Shinobi e mercanti[Paese del Ferro] Shin e Asami

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    Shinobi e mercanti


    Post 1 ~ Affari di Clan



    Shin discese i numerosi scalini in una penombra rischiarata solo da alcune fiaccole che ardevanoa intervalli regolari. Era stato convocato sul far della sera dal consiglio del clan, più precisamente dal suo nucleo attivo nel Paese del Fuoco con sede nel Villaggio della Foglia. Si trattava di uno dei nodi principali della rete sparsa su tutto il continente a seguito della grande diaspora, avvenuta ormai oltre un secolo prima. La famiglia di Shin, così come molte altre, si erano trasferite a Konoha al termine dell'invasione cremisi, guadagnandosi il titolo di cittadini originari per aver contribuito alla ricostruzione post bellica. I Kinryu dovevano la loro sopravvivenza al ruolo che si erano ritagliati nel tempo. Sfruttando la loro distribuzione e le loro doti persuasive avevano creato una fitta trama di contatti, avamposti e presidi, da cui controllare il commercio su scala continentale. Era opinione comune che non vi fosse merce che non potessero reperire. Bastava poter pagare abbastanza. Ciò che rendeva il clan diverso dalle grandi famiglie mercantili era tuttavia il traffico di informazioni. Notizie, segreti, voci, tutto aveva il suo prezzo. Si erano infiltrati in numerosi luoghi di potere, sia per ottenere tali beni che per rivenderli, a volte in modo palese, altre occultando la propria identità, e avanzando favori da numerosi uomini facoltosi, ministri e addirittura piccoli stati. Inoltre, gli stessi clan ninja facevano segretamente affidamento sui Kinryu per quelle questioni in cui la via ufficiale era da evitare. Agendo alle spalle dei Villaggi o della stessa Accademia, oppure per risolvere problemi interni, il modo più rapido per procurarsi le informazioni era il clan che aveva occhi e orecchie ovunque nel continente. Tra i clienti migliori a Konoha senza dubbio vi erano gli Uchiha, che grazie ai loro servigi evitavano che troppi occhi rossi traditori girassero per il mondo liberi di rivelare i propri segreti.
    Giunto nel luogo della riunione, trovò solo l'anziano che solitamente gli affidava gli incarichi ad attenderlo, seduto all'ampio tavolo circolare. Nessuna traccia degli assistenti che lo aiutavano con la copiosa documentazione, forse a causa della tarda ora. L'uomo gli fece cenno di accomodarsi di fianco a lui, e il ragazzo prese posto. Con voce roca, senza troppi preamboli, prese a spiegargli il motivo della sua convocazione. Ci è giunto questo dispaccio poche ore fa. Poi ti lascerò il fascicolo da studiare, ma ora ascoltami. Cosa sai del Paese del Ferro? Il giovane inclinò di poco la testa di lato, studiando il volto rugoso nella luce fioca della sala. Lo stato è retto da uno shogun che ha dichiarato la propria neutralità, ma che talvolta collabora con l'Accademia per faccende di poco conto. Ci pensò un poco su, ma non gli venne in mente molto altro di rilevante da aggiungere. Il vecchio, annuendo, riprese. Precisamente, e ciò ci permette di fare ottimi affari. La neutralità è una manna per i mercanti, ma ha un prezzo per essere mantenuta. Il genin fu turbato da quelle parole enigmatiche, ma la conversazione prese subito un'altra piega impedendogli di approfondire. La bilancia commerciale del Paese è tenuta in positivo principalmente dalle esportazioni di minerali ferrosi e altri metalli, di cui il loro territorio è ricco, sia in forma di lingotti che in prodotti finiti. L'anziano fece una pausa per rifiatare, mentre Shin rimase in silenzio aspettando il seguito. Tuttavia da alcuni mesi le quote di materiali spedite all'infuori del Paese stanno diminuendo. Sulle prime non ci avevamo fatto troppo caso, pensavamo fosse il fisiologico andamento del mercato, o un calo della produzione dovuto all'estinzione di alcuni filoni. Tuttavia, qualche giorno fa è successo un fatto preoccupante. Si interruppe nuovamente, tanto che il genin si interrogò se fosse veramente parlare tanto a lungo lo stancasse o se piuttosto amasse fare delle pause ad effetto. Abbiamo scoperto che la famiglia Takezawa, proprietaria di una delle tre grande corporazioni che gestiscono il settore, sta nascondendo il rapimento di uno dei nipoti