Le porte di Shulva

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    Le Porte di Shulva


    Ambientazione



    Che il mondo fosse pieno di posti strani, particolari, era evidente. Molto di questi non erano ancora nemmeno stati scoperti, altri lo erano, ma per nulla esplorati. La città infame di Shulva, situata in un anfratto montuoso nel continente esterno dei Demoni, era una di queste località. Persa nel tempo e nelle leggende, la città era stata fondata secoli prima, in tempi di tumulti, quando un enorme numero di pellegrini, aveva abbandonato il continente occidentale, in cerca di una casa più sicura per le proprie famiglie. Dimenticata dalla storia e senza più testimoni per poterlo raccontare, Shulva era nata in una caverna naturale dalla storia misteriosa. Gli abitanti si erano isolati, preferendo la continua difesa, forse traumatizzati dalle guerre nelle quali erano cresciuti, ed ereggendo enormi porte, per chiudere il mondo a Shulva, e Shulva, al mondo.

    [...]

    Alcuni mesi prima del tempo presente, una piccola delegazione di 4 ninja accademici, e uno Shulviano, erano partiti alla volta della città, per portare aiuto ai cittadini asserragliati nella città, chiusi tra un attacco di banditi e un pericolo mortale all'interno; ma una volta giunti, avevano trovato le grandi porte serrate, un esercito sterminato a perdita d'occhio nella valle davanti alla città nascosta nella pietra, e niente altro. Erano tornati a casa, portando con loro un morbo che avrebbe ridotto Kiri all'osso, poco prima dell'attacco di Shiro Tagachi di Cantha.
    La grande epidemia di Kiri arrivava da lì.
    Qualcosa, rinvenuto da Jotaro durante una missione con Raizen e altre due kunoichi, aveva collegato Cantha e altri eventi avvenuti sul continente, con questa lontana e silenziosa città, che almeno a conoscenza comune, sembrava essere stata saccheggiata. Nessun messaggero arrivava da Shulva, nessun profugo, nessuna lettera, niente. Qualunque fosse stato il destino degli abitanti, tutto sembrava morto. Per questo il ronin decide di prendere con sè un aiuto prezioso, e tentare di dischiudere i segreti di questo luogo infame.
    Aveva provato autonomamente. Sul finire della primavera, si era recato presso la città, solo per trovarsi da solo in una vallata silenziosa, a bussare alle porte più grandi che avesse mai visto in vita sua. Un enorme, spessissimo portone in quella che sembrava giadeite, divideva gli esterni dalla città, e nessun tipo di comunicazione sembrava aver effetto sulla porta, o su chiunque fosse stato vivo oltre ad essa.
    Bisognava abbatterla, e Jotaro conosceva una sola persona in grado di abbattere una cosa del genere. Hohe, il ragazzo di Suna.

    << Fantastico. Indietro tutta dall'altra parte del mondo. A cercare di convincere qualcuno che forse preferirebbe uccidermi, a seguirmi dall'altra parte del planisfero, per aprire una porta. >>

    [Suna]

    Giunto all'entrata del villaggio, Jotaro si presentò col suo nome, e con l'appellativo di diplomatico dell'Accademia. Non intendeva entrare nel villaggio; desiderava un incontro con Hohe, chunin, almeno al tempo; della sabbia, suo ex allievo e collega di avventure; con il quale divideva un posto in un gruppo di combattenti, dal nome ormai dimenticato; oltre che un passato come manipolatore di argilla. Sperando che il ragazzo fosse a casa, vivo, e disponibile a parlare, lo avrebbe atteso; senza considerare che per il giovane, Jotaro era morto, da un pezzo.
     
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    La morte è una condizione...provvisoria

    I



    Dirigendosi al gate con ampie falcate - per quanto lunghe potessero essere le sue leve - Hohenheim era chiuso in un muto silenzio, mentre una confusione di sensazioni si mischiavano a ricordi di quella che gli sembrava un'altra vita. Era turbato, questo sì, sicuramente, perchè non sapeva cosa aspettarsi dall'incontro che forse lo attendeva di lì a qualche istante. Forse, una mera possibilità quindi, perché chi lo stava aspettando, in realtà, doveva esser morto da tempo. Ma, come anche la sua esistenza testimoniava, la morte era solo una condizione provvisoria in quel pazzo mondo.

    Giunse sulle ampie mura di Suna, dalla cui sommità si poteva vedere il maestoso Anauroch estendersi per chilometri, indisturbato. E tuttavia, l'attenzione del giovane jonin si sarebbe concentrata verso il basso, dove le rocce che difendevano e racchiudevano il villaggio formavano uno stretto passaggio, l'unico, verso la porta dove lui ora si trovava. Ed ecco Jotaro. L'uomo era esattamente come lo ricordava: alto e pallido, dai capelli corvini. Sembrava che il tempo non avesse scalfito il suo volto, ed Hohenheim poteva scommettere che questo era accaduto letteralmente. Jotaro, o Amanimaru, come lo si volesse chiamare, non era mai stato forte come poteva esserlo un Kage, ma aveva sempre avuto potere sulle cose e sugli eventi. Era come un burattinaio ed il mondo il suo palcoscenico. Hohenheim ricordava bene gli avvenimenti che lo avevano portato a conoscere quell'uomo, a diventare suo discepolo, fino ad entrare a far parte dell'ordine di combattenti che lui aveva fondato, i D10. Un titolo che il jonin non aveva mai voluto, ed eppure che gli era stato imposto, ed al più alto dei prezzi. Perchè il titolo portava con sè un marchio, quello del numero dieci nel suo coso, e quello portava a sua volta una maledizione. Hohenheim non poteva esserne certo, ma lui sapeva che quella maledizione lo aveva letteralmente ucciso. Aveva perso svariati anni della sua vita dei quali non ricordava assolutamente nulla. E dov'era Jotaro durante tutto quel tempo? Cosa aveva fatto lui per aiutarlo, quando più ne avrebbe avuto bisogno? Gli aveva solo dato un infausto regalo, e lo aveva lasciato all'oblio della morte. Una volta tornato a Suna, dopo la sua lunga assenza, Hohenheim lo aveva cercato. Perchè doveva sapere cosa gli fosse successo, per quale motivo e perchè fosse stato abbandonato da quelle persone che si fregiavano del suo stesso titolo di D10. Ma, ironia della sorte, la risposta che aveva trovato non gli aveva dato soddisfazione alcuna: Jotaro era morto, questo dicevano le sue fonti. Eppure eccolo lì.

    Hohenheim non disse nulla inizialmente al suo vecchio maestro, ma fece un cenno alle guardie sul gate per dire loro che era tutto in ordine. Dopo di che percorse rapidamente la parete verticale rappresentata dall'ingresso stesso, fino a trovarsi faccia faccia con l'uomo che lo aveva convocato. Senza guardarlo direttamente, Hohenheim avrebbe detto: ...facciamo due passi... Lo avrebbe quindi portato attraverso il cunicolo che Amanimaru aveva percorso e si sarebbero addentrati per un centinaio di metri nel deserto, prima che il jonin ritornasse a parlare: ...mi avevano detto che fossi morto...fece una pausa dando tempo al ronin di spiegarsi...mpf curioso, un tempo avevo così tante domande a cui avrei voluto tu mi rispondessi... perchè io nei D10, perchè la maledizione dei suo sigillo, e perchè.... ma non riuscì ad andare avanti. Non ce la faceva a porgli la domanda più importante: perchè aveva dovuto morire (?). Si riprese in un attimo...non so quali motivazioni ti hanno spinto a fare con me quello che hai fatto. Forse volevi solo usarmi per i tuoi fini. Ma adesso non ascolterò le tue intenzioni sovversive con la stessa tolleranza di qualche anno fa. Per cui dimmi Jotaro, che cosa vuoi?

    VztVEi5


     
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    Umilianti colpe [2]



    Quando lo vide arrivare, dalla parte opposta a quella che aveva appena percorso, Jotaro lo riconobbe appena. Il portamento era cambiato, lo sguardo era cambiato. Sembrava che il deserto si inchinasse ad ogni suo passo, ben diverso dal bambino talentuoso di Suna che aveva conosciuto molti anni, e una vita fa.
    Quando furono faccia a faccia, al vecchio sembrò di essere il giovane. Hohenheim ne evitò lo sguardo, ma l'odore e la presenza di chi aveva camminato coi morti erano qualcosa di unico, ed evidente. Non poteva esserne sicuro, ma era come una sensazione, tra morti, dicono le leggende, gli uomini possono comprendersi. Seguì il ragazzo, di cui ignorava il nuovo grado e ruolo, fino a che egli si fermò, ponendo domande.
    Più che un interrogatorio, sembrava lo sfogo di un figlio, o di un compagno tradito; che volesse dalle responsabilità, più che delle spiegazioni? Jotaro aveva molto sbagliato in passato, fidandosi di cose e persone delle quali non avrebbe dovuto, e anche Hohe aveva pagato per via di questi errori. Però l'uomo non rispose alle affermazioni del ragazzo di Suna, non disse nulla e lo lasciò parlare; non voleva mancare di rispetto alle sue emozioni e voleva sapere cosa egli pensasse; quindi restò in silenzio tutto il tempo.

    Alla fine, quando l'arringa del ragazzo, strozzata da un fastidio in fondo della gola, fu esaurita, Jotaro lo guardò, e chinò le gambe, poggiando le ginocchia sulla Sabbia, quindi i pugni, restando a terra su questi 4 punti, e chinò anche il capo, finendo di fatto in ginocchio, prostrandosi sulla sabbia cocente.


    <<...Aiuto. >>



    fGBupZ5



    Non recitò, non mentì, non ne aveva voglia, nè tempo. Avrebbe potuto spiegargli che era morto, che Eiatsu lo aveva riportato alla vita, che per via del processo antiche Reliquie si erano liberate e che grandi mali, più oscuri di quanto tutti e due avessero mai visto, si preparavano a rivoltare il loro mondo, che aveva scoperto da dove provenivano le genti di Cantha, la federazione del sud dove era stata combattuta la grande guerra che aveva dato origine ai D10, che tutta quella maledizione lui quasi del tutto la ignorava, ma che aveva come base un patogeno, nato in quello stesso luogo, e che aveva molto in comune con l'epidemia che aveva devastato Kiri poco tempo prima.
    Avrebbe potuto blaterare di tutte queste cose, ma nulla avrebbe dato all'uomo la certezza di essere creduto, quindi restò inchinato, estraendo una cartelletta dalla divisa scura, e facendola scivolare a terra davanti al ragazzo, restando inchinato.
    Da essa sarebbe scivolata fuori una fotografia. Un enorme portone, grande come le mura esterne di Suna. Una porta mastodontica, come il ragazzo certamente non ne aveva mai viste, con un simbolo impresso che invece egli conosceva molto bene, lo stesso simbolo che formava il simbolo dei D10, molto antico, inciso nell'enorme portone.


    << Ho trovato il luogo dove tutto ha avuto inizio, e ho bisogno....abbiamo...bisogno, tutti del tuo aiuto. Resterò qui ad aspettare se necessario, fino a che non accetterai. >>

    Il cambio di atteggiamento era evidente, mai prima di allora, aveva supplicato qualcuno per ricevere qualcosa, aveva sempre macchinato, sfruttato per ottenere qualcosa, questa volta le cose sarebbero state diverse; l'abbandono di Jashin e il rilascio delle Reliquie, il risveglio di Indra dentro di lui, e l'avanzare di Shiro da Cantha, erano fattori troppo grossi persino per lui, per continuare a tramare, doveva riunire i migliori e doveva farlo in fretta.
     
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    Di Nuovo quel Dannato Simbolo

    II



    Hohenheim rimase un secondo interdetto vedendo il ronin chinarsi, implorante. Non sapeva esattamente cosa stesse succedendo, perchè riteneva impossibile che Amanimaru potesse spingersi a fare una cosa del genere. Doveva essere davvero disperato. Il jonin rimase in silenzio, indeciso su come comportarsi. Non riteneva che ci fossero motivazioni sufficientemente valide da spingere qualcuno a inchinarsi davanti a lui in quell'atto di umiltà estrema. Ed avrebbe intimato persino a Jotaro di alzarsi immediatamente, se quello non avesse per primo fatto scivolare un fascicolo davanti al jonin. Hohenheim raccolse la busta e la foto che da questa era uscita. Essa ritraeva un vasta entrata, difesa da un portone le cui dimensioni rivaleggiavano con quelle dell'entrata a Sunagakure. Immediatamente il jonin si chiese quale potenza militare disponesse di una tale difesa. Immediatamente escluse i villaggi accademici, perchè avendoli visitati si era fatto un'idea delle loro protezioni. Escluse un altro paio di villaggi in giro per il continente per via della qualità della roccia e della tipologia di vegetazione, ma le sue deduzioni si fermarono ben presto. Avvicinò la foto al volto, schermando l'immagine con la mano libera, così da far sparire i riflessi solari che gli impedivano di cogliere i dettagli. Poi lo notò. Al centro del cancello, quel maledetto simbolo! Si rivolse quindi a jotaro...alzati, questo non è necessario... ed una volta faccia a faccia, avrebbe continuato:...che significa tutto questo?

