazione. Avrebbe salutato con un cenno della testa Shin, Kairi e anche Yato, mostrando a tutti una faccia che diceva chiaramente “non è giornata”. Si sarebbe lanciato sulla prima sedia libera, a braccia incrociate, fissando il palco dove a breve sarebbe apparso Raizen, elegante ed imponente.
    Un po’ lo invidiava. Invidiava un po’ tutti lì dentro, ma in quel momento era lui il punto principale di attenzione. Era arrivato in alto, sicuramente con fatica e duro lavoro, così come i chuunin e i jonin che aveva attorno. Ma era sicuro che nessuno di loro avesse dovuto iniziare da zero, così come stava facendo lui. Nonostante solitamente evitasse di pensarci, quel giorno non ci riusciva. Quel giorno lo infastidiva terribilmente pensare che il lavoro che aveva fatto negli anni precedenti era andato perduto con la sua memoria, e non ci fosse niente a dimostrare la cosa. Si sentiva come se non facesse parte di quel villaggio. Il suo team aveva probabilmente abbandonato la vita da ninja, quanto tempo avrebbe impiegato lui per seguire il loro esempio?
    Fissò l’Hokage con invidia, seduto malamente sulla sua sedia, con i piedi posati su quella di fronte a se, attendendo il suo discorso.
     
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    La prima riunione di Konoha

    Giorni oscuri all'orizzonte


    I preparativi e la costruzione della nuova casa procedevano spediti e senza problemi, regalando a Kiyomi dei lieti giorni di buon umore...peccato per il fatto che era in arrivo "quel" periodo del mese. Il pensiero che lo spiacevole evento fosse ormai alle porte, quel mattino, la fece svegliare con un poco velato nervosismo, che la consapevolezza di doversi recare alla riunione di villaggio non fece che alimentare.
    Passò l'intera mattinata a prepararsi per partecipare (seppur con malavoglia) alla riunione, dato che niente riusciva a calmarla e distrarla dalla vita reale come prendersi cura del suo corpo, sbollendo così la collera di cui Raizen ne era ancora una volta la causa.
    Ma che cosa hanno che non va, questi ninja? Sempre ad organizzare riunioni, riunioni e ancora riunioni. Quante cose hanno da dirsi? Non sarebbe meglio una lettera che dice "Andate qui e fate questo", "Vammi a uccidere quello". No?
    Bè, devono essere importanti per organizzarsi e dare disposizioni a tutti, evidentemente. Rispose a tono la fedele domestica, mentre la aiutava ad indossare il kimono scelto per l'occasione.
    Bla, bla, bla...che idiozie. Sarà una noia mortale, io non ci vado.
    Avanti, non faccia sciocchezze. Come crede che reagirà l'Hokage se gli darà buca? Lo faccia contento: hokage felice, vita felice.
    Ma chi se ne frega, siamo serie...
    Mettiamola così: se lui è scontento, non si sentirà molto in vena di soddisfare la sua richiesta.
    Senti, non tiriamo fuori quel discorso, oggi. NON TIRIAMO FUORI QUEL DISCORSO, OGGI. Vado lì e faccio un macello, altrochè.
    E sbrigati a legare l'obi, ci manca solo che faccia tardi.


    Una volta finita di prepararsi, nulla più la trattenne nel suo appartamento, e nulla riuscì a farla desistere dal voler portare con sé anche Hanako, la quale non potè provare neanche ad opporsi a quella infelice decisione di portarsi la dama di compagnia ad una riunione di ninja. Aveva indossato un elegante kimono decisamente non tradizionale e dai colori caldi che richiamavano la primavera in arrivo, a differenza del suo umore precariamente nero.

    Non aveva armi con sè, nè erano presenti nella borsa della sua servetta, in cui aveva riposto unicamente un kit per il make-up d'emergenza, una spazzola ed uno specchio. Il suo primo passo fuori dall'uscio, però, si interrupe quando si rese conto di aver pestato una busta da lettere apparentemente lasciata di proposito fuori dalla sua porta. Dopo che Hanako l'ebbe raccolta, inutile dire che data la calligrafia pomposa con cui era scritto il nome del destinatario ed il profumo che emanava, fu più che chiaro che il mittente fosse la petulante ragazzina che qualche mese prima aveva incontrato in un bar e che si era invaghita di lei.
    Un unico sospiro e una sguardo al cielo furono la reazione di Kiyomi a quell'ennesimo tentativo di approccio, che però tutto sommato, non erano altro che inni alla sua bellezza.
    La leggo?Per strada. Non voglio far tardi per mezzo di quella sciroccata.

    Giunte al palazzo amministrativo, non fu difficile notare la moltitudine di ninja presenti, a cui non sarebbe stato altrettanto difficile notare la raffinata ed avvenente donna che avanzava con sguardo fiero verso la sala conferenze, potendo intuire che si trattasse anch'essa di una kunoichi unicamente dalla placchetta in metallo con sopra impresso il simbolo del villaggio, presente sull'obi del suo elegante abito.
    Le due donne si addentrarono silenziose nella sala, sorpassando senza fermarsi chiunque incontrassero sul loro cammino e sistemandosi in prima fila, cercando di mantenere almeno un posto di distanza da altri ninja.
    Era proprio necessario, prendere questi posti?
    Kiyomi non si confonde tra "le kunoichi". Se Kiyomi viene convocata, è bene che si sappia. Sentenziò mantenendo lo sguardo verso il palco, dove spiccavano alcune foto di uomini, tra i quali riconobbe i due cuginetti che lei e Raizen avevano provveduto a sistemare alla sede dell'Edera.
    Sperando che quel supplizio non durasse più del dovuto, attese impazientemente che la riunione iniziasse, assistendo poi all'entrata in scena dell'apparente serioso Hokage.
    Oh, per l'amor del cielo...quel colore gli sta malissimo.
    Eh la peppa, che manzo. Hai capito, chi s'è portata a letto.
    Pensieri in contrasto tra loro attraversarono le menti delle due giovani donne alla vista del capo del villaggio, prestando però ascolto in egual modo alle parole che seguirono...
     
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    Il nemico alle Porte









    Tutti gli shinobi giunsero senza ritardi, ognuno con i suoi problemi, ma erano tutti presenti.
    Quando il silenzio cadde nella stanza Raizen non lo interruppe per qualche secondo, lasciò che quel momento durasse, dandogli a prova che per un motivo o per l’altro tutti in quella stanza lo avevano accettato come loro leader, una tappa importante che avrebbe chiuso un capitolo non da poco nella vita della Montagna. Finalmente poteva agire nel nome di tutti, certo, magari non tutti i suoi modi sarebbero giustificati ma da quel momento si sentiva un rappresentate, ed era un passo avanti.
    Si guardò attorno, muovendo solamente gli occhi ed identificando tra la folla più di un viso conosciuto, cosa che gli fece piacere, non tanto per l’appoggio morale che poteva riceverne ma perché i loro animi erano stati attratti da quell’annuncio, erano vicini al villaggio, e tanto bastava.
    Passata una manciata di secondi decise che era il momento di “tacere per sempre” e toccò il microfono per una piccola prova audio segnale che permise agli addetti di ritirare il sipario e rivelare un infogramma che riportava tutta l’organizzazione dell’edera disposta come un albero genealogico al cui apice c’era un'unica figura: il boss.
    Successivamente si ricordò di essere Raizen Ikigami, quindi si poggiò al leggio, inclinò il microfono per adattarlo alla nuova posizione e prese a parlare.