del capo clan: non hanno denunciato la scomparsa alle autorità e non sembra che si stiano muovendo in altri modi per ritrovarlo. E non è tutto... Dopo aver frugato rapidamente tra le carte sul tavolo, ne estrasse un rapporto risalente ad una settimana prima. I Nakamura, la terza delle corporazioni che gestiscono il consorzio, hanno cacciato i rappresentanti degli Hoshiyama durante una contrattazione. Non serve che stia qui a spiegare quanto possa essere grave la cosa. Noi ci occupiamo di una quota minoritaria, anche se redditizia del commercio, ma il grosso dei prodotti metallici è ridistribuita nel continente da loro. Ovviamente abbiamo saputo questo per vie traverse, entrambe le parti stanno tenendo le bocche ben chiuse sulla questione. Almeno fino a stasera. Allungò al giovane un dossier che sembrava una copia di un rapporto di polizia, cui era allegata una foto. L'immagine ritraeva un uomo parzialmente svestito, con la gola tagliata da parte a parte in quella che sembrava essere una camera d'albergo per persone benestanti. Kusugawi Hoshiyama, uno dei rappresentanti commerciali della famiglia presso il consorzio. Era un poco di buono, dedito alle donne e all'alcol, e nessuno lo piangerà; temo però che il clan non lascerà cadere la cosa tanto facilmente. Ovviamente non ci sono indizi e le autorità brancolano nel buio. Alla fine daranno la colpa ad un ladro, vedrai. Il quadro generale stava iniziando a delinearsi davanti al Kinryu. Qualsiasi cosa stesse accadendo nel Paese del Ferro, andava scoperta. Lo status quo delle famiglie mercantili era nel loro interesse, ma soprattutto potevano guadagnarci se avessero scoperto qualche informazione importante prima della concorrenza, rivendendola se era il caso al miglior offerente o approfittandone di prima persona se più conveniente. Vedendo la scintilla di comprensione nei suoi occhi, l'anziano sorrise, iniziando a spiegargli il suo compito.
    Lungo la strada verso il Paese del Ferro, Shin lanciò un'occhiata alla sua compagna di strada. Era la seconda volta che incontrava Asami. La prima era stata durante l'emergenza al Palazzo del Daimyo, ma per tacito accordo ciò che era successo quel giorno non andava rivangato. Entrambi erano vestiti in modo da non dare nell'occhio, con abiti civili, pur avendo probabilmente occultato entrambi parte del proprio equipaggiamento. Nel Paese del Ferro gli shinobi non erano apertamente osteggiati, ma comunque guardati con sospetto. Presentarsi come tali avrebbe indubbiamente limitato le loro opzioni, quindi avevano optato per eliminare qualsiasi segno distintivo. Già una volta, durante una missione ad Iwa, nel Paese della Roccia, Shin si era finto un mercante, con discreto successo, anche se il grosso del lavoro era stato fatto dall'amico Shunsui. Giocherellando con l'anello su cui era intarsiato il simbolo del suo clan, il ragazzo rivolse finalmente la parola alla kunoichi. Dimmi, Asami-san, perché ce l'avevi tanto con me quella volta? Si riferiva alle parole sprezzanti rivoltale dalla giovane poco prima del teletrasporto. La faccenda gli era rimasta in testa fin da allora, ma non avevano più avuto modo di affrontare la questione. Se ora dovevano svolgere quell'incarico insieme, era opportuno che si chiarissero. Sapere di potersi fidare della persona che ti copre le spalle era primario nel loro ambiente. La strada poi era lunga ed il curioso Kinryu non si sarebbe trattenuto dal riempire la genin di domande, a meno che quella non gli avesse fatto capire che erano indisiderate. Non mi sembra che tra te e il tuo clan corra buon sangue, perché hai accettato questa missione? La sua famiglia era famosa tanto per la sua ricchezza, quanto per la loro visione del mondo. Tuttavia il giovane avrebbe preferito ascoltare dalla viva voce della ragazza cosa si celava realmente all'interno di un clan tanto potente. Visto che sono coinvolti nell'incarico, avrei piacere mi spiegassi meglio come funzionano le cose all'interno del tuo clan, onde non commettere errori. Il giovane sospirò, conscio di star rischiando l'ira della collega, ma non poteva far altrimenti. Se c'era una cosa di cui era assolutamente convinto, era che buttarsi in battaglia senza le informazioni corrette era la via più rapida verso la sconfitta.