    Le parole del ronin, se possibile, gli portarono più domande che risposte. Quello era il luogo da cui che cosa aveva avuto inizio? Si stava riferendo ai D10? Alla maledizione del suo sigillo? Pensava che fosse stato Amanimaru stesso a creare il gruppo di combattenti, ed allora perchè il loro simbolo era incastonato in una costruzione che probabilmente era antecedente alla loro nascita? Gli espose le sue curiosità, prima di chiedere:...abbiamo...dici che gli altri membri dei D10 hanno bisogno di me? Non sono sufficienti a investigare su qualsiasi cosa si celi dietro questo cancello maledetto? Hohenheim era combattuto. Da una parte, voleva anche lui le risposte che si celavano dietro quella porta. Non solo per capire il suo passato, ma per gettare una luce sul suo futuro. Infatti, nulla impediva a quel sigillo che si portava nel petto di ucciderlo una seconda volta. Forse, il potere dell' X era terminato, o forse no. E questa non era una variabile che il jonnin voleva lasciare puramente al caso. D'altro canto, accettare l'offerta di Amanimaru significava rientrare in un mondo che pensava di essersi lasciato alle spalle molto tempo prima.

    Ad ogni modo, una volta che Amanimaru ebbe risposto alle sue domande, Hohenheim sarebbe arrivato alla conclusione che conoscere la verità era la migliore delle scelte. Non per Jotaro o per quei D10 che lo avevano abbandonato, ma per sè stesso. Per cui avrebbe fatto cenno al ronin di seguirlo, mentre tornavano verso il villaggio. Mi servono 3 ore per completare i miei incarichi qui al villaggio. Darò istruzione alle guardie affinché ti trovino un posto dove attendere. Partiremo appena ho terminato. Hai perso la mia fiducia molto tempo fa Jotaro... ma se ti sei spinto fin qui significa che questa faccenda sia di estrema importanza...e lo è...anche per me... Così dicendo avrebbe lasciato il ronin alle cure delle guardie della porta.

    [...]



    Esattamente 3 ore dopo, Hohenheim si sarebbe ripresentato alle mura, completamente equipaggiato come per un lungo viaggio o per la guerra. Un lungo mantello color terra lo avvolgeva da capo ai piedi, nascondendo il suo corpo minuto ma atletico, mentre una maschera bianca, che ritraeva le sembianze di un falco in maniera stilizzata, gli copriva il volto, lasciando uscire solo i suoi capelli castani. Sotto i vestiti, il jonin aveva preparato 4 sigilli della psiche, da utilizzare nel caso le cose si fossero messe male. ...andiamo... avrebbe detto senza troppe cerimonie a Jotaro, ed avrebbe lasciato che lui facesse strada. Se ricordava bene, il ronin utilizzava delle strane cavalcature alate, come cavalli demoniaci dotati di ali, per muoversi rapidamente. Mentre lui avrebbe chiaramente potuto utilizzare la sua argilla. All' ex monaco di Jashin la scelta del mezzo di trasporto.
     
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    Shulva, la città infame [3]



    Jotaro si sarebbe alzato dopo pochi istanti, quando le domande del ragazzo avrebbero preso a scrosciare come un fiume in piena. Una volta faccia a faccia, il ronin avrebbe risposto, a denti stretti, serrando i pugni, e contraendo il volto, facendo sfoggio di pura rabbia, lasciando cadere la maschera di freddo calcolatore che lo aveva sempre contraddistinto.

    CITAZIONE
    <<...abbiamo...dici che gli altri membri dei D10 hanno bisogno di me? Non sono sufficienti a investigare su qualsiasi cosa si celi dietro questo cancello maledetto? >>

    << Non ci sono...non ci sono più membri. Sono tutti morti, o scomparsi. Mentre io non c'ero. Non ho potuto fare nulla. >>

    Le vene sulla fronte del ninja avevano preso a gonfiarsi, fino a ricalcare le vecchie cicatrici che a seguito dell'Edo Tensei erano comparse. Forse per la prima volta dopo molto, molto tempo, il ninja era davvero fuori di sè, e non stava spendendo un briciolo della sua concentrazione per evitarlo.

    << Per tre volte ho preso d'assalto quella porta, negli ultimi decenni. La prima volta subito dopo la guerra di Cantha, assieme ad un amico, e non siamo riusciti nemmeno ad apporvi un graffio, poi ci ho portato l'organizzazione dei D, e metà del gruppo è stato massacrato dalle guardie della città, Ryokko, Hokukage, morti davanti a quella dannata porta. Ci sono tornato anche con le Ombre al completo assieme ad Ayato. Dovevo sapere, ero certo che la chiave di tutto fosse dietro quella porta, ne ero così certo che ho mandato tutti a morte. Sono fuggito da quel luogo senza un braccio e col cadavere del mio migliore amico sulla schiena, attraverso il continente esterno. >>

    Le immagini della lotta ancora erano vive nella mente del ninja, così come il ricordo di Kamuro che cadeva riverso su Samehada, di cui era il guardiano.
    Non erano mai riusciti a superare le difese esterne. Erano giunti alla porta, ma non l'avevano nemmeno danneggiata, figurarsi aprirla, come fosse una creatura in possesso di volontà propria.

    << Sei l'unica persona che conosca in grado di spazzare via un villaggio senza perdere una sola goccia di sudore, se esiste qualcuno in grado di scoperchiare quella dannata città sei proprio tu. >>

    Quindi, lentamente, sembrò riprendere la compostezza che lo delineava ogni giorno. Il jonin affermò di accettare, che avrebbe impiegato tre ore a prepararsi, e che non si fidava minimamente del suo ospite.

    << Era preventivato. Aspetterò qui. >> E così fece.

    [...]

    Tre ore esatte dopo, Hohenheim sarebbe tornato, coperto con un grosso mantello color terreno, con una maschera bianca in volto dalla forma di falco. Il ragazzo era molto diverso, molto sicuro, sia nell'apparenza, che nei movimenti. Per come il ninja lo aveva lasciato, aveva compiuto una crescita eccellente. Questo strappò un fugace sorriso a Jotaro.
    Il ragazzo invece avrebbe notato un particolare diverso, rispetto a 3 ore prima. Jotaro era sempre uguale, ma portava in spalla, a tracolla, una sacca nera, che non passava del tutto inosservata, lunga circa un metro, probabilmente con degli oggetti al suo interno. Giunta chissà da dove.

    << Non abbiamo tempo di viaggiare dall'altra parte del mondo, il tempo non aspetta, dovremo prendere una scorciatoia. >>

    In quel momento, il Ronin tirò fuori dalla tunica uno strano oggetto, simile ad una scatola, di forma cubica, abbastanza grande da poterlo tenere appena con tutta la mano aperta. L'oggetto sembrava finemente intarsiato, e aveva come dei piccoli cerchi in bassorilievo su ognuna delle facce.

    << La tua mano per favore. E' in prestito, e ho un solo biglietto. >>

    Quando il ragazzo avesse appoggiato la mano sull'oggetto, o l'avesse posta a Jotaro perchè l'afferrasse, il cubo avrebbe emesso degli strani fasci di luce dai bassorilievi in cerchio, e con un immediato "puff" entrambi sarebbero spariti nel nulla.


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    Per Hohe sarebbe stato tutto rapido come un battito di palpebre. Chiudendo e riaprendo gli occhi, senza sentire assolutamente nulla, si sarebbe accorto che la sabbia sconfinata del deserto era scomparsa. La massiccia entrata della Sabbia non si trovava più dietro di loro, ma solo una grande, enorme prateria si estendeva a perdita d'occhio attorno a loro, che vi erano situati nel mezzo, con ancora della sabbia attorno ai piedi. La prateria in cui si trovavano era in realtà una valle di forma circolare, tra i monti. Tutto sembrava presupporre in una sorta di cratere vulcanico sigillato, ma verso nord, incastonata dentro la roccia, c'era la porta più mastodontica che entrambi avessero mai visto. Le porte di Shulva.

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    << Benvenuto nel posto che odio di più al mondo. La Valle della Peste. E quella, è la dannata porta. >>
    Del cubo, non c'era più alcuna traccia.
     
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    Shulva


    III


    ...morti? Chiese stupito il jonin alla notizia che tutti gli altri membri dei D10 fossero stati uccisi o scomparsi. Certo gli interessava relativamente quello che era successo loro, ma i D10 erano un gruppo di combattenti potenti. Come si era potuto compiere il loro sterminio? E soprattutto, ad opera di chi? Sembrava che la fantomatica Shulva avesse un ruolo in quell'affare. Amanimaru sembrava aver tentato con tutte le sue forze di accedere a quel luogo: tre volte aveva provato, e tre volte era tornato a casa con la sua squadra trucidata. Sentendo quelle parole, Hohenheim, che pure in quel momento non provava particolar affetto per il ronin, non potè non simpatizzare almeno un poco. Ora che era anche lui chiamato a comandare su altri uomini, sapeva che la responsabilità di mandarli a morire era un fardello che nessuno, in verità, dovrebbe portarsi addosso. Senza tuttavia mostrare troppo di quello che gli passava per la testa, il giovane jonin si sarebbe limitato ad un cenno affermativo della testa. ...non mi servono elogi, Amanimaru. Dimmi piuttosto come mai non siete riusciti a penetrare quella porta...

    [...]


    Invece che tramite evocazioni, Amanimaru fece spuntare dalla tunica un cubo decorato con elaborati intarsi, che incuriosì il jonin abbastanza da far passare in secondo piano la strana, misteriosa ed anonima sacca nera che il ronin doveva aver evocato durante la sua assenza. Hohenheim guardò il cubo, tra l'affascinato ed il sospettoso. Non percepiva nessun chakra maligno provenire dall'oggetto, e decise che Amanimaru non aveva motivo di tendergli una trappola con un marchingegno del genere. Quindi poggiò senza indugiare la destrorsa sulla preziosa superficie dell'oggetto che gli veniva offerto. Avvertì il materiale liscio di cui era composto il cubo sotto le dita, domandandosi di cosa fosse in realtà composto. Poi fasci di luce violacei vennero emessi dal alcuni dei disegni nella superficie dell'oggetto, che fecero allargare gli occhi al jonin per lo stupore. In un attimo, tutto quello che era intorno a lui mutò. Il jonin percepì una corrente d'aria che si allontanava dal luogo dove i due ninja si erano appena materializzati, scalzata dalla presenza di due nuovi corpi dove prima non ve ne erano. Il bombarolo si guardò intorno, confuso. Non aveva percepito nessuna forza agire sul suo corpo, ma chiaramente era appena stato dislocato molto lontano da Suna. Intorno a lui, le perfette e desertiche dune del Pese del Vento erano state sostituite dai verdi prati di una vallata racchiusi tra monti. Un paesaggio che Hohenheim, ben sapeva, non era presente entro svariate centinaia di chilometri da Sunagakure.

    Amanimaru attirò la sua attenzione alla sua destra. Voltandosi, il jonin scorse infine la grande porta contro la quale le forze del ronin si erano scagliate invano. ...bhè decisamente hanno fatto le cose in grande qui.... avebbe detto in torno sarcastico il giovane, mentre spingeva il suo sguardo verso l'alto per osservare fin dove quell'immensa costruzione nella roccia si estendesse. ...credo sia addirittura più grande della porta del villaggio... continuò, chiaramente riferendosi a Suna. Così dicendo si chinò a terra, ed appoggiò la mano destraSuggerimento Naturale
    Villaggio: Specializzazione
    Posizioni Magiche: Tocco (1)
    L'utilizzatore può percepire, toccando il terreno, tutte le vibrazioni prodotte entro 9 chilometri. È possibile identificare la distanza dei rumori e la quantità degli stessi, desumendo nell'eventualità il numero di avversari; non individua elementi che non provocano vibrazioni. È efficace solo in luoghi isolati o in assenza di fonti di vibrazioni.Tipo: Ninjutsu - Ninpou
    (Consumo: Mediobasso)
    [Richiede Specializzazione Esploratore]
    [Da chunin in su]
    al suolo, cercando di captare tutte le vibrazioni che dal sottosuolo potevano arrivare fino a lui. Quella porta infatti era pensata per difendere una vera e propria città sotterranea, ed il jonin voleva avere indicazioni circa in cosa si stesse imbarcando. Allo stesso tempo, usò le sue capacità di percezione
    Sesto Senso [2]

