Silenzi scroscianti

free con Kairi

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    [La mattina successiva alla riunione - Ore 4.00]



    Il sole non era ancora sorto, e una leggera nebbiolina fresca adornava l'aria del villaggio della foglia, quando l'individuo che Kairi aveva conosciuto il giorno precedente, arrivò presso la porta ovest del villaggio, un piccolo accesso di servizio alle mura, sedendosi a terra nello stesso mantello scuro che portava indosso il giorno precedente. Stavolta però non aveva alcuna maschera. Se la kunoichi fosse davvero arrivata, da sola, avrebbe trovato ad attenderla un uomo sui 50, forse leggermente più giovane; con una carnagione molto chiara, il viso incavato, piuttosto magro, con alcune cicatrici, e una lunga chioma di capelli neri lisci. Il tratto peculiare dell'uomo, oltre ad avere entrambi gli occhi di un rosso acceso, era il fatto che non emanava alcuna traccia di chakra. Sembrava uno spettro. L'individuo portava con sè, sopra alla tunica, unicamente uno zainetto logoro, tenuto su una spalla sola, contenente chissà cosa.
    Quando la ragazza si fosse fatta avanti, l'uomo l'avrebbe immediatamente rassicurata.

    << Non temere, non intendo arrecarti fastidio. Ci siamo conosciuti ieri alla riunione, immagino che avrai capito chi ero. >> Ed in effetti, maschera a parte, tutto di quell'uomo era identico all'Anbu del giorno precedente, sia nella corporatura, che nelle movenze, finanche all'odore che emanava. Per qualche ragione, aveva dovuto mantenere segretezza il giorno precedente. Si sarebbe quindi alzato, presentandosi alla ragazza con un leggero inchino, esattamente come il giorno precedente, per poi rispondere a eventuali domande; ma sarebbe stato lui a chiarire il motivo della loro presenza lì, a quell'ora.

    << Avrai certamente in memoria il discorso che l'Hokage ha pronunciato ieri, riguardo la metafora della tovaglia. Il villaggio non può assottigliare ulteriormente le proprie forze mandando cento individui a raccogliere informazioni. Io sono uno di quelli che fa il lavoro di quei cento, in modo da non dover tirare la tovaglia. Oggi lo sarai anche tu. Come ricorderai, tra 3 giorni ci sarà un incontro per determinare i ruoli necessari a respingere questo attacco; che potrebbe arrivare in ogni momento e in ogni luogo. Abbiamo 3 giorni di tempo. Seguimi, ti spiegherò il resto lungo la strada. >>

    Ma stranamente, l'uomo non schizzò via a velocità folle saltando su per le mura per poi dileguarsi nella foresta, chiedendo a Kairi di seguirlo; se ne andò a piedi, con calma. Una volta fuori dall'accesso di servizio, i due avrebbero trovato un piccolo carro trainato da un solo cavallo, con un tizio incappucciato alla sua guida. Il ninja sarebbe salito sul retro, sistemandosi tra i panieri contenenti stralci di pelle e tessuti, e avrebbe fatto segno alla kunoichi di seguirlo. Sicuramente era l'inizio più insolito per una missione segreta contro il tempo. Una volta saliti, il carro avrebbe iniziato il suo viaggio.

    << Non temere, è un amico. >> Disse Jotaro indicando il guidatore.

    << Come ti stavo dicendo, abbiamo 3 giorni di tempo, e penso li useremo tutti, dal momento che impiegheremo circa un giorno a raggiungere il luogo. Il mio nome è Jotaro, sono un agente del villaggio, e ho scelto te perchè ho bisogno del tuo aiuto per uccidere tua madre. >>

    Ecco la presentazione. Non c'era andato giù leggero, nè aveva usato metafore o giri di parole. E in breve la cosa sarebbe peggiorata, per la ragazza.

    <<non penso tu sia in contatto con lei da molto tempo, ma a meno che non abbia sbagliato, è diventata una spia e vive assieme ad altri traditori, dobbiamo entrare nel loro covo, estrarre più informazioni possibili, e se lei o altri dovessero..reagire male, dovremo difenderci.>> Chi era quell'uomo? E come sapeva della madre di Kairi? O che fosse proprio sua madre tanto per iniziare. La ragazza avrebbe avuto le sue risposte, nel corso di quella che forse sarebbe stata una delle esperienze più segnanti della sua vita. Oppure il momento della sua morte.
     
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    Quella notte non aveva dormito, anzi non aveva nemmeno provato a stendersi: suo padre era fuori per un turno notturno e Kairi aveva passato tutta la notte in giardino seduta su una roccia osservando le stelle mentre la sua mente vagava fra mille pensieri ed attendeva l'orario per poter incontrarsi con quell'uomo.
    Non aveva la più pallida idea di chi fosse, ma il fatto che l'Hokage sembrasse conoscerlo bene le dava in qualche modo la conferma che non potesse trattarsi di un impostore o di una persona giunta al villaggio per motivi malevoli. L'aveva riconosciuta grazie alla semplice somiglianza con sua madre e quindi doveva per forza averci avuto a che fare in passato. Ma se davvero sapeva qualcosa su Taka, perché dirglielo solo ora? Perché contattare lei e non suo padre, perché non avvisare il villaggio? Il corpo di sua madre non era mai stato ritrovato e la speranza che fosse ancora viva da qualche parte non era mai svanita per la kunoichi. Si poteva dire che attendeva quella notte da quasi tutta la vita.

    Quando si avvicinò l'orario scrisse a suo padre un semplice biglietto, lasciandolo sul tavolo vicino ad una porzione di riso e qualche condimento che avrebbe potuto mangiare per colazione


    CITAZIONE
    Parto per una nuova missione, starò via qualche giorno. Scusami se non ti ho avvisato prima ma non posso dirti di più per il momento. Prometto che quando tornerò a casa ti racconterò ogni cosa e mi farò perdonare

    Si allontanò poi dalla casa completamente avvolta dall'oscurità della notte, nel più totale silenzio: a quell'ora non vi era praticamente nessuno in giro, le porte del villaggio erano serrate e solo chi aveva appositi permessi poteva lasciarlo, essendo guardiana lo sapeva più che bene. La segretezza della missione doveva essere la più totale possibile visto l'orario scelto dall'uomo, e la cosa non poteva che mettere in allarme la kunoichi.
    Arrivata presso l'accesso alla porta ovest notò immediatamente la sua figura, unica presenza in quel luogo, ed istintivamente accelerò il passo per raggiungerlo: gli abiti identici a quelli dell'ANBU che l'aveva avvicinata il giorno prima alla riunione le fecero capire che doveva trattarsi della stessa persona, tuttavia rimase sorpresa nel vedere quale fosse il vero aspetto che si celava dietro alla maschera. La carnagione chiara, il viso scavato ed i lunghi capelli neri lasciavano trasparire come l'uomo non fosse nel pieno della salute, e gli strani occhi rossi rendevano ancora più inquietante la sua figura nell'insieme. Si soffermò qualche secondo a studiare le iridi alla ricerca di 3 tomoe convinta che si trattasse di un membro del suo clan visto l'inchiostro utilizzato, ma non vedendole le fu chiaro che non fossero in nessun modo consanguinei Non sei un Uchiha... esclamò, più sorpresa che delusa, per poi ascoltare le sue parole.

    Non una presentazione, non una reale spiegazione: riferendosi al discorso fatto da Raizen il giorno prima l'uomo le disse solo di seguirla, mentre Kairi premeva per avere delle risposte. Prima che salisse sul carretto parlò Dimmi almeno chi sei! Mi hai chiamato qui senza darmi una spiegazione e parlando di mia madre, dicendomi di mantenere ogni cosa segreta e nemmeno ti presenti! Come fai a conoscerla? Dov'è lei? esclamò, dimenticando completamente della sua solita diplomazia. Voleva delle risposte, e le voleva ora! Aveva atteso per anni e sentiva di non poter sopportare ulteriormente.

    La risposta arrivò pochi istanti dopo, mentre sia lei che l'uomo si sistemarono e mimetizzarono fra le pelli del carretto che cominciò lentamente a muoversi. Nel sentire le sue ultime parole la kunoichi sentì il sangue nelle vene gelare letteralmente mentre con sguardo incredulo ed occhi sgranati volgeva il viso verso quello pallido di Jotaro ...Mi prendi in giro...? rimase qualche istante ferma immobile ad osservarlo, troppo presa alla sprovvista da quell'affermazione per riuscire anche solo a dire ed a pensare altro, il mondo che le sembrava quasi fermo attorno a lei. Non poteva avere realmente sentito quelle parole. Tuttavia le seguenti frasi dell'uomo le fecero capire come non si fosse sbagliata.
    Quando finalmente realizzò, quando tutto ricominciò a muoversi ebbe una reazione che colse di sprovvista persino lei stessa, totalmente istintiva e priva di qualsiasi riflessione. Abbandonato totalmente il suo autocontrollo le sue iridi si infiammarono di cremisi mentre tentava[Vel: 500 + 3 tacche preveggenza: 575, consumo 0.50] di afferrare l'uomo con entrambe le mani ai baveri dell'abito e portava il suo viso a poca distanza dal proprio, le sue parole uscirono dapprima sottovoce mentre il suo tono andava via via ad alzarsi sempre di più ...Mi porti qui con un biglietto in codice, facendomi venire un colpo ed in maniera totalmente segreta per...per dirmi che dovrei uccidere mia madre, che non vedo da 12 anni, da quando non ero che una bambina...? Perché?? E' uno scherzo, vero? Un pessimo scherzo. Perché proprio io fra tutte le persone che ci sono al villaggio?? non riusciva a capacitarsene, mentre il suo viso era ricoperto da una totale maschera di rabbia Io non...non penserai davvero che possa farlo! Dov'è mia madre e cosa ha fatto?? Perché è considerata una traditrice? Chi ha deciso della sua morte?? Perché né a me né e a mio padre è stato detto niente fino ad ora?
    Ci è sempre stato detto che era dispersa e probabilmente morta! RISPONDIMI, ADESSO!!Imposizione: L'utilizzatore può imporre un comando tramite lo scambio di sguardi. Non eseguire un ordine causa un malus ad una statistica primaria: l'utilizzatore decide all'attivazione le statistiche influenzate. Il comando non può essere autolesionista, rendere inabile la vittima o danneggiare terzi. L'efficacia massima del comando è pari a 10 per livello della Tecnica Speciale, il comando dura finché non rilasciato. Richiede uno slot azione/tecnica ed un consumo ½ Basso ogni 10 di Efficacia ogni round di durata.

    Eff: 20, consumo 1 basso
    Malus eventuale: non mi importa, non è un combattimento, lei è solo tanto incazzata XP
    le sue ultime parole furono un vero e proprio ordine: non le interessava se la persona davanti a lei fosse un genin, un chunin, un jonin o un sannin, non le interessava quali sarebbero state le conseguenze di quel gesto, non in quel momento. Voleva solo delle risposte, ed in un modo o nell'altro le avrebbe ottenute.
     