    Benvenuta in questa giocata che mastererò, spero di interpretare bene i membri del tuo clan che incontreremo strada facendo. Non c'è un percorso prestabilito, a seconda delle nostre azioni la storia potrebbe prendere pieghe anche molto differenti. L'importante è divertirsi e far conoscere meglio i PG. Intanto fai una presentazione generale del clan e di Asami, nel prossimo post descriverò l'arrivo a destinazione e le diverse alternative su come procedere. Buona ruolata!

     
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    -Ma che ore sono!?-

    La giovane Hoshiyama si svegliò nel cuore della notte. Il canto di una cicala fece da colonna sonora al suo risveglio notturno. Portò la mano destra alla tempia mentre barcollando si avvicinò alla finestra, completamente aperta. Gli occhi, ancora socchiusi, si aprivano lentamente mentre con lo sguardo cercava di distinguere il paesaggio che poteva osservare dalla sua stanza. Oltre alle altre dimore che occupavano l’area est del villaggio, poteva osservare anche diversi alberi. I rami degli stessi seguivano la stessa direzione del vento che in quelle ore investiva la città più importante del Paese del Fuoco. Alcune nuvole di passaggio, che la ragazza aveva involontariamente evitato con lo sguardo, erano intente a raggiungere il villaggio. Si avvicinò alla scrivania, accendendo la piccola lampadina. Numerosi libri, oltre all’attrezzatura dove solitamente creava i suoi tonici, erano sparsi su di essa. La mano si muoveva tra i volumi, cercando in realtà un piccolo orologio da tavolo in legno. Solo una volta presa avvicinò sia il suo volto che l’oggetto alla luce, controllando così l’orario.

    §E' notte fonda.§

    Sbuffò quando vide l’ora. Non era la prima volta che si svegliava in piena notte e quando succedeva difficilmente riusciva a chiudere nuovamente gli occhi. Posò la sveglia sul piano in legno, spegnendo successivamente la luce. A passo lento si avvicinò alla porta dal sua camera, aprendola lentamente. Ma qualcosa la bloccò improvvisamente, tenendo con la mani sinistra la maniglia della porta. Le sue orecchie ascoltarono una voce familiare, risvegliando la mente della ragazza.

    -Dici sul serio!-

    §Ehm...§

    Quella voce era inconfondibile. La sentiva dalla mattina alla sera ed era della stessa persona che, gentilmente, l’aveva ospitata nella sua dimora. La sua voce potente rimbombò in tutta la casa. Ma ormai era abituata a quel tono di voce e sapeva benissimo che apparteneva a suo zio Bumi. Ma con chi stava parlando? Perchè era così sorpreso?

    -Non urlare!-

    I suoi occhi iniziarono a guardare in un punto fisso sul pavimento. Una goccia di sudore iniziò a scorrere lungo il suo visto. Le sue mani, come tutto il suo corpo, iniziarono a tremare mentre le sue orecchie continuarono ad ascoltare le parole dell’uomo. Anche la sua voce, come quella dello zio, non era nuova per le sue orecchie. Solamente dal suo tono freddo e aggressivo, si materializzò l’immagine del padre. Perchè era a Konoha? E perchè a quell’ora della notte? Di chi stavano parlando i due fratelli? Chi era stato ucciso e per quale ragione?

    §Un esponente della famiglia è stato ucciso!?§

    -Era un buono a nulla. Dal mio punto di vista, ci hanno fatto solo un favore.-

    Perchè era così freddo? Perchè ogni volta non gli importava di niente e di nessuno? Era stato ucciso un esponente della famiglia Hoshiyama eppure non aveva intenzione di muovere un dito per scoprire la verità. Ascoltando quelle parole, un senso di delusione s’insinuò nel suo animo. Dopo tutto questo tempo non riusciva a comprendere il carattere del padre, che era totalmente diverso dal suo. Da quando aveva compiuto 15 anni aveva visto il suo carattere cambiare radicalmente. Era diventato più possessivo ma allo stesso tempo era meno presente per il suo lavoro. Pretendeva troppo dalla ragazza non comprendendo le varie passioni della figlia. Aveva già prestabilito il suo futuro quando lei stessa aveva già deciso di cambiarlo, lasciando la sua casa nativa.