    We.

    Salutò il pubblico mentre il mobiletto reggeva il peso con straordinaria facilità. Probabilmente qualche Senju ci aveva messo lo zampino.

    Non ho mai avuto alcun tipo di talento oratorio in questi casi, ma direi che non è una novità.
    Quindi possiamo passare oltre senza aspettare nessun tipo di preambolo.
    Innanzitutto un ringraziamento, queste persone alle mie spalle non sono più un problema grazie a degli Shinobi oggi qui presenti, e un piccolo applauso non penso sia sgradito.


    Diede il via ad un piccolo scroscio di applausi seppure non fece i nomi di chi li aveva meritati, stavano comunque parlando di una missione ninja, rendere pubblici i volti che l’avevano svolta sarebbe stato stupido.

    Ma non dilunghiamoci troppo. Passiamo a mostrare cosa c’è alle mie spalle.
    All’apice il boss, un Akimichi abbastanza sveglio da riuscire a muoversi nell’ombra e sfuggire al precedente tentativo di cattura. Sotto di lui elementi della sua famiglia, erano loro a controllare, in maniera più o meno indipendente a seconda dell’importanza dell’affare, gli spostamenti finanziari delle varie sezioni di quella che aveva assunto il nome di “aralia” un nome un po’ ricercato che è sinonimo di Edera.
    Ma grazie agli shinobi già citati non sono più un problema, quelli pericolosi sono morti o imprigionati, se i restanti sono liberi è per due ragioni: o lo volevamo noi oppure erano pesci troppo piccoli per mettere nuovamente in affari l’azienda.


    A quel punto prese un puntatore laser dal leggio.

    Ma se siete qui è per un altro motivo, decisamente meno piacevole dei salamelecchi agli shinobi che ci hanno permesso di potare l’Edera.

    Il laser fece un cerchio prima sul volto di Kaito poi su quello di Bishi.

    Questi due elementi, i secondi in comando, sono stati appropriamente interrogati e tra le risposte fornite, i documenti e le corrispondenze trovate nelle varie sedi dell’Edera siamo riusciti ad ottenere importanti informazioni.
    Ci sono degli oggetti, molto potenti, a cui pare che una forza esterna sia parecchio interessata.
    L’Edera stessa non conosceva con precisione di cosa si parlava, sapeva il luogo ma non il giorno e nemmeno sapeva per cosa.
    E come lei nemmeno noi lo sappiamo.
    Sappiamo però chi li cerca.


    Un secondo pannello si sarebbe sovrapposto al primo mostrando un unico simbolo, non era quello di un associazione o un villaggio ma di una nazione: Cantha.

    È lecito che nessuno di voi l’abbia mai visto, come me d'altronde, so chi sono perché ho letto i rapporti prima di voi.
    Pare non abbiano grandi abilità nell’uso del chakra, ma possiedono grandi eserciti ben equipaggiati, e penso che questo sia il motivo che li spinge a cercare i manufatti in possesso della foglia.
    Quale era il ruolo dell’edera in tutto questo?
    Spianargli la strada.


    Calò un nuovo pannello, questa volta una mappa geografica.

    Cantha, questo il nome della nazione, non si trova nemmeno nelle nostre mappe, è all’estremo sud a vari giorni di navigazione da noi, motivo per il quale non sapevamo della loro esistenza.
    Purtroppo sono i kiriani ad occuparsi del mare… e questo è il risultato.


    Disse con ironia, spezzando un po’ il ritmo di un discorso fin troppo serio.

    Tornando seri… ciò che sappiamo è che sarebbero giunti per mare, il compito dell’edera era distrare le nostre forze per concentrarle all’interno e sguarnire ulteriormente i confini, dando all’esercito la possibilità di infiltrarsi.
    Il che apre lo scenario a notizie buone e notizie cattive.
    Sappiamo che arrivano, ma non sappiamo quando.
    Il che vuol dire che potremmo prepararci, ma dovremmo farlo in fretta e quindi non al meglio.
    Sappiamo dove devono arrivare, il palazzo del daimyo, ma non con quale dispiegamento di forze e in che modo.
    E soprattutto l’edera è effettivamente riuscita a distrarci, per quanto ne sappiamo potremmo già averli al confine e con la conoscenza che l’Edera gli ha dato sui nostri territori possono passare inosservati.


    Prese fiato, inspirando pesantemente.

    Tirando le somme, sappiamo che c’è un temporale in arrivo.
    Perché ho indetto questa riunione vi chiederete a questo punto.


    Si avvicinò alla cartina, battendo col dito sul punto di interesse anziché indicarlo col laser, probabilmente nessuno sapeva che in quel punto nei pressi del villaggio della foglia era presente il palazzo del daimyo.

    Perché abbiamo qualcosa da difendere, e mi servono i miei uomini, ma al contempo voglio lasciare delle forze di guardia al villaggio per assicurarmi che il tutto non sia una messa in scena atta a colpirci mentre guardiamo altrove, non sarebbe una strategia poi così assurda da parte loro dopotutto.

    Tornò sul leggio, con uno sguardo che i riflettori rivelarono essere più cupo di quello iniziale.

    8zgdFtT



    Non si FOTTE con Konoha!

    Scandì battendo una mano sul leggio, non sufficientemente forte da romperlo, ma abbastanza da far comprendere quanto fosse infastidito da chi osasse attaccarli.

    Domande?

    Chiese con un tono meno concitato di quello usato precedentemente.


