Miai

[Free tra -RexDraco- e Zakira]

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    Parlato Keiji Hoshiyama
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    Una carrozza, trainata da alcuni cavalli, sfrecciava in tutta velocità lungo una strada non asfaltata. Al suo passaggio il veicolo in legno e ben decorato, alzava un gran polverone. I cavalli, invece, galoppavano seguendo le istruzioni del cocchiere. La carrozza stava viaggiando già da parecchi minuti, affrontando il vento freddo che in quel momento si stava abbattendo sul Paese del Fuoco. Dopo alcuni minuti, l’uomo che fino a quel momento guidò i cavalli, tirò a sè le larghe fune di cuoio, così da arrestare la corsa dei possenti animali. Insieme nitrirono al comando dell’uomo fermandosi davanti ad una lussuosa villa dalle molteplici finestre illuminate. Scese immediatamente dalla sua postazione per poi aprire la piccola porta della carrozza. Pochi secondi dopo una donna non molto alta, ma dalla bellezza divina, uscì dalla carrozza, facendosi aiutare dal cocchiere. Un vistoso abito elegante dai colori più sgargianti copriva la sua candida pelle, decorata in vari punti da bracciali in oro impreziositi da pietro preziose, collana dello stesso materiale dei bracciali e orecchini in oro bianco con un prezioso rubino al centro. Subito dietro di lei c’era un uomo alto, con indosso un vestito colore nero estremamente elegante. Essendo uomo non indossava gioielli ma i suoi occhi dal colore verde smeraldo erano così brillanti da risultare tale. Scese dalla carrozza con tutta tranquillità raggiungendo la donna, bisbigliando dapprima qualcosa al giovane cocchiere. Prima di recarsi alla villa i due si guardarono negli occhi per poi recarsi insieme verso l’entrata della lussuosa dimora. Non erano i soli a recarsi verso l’entrata. Altre coppie si recavano verso l’ingresso. E solo quando arrivarono dinanzi all’entrata, incontrarono un giovane ragazzo dai capelli biondi e occhi castani. L’uomo dagli occhi verdi e dalla chioma rossa non dovette nemmeno proferire parola poichè il ragazzo, visibilmente agitato dalla sua presenza, li fece entrare senza se e senza ma. Appena entrati nella villa si poteva ammirare il lusso che decorava quell’enorme casa. Lampadari di cristallo installati in soffitta, rifiniture in oro massiccio e numerosi fiori che decoravano l’interno della villa. E proprio all’interno della villa altre persone, vestite elegantemente, si apprestavano a raggiungere una sala. I due, dopo aver ammirato le varie decorazioni in oro, si scambiarono una veloce occhiata. Dopodichè seguirono gli altri per raggiungere l’enorme sala. Furono accolti da un altro ragazzo che, al loro passaggio, li accolse con un inchino. Ma entrambi lo ignorarono portando i loro occhi sulle decorazioni preziose e, successivamente, sui presenti. Alloro passaggio molti iniziarono a parlare a voce bassa con sguardo timoroso. Altri invece li guardavano senza fiatare, ma il loro sguardo valeva più di mille parole. Sorpresa, disprezzo e rammarico. Erano queste le sensazioni che i presenti comunicavano ai due ospiti che, in quel preciso istante, si trovavano al centro della stanza. La donna si guardava intorno ammirando i vari quadri all’interno di quella stanza. Mentre l’uomo, con sguardo gelido, iniziò a squadrare coloro che parlavano sottovoce, facendoli zittire. Da un lato della stanza un uomo si fece largo tra la folla raggiungendo i due appena arrivati.

    -Keiji Hoshiyama… Alla fine avete accettato il mio invito.-

    Porse la mano destra, per la consueta stretta di mano. Dal canto suo il signor Hoshiyama guardò dalla testa ai piedi il suo nuovo interlocutore. Era un uomo molto più basso e anziano di lui. Il viso era tempestato di rughe e i capelli grigi erano portati all’indietro. Aveva occhi castani e labbra sottili. Anche lui, come Keiji, indossava abiti eleganti e alcuni anelli d’oro. Aveva un sorriso tra le labbra, mentre gli altri parlavano tra di loro. Con tutta fermezza, l’uomo dai capelli rossi strinse la mano dell’uomo di fronte a sè.

    -E’ un onore per me ricevere un vostro invito… signor Kimura.-

    Anche se dal suo tono si poteva percepire una certa incertezza. Il suo viso era ancora teso mentre lasciava la sua mano. Tutti gli altri invitati tornarono alle loro chiacchiere ignorando poi il secondo secondo gesto compiuto dal padrone di casa. Quest’ultimo, con estrema delicatezza, prese la mano della donna, che si trovava affianco a Keiji, sfiorando il dorso della mano con le labbra. Dopo il gesto la guardò intensamente negli occhi, prima di proferire parola

    -Signora Hoshiyama… è un onore avere anche la vostra presenza. Come sempre siete splendida.-

    La donna ringraziò con gentilezza, anche se il complimento del padrone di casa aveva scatenato una certa gelosia nell’animo dell’Hoshiyama. Tra danze e musica, la festa continuò fino alla cena, con i piatti più ricercati e raffinati del momento. Dopo la cena uomini e donne, in stanze separate, finirono questa serata in altre chiacchiere futili. Almeno per Eiko Hoshiyama che, con le altre signore, commentavano le ultime tendenze in circolazione. Al contrario, Keiji come tutti gli altri uomini all’interno della stanza parlavano di affari. Quando improvvisamente il padrone di casa offrì un sigaro a tutti i presenti per poi accomodarsi di fianco all’unico uomo coi capelli rossi. Ormai l’interno della stanza era dominata dal fumo del sigaro che i vari uomini erano impegnati a fumare. Il signor Hoshiyama fumava tranquillamente, ascoltando i vari discorsi. Quando improvvisamente il padrone di casa gli rivolse la parola su un argomento a lui scomodo: sua figlia Asami.

    -Ho saputo di vostra figlia…e della sua scelta di vita…-

    L’uomo dagli occhi verdi iniziò a guardarlo infastidito. Sapeva che quella sera era sua figlia l’argomento della serata, per questo motivo aveva ricevuto quell’invito. E con quella frase aveva attirato anche l’attenzione degli altri signori. Alcuni li conosceva molto bene poichè aveva cercato in tutti i modi di combinare un matrimonio tra sua figlia e il futuro candidato.

    -Tutti ne par…-

    -E’ solo un capriccio di una ragazzina!-

    La sua voce tuonò all’interno di quella stanza, rispondendo secco e guardandolo dritto negli occhi. Era serissimo e credeva fortemente a quello che aveva detto. Gli occhi e le orecchie di tutti gli altri erano ormai puntati sui due.

    -Prima o poi cambierà idea.-

    -Lo spero per voi, signor Hoshiyama. Nonostante ciò ho sentito dire che molte famiglie nobili sono ancora interessate a vostra figlia. In più girano alcune voci su varie proposte di matrimonio anche da parte di famiglie non proprio affidabili. Non so se mi spiego...-


    Lui si era spiegato benissimo. Il signor Kimura era uno di quelli che aveva lo stesso pensiero degli Hoshiyama. Anzi era stato corrotto dal loro stesso pensiero. Aveva interrotto qualsiasi contatto con gli shinobi e collaborava con la famiglia Hoshiyama per alcuni affari commerciali. Ma in quella stanza non era l’unico, oltre a Keiji, ad avere quel pensiero poichè tutti i presenti in quella stanza avevano accettato una collaborazione commerciale con la famiglia Hoshiyama già da parecchi anni. Dopo la partenza di Asami, la notizia si diffuse a macchia d’olio tra le varie famiglie nobili del paese. Alcuni iniziarono ad avere anche numerosi dubbi sull’affidabilità della nobile famiglia. In poco tempo la famiglia Hoshiyama aveva perso la credibilità che aveva costruito in tutti quei decenni. Solo l’intervento degli esponenti di maggior rilievo della famiglia salvò la stessa, ricominciando di nuovo il commercio e cercando di dimenticare quell’episodio.

    -Queste voci sono false, signor Kimura. Finora non ho ricevuto nessuna lettera.-

    [...]

    Nella stanza c’era un silenzio assoluto. Si poteva udire solamente il rumore del forte vento, che quella sera non voleva lasciare il Paese del Fuoco. Nella stanza c’era solo una fievole luce in grado di illuminare parte degli oggetti in essa. Diversi scaffali erano posti lungo il perimetro della della stanza, con numerosi libri. C’erano anche diversi quadri di famiglia per decorarla. Inoltre c’era anche una scrivania e una sedia. E proprio su questa scrivania c’erano numerose lettere provenienti da parte diverse del continente. Tutte proposte di matrimonio. E proprio Keiji, il proprietario di quella villa, osservava quei fogli sparsi su di essa. Alcune erano aperte, altre ancora chiuse ed alcune furono state bruciate. Quelle lettere arrivavano in quantità maggiore, giorno dopo giorno. La maggior parte delle famiglie che si avevano mandato quella proposte, erano a lui sconosciute, forse perchè praticavano l’antica arte del ninjutsu. Dalla partenza della figlia, ricevette meno lettere del solito. Però con il passare del tempo il numero delle lettere aumentò poichè oltre ai ricchi aristocratici si interessarono di sua figlia anche diverse famiglie che avevano a che fare con gli shinobi del paese. Da 1 a 20 lettere, riguardanti tutti lo stesso argomento. E negli ultimi giorni, non riuscendo ad occuparsene per il lavoro, si erano accumulate più di 60 lettere. Ma ne erano troppe da bruciare tutte in una sera. Soprattutto dopo aver passato una serata di svago. A farlo compagnia, oltre alla piccola fiamma e alle lettere, aveva con sè il sigaro, che fumava con tutta tranquillità. Improvvisamente sentì diversi colpi alla porta che si aprì successivamente. Era il maggiordomo della casa che l’aveva avvisato della tarda ora. Ringraziandolo lasciò la stanza, spegnendo la piccola fiamma e lasciando le lettere sparse sulla scrivania.
    Il giorno dopo non lavorò ma rimase comunque nel suo studio, passando la maggior parte della giornata tra carte e documenti. E il suo sigaro, ovviamente. Nella stanza si sentiva già il forte odore del fumo. Metà della giornata la passò all’interno del suo spazio personale, mentre la servitù si occupava delle faccende domestiche. Dopo aver controllato i vari documenti, spostò la sua attenzione sulle varie lettere che la sera prima aveva lasciato sulla scrivania. Non sapeva se bruciarle o parlarne anche con sua moglie che era all’oscuro di tutto. Quando ad un tratto la porta dello studio si spalancò in un attimo. Alla soglia c’era un giovane uomo. Il signor Hoshiyama rimase a fissarlo alzando leggermente il sopracciglio sinistro, mantenendo con la mano sinistra una lettera. L’uomo dagli occhi verdi ricevette delle minacce dal nuovo arrivato. Ma lui fece solo una piccola smorfia di disapprovazione per poi proferire parola. Di sicuro era entrato con prepotenza visto che sulla soglia era da solo.