    -Era un esponente della famiglia...-

    Diverso anche dal fratello che, molto probabilmente, rimase anche lui scioccato dalla sua risposta priva di sentimento. Tra i due chi aveva il carattere sbagliato? Suo padre, che incarnava il vero carattere dei membri della famiglia, o suo zio, totalmente l’opposto?

    -Io ti ho solo riferito l'accaduto. Ma nessuno deve saperlo... nemmeno Asami.-

    -Va bene. Non dirò niente...-

    E perchè in quell’occasione non era in disaccordo con il fratello? Perchè la giovane Hoshiyama doveva starne fuori da questa storia? Per le regole della nobile famiglia, che proibivano le donne alla partecipazione di simili situazioni? O perchè diventando una kunoichi a tutti gli effetti, la famiglia non voleva sapere nemmeno un suo parere?

    §...§

    Un silenzio si abbattè all’interno della dimora che venne spezzato solo dal rumore di alcuni passi e di un cigolio di una porta. Molto probabilmente suo padre stava lasciando Konoha, nel modo più silenzioso possibile in modo da non far sapere alla figlia della sua presenza. La breve riunione era terminata e l’unica cosa che fece la ragazza fu quella di ritornare nella sua stanza, appoggiando successivamente la schiena contro la porta. Con lo sguardo assente ripensò a tutto quello che ascoltò quella notte. Fino al mattino, guardando, seduta sul suo letto, fuori dalla finestra. Osservando ciò che il panorama gli offriva. Assistendo anche l’alba, che arrivò in un attimo. Forse troppo in fretta.
    Quella mattina la casa era completamente vuota. Suo zio l’aveva già lasciata da un bel pò. Forse per questioni di lavoro o perchè non voleva incontrare la nipote, non raccontando niente di quello che era successo quella stessa notte. Ma la diciannovenne sapeva già tutto e il suo prossimo obiettivo era quello di raggiungere il paese del Ferro. Per riprendere le energie fece una doccia tiepida. Non aveva bisogno di svegliarsi dato che lo era già da ore ma l’acqua serviva per rilassare i muscoli e sciore quella tensione che aveva accumulato nel corso della notte. Non trattandosi di una missione per l’accademia o per il vilaggio e non volendo rappresentare una minaccia per la gente del posto, scelse un abbigliamento semplice indossando una maglia marrone a giromaniche, un pantalone aderente nero, delle scarpe rosse e i guanti di cuoio. Inoltre indossò una cintura aggiungendo diversi piccoli marsupi separando così le diverse armi e accessori che aveva deciso di portare con sè. Prima di lasciare la villa e il villaggio, entrò nella camera di suo zio. Sperava di trovare ulteriori notizie riguardo all’accaduto raccontato dal padre. Ma nessun documento o appunto trovò sulla sua scrivania.

    §Non c'è niente... Sicuramente mio padre starà già agendo.§

    Nonostante le sue parole fredde, la giovane Hoshiyama avvertiva che in realtà stava già escogitando qualcosa per la reputazione della famiglia Hoshiyama. Ovviamente a modo suo, forse, ordinandolo ad un altro esponente del clan. Lasciò il villaggio con quel dubbio, guardandosi di tanto in tanto alle spalle, sperando di non essere seguita da nessun esponente del clan.

    [...]

    -Dimmi, Asami-san, perché ce l'avevi tanto con me quella volta?-

    Lungo la strada aveva incontrato un ragazzo alto più o meno quanto lei. Inizialmente non l’aveva riconosciuto ma osservandolo con più attenzione l’aveva già visto, anche se non ricordava dove. Ma Ascoltando quelle parole un piccolo briciolo di memoria si accese nella sua mente. E ricordava anche il tono che aveva usato per presentarsi alla ragazza. Non amava particolarmente quel tipo di atteggiamento. Inoltre non l’aveva incontrato nemmeno per sbaglio all’interno del villaggio, non capendo il perchè di quel tono usato nei suoi confronti.