    Arte: L'utilizzatore può percepire la presenza di manifestazioni di chakra entro 900 metri (3 passi); può essere applicata Percezione del Chakra. Sono necessari 2 round di concentrazione. (Consumo: Basso)
    Percezione del Chakra [0]
    Speciale: L'utilizzatore può vedere il colore del chakra di una persona osservata. L'utilizzatore può scoprire alcuni aspetti del chakra: impronte possedute; alterazioni da tonici, droghe, tecniche speciali, possessioni e simili; quantità approssimata della riserva.
    del chakra per scandagliare la zona, così da percepire eventuali barriere apposte sulla porta, oppure presenza indesiderate nell'area. Ultimate queste analisi di base, che erano di routine per un ninja specializzato nell'esplorazione di nuovi territori come lui, il jonin avrebbe detto al suo compagno di viaggio: ...bhè non c'è motivo di aspettare ulteriormente...vediamo di aprirci un varco... Così dicendo, il jonin avrebbe inserito entrambe le mani nella coppia di sacche che portava sotto il pesante mantello. Ne estrasse due pugni di argilla, che vennero fagocitati dalle bocche poste su entrambe i palmi delle sue mani. La lavorazione del materiale grezzo durò una manciata di secondi, ma Jotaro avrebbe notato che la concentrazione dell'artista della Sabbia era al massimo. Non poteva saperlo, ma la tecnica che stava utilizzando era quella che, in assoluto, aveva la potenza offensiva maggiore del suo arsenale. Quando ebbe finito, due statuette identiche, delle dimensioni di un dito mignolo, erano distese sulla sua mano destra. Le statuette rappresentavano due balene curate nei minimi dettagli, ma con la stilizzazione propria degli artisti del suo movimento. Posta la mano sinistra nella posizione della tigre, Il jonin rilasciò un grosso quantitativo di chakraC3-Doll
    Villaggio: Generico
    Posizioni Magiche: Nessuna (5)
    L'utilizzatore può creare un costrutto dalle elevate potenzialità offensive. Richiede il controllo di almeno 6 Unità di argilla, non richiede consumi di chakra e slot azione/tecnica, può essere manipolato per massimo 1 slot azione/tecnica con consumo di chakra e slot. Il costrutto raddoppierà le proprie dimensioni. Alla detonazione l'esplosione avrà diametro pari a 1,5 metri ogni Unità utilizzata, massimo 6 metri, e potenza massima pari a 60. Produrrà un'esplosione con potenza dimezzata in un diametro pari a tre volte di quello dell'esplosione Al livello IV può aumentare la potenza massima di 30 con un ulteriore consumo Medio. Tipo: Ninjutsu - Doton
    (Consumo: Altissimo)
    [Richiede Manipolazione Argilla III]
    [Da chunin in su]
    Tecnica Rapida [2]
    Talento: L'utilizzatore può eseguire una tecnica avanzata extra nel round, potendo effettuare nello stesso round due tecniche avanzate; può essere utilizzata 1 volta ogni 2 round. Non è possibile sfruttare altre abilità "Talento" in combinazione.
    Impronta di Chakra Terra [2]
    Talento: L'utilizzatore ottiene l'impronta Terra. È possibile avere massimo 3 impronte di Chakra. L'impronta aumenta di +10 la potenza delle tecniche avanzate di tipo Doton, il potenziamento è doppio se fronteggiate Suiton. Non è possibile sfruttare le altre abilità "Talento" in combinazione.
    Ninjutsu Inarrestabile [2]
    Speciale: L'utilizzatore può migliorare la potenza delle proprie ninjutsu: se potenziate con una qualsiasi abilità "Talento", la potenza aumenta di 10.
    Guru [2]
    Speciale: Il potenziamento concesso dal bonus della Concentrazione è +20 anziché +10. Questo potenziamento è utilizzabile 1 volta ogni 2 round.
    Tecnica Economica [2]
    Talento: L'utilizzatore può eseguire la tecnica avanzata risparmiando il 25% del consumo d'attivazione; può essere utilizzata 1 volta ogni 2 round. Alternativamente è possibile risparmiare il 50% del consumo d'attivazione; può essere utilizzata 1 volta ogni 3 round. Non è possibile sfruttare altre abilità "Talento" in combinazione.
    Ninjutsu Talentuose [2]
    Speciale: L'utilizzatore può sfruttare le abilità "Talento" aspettando un round in meno, se applicate alle ninjutsu.
    [Potenza: 110+130 ] [6 unità l'una] [Diametro 6 metri - 18 potenza dimezzata]
    verso i due costrutti. Una nuvoletta avvolse ed, un attimo dopo, due enormi balene bianche, che superavano di svariate volte in dimensione dei due ninja, stavano fluttuando sopra le loro teste.

    a9oUguP


    Battendo le code nell'aria, come se fosse acqua, i due cetacei giganti coprirono in breve tempo la distanza di 30 metri che divideva i due ninja dalle porte di Shulva. Non appena ci fu il contatto tra i costrutti ed il metallo della porta, entrambe le balene esplosero, rilasciando la loro potenza contra la struttura di pietra e metallo. L'onda di pure energia di propagò indietro verso i due ninja, ancora molto forte per quanto indebolita, fino a fermarsi ad una decina di metri dalla loro posizione, mentre l'aria spostata dalle bombe li avvolse come un vento caldo.


    Chakra: 915/125
    Vitalità: 20/20
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 600
    Velocità:  650
    Resistenza: 700
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    La Porta [4]



    Forse frainteso per il suo recente comportamento, Jotaro rispose un po' seccamente all'ultima illazione del ragazzo, che probabilmente lo stava mettendo un po' troppo sul piano della pietà, dimenticandosi per un momento chi aveva davanti.

    << Elogi? Per chi mi hai preso, sono qui perchè sei il migliore in quello che fai, altrimenti sarei da un'altra parte. Comunque si, morti; almeno io penso siano morti, dal momento che sono spariti nel nulla da un giorno all'altro, e non c'è verso di localizzarli. L'unico che sembra ancora in vita è Ryokko. Il tuo vecchio allenatore, ti ricordi di lui? Era il sensi sempre sotto al cappuccio con una capacità simile al simbolo maledetto. Riesco a percepirlo dentro Shulva, da anni, ma non riesco a capire bene in che stato sia, oltre a non riuscire a contattarlo. >>
    Non c'era spazio per elogi e sentimenti, non più da molto tempo nella vita del Ronin. In realtà aveva un legame col ragazzo, ma non era chiaro se ne fosse consapevole e in caso positivo, a che livello; dopotutto lo aveva visto crescere e addestrato, anche se le cose poi, avevano preso tutt'altra piega.

    Jotaro rispose alla domanda sulla porta solo una volta arrivati a destinazione. Mentre il jonin di Suna contemplava la bellezza del paesaggio, il vecchio sensi gli spiegò quali problemi generava quella dannatissima porta.


    << In realtà non è la porta il problema, ma la pianura e i suoi abitanti. Il passaggio è chiuso, non c'è verso di aprirlo, nè di farsi aprire dall'interno. Quella assurda pietra verdastra che la compone, annulla qualunque tipologia energetica le venga sbattuta contro. Abbiamo provato con qualunque elemento esistente, con i colpi fisici, ma nulla; sembra come essere refrattaria al chakra in tutto e per tutto. L'unica cosa rimasta è un colpo fisico estremamente potente, il che normalmente sarebbe una bomba, ma serve più grossa, ecco perchè ti ho cercato. Riguardo alla pianura, di solito è invasa da predoni che vogliono assaltare la città in attesa di trovare un momento in cui gli Shulviani escono per le provviste. Solo che quella porta non l'ho mai vista aperta. >>

    Quindi Hohe provò ad utilizzare le doti di percezione per avere informazioni sull'ambiente circostante. Anche lui come Jotaro era specializzato nelle capacità sensoriali, e il ronin non lo interruppe; voleva che il ragazzo si rendesse conto dell'altro problema. Il nulla.

    << Hai sentito si? Niente di niente. Teoricamente sotto quella montagna c'è una città, eppure non si riesce a percepire nulla, nè col chakra, nè senza. La mia ipotesi è che quell'infido materiale con cui è stata creata la porta, sia presente in abbondanza nel sottosuolo, e blocchi qualunque cosa. >>

    Ma invece di essere rallentato dalla situazione, il ragazzo non si lasciò intimorire, e passò subito all'azione, creando due piccole statuette della forma di...balene? Jotaro era sorpreso, non aveva mai visto una tecnica simile. Fu ancora più sorpreso quando le balene assunsero la forma reale, e sgranò gli occhi ancora di più quando vide l'effetto che quelle balene ebbero sulla porta.
    Un'esplosione come non ne aveva mai viste, generate da una singola tecnica, tanto da farlo chinare sulle gambe e fargli coprire il volto col mantello, per esporre meno superficie possibile del corpo allo spostamento d'aria, lasciando solo gli occhi in vista, sebbene il bagliore gli impedisse di analizzare la situazione.

    Il botto avrebbe probabilmente impedito che le sue parole venissero colte dal ragazzo.
    << MA COSA DIAVOLO, SAREBBE IL RISCALDAMENTO ?!?!? >> Era estremamente colpito, un grado sotto il dover cambiare i pantaloni.

    Ma quello che accadde dopo non sarebbe passato inosservato. Dopo alcuni secondi, quando l'aria si fosse distesa e la nube di polvere si fosse depositata, un profondo suono sordo si sarebbe divelto nella valle, preannunciando qualcosa di inatteso.
    La porta si stava aprendo. Jotaro spalancò la bocca ancora di più.


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    Non venne spalancata, ma semplicemente aperta per generare lo spazio sufficiente a far passare un piccolo drappello. Il gruppo di Shulviani che lo componeva era formato da una dozzina di persone, quasi tutti vestiti in stile Samurai, ma con delle armature decisamente malconce, senza aste con bandiere o simboli, ma solo l'emblema di una scolopendra sulle pettorine o sugli spallacci. Le uniche due figure che si distinguevano dal resto del gruppo erano un ragazzo dai capelli color oro e la pelle piuttosto scura, molto più giovane degli altri, e una donna dal portamento fiero, e un grosso giubbotto di pelliccia. La figura femminile apriva il gruppo e portava in mano una grossa balestra. Era chiaramente molto ben equipaggiata, e dal modo in cui camminava precedendo gli altri, sembrava essere al comando.
    Il gruppo si fermò a circa una decina di metri dalla porta, e attese i due ninja.
    Hohe e Jotaro avrebbero capito che si trattava di un incontro e non, per il momento, di una schermaglia, dal momento che i samurai avevano ancora le armi riposte, sebbene le accarezzassero con le mani, e la donna teneva la balestra rivolta verso il basso, con una sola mano; ma la situazione sarebbe potuta cambiare in fretta.


    - FATEVI AVANTI, NON AVRETE ALTRA OCCASIONE PER RIVOLGERVI A SHULVA -

    Il messaggio voleva sembrare un avvertimento, ma per due ninja esperti, la voce della donna tradiva un interesse a voler essere la prima a generare un contatto; forse avevano più bisogno di parlare loro coi ninja, che non il contrario...
     
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    La Porta di Apre


    IV



    Hohenheim si limitò a fare un cenno di assenso con la testa. Ricordava Ryokko così come ricordava tutti coloro che aveva conosciuto durante il periodo trascorso al Monastero del Giglio. Sembrava incredibile che, nonostante tutte le capacità e le risorse a disposizione di Amanimaru, quel luogo fosse rimasto a lui precluso per tutto quel tempo! Il jonin rimase in particolar modo colpito dal fatto che la maggior parte dei loro problemi nel passato fossero collegati alla presenza di questa pietra, all'interno della quale la città era cresciuta. Stando alle parole di Amanimaru, quell'elemento era in grado di assorbire quasi tutte le offensive che le erano state scagliate contro. ...mai sentito parlare di un materiale del genere... disse senza alcuna traccia di scetticismo. Del resto, i suoi tentativi di sondare il terreno con le sue capacità di percezione erano falliti miseramente, confermando quanto detto dal suo compagno di viaggio. ...già...sembra davvero che non ci sia nessuno lì sotto... Lo avrebbero scoperto presto.

    La coppia di bombe che Hohenheim preparò rappresentava davvero la summa di tutte le sue conoscenze nel campo della manipolazione dell'argilla. Non si era (quasi) risparmiato per quel primo assalto, avendo ben capito che la probabilità di successo dello stesso derivava dalla forza e dall'incisività di quel tentativo. Produrre un attacco di minor entità sarebbe stato possibile anche ad altri ninja che non avessero avuto le sue capacità. L'onda d'urto sprigionata dalla tecnica costrinse anche Hohenheim a ripararsi il volto con la mano sinistra. Investito dalla corrente d'aria, il suo mantello sventolò furioso alle sue spalle, scompigliandoli i capelli più del solito. Amanimaru era chiaramente sorpreso dai progressi fatti dal bambino prodigio di Suna, ma Hohenheim prestò poca attenzione alla sua reazione. Era molto più concentrato sul suo obiettivo: era riuscito o meno ad abbattere quella dannata porta? La polvere ed il terriccio sollevati dall'esplosione ci misero un'eternità a posarsi a terra, lasciando il ragazzo della Sabbia a crogiolarsi nel dubbio. Infine, ricevette la risposta che attendeva e che non era positiva. L'imponente porta di Shulva rimaneva immobile, inalterata nonostante la potenza dell'attacco che le era stato rivolto, davanti ai suoi occhi. ....dannazione... Il giovane si morse leggermente il labbro superiore, cercando di ragionare sul da farsi. Poteva sferrare un attacco più potente, ma a quel punto era davvero una questione di mera potenza? Forse Amanimaru si era sbagliato circa la riuscita di quell'approccio dopo tutto. Amanimaru credo.. si voltò verso il suo vecchio sensei, trovandolo con la bocca aperta a fissare qualcosa oltre le sue spalle. Incuriosito, Hohenheim si voltò nuovamente e vide il movimento di una della immense ante della Porta: forse non era riuscito a creare un varco, ma si era aperta! Probabilmente questo voleva dire il mondo per Amanimaru, che aveva aspettato anni che quel momento arrivasse. Hohenheim, dal canto suo, era semplicemente felice del fatto che quella porta non si fosse mostrata un ostacolo invalicabile, sebbene il suo merito circa quell'impresa fosse stato quasi nullo.