    -E TU CHI TI CREDI DI ESSERE? ENTRI IN CASA MIA CON PREPOTENZA E, PER DI PIU’, MINACCIANDOMI?-

    Si alzò dalla sedia, mostrando la sua intera figura e avvicinandosi pericolosamente al giovane uomo. Nel frattempo un gruppo di cameriere e maggiordomi iniziò a trascinarlo con forza.

    -VATTENE! E NON FARTI PIU’ VEDERE!-

    Continuò a guardarlo con aria severa mentre altri camerieri della famiglia si scusarono con il signor Hoshiyama che li ignorò completamente. Tranne una: Yori, il suo valletto personale di qualche anno più anziano.

    -Yori preparami subito la carrozza.-

    -Si, signor Hoshiyama.-

    Velocemente prese un paio di guanti e raggiunse in tutta fretta l’esterno della sontuosa villa. Ad aspettarlo c’era la carrozza, pronta per la partenza. Ripensò all’episodio avvenuto qualche minuto prima. Non voleva in casa sua un’altra simile scenata.
    Una volta entrato diede le indicazioni al carrozziere che con un comando fece partire i cavalli.. La carrozza sfrecciava veloce tra le varie strade andando in unica direzione. Direzione che lo conduceva, secondo lui, dalla persona che aveva causato quell’incidente mattutino.
     
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    Miai

    I



    Da qualche parte nel paese del fuoco, in una ormai fredda mattinata invernale dopo che quasi con fatica un mesto e spento sole pigramente fese capolino tra un cielo cupo, simile a una grande cappa grigia e pesante. All'orizzonte le montagne più alte brillavano come diamanti a causa del riverbero della luce solare sulle cime imbiancate da una candida coperta di neve.
    Parallelo a una strada fangosa un piccolo fiume era parzialmente coperto da una spessa lastra di ghiaccio. Il terreno era ormai reso fangoso da una fitta pioggia caduta durante i giorni precedenti. Molti alberi spogli, i cui rami scheletrici si tendono al cielo freddo in un silenzioso grido, erano incoronati da merletti di ghiaccio.
    Lontano, a sud, il cielo sembra farsi ancora più nero e minaccioso. Si preparava una tempesta.
    Un vento gelido soffiava spingendo alcuni cumulonembi carichi di pioggia verso le montagne.
    Alcuni cervi correvano tra gli alberi fuggendo da un mortale nemico: un solitario quanto famelico lupo grigio. Rari uccelli solcavano il cielo in cerca di un facile spuntino.
    Sulla strada una carrozza nera procedeva il suo viaggio spedita, trainata da due enormi e possenti cavalli neri. Il cocchiere: un brutto omuncolo spronava e rilanciava continuamente la marcia degli animali. All'interno della lussuosa carrozza, seduti comodamente due uomini complottavano organizzando un misterioso affare che probabilmente poteva nascondere qualcosa di losco. Dall'atteggiamento, il modo di parlarne e muoversi e dalla posizione di uno dei due; infatti esso occupava il sedile posteriore danda lo sguardo verso il cocchiere. Si capiva subito che fosse lui il capo.
    L'altro uomo
    Capo è sicuro di procedere è una famiglia potente?
    Il capo lo guardò in cagnesco furente
    Osi discutere i miei ordini?
    No mi scusi signore ...
    Hai trovato il ragazzino? Non è crepato?
    Si trovato, è vivo ma potrebbe darci problemi...
    HaHaHa solo un moccioso
    Un silenzio di tomba calo interrotto da un ronfare
    Cazzo di vecchio già dormi?! bastardo, ma tanto ti sputo nel tè da anni ahah
    L'addormentato cominciò a fare uno strano sogno più che altro era un flashback di circa 20 anni prima...
    L'uomo si trovava sulla porta di un enorme e lussuosa villa intento a imprecare e minacciare una coppia di ragazzi sui vent'anni. La coppia formata: da una bella ragazza bionda con capelli lisci come seta, alta, non eccessivamente formosa, occhi verde smeraldo, labbra sottili rosse e morbide come petali di rosa, guance vellutate di color pesca; e da un ragazzo qualche anno più grande alto con fisico possente ma non esageratamente muscoloso, capelli corti e dello stesso colore nero come la notte dei piccoli occhi, portava al fianco una grossa katana dall'elsa rossa ed un orecchino dorato a 3 pendenti all'orecchio sinistro. I due continuavano la marcia di allontanamento dall'uomo incuranti delle sue invettive. L'uomo ordinò perfino a i suoi uomini di usare la forza ma bastò il solo gesto di porre la mano sulla spada da parte del ragazzo per bloccare ogni uomo. Ad un tratto la ragazza voltatasi disse
    Addio padre!!

    Il capo risvegliatosi si rivolse all'altro
    Il ragazzino quando non ci servirà più lo voglio morto...
    l'altro sorpreso accettò l'ordine in silenzio...

    Dopo qualche ora di viaggio la carrozza si fermò davanti un enorme cancello in ferro battuto finemente decorato. Il cocchiere richiese alla guardia di turno, un grosso uomo di colore con cappelli neri che indossava occhiali da sole e vestiti neri, l'apertura del cancello. Dopo una breve attesa la pesante struttura metallica venne lentamente aperta e il cocchiere sciocco la sua frusta rilasciando le briglie, dopo qualche sbuffo e vari nitriti rabbiosi i due enormi cavalli dalle zampe bianche ripartirono strascinando dietro di se la pesante struttura della carrozza. Il mezzo di trasporto percorse un lungo viale che attraversava dei vasti giardini composti da piante di ogni tipo e provenienza, si notavano grandi serre e alcune fontane in marmo pregiato.
    La carrozza completato il lungo viale giunse finalmente a destinazione infatti ecco l'enorme villa Hoshiyama. Un giovane paggio di circa 16 anni aprì titubante la porta della carrozza facendo scendere i passeggeri per poi salutarli con un inchino. Il primo a scendere fu il leccapiedi


    un uomo alto sul metro e novanta carnagione scura praticamente mulatta, curiosi lunghi capelli bianchi legati in una coda, lunghe basette a punta, piccoli occhi scuri, labbra sottili, corporatura imponente e particolarmente muscolosa. Indossava una sorta di divisa militare blu con inserti dorati, sopra una giacca blu più scura con un cappuccio ed inserti argento. A i piedi lunghi stivali neri. Di nome Mifune.
    Subito dopo scese il capo


    un uomo sul metro e settantacinque, piuttosto robusto con barba e capelli lunghi biondi, occhi verdi, espressione seria e severa, carnagione chiara e labbra sottili. Indossava un classico kimono nero legato in vita e un haori grigio fumo entrambi realizzati in tessuti d'indubbio valore.
    A i piedi classici sandali in linea con il resto dell'abbigliamento. Si trattava del capo del un tempo ricca e famosa famiglia Arashi ma molto temuta in quanto considerata malavitosa, il famoso ma solo in ambiente poco raccomandabile Takayuchi Arashi.
    I due una volta scesi si fermarono un attimo a osservare la villa. Un enorme palazzo suddiviso in più ali e costituito da tre livelli sovrapposti. La struttura risultava essere traforata da molteplici finestre, tante da rendere la villa splendente e visibile da lontano come un lampo a causa del riflesso della luce solare sui vetri.
    Un maggiordomo, dopo un rispettoso inchino, invitò i due ospiti a seguirlo dentro l'edificio così un enorme porta in pregiato e decorato legno scuro venne spalancata permettendo l'accesso al trio appena formatosi.
    Essi percorsero un lussuoso ingresso monumentale, poi un lungo corridoio e qualche grossa stanza. Ogni ambiente risultava essere molto lussuoso e con numerosi oggetti preziosi che li decoravano: quali mobili, vasi, ceramiche e arazzi oltre a numerosi quadri con dipinti di famiglia e non sulle pareti.
    Gli ospiti giunti in una stanza con un camino che sembrava essere lo studio di un uomo d'affari, data la presenza su una scrivania di molteplici documenti e corrispondenza, furono invitati ad accomodarsi su un divano dal loro accompagnatore che dopo aver chiesto se essi desiderassero un tè si ritirò nelle cucine a preparare la bevanda.
    Dopo qualche tempo il cameriere tornò a servire il tè con un pregiato servizio in argentino, furono preparate tre preziose tazze in porcellana.
    Aspettate ancora un attimo signori. Il padrone è in arrivo ...
    Nel frattempo un altro servitore avrebbe avvisato il padrone di casa...