    -Ti eri rivolto a me con così tanta arroganza. In più non c'eravamo mai visti, quindi per me eri uno sconosciuto.-

    Aveva ancora lo sguardo sul ragazzo per poi spostarlo verso la strada che gli si presentava davanti. Lo era anche in quell’occasione. Non poteva definirlo nemmeno un conoscente visto che l’aveva visto solamente una volta. Quell’occasione rappresentava un’opportunità per conoscerlo davvero, rivalutando anche il suo carattere. Al primo incontro la loro conversazione non era stata piacevole ma non voleva fermarsi alla prima impressione. Ma la seconda domanda posta dal ragazza la spiazzò. Di colpo si fermò, osservando il giovane con aria stranita e rimanendo senza parole. L’unica cosa che fece fu quella di serrare la mascella, guardando lo shinobi, questa volta, con un’aria del tutto tranquilla.
    Quando aveva lasciato la casa per trasferirsi a Konoha, solo gli esponenti della famiglia nè erano al corrente. La maggior parte, infatti, avevano deciso di tacere su quell’argomento, proprio per non sminuire la loro reputazione e salvaguardare l’economia della famiglia. Altri avevano visto la sua scelta come un affronto, tanto da non considerarla. Il primo tra questi fu proprio il padre che, dal giorno del trasferimento, non mandò una lettera, a differenza della madre.

    -E tu come fai a saperlo!?-

    I suoi occhi verde smeraldo puntarono quelli neri del giovane. Era confusa ma allo stesso tempo arrabbiata, cercando di capire il perchè era a conoscenza d’informazioni così riservate. Oltre a lui altri shinobi del villaggio sapevano di quel segreto? Davvero gli esponenti della famiglia Hoshiyama avevano rilevato la scelta della giovane?

    -Lascia perdere…-

    Il quel caso non aveva nessun motivo per essere arrabbiato con lui. Piuttosto doveva prendersela con suo padre. Durante l’infanzia aveva fatto di tutto per educarla secondo la tradizione della famiglia, ritrovandosi invece una figlia che aveva scelto un destino completamente diverso. Spostò lo sguardo altrove, quasi nascondendo il suo viso. Iniziò a camminare, a braccia conserte, rivolgendosi a lui.

    -Se proprio vuoi saperlo io non dovevo diventare una kunoichi. Loro disprezzano gli shinobi, per questo motivo, ora come ora, non sono nemmeno considerata...-

    Quella disgrazia accaduta poteva essere un motivo per avvicinarsi alla ragazza. Invece aveva preferito lasciarla al di fuori di tutta quella storia.

    -Ma è stata una mia scelta diventarlo… Sto pagando le conseguenze... ma almeno... non sono manipolata dalle loro assurde regole.-

    Prima di allora veniva controllata da tutti, anche dalla servitù. Ciò che mangiava o ciò che indossava veniva sempre approvato dai suoi genitori. Solo una volta arrivata a Konoha sentì il vero significato di libertà.

    -Per quanto riguarda la missione… io non sono stata coinvolta. In realtà volevano tenermi fuori da questa storia. Ho deciso di partecipare di mia spontanea volontà. Anche se per loro rappresentava solo un peso, faceva comunque parte della famiglia.-

    Voleva andare a fondo della vicenda a differenza del padre o suo zio che, inaspettatamente, la tenne al di fuori di questa storia.

    -Visto che sono coinvolti nell'incarico, avrei piacere mi spiegassi meglio come funzionano le cose all'interno del tuo clan, onde non commettere errori.-

    -Ci sono diversi nuclei sparsi per il continente... A volte organizzano delle riunioni. Essendo una donna, per me era proibito solo ascoltare i loro discorsi. Questo è tutto quello che so...-