    Edited by F e n i x - 1/3/2017, 21:14
     
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    Quasi immediatamente dopo il pasticcio a villa Mikawa, Jotaro aveva lasciato il luogo per iniziare ad indagare su quello che gli era avvenuto, e su come poter ribaltare la situazione che lo affliggeva. Quella poteva essere la sfida più grande della sua esistenza; altre volte era tornato alla vita dopo averla abbandonata, ma mai da uomo normale, e soprattutto mai dopo un vuoto di quasi un decennio. Al momento aveva le capacità di un contadino. Quando si lasciò alle spalle il territorio del suono, fece rotta verso uno dei tanti covi tattici che le Ombre avevano edificato negli anni di maggior attività, quando ne aveva assunto malauguratamente il comando. Questi piccoli covi erano più che altro botole nel terreno, o semplicemente barili o tabernacoli posti in luoghi tattici, contenenti equipaggiamento base, in caso un membro del gruppo si fosse trovato in difficoltà.
    Il problema era come accedervi. Il 90% di queste scorte era protetto da un sigillo, molto semplice in realtà; ma che richiedeva chakra. Il restante 10% era probabilmente stato distrutto o scovato dai banditi, considerate le zone in cui si trovava. Dopo un paio di tentativi lasciò perdere, senza sistema circolatorio del chakra, non poteva usare i normali mezzi che lo avevano accompagnato per tutta la vita, doveva andare a braccio.
    Persino gran parte delle sue scorte private di materiale, equipaggiamento o semplice denaro erano sigillate da chakra, sangue, o altre diavolerie; e lui, da ninja ferrato unicamente nell'apporre sigilli, aveva sigillato l'impossibile, senza mai minimamente pensare di restare senza chakra, permanentemente. Quindi semplicemente si incamminò verso Konoha; conosceva persone lì, quasi un decennio prima, che forse avrebbero potuto aiutarlo, o forse ucciderlo.

    [...]

    Quando giunse alle mura, pioveva. Non sapeva con precisione per quanto tempo era stato morto, o se nel tempo presente ci fossero taglie sulla sua testa, ma data la condizione in cui versava, andare sulle sue gambe o in manette, non avrebbe fatto una grossa differenza. Era in un liscio mantello nero con il cappuccio per pararsi dall'acqua piovana. Quando arrivò alle mura, la guardia di turnò non lo lasciò passare come se nulla fosse, lo perquisì e gli chiese il motivo della sua visita. Lui non aveva equipaggiamento, e nemmeno chakra da percepire.

    << Sono qui per mia sorella, non ci vediamo da molto tempo, sono un vasaio. >>

    Tutte informazioni assolutamente veritiere. E non avendo con sè assolutamente nulla, venne lasciato entrare. Quando fu dentro il villaggio si rese conto che molto era cambiato. Persino i pochi ninja di guardia alle mura gli erano ignoti. Tobi, Keita, Shintaro, sarebbero stati ancora ninja della foglia dopo tutto quel tempo? Si sentiva fuori dal mondo. E prese a vagare tra le vie della foglia, un luogo che non visitava da almeno dieci anni, alla ricerca di qualcosa che potesse riportarlo indietro nel tempo, senza successo. Fino a che, udendo la conversazione di due genin lungo la strada, venne a sapere di una riunione, che stava per avere inizio. Sarebbe stato interessante intrufolarsi per avere informazioni sul tempo corrente, ma difficile. Il palazzo dell'Hokage era sempre stato ben difeso quando suo padre vi sedeva; ma fortunatamente per lui, l'attuale Kage aveva scelto una sorta di teatro per raccogliere tutti i ninja.
    Scrollò le spalle con un sospiro arreso; tipico di Raizen.
    Giunto al teatro, che non fu difficile da trovare dato che i pochi ninja ancora in giro vi si stavano dirigendo, si avviò verso la porta. Non era più un ninja, ma era comunque più esperto della maggioranza dei marmocchi sul posto; quando si intrufolò in sala, ancora non era praticamente stato notato. Aveva ancora il cappuccio.

    Dentro il teatro, nella penombra, potè riconoscere immediatamente il suo allievo. Da marmocchio lamentoso, ora se ne stava sul palco agghindato come fosse ad una cerimonia del tè, con tutte le luci addosso, nemmeno fosse ad uno spettacolo. Sicuramente aveva una presenza travolgente, molto più del suo predecessore, e meno inquietante del predecessore di quest'ultimo. Non si sedette. Passò lateralmente alla fila di posti a sedere, e restò appoggiato al muro sulla destra della sala (a sinistra di Raizen) parallelamente alla prima fila, con il cappuccio in testa e le mani incrociate dietro la schiena (sotto al mantello).
    Per rendere le cose più divertenti aveva rimediato una vecchia maschera da Anbu del tipo presente alla foglia una decina di anni prima, e l'aveva tenuta in volto.
    Non conosceva alcun ninja dei presenti. Proprio nessuno.
    E fatta eccezione per una ragazza che assomigliava particolarmente a Taka, in prima fila, solo Raizen aveva idea di chi lui fosse. Ma lo avrebbe riconosciuto? Niente falce, niente chakra. Un piccolo test per il suo vecchio allievo, a cui ormai non aveva più nulla da insegnare.

    [...]

    Quando era entrato, Raizen stava illustrando chissà cosa; Jotaro non conosceva nessuno dei nomi affissi al muro e di cui il Kage stava parlando; ma conosceva fin troppo bene il simbolo sulla parete. Cantha. Per quale ragione alla foglia stessero parlando di Cantha gli era completamente ignoto. Quella nazione era stata flagellata dalla guerra quando lui era bambino, ormai decine di anni prima, e l'imperatore aveva ridotto a sudditi tutti i clan dell'isola. Tutto quell'interesse della Foglia per i Canthiani, e soprattutto l'opposto, non prometteva niente di buono. Anni prima, un gruppo di ninja era stato chiamato per alcuni interessi diplomatici, ma non c'erano più contatti con la terra ferma, come non ce n'erano in realtà mai stati, eccezion fatta per quando l'imperatore, deciso a placare una rivolta tra due clan rivali che durava da secoli, aveva "comprato" l'aiuto dei ninja del continente per schiacciare nel sangue i rivoltosi e assoggettarli alla sua autorità, controllando così l'intero paese insulare.
    Ma il discorso di Raizen sembrava non finire lì. Non solo si erano fatti vivi, ma avevano forze numerose, e puntavano a un sacco di cose.
    I Canthiani? Da quando quel popolo di pescatori, e barboni che vivevano nelle baracche mettevano il naso fuori dai loro confini? Il tono sembrava per altro grave; decisamente ignorava qualcosa di importante.


    [Jotaro non ha più chakra, vedi villa Mikawa]
     
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    Magistra Vitae

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    La prima riunione di Konoha

    Post 1 ~ Giorni oscuri





    Quando l'Hokage prese la parola nell'auditorium scese il silenzio. Anche il giovane Kinryu attendeva le sue parole, tuttavia quando proruppe in un saluto alquanto informale, l'uomo davanti a lui perse ai suoi occhi parte dell'aura maestosa che derivava dalla sua carica. Era chiaro che il colosso non badava all'etichetta, e la cosa non era certo una colpa, l'importante in fin dei conti era il contenuto più che la forma. Ed il messaggio che si apprestava a comunicare era indubbiamente di fondamentale importanza.
    Concluse rapidamente i ringraziamenti agli shinobi che avevano contribuito a sdradicare l'Edera, una pericolosa organizzazione terroristica che operava nel Paese del Fuoco, spadroneggiando fino a non troppo tempo prima. Anche Shin si unì all'applauso richiesto dal capovillaggio, sebbene senza troppa enfasi. Di certo i ninja che avevano rischiato la vita in quella missione non si aspettavano nessun tipo di ringraziamento pubblico. Il genin storse il naso alla parola "salamelecchi", che gli diede l'impressione stesse sminuendo il risultato ottenuto dai suoi sottoposti. Ma ciò che ascoltò in seguito gli fece dimenticare quelle sottigliezze.