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    La fine dell'ingenuità



    Salito sul carro, Jotaro aspettò che la ragazza lo seguisse, ma questa gli pose delle domande, rallentando la partenza. Il ninja non le rispose, compì un gesto con la mano, come a significare "muoviti". Le risposte sarebbero arrivate a breve. Una volta sul mezzo di trasporto, la kunoichi non prese esattamente bene la notizia riguardo il vero motivo della loro missione, e come il suo accompagnatore si aspettava, la ragazza non aveva la minima idea della situazione in cui si trovava. Kairi lo afferrò per il mantello e iniziò a scuoterlo mentre gli sbatteva in faccia la sua rabbia. Lui non si scompose e lasciò che la ragazza si sfogasse, mentre il carro proseguiva la sua marcia, e il cocchiere sbuffava divertito. Quindi Jotaro rispose, sempre mentre era tenuto dalla ragazza per il collo.

    << Tasca del mantello, lato destro, altezza fegato. Serviti pure. >>

    Il ninja aveva qualcosa in quella particolare tasca, qualcosa che la ragazza avrebbe dovuto prendere, e quando l'avesse fatto, emozioni ben più grandi l'avrebbero assalita. In quella tasca c'era una fotografia; risalente a molti anni prima. Quando Kairi avesse analizzato la foto, Jotaro le avrebbe rivolto alcune parole piuttosto acide, ma che le avrebbero fatto comprendere meglio alcune cose.

    << Se hai terminato con la tua esposizione mestruale di emotività e hai deciso di tornare a essere un soldato, sappi che l'unica a non sapere cosa succede sei tu. >>

    La foto ritraeva un gruppo di 3 ninja in posa, imbrattati di sangue, davanti ad una montagna di una ventina di cadaveri di bambini, ammassati come bestie appena macellate. I 3 erano coperti con delle divise molto datate, il primo, sulla sinistra, era un giovane con dei capelli biondi come l'oro e una pelle color caramello, il ragazzo sulla destra aveva dei capelli neri piuttosto lunghi, il volto incavato e degli occhi rossi ben riconoscibili, mentre al centro c'era una figura femminile, giovane, identica a Kairi, tranne per i capelli legati in una coda. I 3 ninja nella foto avevano circa 13, 14 anni al massimo, e sembravano far parte dello stesso gruppo.

    << Quella che vedi è Cantha. Quella foto risale a una trentina di anni fa, sono sicuro che avrai riconosciuto la figura al centro, e probabilmente quella sulla destra. >>

    Inoppugnabile somiglianza. Quella era sua madre, e l'uomo accanto a lei nella foto, era lo stesso che ora Kairi si trovava davanti, solo 30 anni più vecchio. Mentre la Kunoichi aveva ancora in mano la foto della madre, il ninja tirò fuori dal mantello un piccolo libriccino rilegato in pelle nera, e lo passò alla ragazza, la quale, sfogliandolo, avrebbe potuto notare in ogni pagina una diversa foto di ninja di diversa nazionalità, con dati, informazioni, e timbri vari. Kairi avrebbe potuto notare due cose, la prima era che molti di quegli individui erano ninja ricercati. Alcuni li aveva visti nei libri, altri li aveva sentiti nominare, molti dei quali erano stati uccisi. La seconda, era che in ogni pagina erano presenti la firma e il timbro in ceralacca di particolari individui. Se il ricercato era della Sabbia, c'erano le firme del Kazekage, o rappresentati, e del capo della sicurezza del villaggio della Sabbia, o facenti funzioni; se il ricercato era della foglia, dell'Hokage ( in questo caso non oltre Shika) e del capo della polizia, o facenti funzioni. A pagina 14, c'era sua madre. E una firma.


    Izuna Uchiha



    << Taka Uchiha è stata scoperta come spia nemica della foglia quando avevi 6 anni. Durante il suo arresto ha eliminato i due ninja incaricati di prelevarla, e si è data alla fuga. Il giorno seguente l'ufficiale preposto ha rilasciato un mandato di assassinio intervillaggio per terminare la sua vita, come si fa per qualunque ninja che si macchi di simili crimini. L'ufficiale in questione era tuo padre. >>

    Non disse altro. Aveva detto abbastanza in pochi minuti. Se la ragazza avesse avuto altre domande, probabilmente le risposte non le sarebbero piaciute, ma per assicurarsi che quella che aveva davanti passasse dall'essere un'allieva, ad essere un vero e proprio ninja al servizio della foglia, l'uomo misterioso si assicurò di inchiodare l'ultima scheggia di metallo nell'ingenuità della ragazza.

    << Ho conosciuto tua madre nella guerra di Cantha decenni fa, quando eravamo ragazzini. Da allora abbiamo fatto parte di un gruppo che eliminava potenziali minacce per i villaggi, ma Taka è sempre stata segretamente una spia per quel paese, e quando è stata scoperta, ha fatto il possibile per salvarsi la vita, a qualunque costo. Vuoi sapere perchè tuo padre non ti ha mai detto niente? Gira pagina. >>

    E lì, nella pagina successiva a quella dedicata alla madre, Kairi avrebbe potuto trovare un inserto extra, spillato al libro. Si trattava di un foglio scritto di pugno, un rapporto di polizia. Con l'aiuto del suo sharingan avrebbe facilmente riconosciuto la calligrafia del padre, anche se alterata dallo stato di shock dell'uomo mentre questo scriveva. Il foglio in alcuni punti sembrava macchiato come da un liquido che si era asciugato durante la scrittura, a chiazze casuali. Il testo recitava:

    CITAZIONE
    Segue rapporto di polizia 0034 dell'ufficiale Izuna Uchiha a seguito del ferimento del sottoscritto e del decesso degli agenti Zon Akimichi e Sajin Uchiha ad opera di Taka Uchiha, membro dei corpi speciali durante l'arresto di quest'ultima. Il soggetto, scoperto il tentativo dei corpi speciali di prelevare essa stessa in custodia, reagisce violentemente attaccando e prendendo in ostaggio il jonin speciale Sajin Uchiha per tentare la fuga. Minacciata dal collega Zon Akimichi che ne intima la resa, il soggetto termina l'ostaggio con un fendente orizzontale che ne recide la gola e fugge, inseguita dal sottoscritto Izuna Uchiha e dall'agente Zon Akimichi. L'inseguimento procede fino alle mura del villaggio dove il jonin speciale Zon Akimichi perde la vita nel tentativo di fermare il soggetto. L'intervento di altre forze di supporto mi blocca per impedirmi di seguire il bersaglio mentre questo scompare nella foresta.
    Izuna Uchiha



    << Avevi sei anni, e stavi dormendo. Alla foglia ci sono sempre stati corpi speciali. Alcuni di essi sono così segreti, che nemmeno i familiari sanno che i loro congiunti ne fanno parte. Non troverai alcuna lapide di Zon Akimichi o Sajin Uchiha. Questo stesso rapporto è segretato. Se ancora non ti è chiaro che tipo di persona sia tua madre, sappi che prima di te ha avuto un altro figlio, con tuo padre. Durante una missione di infiltrazione fuori da Konoha che li tenne lontani dal villaggio per alcuni anni. Quando tornarono, decisero che il loro primogenito sarebbe diventato un ninja speciale e lo iniziarono a uno di questi gruppi segreti. Quasi nessuno al villaggio era a conoscenza di questo fatto. >>

    Forse Kairi stava iniziando a capire, forse no. Lo avrebbe fatto adesso. Jotaro la guardò negli occhi, e le mostro un potere che rendeva uno sguardo molto più minaccioso di uno sharingan. Il potere della conoscenza, e distrusse il suo mondo.

    << Mi hai chiesto perchè ti è sempre stato detto che era morta? Avresti preferito sapere che tua madre si è fatta scudo di suo figlio e gli ha tagliato la gola per scappare? >>
     
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    L'uomo non si oppose in nessun modo alla sua presa, dimostrando una tranquillità che spiazzò la kunoichi. Quando le disse di prendere qualcosa dalla sua tasca non se lo fece ripetere due volte, mollando il colletto dello shinobi con il braccio destro ed andando alla ricerca di qualcosa nel suo mantello: impiegò diversi secondi per trovare la foto, la mano le tremava dalla rabbia e dall'irritazione causati dalle frasi che aveva sentito poco prima, mentre la sua mente ancora non riusciva a ragionare in maniera razionale. Quando finalmente sentì un pezzo di carta sotto le sue dita estrasse la foto velocemente, e quasi le venne un colpo al cuore quando riconobbe la donna.

    Mamma... sussurrò, mentre sentì improvvisamente gli occhi farsi umidi: ricacciò a forza le lacrime indietro mentre osservava anche gli altri dettagli della foto. Non riconosceva l'uomo alla sinistra, ma la persona al centro era chiaramente una versione più giovane dello shinobi che sedeva davanti a lei nel carretto in quel momento. Fu la piccola collina di cadaveri di bambini ai piedi dei 3 che le fece venire la pelle d'oca, mentre un brivido freddo percorreva la sua intera spina dorsale. Sua madre era complice di quello sterminio disumano?

    Dimmi quello che sai. ribadì ancora una volta, mentre in tutta risposta il ninja tirava fuori un piccolo libricino e glie lo porgeva. Costretta a mollare definitivamente la presa la ragazza si allontanò di mezzo metro, sedendosi sulle ginocchia ed appoggiando la foto sulle sue stesse gambe quasi fosse una reliquia ed iniziando a sfogliare il piccolo diario.
    Riconobbe alcune foto, altre erano a lei completamente sconosciute ma non le fu difficile capire che si trattava di una sorta di libro nero dell'accademia, ove venivano riportati i soggetti più pericolosi, obiettivi da catturare o meglio ancora, eliminare. Quando finalmente raggiunse la foto che temeva, quella di sua madre, si portò istintivamente una mano alla bocca quando riconobbe una firma che per lei era fin troppo conosciuta, ovvero quella di suo padre. Rimase secondi che le parvero infiniti a fissare il foglio, passando lo sguardo fra la foto e la firma e riportandolo sullo shinobi davanti a lei solo quando questi cominciò a parlare nuovamente.

    Ascoltò la spiegazione senza dire una parola, abbassando la mano dal viso fino ad andare a sfiorare senza nemmeno rendersene conto la firma di suo padre. Per tutti quegli anni le aveva nascosto quelle informazioni? Stentava a crederlo, eppure si fidava di suo padre più di ogni altra persona al mondo, se l'aveva fatto doveva esserci un motivo più che buono. O forse più semplicemente l'uomo davanti a lei stava mentendo. Si, quella era la soluzione migliore, la più semplice. Mentiva.

