Tomodachi

[Free Kairi - Shin]

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    Erano ormai giorni che Kairi non usciva di casa se non per allenamenti, missioni e questioni riguardanti il suo lavoro di guardiano: la sua voglia di interagire con il mondo e di vedere chiunque si era completamente azzerata, il suo unico obbiettivo era al momento quello di migliorarsi e perfezionarsi sempre di più. Allenarsi di continuo e portare il suo corpo al limite era in quel momento l'unico modo che trovava per distrarsi dai pensieri che annebbiavano la sua mente in maniera ormai costante, dalla rabbia continua di cui non riusciva in alcun modo a liberarsi, non più. Non riusciva più a dormire trovandosi costantemente torturata da incubi quasi perenni e faticava persino a mangiare, sforzandosi di farlo solo per non ritrovarsi a terra svenuta a seguito di uno dei suoi allenamenti, che di giorno in giorno erano diventati sempre più duri: il suo lavoro era pur sempre quello di una kunoichi ed era fondamentale che cercasse di rimanere in forze il più possibile per poter portare a termine i suoi compiti, o perlomeno doveva provarci.
    Profonde occhiaie segnavano il suo viso e più di una volta si era trovata a guardarsi allo specchio, per caso o per necessità, notando come lo sharingan spesso si fosse attivato senza che lei nemmeno se ne accorgesse o lo controllasse: sommato alle pesanti borse che ormai la accompagnavano come fedeli gemelle il risultato non giocava a suo favore ed osservandosi allo specchio a volte stentava a riconoscersi, o peggio...fissandosi non poteva non vedere in quel riflesso il viso della madre, ed era arrivata persino a distruggere lo specchio del bagno con un pugno deciso un giorno, non potendone più sopportare la vista.
    Kiba era sempre con lei, sempre più preoccupata e decisa a non tornare più al branco fino a quando la ragazza non avesse cominciato a migliorare. Persino Tsume aveva deciso di rimanere nella casa assieme alla padrona in quel periodo, convinto dalla sorella a fare la sua parte e preoccupato allo stesso modo, nonostante il suo modo di fare estremamente introverso lasciasse intendere ben poco di quello che provasse in realtà.
    Toccare il pelo folto e morbido dei due lupi era forse l'unica cosa che riusciva a rilassare la mente dell'Uchiha: i due animali rimanevano in silenzio totale pur avendo il dono della parola, senza giudicarla, senza pretendere nulla da lei e forse era esattamente quello di cui la ragazza aveva bisogno in quel momento.

    Ma per quanto il rapporto con le due evocazioni si stesse in quel modo rinforzando sempre più, al contrario il rapporto con suo padre, da sempre idilliaco, era andato pian piano ad incrinarsi peggiorando di giorno in giorno e con la crescente preoccupazione di Izuna: Kairi non era ancora riuscita a dire una sola parola dell'accaduto al padre finendo con il chiudersi in un quasi totale mutismo con lui. Come poteva parlargli dopo quello che lei aveva fatto? Come poteva confidarsi con lui dopo quello che l'uomo le aveva nascosto per anni ed anni?
    Tutti i tentativi dell'uomo di interagire con la ragazza erano andati a vuoto ed ogni volta la kunoichi aveva dimostrato maggiore malumore nel rapportarsi con lui e nel rispondergli in maniera sempre più fredda e perentoria, arrivando al punto di provare fastidio anche nel solo guardarlo negli occhi. Per quel motivo il poliziotto, non trovando più modi o alternative, aveva deciso di agire di testa sua ed in maniera completamente diversa dal suo solito.

    Finito il suo turno a lavoro invece di tornare verso casa e verso il quartiere Uchiha si sarebbe diretto in un'altra zona residenziale del villaggio: essendo un poliziotto e rivestendo fra le cariche più alte dell'intera Konoha non fu per lui difficile risalire ad un nome e ad un indirizzo.
    Aveva visto quel ragazzo durante la riunione, aveva notato come sua figlia sembrasse andare d'accordo con lui come mai l'aveva vista fare con nessun'altro ed era in quel momento l'unica speranza che gli rimaneva.
    Per quel motivo Izuna Uchiha quella sera aveva raggiunto la casa di Shin Kinryu deciso a chiedere il suo aiuto.

    Chiunque fosse stato presente nella casa quella sera avrebbe sentito un deciso bussare alla porta ed aprendola si sarebbe trovato davanti l'uomo in divisa, il simbolo della polizia del villaggio ben chiaro sulla fascia posizionata sul braccio. Seppure inizialmente serio il volto dell'ufficiale si sarebbe in seguito addolcito, mostrando una gentilezza che ricordava in tutto e per tutto i modi di fare della ragazza: era chiaro di chi fosse il merito della buona educazione della kunoichi.
    Chiedo scusa per il disturbo e per l'orario, ma non potevo più aspettare. Sto cercando Shin Kinryu, è in casa? non appena il ragazzo si fosse presentato alla porta o nel caso in cui fosse stato lui stesso ad aprire l'uomo si sarebbe infine presentato Mi dispiace immensamente disturbare ma mi trovo senza alternative...il suo volto si oscurò di tristezza Sono Izuna Uchiha, il padre di Kairi. Ti ho visto alla riunione, ho visto il tuo modo di porti con mia figlia ed i sorrisi che ti riservava. Ho bisogno del tuo aiuto, te ne prego in una maniera che avrebbe probabilmente spiazzato lo shinobi l'uomo si inchinò profondamente davanti a lui; non gli interessava quello che avrebbe pensato la gente vedendolo né quello che poteva immaginare il giovane Kinryu, di cui conosceva la famiglia come ogni membro del suo clan. In quel momento aveva a cuore solo il benessere della ragazza, ed avrebbe fatto ogni cosa per poterla aiutare Io non sono più in grado di raggiungerla in nessun modo concluse, alzandosi e guardando nuovamente il ninja con un'espressione che lasciava ben intendere il suo stato d'animo: in quel momento Shin era l'unica possibilità che aveva per cercare tirare fuori dal baratro in cui sembrava essere caduta la figlia.


    Edited by Kairi Uchiha - 13/7/2017, 14:43
     
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    Shin se ne stava disteso sul letto ad occhi chiusi. La stanza era avvolta dall'oscurità e dal silenzio, ma il ragazzo non stava dormendo. Era in uno stato di apatia che durava da almeno due giorni, alternato da scatti di iperattività. Aveva già distrutto due shinai da allenamento, i resti dell'ultimo dei quali giacevano ancora abbandonati nel giardino che si stendeva sul retro dell'abitazione, racchiuso da alte mura di cinta. Con un movimento flemmatico si portò una mano fin sopra la fronte. Si trovava in quelle condizioni fin dal suo rientro dal Paese delle Sorgenti Termali. Era ad un bivio, ma non sapeva che strada prendere, quindi passava le giornate in bilico, oscillando tra la disperazione e la speranza, tra l'apatia e la foga, senza soluzione di continuità, rimandando la scelta. Saltuariamente le immagini che gli si erano impresse in profondità dentro la sua mente, generate, o meglio estratte dai suoi stessi incubi dall'arte oculare dell'uomo che era divenuto suo maestro, tornavano a fargli visita, provocandogli reazioni contrastanti. Una volta, angosciato, si era rannicchiato contro la parete, nascondendo la testa tra le mani come per nascondersi. Un'altra invece aveva colpito con un manrovescio la tazza poggiata sul piano cottura con un rabbia, scagliandola contro il muro dove era esplosa in mille pezzi. Che schifo... Le parole, prive di forza, erano uscite dalla sua bocca seguendo le fila di un pensiero già disperso nel turbinio dentro la sua testa. Non poteva continuare così. Pregava, o almeno auspicava in un angolo della sua anima, che qualcosa giungesse a risollevarlo dall'abisso in cui stava sprofondando, ricordandogli quale era il suo scopo nel mondo. Ed infine, quel qualcuno arrivò.

    Il rimbombo si diffuse per tutta la casa vuota. Qualcuno bussava alla porta della dimora Kinryu. Shin, che aveva istintivamente aperto gli occhi, li richiuse. La persona che chiedeva udienza tuttavia non desisteva e i colpi contro il legno robusto continuavano. Una, due, tre, quattro volte. Il giovane si mise seduto sul letto con rassegnazione. Perfino il suo caratteristico sospiro sembrava averlo abbandonato. Nessun altro avrebbe accolto l'ospite, chiunque fosse. Era rimasto solo lui. Subito dopo la riunione di Villaggio aveva invitato la famiglia a prendersi una lunga vacanza. Ora i genitori e l'amata sorella si trovavano in un angolo sperduto del Paese del Fuoco, ben lontani dalle nubi di guerra che si intravedevano ormai ad occhio nudo all'orizzonte e sotto l'attenta custodia della kitsune del santuario di Inari. Muovendo i piedi con riluttanza, sollevandoli il minimo per non trascinarli, Shin scese le scale, raggiungendo l'ingresso al termine dell'ennesima sequenza di quattro colpi. Ritrovando un briciolo di vitalità l'aprì di scatto, squadrando la persona che aveva di fronte con un'espressione facilmente riconoscibile come stizza. Per l'ennesima volta si trovava a passare repentinamente da un atteggiamento all'altro, sebbene il suo morale rimanesse basso. L'uomo, che gli aveva cordialmente rivolto la parola, era senza dubbio un Uchiha. Lo stemma, il fisico, il portamento stesso ne erano testimonianza. Il padrone di casa rispose con voce piatta, in contrasto con lo scatto di poco prima. Sono io. Uno sguardo difficile da decifrare comparve sul volto del poliziotto, suscitando una strana sensazione nel Kinryu. Quando si presentò come il padre di Kairi poi, gli occhi del giovane si spalancarono per bene. Se era uno scherzo, era di cattivo gusto. Possibile che proprio lui tra le mille persone disponibili avevano scelto di inviargli i kami? Con un'espressione contratta, Shin chinò appena il capo, mentre ascoltava quanto l'uomo aveva da dirgli. Il suo sgomento crebbe ulteriormente quando lo shinobi, di sicuro superiore a lui in grado e esperienza, si chinò più del dovuto, chiedendo, anzi implorando il suo aiuto.
    In un'altra vita, il ragazzo si sarebbe messo a ridere. Si sentiva proprio l'ultima persona al mondo che poteva aiutare qualcuno, e Kairi in particolare. Si prese del tempo per rispondere, cercando con attenzione le parole. Quando finalmente aprì bocca, con il capo abbassato, lo fece parlando piano, sottovoce. Izuna-san, lei mi sopravvaluta. Io non ho la forza di aiutare nessuno. Nel suo petto però il suo cuore fremeva mentre pronunciava quelle parole. Che fosse debole, era una realtà per lui. Nonostante il suo sforzo incessante per diventare più forte, alla fine il terrore di non essere in grado di proteggere ciò a cui teneva lo aveva avvolto, paralizzandolo. Eppure, desiderava con tutto se stesso poter stare vicino a quelle persone. Strinse i denti. Sì era debole, inutile, ma non intendeva rinunciare senza averci almeno provato. Kato gli aveva fatto capire una cosa: la vera forza non era una conquista, ma un processo. Tuttavia, lui non aveva trovato in sé l'energia per ricominciare a camminare su quel sentiero. Ma ora, davanti al padre della sua migliore amica che lo supplicava con il cuore in mano di prendersi cura di lei, qualcosa si era smosso. Appena appena, ma quel tanto che bastava per fargli fare un passo, come un sassolino che cade dalla sommità di un monte e che con un po' di fortuna poteva trasformarsi in una valanga. Alzando gli occhi sull'uomo davanti a lui, Shin raccolse quel sentimento, aggrappandovisi per uscire dal torpore in cui era sprofondato. Però...farò del mio meglio per Kairi. Non reclamare le cose, ottienile. Solo così sarai ricompensato. Già, il maestro aveva ragione. La soluzione non sarebbe piovuta dal cielo, nessuno avrebbe risolto la faccenda al posto suo. Non poteva starsene in un angolino a guardare, mentre i grandi si davano da fare. Anche lui, per quanto piccolo, doveva impegnarsi e fare la sua parte. Con un gesto aperto della mano rivolto verso il vestibolo, invitò l'Uchiha ad entrare. Prego, da questa parte. Mi racconti tutto nei dettagli. L'ultima volta che ho visto sua figlia è stata alla riunione, e quando si è allontanata aveva un'espressione seria in viso. Cosa le è successo?
     