    Potenti oggetti non voleva dire per forza armi, ma ciò non significava che potessero finire in mani sbagliate. Cantha... Shin sussurrò quel nome dopo averlo udito da Raizen, unendosì ai mormorii della sala. Il ragazzo sperava che non avrebbe mai visto giungere quel giorno, ma nel suo cuore sapeva che si trattava di una mera illusione. L'uomo aveva la violenza nel sangue, non poteva farne a meno. Perché ciò che stava succedendo poteva significare una cosa sola, ed una soltanto. Guerra. Questa volta il volume della voce sarebbe stato abbastanza alto affinché le persone circostanti l'udissero, proprio mentre l'Hokage passava ad illustrare il piano d'azione che aveva elaborato. Ma il pensiero del giovane era lontano, su questioni che gli stavano profondamente a cuore.



    Da oltre un anno all'interno del clan Kinryu si susseguivano voci di venti di guerra all'orizzonte. Era difficile distinguere tra i pettegolezzi, le notizie false e le giuste soffiate, ma c'era molta agitazione oltre i confini dei Paesi alleati sotto l'egida dell'Accademia. La rete di informatori disseminata dalle varie famiglie che componevano il clan su tutto il continente aveva avuto sentore che qualcosa si stesse muovendo, ma non avevano potuto far altro che alzare il livello di guardia, spostando risorse strategiche come merci e liquidità finanziaria, oltre che ovviamente le vite dei membri del clan e dei loro dipendenti. Così ad esempio molti residenti nel Paese della Roccia avevano raccolto armi e bagagli rientrando entro i confini del Paese del Fuoco.

    Shin aveva deciso di diventare uno shinobi proprio per quel motivo: essere pronto, quando la tempesta si sarebbe abbattuta su di loro. Non per la gloria, ma per difendere ciò che aveva di più caro: la sua famiglia, i suoi amici, la sua patria. Per quello scopo si era allenato ed era diventato più forte, sottoponendosi a dure prove e non rifiutando mai una missione. In quel momento, nonostante l'uomo più potente del Villaggio stesse ancora parlando, la sua mente analizzava altri scenari. Per prima cosa avrebbe dovuto mettere al sicuro la sua famiglia: i genitori, il nonno e la sorellina Aruhina erano la sua priorità. Riflette se fosse meglio farli rimanere a Konoha, protetta da imponenti mura e numerosi ninja, o farli evacuare temporaneamente. La città era uno degli obiettivi sensibili, non c'era dubbio su questo, e Shin non era certo che sarebbe stato assegnato alle forze di guarnigione, c'era il rischio che fosse piuttosto inviato in avanscoperta, o riassegnato ad un'altra posizione. La soluzione migliore era probabilmente inviarli il più lontano possibile. A quel proposito conosceva una località, praticamente sconosciuta, che sarebbe potuta servire allo scopo. Li avrebbe affidati alle kitsune finché le acque non si fossero calmate. Era certo che Hina ne sarebbe stata felice, bastava proporgliela come una gita. Più complicato sarebbe stato convincere suo padre ad abbandonare il negozio, ma avrebbe insistito. Sospirò. Il rimbombo provocato dalla possente mano di Raizen sul legno del leggio lo riscosse, facendo si che tornasse a concentrarsi su di lui. A quanto pare aveva finito la sua arringa. Non che ce ne fosse bisogno, in realtà, tutti li dentro sapevano quale era il loro compito, e di certo non stava ad un genin, l'ultima posizione della gerarchia militare, fare domande al kage sulla guerra ormai imminente. Avrebbero ricevuto degli ordini, ai quali si sarebbero attenuti, giusti o sensati che fossero.

    Il giovane Kinryu si voltò a guardare l'amica. Il suo volto era attraversato da mille emozioni e pensieri, li poteva scorgere dipanarsi seguendo le espressioni del viso. Attese che anche lei rivolgesse lo sguardo verso di lui per sorriderle. Un sorriso tenue, che trasmetteva tranquillità. Aveva affrontato molte sfide con Kairi, uscendone sempre vincitori. Avevano condiviso momenti felici e momenti tristi, ed il rapporto si era consolidato. Le sfiorò lievemente il braccio con la mano, indugiando in un gesto d'affetto e di rassicurazione insieme. Si sporse verso di lei, avvicinandosi al suo orecchio e parlò sottovoce, per non disturbare la platea. Vedrai che supereremo anche questa. Non preoccuparti, ci sono io a coprirti le spalle, come sempre. Sapeva che l'Uchiha non era persona da preoccuparsi facilmente, ed anzi se avesse dovuto descriverla avrebbe scelto le parole di un vecchio haiku: "Fiori rosa / a strapiombo sul mare / radici salde". Il senso era chiaro: per quanto potesse apparire tenera come il bocciolo di un ciliegio, la sua forza d'animo e la sua tenacia non avevano nulla da invidiare a quegli alberi che crescono in bilico tra cielo e terra, aggrappandosi alla roccia con una forza incredibile, in grado di frantumarla. Rincuorarla era quindi superfluo, eppure al ragazzo era venuto spontaneo. Voleva farle sapere che su di lui poteva contare. Le radici del Villaggio della Foglia erano salde, e non temevano il vento impetuoso che soffiava da Cantha.
     
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    Riunione di Konoha
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    Disdicevole. Irritante. Inopportuno. Ogni fibra del mio essere reagiva in preda al disgusto mentre quell'egocentrico vanaglorioso di un Kage parlava con tanta informalità alla sua comunità riunita. Anche se non fosse stato l'oggetto della Missione probabilmente lo avrei odiato, e certamente non lo fissavo adorante o perplesso come certi idioti intorno a me. No, il mio sguardo tradiva chiaramente il mio disprezzo, mentre quel bestione tralasciava ogni parvenza di rispetto per i suoi seguaci. Mi trovai comunque ad applaudire: i meriti dei ninja che avevano partecipato a quelle missioni erano considerevoli e, se non fossi stato impegnato alla Colonna Evanescente, probabilmente io stesso mi sarei proposto volontario per quell'epurazione: esperienze simili erano importanti, essenziali per essere più forti e completi come ninja, per essere più vicini al Bersaglio della Missione.