    Stai mentendo, vero? esclamò, scuotendo la testa ed emettendo una piccola risata, gli occhi sgranati La cosa è chiara come il sole. Questo è un pessimo scherzo di carnevale in ritardo, non può essere altrimenti continuò quasi senza rendesi conto di ciò che diceva: se si fosse fermata qualche secondo a ragionare razionalmente si sarebbe resa conto di quanto anche solo credere la cosa fosse assurdo, ma in quel momento la sua mente era in totale confusione. Le prove che l'uomo aveva portato, la foto, il libretto e la firma di Izuna ben riconoscibile erano già più che sufficienti per dimostrare che ciò che diceva era la realtà, e la prova più schiacciante fu il seguente foglietto che le venne dato. Lo sharingan non mentiva, e le bastò un'occhiata per capire come quella fosse, in maniera che non concedeva dubbi, la scrittura di suo padre.

    Ma Jotaru non aveva ancora finito: come un boia che da il colpo finale alla sua vittima l'ascia della verità, una verità che le era stata taciuta per quasi 13 anni, calò inesorabile sulla kunoichi dandole il colpo di grazia. Allo stesso tempo scoprì di avere un fratello e che il suo stesso fratello era stato ucciso da sua madre, una persona che aveva sempre creduto essere una combattente della foglia, fedele servitrice del villaggio e del suo clan. Donna che in realtà non era altro che una vile traditrice e figlicida: un colpo che la sua psiche in quel momento non sapeva come metabolizzare, un colpo troppo duro che distrusse totalmente tutte le sue credenze ed al contempo tutte le sue speranze.
    Lasciò cadere dalle mani il libretto che scivolò sulle sue gambe fino ad appoggiarsi morbidamente sulle varie pellicce, fissando il buio davanti a lei per diversi istanti, la sua mente totalmente annebbiata da sentimenti vorticanti che neppure lei riusciva a decifrare.
    E fu allora che il muro fece il suo lavoro: quel muro che fin da quando era bambina, fin da quando aveva 6 anni aveva creato per proteggersi da un dolore troppo forte da sopportare tornò inesorabilmente a costruirsi nel suo inconscio, andando a vanificare tutti gli sforzi di buttarlo giù fatti negli ultimi anni e soprattutto nell'ultimo grazie anche alle persone che le erano state attorno.
    Non una lacrima scese dal suo viso, non un singhiozzo. Se l'uomo si fosse aspettato qualsiasi ulteriore reazione da parte sua sarebbe rimasto stupito nel vedere come in quel momento davanti a lei ci fosse al contrario una persona apparentemente calma e tranquilla, ma in realtà in stato di shock totale. Una sola frase fu proferita dalla kunoichi, le uniche domande a cui ancora non aveva ricevuto risposta

    Perché proprio io? Perché proprio ora? Cosa dovrei fare, adesso?

    L'ultima domanda fu retorica, per quanto non volesse ammetterlo neppure a se stessa la soluzione era una, ed una soltanto. Sua madre era una traditrice del villaggio, traditrice del suo clan e peggio ancora traditrice della sua famiglia. Taka doveva morire.
     
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    Il piano [3]



    La domanda della ragazza trovò subito risposta.

    << E' presto detto, perchè tua madre è circondata di idioti, ma lei è abile, molto abile per farsi fregare da uno come me, specie in questo momento. Io posso infiltrarmi nel suo covo ed eliminare tutti i suoi lacchè senza che nessuno si accorga di niente, ma non posso ucciderla da solo. Soprattutto non sono in grado di contrastare i suoi occhi. Tu puoi farcela. Non solo, il tuo scopo è fare in modo di colpire qualcosa dentro di lei, una piccola parte di madre che forse esiste ancora, forse no. Sufficiente a farla distrarre il minimo sufficiente a ucciderla. Questa cosa puoi farla solo tu, in tutto il mondo. >>

    Quindi il ninja, dopo essersi sistemato il mantello e aver ripreso la forma di un cadavere mezzo addormentato tra le ceste, aggiunse:

    << Non fraintendermi, tua madre è feccia, non tornerà mai ad essere la mamma amorevole che non è mai stata, ma un improvviso incontro con sua figlia la distrarrà, di questo sono sicuro. Non farti ingannare da lei, o dai suoi occhi, o morirai. >>

    L'avvertimento era serio, e fondato. Pochi conoscevano Taka come lui, e se Kairi avesse avuto la voglia, o la forza di credergli anche su questo, forse al momento giusto si sarebbe potuta salvare. Il loro bersaglio era una creatura malvagia e senza freni, se la ragazza avesse indugiato, altrettanto non si poteva dire di sua madre. Il gruppetto avrebbe proseguito per circa un giorno passando per sentieri sterrati, piccoli boschetti e radure, andando a salire su quella che sembrava una serie di collinette, a nord est di Konoha, non troppo lontano dal confine con il paese delle sorgenti termali. Lì il guidatore si fermò.
    Jotaro scese dal carro invitando la ragazza a fare lo stesso, quindi lanciò un piccolo sacchetto al loro cocchiere, che lo afferrò con una mano, rivelando un suono metallico di monete. Quindi girò il carrò e se ne andò.

    << Ora siamo da soli. Proseguendo su questo sentiero tra i boschi, arriveremo a un piccolo forte in rovina nascosto tra le colline. Risale ai tempi della grande guerra dei ninja, è in parte crollato, ma negli anni, gente poco affidabile ha organizzato una serie di palizzate e capanne in legno attorno ad esso, tirando su una specie di fortino. Al suo interno dovrebbero essere presenti i nostri bersagli. >>

    Come faceva Jotaro ad essere sicuro della presenza di Taka, proprio quel giorno? Anche questo fu chiarito alla ragazza.

    << Ecco l'altro motivo del perchè ho bisogno di un ninja con capacità fuori dal comune. Taka sarà qui oggi, perchè qui si svolgerà un incontro con i suoi informatori. In poche parole lei e i suoi si incontrano con un gruppo di spie per comprare e vendere informazioni. Ci saranno parecchi invitati alla festa, non potevo portare con me il primo ninja uscito dall'accademia. I tuoi ordini sono di uccidere chiunque ti si pari davanti. Non ci sono ostaggi, nè mercanti che si sono persi. Se incontri qualcuno, uccidilo, prima che sia lui a farlo. E recupera qualunque rotolo o documento tu possa incontrare. Tieni. Se incontri Taka, da sola, e ti trovi alle strette, usa questo. >> Jotaro passò uno speciale foglietto alla ragazza. Aveva la forma di una cartabomba ma i sigilli impressi erano diversi dal solito. Sicuramente Kairi non aveva mai visto un oggetto del genere, dato che oggetti del genere non dovrebbero uscire dalle casseforti dei villaggi.

    << Si tratta di un sigillo di confinamento particolare, un tempo li creavo per i villaggi. Si attiva col tuo chakra su tua volontà, quindi non potrà fartelo usare sotto costrizione. Tu lo attivi, e lui sigilla dentro di sè tutto quello che trova entro 10 metri da te in ogni direzione. Capisci cosa significa? E' come una bomba, ma la materia non viene incenerita. Se lo usi, muori. Da preferirsi alla cattura, te lo assicuro. >>

    Quindi si inginocchiò a terra, controllando tutto il suo equipaggiamento. Avrebbe anche risposto alle domande della ragazza, ma non prima di averle spiegato il piano d'azione.

    << Ci introdurremo da parti diverse, eliminando silenziosamente quanti più bersagli possibili senza rovinare l'incontro. Non possiamo permetterci di farli organizzare tutti contro di noi. Se ti scoprono, distruggi tutto senza dargli il tempo di organizzarsi. Siamo inferiori di numero, ma loro non si aspettano un attacco qui, credimi. Ci sono 3 entrate, il portone principale, una guardiola in alto, in legno, costruita in una rientranza nella pietra, e un vecchio condotto fognario, scegli quello che preferisci. Domande e poi partiamo. >>


    OFFgame

    Poni tutte le domande che vuoi e scegli una zona per entrare, così che nel prossimo turno possa descrivertela.
     
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    Inside the nightmare

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    Dunque era solo uno strumento.
    Le parole di Jotaro furono schiette e pesanti come macigni. All'accademia ed al villaggio non importava se quello per lei sarebbe stato il compito più difficile della sua vita, a nessuno interessavano i suoi sentimenti o le sue emozioni a riguardo: più volte aveva sentito dire da shinobi più esperti e maestri come la loro vita fosse la vita di soldati, una vita completamente e totalmente dedicata al konoha ma mai fino a quel momento aveva realmente capito il significato di quelle parole. Più che mai ora capiva come mai suo padre avesse sempre cercato fino a quel momento di mantenerla al di fuori da quella via. Forse temeva che prima o poi quel compito sarebbe spettato proprio a lei...

    Chiaro. Ha senso rispose in tono neutro e fissando un punto imprecisato davanti a lei, le iridi ancora cremisi: "gli occhi sono lo specchio dell'anima" le ripeteva spesso Izuna e gli Uchiha erano il clan che rappresentava in pieno il popolare detto. Per quanto all'esterno potesse apparire totalmente calma al contrario nella sua anima si inseguivano in quel momento un turbinio di emozioni, sebbene tenute sotto controllo ed al sicuro dall'ormai abituale muro che aveva nuovamente eretto. Non voleva nemmeno pensare cosa sarebbe successo se in esso si fosse formata una crepa, prima o poi.

    Che tipo di persona era mia madre? domandò senza spostare lo sguardo sull'uomo dopo che ebbe sentito la sua raccomandazione, decisa perlomeno a capire il più possibile come fosse realmente la persona che per tutta la sua vita aveva ritenuto totalmente diversa dalla realtà Mi stai dicendo il contrario ora ma con me era amorevole e dolce, anche con mio padre. Certo ero una bambina, ma i pochi ricordi che ho sono molto chiari...vuoi dirmi che era davvero tutta una recita? in cuor suo sapeva già la risposta ma le serviva la conferma dello shinobi per rendere tutto più reale. Solo in quel modo, solo distruggendo totalmente il ricordo che aveva di sua madre e considerandola una traditrice a tutti gli effetti sarebbe riuscita ad adempiere davvero al suo compito, o almeno così sperava. Per quanto razionalmente sapesse che quella era l'unica e sola scelta possibile e giusta, non era così sicura che una volta davanti a Taka sarebbe effettivamente riuscita a portare a termine il suo compito senza indugi. Doveva trasformare l'amore in odio il più velocemente possibile, voltando la monetina dalla faccia opposta.