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    Con un leggero ulteriore inchinò Izuna ringraziò Shin per l'accoglienza Ti devo un favore, se prima o poi tu dovessi mai aver bisogno di qualcosa non esitare a chiedere rispose educato, seguendo poi l'invito del Kinryu ad entrare. Non gli servì molto tempo per capire come il ragazzo fosse completamente solo a casa e questo lo tranquillizzò, almeno in parte: non aveva disturbato nessun'altro oltre lui.
    Attese che Shin lo raggiungesse e se quest'ultimo gli avesse fatto cenno di sedersi si sarebbe accomodato Mi chiedi i dettagli ma in realtà la mia speranza era che tu potessi darmene visto che eri di fianco a Kairi quando quell'uomo le si è avvicinato, purtroppo non ne so granché. Tu eri lì vicino, hai forse visto qualcosa in più che io da lontano non ho notato? continuò, serio in volto Dopo la riunione, la notte stessa, è partita senza dirmi nulla e lasciandomi un semplice bigliettino dove mi spiegava che sarebbe stata via qualche giorno per una missione di cui non poteva raccontarmi nulla. Nulla di nuovo da questo punto di vista, l'aveva già fatto da quando è diventata genin ed io stesso sono stato nelle squadre speciali a lungo prima di entrare nella polizia e come tu stesso saprai spesso non possiamo rivelare i dettagli di una missione nemmeno ai familiari. Cioè che è diverso e strano è il suo atteggiamento da quando è tornata

    Fece una piccola pausa interrompendo il discorso con un sospiro stanco prima di riprendere E' chiaro che le sia successo qualcosa, non è più lei. Passa le giornate intere ad allenarsi ed a lavorare ma per il resto del tempo sta sempre chiusa nella sua stanza. Ogni volta che provo a rivolgerle la parola è sempre peggio, sembra che non voglia parlarmi ed ora fatica anche solo a guardarmi negli occhi. Non so come farla parlare, non so come raggiungerla ed ho pensato che forse tu potresti aiutarmi. Sembrate andare molto d'accordo, è difficile che Kairi sia così affabile ed estroversa con qualcuno come l'ho vista con te. Forse con te potrebbe parlare, per un motivo o per un'altro adesso io non sia la persona adatta per aiutarla...
    Non poteva dire di più: sapeva cosa era successo in realtà alla ragazza perfettamente ed immaginava anche i motivi per cui lei aveva deciso di non parlagli più, tuttavia non riusciva a rimanere fermo a guardare...temeva che la Kairi che fino ad allora aveva sempre amato si fosse ormai persa. La complicazione stava nel non poter dire la realtà al suo amico, sia lui che la figlia avevano ricevuto l'obbligo di non dire assolutamente nulla a nessuno, per il bene del villaggio stesso e del clan ed Izuna non aveva alcuna intenzione di infrangere quel veto.
    Tuttavia non sarebbe rimasto immobile, vedere sua figlia in quello stato e non provare a fare nulla sarebbe stato imperdonabile per lei; per quello aveva deciso di contattare il ragazzo, poteva comunque fare qualcosa senza venire a sapere tutto ciò che era successo. Gli dispiaceva mentirgli in quel modo, ma non aveva alternative..
    Uchiha e Kinryu collaborano da molti anni a Konoha, e posso capire dal tuo anello che ormai anche tu sei stato iniziato alle attività del tuo clan continuò, indicando con l'indice la mano di Shin Non me ne ha mai parlato, ma non escludo che tu e Kairi abbiate già compiuto alcune missioni assieme, portando avanti questa alleanza, giusto? chiese in maniera retorica, sicuro di non stare sbagliando Che tipo di rapporto ti lega a mia figlia? domandò diretto infine, rimanendo in attesa di una risposta da parte del ragazzo: sapeva che una richiesta così esplicita avrebbe potuto imbarazzarlo, ma anche quello era in fondo un modo per metterlo alla prova. Avrebbe potuto utilizzare più di un genjutsu per ottenere informazioni più facilmente e senza rischio che lo shinobi gli mentisse, ma non voleva utilizzare quei metodi. Se Kairi si fidava di quel ragazzo doveva esserci un motivo.


    Edited by Kairi Uchiha - 13/7/2017, 14:51
     
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    Shin fece gli onori di casa, presentandosi dopo pochi minuti con un paio di tazze e una teiera fumante. La sala in cui aveva fatto accomodare Izuna era accogliente, con i suoi divanetti e il basso tavolino tra di loro. Ad un occhio attento non sarebbe però sfuggito il sottile strato di polvere che ricopriva i soprammobili disseminati sugli scaffali della libreria addossata alla parete, per la maggior parte fotografie di famiglia.
    Non appena i due furono seduti ai due capi del piano, uno di fronte all'altro, il padre di Kairi ruppe il silenzio. Il suo atteggiamento impaziente tradiva una certa premura ed il Kinryu abbassò un poco la guardia. Mentre l'uomo parlava, il giovane stringeva la sua tazza fumante tra le mani, senza tuttavia fare mai il gesto di portarla alla bocca. Anzi, quando il poliziotto si soffermò sull'assenza della figlia da casa e dalle sue condizioni al rientro, la ripose sul tavolo con un piccolo suono sordo. Gli angoli della bocca del ragazzo si incurvarono impercettibilmente verso il basso. Aveva avuto il presentimento che la situazione fosse grave quando Izuna si era presentato alla sua parte, ma era una di quelle occasioni in cui detestava avere ragione. Il silenzio scese nuovamente tra di loro, e per un paio di istanti l'unica cosa che parve muoversi nella stanza fu il vapore che si levava dai recipienti ancora pieni. Shin approfittò della pausa per fare il punto ad alta voce, a beneficio del suo ospite. Quando quell'individuo le ha consegnato il rotolo ho tirato un po' gli occhi per sbirciare, lo ammetto. Ero curioso. Però la carta era completamente bianca, non posso sbagliarmi. Tuttavia... Incrociò le mani davanti alla bocca, come usava fare spesso. Sì, Kairi ha senza dubbio attivato lo sharingan in quel frangente. Quindi mi viene da pensare che si tratti di qualcosa che, direttamente o meno, coinvolge il clan. Accennò appena ad alzare lo sguardo, ma sembrò cambiare idea a metà dell'azione e tornò a fissare il te che si raffreddava davanti a sé. Per il resto non ho avuto più modo né di vederla, né di contattarla, quindi sono completamente all'oscuro di cosa le sia successo. Le mani giunte si strinsero in un accenno di frustrazione, ma il genin riprese immediatamente il controllo rilassandole. Le prometto che farò tutto ciò che è in mio potere per aiutarla. Lo desiderava davvero, e non perché fosse stato il padre a pregarlo. Anche se cercava di non formulare quel pensiero, non dopo la visione nel bosco del Paese delle Sorgenti Termali, teneva molto a Kairi.

    A quel punto fu il turno di Izuna di scuotere il silenzio nuovamente sceso nella casa. Shin osservò l'anello che portava al dito quando l'Uchiha lo nominò. Era già passato un po' da quando gli era stato affidato, ma non aveva mai avuto veramente avuto necessità di utilizzarlo, anche se gli aveva permesso di trovare più di una volta la strada spianata. Sì, in effetti c'è stata una missione che abbiamo svolto insieme, per conto dei due clan. Quella volta erano stati condotti in trappola da un'organizzazione misteriosa che bramava gli occhi rossi di Konoha. Il Kinryu non aveva esitato a proteggere l'amica, facendole scudo col suo stesso corpo. Alla fine erano riusciti a cavarsela, ma il ricordo non era piacevole. Da quel momento la visione del mondo del giovane della Foglia era andata cambiando poco alla volta, mentre indagava su quell'oscura minaccia. Ne aveva incrociato la strada ancora, a Suna e a Oto, ma i nemici continuavano a sfuggirgli, così come le loro motivazioni ed il loro piano, ammesso che ne avessero uno. Shin scacciò quei pensieri scuotendo appena la testa. Era improbabile che centrassero qualcosa con il motivo per cui la kunoichi era tanto scossa. Proprio perché era sovrappensiero non colse subito il significato della domanda che Izuna gli aveva posto subito dopo.