    Status Kitori Kuro Kenkichi
    Genin - Energia Verde
    Chakra: 120 Bassissimi;
    Vitalità: 48/48 Lievi;
    Energia Vitale: 120/120 Lievi;



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    Il sole risplendeva sulle strade della popolosa città del Paese del Fuoco. Gli abitanti svolgevano la solita vita quotidiana: chi faceva spesa o chi si apprestava a raggiungere l’accademia ninja per seguire le lezioni. I più giovani andavano in giro per il villaggio, passando per la strada principale. Grazie ai numerosi negozi e bancarelle era definita come una delle vie più frequentate di Konoha. Quel giorno la strada era particolarmente affollata tanto che muoversi tra la gente era praticamente impossibile.

    §Quanta gente…!§

    Asami Hoshiyama, esponente di una delle famiglie più potenti e ricche del paese, si trovava all’interno di quella folla. In realtà era quasi bloccata in mezzo a tutte quelle persone. Quel giorno aveva deciso di utilizzare il suo tempo libero per alcune spese sia per la casa sia per se stessa. La maggior parte degli oggetti acquistati erano libri di seconda mano. Trattavano sui vari utilizzi del chakra, sia in battaglia che in campo medico. Gli insegnamenti di Shu sul chakra adesivo e repulsivo gli suscitavano in lei un forte interesse sui vari utilizzi di questa energia. In fondo utilizzava già il chakra in campo medico, ma non credeva di adoperare quell’energia in altri specifici compiti. Normalmente si recava alla biblioteca. Ma quella volta decise di comprarli, trovandoli causalmente già usati. Dei libri che aveva preso, le copertine erano più o meno rovinate. Ma l’interno era la parte più interessante, poichè oltre a ciò che stava scritto sul libro con l’inchiostro nero c’erano numerosi appunti in penna, segnati sulla parte bassa o a destra della pagina. Appunti che integravano i vari concetti citati all’interno dei manoscritti o semplificando le varie definizioni. Li aveva tutti in una busta abbastanza resistente per sopportare il peso dei volumi. L’altra, nella mano sinistra, era molto più leggera, contenente vari oggetti e qualche vestiario. La figura femminile si faceva spazio tra la folla per raggiungere la fine della strada e dirigersi successivamente verso est. La sua casa non era molto distante ma i suoi problemi di orientamento non l’aiutavano. Infatti quella mattina, prima di raggiungere la zona mercantile si ritrovò davanti al palazzo amministrativo del villaggio della foglia. Fortunatamente per raggiungere la sua dimora ci impiegò pochi minuti, stranamente senza sbagliare nessuna strada. La zona est del villaggio era molto più tranquilla dove, di tanto in tanto, si poteva notare la presenza di una villa di lusso. Una zona completamente immersa nel verde con diversi fiori di forme e colori diversi. Arrivò davanti alla villa di suo zio quando notò qualcosa di familiare. Una carrozza, finemente decorata, si trovava all’interno del giardino. L’aveva già vista ed era anche impossibile da dimenticare. Durante la sua infanzia e adolescenza la vedeva sempre nei pressi della sua villa di famiglia. Spesso e volentieri la utilizzava il padre per i vari viaggi di lavoro. Ma come aveva potuto constatare alcuni mesi prima anche sua madre l’aveva utilizzata per raggiungere il villaggio.

    §Forse...§

    Magari era di nuovo sua madre che stanca di stare da sola a casa aveva deciso di passare un altro pò di tempo con la sua unica figlia. Percorse velocemente il giardino della villa e, con un pò di difficoltà, aprì la porta che lasciò aperta, camminando velocemente verso il salotto.

    -Mam…-

    Quando entrò all’interno della stanza rimase immobilizzata. Forse per la sorpresa. Non credeva di incontrare quella persona. Era così sorpresa che entrambe le mani allentarono la presa sulle buste, facendole cadere sul pavimento in legno scuro della casa. La più pesante era quella contenente i vari libri che aveva comprato, cadendo molto violentemente alla sua destra, a pochi centimetri dal suo piede. Davanti a sè, seduto comodamente sul divano, c’era un uomo dalla carnagione abbastanza chiara. Come lei, aveva occhi color verde smeraldo e capelli rossi mossi. Anche lui aveva alcune lentiggini in corrispondenza del suo naso aquilino e le labbra carnose erano nascoste dai baffi e dalla barba che “decorava” il suo viso squadrato. Entrambi iniziarono a guardarsi negli occhi. L’atmosfera era tesa come una corda di violino e il silenzio in quella stanza non aiutava. Improvvisamente l’uomo si alzò dal divano. Arrivando ad un’altezza di 1 metro e 93 centimetri, l’uomo iniziò a guardarla dall’alto per poi prendere dalla busta uno dei libri. Quando lo prese, sul suo viso si disegnò un'espressione di disapprovazione. Concentrò il suo sguardo soprattutto sul titolo del manuale.

    -Patetico...-

    Il libro cadde con violenza nuovamente sul legno, dando poi le spalle alla ragazza che raccolse le varie buste e appoggiandole successivamente sul divano, con molta fretta. Per quale motivo si trovava a Konoha? Suo padre aveva sempre disprezzato quella città, dichiarando di non voler posare mai i suoi piedi in quelle strade. L’aveva sempre criticata poichè oltre ai comuni cittadini erano presenti anche gli shinobi, che lui tanto odiava. Come non sopportava la figura dell’Hokage. Non voleva far altro che starsene nella sua villa, tra affari e altre faccende personali.

    -Cosa ci fai qui!?-

    Era quasi un tono di sfida. Ma non era la prima volta che utilizzava con lui. Numerosi furono i battibecchi tra i due. La maggior parte delle discussioni erano normalmente per le varie proposte di matrimonio che suo padre accettava coinvolgendo, a sua insaputa, anche la figlia. Altre avvenivano anche per gli argomenti più normali. Ma quella volta era diverso. Era dalla sua partenza che non l‘aveva più incontrato e non riusciva a comprendere la sua presenza all’interno del villaggio. Cos’era successo? Sua madre non stava bene? Oppure voleva convincerla a lasciare il mondo degli shinobi? Aspettava impazientemente la risposta del padre che ne frattempo aveva acceso il suo solito sigaro. Vedendo quella scena fece un mezzo sorriso.

    §Tsk… Ha sempre il solito vizio...§

    La maggior parte delle volte fumava quel tipo di tabacco quando stava per dire qualcosa che non poteva essere contestato, quando era abbastanza rilassato oppure perchè gli andava solo di fumare. Si voltò nuovamente verso la figlia e poi senza proferire parole la prese per un braccio trascinandola fino alla porta di casa. Cercò di liberarsi da quella forte stretta ma la sua forza era nettamente minore rispetto a quella del padre. Uscita dalla casa potè notare la presenza di Fang, il cocchiere della famiglia Hoshiyama, trovandosi al solito posto pronto per guidare i cavalli verso la rotta. Con violenza l’uomo aprì la porta della carrozza, spingendo la ragazza al suo interno. Fortunatamente la schiena di Asami trovò lo schienale della poltrona della lussuosa carrozza. Dopodichè entrò anche lui all’interno di essa, chiudendo la porta alle sue spalle mentre il cocchiere, con un comando, fece partire i cavalli verso le strade di Konoha. La ragazza stava capendo poco e niente e l’unica cosa che poteva fare il quel momento era osservare le vie del villaggio attraverso una piccola finestra.

    -Non hai risposto alla mia domanda.-

    -Prima allontaniamoci da questo schifo di città.-

    [...]

    La carrozza era ormai fuori dal villaggio della foglia, percorrendo diverse strade. Alcune più lineare altre invece più tortuose. Suo padre non aveva ancora aperto bocca lasciando sua figlia nel dubbio, durante tutto il tragitto. Per sua fortuna però riuscì a capire dove la carrozza stava portando i due esponenti della famiglia Hoshiyama. Numerosi alberi fiancheggiavano la strada, completamente all’ombra. Il veicolo in legno pregiato arrivò davanti ad un cancello, che si aprì istantaneamente. La carrozza sfrecciò veloce lungo il viale, sul quale si ramificavano diverse strade. Ma i cavalli non presero nessuna di queste, ignorandole completamente, fino ad arrivare alla fine di esso, trovando l’immensa e lussuosa villa Hoshiyama. La ragazza guardò fuori dal finestrino, con espressione quasi di sorpresa. Conosceva bene quella villa ma era da troppo tempo che non vedeva le numerose finestre e le varie decorazioni all’esterno della casa. Ma davanti ad essa c’era una misteriosa carrozza.

    §Forse ne avrà comprata un’altra...§

    Quando la carrozza si fermò, il cocchiere si affrettò ad aprire la porta di legno del veicolo. La prima a scendere fu la ragazza dai capelli rossi seguita a ruota da suo padre. Quest’ultimo si avvicinò alla carrozza misteriosa assumendo un’espressione infastidita dopodichè arrivò davanti alla porta della sua dimora. Non dovette nemmeno bussare che la porta si aprì come per magia. Ad accogliere i due esponenti della famiglia Hoshiyama fu il maggiordomo della casa. Non aveva il suo solito aspetto anzi sembrava piuttosto preoccupato. La genin restò al fianco del padre mentre quest’ultimo chiese la provenienza di quella carrozza.

    -Signore… ci sono delle complicazioni.-

    Suo padre non riuscì a decriptare ciò che intendesse l’uomo che serviva quella famiglia da anni. Nel frattempo Asami fu portata da due cameriere in salotto. Una grandissima stanza, forse una tra le più grandi all’interno della villa, decorata da quadri di famiglia e numerosi oggetti preziosi. A sinistra un’enorme finestra, coperta da una tenda in seta bianca. Al centro della sala tre meravigliosi divani, bordeaux con alcune fantasie floreali più chiare, con al centro un piccolo tavolino in legno. A destra della stanza c’era il camino acceso di un fuoco vivo in grado di riscaldare l’intera stanza. La ragazza inoltre poteva ammirare il lampadario in cristallo, con diverse candele. Altri lampadari erano stati installati alle pareti della stanza. Ma in quel caso tutte le candele erano spente poichè ad illuminare la stanza se ne occupava già il sole. In fondo la sala quasi nascosto a sinistra c’era un altro piccolo tavolino.