    Guardò altrove. Forse cercava della normalità in tutto quello ma lei non lo vedeva. Non l’aveva mai visto. Solo in quel momento era consapevole della scelta fatta. Non era solo affascinata dal potere del chakra. Il suo non era solo un capriccio come, molto probabilmente, pensava il padre. Non voleva più essere sottomessa a quelle regole. Ci era riuscita. Ma era l’unica donna ad averlo fatto. Come aveva fatto sua madre ad avvicinarsi a quella famiglia? Riceveva ancora lettere scritte da lei perchè comprendeva il suo stato d’animo?
    Assunse un'espressione pensierosa, portando la mano destra sotto al mento. Non aveva altro da raccontare sulla sua famiglia. Apparte il carattere che accomunava la maggior parte degli esponenti. Freddi e calcolatori, soprattutto per quando riguarda gli affari. Orgogliosi del loro nome e di ciò che pensavano riguardo ai shinobi che popolavano quel continente. Amanti del lusso, pensiero soprattutto condiviso fra le donne, spendendo la maggior parte del loro denaro in abiti e accessori costosi, sia per il loro abbigliamento che per la casa.

    -Se non vuoi battibecchi devi rivolgerti in modo più cordiale possibile...-

    Amanti soprattutto del rispetto, riservato solo a chi lo dimostrava.

    -Ovviamente questo discorso non vale per me. Puoi darmi benissimo del tu. Non farti nessun problema Jin.-

    Fece un piccolo sorriso, lanciandogli un fugace sguardo. Parte di quelle caratteristiche erano comuni anche per la giovane donna, dimostrandosi a volte orgogliosa e amante del lusso (negando la maggior parte quest’ultimo aspetto).
    Ma un dubbio l’assalì in quegli attimi. Si fermò, a braccia conserte, e iniziò a guardarlo con fare sospetto prima di rivolgergli la parola.

    -Prima hai fatto riferimento al rapporto tra me e la mia famiglia... Questo vuol dire che sai già qualcosa della mia famiglia. Volevi delle conferme?-

    Indipendentemente dalla sua risposta avrebbe continuato a guardarlo, chiedendogli una sua piccola curiosità.

    -Perchè sei coinvolto in questa storia?-
     
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    Post 2 ~ Nelle terre del ferro