    Non parlò granché durante tutto il resto del viaggio e fu lieta che Jotaro facesse lo stesso. Le serviva del tempo in silenzio per metabolizzare l'accaduto e prepararsi al meglio alla sua missione. Quando finalmente la carrozza si fermò e saltò giù da essa sentì le ginocchia cederle appena toccato il terreno, non tanto per la stanchezza o la rigidità causata dal lungo viaggio quanto per il suo status psicologico.
    Si riprese però in pochi secondi, facendo un profondo respiro e portando tutta la sua attenzione sulle seguenti parole dell'uomo: più andava avanti nel suo discorso più fu per lei chiaro che avrebbe dovuto affrontare quella prova quasi completamente da sola e sentì il cuore perdere un battito, e le sembrò quasi si fermasse quando Jotaro le spiegò cos'era lo strano sigillo.
    Ah... rispose semplicemente riponendo il foglio dopo averlo fissato qualche istante con sguardo, per la prima volta da quando aveva messo piede sul carretto, terrorizzato. Anche in quel caso la realtà si stava abbattendo violentemente su di lei, per quanto sapesse che ogni missione era rischiosa avere addosso quel sigillo rendeva il tutto ancora più tangibile. Si voltò incerta un'istante verso il carretto che si allontanava, domandandosi per un lunghissimo momento se fosse ancora in tempo per raggiungerlo: in quel momento avrebbe fatto qualsiasi cosa per non trovarsi in quella situazione disperata ma al contempo sapeva di non avere ulteriori scelte. Se si fosse allontanata sarebbe stata considerata una disertrice a tutti gli effetti ed avrebbe perso tutto quello per cui fino ad allora aveva combattuto: inoltre sua madre doveva pagarla per quello che aveva fatto al villaggio, al suo clan, a suo fratello, a suo padre, a lei. Furono quei sentimenti di rabbia ed odio crescente che le diedero nuovamente la carica per affrontare la missione, e quando girò nuovamente il viso verso lo shinobi ogni traccia di incertezza era scomparsa.

    Visto che mi viene data possibilità di scelta, entrerò dall'alto, dalla guardiola entrare dal portone principale le sembrava quantomeno imprudente e ne aveva abbastanza di fogne. Entrare dall'alto le avrebbe permesso di sistemare man mano ogni ostacolo e di ripulire perlomeno una zona dell'edificio, non dovendosi in quel modo preoccupare dell'arrivo di nemici dall'alto Senza dovermi preoccupare di fare prigionieri o mantenere qualcuno in vita sarà tutto più semplice. Sembri piuttosto informato, sai anche a grandi linee quanti avversari incontreremo? E tu sei sicuro di riuscire a cavartela da solo? Sembri totalmente privo di chakra... solo ora che era più tranquilla ed osservandolo con lo sharingan si rendeva conto di come il corpo di Jotaro fosse totalmente ed assurdamente privo anche della minima traccia di chakra. Come pensava di uccidere qualcuno senza? Qual'è il nostro punto di incontro esatto? Abbiamo un tempo limite? Ovvero se non ci vedremo arrivare entro, ad esempio, 3 ore dobbiamo continuare da soli, andare alla ricerca dell'altro o abortire la missione? rimase poi qualche istante a rimuginare ripensando alle direttive ma non le venne in mente nessun'ulteriore domanda. Non appena Jotaro ebbe fugato i suoi dubbi si voltò ad osservare il loro obiettivo Quando vuoi possiamo partire
    A prescindere dall'esito della missione di una cosa era certa: quel giorno sarebbe morta anche una piccola parte di lei.
     
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    La vera via del ninja [4]



    Durante gli ultimi scrosci del viaggio, Kairi fece appello a tutto ciò che ricordava della madre, in un disperato tentativo di aggrapparsi a qualcosa che potesse farle trattenere una speranza di salvare la madre ai suoi occhi. Il suo accompagnatore non le rispose, continuando a guardare avanti verso la via. Non voleva aggiungere altro a quello che avrebbe detto una volta arrivato; poteva raccontarle tante altre cose su Taka, ma aggiungere benzina sul fuoco forse sarebbe stato controproducente, quindi scelse di stuzzicare la sua curiosità in modo da farla impegnare al massimo nella missione.

    << Vuoi sapere che tipo era tua madre? Se torneremo a casa avrai la verità su tante cose che riguardano tua madre. >>

    Quando arrivarono presso il presidio, la consegna del sigillo d'implosione la lasciò a metà strada tra il confuso e lo spaventato. Per la prima volta stava sperimentando cosa significava essere davvero un ninja, e non solo un membro dell'esercito. Quelle erano le vere missioni, quello il vero rischio.
    Quindi, mentre Jotaro controllava il suo equipaggiamento, composto da corde e rampini, una grossa serie di grimaldelli e pugnali, e molti altri oggetti molto poco ninja, tra torce, acciarini e altro, Kairi gli chiese se era davvero sicuro di volersi separare da lei. Lui la fissò per un momento, e sorrise, senza aggiungere altro. Per un momento, un breve istante, la ragazza avrebbe potuto giurare di aver visto un leggero bagliore violaceo negli occhi dello shinobi. Forse un'allucinazione dovuta allo stress.


    Ma la successiva domanda rese lui scosso, non lei.
    Jotaro la guardò nuovamente negli occhi, corrugando la fronte.


    << Kairi, questa missione non ha fallimento, nè viene abbandonata. Avremo le informazioni e uccideremo i bersagli, in un modo o nell'altro. Non si torna a Konoha a mani vuote. Spero di essere stato chiaro. >> Sull'ultima frase spalancò gli occhi indicando col mento il sigillo che la ragazza aveva in mano, appena ricevuto.

    Aveva capito stavolta? Quella missione non era su nessun documento. Kairi Uchiha, per quanto tutti sapevano, si trovava al villaggio, in allenamento. Sarebbero dovuti partire per una guerra entro pochi giorni, e dovevano avere quelle informazioni, eliminando quante più spie di Cantha possibili. Non avrebbero abbandonato la missione, se fossero stati sconfitti, si sarebbero uccisi per arrecare il massimo danno al nemico, il fallimento non era nemmeno calcolato. Quello era il livello successivo con cui ogni ninja prima o poi imparava a convivere. Per lei era arrivato prima che per i suoi compagni.

    << Da quello che so, le guardie della struttura non dovrebbero essere troppe, anche loro non vogliono dare nell'occhio, quindi sommati anche gli informatori che deve incontrare tua madre, non dovremmo trovarci davanti più di venti persone. In caso contrario, fanne fuori il più possibile prima di tirare le cuoia. Se proprio vuoi saperlo, se non avremo finito nel giro di una trentina di minuti, forse vuol dire che finiremo affatto. >>
    Il tatto aveva abbandonato quelle sponde molto tempo prima.

    Il ninja la salutò con un cenno del capo, mentre si dirigeva presso una grata lì vicina, la sollevava e ci si calava dentro. Probabilmente l'ingresso delle fogne.


    [...]

    Kairi avrebbe potuto raggiungere la guardiola in molti modi. Il primo era il chakra adesivo. La roccia non era difficile da scalare e avrebbe potuto arrivare ad una delle finestre nel giro di poco tempo [4 slot azione per la difficoltà] altrimenti avrebbe potuto saltare la prima parte di palizzata[4 metri], stando attenta a non farsi scoprire, quindi avrebbe dovuto raggiungere una piccola scalinata in pietra, e sarebbe giunta alla porta di legno che fungeva da entrata per la guardiola. Altrimenti avrebbe ricevuto da Jotaro un rampino e avrebbe potuto salire con la forza delle braccia. [2 slot azione per la difficoltà]
    Se in possesso di capacità che le avrebbero permesso di localizzare i nemici, avrebbe scoperto che:
    - Dentro la guardiola erano presenti due guardie nemiche, sedute a un tavolo a circa 2 metri dalla finestra, intente a giocare a carte.
    - Oltre la palizzata era presente una guardia intenta ad affilare una spada ( che l'avrebbe notata in caso di salto del muro o scalata, ma non in caso di arrampicata col chakra)
    - Probabilmente qualcuno era presente più avanti nella piazzola situata oltre la scala di pietra, che l'avrebbe potuta notare se avesse scelto quella strada.

    Altrimenti, avrebbe dovuto affidarsi alla fortuna. In base alla scelta fatta, avrebbe dovuto colpire a morte nel minor tempo possibile e provocando poco o nessun rumore, altrimenti avrebbe rischiato di attirare rinforzi.
     
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    Nella tana del leone

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    Osservò Jotaro senza dire una parola quando realizzò davvero la situazione: non vi era alcun piano B. Sarebbe tornata dalla missione dopo aver ucciso sua madre, oppure non sarebbe mai tornata...
    Quella consapevolezza non fece che rendere ancora più pesante il tutto, caricando la ragazza di un ulteriore peso sulle spalle. Fino ad allora aveva sempre considerato il fallimento di una missione come una possibilità, certo aveva sempre fatto di tutto perché non accadesse e le era capitato solo una volta di dover abbandonare il compito prima di poterlo finire, ma il solo sapere di aver la possibilità di tornare indietro era in qualche modo consolante. In quel caso tornare indietro non era neppure un'opzione, sarebbe uscita da quel castello o sulle sue gambe o stesa in orizzontale.
    Giusto, hai ragione. E' stata una domanda stupida...rispose quasi in un sussurro allo shinobi, fissando un punto imprecisato della casa senza realmente guardarlo.

    Le seguenti schiette parole le fecero capire ancora di più quanto la missione fosse tutt'altro che semplice: 20 persone da uccidere in due non erano per nulla uno scherzo, e per la prima volta in vita sua si chiese realmente se ne sarebbe davvero uscita viva. Non poteva permettersi neppure un'errore, ne andava della sua stessa vita, di quella d Jotaro e probabilmente di parte dell'integrità di Konoha.
    Quando il chunin si allontanò lasciandola sola si prese qualche secondo per studiare il castello e rilassarsi: non era pronta ad incontrare sua madre ne tanto meno era pronta ad ucciderlo, sentiva le gambe cedere e la sola idea le faceva venire la nausea. Eppure non poteva scappare: aveva scelto quella vita per proteggere il villaggio, il clan ed i suoi cari e se per farlo era necessario uccidere la sua stessa madre, così avrebbe fatto. D'altronde, non si trattava di certo di una santa...