    -Asami.-

    A chiamarla era stata la madre che si trovava seduta proprio su uno di quei divani. Come sempre era vestita con abiti eleganti, indossando come suo solito numerosi gioielli dal valore inestimabile. Prima di prendere posto su uno dei tre divani, la salutò con un abbraccio, dopodichè si accomodò. Poco dopo entrò il padre che, a giudicare dal suo sguardo, fu abbastanza infastidito. Cosa gli aveva detto il maggiordomo? Cos’era successo durante la sua assenza? Lanciò uno sguardo ad entrambe le donne che avevano uno sguardo piuttosto sospetto riguardo il suo strano comportamento. Nella sala ora regnava il silenzio. Suo padre guardava intensamente il fuoco del camino mentre la madre nel frattempo aveva ordinato ad una delle cameriere di portare una tazza di the. Asami invece spostava il suo sguardo tra entrambi i genitori. Tra i due c’era una tensione altissima. A quanto pare anche la madre sapeva cosa stava succedendo. L’unica all’oscuro di tutto era proprio la kunoichi della foglia.
    La cameriera servì la bevanda calda a tutti e tre, per poi mettersi ad un angolo della stanza e aspettare altri ordini dalla signora Hoshiyama o dagli altri presenti.

    [...]

    Nel frattempo il maggiordomo della famiglia Hoshiyama, raggiunse i due ospiti che quella mattina si presentarono alla villa. A quanto pare il nuovo servitore aveva sbagliato anche la stanza. Aveva l’aspetto di uno studio ma quella era la sua biblioteca privata. Quando entrò all’interno di essa vide i due seduti comodamente sul divano e una tazza di porcellana in più. Il suo sguardo era piuttosto seccato, non solo per la presenza dei due sconosciuti ma anche per il pessimo lavoro svolto dal nuovo servitore.

    -Seguitemi.-

    Guardò con attenzione i due sconosciuti, dopodichè iniziò a camminare. Salì le scale per poi andare a sinistra. Il corridoio era non era molto illuminato ma lo studio del signor Hoshiyama lo era abbastanza. Si presentava esattamente come la stanza precedente. Più o meno visto che a suo interno non c’era nessun camino. Inoltre i due dovevano aspettare in piedi, poichè non c’era un divano ma solo una sedia dietro alla scrivania in legno. Ma quella era del padrone di casa.

    -Il signor Hoshiyama arriverà a momenti…-

    Dopodichè lasciò la stanza.

    [...]

    L’uomo dagli occhi verde smeraldo diede un ultimo sorso dalla tazza di porcellana. Aveva impiegato più di mezz’ora. Un comportamente abbastanza insolito per l’aspirante medico. Non l’aveva mai visto così lento nei movimenti come quel giorno. In più aveva lo sguardo fisso sul fuoco del camino. Passarono secondi poi minuti. Ormai la sua attenzione era rivolta verso le varie fiamme. Restò un’ora a fissarle. Ignorò anche la presenza della figlia e della sua adorata moglie. L’unico a farlo ritornare all’interno della stanza fu la voce del maggiordomo, annunciando l’ora al suo padrone. L’unica cosa che fece Keiji Hoshiyama fu quella di lasciare la stanza senza rivolgere una parola e raggiungere il suo studio. Quando entrò all’interno della stanza osservò con disprezzo i due sconosciuti.

    -Le vostre inutili chiacchiere non mi interessano… Andate via!-

    Li voleva fuori dalla sua dimora e dalla sua tenuta. Non avrebbe cambiato idea.

    Edited by Zakira - 8/12/2016, 21:17
     
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    Miai

    II



    Qualche tempo dopo mentre il capo e lo scagnozzo, seduti comodamente su quel divano di pelle pregiata, consumavano il tè che gli era stato servito, su rare e ricercate tazze di porcellana degne della più prestigioso cerimonia del tè, la maniglia dorata della porta scatto verso il basso permettendo l'apertura dell'infisso ligneo. Tale apertura attirò l'attenzione dai due ospiti che speravano nella fine della loro attesa, speranza che si rivelò vana quando colui che aveva varcato l'uscio si rivelò essere un maggiordomo. Esso aveva uno sguardo piuttosto seccato mentre scrutava i due ospiti inattesi e a quanto pare poco graditi, invitando poi i due a seguirlo.
    Il servitore iniziò a camminare, seguito dagli ospiti. Salite delle scale e direttosi a sinistra, lungo un corridoio non molto illuminato entrò in una stanza che invece era abbastanza illuminata. Si presentava esattamente come la stanza precedente. Fatta esclusione per alcuni particolari: al suo interno non c’era nessun camino e non c’era nemmeno un divano ma solo una sedia dietro alla scrivania in legno. Fatti accomodare gli ospiti nella stanza il maggiordomo disse loro:
    Il signor Hoshiyama arriverà a momenti…
    lasciando la stanza.

    [...]


    Dopo circa dieci minuti il vecchio Arashi, con una calma quasi innaturale, si accomodò sulla sedia in legno spaparanzandosi letteralmente, mentre il suo sottoposto lo guardava quasi con severità
    Signore le pare il caso? Il padrone di casa potrebbe offendersi
    Pensi che me ne possa importare qualcosa?
    gli rispose stizzito il vecchio ma dopo qualche minuto di silenzio, un forte rumore, quasi osceno da quanto fastidioso, invase la stanza. Ma cosa lo provoca e da dove veniva? Solo il povero Mifune conosceva perfettamente quel tremendo suono. Il suo capo seduto sulla sedia perfettamente composto: con braccia conserte, spalle e testa dritta russava davvero pesantemente
    Ricomincia, che baccano pare una falegnameria
    pensava lo scagnozzo guardando storto il ronfatore, mentre il militare cominciò a camminare nervosamente per quella stanza sembrando un leone in gabbia. Dopo più di un ora il sottoposto si era deciso ad uscire dalla stanza per cercare di porre fine a quell'attesa snervante, avvicinatosi alla porta fece per aprirla quando il vecchio
    Che pensi di fare? Non dargliela vinta è un infimo mezzo per innervosirci...quindi stai buono!
    Mifune desistette dal suo intento ritornando a passeggiare nervosamente, mentre l'altro rimaneva seduto e calmo.

    [...]


    Finalmente il padrone di casa raggiunse lo studio, dove gli ospiti lo attendevano, spalancando la porta, per poi riservare uno sguardo di puro disprezzo a i due sconosciuti. Aggiungendo parole non certo più accomodanti:
    Le vostre inutili chiacchiere non mi interessano… Andate via!
    Mifune lo avrebbe guardato minaccioso, pronto allo scatto contro l'uomo ma venne subito bloccato da un gesto con la mano del proprio capo.
    AHAH AHAH, Hoshiyama come vuoi. Ma non credere finisca qui! Torneremo presto ! Non dimenticare è una promessa parola di Takayuchi Arashi !
    Poi si alzò dalla sedia ordinando al suo uomo di seguirlo.
    I due uscirono dalla villa e tornarono alla loro carrozza, che non appena caricati i suoi passeggeri partì sgommando anche senza pneumatici
    ma come?! cazzo la carrozza sgomma.
    non dire minchiate. Piuttosto il moccioso è arrivato?
    Si, ci aspetta alla taverna del Corvo nero.
    Bene...
    Così fu ordinato al cocchiere di fare rotta verso quel punto d'incontro...

    Nel mentre al Corvo nero: una bettola sporca e pericolante, al confine con una fitta foresta nelle vicinanze di Otafuku,


    frequentata da pessima e poco raccomandabile gentaglia. Come sempre all'interno la solita rissa imperversava con contorno di imprecazioni e lancio di oggetti vari, la cameriera una brutta donna sui quaranta anni, grassa, con un enorme naso brufoloso e denti cariati serviva i tavoli schivando abilmente oggetti ed insulti. In un angolo appartato un giovane biondo con occhi verdi veniva trattato con riguardo dal proprietario del tugurio: un uomo solitamente maleducato quando cattivo. Era diventato premuroso e amichevole solo a vedere il tatuaggio sul braccio sinistro del ragazzo simbolo quello divenuto famoso da quelle parti, il marchio della famiglia Arashi. Il locandiere si decise, perfino a ordinare alla figlia di servire l'ospite e tentare di farselo, sottolineando con uno sguardo eloquente tale termine, amico.
    E così la ragazza: bella, lunghi capelli rossi, occhi neri profondi, labbra sottili, formosa, viso ovale e carnagione chiara con indosso vestiti succinti, che mettevano in bella mostra tutta la di lei mercanzia, serviva il cliente con un certo imbarazzo. Ma quel ragazzo era proprio Kitori, aveva ricevuto varie lettere e raccolto svariate informazioni elaborando qualche strana idea, fatto sta che il suo comportamento era diventato strano: non portava più il coprifronte, teneva sempre in bella mostra il suo tatuaggio sul braccio sinistro, aveva evitato qualunque compito accademico, aveva lasciato la casa dello "zio", nascondeva la propria forza e si comportava da bullo. Era forse cambiato? Aveva abbandonato il mondo ninja? Oppure era una sorta di operazione sotto copertura?
    Fatto sta che dopo avere ricevuto la propria ordinazione: tra lo sconcerto generale aveva richiesto un bicchiere di latte; la cameriera venne invitata ad accomodarsi sulla gamba destra del cliente e si ritrovò letteralmente avvinghiata da esso e palpeggiata, mantenere una copertura o fare il bullo comportava alcuni obblighi o forse si era fatto prendere dalla situazione?