    Kairi è una mia compagna ed un'amica, è la mia cara nakama. La risposta gli era uscita spontanea, non ci aveva riflettuto sopra neppure un istante. Non appena ebbe concluso la frase però Shin non poté fare a meno di domandarsi se la sua risposta fosse sincera, e se l'Uchiha glielo stesse chiedendo in veste di shinobi o di genitore. Non avrebbe cambiato la sua versione, però il dubbio iniziò a insinuarsi in lui. In fin dei conti era ormai diverso tempo che si conoscevano, e avevano condiviso momenti belli e momenti brutti, superandoli tutti insieme. C'erano state delle incomprensioni, ma nulla di grave, avevano riso, ma mai in modo eccessivo. Un rapporto normale all'apparenza. Eppure, perché era stato così turbato dall'immagine del suo corpo privo di vita? E perché era così inquieto, ascoltando le parole del padre? Forse era l'essenza della vera amicizia, un bene per lui sconosciuto fino a poco tempo prima, o forse c'era dell'altro. Meditabondo, impose alla sua mente di sgombrarsi, concentrandosi unicamente sul problema contingente. Mi dispiace Izuna-san, ma non credo avrà un'altra risposta all'infuori di questa. Un timido sorriso fece capolino sul suo volto. Ed ora direi di elaborare un piano. In realtà il Kinryu aveva già preso in considerazione una decina di alternative, scartandole una dopo l'altra. La strada migliore gli pareva per assurdo un assalto frontale. Quella era però l'unica opzione che gli consentiva di non mentire all'amica. Vorrei che tornasse a casa e si comportasse come sempre. Provi di nuovo a parlarci, ma non si deprima troppo se non ottiene risultati. Forse io sarò più fortunato. Appena dopo cena vorrei che uscisse e stesse lontano per un paio d'ore almeno. Potrebbe aver bisogno dei suoi tempi. Sempre che riuscisse a prima a far breccia nella corazza che sembrava aver eretto intorno a sé.

    Dopo aver congedato l'ospite con un lieve inchino, il genin si preparò distrattamente un boccone da mangiare, per poi concedersi un bagno rilassante in attesa dell'ore prevista. Immerso fino alle spalle nell'acqua calda, ripensò al tempo passato insieme con quella ragazza. Poteva davvero aiutarla, lui, che non era neppure in grado di aiutare se stesso? Alzò un braccio teso oltre la superficie liquida. Non reclamare le cose...ottienile... Chiuse di scatto la mano a mezz'aria. Già, si era pianto abbastanza addosso.

    Due colpi, seguiti da altri due. Shin aveva atteso più del dovuto, per essere sicuro che Izuna avesse avuto modo di lasciare l'abitazione. Finalmente rimesso a nuovo dopo giorni di trascuratezza, con degli abiti informali di buona fattura, ma non eccessivamente vistosi le cui tonalità viravano prevalentemente sul nero, il giovane batte nuovamente alla porta dell'Uchiha. Quattro colpi secchi, ma discreti. Lungo la strada aveva pensato a cosa dire, ma alla fine aveva rinunciato a prepararsi alcunché. Avrebbe semplicemente improvvisato, affidandosi all'istinto, e al suo cuore.

     
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    Nel sentire la descrizione della pergamena totalmente bianca agli occhi dello shinobi Izuna sospirò Come pensavo... sussurrò semplicemente e senza scendere in ulteriori dettagli: spesso il clan per comunicazioni che dovevano rimanere nascoste usava particolari inchiostri visibili unicamente a chi possedeva lo sharingan, lui stesso ne faceva uso in polizia e non solo. Non sapeva se l'uomo incappucciato facesse o meno parte del clan anche se ne dubitava, ma se possedeva quell'inchiostro doveva essere in qualche modo coinvolto con gli Uchiha. Il che gli fece temere sempre di più che Taka potesse effettivamente legata direttamente o indirettamente a quella situazione, il che non poteva essere un bene...
    Rimase ad ascoltare le successive parole e risposte del Kinryu in attento silenzio, atteggiamento che Shin avrebbe potuto paragonare tranquillamente a quello che l'amica attuava spesso, ulteriore conferma di come la kunoichi avesse assimilato dal padre più atteggiamenti di quanto persino lei stessa fosse consapevole.
    Il ragazzo sembrava sincero, e paradossalmente fu proprio l'assenza di lunghi e ricercati discorsi a convincere l'uomo della veridicità delle sue intenzioni. Troppe parole e troppi dettagli potevano dal suo punto di vista in quella situazione sinonimo di falsità più che il contrario, ed apprezzava la semplicità con cui Shin aveva spiegato ciò che Kairi rappresentava per lui. Sorrise osservando il ragazzo prima di parlare nuovamente Mi sono rivolto alla persona giusta, sembra. Apprezzo il consiglio sul parlare, ma non lo farò continuò, scuotendo la testa mentre spiegava la situazione Se lo facessi io sarebbe solo controproducente al momento. Ma ciò che spero è che con te sia diverso se lo augurava davvero: non aveva altre soluzioni a riguardo...
    Tornerò a casa allora e dopo cena uscirò per qualche ora come desideri. Ultimamente non parliamo, quindi non avrò bisogno di giustificare la cosa in nessun modo almeno ammise, un velo di tristezza più che evidente sul volto. Seguì lo shinobi fino all'uscio quando questi lo accompagnò, voltandosi a guardarlo poco prima di allontanars Grazie, davvero. Se riuscirai ad aiutare mia figlia ti sarò debitore a vita. E puoi credermi se ti dico che, nel bene o nel male, noi Uchiha non dimentichiamo mai nulla concluse, accennando un piccolo inchino in segno di saluto ed allontanandosi senza girarsi nuovamente. Ora era tutto nelle mani del giovane shinobi.

    Quando sentì i primi colpi alla porta la kunoichi si limitò semplicemente ad ignorarli: suo padre si era allontanato poco prima senza dirle nulla, probabilmente rassegnato dal suo costante fare muro e la ragazza non poteva che esserne lieta. Era stanca dei suoi continui tentativi di dialogo, come poteva non capire ancora che in quel momento non aveva la minima intenzione di parlargli?
    Ignorò anche i secondi colpi, mentre Kiba alzava la testa e le orecchie, sull'attenti mentre annusava l'aria alla ricerca di maggiori informazioni Ho già sentito questo odore prima..penso si tratti di qualcuno che conosci.. esclamò cauta alla kunoichi Non mi interessa. Chiunque sia, può rimanere fuori. Non ho voglia di vedere nessuno fu la secca risposta dell'Uchiha: non le importava minimamente chi fosse fuori in quel momento, non le interessava capire il motivo di quella visita ne si preoccupava di fare una pessima figura nel non aprire. Voleva stare da sola, e basta.
    Kiba la osservò qualche istante in silenzio pensierosa per poi alzarsi, dandosi una scrollata al pelo Ok allora...vado a prendermi qualcosa da mangiare di sotto, comincio ad avere fame, non ho ancora cenato. Vuoi qualcosa...? domandò timidamente alla ragazza che si limitò a rispondere scuotendo la testa come previsto dalla lupa: la kunoichi mangiava poco o niente da giorni ormai, e non si aspettava di certo cominciasse quella sera. La cucciola uscì dalla sua stanza evitando lo sguardo severo del fratello, steso di fianco al letto, che sembrava la stesse in qualche modo ammonendo: conosceva bene la sorella e sapeva perfettamente che cosa avesse in mente, tuttavia non l'avrebbe fermata. Forse era la cosa più giusta da fare in quel momento.
    Kiba scese rapida le scale che la portarono al pian terreno, dirigendosi verso la porta di ingresso proprio mentre Shin bussava un'altra volta, facendo attenzione ad aprire alzandosi sulle zampe posteriori e cercando di fare il meno rumore possibile. Lo shinobi probabilmente non si sarebbe aspettato una simile accoglienza, e la lupa lo avrebbe guardato intensamente negli occhi e parlato,
    sussurrando, prima che potesse dire qualsiasi cosa Sapevo che eri tu, il mio fiuto non sbaglia mai. Lei è di sopra ma ti avviso, non è particolarmente socievole in questo momento. Vi lasciamo soli per un po' e girandosi verso le scale urlò, in maniera tale da risultare ben udibile anche dal piano di sopra Tsume, vieni a tenermi compagnia! Lo sai che non mi piace mangiare da sola! nel giro di pochi secondi anche il lupo grigio scese le scale, lanciando a Shin una veloce occhiata poco convinta per poi seguire la sorella in cucina, dove i due fratelli si sarebbero effettivamente procurati la cena: Izuna sapendo della loro costante presenza si era premunito di riempire il frigo di un'ottima scorta di carne fresca.

    Se Shin avesse deciso di salire le scale non sarebbe stato per lui complicato trovare la stanza della ragazza. L'avrebbe trovata stesa sul letto in totale silenzio ed in penombra, ad osservare il soffitto in maniera quasi totalmente assente. Su di lei erano chiari i segni dello stress: il suo corpo pur rimanendo tonico a causa degli allenamenti ancora più intensi era dimagrito, il volto era pallido e segnato da profonde occhiaie.
    La kunoichi si accorse con la coda dell'occhio che qualcuno si era affacciato alla porta e girò lo sguardo sicura che si trattasse di un'ennesimo tentativo di dialogo da parte del padre. Quando lo fece
    lo shinobi avrebbe immediatamente notato come lo sharingan fosse attivo e sul suo viso stanco non vi fosse alcun accenno di sorriso, al contrario: non appena si accorse di chi aveva davanti la kunoichi inizialmente spalancò gli occhi per la sorpresa, ma la sua espressione mutò in pochi secondi in una vera e propria maschera di rabbia Kiba... sussurrò a denti stretti. Rimase ad osservare qualche istante Shin in silenzio, per poi volgere lo sguardo altrove in evidente segno di negazione Non ho aperto per un motivo, Shin. Non ho né la voglia di vedere nessuno né sono nelle giuste condizioni fisiche e psicologiche al momento. Torna a casa sentenziò con voce ferma e che non ammetteva repliche, ben lontana dal gentile modo di fare a cui l'amico sicuramente era abituato. Oltre alla sua poca voglia di vedere chiunque odiava l'idea che Shin la stesse osservando in quelle condizioni: si sentiva fragile, troppo fragile in quel momento, e come una bestia ferita le sue reazioni erano ben più istintive del suo solito. Non aveva idea di cosa avrebbe potuto dire o fare se lo shinobi avesse insistito.