    Dalla porta, un manipolo di uomini uscì in formazione verso di loro. Hohenheim notò che il loro armamentario era piuttosto logoro, ma avanzavano fieri e capitanati da una donna. Hohenheim sondò la loro forza con le sue abilità Percezione del Chakra [0]
    Speciale: L'utilizzatore può vedere il colore del chakra di una persona osservata. L'utilizzatore può scoprire alcuni aspetti del chakra: impronte possedute; alterazioni da tonici, droghe, tecniche speciali, possessioni e simili; quantità approssimata della riserva. [Da chunin in su]
    , sebbene avesse già chiaro chi di loro tenere sott'occhio. La donna a capo del gruppo li invitò a chiarire le loro intenzioni con voce perentoria, sebbene Hohenheim percepì che qualcosa si nascondeva dietro quelle parole. Ebbe come l'impressione che la donna volesse chiedere loro qualcosa, sebbene non potesse o non volesse ancora farlo. Hohenheim si voltò verso Amanimaru, aspettando che fosse lui il primo a parlare, ma ricevette indietro uno sguardo che gli fece capire altrimenti.

    jirTE6q


    Voltandosi verso la donna, ed il gruppo al suo seguito, disse: Il mio nome è Hohenheim Kakita... trovò superfluo specificare che fosse un ninja e da dove venisse: se avevano visto quello che aveva appena fatto, non ci sarebbero stati dubbi a riguardo. ...io ed il mio compagno di viaggi veniamo da parecchio lontano e siamo qui per chiedere accesso alla città di Shulva. Siamo consapevoli che questo non è un privilegio che acconsentite a tutti, ma vi preghiamo di concederci l'entrata. Le nostre vite dipendono da questo. Trovare le parole giuste non era facile: Hohenheim non voleva rivelare troppo sulla maledizione legata ai D10 per lo stesso motivo per cui non aveva introdotto lui stesso Amanimaru: gli shulviani ed i sottoposti di Jotaro si erano letteralmente ammazzati in quella valle e non era il caso di ricordarlo. Allo stesso tempo, dovevano far capire loro l'impellenza della loro missione. Inoltre, ponendosi nella condizione di dover chiedere qualcosa, il jonin si stava volontariamente mettendo in una posizione di svantaggio in quella contrattazione. Tuttavia, il gesto di sottomissione forse avrebbe allentato la paranoia e la diffidenza degli shulviani e forse li avrebbe spinti a fare avanti la richiesta che non avevano ancora formulato.
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    Dentro la Città infame [5]



    Jotaro si limitò ad un cenno di assenso verso il ragazzo, quando questo si voltò verso di lui come a cercare un'approvazione.
    Le parole di Hohe, e il tono con cui furono pronunciate, causarono un ulteriore abbassamento delle armi dei padroni di casa, che già non tenevano sotto tiro i ninja. La donna fece cenno ai ninja di avvicinarsi, e ripose la grande balestra sulla schiena. Nel farlo compì qualche passo verso i due visitatori, da sola, per favorire la creazione di un incontro basato sulla fiducia, sebbene flebile, data la situazione. Quando tutti e tre furono a portata di conversazione non urlata, fu lei la prima a parlare, sempre in modo perentorio, ma stavolta il suo scopo non era ordinare, ma dare consigli.

    - Finalmente siete qui, presto seguitemi. -

    In quel momento, forse, Hohe avrebbe potuto intuire la motivazione del tono precedente: per qualche ragione erano i padroni di casa ad attendere i ninja, ed erano piuttosto irritati dal loro...ritardo. Mentre la donna si premurava di farsi seguire verso il resto del gruppo dai due ninja, aggiunse:

    - Il mio nome è Surwa, sono il capoclan delle Scolopendre, e comando la resistenza a Shulva. Molti mesi fa ho inviato mio fratello Riwa presso il villaggio della Nebbia nostro antico alleato, ma lui è tornato senza aiuto. -

    Le parole della donna erano colme di amarezza. Il fratello le aveva raccontato di cosa era successo a Meika una volta giunta a Shulva, e dell'obbligo degli accademici di dover tornare indietro, ma ignorando l'invasione di Cantha, la donna si aspettava quantomeno l'invio di nuovi aiuti. Invio che ovviamente non avvenne mai. Sia perchè Itai era assente, sia perchè Kiri era stata invasa e rasa praticamente al suolo; ma dal momento che Shulva era chiusa in se stessa, queste notizie non erano mai giunte, e loro avevano atteso, invano.
    Il drappello di uomini avrebbe accompagnato i due ninja fino oltre le grandi porte, assieme alla capoclan e al giovane Riwa.

    [...]

    Superate la grandi porte, che si sarebbero richiuse al loro passaggio, Hohe e Jotaro avrebbero notato come la grande città non fosse ancora davanti a loro, non solo, pur essendo dentro una grande cavità scavata nel terreno, non c'era oscurità, ma una luce spettrale che filtrava dalle rocce sopra di loro. Avrebbero camminato in una sorta di grotta dall'alto soffitto, per circa una decina di minuti, verso il basso, notando come rocce e pavimentazione fossero coperte di un fitto strato di lussureggiante vegetazione di ogni tipo. Il verde era così presente e denso, da far pensare che l'intera conformazione rocciosa fosse composta unicamente da piante; era uno spettacolo incredibile, non paragonabile a nulla nel loro continente.
    Finalmente, giunsero alla vera porta di Shulva, un portone grande la metà di quello appena attraversato, e molto meno maestoso persino nelle decorazioni, ma come avrebbero presto scoperto, molto più resistente.
    La capoclan infatti, dovette avvicinarsi di persona alla porta, procurarsi una ferita sulla mano e poggiarla sulla grande porta di pietra verde, perchè questa iniziasse a pulsare, e si aprisse lentamente, rivelando un grande buio.
    Surwa si voltò, prima di di dare il permesso di passaggio, e in quel momento, tutti i presenti, Riwa compreso, sfoderarono le armi, e si avviarono uno alla volta nella grande oscurità.

    - Come avrete notato non siete stati disarmati. Anche se foste nemici, non sareste voi la minaccia più grave a Shulva. Armatevi, e prestate attenzione nella nostra amata città; quindi anche le rocce cercheranno di uccidervi. -

    Disse prima di oltrepassare la porta.
    Dentro, i ninja avrebbero trovato davanti a loro unicamente un lungo ponte di pietra, largo circa 10 metri, e lungo a perdita d'occhio. Ogni due metri, da entrambi i lati, era posto un braciere acceso, che permetteva una visione crepuscolare a pochi metri, come se un'oscurità innaturale impedisse alla luce di espandersi, e attorno a loro, unicamente il buio. Con le loro capacità, i ninja avrebbero potuto rendersi conto di trovarsi in una cavità sotterranea spropositata, un enorme foro nel sottosuolo, attraversato dal ponte in questione, sotto il quale si estendeva un vuoto incalcolabile.
    Il ponte stesso era veramente immenso, pur camminando per alcune decine di minuti, nemmeno avrebbero potuto vederne la fine, solo altre torce che illuminavano i pochi metri che precedevano la coppia di bracieri successiva.

    << Sta attento..qualcosa ci osserva..da ogni lato. >>

    Quella sarebbe stata la sensazione per tutta la traversata, come essere immersi in una nuvola di creature che volevano il loro cuore, e fossero a portata di artiglio.
    Se Hohe avesse provato a lanciare nel vuoto qualcosa di luminoso, avrebbe potuto osservare come la fonte di luce potesse illuminare solo pochi centimetri oltre il suo oggetto fisico, e avrebbe continuato a cadere per metri, metri e metri...ma senza mai udirne il suono di arrivo sul fondo della grotta. Non solo, il posto era ben più terrificante, dal momento che molto presto, il ninja si sarebbe accorto che sulla pietra che formava il ponte, un materiale grigio-verde simile al marmo, il chakra veniva completamente repulso, rendendo impossibile usufruire delle arti ninja per scalarlo, o danneggiarlo.

    [...]

    Alla fine, dopo quasi mezz'ora di passo svelto, sarebbero giunti ad una barricata in legno, improvvisata, ad una prima occhiata, ma con attenzione maggiore avrebbero notato come fosse stata organizzata con materiale riciclato, ma costruita con tutti i crismi. Vennero accolti da altri Shulviani vestiti come i primi che li avevano invitati a entrare, ma in maniera molto diversa. Furono tirati e abbracciati, alcuni avrebbero lanciato loro delle birre, altri li avrebbero salutati come fratelli tornati dal fronte. In quel clima di cameratismo, avrebbe fatto di nuovo capolino Surwa, dalla calca di persone.

    - Benvenuti a Shulva, sono dispiaciuta di non potervi accogliere come la città avrebbe fatto un tempo, ma ormai la situazione è questa. Seguitemi prego. -


    [Il Primo Pilastro]



    La città era particolare. Al termine del grande corridoio sospeso, superata la barricata di legno, si arriva al primo pilastro dei 4 che compongono la città. Dietro di esso è presente il secondo, accanto al quale è situato il terzo. Questi tre pilastri sono collegati tra loro da numerosi ponti di pietra lunghi circa cento metri, posti ogni 30 metri verticali. Dal terzo pilastro, posto non simmetricamente accanto al secondo, ma leggermente più in avanti nella caverna, è possibile accedere al quarto e ultimo pilastro. A eccezione del primo, che resta attaccato unicamente al soffitto della grotta, gli altri sono tutti inglobati nelle pareti di pietra della cavità. La donna avrebbe condotto i due al limitare della barricata, proprio davanti al primo pilastro, superando l'avamposto della resistenza, che era situato nella grande piazza di pietra posta tra il grande ponte e il primo pilastro a forma di ziggurat. La piazza, che non aveva alcuna protezione o balaustra contro il grande vuoto sotto di essa, era stata circondata di mura di legno e vi erano state allestite infrastrutture di fortuna sempre col legname, lì, in quel quadrato di poche centinaia di metri quadri, erano ammassati tutti, o quasi, gli abitanti rimasti della città; in un quartiere baracca creato per necessità. Diametralmente opposto al grande ponte, c'era un camminamento sospeso per raggiungere il primo pilastro.

    Questa è Shulva, ogni pilastro è diviso in zone, la zona più alta è quella commerciale, quella sottostante è abitativa, quella inferiore è militare, l'ultima è detentiva. Lo schema si ripete per i primi tre pilastri; essi dividono anche le caste della città, infatti ogni abitante possiede sia la sua casa che la sua attività commerciale nello stesso pilastro, manda i figli a studiare o ad allenarsi sempre nello stesso pilastro, e nel caso fosse colpevole di un crimine, sarebbe detenuto sempre nel suo stesso pilastro. L'unico che differisce è il quarto, che non possiede nè una zona militare, nè una detentiva, le sue zone inferiori sono riservate al tempio.

    Quindi, la donna avrebbe invitato i due a seguirla nel suo "fortino", una piccola base di un paio di stanze, al centro della piazza-avamposto, per poter parlare in privato. Avrebbe offerto loro delle sedie, delle coperte, e da bere, poichè data la profondità della cavità, il freddo faceva da padrone; motivo per il quale tutti i presenti avevano grosse pellicce sulle spalle, tranne forse il giovane Riwa.
    Quando si fossero messi a loro agio, Surwa avrebbe ripreso a parlare, dopo essersi seduta a sua volta e aver tirato un sospiro di sollievo. Contando anche il giovane fratello della capoclan, erano soli.

    - Il motivo per il quale siamo costretti qui in questa fortezza di fortuna, fatta di legno marcio, coperte di pelle d'orso e liquore scadente, è dovuto al fatto che la città è ormai persa. Alcuni decenni fa, un cataclisma di cui ignoriamo i natali, ha estirpato la vita da questo posto, lasciando solo ombre di quello che c'era un tempo. Tutti gli uomini e le donne che vedete qui, erano fuori da Shulva quando questo avvenne, o non erano nati. Ormai, tutti e 4 i pilastri sono infestati da quelli che un tempo erano gli abitanti, ma ridotti peggio. -

    In quel momento il volto della donna si oscurò, non perchè non volesse rivelare un segreto, ma perchè quello che stava per rivelare le dava molto dolore.