    Prima che la situazione degenerasse la carrozza nera giunse davanti la locanda, facendo scendere il boss e il suo sottoposto era l'ora dell'incontro. I due si diressero al tavolo del ragazzo generando immediato silenzio al loro avanzare nella bettola. Giunti al tavolo cacciarono la cameriera e si accomodarono su due sedie in legno. L'atmosfera era piuttosto tesa, sguardi glaciali che non si incrociarono mai, sorrisi falsamente amichevoli e nascosti scontri d'intenti.
    Voglio il 30% dei guadagni e mi tengo la ragazza !
    E va bene !
    Un accordo fu raggiunto e dopo qualche altra discussione i tre si diedero appuntamento per l'indomani mattina. Mifune adocchiò la cameriera con pessime intenzioni, era famoso per la sua perversione, quando stava per afferrare la mal capitata venne letteralmente sverniciato da uno scatto fulmineo del Kenkichi che si caricò la ragazza in spalla
    Lei viene con me...
    Lo scagnozzo tentò una reazione ma venne bloccato dalla voce del proprio capo e soprattutto dallo sguardo rabbioso del ragazzo. Il biondo con cameriera in spalla si chiuse nella propria stanza scagliando il suo bagaglio sul letto
    Dormi li! zitta e non rompere! Io prendo la sedia, non dirlo a nessuno ...
    forse la ragazza aveva già capito di essere stata salvata. La notte passo così lenta e tranquilla.

    [...]


    La mattina, dopo colazione, i tre salirono sulla carrozza e partirono verso la tenuta Hoshiyama. A metà strada un drappello di 5 uomini a cavallo con indosso divise militari come Mifune e strane maschere bianche ognuna con sfumature di diverso colore l'una dall'altra


    Il gruppo procedette spedito fino al cancello della tenuta che stavolta venne aperto di forza da due cavalieri mascherati. La carrozza giunse alla porta della villa facendo scendere il trio, che accompagnato da due tizi mascherati, entrò in casa dirigendosi in una camera specifica, con Mifune a fare da guida: sembrava che conoscesse perfettamente la planimetria di quell'edificio.
    Entrarono in una grandissima stanza, piena di quadri di famiglia e oggetti preziosi. A sinistra un’enorme finestra e una tenda probabilmente in seta di colore bianco. Al centro tre grossi divani, bordeaux, li vicino un piccolo tavolino in legno. C’era un camino acceso che riscaldava la stanza. Attaccato al soffitto un lampadario in cristallo, con diverse candele. Altri lampadari alle pareti della stanza.
    Il boss e Mifune si accomodarono sul divano a sinistra con gli scagnozzi mascherati in piedi alle loro spalle dietro al divano, mentre il Kuro si mise davanti alla finestra guardando fuori...


    Status Kitori Kuro Kenkichi
    Genin - Energia Verde
    Chakra: 120 Bassissimi;
    Vitalità: 48/48 Lievi;
    Energia Vitale: 120/120 Lievi;



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    Una mano femminile era intenta a mantenere una preziosissima tazza in porcellana. I suoi occhi erano puntati sul fuoco vivo all’interno del camino. Il legno si consumava pian piano, tenendo in vita il fuoco rosso e scaldando così la lussuosa stanza della villa. Spesso e volentieri il suo sguardo si spostava su una seconda persona all’interno della stanza intenta a anche lei a sorseggiare la bevanda calda. Tra le due figure c’era un rapporto confidenziale. Chiacchieravano con leggerezza, discutendo su vari argomenti. Nel mentre una giovane cameriera si trovava in un angolo della stanza pronta a servire le due donne. Con loro, l’attimo prima, c’era anche il padrone di casa che aveva lasciato le due donne per recarsi all’interno del suo studio. Doveva affrontare una complicazione che si era insinuata all’interno della sua dimora prepotentemente. Due uomini, completamente sconosciuti alla sua vista, disturbarono la sua calma. Spostò lo sguardo su entrambi fermandolo poi su giovane uomo poco più alto di lui, dalla carnagione scura, capelli e basette bianche. Indossava alcuni vestiti color blu e, ai piedi, stivali neri. L’altro uomo era molto più basso di lui dai capelli biondi e occhi verdi, indossando un normalissimo kimono nero. Li guardò con disprezzo prima di chiedergli, con fare poco gentile, di andare via dalla sua dimora. Non aveva intenzione di ascoltare nessuna scusa da parte dei due visitatori poco graditi. E nemmeno nessuna proposta. Entrarono con la “forza” all’interno della sua dimora.

    -AHAH AHAH, Hoshiyama come vuoi. Ma non credere finisca qui! Torneremo presto ! Non dimenticare è una promessa parola di Takayuchi Arashi !-

    Tra i due a parlare fu quello più basso. Non l’aveva mai visto prima e in pochi sapevano il suo cognome. Mentre il nome del suo interlocutore era del tutto inesistente nella sua mente. Anche se aveva rilevato il suo nome per il signor Hoshiyama era del tutto indifferente. Ma ciò che gli frullava per la testa era un’altra domanda: come sapeva il suo nome? Di solito la famiglia Hoshiyama era conosciuta solo dai nobili del paese del Fuoco o da coloro che pian piano accettavano il pensiero di quella potente famiglia. Anche se da mesi aveva ricevuto lettere provenienti da diverse parti del continente. Molti di loro, nonostante il titolo nobiliare, affermavano di essere in stretto contatto con diversi shinobi. Perchè mai avevano adocchiato proprio la famiglia Hoshiyama? Non sapevano del loro disprezzo verso quei guerrieri? Come conoscevano la sua famiglia che proprio quest’ultima si teneva lontano da tutti gli affari commerciali che coinvolgevano i Paesi ninja del continente? I due uomini passarono di fianco a Keiji Hoshiyama che tenne la testa alzata per sottolineare il suo grande potere, soprattutto all’interno di quella casa. Ma il suo sguardo si spostò su alcune lettere lasciate sulla scrivania poichè la sera prima non ebbe il tempo di sistemarle e metterle all’interno del cassetto. Tra queste c’erano anche proposte di matrimonio da parte di quegli stessi shinobi che proponevano un assurdo contratto commerciale. Prima di lasciare la stanza guardò intensamente le varie lettere per poi prenderle e seguire i due ospiti indesiderati. Con signor Hoshiyama c’era anche il maggiordomo della casa dal volto un pò preoccupato che rivolse alcune parole all’uomo dai capelli rossi. Il suo volto era segnata da una smorfia di disprezzo, continuando a camminare e guardare i due che pian piano si dirigevano all’uscita della villa. A voce bassa, senza togliere lo sguardo verso il più basso fra i due, si rivolse al maggiordomo che mantenne il passo spedito per restare al fianco del padrone di casa.

    [...]

    La ragazza dai capelli rossi all’interno del grande salone aveva appena finito di bere la sua tazza di tè. Fortunatamente c’era la madre che le faceva compagnia ma era stufa di restare all’interno di essa. Posò la tazza sul pregiato tavolino in legno, picchiettando il pavimento del salotto con il piede destro. Il rumore risuonava all’interno dell’enorme stanza, facendo innervosire la stessa Asami. Anche perchè l’improvvisa assenza del padre era piuttosto sospetta. Perchè ha dovuto lasciare la stanza all’improvviso? Cos’era successo? E dov’era andato? Improvvisamente percepì [Percezione 9] alcuni passi al di fuori della stanza, poco vicino alla maestosa porta in legno. Ma non riusciva a capire quante persone effettivamente stavano passando.

    §Quante persone sono 2… o 5?§

    Più che per la sua salute aveva paura per la vita di sua madre, ignara di quelle numerose persone che si trovavano in quel momento all’interno della villa Hoshiyama. Chi erano e cosa volevano? Denaro o altro?

    §…!§

    Con suo stupore riuscì a percepire che questi numerosi passi si allontanarono sempre più velocemente dalla porta del salotto. Dov’erano diretti? Forse stavano lasciando la villa degli Hoshiyama? Fortunatamente la finestra dietro alle sue spalle era rivolta dritta sulla porta principale. Velocemente raggiunse la finestra e spostando leggermente la tenda iniziò a guardare in direzione della porta principale.

    -Asami, Cosa stai facendo!?-

    A raggiungerla fu anche la madre che, a differenza della giovane kunoichi, non aveva avvertito niente. La ragazza invece ignorò completamente le parole della madre, mantenendo lo sguardo fisso sulla porta d’ingresso che improvvisamente si aprì. Due uomini uscirono dalla villa Hoshiyama andando dritti verso la loro carrozza. Uno dei due era piuttosto alto con dei particolari capelli bianchi. Era molto più alto rispetto all’altro che aveva invece dei capelli biondi. Scorgendo un pò lo sguardo verso la porta, vide invece il padre accompagnato dal maggiordomo della casa. Il suo sguardo si spostò verso la finestra del salotto, facendo rabbrividire la giovane dai capelli rossi. La sua figura scomparve e la porta della stanza si spalancò richiamando l’attenzione dei presenti all’interno di essa. Il suo viso era corrugato da uno sguardo seccato. Soprattutto quando i suoi occhi si spostarono sulla figura della figlia. Si avvicinò terribilmente a lei, scagliando diversi fogli. La carta iniziò a svolazzare davanti al viso di Asami, perdendo quota e fermandosi ai piedi della genin. Un solo foglio era stato preso dalla mano della giovane apprendista medico. Iniziò a leggere alcune delle frasi scritte su di esso quando fu interrotta dal padre con la sua possente voce.

    -La colpa è solo tua!-

    -Colpa mia!? Puoi anche rifiutare l’offerta!-

    -Questa volta è diverso! A scrivere sono persone totalmente estranee dalla famiglia! E questo... è colpa del tuo capriccio!-

    -Basta! Smettetela voi due!-

    A zittire i due, soprattutto Asami che in quel momento stava per rispondere al padre, era stata la madre. Di solito spettatrice dei numerosi battibecchi tra padre e figlia, questa volta decise di interrompere l’ennesimo “litigio” fra i due. Iniziò a guardarli con i suoi occhi grigi per poi fermare il suo sguardo sul marito.

    -Keiji, abbiamo sempre ricevuto lettere del genere. So che questa volta è diverso. Ma…-

    Questa volta spostò lo sguardo anche verso la figlia che, nel frattempo, la guardò con le braccia conserte. Non era la prima volta che litigava con il padre. Entrambi avevano un carattere piuttosto testardo ma lei idee spesso non coincidevano, cadendo sempre in simili scontri.