    Si lo so, Sasuke non è una donna, sono fissata con lui bla bla bla, non mi importa XP
    Ma visto che ti chiedevi con che espressione avresti trovato Kairi, questa è la più perfetta che ho trovato. Ti basta immaginarla sul suo viso e con lo sharingan a due tomoe attivo. Di Tifa non ho trovato da nessuna parte immagini in cui fosse abbastanza incacchiata XD


     
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    L'espressione di sorpresa sul volto di Shin fu contenuta, ma innegabile. La situazione era veramente così grave? Ti ringrazio. Alle parole appena sussurrate il lupo sembrò annuire con un movimento del muso. In fin dei conti le sue kitsune non si sarebbero comportate poi tanto diversamente a ruoli invertiti. Il giovane prese un respiro profondo, poi entrò in casa. Non gli piaceva introdursi nella dimora dell'amica in quel modo, senza permesso, ma la necessità lo imponeva. Dedicò appena alcuni istanti ad analizzare lo spazio al pian terreno, preferendo evitare di tergiversare. Fece gli scalini uno alla volta con estrema calma, senza curarsi di nascondere il rumore dei suoi passi come se fosse un ladro. Sullo stretto corridoio davano diverse stanza, ma solo una porta era parzialmente sbaciata. Dal suo interno, concentrandosi, lo shinobi sentiva giungere un respiro sommesso, non potevano esserci dubbi. Kairi si trovava all'interno. Il ragazzo rimase tuttavia bloccato sulla soglia, domandandosi se stesse facendo veramente la cosa giusta. Aveva veramente il diritto di intromettersi così nella vita dell'amica? Strinse il pugno. Certo, poteva star sbagliando. Ma non agire per paura di commettere un errore era cento volte peggio: se si fosse rassegnato ad abbandonarla alla sua sorte poi non se lo sarebbe mai perdonato. Rilassando la mano espirò, poi spinse piano la porta.

    Lo spettacolo che si presentò agli occhi del Kinryu non era certo rassicurante. L'Uchiha, sebbene le sue condizioni di salute sembrassero passabili, era l'ombra di se stessa. Istantaneamente davanti agli occhi del ragazzo ricomparve l'immagine del cadavere dell'amica visto sotto l'influsso dello sharingan ipnotico. Per un istante, fu tentato di voltare le spalle, fuggire. Digrignando appena i denti si vergognò di se stesso anche solo per averlo pensato. Fece un passo avanti, cercando di assumere un'espressione neutra, ma il ritmo cardiaco accelerato lo tradiva. Era sempre stato un combattente di prima linea, come attore valeva poco, almeno di fronte ad un altro ninja. Per non parlare poi delle relazioni sociali, per le quali non era mai stato particolarmente portato. Fece un altro passo avanti, quando finalmente l'amica si voltò verso di lui. Il suo sguardo gli provocò un brivido freddo lungo la schiena, e non era per lo sharingan attivato, quello aveva imparato a temerlo e fronteggiarlo come un qualsiasi altro potere. Era la furia cieca nei suoi occhi a spaventarlo in un modo quasi atavico, come una preda davanti ad un predatore. Le sue parole poi furono come una stilettata alla bocca dello stomaco, lo stordirono facendo vacillare la sua convinzione. Passarono diversi secondi durante i quali nessuno dei due aprì bocca. Poi, pian piano, il suo animo si scongelò dalla paralisi che l'aveva colpito, e il genin iniziò a raccogliere le idee. Quella non le sembrava quasi la ragazza che aveva imparato a conoscere in quei mesi. L'aveva vista ridere, l'aveva vista piangere, l'aveva vista arrabbiarsi, ma per ridurla in uno stato simile doveva essere successo qualcosa di estremo, tale forse da superare le capacità delle parole di porvi rimedio. Shin era un fermo sostenitore dell'idea che, parlando, si potesse risolvere la maggior parte delle questioni. Il che era abbastanza ironico considerando il suo carattere taciturno. In quel caso, però, era proprio lui il primo a dubitarne. Che approccio avrebbe potuto tentare, con la kunoichi in quello stato? Divertente, ironico, sostenuto, arrabbiato? In tutti i casi c'era la concreta possibilità che la ragazza, già sotto pressione, esplodesse. Comunque la guardasse non c'era una singola parola che gli venisse in mente che potesse disinnescare la miccia accesa. Aveva solo due opzioni al momento: farla brillare in grande stile, sperando di sopravvivere alla deflagrazione per poterne poi rimettere insieme i pezzi, oppure tentare un dialogo al di là delle parole. Lasciò scorrere ancora un paio di secondi in silenzio, mentre con lo sguardo scorreva il corpo della giovane, soffermandosi infine sul suo viso. Lei stava evitando volutamente di incrociare i suoi occhi, voltata com'era. Alla fine lo shinobi prese la sua decisione.

    Con estrema lentezza, ignorando bellamente l'avvertimento di Kairi, Shin entrò nella stanza, per poi lasciarsi scivolare al pavimento, con la schiena appoggiata alla parete, davanti al letto su cui la giovane era ora seduta. Lo scontro inevitabile era forse inevitabile per cercare di forzare la situazione, ma non sarebbe stato lui a cercarlo. Alzò gli occhi per fissare il soffitto, sospirando. Nel frattempo, abituatosi alla penombra, curiosò con lo sguardo per l'ambiente. Era la prima volta che entrava nella stanza di una ragazza, ad eccezione di sua sorella. Gli veniva quasi da ridere pensando alla situazione in cui si trovava. Dopo un periodo di tempo all'apparenza lunghissimo, in realtà meno di un minuto scandito dai lenti scatti della lancetta, il giovane socchiuse gli occhi, fissando il vuoto di fronte a sé, mormorando a voce bassa. Sai, ho incontrato un Uchiha incredibilmente potente, nel Paese delle Sorgenti Termali. Un simpaticone. Mi ha fatto vedere la tua morte, con il suo sharingan. Non sapeva perché tra tutte le cose che poteva dirle, gli fosse effettivamente uscita quella. Tacque un altro poco, mentre cingeva con le braccia le ginocchia flesse. Però non montarti la testa eh, c'era anche il cadavere di mia sorella, nella visione. Alla fine, volente o nolente, la sua pungente ironia faceva capolino. Ma nella voce non c'era traccia di allegria. E dire che ho scelto di diventare un ninja proprio per evitare che cose del genere succedano. Continuava a parlare, rivolgendosi quasi più a se stesso che alla ragazza, senza prestare particolare attenzione alla sua reazione. Eppure dopo quanto ho visto non ho potuto fare a meno di domandarmi se ho fatto la scelta giusta, quella volta. Capiterà anche a te qualche volta di chiederti se hai sempre agito per il meglio, immagino. Sospirò di nuovo. Si rendeva conto che il suo discorso non andava a parare da nessuna parte, ma non aveva nessuna idea brillante. Non poteva certo forzarla ad aprirsi come se nulla fosse: era talmente rigida che c'era il concreto rischio che si spezzasse. Non importa quante volte una lama abbia affrontato la battaglia, ogni volta potrebbe essere quella buona perché si rompa. Appoggiando di peso le spalle e la nuca sul muro, chiuse gli occhi. Penso che riposerò un po', si sta bene qui. Una sfida, un segno di disponibilità nei confronti della ragazza, o semplice stupidità? O forse un mix di tutto questo e altro. Probabilmente neppure il giovane avrebbe saputo rispondere in quel momento. Nella stanza calò di nuovo il silenzio.
     
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    La persistenza dell'amico le diede ulteriormente sui nervi. Rimase ad ascoltarlo in silenzio continuando a fissare un punto imprecisato sul muro stringendo i pugni per evitare di voltarsi contro Shin tirandogli un mal rovescio: si trattava pur sempre di una delle persone a lei più care e, nonostante stesse decisamente sbagliando il modo, era sicura fosse lì per aiutarla, o almeno per cercare di farlo. Tuttavia odiava essere vista in quelle condizioni, psicologicamente troppo provata per riuscire a pensare razionalmente come suo solito e troppo in balia delle emozioni.
    Quando finì di parlare, appoggiandosi al muro rimase qualche istante in silenzio, fino a quando una risata sarcastica non le uscì istintivamente dal petto Non riesco a capire se tu sia un santo o uno stupido rispose, volgendo infine lo sguardo verso lo shinobi: la sua espressione non era più una maschera di rabbia come poco prima ma di sicuro non mostrava un minimo accenno di affabilità o gentilezza.
    Esattamente per quale motivo sei qui? Non mi pare di averti chiamato, e se non l'ho fatto è perché non volevo vedere nessuno non credi? Kiba ti ha aperto contro la mia volontà, le avevo specificatamente detto che volevo rimanere sola. Sembrate tutti credere di sapere ciò di cui ho bisogno meglio di me, evidentemente continuò, fissando Shin con lo sguardo cremisi, lo sharingan che non accennava a disattivarsi. Suo padre, i suoi lupi, lui, tutti erano convinti che parlare fosse la soluzione a tutti i suoi problemi, e la superficialità di quel pensiero non faceva che aumentare il suo malumore.
    Ti infili all'improvviso nella mia stanza senza permesso per raccontarmi della terribile avventura che hai avuto con un Uchiha brutto e cattivo, quindi sei venuto qui per lamentarti di quanto la vita di uno shinobi sia dura? Ho già avuto modo di capirlo grazie, ma benvenuto nella realtà! esclamò spalancando le braccia quasi a mostrare tutto ciò che era attorno a lei mentre si alzava dal letto con uno scatto Il mio consanguineo potrebbe averti fatto un favore mostrandoti quelle visioni, ti ha aperto gli occhi. Vedere qualcuno a cui tieni ucciso potrebbe non essere una delle cose peggiori che ti capiteranno, credimi! come un fiume in piena la kunoichi stava sfogando, ingiustamente, sull'amico buona parte della rabbia e della frustrazione che aveva fino ad allora sempre tenuto dentro di lei senza farla uscire. D'altronde se l'era cercato, no? Lei le aveva chiaramente intimato di andarsene dalla stanza, uomo avvisato...
    Se sei diventato uno shinobi davvero per evitare che succedano certe cose allora impegnati perché non succedano, smetti di rimuginare e di piangerti addosso e prenditi le responsabilità che le tue scelte, tutte loro, comportano. Anche se ti accorgerai di come, proprio quando meno te lo aspetti, le cose non siano assolutamente in tuo potere nonostante tutti i tuoi sforzi per quanto tu ti possa illudere che sia così, e dovrai fare delle scelte. Scelte DAVVERO dure.fece una breve pausa fissando il Kinryuu negli occhi diversi secondi senza dire nulla, per poi portare la mano destra sugli occhi massaggiandoli: lo sharingan costantemente attivo l'aveva affaticata non poco, e spesso le causava forti cerchi alla testa anche a causa del poco sonno di quei giorni.
    Ma ti assicuro che in questo momento la mia voglia di consolare qualcuno è di molti decimali sotto lo zero, quindi sedersi nella mia stanza e lamentarsi di quanto la vita faccia schifo quando è chiaro che io non sia esattamente nelle mie condizioni migliori non è stata la scelta più intelligente da fare... abbassò la mano senza tuttavia posare nuovamente lo sguardo su Shin ...e se ancora non ti ho mandato fuori a calci è perché tengo a te più della maggior parte delle altre persone. Non so tu cosa pensassi di ottenere in questo modo, ma hai sbagliato. Quindi te lo ripeto di nuovo, vai via prima che decida di allontanarti con la forza. Tu potrai essere migliorato dal nostro scontro quando eravamo studenti ma allo stesso modo sono migliorata anche io non voleva arrivare a tanto ma allo stesso tempo l'insistenza dell'amico l'aveva fatta innervosire ancora di più. Era davvero venuto nella sua stanza senza permesso e di nascosto solo per raccontarle quanto fosse stata pessima la sua ultima missione?? La situazione le sembrava assurda...