    - Nella città hanno sempre vissuto due clan, le Scolopendre, ovvero la milizia, e le Lucciole, ovvero i ninja esperti. Quando accadde il fatto, i membri dei due clan vennero corrotti, ora si fanno chiamare rispettivamente, i seguaci del Veleno e dell'Ombra. Sono molti più di noi, e molto meno preoccupati della loro sorte, questo li rende molto più temibili di noi. Alcuni membri del vero clan delle Lucciole, che come noi si trovavano fuori dalla città quando persero tutti gli amici e i parenti, sono rintanati nei vari pilastri, in delle sacche di resistenza, per fungere da spie, e sabotatori, ma sono poche decine, e stremati. Raramente riusciamo a metterci in contatto con loro, sia perchè la città è quasi impraticabile, sia perchè esporsi per cercare un contatto significa rimetterci la pelle di qualche uomo, e non possiamo permettercelo. -

    La situazione, era più complessa del previsto, ed era solo l'inizio.
     
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    Dentro la Grande Porta


    V


    La reazione di Surwa sorprese non poco Hohenheim, il quale capì di aver completamente frainteso la situazione. Fin dal principio avevano pensato che Shulva fosse per loro chiusa, e che avrebbero dovuto fare tutto il possibile e l'impossibile per riuscire a passare la sua impenetrabile porta. Invece, la situazione era completamente all'opposto: loro erano attesi, persino in ritardo! Il manipolatore di argilla guardò con sguardo interrogativo Amanimaru: il sunese infatti non era a conoscenza degli eventi che avevano avuto luogo a Kiri e non avrebbe esitato a chiedere: Nessuna richiesta formale è arrivata al mio villaggio in seguito al mancato coinvolgimento di Kiri. In tutta onestà, siamo qui per indagare sul simbolo che decora il portone alle vostre spalle. Tuttavia i nostri interessi sembrano coincidere e quindi saremo lieti di darvi una mano. Prima di tutto, però, come mai Kiri non vi ha prestato aiuto? Se la donna avesse risposto, Hohenheim sarebbe venuto a sapere di come l'epidemia fosse arrivata sul suolo accademico, ed avrebbe ulteriormente chiesto se avessero capito la causa del contagio, così che lo stesso non succedesse anche a loro.

    [...]


    Il drappello di shulviani fece largo ai due ninja, consentendo loro di passare il portone che li aveva fino a quel momento bloccati. Gli occhi di Hohenheim si riempirono di stupore e meraviglia quando la sua vista si posò sulle bellezze naturalistiche di quel posto. La cavità rocciosa nella quale si stavano infilando era completamente rivestita da una fitta vegetazione! La luce che veniva diffusa dalla roccia permetteva la crescita di una flora consistente, che profumava l'aria ed eliminava qualsiasi senso di claustrofobia. Ad Hohenheim sembrò di non percepire affatto di star scendendo nelle profondità della terra, sebbene la pavimentazione discendente di quella grotta chiaramente lasciava intendere il contrario. Una seconda porta, più piccola della precedente, si parò davanti loro dopo una decina di minuti di cammino. Il gruppo di shulviani divenne immediatamente vigile, impugnando le armi, mentre Surwa apriva la porta ed ammonì gli accademici di rimanere in guardia. ...mmm strano...dovremmo star entrando dentro il loro dominio...ma perché tutte queste precauzioni? Qualcosa non quadrava. Oltrepassare quel secondo portone fu come fare un salto nel buio. L'oscurità li avvolse completamente mentre si ritrovarono a percorrere un lungo ponte illuminato da bracieri. La coltre di oscurità riusciva ad essere vinta dalla luminosità delle fiamme solo per pochi metri, prima di avere nuovamente il sopravvento. Hohenheim si sentiva vulnerabile: come se un nemico fosse in agguato nel buio, come se il buio fosse il nemico stesso. Immediatamente divenne più vigile, e fece un cenno di assenso ad Amanimaru, quando questi gli rivolse la parola. ...come mai questo luogo è così diverso da quello che abbiamo appena passato..? Sembra quasi che la roccia, grazie al suo essere refrattario al chakra, stia contenendo qualcosa...qualcosa di terribile...

    Il gruppo marciava in silenzio. Hohenheim avrebbe voluto fare molte domande, ma la tensione di quel momento era palpabile. E poi un avamposto fu in vista. Oltrepassarono una barricata di legno, semplice ma ben costruita, entrando in quello che sembrava un piccolo avamposto di fortuna. Le persone che lì vivevano lì accolsero come eroi: Hohenheim venne strattonato ad abbracciato da volti sconosciuti e grati, e non poté far a meno di chiedersi che diavolo stesse accadendo in quel luogo! Surwa li portò quindi lontano dalla folla e fu solo allora che lo sguardo del jonin si posò sulla maestosa Shulva. Mai il jonin aveva visto una costruzione così imponente nella roccia. A confronto, il covo della Canzone del deserto era insignificante. I quattro pilastri della città sorgevano quasi randomicamente all'interno della caverna, collegati da una serie innumerevole di ponti. Il più vicino pendeva dal soffitto ed era stato lavorato così che immensi gradoni adornassero la sua superficie, ognuno sufficientemente grande da ospitare interi quartieri. Gli altri sorgevano sulle pareti della grotta stessa, simili al primo, sebbene la distanza non permettesse al jonin di coglierne tutti i particolari. L'avamposto era stato costruito tra il ponte che avevano appena passato ed il Primo Pilastro. Quella particolare posizione già suggeriva una dinamica interna a Shulva davvero poco felice: se gli Shulviani erano barricati in quell'avamposto di fortuna fuori dalle proprie case, chi è che aveva invaso i loro spazi?

    Surwa li portò in una piccola base di fortuna, così che potessero parlare in tranquillità. La situazione era più complessa del previsto. Un cataclisma aveva in qualche modo convertito tutti gli abitanti di Shulva che si trovavano dentro le mura della città al momento del nefasto evento. Le cause del cataclisma erano ignote. Di fatti, una guerra civile era in corso: le Scolopendre e le Lucciole contro le corrispettive parti corrotte, i seguaci del Veleno e dell'Ombra. Mosso dalla voglia di capire, Hohenheim questa volta non si trattenne dal domandare:Che cosa vuol dire corrotti? C'è stata una mutazione o sono semplicemente impazziti? Inoltre cosa significa che a loro non importa della loro incolumità? Sono diventati insensibile al dolore? O non interessa loro vivere alla stessa maniera che interessa a noi? Però mi sembra di aver capito che il cataclisma li abbia uccisi... Domande necessarie per tastare un po' il terreno e capire con quali forze avessero a che fare.Inoltre siete riusciti a capire che cosa vogliono? Perché hanno iniziato questo scisma e qual è il loro scopo? Immagino che il vostro sia liberarvi di loro...Inoltre anche se non avete idea di cosa abbia scatenato il cataclisma, avete almeno un indizio su dove andar a cercare la risposta? In tutti questi anni vi sarete fatti almeno un'idea, o per lo meno avrete escluso qualche possibilità... Andando poi sul pratico: Cosa possiamo fare noi esattamente per voi? Da quanto avete detto i Seguaci vi superano di molto in numero e noi siamo solo in due: chiaramente non possiamo muovere loro una guerra, nonostante possiamo fare molti danni... E quindi sarebbe giunto a qualcosa che interessava loro: ...come ti abbiamo detto, noi siamo venuti ad indagare sul significato del simbolo disegnato sulla porta primaria a Shulva. Qualsiasi informazione ci puoi dare su di esso sarà per noi di vitale importanza. Anzi vi aiuteremo con il vostro problema in cambio.

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    I problemi di Shulva [6]



    Alla prima domanda del jonin di Suna, la donna rispose immediatamente, non senza nascondere una certa amarezza, supportata però da una discreta dignità e da grande comprensione.

    - Non è così, Kiri ci ha prestato aiuto, ma giunti alla porta, non hanno fatto in tempo a contattarci. A volte la piana è abitata da mercenari, a volte da banditi, a volte da...molto peggio, sono stati attaccati e un membro della loro squadra è stato ferito e infettato. Sono corsi via per soccorrerla, quando avremmo potuto farlo noi se solo si fossero fatti notare. Non biasimo la loro situazione, ci sono malattie terribili in questa zona, ma si sono lasciati trasportare. Mio fratello Riwa ha ceduto al panico e non li ha avvertiti della possibilità. -

    Avrebbe voluto aggiungere che se anche la ragazza (Meika) fosse morta, non sarebbe stato invano, e che forse una singola perdita valeva la pena per portare aiuto alla città, che versava in una situazione ben peggiore. In quel periodo, le scorribande contro la porta di Shulva erano molto frequenti e sebbene il portone fosse inespugnabile, doveva comunque essere tenuto aperto per assicurare l'arrivo di provviste per la resistenza. Come se non bastasse, la stessa epidemia si era sparsa anche all'interno della città, mietendo molte vittime tra gli uomini di Surwa.

    - Il simbolo sulla porta? E' lo stemma di Shulva, ma ora andiamo, si è fatto tardi, parleremo dentro. - E invitò i ninja a seguirla.

    [...]

    Durante la traversata, i dubbi del ragazzo passarono all'indirizzo di Jotaro, che gli rispose senza dare la minima spiegazione, perchè lui stesso non sapeva nulla, o quasi, della città.

    << Non sono mai arrivato così in profondità in questo posto, non ho idea di quali segreti possa celare, so solo che non mi piace affatto. >> A quel punto Surwa rispose ai due, senza voltarsi.

    - Sono dispiaciuta per quello accaduto anni fa, non immaginavo foste un membro di quella squadra di soccorso. Le mie scuse, all'epoca non eravamo minimamente in grado di organizzare una resistenza... - Surwa era presente durante l'intervento delle Ombre, anni prima, ma a quel tempo, la resistenza stava addirittura accampata fuori dalla città. - Il vostro aiuto ci permise di costituire l'avamposto che abbiamo oggi, ma non fu senza grandi sacrifici. -
    Il volto di Jotaro si contrasse in un ghigno di disapprovazione. A parer suo il sacrificio non era valso minimamente il risultato ottenuto.

    [...]

    Per tutta la traversata il compagno di Hohe restò in silenzio chiuso in se stesso. Stare in quella città gli ricordava quanto era stato incapace di difendere la sua squadra, e quanto non fosse affatto il ninja forte ed esperto che si era sempre vantato di essere. Non disse nulla, nemmeno durante l'incontro con la capoclan delle Scolopendre. La quale invece rispose a tutte le domande del giovane di Suna, o almeno a quelle cui poteva rispondere.

    - Sono sia mutati nel corpo, che impazziti. I seguaci dell'Ombra sono più spettri che uomini, mentre quelli del Veleno sono ammassi di carne e sangue senza una logica. Provano dolore ma sembrano gioirne invece di averne timore, spesso infatti ci colgono di sorpresa con attacchi suicidi; riguardo la loro sorte, per come sono ridotti, noi vogliamo considerarli morti, non siamo pronti a credere siano umani viventi, non hanno nulla di umano ormai. -

    Secondo l'analisi della donna, che aveva passato gli ultimi 10 anni in quell'inferno, i due clan rivali avevano uno scopo, ma non era quello di uscire dalla città; li attaccavano raramente, e senza convinzione, più per disturbarli o giocare con loro. A volte catturavano membri della milizia per aggiungerli ai loro ranghi, ma non sembravano avere una strategia precisa.

    - Non ho idea di cosa abbia scatenato tutto questo, ma scommetterei il miglior liquore del continente che la chiave di tutto sia nell'ultimo pilastro, quello del tempio. Già all'epoca della grande Shulva, era un luogo privilegiato, quasi tutti i cittadini erano banditi da quel luogo, solo i più influenti e le loro famiglie potevano avere accesso, la popolazione vi entrava una o due volte all'anno per le celebrazioni più importanti. Era sia la casa del culto che quella del Re, capite bene quindi che non era di facile accesso. Ora poi, la concentrazione di nemici aumenta via via che ci si avvicina ad esso, quindi non siamo in grado di indagare. L'avanzata più grande che abbiamo tentato è arrivata al secondo pilastro, e per riuscire abbiamo perso molti uomini, fu molto veloce, per recuperare scorte vitali e tornare indietro. Con gli uomini che ho adesso, se morissimo tutti, forse, e dico forse, conquisteremmo il primo pilastro con l'aiuto delle Lucciole lì presenti, ma poi saremmo distrutti. Siamo pochi, male equipaggiati, feriti e stanchi. I nostri rinforzi non esistono, e le nostre ricchezze sono così esigue da permetterci solo il minimo di provviste dall'esterno, qualunque tipo di aiuto da parte dei ninja stranieri sarebbe vitale. Qualunque; anche abbattere uno solo dei nostri nemici, dal momento che a quanto pare, la mutazione non permette la proliferazione. Negli ultimi dieci anni non abbiamo scorto nessun fanciullo degli Shulviani rinnegati, quindi prima o poi....potrebbero finire; ma finiremo prima noi senza aiuto. Oltretutto, gli uomini che ho qui non sono nemmeno cresciuti a Shulva, alcuni erano mercanti, altri pescatori, non sono mai stati addestrati, sono tornati qui per aiutare in nome della fratellanza che lega gli uomini e le donne di Shulva; sono persone meravigliose, ma pessimi combattenti. -

    Quindi, dopo aver permesso ai ninja di riposare e averli nutriti con dell'acqua e uno sformato di patate, la donna riprese a parlare con loro; dopo qualche ora concessa per il sonno nella sua stessa tenda. Al loro risveglio, la donna sarebbe tornata a sedere su di uno sgabello di legno e cuoio, rivolgendosi ai due ninja.