    L'Edera. Chiunque frequentasse Otafuku, come me, la aveva sentita nominare più di una volta. Pensare che fosse stata potata del tutto era quasi impensabile, tanto era radicata, e tuttavia ci erano riusciti. L'Hokage era stato utile con quel piano, per quanto mi dolesse ammetterlo, e la mia espressione corrucciata si alleggerì un poco nel notarlo. Certo, era stato utile, ma il problema del Bersaglio era che doveva essere ucciso per il bene di Konoha. Senza un leader fisso si evitava il caos più nero. Era l'unica opzione. L'unica Missione degna di nota, per cui ero stato addestrato per tutta la mia vita. Ma il Kage non aveva ancora finito. Se aveva deciso di fare qualcosa di buono potando l'Edera, per usare una sua espressione, l'usare le informazioni ottenute nel processo aveva ripercussioni assai più intense e profonde, come presto cominciò a spiegarci...e alla parola "Armi" sgranai gli occhi, coi capelli del collo che si rizzavano, nemmeno avessi la pelle d'oca. Allora AVEVA letto il mio rapporto, e forse l'Edera sapeva qualcosa...o almeno così pensavo.

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    Il mio sguardo si fece interrogativo subito dopo, alla comparsa del simbolo alle spalle del Kage. Un simbolo che non mi rappresentava niente. Cantha? Mormorai...cosa aveva a che vedere con le Armi di Iwa? Capii ben presto che non c'era alcun collegamento con la Colonna e col terrore che stava alle porte del nostro stesso villaggio. Se Konoha fosse stata annichilita non ci sarebbero stati Hokage da uccidere, quindi Konoha andava protetta. Sempre! Tralasciai le osservazioni ridicole sui Kiriani e sul mare...sapevo bene che la porzione di territorio coperta dal Paese della Nebbia era minima rispetto agli oceani a sud, ma quel tronfio capellone non aveva la più vaga idea di quando evitare le battute di spirito. Esercito alle porte...è serio, ma ci sono molte altre minacce. Solo un idiota si concentrerebbe sugli uomini quando qualcosa di molto oltre l'uomo minaccia di colpire. Sibilai, evocando qualche sguardo confuso da parte di chi avevo intorno, perlopiù miei compagni di clan che mi conoscevano come un tipo che stava un pò in disparte, come tutto il mio gruppo familiare più ristretto.

    Tutto questo per un briefing pre-guerra? Per decidere chi difende il forte e chi va al fronte? L'egocentrismo di quell'uomo non conosceva confini: avrebbe ottenuto il medesimo risultato con un briefing distribuito in maniera capillare tra i sottoposti, seguendo la catena di comando. Detestavo quel suo modo di fare, perchè sapevo esattamente cosa voleva...e cosa ottenne quando incoraggiò la folla col turpiloquio, ricevendo delle grida entusiastiche di risposta. Voleva aizzare la folla. Voleva ninja che si facessero eccitare dalla voce e dai tamburi della guerra. Voleva persone che non pensassero alla missione ma a ciò che stava dietro ad essa. Voleva persone, non ninja. E questo lo rendeva ancor più inadatto al suo ruolo...ma non dovevo lasciare che le opinioni personali mi sviassero quindi strinsi le labbra e, pur mantenendomi scontroso, cercai di calmarmi. Serviva pazienza. Serviva tempo. Serviva preparazione meticolosa.

    E nonostante tutto non riuscii a trattanermi (quanto ancora dovevo imparare?) e alla richiesta di domande alzai la mano, primo fra tutti i presenti, per quanto un Genin avesse solo da star zitto in una situazione del genere, tra beoti urlanti trascinati da un beota ancor più grande.
    Hokage-sama. Parlai chiaramente, cercando di modulare la voce e non lasciarmi trascinare dall'emozione, almeno in quello. La minaccia è concreta e tangibile...capisco perchè sia necessario che tutti siano pronti. Anche se un comizio era decisamente fuoriluogo, se non per la sua masturbazione da folla acclamante. Conosco le arti mediche e ho avuto modo di fare esperienza sul campo...potrei essere utile nelle retrovie o come medico da campo, se necessario. E tuttavia...mi chiedo se questa riunione abbia a che vedere anche con le ALTRE minacce alla sopravvivenza di Konoha e dell'Accademia tutta. Deglutii. Lei SA del rapporto sulla missione al Paese dei Fiumi conclusasi pochi giorni fa...lo ho consegnato immediatamente e chiesto udienza, ma visti i precedenti... Scossi il capo, lasciando cadere quel ramo del discorso. Ha intenzione di mobilitarci anche riguardo a quella faccenda, Hokage-sama? Non stavo svelando alcun segreto riguardo la missione, ma solo accennando a un dubbio più che legittimo, visti i recentissimi eventi.

    Se in qualche modo l'Hokage mi avesse dato retta, consentendomi di chiarire il problema, sarei stato inizialmente un pò spiazzato, preso in contropiede da tanta disponibilità...e tuttavia avrei serrato i pugni, cercando di mantenere un'espressione neutra mentre guardavo la gente intorno a me. Avevo sicuramente attirato l'attenzione...troppa per i miei gusti ma ormai era fatta, e tanto valeva parlare. Un profondo respiro e poi cominciai.

    Sono tornato da alcuni giorni da una missione nel Paese dei Fiumi. Una strana torre appariva e spariva in continuazione su un'isola a poca distanza dalla costa, e due gruppi, uno dell'Accademia e uno del Villaggio della Zanna, un'organizzazione nemica, si contendevano il controllo della zona per indagare il fenomeno. Entrambi i gruppi avevano perso i contatti con dei team mandati a esplorare. Nel corso di uno scontro diretto sull'isola, la torre è apparsa e ci ha risucchiato all'interno. Oltre ai mio gruppo, capitanato da Yume Kaguya di Kiri, e a quello della Zanna, un terzo elemento si era infiltrato...il Flagello Immortale Jeral, un nukenin estremamente potente e apparentemente dalla parte della Zanna, almeno all'inizio mentre un Mercenario di nome Feng Gu si è alleato con noi. La torre...la Colonna Evanescente, non era affatto un edificio ma una creatura gigantesca e sottoposta a un jutsu spazio-dimensionale, una specie di Henge mescolata al Richiamo, ma di immensa potenza, che la aveva trasformata contemporaneamente in una Torre parzialmente immersa in una dimensione alternativa. Sapevo che era una frase contorta da capire ai più...io stesso afferravo appena il concetto. E ovviamente nel rapporto non accennavo al fatto che Feng Gu fosse il mio Sensei. La Colonna era stata creata per sigillare il Kappa...una delle Armi di Iwa. Pare che circa tremila anni fa, poco dopo le guerre tra Indra e Ashura, a Iwa si fosse costituito un Villaggio, o qualcosa del genere, mentre il resto del mondo era ancora frammentato e dei clan attuali molti nemmeno esistevano. E in questo Villaggio crearono le Armi...come il Kappa e il Gashadokuro apparo a Tsuya di recente, al confine con il Paese delle Cascate. Difficile che qualcuno non sapesse di quell'eventoVedasi "Lo Spettro dei Miracoli". Ci fu una guerra e il mondo si unì per fermare Iwa e le sue sette Armi. L'esercito era guidato da sei persone, i tre Generali e i Tre Saggi...e vinsero, ma non trovarono il modo distruggere le Armi...ci fu uno scisma e alla fine solo i tre Generali rimasero, e ognuno sigillò quelle creature a modo proprio. Feci un profondo respiro. Il Kappa è una creatura alta quasi duecento metri, dotata di enormi tentacoli e della capacità di trasformare i cadaveri in mostri...e usarli. L'Arma che crea gli Eserciti.