    Il ragazzo si accarezzò il capo con una lieve espressione perplessa sul viso. Ehm... Il mio nome sarebbe Shin... Lo shinobi della Foglia aveva avuto modo di comprendere meglio la kunoichi che l'accompagnava dalle poche domande che gli aveva posto dopo il loro fortuito incontro. Il giovane Kinryu stava sorseggiando tranquillo un tè fresco fuori da un punto di ristoro, diverse miglia a nord di Konoha, quando aveva intravisto Asami passare. Sulle prime era rimasto sorpreso, ma la sua mente aveva ragionato in svelta. Quella strada conduceva nel modo più rapido al Paese del Ferro, la donna sembrava indossare abiti civili, come se non fosse in missione, ed infine apparteneva proprio alla famiglia Hoshiyama, la stessa del morto. Troppe coincidenze perché non vi fosse qualcosa sotto. Saldato il conto, l'aveva rapidamente raggiunta, affiancandosi a lei lungo il cammino ed attaccando bottone con una serie di quesiti chiarificatori. Ora il genin aveva conferma delle voci che correvano su quel potente clan di mercanti. Pensieroso, decise di essere sincero con la ragazza, considerando tutto era meglio averla dalla propria parte piuttosto che lasciarla agire da sola, mettendo a rischio la sua missione. Ricambiò il sorriso, sebbene la Asami ora lo squadrasse con sospetto. Non è che abbia fatto indagini su di te o simili. Abbozzò una difesa, anche se in realtà non aveva fatto nulla che lo richiedesse. Tuttavia quando ti sei presentata, il tuo cognome mi è rimasto impresso. Insomma, è piuttosto noto, come il fatto che le donne di solito non vengono coinvolte negli affari della famiglia, e me lo hai appena confermato. Per questo ero sorpreso. Prese un lungo sospiro, sperando che le sue spiegazioni sincere bastassero a placare i dubbi della collega. Per quanto riguarda la missione, sono stato inviato dal mio clan a far luce su ciò che sta accadendo nel Paese del Ferro. Il nostro istinto di cacciatori di informazioni ci suggerisce che ci sia qualche piano segreto in atto, in cui la vittima è rimasto coinvolto. Tuttavia temo sia soltanto un tassello di un quadro più grande. Non aveva ancora la situazione sufficientemente chiara neppure per abbozzare un'ipotesi, ma se il consiglio degli anziani aveva deciso di inviare un ninja e non un semplice informatore voleva dire che la faccenda poteva assumere risvolti pericolosi. Per il momento ho intenzione di indagare su alcuni fatti, tra cui appunto l'omicidio. Mi piacerebbe se potessimo collaborare. Le sorrise più apertamente, sperando cogliesse l'invito che il ragazzo le stava rivolgendo. Nonostante l'inizio non proprio entusiasmante, Shin si stava convincendo che la kunoichi in realtà era una brava persona, più per mezzo del suo istinto che per reale conoscenza. A proposito, quali sono le tue specialità? Vorrei evitare di dover combattere, soprattutto considerando che i ninja non sono visti di buon occhio in quelle terre, ma sapere di avere le spalle coperte mi fa sentire più tranquillo. Io sono uno specialista nel corpo a corpo, se c'è da menare le mani puoi contare su di me! Se il clima tra di loro si fosse effettivamente disteso, il giovane avrebbe iniziato a parlare del più e del meno, per conoscere meglio Asami. Anche se erano entrambi shinobi di Konoha, non aveva mai avuto a che fare con la ragazza e il suo animo curioso prese rapidamente il sopravvento, sebbene solitamente non fosse un chiaccherone.
    Era ormai mezzogiorno inoltrato quando i due superarono l'arido crinale che separava la vallata del fiume Idee dalla parte meridionale della nazione. Davanti a loro si ergeva una delle città più grandi del Paese del Ferro, Ideekusa, centro nevralgico del commercio dei metalli che reggeva l'economia della regione. Nonostante il sole fosse ben alto in cielo, la città, le cui dimensioni dovevano essere imponenti, era in gran parte nascosta alla vista dalla nube scura che si levava da milioni di camini posti entro le sue mura. Mentre discendevano su un ripido sentiero iniziarono a rendersi conto di quanto imponente fosse veramente Ideekusa. Le mura in mattoni rossi erano alte almeno dieci metri, ma a intervalli regolari svettavano torri ancora più imponenti. Su tutto era però disteso un nero strato di fuliggine, che tendeva a rendere uniformi i colori e a dare al posto un aspetto sudicio. L'aria, una volta raggiunto il fondovalle, si era fatta calda e satura di polveri al punto da provocare al Kinryu un eccesso di tosse. Il portone d'ingresso era spalancato, ma presidiato da una squadra di lancieri che perquisivano con solerzia i carri che entravano in città. Poco più avanti dei gabellieri prelevavano i dazi sulle merci importate, mentre altri ufficiali doganali controllavano i visti dei visitatori a piedi. Una manciata di samurai dall'aria truce vigilava su tutte quelle operazioni a braccia incrociate, lasciando che fossero i propri sottoposti a sporcarsi le mani. Shin notò come l'uomo che stava studiando i loro documenti avesse storto il naso, ma alla fine fece cenno alle guardie che potevano passare. Non si erano allontanati che di pochi passi quando il giovane, guardandosi intorno spaesato in mezzo alla folla, si interrogò ad alta voce rivolgendosi più a se stesso che alla compagna. Da dove dovremmo inizia... Mentre ancora terminava di formulare la frase, si accorse che qualcosa, o meglio qualcuno, gli stava tirando la maglia. Abbassando lo sguardo, vide un bambino di al massimo sei o sette anni, vestito miseramente, che allungava una mano verso di lui, in un gesto universale. Superando un attimo di incertezza, il ragazzo prese alcune monetine lasciandole cadere con la sinistra sul palmo aperto. Con un sorriso il piccolo corse via, prima che potessero rivolgergli la parola. Mentre ancora lo osservava allontanarsi, una voce giunse alle sue spalle. Dovresti essere più accorto a mostrare quell'anello qui.