    - Ieri mi avevi chiesto del simbolo sulla grande porta, non so sinceramente cosa sia, per me è sempre stato solo lo stemma della città, se ha un significato particolare, lo scopro adesso. Nessuno in città hai mai avanzato un'idea del genere, sinceramente, e nessuno ha mai pensato il contrario. Ora, tornando a noi, l'ultima cosa che voglio è rischiare la vita dell'unico aiuto che sia arrivato dall'esterno, ma voi due siete più capaci di molti dei miei uomini, e forse siete gli unici in grado di aiutarmi sul momento. Da questo accampamento si accede al primo pilastro dal primo grande ponte di pietra; le Lucciole hanno recuperato un piccolo gruppo dei loro dal secondo pilastro dove erano relegati da mesi, in questo gruppo c'è una donna, Yen, un medico molto capace, che potrebbe rimettere in sesto molti dei miei uomini. Sono accampati al 2° settore del primo pilastro. La numerazione è crescente man mano che si scende, da 0 a 5. Il piano 0 del secondo pilastro, quello di accoglienza, con le rovine dei negozi, secondo le nostre informazioni è disabitato, ma al piano 1 sappiamo essere presente una sacca di ribelli del Veleno, che occupano il settore abitativo. Un gruppo troppo numeroso scatenerebbe un'allarme, e noi non siamo in grado di andare in 2 o 3 per recuperare una persona, ma voi potreste. In cambio, potete tenere qualunque cosa troverete nella città, e non vi chiederò altro aiuto; aprirò la grande porta e vi lascerò andare, sperando che ci manderete altro aiuto. -

    Che fosse un ricatto per non lasciarli uscire senza che avessero ultimato la richiesta, o semplicemente una richiesta disperata, non era troppo chiaro, ma se volevano vederci chiaro, quella era una prima possiblità. A quel punto, il giovane Riwa sarebbe entrato nella tenda con impeto, rivolgendosi a tutti i 3 presenti.

    - Li accompagnerò io, lasciatemi andare sorella ! - L'impeto del ragazzo era palpabile, sarebbe sgattaiolato tra le Scolopendre pur di accompagnare gli stranieri, a costo di violare la volontà della sorella, se lei glielo avesse impedito. - Non se ne parla, ne abbiamo già discusso, non sei pronto per seguirli negli altri pilastri; la tua debolezza ci ha quasi estinti l'ultima volta che hai chiesto aiuto a Kiri, non te lo ripeterò - Il battibecco non si fermò affatto, il giovane sebbene più giovane, basso ed esile della donna, si fece avanti e si fermò sul volto di lei, stringendo i pugni e fugando le sue paure e la riverenza verso la sorella. - Non ti presterò ascolto, andrò con loro, sono l'unico in grado di passare quasi inosservato tra tutti i tuoi uomini, loro si perderanno senza una guida nell'oscurità della città, e sono anche il più capace nel caso venissero avvelenati. Senza di me sono già morti! -

    Surwa esitò, teneva chiaramente al fratello, al punto da far appannare il suo giudizio per salvargli la vita, ma il ragazzo aveva ragione. Senza contare che quanto successo con i Kiriani, era stata colpa di Surwa, non di Riwa, la quale, non credendo che il fratello sarebbe tornato a Shulva potendo scegliere di andarsene lontano, fece sigillare le porte dopo la sua partenza. Questi sentimenti la convinsero a cambiare idea, dopotutto lui aveva dimostrato di poter attraversare mezzo mondo da solo per chiedere aiuto, mentre lei non aveva dato fiducia alla sua lealtà, facendogli credere di essere un codardo.

    - Molto bene, ma non azzardarti a morire, altrimenti verrò a pestarti. Riwa verrà con voi, mio fratello è abile nel curare le tossine del clan del Veleno, vi sarà utile, ma vi prego di tenerlo al sicuro...-

     
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    La condizione degli Shulviani


    VI



    Surwa se ne era appena andata, ed i due ninja stavano mangiando tranquillamente il pranzo che la donna aveva fatto preparare per loro. Il jonin della Sabbia era alquanto pensieroso. La condizione della resistenza Shulviana, stando alle parole di chi la comandava, era decisamente nera. Erano pochi, senza risorse, mal equipaggiati e, nella maggior parte dei casi, senza un appropriato addestramento. Hohenheim si chiedeva come avessero fatto a resistere tutto questo tempo, ed era alquanto amareggiato da come fosse stata condotta la vicenda dei mancati aiuti. Quello che lui ed Amanimaru potevano fare per loro era alquanto limitato, in effetti, e fino a quel momento Surwa non aveva ancora in mente un piano preciso che non fosse l'eliminazione di quanti più nemici possibile. Amanimaru era rimasto taciturno per la maggior parte del tempo, ed Hohenheim aveva l'impressione che non ne sapesse molto di più di quanto lui stesso aveva imparato in quell'ultimo incontro. Del resto, anche il suo ex maestro non era mai arrivato così in profondità nel territorio di Shulva. Che te ne pare Amanimaru? Al di là della condizione della resistenza. Riusciremo a trovare qualche informazione sul sigillo dei D? Non sembra che abbia una particolare importanza per questa gente.... Quella era anche una questione importante in tutta quella faccenda. Il simbolo sulla porta veniva solo identificato come un simbolo rappresentativo della città, ma non c'era alcun significato nascosto dietro esso che potesse essere a loro utile. O per meglio dire, nessun significato che fosse noto ai più. Tutta quella condizione mostrava come gli Shulviani stessi sapessero ben poco di quello che stava accadendo in casa propria. Forse il simbolo poteva avervi a che fare. Espose i suoi pensieri ad Amanimaru.
    Riposando, quella notte, Hohenheim ebbe un brutto incubo che aveva il sentore di ricordo. Era circondato da esseri dall'istinto omicida che si uccidevano l'un l'altro e che volevano uccidere anche lui. Tutto era ricoperto di sangue, proprio come in una missione che aveva svolto anni prima.

    [...]


    Il giorno successivo Surwa tornò sull'argomento del simbolo della città. Le speranze del jonin si riaccesero per un secondo, prima di rimanere per la seconda volta disilluse dal mistero che aleggiava intorno a quel sigillo. Al contrario del loro primo incontro, tuttavia, Surwa aveva definito un piano concreto, che fosse alla portata di un gruppo composto da pochi uomini così come erano loro. L'obiettivo era un medico delle Lucciole, la dottoressa Yen, che doveva essere prelevata e portata nell'accampamento dove si trovavano. Per raggiungere le Lucciole, sarebbero dovuti arrivare al Primo pilastro, e superare una sacca di membri del Veleno appostati fra il punto dove sarebbero entrati e la loro meta. Una missione tutto sommata complessa, che avrebbero dovuto svolgere rapidamente e con discrezione, ma fattibile. Proprio mentre Hohenheim stava per dare l'assenso alla missione, il fratello di Surwa, Riwa, prese la parola, proponendosi come terzo membro della spedizione. Dopo l'iniziale reticenza della donna, Surwa vide come avere un guida esperta come il ragazzo, il quale era per di più abile nel curare il veleno dei loro nemici, potesse solo far aumentare le possibilità di successo di quella missione. Hohenheim era felice al contempo di avere qualcuno che sapesse esattamente dove andare e che conoscesse i loro avversari. Tuttavia il ragazzo era impulsivo, e la sua leggerezza era costata già le vite di molti kiriani e, probabilmente, di molti ancora tra il suo popolo. Dopo aver gettato un'occhiata esplorativa verso Amanimaru, disseRiwa il tuo aiuto è ben accetto. Tuttavia deve essere chiaro che il tuo compito sarà solo di guida e di cura, qualora ne abbiamo bisogno. Questa operazione sarà interamente gestita da noi. Intesi? Quindi sei un esperto delle armi nemiche...bene...dicci qualcosa di più su questo veleno... Chiariti questi aspetti, Hohenheim sarebbe stato pronto a partire: Surwa, non posso garantire l'incolumità di tuo fratello, ma farò del mio meglio affinché torni a casa vivo e vegeto a missione finita. Non c'era altro da dire. Hohenheim avrebbe detto al ragazzo di fare strada.

    Chakra: 125/125
    Vitalità: 20/20
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 600
    Velocità:  650
    Resistenza: 700
    Riflessi: 775
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 775
    Agilità: 700
    Intuito: 700
    Precisione: 700
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Tecnica
    1: ///
    2: ///
    Equipaggiamento
    • Fumogeno × 1
    • Maschera × 1
    • D-Visor × 1
    • Gambali in Ferro × 1
    • Cotta di Maglia Completa × 1
    • Rivestimento Mimetico × 1
    • Respiratore × 1
    • Tonico di Recupero Superiore × 2
    • Kunai × 8
    • Tonico di Ripristino Superiore × 2
    • Kiseki Verde × 1

    Note
    ///

     
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    Il primo ponte [7]



    Con un sospiro affranto, Surwa accettò l'offerta del jonin della Sabbia. Sapeva bene che il fratello era in grado di aiutare i ninja, e che ogni aiuto sarebbe stato vitale data la situazione disperata, ma in qualche modo cercava di proteggere il più possibile il fratello dalla città, quella città infame che le aveva tolto tutto. Riguardo la domanda di Hohe, il giovanotto rispose di buon grado aiutando il jonin a capire meglio le abitudini e le tattiche nemiche.

    - Dunque signor ninja, gli infami della Peste usano tutti lame cosparse di sostanze acide. Non necessariamente si tratta sempre di agenti tossici o infettanti, a volte semplicemente corrosivi. Diversa questione per le armi da lancio più o meno grandi. Quelle sono sempre coperte di tossine che agiscono per via ematica. Per quanto riguarda le loro capacità invece, arrivare vicino ad uno di questi nemici non è una buona idea, sono in grado di generare nubi di gas tossico. Per quanto riguarda i soldati dell'Ombra invece, quelli che un tempo erano lucciole, si vedono raramente, dovete stare attenti agli angoli bui, se sono celati dall'oscurità sono molto più forti, per questo abbiamo disseminato questa zona di torce. -

    Dalle parole del ragazzo si capiva che non era mai stato direttamente in battaglia con questi nemici, le sue conoscenze erano sia vaghe, sia molto estese negli argomenti. Probabilmente era stato tenuto nelle retrovie per curare i feriti, ma aveva attinto ad ogni racconto e ogni libro a cui aveva accesso, per poter aiutare i suoi alleati il più possibile pur senza aver avuto esperienza diretta. Quello che invece era chiaro, era che Riwa conosceva dei passaggi, o semplicemente era in grado di muoversi dentro Shulva con più successo delle altre Scolopendre.
    Il gruppo avrebbe ricevuto una torcia a testa e alcune provviste, sufficienti a 3 giorni di viaggio, contanto due pasti al giorno per ognuno dei presenti. La città era grande, ma non abbastanza da tenerli via 3 giorni, il significato di quel pacchetto "standard" era infatti dovuto ai "blocchi".
    Come Surwa avrebbe infatti spiegato, il loro rischio più grande era di trovarsi davanti ad un "blocco di Shulva": per come era conformata la città, con poche, pochissime vie per procedere, se per qualche ragione la strada davanti o dietro a loro fosse stata inaccessibile, non avrebbero avuto molte alternative, e sarebbero rimasti intrappolati o incapacitati a proseguire. Il pacco doveva servire a resistere fino all'arrivo dei rinforzi, o nell'attesa di trovare il coraggio di porre fine alla propria vita.

    Gli altri, tutti riuniti alla barricata esterna, in un religioso silenzio, con le torce in mano, li avrebbero osservati allontanarsi, dopo qualche secondo, se i ninja si fossero voltati, avrebbero notato Riwa osservare alle loro spalle, dove tutte le Scolopendre, si trovavano in piedi con il pugno destro alzato in segno di saluto, al quale il ragazzo rispose prontamente, conscio che forse, non avrebbe rivisto nessuno di quegli uomini. Era la prima volta che lasciava Surwa per una missione dentro la città, senza di lei.
    Il ponte iniziale che portava al primo pilastro, era una meraviglia dell'ingegneria Shulviana, si estendeva per km senza tiranti, nè strutture particolari, aveva semplicemente una colonna ogni tanto, che scendeva nell'oscurità del baratro della città infame. Presto, le luci alle loro spalle scomparvero, lasciando che i tre fossero illuminati unicamente dalle loro torce e da quelle presenti una volta ogni 50 metri sul ponte: dei bracieri non troppo grandi ma sufficienti per tenere tutta la struttura, più o meno illuminata. Attorno a loro, il nulla. A parecchie decine di metri, si potevano scorgere le pareti della cavità, coperte di muschio, ma il silenzio e il buio regnavano sovrani.
    Dopo circa 1 ora di cammino, Jotaro avrebbe interrotto il passo, facendo un cenno se fosse stato in cima alla comitiva, o con la voce, se fosse stato in qualunque altra posizione.