    -... Asami ha sempre detto di no ad ogni proposta… Anch’io come te non condivido appieno la scelta di nostra figlia… Ma in questo caso, l’unica cosa da fare, è ignorare le lettere. Se vorranno ci raggiungeranno qui e parleranno direttamente con noi… senza nessuna lettera… Come hanno fatto i due visitatori che hanno appena lasciato la villa. A proposito chi erano?-

    Evidentemente anche la madre aveva sbirciato dalla finestra come aveva fatto la diciottenne. Aspettava impaziente una risposta dal marito che alternava lo sguardo tra Asami e la moglie.

    -Non saprei. Sono entrati prepotentemente in casa…-

    Proprio in quell’istante all’interno della stanza entrarono tre giovani che facevano parte della servitù della casa Hoshiyama. Con loro c’era anche il maggiordomo con il suo solito sguardo seccato. I tre giovani erano invece impauriti. Forse perchè si trovavano davanti al padrone di quell’immensa vila. O forse perchè oltre a lui si trovava anche sua moglie, che in quella casa aveva lo stesso potere del marito. O perchè, in realtà si trovavano di fronte ai tre esponenti di quella nobile famiglia. Ad avvicinarsi a tre giovani fu Keiji che osservò più da vicino i tre lavoratori, che tremarono tutto il tempo dalla paura. In quel momento sia Asami che sua madre si scambiarono uno sguardo. Ma nessuna delle due sapeva cosa stava succedendo in quel preciso istante.

    -A mia insaputa due uomini, dall’identità sconosciuta, sono entrati in casa mia. Forse nessuno vi ha spiegato, o sicuramente non avete capito, che in mia assenza nessuno può varcare quel cancello, arrivare alla porta d’ingresso ed entrare all’interno della mia dimora.-

    Lo sguardo fisso sui tre ragazzi fu quasi furioso in quell’istante, poichè quel giorno tutte e tre le condizioni elencate l’attimo prima dal padrone di casa si verificarono. La servitù della famiglia Hoshiyama era anche conosciuta per l’ottimo personale, capace di risolvere qualunque problema e soprattutto per la fedeltà. Anche se su quest’ultima non era del tutto vero dato che parte della servitù prestava diversi libri all’aspirante kunoichi.

    -Non avete svolto il vostro lavoro… Per questo motivo non ho nessuna intenzione di vedere le vostre facce domani mattina. Potete preparare le vostre valigie anche in questo preciso istante.-

    Con forza i tre furono portati via con la forza, lasciando di nuovo i tre esponenti della famiglia Hoshiyama da soli, insieme alla cameriera intenta a sparecchiare il tavolino dalle tazze utilizzate dalle due donne. Il resto della giornata passò tranquillamente senza alcun litigio. Madre e figlia passarono insieme l’intero pomeriggio, mentre il padre si chiuse all’interno del suo studio. Questo fino alla sera, quando venne servita la cena. Degustare nuovamente la cucina della servitù fu per lei una gioia. Era da tempo che non mangiava un piatto simile.

    [...]

    Il sole alto nel cielo illuminava la maestosa villa. La servitù era impegnata nella sua attività. Diverse sale erano già preparate da quest’ultima. Tranne una. Quella di Asami. Era occupata dalla ragazza stessa che era impegnata a dormire. La camera era completamente al buio. Ma un fascio di luce iniziò a illuminare una piccola parte della stanza. Una figura si avvicinò al letto della ragazza, chiamandola dolcemente e cercando di svegliarla dal suo riposo.

    -Asami… Sveglia. E’ ora di alzarsi.-

    Lentamente le palpebre si aprirono, rivelando i suoi splendidi occhi verde smeraldo. La camera era del tutto illuminata dal sole. Lentamente si alzò dal lettino mentre alcune servitrici portavano alcuni abiti. La ragazza alzò un sopracciglio quando li vide, facendo un falso sorriso.

    -Non ho intenzione di indossarli.-

    -Ci ho provato…-

    Prese alcuni vestiti dalla sua valigia e, recandosi in bagno, iniziò a prepararsi. Indossava gli stessi vestiti che utilizzava per addestramenti o missioni, tranne per coprifronte che indossava abitualmente al collo. Ci vollero pochi minuti prima di trovarsi al piano inferiore. Lì c’era sua madre, che parlava con la governante, e suo padre. Come sempre la signora Hoshiyama era l‘espressione di una nobile belezza. I capelli neri, raccolti in uno chignon basso, mettevano in risalto il viso ovale, gli occhi grigi e le labbra sottili, risaltate da un rossetto dal rosso non troppo acceso. Le sue morbide forme erano racchiuse, quel giorno, in un abito in seta a fiori. Come sempre numerosi gioielli preziosi decoravano la sua figura minuta. La figura del gigante dai capelli rossi poteva metterla in secondo piano, ma grazie alla bellezza e all’eleganza, aiutata anche dagli accessori pregiati, risaltava allo stesso modo del marito. Entrambi la stavano aspettando. E solo una volta raggiunti si incamminarono verso il salotto. Come prima della sua partenza verso la città più importante della città del Fuoco, era solito per i tre far colazione all’interno del salotto. Quello significava fare un tuffo nel passato. Tranne per un particolare. Quando il padre di Asami aprì la porta, i tre videro qualcosa d’inaspettato. La stanza era già stata occupata da numerose persone. Vicino alla finestra c’era un giovane ragazza, mentre in piedi, dietro ad uno dei divani, c’erano due persone mascherate. Sul volto della ragazza di disegnò un sorriso.

    -Ahahah… C’è una festa in maschera e non mi avvisa?-

    Come sempre, Asami parlava più del dovuto. Era uno dei suoi difetti. Ma non era abituata a tenersi i pensieri per sè. Era una ragazza diretta e non aveva di certo peli sulla lingua. Suo padre bisbigliò parole incomprensibili. Ma molto probabilmente era un semplice lamento, rivolto alla figlia. Soprattutto lui sapeva i modi di fare della diciottenne, che per la maggior parte delle volte non apprezzava. Come quella volta. Si rivolse subito ai presenti.

    -Chi siete e cosa volete!-

    Era un ordine. Erano obbligati a rispondere. Anche la ragazza osservò coloro seduti sul divano.

    §Ma sono i tizi di ieri...§

    Nel frattempo, ascoltando anche un eventuale risposta, il trio si sedette su uno dei divani. Gli occhi dei tre erano puntati dritti sui due uomini.
     
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    Miai

    III



    Passarono vari minuti avvolti in un silenzio irreale quasi mistico, rotto solamente dal saltuario picchettare di un ramo, spoglio ed ossuto come il di dito di uno scheletro sul vetro dell'ampia finestra, sotto lo sguardo pensieroso del giovane genin del villaggio di Kirigakure. Era un po' turbato dal trovarsi in quella villa, dover purtroppo coinvolgere degli estranei innocenti in una questione di famiglia; anche se il solo considerare quell'uomo membro della sua famiglia lo disgustava profondamente. Finalmente la porta si aprì e fu ora per il Kuro di mettere da parte i suoi dubbi deontologici e filosofici e continuare su quella strada, per raggiungere il proprio scopo. Dalla porta entrarono 3 persone: una donna bella ma minuta dai capelli neri e occhi grigi, bardata con vari gioielli che ostentavano la di lei classe socio-economica; un uomo alto dai capelli rossi e occhi verdi, viso lentigginoso con barba e baffi; infine una giovane donna dall'apparente stessa età del Kenkichi, dai capelli rossi, occhi verdi e viso lentigginoso come l'uomo al suo fianco evidentemente si trattava di padre e figlia; data la somiglianza fisica dei soggetti. Il Kuro riconobbe subito la ragazza e ricordò quella giornata di qualche tempo prima, passata anche con Kairi e Shu alla casa degli orrori: erano cambiate parecchie cose da quel tempo e lui era diventato molto più forte aveva imparato tante cose ma non era il momento di rivangare vecchie vicende...
    La genin vedendo gli uomini mascherati sorrise ed esclamò divertita, evidentemente non conscia della situazione
    Ahahah… C’è una festa in maschera e non mi avvisa?
    mentre il padre si rivolse agli ospiti inattesi e poco graditi, con un intimazione non un invito
    Chi siete e cosa volete!
    ma un ordine, la situazione non era chiara nemmeno ad esso. Il vecchio biondo fece una grassa e grossa risata dicendo
    Hai già dimenticato Hoshiyama? Ti avevo avvertito che sarei tornato. Takayuchi Arashi non si dimentica. E' ora che le nostre famiglie si fondino e diventino una, un unica grande potenza un impero...
    pensando nel mentre
    Il mio impero! AHAH AHAH
    per poi indicare, distendendo il braccio destro, il ragazzo biondo ancora di spalle alla finestra
    Il mio erede sposerà la tua erede, così uniremo le nostre famiglie...
    Sentendo quelle parole il ragazzo strinse i pugni: detestava dovere assecondare quel vecchio e coinvolgere una collega accademica in certe brutte situazioni.
    Se il padre della giovane avesse rifiutato quella proposta indecente e indesiderata il vecchio boss avrebbe reagito semplicemente con un affermazione breve, coincisa e con un certo tocco di superbia criminale
    Te ne pentirai!
    poi fece un segno ai suoi uomini: incrociando le braccia davanti al petto. Vedendo il cenno del loro capo il tizio mascherato più vicino alla famiglia sarebbe scattato e componendo il sigillo della tigre scomparsoAttacco Improvviso - Kyuu Batsu
    Villaggio: Konoha
    Posizioni Magiche: Tigre ( 1)
    L'utilizzatore può aumentare la rapidità dei movimenti nel round rendendosi impercettibile finché non attacca. La distanza minima di percezione avversaria è azzerata e l'utilizzatore è considerato sotto copertura parziale.
    Tipo: Taijutsu
    (Livello: 5 / Consumo: Mediobasso)
    [Da studente in su]
    dalla vista della famigliola, ricomparendo alle spalle della ragazza puntandole un kunai alla gola o almeno era quello il suo intento. Mentre in contemporanea anche l'altro tipo mascherato era, componendo il sigillo della tigre, scomparsoAttacco Improvviso - Kyuu Batsu
    Villaggio: Konoha
    Posizioni Magiche: Tigre ( 1)
    L'utilizzatore può aumentare la rapidità dei movimenti nel round rendendosi impercettibile finché non attacca. La distanza minima di percezione avversaria è azzerata e l'utilizzatore è considerato sotto copertura parziale.
    Tipo: Taijutsu
    (Livello: 5 / Consumo: Mediobasso)
    [Da studente in su]
    dalla vista ricomparendo alle spalle del padre di Asami, colpendo l'uomo alla nuca con il manico di un kunai e facendolo svenire. Tenendogli puntato l'acciaio della sua arma alla gola lo avrebbe, intimato ai presenti di non muoversi, trascinato via. Allorché Mifune, l'uomo dei capelli bianchi, si rivolse ai famigliari dell'uomo e soprattutto alla ragazza
    Se chiunque proverà a fermarci o ci seguirà il baffone morirà anche se chiamerete aiuti. Domani riceverete una lettera con delle istituzioni da seguire alla lettera!
    detto ciò lui e il suo capo si sarebbero alzati e diretti verso la porta seguiti dal Kenkichi, che si sarebbe mosso cercando di non farsi riconoscere dalla ragazza.
    Mi dispiace...Ti aiuterò! promesso!
    Qualche momento dopo che i tre uomini fossero usciti dalla stanza il tizio mascherato avrebbe mollato la kunoichi e velocemente avrebbe abbandonato la stanza. In pochissimi minuti tutti gli invasori sarebbero giunti davanti la loro carrozza e caricato l'ostaggio nel veicolo, tutti gli uomini mascherati avrebbero montato i loro cavalli mentre gli altri erano già saliti sul mezzo da trasporto. D'un tratto subito dopo la lenta partenza della carovana una curiosa nebbiaVelo di Nebbia - Kirigakure no Jutsu
    Villaggio: Kiri
    Posizioni Magiche: Scimmia ( 1)
    L'utilizzatore può ricoprire una vasta area da una fitta nebbia. Chiunque all'interno della nebbia sarà considerato "occultato" e potrà essere visto solo entro 1,5 metri. La tecnica del velo di nebbia annulla e viene annullata dalla calura naturale o dalla tecnica Afa Terrestre nelle aree in cui sovrapposta, da tecniche potenza pari o superiore a 30 oppure da tecniche o tecniche speciali che generino un forte vento o calura con con un consumo pari a quello di attivazione della tecnica.
    Tipo: Ninjutsu - Suiton
    (Livello: 5 / Consumo: Basso ogni 9 metri - Mantenimento: ¼ Basso ogni 9 metri)
    [ Raggio Massimo: 9 metri a grado]
    [Da studente in su]
    , fitta e densa si sarebbe alzata nascondendo la fuga di quel gruppetto.