    Edited by Kairi Uchiha - 3/7/2017, 21:28
     
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    Sebbene la risata inaspettata l'avesse fatto leggermente sobbalzare, il ragazzo si riprese ascoltando la frase sarcastica che ne seguì. Uno stupido, indubbiamente uno stupido. Accolse in silenzio le accuse di Kairi, resistendo alla tentazione di abbassare lo sguardo. Aveva ragione lei, e sapeva di essere in torto. Tuttavia, non poteva semplicemente starsene in disparte sapendola in difficoltà. Ignorare la cosa, sperando che la kunoichi riuscisse a superare da sola i propri incubi, poteva essere un segno di fiducia, ma una fiducia cieca, più simile agli occhi del giovane ad un disinteresse, un sollievo per una preoccupazione in meno di cui occuparsi. Strinse il pugno, mentre l'amica gli scaricava addosso tutta la sua rabbia e frustrazione. Parole pesanti, che gli pesavano sul cuore quali stilettate. Non abbassò però lo sguardo. Poteva prendersela tranquillamente con lui, se serviva ad aiutarla. Mentre sosteneva i suoi occhi carichi di odio, realizzò quanto davvero fosse ormai al limite. Lentamente, appoggiando una mano alla parete, si rialzò. Per la sua indole tendeva ad escludere la violenza come mezzo per condurre le discussioni. Forse avrebbe fatto un'eccezione per alcune persone, o per situazioni peggiori. L'Uchiha però non gli suscitava nessun desiderio in quel senso però, e anche se così fosse stato, nelle sue condizioni, non sarebbe stato uno scontro corretto. Fece un passo avanti, fissando gli occhi rossi con uno sguardo duro, a cui la donna sarebbe stata impreparata. In qualche modo per lei poco chiaro, poteva percepire che c'era qualcosa di diverso nello Shin che aveva difronte, una determinazione assente nello shinobi che aveva imparato a conoscere. Consolarmi? Credo che tu abbia frainteso, Kairi. La voce era secca, severa, ed il nome era stato gettato fuori quasi con fastidio. Prima di aprir bocca si era soffermato un attimo a pensarci. Già, perché le aveva parlato proprio di quella recente esperienza traumatica. Non aveva trovato una risposta, aveva agito d'istinto. Forse per tentare di creare un legame empatico tra le loro situazioni, per quanto differenti. Forse per farle capire in modo indiretto che per lui era importante. Forse semplicemente perché era lui ad aver bisogno di parlarne con qualcuno, anche se escludeva di essere in cerca di consolazione, come supposto dalla ragazza. Ti ricordi di quando ti chiesi se potevo ancora essere considerato una persona buona? Le tue parole mi hanno aperto gli occhi, anche se ci ho dovuto lavorare sopra parecchio per riconoscerlo. Si voltò verso la porta, dando le spalle alla kunoichi. Cosa stava facendo lì, esattamente? Cercando di salvare un'amica da se stessa, o di gratificare il proprio ego? In ogni caso non stava avendo successo in nessuna delle due. Mi chiedi che cosa sperassi di ottenere. La risposta è niente. Perché non devo essere io ad ottenere qualcosa. L'unica che può ottenere qualcosa, qua dentro, sei tu. Aveva girato il busto di tre quarti, in modo da poterla vedere mentre le infliggeva quella sentenza, per poi tornare a fissare l'uscita. Non ho intenzione di insistere, se non sono un ospite gradito non c'è motivo perché rimanga. Se ti servissi sai dove trovarmi. A Kairi sarebbe stato chiaro anche in quella posizione, a giudicare dalle braccia distese lungo i fianchi con i pugni stretti, il marasma di sentimenti che attraversava l'anima di Shin. Tra di essi una rabbia malcelata, probabilmente verso se stesso. Aveva deciso di lasciarle il suo spazio, di credere in lei, ma si sentiva comunque impotente per non poter far di più. Improvvisamente, dopo una manciata di momenti di perfetto silenzio, il Kinryu fece per uscire dalla stanza. Mentre attraversava la soglia, però, si fermò, appoggiando una mano allo stipite. Ah, un'ultima cosa. E' inutile che dici cose come tengo a te, se poi non dimostri la minima fiducia. Strinse le dita intorno al legno. Ispirò profondamente, come se stesse per dire qualcos'altro, ma poi scosse la testa. La presa si rilassò, e il braccio tornò lentamente lungo il fianco. Il giovane aveva le idee piuttosto confuse. Non era riuscito neppure a chiedere all'amica cose le fosse successo. In effetti ascoltarla era l'unico aiuto che poteva offrirle. C'era anche la possibilità che avesse peggiorato la situazione, facendola ulteriormente infuriare o deprimere. Con passi pesanti, si diresse verso le scale. Non ne aveva particolarmente voglia, ma avrebbe comunque riferito la breve conversazione a Izuna, poteva rivelargli qualcosa che al momento gli sfuggiva. La sensazione di soffocamento che partiva dal petto per raggiungere la sua gola non accennava però a diminuire. Certo, le parole pronunciate da Kairi erano state pesanti da accettare anche per lui, pur sapendo che le pronunciava con la mente alterata dalla collera, ma forse non era tutto lì. In ogni caso, non sapeva che altro fare, ed era abbastanza certo che l'Uchiha non avrebbe tollerato l'intrusione più a lungo di così. Non aveva dubbi in merito, dopo aver visto quello sguardo: rischiavano veramente di venire alle mani. Ma quella era l'ultima cosa che Shin voleva. Con un misto di delusione e rabbia, lo shinobi iniziò a discendere gli scalini. Quella era l'ultima occasione per Kairi di fermarlo, qualsiasi cosa avesse avuto in mente di fare.



     
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    Rimase ad osservare il ragazzo parlare, non stupendosi più di tanto dello sguardo duro che le rivolse ad un certo punto: non gli aveva dato risposte gentili, dunque qualsiasi reazione diversa le sarebbe sembrata strana. Si sentì però in dovere di rispondere ad un paio di punti prima che Shin potesse allontanare la stanza Se non speravi di ottenere nulla allora per quale motivo sei venuto? Vuoi dirmi che ti sei infilato in camera mia di nascosto per "niente"? rispose stizzita, lo shinobi la stava prendendo in giro? Nel caso non era di certo divertente.
    E no, mi dispiace ma in questo momento non sei gradito. Nessuno lo è. Ho bisogno dei miei tempi, lasciatemi metabolizzare in pace ancora una volta la sua risposta fu dura e totalmente priva dell'empatia che così spesso la caratterizzava: stava troppo male in quel momento per pensare all'effetto che le sue parole potevano avere sugli altri o per preoccuparsi dei loro sentimenti, tutta la sua forza di volontà era condensata nel cercare di non crollare definitivamente e la rabbia era in quel momento il sentimento che più la stava aiutando ad andare avanti.
    Non rispose però all'ultima frase di Shin, osservando la sua schiena mentre il ragazzo se ne andava. Non aveva alcuna intenzione di fermarlo, voleva davvero rimanere sola ed il Kinryu aveva invaso il suo spazio personale senza il suo permesso, ma se un po' aveva imparato a conoscerlo doveva esservi un motivo per la sua visita e forse si riferiva proprio a quello quando parlava di fiducia. Qualsiasi fosse la reale motivazione tuttavia lo shinobi aveva sbagliato approccio e metodo visto lo stato psicologico in cui si trovava l'Uchiha in quel momento. Lo osservò scendere le scale in silenzio fino a quando non sentì la porta chiudersi segno di come lei fosse nuovamente sola, o perlomeno senza nessun'altro essere umani nei dintorni. Non appena Kiba avesse trovato il coraggio di tornare su le avrebbe riservato una ramanzina non da poco.


    [Un paio di giorni dopo]


    Izuna sarebbe andato da Shin il giorno dopo domandando al ragazzo come fosse andata: al racconto del tentativo fallito del ragazzo non avrebbe nascosto delusione nello sguardo, senza però rinfacciargli nulla ed al contrario ringraziandolo ancora una volta per il tentativo. Se neppure il Kinryu era riuscito a fare nulla non poteva che sperare che con il tempo la figlia tornasse a parlargli.
    La kunoichi dal canto suo per i due seguenti giorni aveva seguito la sua routine, non uscendo di casa se non quando strettamente necessario per lavoro ed evitando accuratamente ogni tipo di rapporto sociale non strettamente necessario. L'ultima frase dell'amico però continuavano a tornarle in mente per quanto cercasse di ignorarla e ricacciarla indietro, e fu così che alla sera del secondo giorno decise di fare definitivamente chiarezza. Uscì di casa dopo cena, lasciando il quartiere Uchiha e dirigendosi verso l'abitazione del Kinryu, gli occhi tornati in maniera ormai permanente del solito colore carbone ad eccezione di alcuni momenti in cui i sentimenti risultavano ancora troppo forti e troppo difficili da controllare e gestire.
    Arrivata davanti alla porta di casa rimase qualche secondo ferma, non sicura che quella fosse la giusta cosa da fare: c'era la possibilità che la discussione che lei e Shin avevano avuto qualche giorno prima potesse peggiorare, ma non voleva neppure che le cose rimanessero in quel modo. Riconosceva di non essersi comportata al meglio, ma allo stesso modo era convinta che, qualsiasi cosa l'amico stesse cercando di fare quella volta, avesse sbagliato il metodo. Forse in un'ambiente che non riteneva "suo", al contrario della sua stanza, l'Uchiha sarebbe riuscita ad essere perlomeno meno acida e rabbiosa.
    Bussò decisa alla porta del ragazzo rimanendo in attesa di ricevere una risposta. Se fosse stato lo stesso Shin ad accoglierla l'avrebbe guardato negli occhi qualche istante, senza tuttavia sorridere, prima di parlare Ciao, vorrei parlarti se possibile. Hai un po' di tempo da dedicarmi? avrebbe domandato semplicemente, aspettando una risposta da parte dell'amico e seguendolo all'interno se questi avesse accettato. Considerata la sua reazione qualche giorno prima non escludeva che lo shinobi fosse ancora troppo indispettito dalla situazione e decidesse di non farla entrare.