    << Problemi. >>

    Nel giro di pochi instanti infatti, davanti e dietro di loro, a circa 10 metri, sarebbero sorte dal terreno 4 figure di forma gelatinosa; una sorta di teletrasporto. In breve avrebbero assunto forma "umana".
    Il ponte era abbastanza largo da ospitare 3 persone poste una accanto all'altra, e in quel momento, due si trovavano dietro ai ninja per impedire la fuga, mentre altre due sbarravano il cammino.
    Dietro di loro due soldati dall'insolita armatura, con una maschera che ricordava il volto di un volatile stilizzato. La tuta era da combattimento, ricordava vagamente quella delle Scolopendre, ma decisamente meno logora, e modernizzata. Sulla giacchetta e sui pantaloni erano presenti tasche esterne contenenti fiale di vetro di chissà quale sostanza. Gli occhi erano invece illuminati da una strana fonte luminosa verde. Difficile comprendere se si trattasse di un dispositivo o di una energia emessa dagli avversari.




    Questi uomini, di cui un terzo si trovava davanti a loro, avevano tutti una wakizashi riposta sulla schiena, e dei chiari contenitori porta-armi sulle gambe, erano molto più simili ai ninja che i continentali conoscevano, che agli stessi Shulviani appena incontrati.
    L'ultimo uomo invece, il quarto, era situato davanti a loro con uno dei soldati accanto a sè. Questo era diverso. Quasi completamente nudo, aveva solo un paio di occhiali storti e una gonnella a coprire il sesso. La cosa più strana però, era che possedeva un bastone con una grossa cisti di carne che pulsava sulla cima, per non parlare della sua pelle coperta di pustole marce. Strati tumorali ingrossati si estendevano al di fuori dell'epidermide, creando una grossa escrescenza sulla sua spalla destra, tanto da farlo sembrare un esperimento del Suono andato male. Tutta la pelle era chiaramente malata, lo scheletro era deformato al punto da impedirgli la postura eretta, e dalle smorfie di cui era dipinto il volto, sembrava perennemente immerso in dolori terribili. Non aveva altro con sè, se non il disprezzo che suscitava negli altri.




    Riwa trasalì leggermente, strinse i pugni e si rivolse sottovoce ai due accompagnatori, per informarli della situazione. Lui conosceva i nemici, di nome almeno, se non per averli incontrati.

    - Attenti...i due dietro di noi sono Adepti della Peste, come quello davanti uguale agli altri. Il tizio deforme è un Monaco della Peste, un caposquadra, non avvicinatevi troppo, pare che la stessa aria sia malata attorno a loro...sono tutti ex membri delle Scolopendre e saranno sicuramente portatori di malattie e veleni...Sono qui per capire le nostre intenzioni e studiarci per poterci attaccare in massa più avanti, non dobbiamo permettere che fuggano! -

    I primi avversari erano giunti, come avrebbero reagito i ninja?
     
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    Primo Ponte


    VII


    Molto bene Riwa...se ti dovesse venire in mente qualcos'altro faccelo sapere. Il resoconto del ragazzo era approssimativo, ma per lo meno dava un'idea delle capacità degli avversari. Non buone notizie, comunque, in particolar modo per Hohe, il quale personalmente odiava i veleni ed il modo in cui agivano. Per fortuna, avevano con loro un esperto in quel settore. Al contrario, il jonin credeva di avere un buon vantaggio contro i soldati dell'Ombra, essendo un sensitivo ed anche un esploratore.

    Una volta ricevuti viveri e torce, il jonin avrebbe insistito per partire il prima possibile, e così sarebbe stato. Fuori dall'avamposto, Hohenheim si sarebbe voltato una sola volta alle sue spalle, notando che anche Riwa si era voltato a sua volta. L'immagine del saluto dei Shulviani lo colpì con una forza che non si sarebbe aspettato. Quelle persone stavano davvero lottando per la loro sopravvivenza, e quel saluto, seppur semplice, era carico di significato. Così, per la prima volta, il jonin si ritrovò a pensare che cercare di aiutare quelle persone sarebbe stato una cosa buona da fare, indipendentemente dalla riuscita della loro ricerca.

    [...]

    Il percorso che portava al primo pilastro passava attraverso il ponte più imponente che Hohenheim avesse mai visto. Completamente realizzato in quella strana roccia refrattaria al chakra, il ponte si estendeva oltre il limitato raggio visuale del gruppo. Eccetto per le luci delle torce e di alcuni bracieri posti sulla stretta struttura, erano infatti nel buio. Hohenheim avvertiva l'antichità e la maestosità di quel luogo, ed avrebbe volentieri detto qualcosa a Riwa a rigaurdo, se la situazione non fosse così precaria. Mentre stava valutano se utilizzare o meno il D-Visor per compensare l'assenza di luce, Jotaro avvertì la presenza di nemici. Messo subito in allarme, Hohenheim non ebbe problemi ad individuare le quattro figure che si erano materializzate davanti e dietro la loro posizione. Gli avversari che erano comparsi indossavano tutte tecnologiche ed emettevano strani bagliori. L'unico che era riverso, riportava escrescenze e protuberanze in diverse parti del corpo, che erano lasciate nude. Riwa non tardò a dare loro ulteriori informazioni. Sta vicino a noi e non fare azioni avventate. Jotaro, tu prendi quelli dietro, io quelli avanti. Se lo ritieni sicuro, lasciane in vita uno per interrogarlo. Infatti, avere informazioni più fresche sulla distribuzione delle forze nemiche sarebbe sicuramente stato un vantaggio per loro. Tuttavia, quelli erano avversari infidi, per via delle tecniche che utilizzavano. Non bisognava dare loro spazio di manovra. Soprattutto, non bisognava avvicinarsi troppo. Perfetto per lo stile di combattimento di Hohenheim, il quale tuttavia non voleva rischiare di usare le sue esplosioni e, casomai, attirare ulteriori attenzioni. Questo non voleva dire che la sua argilla sarebbe stata inutile. Anzi.

    Come dal nulla, una piccola statuina comparì nella sua mano, prima che, in uno sbuffo di fumo, essa si trasformasse in un suo cloneClone d'Argilla
    Villaggio: Generico
    Posizioni Magiche: Nessuna (0)
    L'utilizzatore può creare un clone corporeo di sé, sfruttando quattro unità di Argilla, entro 3 metri; potrà spostarsi entro il raggio d'azione della tecnica speciale. Non possiede conoscenze del ninja; ha 500 crediti equipaggiamento ed è parienergia l'utilizzatore. Ogni clone ha potenza pari a 20 e durezza pari a 1 ogni livello dispari della tecnica speciale, riduce di 10 i danni subiti ogni livello dispari. L'utilizzatore può concedergli, all'attivazione, una riserva di chakra a piacere; una volta disattivata la tecnica o distrutti tutti i cloni, il chakra residuo tornerà all'utilizzatore. Il clone può esplodere come una qualsiasi altra creazione d'argilla.Tipo: Ninjutsu - Doton
    (Consumo: Medioalto)
    [Richiede Manipolazione Argilla II]
    [Da genin in su]
    Clone Robusto
    Talento: L'utilizzatore può creare cloni con durezza aumentata di 1. Utilizzabile una volta ogni 2 round, non è possibile utilizzare altre abilità "Talento" in associazione.[Da genin in su]
    Impronta di Chakra Terra [2]
    Talento: L'utilizzatore ottiene l'impronta Terra. È possibile avere massimo 3 impronte di Chakra. L'impronta aumenta di +10 la potenza delle tecniche avanzate di tipo Doton, il potenziamento è doppio se fronteggiate Suiton. Non è possibile sfruttare le altre abilità "Talento" in combinazione.[Da chunin in su]
    Ninjutsu Perfette [0]
    Speciale: L'utilizzatore può utilizzare 2 abilità "Talento" applicandole alla stessa ninjutsu, 1 volta ogni 2 round. [Da chunin in su]
    identico a sè. Il clone sarebbe scattato verso il monaco e l'adepto della Peste che avevano di fronte a loro. Arrivato in corpo a corpo, il suo doppio avrebbe preso l'enorme zanbato che portava sulla schiena e, con un movimento rapido, avrebbe cercato di tagliare entrambi i suoi avversari all'altezza del basso ventre. Non era un caso che avesse scelto quell'arma. Le dimensioni del ponte impedivano grandi movimenti di schivata sui fianchi, ed un'arma così ampia aveva la portata necessaria a tagliare ogni via di fuga in quella direzione. Se comunque non fosse bastato a mettere KO i due, il clone avrebbe eseguito un nuovo fendente, identico in potenzialità al primo, che avrebbe cercato il collo di entrambi gli obiettivi.

    [...]

    Allo scatto del clone del jonin era seguita un' immediata reazione di uno dei due adepti della Peste alle spalle del gruppo. Jotaro avrebbe visto uno dei due avversari correre verso la sua posizione ad una modesta velocità. Arrivato a due metri, tuttavia, uno shuriken giganteShuriken Gigante [Distanza]
    Uno Shuriken molto più grande del normale, di diametro pari a 60 cm e una gittata di 45 metri.Tipo: Da Lancio - Taglio
    Dimensione: Mediogrande
    (Potenza: 20 | Durezza: 3 | Crediti: 50)
    [Da chunin in su]
    sarebbe sbucato dalle spalle dell'uomo, uscendo dall'occultamento fornito dal corpo dell'adepto in corsa. Probabilmente lanciato dal compagno di questi, la grande arma avrebbe cercato il collo di Jotaro. Se lo avesse mancato, tuttavia, il colpo avrebbe sicuramente minacciato Riwa. Lo shuriken nascondeva una doppia insidia. Nella sua ombra erano stati occultati Arte dei Proiettili d'Ombra [1]
    Arte: L'utilizzatore potrà nascondere nell'ombra di un'arma, un'altra identica. L'arma nascosta sarà considerata Furtiva e avrà Furtività pari all’utilizzatore incrementata di 1. Seguirà la medesima traiettoria dell’ombra del proiettile visibile diversi centimetri sotto; scansarsi dalla traiettoria del proiettile visibile permetterà di sfuggire alla traiettoria del proiettile non visibile. (Consumo: ¼ Basso ogni arma occultata)
    [Da genin in su][Furtività 7]
    un gruppo di quattro shuriken regolari, lanciati con medesima forza. Inoltre, tutte le armi erano avvelenate con una letale tossinaSanguinamento Letale (5 dosi) [Veleno]
    La somministrazione di 1 dose causa un copioso sanguinamento dei bulbi oculari che causa Accecamento per 2 round. La vittima, se somministrate ulteriori 2 dosi entro 2 round dalla prima somministrazione, continuerà a Sanguinare (DnT Medio). Dopo 2 round dalla prima somministrazione, la vittima è Spossata (DnT Leggero).Tipo: Supporto - Variabile
    Dimensione: Minuscola
    (Potenza: 1 | Durezza: 1 | Crediti: 100)
    [Da chunin in su]
    . Indipendentemente dalla sua reazione all'attacco a distanza, Jotaro si sarebbe trovato ad affrontare anche il secondo adepto della Peste, che ora gli era arrivato in corpo a corpo. L'uomo avrebbe tentato di afferrare il busto del ronin all'altezza delle costole, con i palmi aperti. Una frazione di secondo prima del contatto, sulla base del palmo di ogni mano sarebbe scattato un punteruoloMeccanismo di Iniezione [Meccanismo]
    Questo meccanismo consente all'utilizzatore di iniettare nel nemico una dose duplice di veleno di tipo iniezione.
    Tipo: Da Incremento - Supporto
    Dimensione: Nullo
    (Potenza: 20 | Durezza: 0 | Crediti: 0)
    [Da genin in su]
    lungo una ventina di centimetri, e dotato di un microscopico forellino alla sua estremità. Se fosse riuscito nel suo intento, il punteruolo avrebbe iniettato un'altra tossinaNecrosi Forzata (5 dosi) [Veleno]
    La somministrazione di 1 dose causa la necrosi della zona colpita. Causa Semiparalisi e Dolore (DnT Leggero) per 2 round. La vittima, se somministrate ulteriori 2 dosi entro 2 round dalla prima somministrazione, avvertirà un incremento del Dolore (DnT Medio). Tipo: Supporto - Variabile
    Dimensione: Minuscola
    (Potenza: 1 | Durezza: 1 | Crediti: 100)
    [Da chunin in su]
    molto velenosa direttamente nel sistema circolatorio di Jotaro.

    Chakra: 121/125
    Vitalità: 20/20
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 600
    Velocità:  650
    Resistenza: 700
    Riflessi: 775
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 775
    Agilità: 700
    Intuito: 700
    Precisione: 700
    Slot Difesa
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Azione
    1: ///
    2: ///
    3: ///
    Slot Tecnica
    1: ///
    2: ///
    Equipaggiamento
    • Fumogeno × 1
    • Maschera × 1
    • D-Visor × 1
    • Gambali in Ferro × 1
    • Cotta di Maglia Completa × 1
    • Rivestimento Mimetico × 1
    • Respiratore × 1
    • Tonico di Recupero Superiore × 2
    • Kunai × 8
    • Tonico di Ripristino Superiore × 2
    • Kiseki Verde × 1

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    Non fu l'assalto al preoccupare il giovane Riwa, ma le parole del jonin riguardo il catturare uno dei nemici. Subito intervenne tagliando la frase di Hohe per chiarirgli un concetto che per lui era così evidente e chiaro, da non essergli venuto in mente al momento del briefing.