    Doveva rimanere il più nascosta possibile, così cercò di scalare anche la guardiola più furtivamenteFurtività (Base) [1]
    Maestria: L'utilizzatore ottiene +3 alla Furtività.
    che poteva: avrebbe impiegato più tempo ma ne avrebbe guadagnato probabilmente a livello strategico, non possedendo nessuna capacità particolare che le permetteva di capire le esatte posizioni dei nemici non poteva far altro che rimanere nascosta. Si ripromise che prima o poi avrebbe dovuto affinare anche quella capacità, in maniera tale da non essere mai colta impreparata ma al contento da cogliere impreparato l'avversario.
    Sfruttando il chakra adesivoChakra Adesivo (Base)
    Arte: L'utilizzatore cammina con facilità sulle superfici verticali.
    si nascose in maniera tale dal non essere visibile a nessuno dall'alto, cominciando ad arrampicarsi con mani e piedi quasi fosse una lucertola, scalando la parete senza troppe difficoltà. Appena raggiunta la finestra rimase appesa sotto di essa senza farsi vedere, tirando fuori dal porta armi un piccolo specchiettoSpecchietto in Metallo [Vario]
    Semplice specchio, sta comodamente nel palmo della mano.
    Tipo: Supporto-Supporto
    Dimensione: Piccola
    Quantità: 1
    (Potenza: 1 | Durezza: 3 | Crediti: 10)
    ed utilizzandolo per osservare all'interno della stanza senza affacciarsi, nella speranza che nessuno notasse l'oggetto: notò come all'interno della guardiola vi fossero solo due guardie, che sembravano completamente prese dal loro gioco di carte, tanto da non essersi minimamente accorti della sua presenza, o perlomeno così sembrava.
    Dubitava in realtà che qualcuno si aspettasse realmente un infiltrazione, probabilmente nessuno sapeva che erano stati scoperti.
    Rimase in attesa di un forte momento di distrazione da parte delle due guardie, magari una mano di carte particolarmente buona di uno e delle imprecazioni dell'altro o una situazione simile, mentre rimaneva aggrappata tramite il chakra adesivo e con la mano libera, la destra, tirava fuori un paio di shuriken dal porta armi.
    Attivando lo sharingan e prendendo la mira osservandoli dallo specchio li avrebbe poi lanciati entrambi ed in contemporanea verso il collo degli uomini, nella speranza di tagliare loro la giugulare senza che potessero tirare un grido [S.A.I][For e Vel: 500 + 3 tacche=
    575, 1 basso consumo]

    A prescindere dall'esito si sarebbe poi tirata su dalla sua posizione, raggiungendo l'interno della stanza: se gli uomini fossero stati ancora vivi avrebbe afferrato un kunai con la mano sinistra e la wakizashi con la mano destra, tentando di colpire entrambi con un doppio fendente nuovamente al collo, questa volta sfruttando anche le capacità di preveggenza del suo sharingan per rendere il colpo più veloce e mortale [S.A. II][For: 550, Vel: 600 +2 tacche impasto For,
    +1 tacca impasto Vel, + 3 tacche preveggenza Vel, consumo 1.50 bassi]

    Se anche quel fendente non fosse bastato avrebbe cercato di colpirli una terza volta, nello stesso modo e cercando i seguire i loro movimenti o gettandosi solo su uno se uno fosse morto o se i due si fossero allontanati.

    Se invece fosse riuscita ad ucciderli, che fosse al primo al secondo o al terzo tentativo, avrebbe preso i due shuriken appena lanciati prendendosi anche qualche minuto per perquisire velocemente i due corpi, solo se nessuno avesse creato rumori tali da attirare qualcuno, rubando eventuali piccole armi, bombe o veleni. Avrebbe fatto la stessa cosa velocemente nella stanza, appoggiandosi poi alla porta con l'orecchio e rimanendo in ascolto di eventuali rumori provenire dall'esterno.
    Se al contrario i due avessero creato dei rumori, rischiando di richiamare l'attenzione di qualcuno,
    si sarebbe appostata dietro la porta con la wakizashi ben stretta nella mano destra, rimanendo in attesa e preparandosi ad attaccare il primo sfortunato che sarebbe entrato.
     
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    In Trappola [5]



    La traversata della parete di roccia non presentò una vera difficoltà per la ragazza, che riuscì ad arrivare alla finestra in breve tempo, trovando davanti a lei solo due guerrieri quasi ubriachi, intenti a giocarsi uno stipendio che non avrebbero mai ricevuto. Le due armi da lancio della ragazza rivelarono un intento omicida degno del migliore degli assassini, mentre i due uomini con le gole squarciate, cadevano con due suoni sordi sul tavolo, lordando con il loro sangue zampillante, le carte da gioco e i bicchieri con gli alcolici che li stavano allietando durante l'ultima partita della loro vita. Una volta nella stanza, Kairi non sarebbe stata accolta da nessuno.

    Davanti a lei, nella stanza, solo una porta di legno massiccio che conduceva ad un'altra zona del rifugio. Se la ragazza si fosse sporta dalla finestra che aveva appena utilizzato per entrare, o da quella che dava sul cortile, avrebbe potuto accorgersi che all'interno della palizzata che delimitava il forte, non c'era nessuno. Le guardie dovevano essersi spostate all'interno, o in un altro luogo. Certamente non si stavano dirigendo verso di lei, il silenzio regnava sovrano.

    Spingendosi oltre la porta, avrebbe trovato un corridoio scavato nella roccia, dove la luce del sole penetrava unicamente dalle feritoie scavate lungo le pareti, a circa 3 metri l'una dall'altra.
    Il corridoio era lungo una decina, forse dodici metri, e non presentava niente di particolare, qualche sacco di farina, qualche barile, tre, forse quattro, con roba di varia natura ammassata sopra, quali attrezzi agricoli e qualche picca. Alla fine del corridoio, un'altra porta, ma davanti ad essa, una guardia seduta su di una sedia, rivolta verso la ragazza, ma intenta a controllare la profondità del proprio sonno. Nulla sembrava ancora averla destata. Oltre, un'altra porta in legno.


    [Dopo aver superato la guardia]

    Ucciderla, o lasciarla priva di sensi senza che si fosse accorta della presenza della ragazza, era a discrezione di Kairi, ma certamente quel nemico non avrebbe rappresentato una vera minaccia. Quando avesse superato la porta, Kairi si sarebbe trovava davanti una scalinata in pietra che conduceva al piano terra, in una sala, sempre costituita da pietra, con un paio di finestre scavate a circa due metri da terra, una per ogni lato della sala quadrangolare, tranne su quello dove era presente la scala.
    La sala era investita da luce soffusa; la montagna e le palizzate coprivano la luce diretta del sole, e da dentro la stanza era difficile dire che fosse mattina o pomeriggio, ma certo era che la ragazza non era sola, affatto.
    Al centro della sala, una scrivania con una grossa quantità di rotoli e cartigli, con sedie e sgabelli ammassati ai 4 angoli, assieme ad altri mobili, tutti spostati per fare spazio, e una figura in piedi davanti alla suddetta scrivania, che all'arrivo della ragazza, avrebbe pronunciato, senza voltarsi.


    - Spero che quegli uomini non siano stati scortesi con te, figlia mia. -



    La figura, calatosi il cappuccio che ne ottenebrava la testa, rivelò una chioma corvina, con dei capelli ispidi legati in una coda. Aveva indosso una casacca priva di maniche da cui uscivano due braccia estremamente toniche, coperte con copribraccia e guanti, che lasciavano scoperta solo una parte della pelle sotto la spalla. Delle bende cingevano il corpo dalla fine delle coste fino al bacino, e una lunga gonna tagliata in spicchi calava sulle gambe fino ai piedi. Due strani bastoni di circa 40 cm completamente cilindrici erano tenuti in cinta con una fascia.
    Quando la donna si voltò, rivelò la sua identità senza bisogno di parlare. Bastò uno sguardo a Kairi per capire che quella era sua madre, nessun trucco, era proprio lei.


    - Sei stata tu, mi chiedo, a privarmi di tutte le mie guardie? -

    Disse la donna mentre una botola si sollevava lentamente, ma non troppo, sul finire della sala, oltre le due donne, nel lato opposto dal quale era giunta Kairi. Dal foro uscì una figura che di umano aveva ben poco. Con un occhio attento, Kairi avrebbe riconosciuto il suo accompagnatore sotto un mantello di sangue, cervella, pezzi di corpo umano assortiti e una non lieve serie di ferite aperte. Un grottesco sopravvissuto da un'orgia di sangue.

    - Oh, no, non sei stata tu a quanto pare. - Aggiunse la donna alla visione macabra dell'uomo appena arrivato. Il quale, piuttosto seccato, rispose.

    << Come se non avessi nascosto appositamente tutti i tuoi uomini là sotto per me, eh? Dove sono i Canthiani, non c'è alcun incontro vero? >>

    La donna sorrise, inclinando la testa, come in segno di colpevolezza, quindi guardò nuovamente la propria figlia, sorridendo, e investendola con un Sakki, un istinto omicida illusorio che l'avrebbe fatta cadere in ginocchio, sbavando e in preda a tremori, come per ricordarle che i suoi occhi e le sue capacità non erano che uno sputo sotto il suo stivale.
    [Kairi subisce 3 Leggere alla Vitalità. Gli arti inferiori sono semiparalizzati per 5 round]

    - No, nessun incontro, ma non immaginavo certo che fossi proprio tu a giungere fin qui, agli albori di una guerra senza fine e con mia figlia per giunta, che scortese. -

    Un ghigno di disprezzo si dipinse al bordo della bocca dell'uomo, ben visibile nonostante il sangue e le frattaglie, mentre tirava fuori un piccolo contenitore di vetro, di pregevole fattura, da sotto il mantello.

    << Ah è così..quindi questo, che ho preso dai tuoi alloggi di sopra, non è un conservatore per mantenere intatti degli occhi, di un uchiha magari. Quindi non hai diffuso informazioni riguardo questo incontro, in canali che probabilmente solo io avrei potuto interpretare...? Mi hai attirato qui, sapendo che avrei usato tua figlia contro di te, e ne hai approfittato per privarla dei suoi occhi...Non sei cambiata Taka. >> La donna sorrise nuovamente, conscia che i suoi piani erano stati, in parte, scoperti.

    - Piccolo, piccolo stupido Jotaro, sono sempre stata cento passi avanti a te, e lo sarò ancora, ma non per molto, perchè quando l'Oni arriverà, di voi non resterà che cenere. Per un ratto come te, le fogne sono sempre le più adeguate, il mio rammarico è di non aver messo abbastanza uomini là sotto ad aspettarti. Riguardo...quella(Disse guardando la ragazza)...Cantha è la mia unica famiglia, tutto il resto sono solo risorse. -

    Il bersaglio era davanti a loro. Avrebbero ucciso, o sarebbero stati uccisi.
     