    Edited by Kairi Uchiha - 3/7/2017, 21:28
     
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    Il ragazzo stava rifiatando a pieni polmoni. L'aria calda non faceva che aumentare il sudore che già imperlava i suoi muscoli, tesi allo spasimo dallo sforzo. Inspirando ed espirando più lentamente, nel tentativo di regolarizzare il battito del suo cuore, lo shinobi levò il bokken alto sopra la testa, per poi calarlo con un urlo fragoroso contro il masso di fronte a lui. Il legno, già provato, scricchiolò, per poi rompersi in un'esplosione di frammenti. Con stizza, il genin gettò in disparte quanto rimaneva della spada da allenamento. Poco distante sul ghiaino del cortile interno della dimora giacevano altri monconi della stessa arma. Il giovane si stava allenando ormai da diverse ore, aveva iniziato dopo un cena leggera e non accennava ancora a fermarsi. Le ombre della sera intanto iniziavano ad avvolgerlo, allungandosi dagli alberi e dall'alto muro di cinta. Tranne che per il suo respiro affannoso, tutto intorno regnava il silenzio. D'improvviso il frinire delle cicale lo spezzò, non con un crescendo, ma a pieno volume, come se si fossero risvegliate tutte insieme non appena il sole era svanito oltre la linea dell'orizzonte. Fermandosi ad ascoltarlo, il ragazzo abbassò la nuova spada che aveva estratto dal contenitore al suo fianco. In quell'istante, lontani, lo raggiunsero dei colpi. Shin ripose l'arma e si avviò verso la porta con passo scattante. L'indolenza di qualche giorno prima era ormai un ricordo.

    Il giovane Kinryu non sembrò particolarmente sorpreso quando, aprendo l'uscio, trovò davanti a sé Kairi. Finì di detergersi il sudore con un asciugamano, mentre rimanevano a fissarsi sulla soglia. Come la kunoichi, anche sul viso del ragazzo non compariva il consueto sorriso, sebbene l'espressione non fosse per niente ostile. Se proprio si fosse voluto trovare un sentimento, quello che più traspariva era la preoccupazione. Il muscolo della mascella si contrasse in modo impercettibile. Il battito cardiaco dello shinobi era ancora accelerato per l'allenamento, quindi non si poteva dire se la visita ne avesse parte. Quando l'Uchiha finalmente si decise a rivolgergli la parola, il Kinryu faticò a non lasciar trasparire alcuna emozione. Sapeva benissimo perché era lì e, in tutta sincerità, non aveva nessuna voglia di tornare sull'argomento. Che fosse giusto o sbagliato, aveva agito secondo coscienza, in risposta ad una richiesta d'aiuto. No, in realtà sarebbe intervenuto anche senza che il padre di lei glielo avesse chiesto. In ogni caso non aveva tratto alcuna gratificazione dallo scontro verbale con l'amica, se non una ritrovata convinzione per rimettersi sotto con gli allenamenti. Era debole, e non solo come shinobi, bensì come uomo a tutto tondo. Probabilmente anche la ragazza ne era convinta, e non avrebbe perso occasione di farglielo notare. Trattenendo un sospiro, con un filo di voce, infine rispose con una sola parola. Prego. Fece entrare la giovane, richiudendo la porta alle sue spalle. Con passi rapidi, ma controllati, la fece accomodare nel salotto che ben conosceva, rimanendo però in piedi. Stavo finendo di allenarmi, perciò ti chiedo di pazientare un poco, in modo che possa rendermi presentabile. Detto ciò, uscì dalla stanza per dirigersi in cucina, dove mise su il tè, per poi salire al piano di sopra saltando gli scalini due a due.

    Il tempo di una rapida doccia e di un cambio d'abito e la bevanda era pronta. Nel frattempo Kairi avrebbe potuto notare che erano soli in casa. Né la graziosa sorellina, né i genitori o il nonno dell'amico si trovavano infatti nell'abitazione. Allo stesso modo, anche le kitsune erano assenti. Nonostante le pulizie effettuate, la stanza era ricoperta da un sottile strato di polvere, assente durante la sua ultima visita. Probabilmente l'Uchiha si sarebbe interrogata sulla cosa, ma non avrebbe trovato risposte a meno di domandarle direttamente al Kinryu. Quello tornò nel giro di cinque minuti, con i vestiti puliti e i capelli ancora bagnati. In mano reggeva un vassoio disadorno con sopra una teiera e un paio di bicchieri. Appoggiò il tutto nel basso tavolino tra i divani e la poltrona senza mai incrociare lo sguardo della ragazza. Alla fine Shin si sedette proprio di fronte a lei, non ben appoggiato allo schienale, ma vicino al bordo, la schiena ben diritta, teso. Con un atto di coraggio e una sfumatura di determinazione negli occhi, la invitò a parlare senza tanti giri di parole. Se proprio doveva andare così, tanto valeva togliersi il pensiero alla svelta. Ti ascolto, dimmi pure.



     
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    Una volta entrata nella casa Shin si prese tutto il tempo di finire le sue cose e di lavarsi: per la ragazza non fu difficile notare come non fosse lo stesso del solito anche se non riuscì a capire fino a che punto quell'atteggiamento fosse riservato solo a lei visto il loro ultimo incontro o fosse a causa di una sua situazione personale. Aveva provato ad accennare qualcosa nella sua stanza, tuttavia la kunoichi presa com'era dai suoi problemi non aveva avuto la minima voglia di ascoltarlo.
    Aspettandolo si accorse di come la casa fosse totalmente vuota al contrario del solito e ricoperta in egual maniera in tutti i suoi angoli da uno strato di polvere, quasi non vi abitasse nessuno oltre il ragazzo, che evidentemente non aveva tempo di occuparsi delle pulizie, da ormai diverse settimane.
    Quando lo shinobi tornò con il thé ed i bicchieri ringraziò per l'ospitalità senza però servirsi, osservandolo negli occhi qualche istante prima di parlareHo qualche domanda per te, per prima cosa... cominciò, senza troppi giri di parole Che intenzioni avevi, due giorni fa? Ho reagito bruscamente e me ne rendo conto, ma il tuo ingresso è stato...si prese qualche secondo per trovare la parola giusta da usare, cercando allo stesso tempo di non risultare scortese ma di fare passare il concetto ...particolare? si era interrogata più di una volta in quelle giornate senza arrivare ad una reale risposta: non escludeva che Shin si fosse preoccupato per l'averla vista scattare via in quel modo dalla riunione ma non le sembrava una motivazione abbastanza forte per infilarsi in casa sua senza fare domande di alcun tipo...
    In ogni caso hai scelto un'approccio sbagliato continuò, sospirando e parlando in totale tranquillità e senza cenno di rimprovero: non era lì per litigare o discutere ma per chiarire e sperava che il Kinryuu fosse della stessa idea, tuttavia era ancora piuttosto nervosa dalle vicende dell'ultimo periodo e non esitato nel reagire a dovere nel caso in cui l'amico si fosse mostrato poco amichevole Passi l'entrarmi in casa ed in camera, ho parlato con Kiba ed è stata colpa sua non tua e l'ho già giustamente rimproverata a riguardo. Ma una volta entrato ti sei messo a spiattellare i tuoi problemi in quel modo e non sono ancora riuscita a capire il perché...hai avuto problemi con un Uchiha e ti serviva qualche appoggio a riguardo visto che facciamo parte dello stesso clan? Non potevi attendere? Io...ho avuto una pessima esperienza in questi giorni... non scese tuttavia in ulteriori dettagli ...ed in questo momento devo concentrarmi unicamente su me stessa...non volevo essere così brusca, ma modo e momento hanno causato l'esplosione. Inoltre, mi hai ferita questa volta il suo sguardo si fece più serio mentre fissava l'amico con aria di rimprovero "Dici di tenere a me ma non dimostri la minima fiducia"...tengo a te ed ho fiducia in te, ed è stato un colpo basso ciò che mi hai detto quando sei uscito. Pensi che io non mi fidi di te? rimase ad osservarlo senza abbassare lo sguardo in attesa di una risposta: era sicura di averlo messo in difficoltà ma sua priorità in quel momento era capire cosa passasse per la testa dell'amico, che così poco le aveva spiegato da quando l'aveva visto l'ultima volta.


    Si, lo so che ti sto mettendo il pg un po' in difficoltà, ma le discussioni fra amici non sono mai semplici, no? :P


    Edited by Kairi Uchiha - 14/7/2017, 21:09
     
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    Il silenzio tra i due durò poco. Shin ebbe l'impressione che l'amica si fosse preparata a lungo ciò che doveva dire, rimuginandoci sopra nel tempo intercorso dal loro ultimo incontro. Il padrone di casa si rese conto di essersi irrigidito non appena l'Uchiha aveva aperto bocca, come se si aspettasse una sgridata, eppure Kairi si era rivelata più diplomatica del previsto. Aprì bocca per ribattere, ma la richiuse subito dopo. A quanto pareva la giovane non aveva ancora finito. Il tono mesto con cui proseguì artigliò il cuore del Kinryu. Avrebbe decisamente preferito una litigata piuttosto che sentirla così depressa. Qualsiasi cosa le fosse successa, e non ne aveva ancora idea al momento, doveva essere stata terribile. Strinse appena gli occhi, mettendola a fuoco mentre si concentrava sulle sue parole. Quando però le rivelò di essere stata ferita dalle sue parole, sobbalzò lievemente, arretrando la schiena in modo impercettibile, dimostrando quanto avesse accusato il colpo. Non era certo sua intenzione infierire sull'amica, già gravata da pensieri tanto pesanti da sembrar macigni. Io...ti ho...ferita? Il balbettio sommesso sfuggì alle sue labbra. Mentre prendeva atto della cosa restò muto, sebbene ad un certo punto l'ospite si sarebbe accorta che lo shinobi batteva ritmicamente il piede al suolo. Il rumore ripetuto andò accelerando, seguendo il flusso dei suoi pensieri e della sua agitazione, finché infine esplose. Accidenti! Balzando improvvisamente in piedi, si appoggiò allo schienale del divano, dando la schiena alla giovane. Si scompigliò i capelli, come faceva spesso quando era nervoso. In realtà era diverso tempo che non gli capitava, ma la piega presa dalla conversazione aveva fatto crollare la maschera di fredda concentrazione che aveva indossato nell'ultimo periodo. All'improvviso si fermò, e il bracciò ritornò lentamente a ciondolare lungo il fianco. Ci vollero ancora alcuni secondi prima che il ragazzo si decidesse a parlare, tornando a sedersi di fronte a Kairi. Ti chiedo scusa. A quanto pare non importa quanto possano essere buone le intenzioni, se le azioni sono stupide. Lo sguardo abbassato, per nulla soddisfatto del suo operato, lasciava trasparire una nota di amarezza. Tuttavia Shin si riscosse questa volta. Aveva deciso di smetterla di piagnucolarsi addosso e di lamentarsi, doveva affrontare ciò che avveniva intorno a lui a testa alta. E così finalmente fisso i suoi occhi in quelli di Kairi. Sarò completamente sincero con te, ti prego di ascoltarmi. Prese un respiro profondo.