    Abbiamo avuto modo di incontrare un'eco del Generale che creò la Colonna, un esperto di jutsu dimensionali di nome NuwaFuji. Un uomo...bizzarro. Ma dalle sue parole abbiamo avuto degli indizi su dove si trova l'altra Arma che ha sigillato: Komainu, l'Arma che squarcia l'Orizzonte. Da quel che ha detto, è capace di colpire a lunghissimo raggio e si trova in un posto che non può essere raggiunto da nessuno a parte lui. Subito dopo ha parlato di un oggetto che usava quando ancora combatteva: la Scala per il Paradiso, o Tengokuhenokaiden. Ha detto che è una specie di mezzo di trasporto...quindi forse usandolo si può raggiungere l'Arma, una volta capito dove si trovano l'uno e l'altra. Non so nulla di più riguardo a Komainu, ma su questo "mezzo di trasporto" ha detto che lo ha fatto seppellire nel suo mausoleo di famiglia, anche se NuwaFuji non è esattamente morto.
    Era un lungo discorso. Ha detto, nello specifico, che non sa se si trovi ancora dove lo ha lasciato, sull'Isola del Cerchio. Ho cercato sull'atlante ma non ne esistono con questo nome...anche se lui ha parlato di un qualche terremoto che ha colpito la sua terra natìa dopo qualche tempo dalla sua "morte" e che ne ha inabissato la metà. Avevo dei sospetti sulla posizione di quell'isola, ma preferivo che altri parlassero prima.

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    Quanto al Kappa...è stato temporaneamente disattivato, ma potrebbe riprendere a funzionare in ogni momento, e liberarsi dalla sua forma di Torre, dato che il jutsu che lo vincola è enormemente indebolito. Bisogna trovare un modo per distruggerlo.

    C'erano sicuramente molte domande che nascevano da quel mio racconto, volutamente abbreviato e rapido e forse essendo io un semplice Genin molti avrebbero avuto il coraggio di parlare e chiedere. In realtà il rapporto era assai più dettagliato e l'Hokage certamente conosceva già la risposta a molte delle domande che sarebbero state poste, ma pensavo che quella faccenda dovesse diventare pubblica, per il bene del villaggio e, di riflesso, della mia stessa Missione.
     
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    Guerra alle porte

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    Pian piano tutti gli shinobi riempirono la sala, e quando Shin si sedette di fianco a lei Kairi non poté non notare come il colore dei suoi capelli fosse decisamente cambiato. Lanciò all'amico uno sguardo interrogativo senza tuttavia fare domande, quello non era il momento giusto ed avrebbero potuto approfondire l'argomento in un'altra occasione.

    Quando l'Hokage prese parola nella sala scese un tombale silenzio, segnò di come tutta l'attenzione fosse unicamente concentrata sull'uomo. Osservando l'infogramma alle sue spalle si rese conto di quanto in realtà sapesse ben poco del villaggio in cui viveva: non conosceva minimamente l'edera, ai tempi della scoperta dell'organizzazione era ancora una studentessa e non aveva avuto modo di unirsi a nessuna squadra il che non poteva che dispiacerle. Voleva davvero rendersi utile per il villaggio, era un suo modo per restituire a Konoha ed al clan tutto ciò che aveva ricevuto da quando era nata e riteneva che quella fosse un'occasione sprecata, ma era al contempo convinta che prima o poi avrebbe avuto la sua occasione. Si unì agli applausi quando partì lo scroscio, d'altronde tutti gli shinobi che avevano partecipato si meritavano quello ed altro.

    Immaginava tuttavia che quello non fosse il reale motivo di quella convocazione di massa, come Raizen spiegò appena qualche secondo dopo, ed il tono serio che assunse le fece capire quanto la notizia non sarebbe stata delle migliori. Cantha. Non aveva mai sentito prima quel nome e dalle spiegazioni dell'Hokage risultò chiaro come l'organizzazione fosse decisamente potente, e diretta proprio a Konoha. Lanciò un'occhiata a Shin quando lo sentì sussurrare la stessa parola che passava per la sua mente in quell'esatto momento, stringendo al contempo i pugni che poggiavano sui braccioli della sedia, girando in seguito lo sguardo verso il padre seduto molte file più indietro.
    Sul volto dell'uomo vi era un'espressione che la kunoichi non aveva mai visto prima, un turbinio di emozioni che non riuscì a districare seppure fra tutte ne una spiccasse in particolare: terrore. Izuna spostò lo sguardo verso la figlia un solo istante distogliendolo non appena accortosi che anche lei lo stava osservando, e per Kairi non fu difficile intuire quello che stava passando per la sua testa. Aveva paura di perderla.
    La ragazza tornò ad osservare il palco cercando di nascondere la tensione che cominciava a farsi strada in lei, voleva certo essere utile per il villaggio ma forse quello andava anche oltre le sue capacità. Era appena una genin, come poteva affrontare una simile organizzazione con la sua poca esperienza?
    Non si sarebbe però di certo lasciata schiacciare da sentimenti di paura, difendere il paese, il villaggio, il clan, i suoi amici, suo padre era suo preciso dovere e sapeva che prima o poi quel momento sarebbe arrivato: fece un lungo sospiro per calmarsi, portando nuovamente lo sguardo sull'amico e rispondendo con un sorriso ed un cenno del capo alla sua affermazione Ci copriremo le spalle a vicenda. Sono stufa di farmi sempre e solo proteggere da te scherzò cercando in quel modo di allentare lo stress.