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    I due uomini ubriachi caddero come sacchi di patate colpiti dalle armi della ragazza. Rimase all'erta di fianco alla porta per quasi un intero minuto, in attesa ed in ascolto che arrivasse qualcuno pronta a prenderlo di sorpresa e ad ucciderlo sul colpo. Tuttavia nulla avvenne, anzi il magione sembrava invaso da un silenzio che aveva dell'innaturale.
    Decise quindi di proseguire, uscendo dalla stanza e seguendo il lungo e asfissiante corridoio, tutti i sensi completamente all'erta ed il cuore che batteva talmente forte da uscirle quasi dal petto: alcune piccole gocce di sudore imperlavano la sua fronte, unico segno del suo nervosismo interiore mentre la sua espressione rimaneva impassibile e concentrata.
    E' tutto troppo tranquillo... pensò fra sé e sé, proseguendo: era sicura che avrebbe trovato molte più difficoltà lungo il percorso, eppure per il momento aveva trovato solo un paio di persone. Che Jotaro si stesse occupando di tutto il resto, da solo?
    Si bloccò appoggiandosi al muro quando vicino alla porta di legno vide una terza guardia, questa volta però completamente assorta nel sonno. Avvicinandosi senza fare rumore e con un kunai ben stretto nella mano destra la sgozzò, accompagnando la caduta del corpo in maniera tale che questa volta non facesse rumore, per poi appoggiarsi con l'orecchio alla porta, in ascolto: ancora una volta, non un suono.

    Con il cuore in gola aprì piano la porta, trovandosi davanti ad una scalinata in pietra che portava verso il piano inferiore. Camminando piano ripose il kunai, appoggiando la mano destra al manico della wakizashi pronta a reagire, anche se l'unico rumore sembrava essere il suono dei suoi passi ed il rimbombare sempre più forte del suo battito cardiaco, udibile solo a lei. Era sicura di stare avvicinandosi al luogo dell'incontro, eppure perché non sentiva una voce da quando era entrata nel castello?
    Entrata nella sala quasi sussultò quando vide una donna in piedi davanti alla scrivania, che le dava le spalle. Il suo respiro si fece più veloce, il cuore cominciò ad accelerare quando sentì quella voce: erano passati quasi 13 anni dall'ultima volta ma non le servì che un istante per riconoscerla.



    Mamma...sussurrò, mentre la mano poggiata alla spada cominciava a tremare ed i suoi occhi si riempirono di lacrime senza che potesse controllarlo non appena Taka si voltò ad osservarla. La donna che aveva sognato di rivedere per tutto quel tempo era in piedi davanti a lei, e nonostante i racconti di Jotaro la kunoichi dovette resistere alla tentazione di correre ad abbracciarla. Ancora non voleva credere, ancora non riusciva a credere che tutta quella storia fosse reale, che sua madre fosse solo una misera traditrice che aveva persino ucciso il suo stesso figlio pur di scappare. Non poteva portare nelle sue vene il sangue di una persona simile...
    Non rispose alla sua domanda mentre i suoi pensieri vorticavano troppo veloci nella sua mente perché potesse anche solo elaborare una risposta. Fu in quel momento che una botola si aprì a diversi metri di distanza da lei: impiegò diversi secondi per riconoscere la figura di Jotaro uscire da essa, completamente ricoperto di interiora e di sangue, probabilmente sia suo sia degli avversari che doveva aver ucciso durante il suo percorso.
    Ascoltò il veloce scambio di battute e prima di poter fare qualsiasi cosa incrociò lo sguardo di sua madre: enorme errore. Sentì il colpo paralizzarsi mentre il terrore la invadeva senza controllo e le sue gambe cedevano. Ricadde a terra sulle ginocchia, tremante mentre gocce di sudore sempre più grandi imperlarono suo viso ed un rivolo di bava scese in maniera ben poco elegante dalla sua bocca. Non riuscì a guardare nessuno dei due presenti dalla sua posizione a terra, tuttavia sentì alla perfezione ciò che si dissero.

    Fin dall'inizio era stata tutta una trappola in cui era caduto anche lo stesso chunin: era stata usata come strumento per ben due volte...la prima volta dallo stesso villaggio e da Jotaro, sfruttata come punto debole di Taka, un tentativo che però si era rivelato fallimentare visto la situazione in cui si trovavano in quel momento e la freddezza che la donna aveva e stava dimostrando nei suoi confronti.
    La seconda volta invece doveva servire come pezzo di ricambio...
    Raccolse tutta la sua forza di volontà per rialzarsi sulle gambe ancora tremanti, usando la wakizashi come sostegno e senza guardare la donna negli occhi: conosceva lo sharingan e sapeva bene come farlo sarebbe stato un'enorme errore, avrebbe dovuto combattere anche lei senza usare alcune delle sue strategie migliori.
    Mi vergogno di condividere il tuo stesso sangue... esclamò fra i denti rialzandosi, mentre le lacrime continuavano a scendere incontrollate dal suo viso, questa volte però per la rabbia ...giuro sui kami che se potessi in questo momento farei di tutto pur di n liberarmi di esso...sei una vergogna per il villaggio, per il nostro clan, per la nostra famiglia. Non so per quale macabro motivo tu voglia proprio i miei occhi ma non ho la minima intenzione di farti questo regalo. Ora devi morire, traditrice.
    Non aveva senso provare a farla ragionare, non avevano nulla di che spartire. L'immagine che da sempre aveva avuto di sua madre era un sogno, un bellissimo sogno che era però andato in frantumi nel momento stesso in cui aveva ricevuto quella lettera alla riunione. Tuttavia non poteva di certo piangersi addosso per questo.
    Se aveva ereditato i suoi riflessi da lei sarebbe però stato estremamente difficile colpirla...in due forse avrebbero avuto più possibilità, anche se Jotaro non sembrava nelle condizioni migliori. Decise di tentare con quello che era il suo taijutsu migliore.
    Seppur con non poca fatica scattò quindi in avanti, impugnando saldamente con la mano destra la wakizashi che solo fino a pochi istanti prima aveva usato come sostengo. Compiendo una piccola curva si portò sul lato destro di Taka, la sua spalla destra a poca distanza da quella della madre mentre guardava nella direzione opposta a lei, tentando un fendente orizzontale e parallelo al terreno, da destra verso sinistra al collo. [T.A.]Corsa Fulminea
    Villaggio: Generico
    Posizioni Magiche: Nessuna (0)
    L'utilizzatore può scattare rapidamente diritto verso un avversario, compiendo una circonferenza attorno l'avversario, ad una distanza minima di 3 metri; la distanza percorribile con uno slot è raddoppiata. In qualsiasi momento può decidere di concludere la corsa per scagliarsi verso l'avversario, per effettuare un singolo colpo che avrà Forza e Velocità aumentate di 3 tacche. Da questa posizione può effettuare altri colpi, senza bonus.
    Tipo: Taijutsu
    (Livello: 4 / Consumo: Medio )
    [Da genin in su]

    For: 575
    Vel: 575 + 1 tacca preveggenza = 600
    Potenza: 20

    Cercando di incrociare il meno possibile lo sguardo con la madre o perlomeno di non entrare in contatto diretto in maniera tale da impedirle di imporle nulla se la donna non si fosse allontanata avrebbe proseguito con la sua combinazione: finita la corsa della wakizashi avrebbe riportato velocemente indietro la spada, tentando un affondo al fianco destro della donna, all'altezza dei reni [S.A. I][For: 500 + 2 tacche impasto: 550, Vel: 500 + 3 tacche preveggenza è 1 tacca impasto= 600, consumo 1.25 bassi
    Potenza 20]

    Con le gambe ancora indebolite dal precedente genjutsu non poteva permettersi molti movimenti però, non senza pagarne le conseguenze...ruotando su se stessa facendo perno sulla gamba destra, che sentì cedere inesorabilmente durante la rotazione ma riuscendo a recuperare in pochi istanti l'equilibrio, in maniera tale da tentare di portarsi dietro le spalle della traditrice avrebbe infine tentato un ultimo colpo, ancora una volta un fendente al collo nel tentativo se non di ucciderla, perlomeno di non permetterle di contrattaccare [S.A. II e III][For: 500 + 2 tacche impasto: 550, Vel: 500 + 3 tacche preveggenza è 1 tacca impasto= 600, consumo 1.25 bassi
    Potenza 20

    Uso lo S.A. II per compiere il movimento vista la semi-paralisi]


    Se in un modo o nell'altro Taka fosse riuscita ad allontanarsi dalla sua tecnica in maniera tale da rendere impossibili i suoi eventuali attacchi corpo a corpo la ragazza sarebbe stata costretta ad inseguirlaSpero non ci riesca, ma nel caso uno S.A. I e S.A. II per raggiungerla vista la semiparalisi passandole oltre di 1 metro e tentando un nuovo fendente al colloStesse identiche statistiche e meccaniche del mio ultimo attacco per intenderci




    Kairi Uchiha - Riassunto Round

    Vitalità: 13/16 Leggere
    Ferite: -

    Chakra: 54.25/60 Bassi
    Consumi: 3.25 T.A., 1.25 bassi S.A. I, 1.25 bassi S.A. III
      Slot Difesa 1: -
      Slot Difesa 2: -
      Slot Difesa 3: -
      Slot Azione 1: - Affondo fianco destro - For: 550, Vel: 600
      Slot Azione 2: - Utilizzato per semi-paralisi
      Slot Azione 3: - Fendente al collo da dietro - For: 550, Vel: 600
      Slot tecnica 1: - Corsa Fulminea - For: 575, Vel: 600
      Slot tecnica 2: -

    NOTE: - Ho le gambe semi paralizzate ma sono sicura di non sbagliare usando il movimento con la tecnica, era un dubbio che già mi era venuto e già avevo chiesto in supporto tempo fa. E la stanza dovrebbe essere abbastanza grande da quel che ho capito da permettermi di usare questa tecnica, ma se ho sbagliato fa sapere e provvedo ad editare, anche su questa tempo fa mi era stato detto che bastava ci fosse un po' di spazio per attuarla, che non fosse un corridoio insomma
     
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    La madre di nessuno[6]



    Che la donna non sarebbe fatta impietosire era evidente, e Jotaro lo aveva capito bene, ma quello che il ronin non si aspettava, era una eventuale reazione così improvvisa di Kairi riguardo sua madre. Che avesse sotterrato così in fretta i sentimenti che covava per lei, e che erano evidenti? Si riprese da un sakki di una certa entità nel giro di pochi attimi, e si avventò verso Taka come una furia, nonostante le tremassero le gambe, e il volto fosse ancora leggermente semiparalizzato per l'illusione. Doveva odiare davvero tanto quella donna.
    Le fu accanto in un attimo, e la minaccia sembrava reale, ma quella che Kairi aveva davanti non era un compagno di accademia, non era Yato, e non era Shin, era una ninja navigata, molto più esperta di lei, più forte, più veloce, e con una maestria sullo Sharingan che avrebbe fatto impallidire i jonin più esperti. Avrebbe giocato con lei come il gatto col topo. Taka seguì con gli occhi ogni singolo movimento del corpo di Kairi, e quando la spada le fu presso il collo, le bastò spostare appena la testa indietro, senza nemmeno spostare i piedi, perchè la lama passasse a un millimetro dalla sua pelle, senza nemmeno graffiarla. Questo non avrebbe fermato la ragazza, che dopo aver ritratto il colpo, ne tentò un secondo presso il fianco della donna, che stranamente, andò a segno. Completamente.
    Kairi sentì la propria lama entrare dentro la carne, forando pelle e muscoli, fino ad uscire dall'altra parte. La sua Wakizashi aveva colpito Taka e l'aveva infilzata da una parte all'altra con facilità, come se la donna non fosse stata nemmeno in grado di difendersi.