    [...]


    L'indomani una misteriosa missiva nera con su uno stemma rosso a forma di fiamma sarebbe giunta alla villa Hoshiyama, indirizzata direttamente ad Asami Hoshiyama aperta la busta al suo interno una lettera bianca con scritto:
    CITAZIONE
    Asami Hoshiyama, erede della famiglia Hoshiyama.
    Vuoi rivedere tuo padre tutto intero? Se si accetterai il matrimonio deciso
    dal potente Takayuchi Arashi senza fare storie. Dovrai recarti al confine nord della foresta di Jukai, a un giorno di cammino a est dal villaggio di Otafuku, al limitare della boscaglia troverai un tempio dedicato ai Tanuki. Nei pressi del tempio un antica strada costituita da vecchie lastre di pietra ti guiderà al palazzo Arashi. Presentati da sola, nessuno dovrà seguirti, tra tre giorni e non prima. Se rifiuti o lo dici a qualcuno e non segui fedelmente queste istruzioni tua padre morirà e tua madre riceverà il suo corpo pezzo per pezzo.

    inclusa nella busta vi sarebbe stata una mappa.

    [...]


    Se la ragazza avesse accettato "l'invito" presto o tardi sarebbe passata della foresta Jukai: una foresta ai piedi di un monte ,


    composta in gran parte da rocce laviche, caverne di ghiaccio, fitti alberi e arbusti, che frenando l’azione del vento, danno alla boscaglia un’atmosfera spaventosamente silenziosa. La foresta è tanto fitta che in alcuni punti, i rami s’intrecciano in maniera talmente intricata da impedire persino la penetrazione dei raggi solari e spesso una fitta nebbia si riversa tra gli alberi riducendo tanto la visibilità. Soprannominata foresta dei morti, a causa dei molti disperati che decidono di togliersi la vita al suo interno. Nelle vicinanze della boscaglia sorgeva, anticipato da un tipico arco rosso, in cima a una breve e mal ridotta scalinata, un antico tempio


    dedicato ai Tanuki: in pratica una piccola casupola in legno, con un altare al suo interno dove riposava la statua in roccia grigia di cane procione, in attesa di essere venerata da qualche viandante o dare l'addio a qualche disperato. A un centinaio di metri dal tempietto partiva una via piastrellata con lastre di pietra,


    quel viale avanzava a tratti dentro la foresta. In moltissimi punti quella strada sarebbe risultata molto danneggiata: lastre sollevate, sprofondate, divelte e o totalmente assenti; rendendo quella via un viottolo appena accennato. Durante il cammino la ragazza avrebbe potuto avvertire chiaramente la sensazione di essere osservata ed infatti tra gli alberi qualcuno la seguiva e teneva d'occhio assicurandosi che non facesse brutti scherzi e che fosse realmente sola. Dopo circa sei ore di cammino in lontananza si poteva notare un grosso edificio,


    una volta abbastanza vicino davanti a se: una grossa cinta muraria in pietra e robuste travi in legno, nei pressi della struttura difensiva un piccolo laghetto dalla forma irregolare si faceva notare per il continuo saltellare di sgargianti carpe multicolori; alcuni salici dalle forme piuttosto contorte ombreggiavano il lago e le mura. Quando la genin sarebbe giunta davanti il monumentale ingresso in ferro due tizi mascherati, come quelli a casa sua, avrebbero fatto capolino e ritirato le sue eventuali armi, accompagnando la visitatrice attraverso il portone che lentamente si era spalancato.
    Il palazzo, oltre le mura, aveva: una ampio spazzale interno lastricato in pietra grigia delimitato dalle mura, una struttura principale a pianta rettangolare allungata costruita su palafitte quindi rialzata dal suolo alta un piano; in fine si poteva notare attaccato o quasi alla muraglia nord un ampio bacino d'acqua. Ogni struttura era in puro stile di Konoha. Una volta che Asami e la sua scorta fosse arrivata a salire gli scalini, che portavano alla struttura sopra elevata, si poteva notare un porticato che cingeva tale corpo centrale. A sorpresa una porta scorrevole si sarebbe spalancata mostrando un ampio corridoi centrale che come una spina dorsale attraversava il nucleo centrale del palazzo, suddividendolo in due perfette metà. Il lungo corridoio era scarno, privo di qualche decoro, suppellettile e o mobile fatto eccezione per qualche lume ad olio appeso a intervalli regolari, così come a intervalli regolari erano le porte scorrevoli a entrambi i lati del corridoio. Alla fine del corridoio un'altra apertura portava in un ampia stanza al centro della quale vi era un rialzo 2 metri per 3 metri, alto circa 30 centimetri in legno rossiccio.Al centro di tale palco un grosso cuscino rosso, sul quale sedeva l'uomo biondo. Sul pavimento alla destra del capo in ginocchiato, volto verso la ragazza Mifune che avrebbe invitato la rossa a sedere difronte al suo capo. Una volta che la kunoichi si fosse accomodata tranquilla, da una porta laterale sarebbe entrato il Kenkichi in totale silenzio: con espressione gelida e distinte si sarebbe seduto a sinistra della ragazza. Tutti gli uomini erano vestiti come il giorno del rapimento, ai lati della stanza vi erano tre armature samurai per parete; armate fino ai denti a fare bella mostra di se, alle pareti splendidi antichi disegni

    disegni.
    Accetti la proposta?
    avrebbe domandando il vecchio alla ragazza aspettando risposta...


    Status Kitori Kuro Kenkichi
    Genin - Energia Verde
    Chakra: 120 Bassissimi;
    Vitalità: 48/48 Lievi;
    Energia Vitale: 120/120 Lievi;



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    Il trio si sedette sul morbido e pregiato divano. La ragazza dai capelli rossi aveva gli occhi puntati sui due ospiti che aveva già potuto notare il giorno precedente mentre si allontanavano dalla lussuosa dimora di famiglia. Ma cosa volevano e per quale motivo erano accompagnate da alcune figure mascherate? Lo sguardo della ragazza si spostò su quella del padre quando l’uomo dalla chioma bionda iniziò a parlare. Il suo sguardo teso non si spostava dalle figure che avevano occupato quella sala prepotentemente. Soprattutto sulle ultime parole dell’uomo. E in quel caso anche Asami concentrò la sua attenzione sull’uomo dalla provenienza sconosciuta. Di cosa stava parlando?