    Quando te ne sei andata dalla riunione di Villaggio, ammetto di essermi preoccupato. Forse qualcosa nel tuo sguardo, o forse una semplice sensazione, fatto sta che fossi in pensiero. Pensa, ho perfino chiesto al Senju che ti ha fermato se ne sapesse qualcosa. Anche se non lo disse a voce alta, probabilmente l'Uchiha avrebbe intuito che l'amico si sentiva un idiota per come aveva agito in quel frangente. Tralasciando il tuo spasimante, ho pensato che qualsiasi cosa fosse potevi affrontarla. Anche se forse gli ultimi giorni potrebbero fartelo dubitare, ho la massima fiducia in te e nelle tue capacità. Tuttavia qualche giorno dopo...si è presentato alla porta tuo padre. Una lieve esitazione, subito ricacciata. In fin dei conti aveva deciso di essere sincero fino in fondo, al costo di attirarsi ulteriormente le ire della donna. Era molto preoccupato per te, e mi ha pregato di provare a parlarti. Per quello mi sono presentato a casa tua. Ma hai ragione ovviamente, ho scelto un approccio non sbagliato, orribile. Chinò leggermente la testa, quasi che la sua colpa lo schiacciasse, ma proseguì. Quando ti ho visto in quello stato ho capito perché tuo padre fosse tanto preoccupato...e lo ero anch'io. Però...non sapevo cosa fare. Sono bravo solo a menare le mani, non ho idea di come consolare o aiutare veramente qualcuno. Perciò ho tirato fuori la prima cosa che mi è venuta in mente, per cercare di instaurare un dialogo. Un'idea piuttosto stupida, non è vero? Per la prima volta sul suo volto comparve un sorriso, ma era spento e piuttosto triste. Non è che cercassi consolazione o cos'altro, ho solo provato a smuoverti. Inspirò profondamente, prima di continuare con maggior impeto. Non so cosa ti sia successo, e non ti chiederò di raccontarmelo. Sia chiaro, se vorrai, un giorno, essere tu a parlarmene, ti ascolterò senza esprimere alcun tipo di giudizio. A me basta che tu sia ancora qui a parlare con me. Anzi, preferirei sapere che mi odi, ma stai bene, piuttosto che...beh, hai capito. Il giovane girò il volto, mostrandone il profilo aggraziato alla ragazza, appoggiandovi un dito, nel tentativo di concentrarsi per trovare le parole migliori. Io...ti ho detto una cosa terribile, perdonami. So che ti fidi di me, e vorrei che anche tu possa fidarti di me...nonostante i disastri che combino... Un sorriso, questa volta più dolce, comparve sulle labbra di Shin, che si girò verso Kairi porgendole una mano. Per la tensione non riuscì ad aggiungere altro, ma il significato di quel gesto era chiaro. Un'offerta di pace, una riconferma di amicizia, un atto di fiducia. Gli occhi del Kinryu avrebbero retto, seppur con imbarazzo, lo sguardo della giovane. Una mano porta verso il domani.



     
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    Le reazioni di Shin furono per lei ancora una volta inaspettate: visto l'atteggiamento con cui era stata accolta immaginava sarebbe stato poco amichevole o che perlomeno mantenesse lo stesso comportamento duro di quando aveva lasciato la stanza, ma nel sentire la sua ultima affermazione al contrario il ragazzo sembrò rimanerci a sua volta quasi più male di lei.
    Quando scattò in piedi dandole le spalle lo osservò stupita, domandandosi quanto in realtà l'amico fosse più imprevedibile di quello che credeva nonostante pensasse di conoscerlo ormai piuttosto bene. Fortunatamente si trattò di una sorpresa lieta e non negativa.
    Non disse nulla, annuendo alle sue parole quando lui le domandò di ascoltarlo e rimanendo in silente attesa che concludesse, come da richiesta. Accennò un sorriso abbassando lo sguardo verso la sua mano destra quando lo shinobi concluse il discorso Shin, il tuo nome è scritto con il kanji "sincerità"? iniziò, disegnando sul bracciolo della poltrona con l'indice il kanji "信" Ci conosciamo da parecchio ormai ma penso di non averlo mai scritto o letto da nessuna parte. In quel caso i tuoi genitori hanno fatto la scelta più azzeccata possibile con te senza saperlo, ed anche se così non fosse d'ora in avanti per me sarà scritto in quel modo continuò alzando lo sguardo verso l'amico.
    Partendo con ordine nel rispondere a tutte le cose che mi hai detto. Quando parli del senju intendi Yato? domandò inclinando leggermente la testa: in effetti lo shinobi l'aveva fermata poco prima che lei si allontanasse, regalandole il ciondolo in legno che ancora portava con sé In ogni caso lui non ne sapeva nulla, mi ha fermata per regalarmi questo continuò tirando fuori il ciondolo in legno Un segno di alleanza fra i nostri clan. Come credo tu sappia Senju ed Uchiha sin dagli albori sono sempre stati in lotta fra di loro e vorrei che il nostro rapporto di amicizia fosse la prova di come le cose possono cambiare, di come persino due clan così diversi e con un simile passato possano andare d'accordo. Ma ti sbagli non è un mio spasimante, ci siamo conosciuti a Kiri dopo una situazione piuttosto particolare, un rapimento da parte di alcuni pirati, e sono sicura che anche lui mi ritenga solo una buona amica e compagna di lotta rispose tranquilla, quasi a doversi giustificare con l'amico. Perché? Neppure lei riusciva a capirlo esattamente, si trovò a farlo in maniera del tutto istintiva.

    La reale sorpresa fu sapere che era stato lo stesso Izuna a contattare Shin per dirgli di venire a parlare con Kairi...Quindi è stato mio padre...questo spiega perché ti sei infilato in casa senza motivo e proprio poco dopo la sua uscita... il fatto che Izuna avesse contattato l'amico per chiedergli aiuto la innervosì non poco e per lo shinobi non sarebbe stato difficile notare i suoi pugni prima rilassati stringersi sul bracciolo mentre le sue iridi tornavano senza il suo controllo cremisi Non doveva. L'ha fatto per me ma non doveva, non è riuscito a capire nemmeno lui che forse avevo ed ho semplicemente bisogno di tempo e dire che l'uomo sapeva tutto, l'unico assieme a Jotaro a conoscere ciò che le era successo nei giorni precedenti, seppure la ragazza non gli avesse ancora realmente rivolto la parola per raccontare i dettagli o parlare dell'accaduto. Tuttavia dopo quella scoperta avrebbe dovuto decisamente farlo. Fece un lungo sospiro per cercare di riprendere il controllo di se stessa, calmandosi in parte nonostante il suo sguardo si mantenne cremisi Io...mi dispiace avervi, averti fatto preoccupare. E mi dispiace ancora di più dirti che non posso dirti nulla. Sai già troppo a dirla tutta, mi stupisce che mio padre si sia esposto così tanto con te, doveva essere proprio senza alternative e fidarsi non poco per farlo. Per il villaggio mi sono semplicemente allenata troppo finendo in ospedale per qualche giorno, e vorrei che fosse la versione che utilizzerai anche tu...non farne parola con nessuno e mantieni la mia copertura, ti prego spiegò alzando lo sguardo verso Shin ed osservandolo con sguardo quasi implorante Spero che tu capisca le motivazioni che mi portano a chiedertelo senza che io scenda in ulteriori dettagli, d'altronde siamo shinobi. Ti prometto che se potrò un giorno ti spiegherò ogni cosa, ma adesso semplicemente non posso... si avvicinò con il busto verso il ragazzo parlando pur rimanendo seduta, quasi a fargli capire quanto la cosa fosse estremamente importante per lei.
    Lo fissò per diversi secondi prima di tornare ad appoggiarsi sullo schienale facendo un'ennesimo sospiro e chiudendo un secondi gli occhi prima di riaprirli E non devi farti perdonare di nulla, solo stare più attento alle tue parole la prossima volta. Non credo ti odierò mai e mi fido di te come di poche altre persone al mondo ammise senza remore e senza imbarazzo, seppure il suo sguardo potesse sembrare meno rassicurante del solito visto lo sharingan ancora attivo dando al suo viso un'espressione meno rilassata nel complesso.
    Io non posso parlare ma penso tu possa...non sono l'unica ad essere turbata qui...cosa ti è successo? E' stata la visione di quell'Uchiha a segnarti così tanto? domandò infine all'amico, cercando di deviare il discorso da ciò che le era successo per concentrarsi di più su di lui. Le sue parole ed il suo modo di fare erano riuscite a tranquillizzarla e nonostante non potesse dirgli nulla anche solo accennare la cosa le aveva tolto in qualche modo un peso di dosso. Forse anche parlare con suo padre l'avrebbe aiutata a stare ancora meglio...
     
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    VII



    Il sorriso di Kairi attenuò le ansie del giovane. A quanto pareva le sue parole avevano fatto breccia nel muro di rabbia che l'amica aveva eretto intorno a sé, riuscendo a stabilire un ponte tra i due. Tuttavia la domanda che giunse subito dopo lo sorprese un poco. Esatto. Può voler dire anche fiducia. Si accarezzò sovrappensiero il mento, prima di proseguire. Quando ero piccolo mia madre usava anche il kanji di cuore, che si pronuncia allo stesso modo. Fece un sorriso imbarazzato, parlare di affetto materno lo metteva a disagio come qualsiasi adolescente. Guardò Kairi, ricordando che era stata cresciuta dal solo padre. Non sapeva cosa fosse successo all'altro genitore, la ragazza non aveva mai affrontato l'argomento con lui. Venne distratto dai suoi pensieri quando l'Uchiha riprese la parola. Sì, proprio lui. Non mi sta simpatico. Ci ho parlato pochi minuti, ma dalle sue frecciatine mi è parso che avesse idee diverse in mente. Il Senju gli era parso arrogante e superficiale, ma forse si trattava solo di un travisamento da parte del Kinryu dovuto alla situazione. Allo stesso shinobi sfuggiva il motivo di tale antipatia a pelle, anche se di certo gli atteggiamenti riservati all'amica dovevano giocare una parte di rilievo.