    In quel momento, prima che Kairi potesse fare altro, un colpo di tosse della donna, avrebbe indirizzato una grossa quantità di sangue al viso della ragazza, che si sarebbe presto resa conto della situazione. Non solo non aveva colpito Taka, che non si era minimamente mossa da dove si trovava, e la stava bellamente ignorando, seduta a gambe incrociate sulla scrivania a sorseggiare un bicchiere di vino, ma la ragazza aveva percorso più distanza di quella che pensava, e aveva attaccato Jotaro per tutto il tempo, fin da quando si era rimessa in piedi. Era il ronin infatti in piedi davanti a lei, con la wakizashi ancora conficcata nel fianco, e un grosso taglio orizzontale alla gola, che perdeva sangue, ma non era fortunatamente profondo. La stanza si mostrò per quello che era, molto più piccola di come era apparsa a Kairi inizialmente, quasi la metà, senza finestre, e nessuna via d'uscita, se non la scalinata che aveva percorso. Si trovava dentro una maledetta cantina.

    Incapace di poter far fronte ad un attacco improvviso di una uchiha, comunque dotata, ma dalla quale non si aspettava un attacco, per altro provato dagli scontri appena terminati, Jotaro aveva a malapena evitato il primo fendente, ma era stato preso in pieno dal secondo.

    Con la bocca che gorgogliava sangue a senti stretti, il chunin scivolò indietro, lasciando uscire lentamente la lama dal suo corpo. << Quando uno muore...dovrebbe...COUGH...COUGH...chiudere gli occhi...e pensare a casa....>>

    Jotaro sorrise, chiuse gli occhi e scivolò a terra in una pozza di sangue, forse ancora vivo, ma di certo privo di sensi.
    Taka non si mosse da dove si trovava, ma si rivolse alla figlia.


    - Proprio destino, tradito da un cucciolo che si è portato appresso, tale e quale al padre. -

    La donna, fissò Kairi nuovamente, e disciolse la sua capacità innata, non pensava nemmeno di averne bisogno contro di lei.
    Dopo aver sorseggiato il vino, e sbattuto il bicchiere a terra, mandandolo in frantumi, la donna si rivolse nuovamente alla figlia, sprezzante, scrollando le spalle come annoiata.


    - Un vero peccato, forse abbiamo iniziato il figlio sbagliato alle squadre speciali. Fammi il piacere di crepare ragazzina, non ho tempo da perdere con un "errore di percorso". - E, di nuovo sulle sue gambe, si diresse verso la ragazza, stavolta estraendo la sua spada. Una lama dritta, lunga quanto una wakizashi, senza guardia. Inesorabile si sarebbe avvicinata a Kairi, per finirla. Per come erano andate le cose fino a quel momento, sarebbe stato presto chiaro alla ragazza, che forse nessuno dei suoi trucchi sarebbe bastato contro un nemico simile. Non se la sarebbe cavata facilmente senza un sacrificio altrettanto grande. La missione era praticamente fallita, non c'era mai stata in realtà, erano caduti in una trappola, e una volta morti entrambi, i Canthiani avrebbero avuto i loro corpi, per esperimenti e informazioni utili per la guerra, e sua madre l'avrebbe inviata all'altro mondo senza occhi.
     
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    Si stupì nel sentire la wakizashi trafiggere il fianco della madre, non aspettandosi minimamente di riuscire a prenderla. Era davvero stata più veloce di lei? Fu quando il colpo di tosse ricoprì il suo viso del sangue avversario che capì realmente cosa era successo...riconobbe davanti a lei il volto di Jotaro e la sua espressione mutò in puro terrore No...oddio no, ti prego no... mormorò senza pensarci, mentre lasciava la presa della wakizashi con la mano senza sfilarla dal corpo ed afferrava il corpo dello shinobi per evitare che cadesse a terra in maniera rovinosa.
    Guardandosi attorno qualche istante si rese conto di come la stanza fosse improvvisamente cambiata, decisamente più piccola ed angusta rispetto a prima: sua madre sedeva ancora sulla scrivania, immobile, mentre lei senza nemmeno accorgersene aveva attaccato il suo compagno di missione.
    Era stata per l'ennesima volta manipolata da un genjutsu , caduta trappola delle stesse illusioni che lei così spesso utilizzava contro gli avversari, seppure i suoi occhi non fossero minimamente in grado di fare ciò che poteva fare Taka, ancora.
    Per favore, no... continuò riportando il viso su Jotaro mentre si accasciava a terra con lui, seguendo la caduta del corpo dell'uomo e mentre le gambe le cedevano definitivamente: cercò di tamponare con la mano sinistra il sangue che fuoriusciva dal collo mentre con la mano destra cercava di raccogliere lembi del mantello dell'uomo e di accostarlo alla ferita nel fianco nel tentativo invano ed irrazionale di tamponare il sangue che stava uscendo. Aveva sbagliato ogni cosa, finendo con il decretare lei stessa il fallimento della missione e la probabile morte di entrambi. Ascoltò le sue ultime parole prima di svenire mentre si rendeva conto che ogni suo tentativo di salvarlo in quel momento sarebbe stato inutile: non era un ninja medico, non sapeva fare null'altro oltre al primo soccorso e non avrebbe neppure avuto il tempo di fare nulla con la donna nella stanza.

    Con il viso totalmente sbiancato e gli occhi terrorizzati alzò lo sguardo verso la madre, consapevole che la sua fine sarebbe giunta presto. Quest'ultima disattivò lo sharingan, non considerandola nemmeno degna del suo utilizzo, avvicinandosi con aria di superbia alla coppia.
    Alle sue successive parole però la sua espressione mutò dal terrore alla rabbia...aveva davanti a lei un mostro senza cuore non un'essere umano e l'Uchiha glie ne stava dando prove ulteriori ogni secondo che passava Ti odio...ti odio, TI ODIO!!!!! urlò: probabilmente quella sarebbe stata la sua ultima ed unica occasione per parlarle, per parlare a chiunque, e non riuscì a trattenersiHo aspettato 13 anni di rivederti solo per scoprire questo, che mia madre è una schifosa nukenin, anzi peggio, un'essere senza anima disposto ad utilizzare persino i suoi figli per raggiungere i suoi scopi. Mi fai schifo, papà avrebbe dovuto ucciderti quando poteva!! continuò, aspettando che la donna fosse ad appena un paio di metri da lei e portando la mano al porta armi, quasi a voler estrarre un kunai: mano che però andò a posarsi sul foglio che solo qualche ora prima le era stato donato dallo stesso Jotaro, l'ultima speranza che le rimaneva per portare a termine il suo compito.
    Era chiaro come non avesse possibilità di vincere sul piano fisico ma non avrebbe permesso a Taka di portare a termine il suo piano o a Cantha di ottenere preziose informazioni su di loro. Piuttosto che dargli qualche vantaggio si sarebbe sacrificata per il bene di Konoha, ed avrebbe portato con lei quell'essere che ormai non riconosceva più come madre.
    Papà, mi dispiace... quello era il suo più grande rimpianto...avrebbe lasciato il padre da solo e probabilmente senza che sapesse che fine aveva fatto. Quella era una missione segreta d'altronde, e dubitava che chiunque al villaggio sarebbe andato ad avvisarlo nel caso in cui lei non fosse tornata. Izuna dopo essere stato tradito dalla moglie ed aver perso un figlio sarebbe stato privato anche dell'unica cosa al mondo ormai a cui teneva più della sua stessa vita, lei.
    Certo non avrebbe mai pensato di dover morire a 18 anni, né tanto meno per causa della donna che fino a qualche giorno prima adorava come poche altre cose al mondo. Quando aveva scelto la via del ninja sapeva dei pericoli che quella scelta comportava, ma non ci aveva mai davvero riflettuto seriamente. Non voleva morire da eroina, le interessava proteggere il villaggio ma non si era mai sentita una martire e l'idea di dover andarsene così la terrorizzava.
    Nonostante tutto sapeva di non avere alternative, si trattava di venire uccisa o di uccidersi. Cominciò ad incanalare il chakra nel foglio, chiudendo gli occhi mentre questi cominciavano a riempirsi di lacrime e, come consigliato da Jotaro, immaginando le cose più belle per lei: suo padre, i suoi amici, il clan, Konoha. Se doveva davvero morire voleva farlo pensando a ciò che la rendeva più felice. L'aver disattivato lo sharingan fu un'errore da principiante dell'avversaria, errore che le avrebbe probabilmente impedito di capire ciò che stava per succedere decretando la sua fine, o perlomeno così sperava la kunoichi. Non appena sentì la bomba attivarsi parlò, mantenendo gli occhi chiusi ma rivolgendosi a Taka Non avrai mai i miei occhi. Non farai più del male a nessuno

    Si sarebbe poi lasciata andare agli eventi, stringendo i pugni mentre l'intero corpo tremava in maniera incontrollata: non era un'eroina, non sarebbe morta con onore e felice di farlo per la patria, no. Sarebbe morta terrorizzata, consapevole di non aver vissuto nemmeno un quarto della sua vita e consapevole che non avrebbe probabilmente mai più rivisto tutto ciò a cui più teneva al mondo, con le uniche speranze che fosse tutto indolore e di portare con lei anche la traditrice. In quel modo almeno tutto non sarebbe stato inutile...
     
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    Dettagli Rischiosi [7]



    C'erano alcune cose che il suo accompagnatore non le aveva detto, e che da un lato le avrebbero salvato la vita, dall'altro, avrebbero potuto significare la perdita di molto più che un po' di sangue. Quando Kairi attivò il sigillo, quello le portò via una grossa quantità di chakra, abbastanza da farla stramazzare a terra dopo il suo utilizzo. Fortunatamente per lei, era stata abbastanza sveglia...o fortunata, da chiudere gli occhi durante l'esecuzione. Il foglietto non era affatto un kanji di contenimento, come Jotaro le aveva rivelato, ma tutt'altro.
    Il ninja temeva più di ogni altra cosa l'orgoglio degli Uchiha, e rivelando che il sigillo le avrebbe portato via la cosa più cara che aveva e che più la legava al suo clan, forse le avrebbe impedito di fare quello che andava fatto.
    Al suo rilascio, il sigillo generò un fascio di luce simile ad una grossa esplosione stellare che spalancò gli occhi di Taka, sigillandoli aperti. Un istante dopo, una seconda luce, molto più vibrante della prima, fuse completamente le due sfere ottiche della donna, mentre questa in preda a dolori terribili si dibatteva a terra, con le orbite letteralmente in fiamme e spurganti fumo.
    Mentre la ragazza crollava a terra priva di sensi, Taka a sua volta era sul pavimento, imprecando ogni divinità di cui era a conoscenza, per quello che stava passando. Burlata da una ragazzina e da un pezzo di carta, che forse avrebbe potuto facilmente prevedere ed evitare se non avesse disattivato il suo sharingan in preda alla boria.
    Nel frattempo, trascinandosi sul pavimento, lasciando una scia di sangue sotto di lui, Jotaro raggiunse Kairi e l'afferrò, stessa cosa accadde a Taka, che dopo pochi interminabili secondi, cadde priva di coscienza.