    - Catturarli? No no no non possiamo catturali, non possiamo nemmeno avvicinarli, quelle cose se minacciate ESPLODONO !! -

    Decisamente una informazione vitale che per una svista di attenzione, il ragazzo non aveva pensato di trasferire. Fortunatamente però il Sunese era abbastanza esperto da lasciar fare ad un clone il lavoraccio di intavolare un primo contatto con il nemico. Jotaro rispose con un cenno del capo alla divisione dei pani e dei pesci del suo ex allievo, e strattonò Riwa in mezzo a loro due, se il ragazzo non si fosse posizionato autonomamente tra i due ninja. Il fronte sarebbe stato liberato abbastanza in fretta: le capacità fisiche e marziali del jonin e dei suoi cloni non lasciarono nemmeno un centimetro alle azioni degli avversari, tanto il simulacro d'argilla era possente. Un colpo secco di spadone e i due nemici caddero a terra divisi in due, senza che nemmeno avessero provato a difendersi. I loro riflessi potevano essere rallentati, oppure semplicemente non c'era storia nel divario tra loro e il giovane ninja della Sabbia, ed effettivamente, una volta abbattuti, i corpi si squagliarono rilasciando un gas verdastro tutto attorno a loro, in circa 1 metro quadro. Respirarlo sarebbe stato molto considerato.
    Quanto a Jotaro invece, l'assalto degli Shulviani infami si rivelò molto infido, essendo lui il primo a dover difendere. Il nemico ripose il primo assalto in uno shuriken gigante che il ronin nemmeno aveva visto sulla schiena del suo avversario, a causa del buio della grotta; questo saettò rapido verso di lui, e la scelta era se deviarlo o lasciare che colpisse Riwa dietro di lui, entrambe le opzioni non soddisfacevano l'uomo. Dal momento che non aveva idea di cosa questo primo assalto potesse nascondere, Jotaro tirò fuori dalla manica uno strano paletto oscuro, simile alla grafite, cilindrico, terminante a punta. Parte del contenuto della strana sacca forse?
    Sacrificio - 1 Basso = 1 LeggeraSacrificio: L'utilizzatore può convertire la propria Vitalità in chakra, una volta al round. Ogni leggera incrementa di Basso il chakra posseduto. Gli occhi di Jotaro si iniettarono di rosso sangue e il ricevitorePot 10 Dur 3 ruotò nella mano destra, mentre il ronin calcolava il tempo esatto per l'azione che stava per compiere. Arrivato alla giusta distanza, scattò appena di lato e descrisse una rotazione sul posto, sollevando i piedi da terra. Durante la rotazione, spinse verso l'esterno il ricevitore, facendolo conficcare nel foro centrale dello shuriken gigante in rotazione. [1/2Basso Riflessi 450][Difesa 1]
    Terminando la rotazione rivolgendosi nuovamente verso il nemico, con l'intenzione di rilanciare indietro lo shuriken gigante, che nel frattempo continuando a ruotare sul ricevitore, generando scintille che venivano emesse in ogni direzione; Jotaro si accorse degli shuriken nascosti nell'ombra solo perchè questi si infransero contro il grande cerchio rotande posto a mo di scudo, sebbene l'intenzione iniziale non fosse quella. [Difesa 2] Il suono metallico degli shuriken che si schiantavano contro l'arma gigante echeggiò nella cavità.

    Il ronin rilanciò lo shuriken gigante verso il ponte, ma in una direzione casuale dato che l'assalto degli shuriken lo avevano sbilanciato [Non offensivo] Il nemico passò senza problemi sotto l'arma e fu addosso al ronin in un attimo; troppo veloce per evitarlo, doveva essere parato. Poco prima di essergli addosso però, lo Shulviano non cercò di colpirlo ma di afferrarlo, e a giudicare da quello che aveva detto Riwa, un abbraccio da quei tizi era da evitare assolutamente. Jotaro spinse il bacino indietro, e usando un avambraccio interponendolo in obliquo, quasi verticale, ancora impugnando il ricevitore, deviò gli arti superiori del nemico, abbastanza da evitare che i punteruoli gli graffiassero il volto. [Difesa 3] Da quella posizione di vantaggio, Jotaro avrebbe provato a liberarsi del nemico in modo quantomai definitivo. Senza attendere che il nemico si ritirasse, Jotaro lo caricò a distanza zero, cercando di colpirlo con una sonora spallata verso il bordo del ponte per guadagnare spazio [Azione 1 - stat Rossa] Se l'azione avesse avuto successo, avrebbe quindi caricato un calcio per farlo volare giù dalla balaustra; altrimenti si sarebbe distanziato lui spostandosi all'indietro. [Azione 2 - Stat Rossa]
    Se non fosse riuscito ancora a liberarsi del nemico, avrebbe caricato un ulteriore calcio rotante per avere ancora più energia cinetica a disposizione, per colpire al petto il nemico ed essere quantomai sicuro di farlo volare nel vuoto [Azione 3 - Stat Rossa] Se invece dopo il primo calcio il nemico fosse già stato in caduta libera, avrebbe estratto due shuriken legati al filo di nylon e li avrebbe lanciati specularmente con tutte e due le mani, nascondendo il ricevitore durante l'azione [Gratuita]. La direzione degli shuriken era indirizzata alla ginocchia dell'ultimo nemico rimasto, perchè il filo cingesse le gambe e causasse la caduta dell'avversario.
    [Azione 3 - Stat Rossa - Attacco Doppio]

    [...]

    Quello che però era sfuggito a Jotaro, era che pochi istanti prima, uno degli shuriken nascosti nell'ombra, era passato attraverso la rotazione dello shuriken gigante, un caso più unico che raro, permettendo all'arma di arrivare a destinazione indisturbata. Nessuno se ne sarebbe accorto, nel fragore della lotta, meno Riwa, che avrebbe ricevuto quello shuriken proprio in una coscia. Il ragazzo non era ancora mai stato in azione e non si era mai realmente ferito con un'arma nemica.
    Il ragazzo strinse i denti per il dolore, e poco dopo il termine degli assalti, afferrò con forza lo shuriken e lo strappò dalla carne e dalle vesti.
    A quel punto, un ruggito terrificante avrebbe fatto tremare tutta la grotta, così assordante e così possente da obbligare tutti i presenti, ninja e Shulviani, a restare sulle ginocchia per non finire distesi a terra. Terminato il terremoto, che avrebbe fatto crollare grosse porzioni del soffitto della grotta, tutto tornò al silenzio, per qualche istante; poi un fruscìo sommesso prese a diffondersi per tutta la cavità. Come un suono di passi svelti, misti a voci sussurrate, ma in misura esagerata per la grandezza della grotta. Jotaro si rivolse a Riwa.


    << Riwa, quanto manca alla fine del ponte ? >> - Non saprei, penso pochi minuti ormai, perchè ? -

    Jotaro si guardò attorno per qualche istante, fissando il vuoto dietro di loro, da dove erano arrivati, prima di rivolgersi a Hohe senza mai smettere di fissare un punto casuale nel nulla più oscuro. <<...Correte. >>

    Si girò verso Hohe, e afferrò Riwa per rimetterlo in piedi e spingerlo in avanti, ripetendo nuovamente la frase, ma stavolta con gli occhi sgranati e alzando decisamente il tono della voce. << CORRETE!! >> Pochi istanti dopo infatti, non solo sul ponte, ma anche sulle pareti della cavità, decine e decine di figure iniziarono a farsi strada come insetti, a perdita d'occhio, bruciando rapidamente la distanza tra loro i ninja, come una marea velenosa.
    Hohe avrebbe potuto rapidamente disfarsi di gran parte di loro, e se avesse provato, usando l'argilla, avrebbe notato che per ogni gruppo di nemici abbattuti e fatti precipitare, il doppio ne appariva dall'oscurità; e la cosa peggiore era che non si trattava di un'illusione, erano davvero braccati dall'intera caverna!
    Sfruttando tutta la stamina a loro disposizione, o altri espedienti, avrebbero raggiunto la fine del primo ponte nel giro di una decina di minuti di corsa a perdifiato. A quel punto avrebbero notato chiaramente una persona, vestita come Riwa, fare dei cenni, come a volerli far smuovere per raggiungere prima il pilastro. Quando fossero arrivati, la persona in questione avrebbe attivato un sigillo su una parete del pilastro, rendendolo traslucido ed entrandovi, facendo chiaramente capire al gruppo che quella era la loro unica salvezza. (Oltretutto la figura in questione non era solo una bella donna, ma non aveva nemmeno pustole addosso, almeno apparentemente). Al loro passaggio, la parete sarebbe tornata ad essere solida, e i ninja avrebbero chiaramente udito i tonfi sordi dei nemici che si schiantavano contro il muro dietro di loro, fracassandosi le ossa come capi da macello.


    [Il cunicolo]

    Erano in un corridoio stretto e Riwa era per terra e respirava a pieni polmoni, quella corsa improvvisa lo aveva praticamente distrutto. Era la prima volta che la vedeva con i suoi occhi...

    - Quella.....merda ma allora esiste davvero, esiste non era una storia per farmi paura, quella è la "marea di Shulva" è il sistema di allarme del primo pilastro, è....coff coff...composta dai cadaveri dei nemici che abbiamo sconfitto nei decenni, non diminuisce mai, può solo aumentare, e si arrampica ovunque come una nebbia che....uff...non lascia scampo....e tu chi cavolo saresti me lo spieghi? -

    La donna che li aveva salvati si stava prendendo cura della coscia di Riwa, avvolgendo delle bende imbevute di balsamo sulla sua ferita, come una madre premurosa. Era a sua volta molto scossa, non si aspettava di dover avere a che fare con la Marea, quel giorno, e non certo per Riwa e due stranieri. Alla domanda di Riwa sorrise, e rispose.

    - Sono Yada, piccolo Riwa, noi ci siamo già visti, ma eri poco più di un fanciullo quando io e mia sorella partimmo per il pilastro. Mia sorella Yen, sono sicura che siate qui per lei. Voi due chi siete? Non portate gli emblemi delle Scolopendre. Siete stranieri ? Come siete entrati a Shulva? - Sebbene le parole della donna sembrassero guardinghe e dimostrassero poca fiducia, questa apparenza venne immediatamente ribaltata quando la donna prese per mano entrambi i ninja per ringraziarli, e offrì loro delle gallette di riso assieme ad alcune bende curative da riporre e usare in caso di avvelenamento da taglio. Jotaro era diffidente, non per i modi gentili della donna, ma perchè lui era diffidente di natura.

    << La sorella di Riwa, Akemi, ci ha informato che non ci sono scolopendre nel primo pilastro. Porti i loro vessilli, perchè? Che cosa ci fai qui. >> La donna sorrise, era abituata all'atteggiamento che il ronin le aveva messo davanti. E aveva imparato a conviverci. - La sorella di Riwa si chiama Surwa, astuto ninja, e io non sono affatto una Scolopendra infatti. Appartengo alla fazione delle Lucciole, e sono qui per salvarvi la vita a quanto pare. L'armatura che ho addosso è riciclata, non abbiamo un magazzino accademico a disposizione per sostituirle in caso di danneggiamento. - Terminò tagliente. Non aveva tutti torti. - Questa in particolare l'ho strappata dal cadavere di mio fratello ormai quasi un decennio fa al temine di una battaglia, durante la quale ho scelto di recuperare la sua armatura e non il suo corpo, che oggi probabilmente era in mezzo a quella marmaglia. L'armatura mi ha da allora salvato la pelle molte volte. - Jotaro chinò il capo in segno di scuse e di rispetto


    Chakra: 0/40
    Vitalità: 12.5/13.5
    En. Vitale: 30/30
    Statistiche Primarie
    Forza: 425
    Velocità:  375
    Resistenza: 375
    Riflessi: 400
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 400
    Agilità: 400
    Intuito: 400
    Precisione: 400
    Slot Difesa
    1: Shuriken Intercettato
    2: scudo con shuriken gigante
    3: deviazione nemico
    Slot Azione
    1: spallata
    2: calcio
    3: 2° calcio o attacco doppio
    Slot Tecnica
    1: ///
    2: ///
    Equipaggiamento
    • Kunai × 10
    • Accendino × 1
    • Tirapugni con Lama × 2
    • Tonico di Recupero Medio × 1
    • Shuriken × 5
    • Filo di Nylon Rinforzato [10m] × 1
    • Specchietto in Metallo × 1
    • Bottiglietta di Alcool × 1
    • Fumogeno × 1
    • Tonico di Ripristino Medio × 1
    • Tonico Coagulante Medio × 1
    • Cartabomba II × 1
    • Mantello × 1
    • Parabraccia in Cuoio × 1

    Note
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25 replies since 9/7/2017, 22:50   301 views
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