    §Oh… no...§

    Dal suo viso non traspirava nessuna emozione. Ma diversamente, nel suo animo un turbinio di emozioni iniziarono a coinvolgerla. Non era la prima volta che veniva coinvolta in un discorso simile. Restava in silenzio ad ascoltare le parole del padre e degli altri presenti, pronti a portarla via dalla villa. Interessati solo al denaro della famiglia Hoshiyama. E lei, sfortunatamente, era la preda. Il modo per impossessarsi del patrimonio della famiglia era quello di sposare l’unica figlia di Keiji Hoshiyama, per ottenere così l’intero tesoro della famiglia. E suo padre era ben disposto ad accettare tale richieste. Forse così poteva anche aumentare l’intero patrimonio della famiglia. In alcune occasione era lui stesso a contattare le famiglie più ricche del paese e velocizzare i tempi. Ma in tutti quegli anni non aveva considerato la caparbietà della giovane Hoshiyama, rifiutando ogni singola proposta e preferendo la propria libertà. In quel momento l’uomo dai capelli rossi doveva essere la persona più felice del mondo. Allora perchè il suo sguardo era fisso verso i due visitatori? Erano davvero tanto indesiderati da suo padre? Loro facevano parte di una di quelle famiglie che aveva inviato la proposta di matrimonio, nei giorni precedenti?
    L’uomo continuò a parlare, presentando il suo pretendente, indicandolo solamente. La giovane genin seguì la direzione, spostando i suoi occhi verde smeraldo su un ragazzo. Si trovava in disparte, restando lontano dal cerchio di persone che si trovavano in quel momento al centro della stanza. Notò solamente i suoi capelli biondi, facendo una specie di smorfia e portando la sua mano sul volto.

    §Ma com’è possibile che tutti i nobili che si presentano… hanno i capelli biondi!?§

    Questo fu il suo unico pensiero. Anche se fino a quel momento pensava di sposare l’uomo dai capelli bianchi. Per quale motivo far sedere su quel pregiato divano una persona che era totalmente estranea alla faccenda? Doveva sedersi il suo erede. Ne aveva tutto il diritto visto che doveva presentarsi alla famiglia. Perchè continuava a starsene in disparte?

    §Forse…?§

    Forse anche lui non voleva sposarsi? Se ne stava in disparte per scappare all’ultimo momento? O voleva starsene fuori da quella faccenda?
    In ogni caso la parola in quel momento era stata data al padrone di casa. Fortunatamente per lei, quella volta, non c’era nessun pericolo. Lo si vedeva dal volto che la proposta non era di suo gradimento. Forse per l'atteggiamento da padrone, che aveva già deciso il futuro dei due giovani. La risposta non tardò ad arrivare e, per la prima volta, ne fu felice.

    -Unire le nostre famiglie? Scordatelo! Non ho bisogno di creare un impero. Quello che ha creato la mia famiglia basta e avanza…-

    La ragazza gli lanciò un’occhiata al genitore, che non spostò lo sguardo dall’ospite indesiderato. Di sicuro aveva detto quella frase per cacciarlo di casa. Per anni aveva cercato di far sposare la sua unica figlia. E di sicuro non aveva cambiato idea nonostante le sue ultime parole. Nonostante la nuova scelta di vita della giovane donna.

    -Te ne pentirai!-

    §Eh!?§

    La sua attenzione si concentrò nuovamente sull’uomo che ne nel frattempo fece segno ai suoi scagnozzi. Uno di loro, prima di “sparire” nel nulla, compose il sigillo della tigre. I tre della famiglia Hoshiyama si alzarono all’unisono guardandosi attorno, o almeno solo per due componenti di quel piccolo nucleo familiare. Per i suoi genitori poteva essere effettivamente scomparso, ma Asami sapeva benissimo cosa stava succedendo. O almeno lo credeva.

    §Il sigillo della tigre…!§

    Improvvisamente si ritrovò con un kunai puntato a pochi millimetri dalla gola. Rimase bloccata, muovendo solo gli occhi alternando lo sguardo tra i due genitori. Purtroppo, dalla sua visuale riusciva a vedere solo la figura del padre. E anche lui, come l’aspirante medico, si trovava in una bruttissima situazione. E come suo padre forse anche sua madre era nella stessa condizione. La situazione peggiorò quando lo scagnozzo colpì, con il manico del kunai, l’uomo dai capelli rossi. La ragazza spalancò gli occhi non appena vide quella scena.

    -Papà!-

    Una piccola goccia di sudore iniziò a scorrere lungo il suo viso. Il kunai era ancora puntato alla sua gola mentre suo padre veniva trascinato via dalla stanza. A prendere parola questa volta fu l’uomo con la carnagione scura e capelli bianchi.

    -Se chiunque proverà a fermarci o ci seguirà il baffone morirà anche se chiamerete aiuti. Domani riceverete una lettera con delle istituzioni da seguire alla lettera!-

    -COSA!?-

    Lasciando la stanza, quindi anche la kunoichi, gli scagnozzi si avvicinarono alla carrozza. La ragazza si avvicinò alla finestra, rompendola e cercando di raggiungere il prima possibile quel mezzo di trasporto. Quando si ritrovandosi al di fuori della villa improvvisamente una fitta nebbia lei stessa, facendo perdere le tracce degli uomini in fuga.

    §Cazzo… no!§

    Portò il suo sguardo, pieno di furia, verso la fitta nebbia nella speranza d’intravedere qualcuno o qualcosa. Ma fu sua madre ad attirare l’attenzione della ragazza, urlando sia il nome della figlia che quella del marito. Asami seguì la voce entrando sempre dalla finestra, ormai rotta, e raggiungendola il più velocemente possibile. Controllò la sua condizione fisica, anche se la donna continuava a piangere. Purtroppo la ferita che gli era stata causata era rivolta alla perdita momentanea del marito. La giovane diciottenne cercò di tranquillizzarla, prendendo con delicatezza le sue candide mani.

    -Asami… la tua… la tua mano...-

    La ragazza puntò i suoi occhi sulla sua mano destra. C’erano dei piccoli tagli e a tratti sanguinava. Si era procurata quei tagli dopo aver rotto il vetro della finestra. Fortunatamente la ferita non era così grave [Ferita Lieve] come pensava sua madre. Poteva curarli in un attimo.

    -Non preoccuparti… Non è niente.-

    [...]

    -Grazie per avermeli portati, zio.-

    In camera sua, guardata con gli occhi ancora lucidi di sua madre, lo sguardo perplesso di suo zio e la curiosità della servitù di famiglia, la ragazza iniziò a prepararsi all’imminente incontro. Come aveva annunciato giorni prima l’uomo dai capelli bianchi, alla kunoichi gli era stata consegnata una lettera, con diverse informazioni. Doveva dirlo a nessuno ma aveva trasgredito questa regola. Sua madre e la servitù già sapevano, essendo testimoni. L’unico che avvisò fu suo zio che, sotto richiesta di Asami, si presentò alla villa, portando con sè l’equipaggiamento ninja. Come scritto nella lettera doveva presentarsi da sola. E così ordinò, a tutti i presenti di non essere seguita. Gli uomini mascherati potevano avere qualche abilità particolare, dato l’utilizzo del chakra.

    §...§

    Fortunatamente insieme alla lettera c’era anche una piccola mappa che portò con sè, lasciando alla sua spalle, passo dopo passo, la maestosa villa Hoshiyama. Proprio come segnato sulla mappa, la ragazza attraversò un’immensa e fitta foresta. I raggi solari riuscivano a malapena ad arrivare al suolo lasciando la diciottenne, in alcuni punti, completamente al buio. In altri punti, invece, la visibilità era ridotta “grazie” alla formazione di una fitta nebbia. Costantemente, lungo quel percorso, tenne gli occhi ben aperti e la mente concentrata su ogni singolo rumore o movimento sospetto. Poco dopo Asami notò la presenza di un tempio, passandogli accanto e percorrendo un lungo viale fatto con diverse piastre di pietra. Durante lungo il percorso la ragazza si ritrovò nuovamente all’interno della foresta. Cercava di non perdere sott’occhio le piastrelle, anche se risultava difficile dato che in alcuni punti sparivano nel nulla. Nonostante ciò, dopo 6 lunghissime ore, la giovane Hoshiyama si ritrovò davanti ad un enorme palazzo. Controllò la mappa e finalmente tirò un sospiro di sollievo.

    §Finalmente!§

    Dopo un lungo viaggio era finalmente arrivata. Finalmente poteva liberare suo padre.
    A differenza del proprietario, la proprietà era, secondo il giusto di Asami, elegante ma allo stesso tempo semplice. Un luogo completamente diverso dalla sua dimora di famiglia. Forse anche per la presenza di un piccolo lago e degli alberi sparsi.
    Percorrendo la strada, improvvisamente fu fermata da due tizi mascherati. Forse gli stessi che quel giorno si presentarono alla villa e presero lei, per pochi istanti, e suo padre in ostaggio. Sfortunatamente per lei, tutto il suo equipaggiamento venne preso da uno delle guardie prima di accompagnarlo all’interno del palazzo.

    §Che fregatura...§

    Tra scale, porte e vari corridoi l’esponente della famiglia Hoshiyama si ritrovò finalmente faccia a faccia con l’uomo dai capelli biondi. I suoi occhi erano puntati su di lui, ignorando le varie decorazioni o persone all’interno della stanza. Tranne l’uomo dai capelli bianchi, che aveva invitato la genin a sedersi. Poco dopo entrò l’altro ragazzo che la ragazza osservò con discrezione, per poi concentrare di nuovo il suo sguardo verso l’uomo che gli rivolse la parola.

    -Accetti la proposta?-

    Certo che no. Voleva prima vedere lo stato di salute di suo padre. Sperava di rivederlo prima di “accettare”.

    -Prima di accettare… volevo rivedere mio padre.-

    In quel caso si alzò, spostando lo sguardo verso l’intera stanza. Appena entrata non aveva notato la presenza di diversi disegni. Ammirò anche diverse armature, avvicinandosi lentamente ad una di quelle. Fece finta di essere interessata sia all’armatura che al disegno, rivolgendosi poi all’uomo.

    -Avete una bella dimora… Di cosa si occupa questa famiglia per esattezza? Trattandosi di oggetti così pregiati… si tratta, quindi, di un’attività piuttosto importante, non è vero?-

    Se l’uomo avesse accettato il compromesso, la ragazza lo avrebbe seguito, continuando a complimentarsi con lui per il maestoso palazzo.
     
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