    Quando lo sharingan di Kairi tornò a manifestarsi, chiaro sintomo che stava venendo nuovamente sopraffatta dai sentimenti, Shin rimase un attimo incerto se arretrare, come gli suggeriva l'istinto, o farsi avanti come invece gli diceva la testa. Alla fine riuscì ad avanzare, preso un respiro profondo e raccolto il coraggio. Levò con un gesto impacciato la mano, ma quando fece per sfiorarle il braccio, iniziò a scusarsi, cogliendolo nuovamente di sorpresa. Interrotto il movimento appena principiato, senza che probabilmente la ragazza se ne fosse neppure avveduta, il genin ascoltò con un filo di preoccupazione la spiegazione, o meglio l'impossibilità di fornirgli una spiegazione, dell'Uchiha. Aprì bocca per ridire, ma gli occhi imploranti dell'amica lo fecero desistere all'istante. Io... Certamente, non ne farò parola con nessuno. Rimasero così, ad una decina di centimetri l'uno dall'altra, per alcuni secondi, durante i quali il giovane osservò rapito le sfumature scarlatte delle sue iridi. Si riscosse non appena Kairi tornò ad appoggiarsi allo schienale, chiudendo le palpebre alcuni istanti. Colto da un senso di imbarazzo, il ninja della Foglia distolse lo sguardo dalla figura della kunoichi. La sensazione si fece più forte nell'udire le successive parole. Io... Ti ringrazio, è lo stesso per me. Ricordando la considerazione precedente sul significato del suo nome, quella ammissione assumeva un valore particolare. Il silenzio teso che rischiava di calare fu spezzato sul nascere dall'invito della giovane a raccontarle le sue recenti disavventure. Il genin sorrise debolmente, calando la testa.

    Io... Ho deciso di smetterla di lamentarmi. Davanti ad un ostacolo devo semplicemente mettercela tutta e provare a superarlo con le mie forze. Mi dispiace averti scaricato addosso i miei problemi fino ad ora. Gli amici esistevano anche per condividere le difficoltà, ma il Kinryu aveva in quei giorni sviluppato la convinzione che doveva abituarsi a portare da sé i propri pesi: scaricarli sugli altri era un comportamento da pigri, se non addirittura da irresponsabili. Scosse la testa, disperdendo l'espressione tetra apparsa sul suo volto, e fece comparire al suo posto un sorriso. Però posso raccontarti di quello che mi è successo. In pratica stavo seguendo una pista sulle Salamandre, l'organizzazione in cui ci siamo imbattuti quella volta... Lo shinobi di Konoha fece il punto della situazione, includendo le disavventure nel deserto vissute con Shunsui Abara e i più recenti avvenimenti ad Oto con Kato Yotsuki. ...e nelle foreste del Paese delle Sorgenti Termali siamo entrati in contatto con questo Uchiha. Non conosco il suo nome, Kanazawa, la ragazza che ci accompagnava, lo chiama semplicemente sensei, e così abbiamo fatto noi. A quel punto si interruppe, deglutendo al pensiero della prova a cui erano stati sottoposti. Cercò di tagliar corto, ma Kairi avrebbe chiaramente percepito il suo disagio. Con il suo sharingan ci ha fatto rivivere una parte del nostro passato, per poi proiettarci in un possibile futuro. La visione lo aveva segnato, così come essere partecipe di quella dell'amico. La vita dello Yotsuki prima di divenire uno shinobi era però un segreto, e Shin intendeva preservarlo, perciò non vi si soffermò. In ogni caso ho imparato una lezione importante da quell'uomo. Il ragazzo si fece avanti con sguardo serio e voce sicura. Non reclamare le cose, ottienile. Solo così sarai ricompensato. Le parole del sensei gli si erano impresse a fuoco nella memoria. Non appena le aveva udite, il Kinryu aveva capito che aveva ragione. Sì, di certo il loro incontro aveva cambiato la visione del mondo del giovane virgulto della Foglia, ma tale cambiamento era ancora in divenire, ed era difficile predire quale via avrebbe preso. Finalmente si versò del tè, ancora tiepido dentro la teiera. In tono più leggero raccontò del successivo addestramento e delle osservazioni dell'Uchiha sul suo stile di combattimento. Proprio quando l'ospite aveva bussato alla sua porta lo shinobi era intento a proseguire l'allenamento per affinare le capacità messe in luce in quei giorni.

    Concluse che ormai si era fatto tardi. La giornata era stata pesante per entrambi, e probabilmente anche Kairi come Shin presentava i sintomi della stanchezza. Accennando un mezzo sbadiglio, prontamente coperto con una mano, il ragazzo sorrise apertamente all'amica, che vi avrebbe scorto l'espressione spensierata di quando lo aveva conosciuto. Sono contento che siamo riusciti a spiegarci. L'uscita fu inaspettata e completamente avulsa dal discorso appena terminato. Per questi due giorni ho avuto un peso sul cuore, ma ora mi sento meglio. La candida ammissione avrebbe probabilmente spiazzato Kairi, ma il sorriso sul volto di Shin era sincero. Spero che anche tu stia un po' meglio. Anche lo sguardo che le rivolse era tenero, come quello riservato ad un persona cara a lungo sofferente che finalmente mostra segni di ripresa. Dovremmo vederci più spesso. Lontano dai campi di battaglia, si intende. Rise tra sé alla propria battuta. Mi fa piacere parlare con te, è in qualche modo...rilassante. So che mi ascolti veramente e ti interessa ciò che ho da dire. E' una bella sensazione... Socchiuse appena gli occhi. Il sonno iniziava ad avvolgerlo. Nei giorni che mancano alla convocazione starò nei paraggi, per prepararmi. Quindi se avrai voglia di uscire...beh, sai dove trovarmi. L'amica aveva ancora bisogno di stare sola per metabolizzare il trauma subito, lo aveva ammesso lei stessa, quindi il ragazzo non si arrischiò oltre. Tuttavia le stava offrendo con un sorriso un bene quanto mai prezioso: il proprio tempo. L'avrebbe lasciata tranquilla, ma, se ne avesse avuto necessità, ci sarebbe stato per lei.

     
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    Grazie... rispose la ragazza alla promessa di mantenere il riserbo dell'amico, per nulla imbarazzata dalla vicinanza fra di loro: fosse stata una persona diversa, con cui aveva meno intimità e provasse meno affetto probabilmente si sarebbe allontanata di scatto al contrario.

    Rimase ancora in silenzio alle sue successive frasi quando Shin spiegò come avesse intenzione di smettere di lamentarsi ed alla sua ennesima autocritica il suo sguardo si indurì di poco, seppur mantenendo sul viso un'espressione non severa Se non la smetti di scusarti per ogni singola cosa che fai al nostro prossimo incontro ti prenderò a schiaffi per darti una svegliata rispose rimanendo poi qualche secondo seria ed infine sciogliendosi in un sorriso scherzoso mentre le sue iridi tornavano carbone grazie all'umore che andava a tranquillizzarsi Davvero, sei troppo severo con te stesso. Anche se dovrei seguire anche il mio stesso consiglio a dirla tutta più di una volta anche lei si era ritrovata a criticarsi duramente, più duramente di come qualsiasi altra persona avesse mai fatto con lei, quindi non le veniva difficile capire le sensazioni dell'amico.
    Ascoltò poi con interesse il racconto su Salamandre Un Uchiha nel paese delle sorgenti termali...per caso si tratta di uno dei dispersi del clan che dovrei ritrovare? domandò, ripensando alla missione interna dei clan che entrambi avevano affrontato qualche tempo prima e dove Shin aveva quasi perso la vita per soccorrerla. Era stato proprio in quell'occasione che aveva conosciuto le sue kitsune per la prima volta.
    Sei ancora in contatto con lui? Se con il suo sharingan è riuscito ad immergervi in una visione simile deve essere molto abile nell'utilizzarlo ed ammetto che non mi dispiacerebbe conoscerlo... continuò Credo possa servirmi un maestro, mio padre è sempre stato troppo impegnato con gli incarichi della polizia per poterlo fare e la persona che avevo conosciuto appena diventata genin e che mi aveva promesso di farlo è scomparsa dal clan e dal villaggio da un bel po' ormai, non so dove sia finito ripensò ad Atasuke ed a come le avesse promesso nel periodo della sua promozione di aiutarla a sviluppare le sue abilità: non vedeva il jonin da quando si erano visti all'isola dell'unico dio, ed a dirla tutta il loro ultimo incontro non era stato granché positivo. Più di una volta si era domandata che fine avesse fatto.

    Deve essere stato poco piacevole in ogni caso. Sono rimasta anche io incastrata in un'illusione di un'Uchiha una volta, sappiamo essere terribili se lo vogliamo. Peccato che io per il momento non sappia nemmeno da dove iniziare... la cosa le dava non poco fastidio, il suo clan era da sempre conosciuto per le abilità nell'intrappolare e nell'uscire dalle genjutsu eppure le più grandi difficoltà le aveva incontrate proprio contro avversari specializzati nel loro utilizzo. Doveva migliorare ancora, sembrava non essere mai abbastanza.
    Ti ha lasciato con un'ottimo insegnamento. Non mi sembra una cattiva persona in silenzio ascolto le seguenti spiegazioni dell'amico annuendo di tanto in tanto, sempre più convinta che il misterioso Uchiha sapesse il fatto suo e di volerlo incontrare.

    Quando Shin le fece notare come si fosse fatto tardi la kunoichi annuì, rispondendo alle sue parole con un'accenno di sorriso E' un sollievo anche per me, temevo sarebbe andata in maniera molto diversa ma è finita nel migliore dei modi rispose alzandosi dalla poltrona ed osservando il ragazzo versarsi del théNon l'ho nemmeno toccato, mi dispiace...ma non ho granché appetito in questi giorni ammise portando la mano verso lo stomaco Per quanto riguarda l'invito ti ringrazio, davvero sorrise Anche per me è molto piacevole parlare con te, riesci sempre a tranquillizzarmi. Quando non ti infili in camera mia di nascosto ridacchiò Ma credo di aver bisogno di rimanere un po' da sola in questo periodo, più del mio solito. Inoltre con Cantha alle porte credo di aver bisogno anche io di allenarmi. "Ancora" concluse, alludendo chiaramente a ciò che gli aveva detto poco prima. Osservando l'amico sbadigliare avrebbe poi cominciato ad avviarsi verso la porta se Shin non l'avesse fermata per qualche motivo Ti lascio riposare, credo potrebbe servire anche a me passata l'adrenalina sentiva anche lei gli occhi farsi più pesanti mentre portò alla mano alla bocca per coprire a sua volta uno sbadiglio.
     
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