    [3 Giorni dopo - Konoha]

    Sarebbe stata la brezza a svegliare la ragazza nell'ospedale della Foglia, in una stanza singola tutta per lei, tenuta in disparte dal resto della folla di pazienti. Quando si fosse rimessa in piedi, avrebbe trovato Jotaro in piedi ad una finestra, intento a guardare fuori. Kairi non aveva ferite importanti, era quasi illesa in realtà, ma il sigillo l'aveva quasi uccisa prosciugandole le forze, e questa spossatezza l'avrebbe accompagnata ancora per un giorno o due. Quando avesse provato ad avviare una conversazione, il ronin le avrebbe consigliato di mantenere il riposo, chiedendogli solo il minimo indispensabile; ma rispondendo su sua madre ancora prima che lei lo chiedesse.

    << Prima che tu dica qualunque cosa, non hai mai lasciato il villaggio, nè hai incontrato alcuna persona. Senza eccezioni di interlocutore. Ti sei spinta troppo oltre in allenamento, e sei finita quasi in coma. Questi sono gli ordini finali del tuo compito. Riguardo la persona che non hai incontrato, è morta, tenuta sotto chiave in un luogo segreto per alcuni accertamenti. I suoi occhi sono stati distrutti, da te in realtà. Tuo padre è venuto a trovarti ogni giorno nelle ultime 72 ore. E' sollevato che tu stia bene, ignora l'accaduto. >>

    Come la ragazza avrebbe potuto facilmente notare, sebbene la stanchezza, era che l'uomo non solo non aveva un filo di risentimento per essere caduto nella trappola, ma non sembrava nemmeno ferito; sebbene la tunica scura ne coprisse il corpo, e fosse rimasto di spalle per tutto il tempo. Di sicuro il suo svenimento nella lotta contro la madre le aveva impedito di vedere alcune cose, oppure l'individuo davanti a lei, aveva tenuto qualche asso nella manica....
    Quando si voltò, rivelando grande tranquillità, e si sedette vicino al letto della ragazza, afferrando un piattino dal comodino, e iniziando a tagliuzzare una mela che era lì presente ed era stata sbucciata da poco.

    << Mentre dormivi l'Hokage ha tenuto la piccola riunione per definire i ruoli di un eventuale attacco dei Canthiani. Non sei stata esclusa da una eventuale operazione, a patto che, in caso di mobilitazione, tu sia del tutto rimessa. Raizen non intende perderti per un eventuale eccesso di partecipazione, quindi se non sarai del tutto in grado di badare a te stessa, dovrai restare a riposo. Sono appositamente qui per assicurarmi che tu resti a riprenderti senza fare stupidaggini. >>
     
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    Di nuovo a casa

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    La ragazza non si accorse di nulla di ciò che successe dopo: sentì le forze venirle meno quando il sigillo prese buona parte del suo chakra, finendo con lo svenire nella totale convinzione di stare in realtà morendo.
    Quando riaprì gli occhi qualche giorno dopo impiegò diversi istanti per capire ciò che stava accadendo, mentre una gentile brezza le sfiorava il viso: sbatte un paio di volte gli occhi disturbata dalla improvvisa luce mettendo a fuoco l'intera stanza dell'ospedale Dove...sono? era ancora viva? Perché? Quando si accorse di Jotaro nella stanza fece per aprire la bocca e parlare ma fu interrotta con un cenno prima di poter emettere un suono, e debole com'era ancora non fece troppe polemiche a riguardo, rimanendo ad ascoltarlo.

    L'ultimo ordine della missione la lasciò non poco interdetta, anche se in realtà se lo aspettava: dover portare quel peso senza poterne parlare con nessuno, neppure con suo padre, non sarebbe stato affatto facile per lei. Inoltre dubitava che chi la conosceva bene avrebbe creduto realmente alla situazione Sai che mio padre non crederà mai alla storia dell'addestramento andato troppo oltre, vero? rispose con un filo di voce guardando poi un punto imprecisato del soffitto. Sua madre dunque alla fine era davvero morta...non sapeva cosa provare a riguardo, nonostante sapesse che il fine ultimo della missione fosse quello e nonostante si fosse buttata a capofitto nel tentare di ucciderla con le sue stesse mani non riusciva a sentirsi nemmeno un po' sollevata o felice per la situazione. Lei è morta? Come, di stenti? E come avrei fatto io a distruggerle gli occhi? Quel sigillo non doveva uccidermi? Cosa è successo in realtà? erano molte, forse troppe, le domande che le ronzavano per la testa e dubitava che il chunin avrebbe risposto a tutti i suoi dubbi.
    Se l'uomo non l'avesse bloccata avrebbe cercato di alzarsi prima sui gomiti e poi a sedere, combattendo contro il forte giramento di testa che la colpì non appena cercò di mettersi dritta visto i diversi giorni in cui era rimasta stesa immobile: conosceva già quella sensazione, si era risvegliata anche un'anno prima in un letto di ospedale dopo 4 giorni di coma, anche quella volta a causa di un combattimento contro un Uchiha. Mi dispiace per il mio errore nella casa... continuò poi con un filo di voce e senza incrociare lo sguardo dell'uomo, troppo in colpa per l'accaduto ...non so cosa sia successo, forse un'illusione, ma ero sicura di stare attaccando mia madre...sembra che avermi vista non l'abbia fatta tentennare nemmeno un po', alla fine non sono poi stata così utile ammise stringendo i pugni mentre sentiva il cuore quasi stringersi dentro il petto. L'essere stata rifiutata in quel modo da una madre, definita un rifiuto e quasi uccisa da lei era una cosa che non avrebbe mai più dimenticato per tutta la vita, volente o nolente Come hai fatto a sopravvivere a quel colpo? chiese curiosa, seppure la cosa non fosse in realtà ciò che le interessava maggiormente fra le troppe domande poste fino ad allora

    Quando l'uomo si mise a sbucciare la mela rimase ad ascoltarlo: Raizen si stava effettivamente preparando alla guerra e lei rischiava di non esservi Non ho alcuna intenzione di perdere l'occasione di proteggere il villaggio per mancato riposo. Stai tranquillo, non mi muoverò da qui rispose sospirando ed allungando la mano per prendere un pezzo di mela appena sbucciato, mangiandolo a piccoli morsi Nemmeno l'Hokage è a conoscenza di ciò che è successo realmente qui? Inotre mia madre lavorava per Cantha e mi hai detto che l'avete rinchiusa prima che morisse. Siete riusciti ad ottenere qualche informazione in più che potrebbe esserci utile? Se stanno davvero per attaccarci ogni minima cosa può essere vitale domandò infine. Le sembrava strano che persino la massima carica di Konoha non sapesse nulla dell'accaduto, e qualsiasi cosa avessero potuto ottenere da Taka avrebbe potuto essere utile visto ciò che stavano per affrontare.
     
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    Il destino del clan [8]



    Non ci voleva un'arte oculare per capire che la ragazza avrebbe fatto fatica a mantenere un peso simile sul cuore, specialmente a casa, con l'unico della famiglia che le era rimasto.

    << Quello che è successo tra te e tua madre è ovviamente segretissimo, infatti tuo padre ne già al corrente. Ha avuto modo di poterla vedere un'ultima volta, anche se non da viva. >>

    Nonostante l'invito di restare tranquilla, e in silenzio, da buona adolescente nel pieno della tempesta emotiva per quello appena accaduto, Kairi prese a tempestare l'uomo di domande, facendogli aggrottare la fronte. Un ultimo sforzo prima di salutarsi.

    << Non è morta di stenti, questo è sicuro. Quando è caduta a terra svenuta a seguito delle ferite riportare al volto e agli occhi, vi ho riportate alla Foglia. Tu in ospedale, lei in prigione, in cerca di estrarre informazioni, se non dalla sua mente, almeno dal suo corpo. E' deceduta ieri mattina; come c'era da aspettarsi, non abbiamo ottenuto gran che, quindi le ho tagliato la gola io stesso. Il tuo clan l'ha rinnegata, ed essendo anche priva di occhi, gli Uchiha non vogliono saperne niente. >>

    Jotaro sospirò un istante.

    << Riguardo quel sigillo, se c'è una cosa che ho imparato da quelli del tuo clan, è il loro spirito di sacrificio. Sarebbe stato più facile fartelo usare in maniera improvvisa se avessi creduto ti avrebbe ucciso, piuttosto che fartelo lanciare come arma su di lei. Alla fine, ha funzionato. Le ha fuso i bulbi oculari, rendendola al contempo inoffensiva. >>

    Kairi, ricordando quindi gli avvenimenti all'interno della casa, provò a scusarsi per come erano andate le cose, e per l'errore commesso nell'attaccare il bersaglio sbagliato.

    << Non devi essere delusa. Non c'è stato alcun incontro, i nemici sono stati sconfitti, e tua madre è fuori dalla lista dei ricercati. Le cose non potevano andare meglio, ma riguardo al colpo, non so di che parli. I tuoi ricordi devono essere confusi. >> [Recitazione]
    Ed effettivamente, il ronin non sembrava affatto ferito, nè tantomeno convalescente.
    Eppure qualcosa era successo là dentro, qualcosa di strano, non solo, ma tutto quello che era successo, faceva bruciare lo stomaco a Jotaro. Era stato facile, molto facile, e la Taka che lui ricordava, non sarebbe caduta in un tranello sentimentale...forse il tempo l'aveva ammorbidita.
    Quando alla rassicurazione della ragazza di non muoversi dal letto d'ospedale, generò un'alzata di sopracciglio dell'uomo, che tutto pensava, tranne alle promesse di un giovane Uchiha riguardo lo starsene fermo. Soprattutto dopo essere cresciuto con un fratello di quello stesso clan.

    << Dato che sono certo, che usciresti da qui dentro nel giro di una mia visita al gabinetto, preferisco portarti in giro io stesso. Raizen sa quello che è giusto che sappia, che c'è un traditore di meno, e che sei tornata sana e salva. Purtroppo su Cantha, calma piatta per adesso. Vieni. Ti porto a vederla. >>

    Era chiaro a cosa, a chi, si riferisse.
     
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