    Mentre ancora riordinava le idee una voce ruppe il silenzio, e l'Uchiha si voltò immediatamente per cercare la fonte: Yato era stato il primo a prender parola, riportando fatti che andarono ad appesantire ancora di più una notizia che già di per sé era difficile da metabolizzare. Una torre evanescente, un kappa di 200 metri, armi in grado di creare interi eserciti...sembra l'inizio perfetto per la trama di un libro la storia aveva un che di paradossale, ma dubitava che si trattasse di menzogne, il Senju non avrebbe avuto motivo alcuno di mentire e perlopiù davanti a praticamente tutti gli shinobi del villaggio.
    Si prese qualche secondo per riflettere, prendendo infine coraggio ed alzando la mano per poi parlare Hokage-sama, se mi è permesso iniziò Per prima cosa do mia completa disponibilità per la missione: la protezione del villaggio è una mia assoluta priorità, e non mi tirerò di certo indietro, dal nostro ultimo incontro ho avuto modo di affinare maggiormente le mie capacità combattive e strategiche e farò del mio meglio per non deludervi. La partenza per quando è prevista? Se non abbiamo date precise suppongo che dovremo accamparci nei pressi del palazzo e rimanere in attesa per non lasciarli agire indisturbati. Avete già deciso chi partirà verso il palazzo e chi rimarrà a difendere il villaggio, oppure siete in attesa di volontari per entrambi i compiti? la kunoichi non sapeva proprio che cosa avrebbe preferito in quel caso: da una parte voleva in tutti i modi difendere il villaggio e soprattutto suo padre ed il clan, dall'altra l'idea di poter arrivare fino al palazzo del Daymo alla ricerca di potenti manufatti la intrigava non poco e nel caso in cui nessuno avesse effettivamente attaccato il villaggio si sarebbe mangiata le mani per aver sprecato una simile occasione. Tuttavia si sarebbe adeguata agli ordini dell'Hokage, pur sempre il suo massimo superiore.

    Rivolse poi lo sguardo verso YatoE' stata messa molta carne al fuoco, e ti ringrazio per aver condiviso anche con noi...piccoli...queste informazioni: un kappa gigante che può creare armate di mostri è però un problema che l'intera accademia, che ogni villaggio dovrà affrontare e non solo Konoha. Se queste armi sono pericolose come dici possono forse essere paragonate ai bijuu stessi in quanto potenza, dunque non penso che un villaggio da solo possa fermarle. A seguito della missione che fine hanno fatto i membri della Zanna e questo Jeral di cui parli? Hanno anche loro le stesse informazioni che hai tu? Questo potrebbe complicare di molto le cose ed un nostro intervento...
    Per quanto riguarda l'isola del cerchio invece...non potrebbe essere l'attuale villaggio della Luna?
    era la prima cosa che le era saltata alla mente ed in maniera istintiva, d'altronde la forma della luna non era che un cerchio a cui era stato tolto un pezzo, pezzo che poteva tranquillamente essersi inabissato.
    Credo comunque che al momento sia prioritaria la protezione del Daymo e del villaggio...la minaccia di questa arma è reale, ma forse non così immediata come i Cantha. Ma in ogni caso l'ultima parola spetta come sempre a Raizen-sama concluse: per quanto quelle armi potessero essere un serio problema se attivate, avere un'intera nazione alle porte del paese pronta a metterlo a ferro e fuoco era per lei più urgente.



     
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    Parlato Asami
    Pensato Asami


    Asami Hoshiyama, seduta in terza fila, aspettava impazientemente degli sviluppi all’interno di quella sala. Era entrata solo per curiosità dopo aver raggiunto, casualmente, il Palazzo dell’Amministrazione. All’interno di esso numerosi ninja occupavano l’immensa stanza. Alcuni, come lei, avevano appena varcato l’entrata cercando un posto per accomodarsi. Altri invece avevano già occupato i posti in prima fila. La sala pian piano iniziò a riempirsi e in poco tempo tutti i posti furono occupati. Non aveva mai visto così tanti ninja riuniti tutti nello stesso momento. Forse solo all’Accademia. Ma in quel caso la ragazza dai capelli rossi aveva a che fare con semplici studenti o al massimo genin. In quella sala erano stati riuniti tutti gli shinobi del villaggio, dai semplici genin come lei agli esperti jonin. Per quale motivo? Qual era l’evento che li aveva condotti all’interno del Palazzo Amministrativo? Era l’unica ad essere all’oscuro di tutto? Improvvisamente le luci si spensero illuminando solo parte del palco. Una figura imponente dai capelli neri, vestita con la massima eleganza, si avvicinò al leggio. Lei l’aveva già visto. Lui stesso l’aveva convocata, insieme ad altri ninja del villaggio, all’interno del suo ufficio per una missione contro un’organizzazione criminale. L’intera sala era ormai in silenzio da alcuni minuti e l’Hokage non aveva ancora preso parola. Cosa aveva da dire? Ma soprattutto era un evento?
    I suoi occhi erano puntati dritti sulla figura dell’uomo a capo del villaggio, sperando in un breve chiarimento. Sistemò il microfono mentre alle sue spalle fu mostrato un grafico che, senza una spiegazione precisa, poteva risultare del tutto incomprensibile. Diverse figure erano state rappresentate. Figure che la ragazza dai capelli rossi ignorava del tutto l’esistenza. Ovviamente, come successe la prima volta quando lo sentì parlare, salutò il suo pubblico con estrema leggerezza e senza troppe cordialità.
    Sul volto della Hoshiyama si disegnò una piccola smorfia. Non era nessun evento mondano ma una semplice spiegazione, agli altri shinobi del villaggio, di ciò che era accaduto durante una missione. Anche Asami aveva partecipato ma, nonostante ciò, non ricordava il volto degli altri partecipanti. Li aveva visti solo per pochi secondo poichè ad ognuno di loro era stato assegnato un bersaglio diverso. Durante l’applauso, non troppo energico, spostava lo sguardo tra i presenti ma purtroppo tutti quei pochi volti che aveva avvistato erano del tutto sconosciuti. Dopo l’applauso, il Kage di Konoha iniziò a illustrare ai presenti il discorso riguardante “l’Edera”, che in quella missione aveva assunto anche il nome di “Aralia”. Non tanto sconosciuto per Asami visto che durante la missione, raccogliendo diverse informazioni, aveva avuto dei contatti proprio con i fattorini dell’”Aralia Distribuzioni”. Ma ciò che preoccupava maggiormente l’Hokage era un’altra faccenda che aveva a che fare con due esponenti dell’Edera. Secondo le informazioni raccolte durante l’interrogatorio e vari documenti trovati all’interno della sede dell’organizzazione, l’Hokage aveva scoperto una nuova minaccia che stava per abbattersi su Konoha e sull’intero Paese del Fuoco.
    Un ennesimo pannello fu mostrato ai presenti, rilevando uno strano simbolo. Asami non l’aveva mai visto e, molto probabilmente, nemmeno la maggior parte dei presenti. Che cos’era? A cosa si riferiva? Era una seconda associazione collegata all’Edera?
    In realtà era ben altro che una semplice associazione. Una nazione formato da un esercito, ben equipaggiato, stava per raggiungere Konoha e impossessarsi di vari manufatti importanti. Quando, l’Hokage affermò che il controllo del mare era gestita dai kiriani, la sua mente ritornò alla missione svolta. In una delle sue tante bugie, ce n’era una che aveva attirato particolarmente l’attenzione dei due fattorini. In quell’occasione non comprendeva l’importanza di Kiri con il discorso che aveva inventato lei. Ma dopo le parole dell’uomo, tutto era più chiaro. Ora capiva perchè i due lavoratori al mercato erano così tanto interessati a Kiri.

    §Ora mi è tutto chiaro...§

    Avendo delle sedi anche nel Paese dell’Acqua significava non solo trarre profitto per la loro attività ma di poter far infiltrare l’esercito anche nel Paese dell’Acqua e quindi, successivamente, anche nel Paese del Fuoco. L’Hokage, in quegli istanti, voleva la completa fedeltà degli shinobi all’interno di quella sala. Ma non aveva preso in considerazione l’intervento di uno di essi, rilevando altre pericolose minacce che dovevano affrontare gli shinobi del Fuoco.

    §...§

    Quell’esercito era interessato solo ai manufatti del Fuoco oppure erano a conoscenza dell’arma? Era un'ipotesi da non escludere data la gravità della situazione. L’esercito forse puntava non solo a Konoha ma all’interno continente. Se lo si vedeva da questo punto di vista il problema si estendeva anche all’intera accademia. Come fare? Quale strategia attuare? Concentrarsi sull’arma o sull’esercito? Oppure su entrambi? La ragazza stava entrando nel panico. Con chi schierarsi? Voleva davvero partecipare a questa guerra? Di scatto si alzò in piedi e iniziò a parlare. Anzi più ad urlare.

    -Aspettate un secondo! Siete davvero sicuri di partecipare a questa guerra!?-

    Disse quella frase più per attirare l’attenzione su di sè. Forse molti in quella sala avrebbero inziato a guardarla con uno sguardo diverso. Di certo non avevano intenzione di appoggiarla. La stessa Asami, poco dopo, si rese conto di aver parlato troppo nel momento sbagliato. Le sue pupille iniziarono ad osservare i ninja seduti attorno a sè. Il suo sgurado si spostava da destra a sinistra e viceversa per non incrociare quello degli altri attorno a sè. Infine spostò il suo sguardo verso l’Hokage alternandolo poi anche sui presenti davanti o intorno a sè.

    -Ehm… Cioè… voglio dire… io non mi sto tirando indietro…-

    Ed era vero. Aveva lasciato la sua casa nativa per intraprendere il lavoro da kunoichi e impegnarsi nell’arte medica. Lei, grazie alle sue capacità, era una delle prime a partecipare per proteggere i numerosi ninja e gli eventuali feriti.

    -...Anzi io sarò una delle prime a dare il mio supporto. In fondo… è il mio lavoro. Ma davvero Konoha riuscirà a fronteggiare un intero esercito? Non useranno il chakra ma di sicuro l’equipaggiamento sarà abbastanza resistente da fronteggiare uno scontro simile.-

    Forse aveva detto un’ennesima frase sbagliata. Ma in fondo era quello che pensava. L’Hokage voleva l’appoggio di ogni singolo shinobi del villaggio, ma aveva tenuto conto dell’inesperienza di alcuni di loro? Ovviamente con l'intervento non fece riferimento ai Jonin o ai Chunin che si trovavano riuniti lì quel giorno. Ma anche i giovanissimi studenti e i neo genin Avrebbero dovuto affrontare quella guerra? Con quale esperienza? Non potevano rappresentare una risorsa a doppio taglio? Certo Konoha poteva contare anche sui giovani shinobi ma, in alcuni casi, la qualità contava più della quantità. Qualcuno forse poteva fraintendere la sua frase come un’offesa. Così decise di rimediare. Di nuovo. Ma il suo tono non era molto convincente. Lei non si riteneva una genin di alto livello, anzi forse era una delle peggiori, ma sul campo di battaglia, come futuro medico, non voleva la morte di giovanissimi studenti.

    -Non sottovaluto i ninja di Konoha…-

    Anche se faceva parte di quel gruppo, molti dei loro valori non li condivideva. Per questo motivo lei stessa non si sentiva offesa. Era nata in un contesto totalmente diverso. Per lei non era normale uccidere come poteva esserlo per gli altri all’interno di quella sala. Per questo aveva deciso di intraprendere la carriera da ninja medico. Non voleva avere niente a che vedere con le uccisioni. Lei voleva, o almeno lo sperava, salvare le vite degli shinobi e non distruggerle.

    -...sono solo prudente.-

    Dopo quella frase spostò lo sguardo verso l’Hokage per poi rivolgerlo di nuovo ai presenti.

    -Inoltre l’obiettivo può essere Konoha… ma anche un altro paese o l’interno continente.-

    Ovviamente l’Hokage cercava di difendere il suo territorio, ma per l’Accademia questa minaccia era del tutto normale? La nuova nazione puntava solo al Paese del Fuoco o aveva intenzione di espandere i suoi confini? L'alleanza dei grandi paesi ninja non avrebbe fermato l’invasione? L’arma che aveva citato il ragazzo non poteva essere un u motivo di conquista?

    §...§

    -Per quanto riguarda quel discorso che ha fatto il ragazzo, ho solo capito …-


    Aveva detto così tanto informazioni tutte in una volta che aveva capito solo dell'esistenza di quell’arma. L’intera storia, con nomi del tutto sconosciuti per lei, era già stata dimenticata, mettendo in primo piano solo l’arma di distruzione. Ma per Asami entrambe le minacce avevano un collegamento.

    -Rispetto alle mie conoscenze attuali…-

    Meno del nulla.

    -...posso solo dire che per me è troppo complicato… e di sicuro lo sarà anche per qualcun’altro all’interno di questa sala…-

    Fortunato lui ad aver partecipato a quella missione e di sapere informazioni che in quella sala non tutti sapevano. Grazie a quell'intervento lui stesso poteva avere dei consensi da parte degli altri ninja. Di sicuro quel discorso era stato più intelligente di quello proposto dalla giovane genin dai capelli rossi. Forse per quel motivo lei stessa decise di non sforzarsi troppo su quella storia ma di concentrarsi solo sull’arma, l’unico vero problema insieme all’esercito in arrivo. Ma ormai Asami aveva già un’idea sul nemico e l’arma. Era fortemente convinta di un collegamento tra le due minacce. Distolse lo sguardo verso il giovane e iniziò a parlare con tutti i ninja, nessuno escluso, esponendo il suo pensiero. Alzò la voce in modo da farsi sentire da tutti.

    -Magari anche quell’esercito sta puntando a quelle armi… quindi il problema, secondo il mio punto di vista, non si limita solo a Konoha ma all’intero continente! L’Accademia non è interessata a questa minaccia!?-


    All’interno di esso si trovavano i Paesi ninja più importanti. L’alleanza fra questi era dettata proprio dall’Accademia, una struttura creata per garantire la pace. Ma quando uno di questi veniva attaccato o minacciato, l’Accademia cosa faceva? Gli altri Paesi alleati mettevano a disposizione la loro forza? Oppure il sistema adottato dall'Accademia era solo una menzogna?

    -Il Paese del Fuoco dovrà combattere contro questa minaccia e per farlo avrà bisogno dell’alleanza dei vari paesi! L’intero continente è in pericolo, non solo Konoha!-
     
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