    uOXx1GiLo shinobi si voltò di scatto, mettendosi sulla difensiva, ma quando vide a chi apparteneva quella voce profonda si rilassò un poco. Nobou, quanto tempo. Vuol dire che anche Yoko si trova in città eh?Il giovane scambiò una rapida occhiata con la kunoichi al suo fianco. Sono dalla nostra parte, anche se non mi aspettavo di trovarli qui. L'uomo avvolto da un lungo cappotto sbuffò di fronte a quelle chiacchiere, avviandosi verso la strada meno battuta. Intanto leviamoci di qui. Shin sospirò, invitando Asami a seguirlo e al contempo scusandosi per il suo comportamento. E' sempre un tipo di poche parole. Per il resto del percorso, a meno che non fosse la ragazza ad aprir bocca, i due sarebbero rimasti in silenzio. Lasciarono rapidamente la via principale per inoltrarsi in un dedalo di passaggi claustrofobici a causa delle alte palazzine di mattoni che si levavano su entrambi i lati. Gli edifici sembravano inclinati verso il centro della strada, dando l'impressione che stessero per crollare loro addosso e coprendo gran parte del cielo. Scendendo verso il fiume l'umidità aumentò sensibilmente, rendendo l'aria torrida e inquinata ancora più pesante e difficile da respirare. Lungo il percorso incrociarono torme di operai ricoperti di fuliggine, olio e nerofumo, dalle facce stanche e arrossate. Quasi a ogni incrocio dei mendicanti chiedevano muti l'elemosina, la maggior parte con arti mutilati. Facile immaginare che in quel posto dimenticato dai kami non vi fosse nessuna assistenza per chi rimaneva coinvolto nei frequenti incidenti sul lavoro. Numerosi erano poi i bambini che correvano, vestiti di cenci, per le stradine, completamente abbandonati a sé stessi. Alcuni si fermarono a guardarli, ma lo sguardo severo di Noumo li fece fuggire a gambe levate. Questa è la zona delle banchine, dove vengono scaricati i materiali ferrosi che provengono dalle miniere a monte della città. Delle enormi chiatte fanno avanti e indietro incessantemente. Da questa parte. Svoltando improvvisamente ad una traversa quasi invisibile tanto era piccola, raggiunsero infine la loro destinazione, una bettola d'infimo ordine priva perfino dell'insegna. Senza indugio, l'uomo spalancò la porta, tenendola aperta affinché anche Asami e Shin potessero entrare. Il luogo era scuro per la scarsa illuminazione e per il sudiciume che ricopriva ogni cosa, a partire dal bancone e dall'omino che si trovava oltre di esso. A quell'ora sembravano essere gli unici avventori, ma l'oste non concesse loro la minima attenzione mentre, sempre seguendo Noumo, i due salivano le scale diroccate.
    Con incedere sicuro, la loro guida spalancò l'ultima porta in fondo al breve corridoio. Ancora una volta, i due lo seguirono. La stanza sembrava decente, almeno per gli standard di quel posto, ma non si vedeva nessuno. Non appena il Kinryu avanzò di qualche passo, tuttavia, venne aggredito, o meglio abbracciato, a tradimento. LHUGiaOCome se fosse apparsa dalle ombre, una piccola figura incappucciata avvolgeva la vita del giovane, che cercava disperatamente di liberarsene. Onee-chan, mi sei mancato! Quando finalmente lo shinobi riuscì ad averne ragione, togliendosela di dosso, anche la kunoichi avrebbe potuto osservare l'esile ragazza che le stava davanti. Capelli biondi e sguardo felino, era più bassa di loro di almeno una decina di centimetri, e sembrava piuttosto contenta. Intanto non sono tuo fratello, ma tuo cugino di... Il ninja si mise a contare con le dita. Terzo, no quarto grado. E poi ti sembra il caso di saltarmi addosso così? Allo sguardo indispettito esibito non corrispondeva altrettanta risolutezza da parte del foglioso, che sospirò rumorosamente. Ma Shin-kun, come puoi trattare così la tua tenera cuginetta? Da piccoli giocavamo sempre insieme... La ragazzina fece gli occhioni, come se fosse veramente toccata dall'atteggiamento freddo del parente. Quello, in tutta risposta, si sedette su una delle sedie vicine alla finestra, sospirando ancora una volta ed abbassando le spalle scoraggiato. Ci siamo visti solamente per un'estate, ed è stato terribile visto che non la smettevi un attimo di farmi dispetti. Quella rise di gusto, prima di accomodarsi sul letto, lanciando un'occhiata divertita alla kunoichi che aveva appena assistito al siparietto. Sei in un romantico viaggetto con la tua fidanzata, Shin-kun? Lo shinobi dovette fare del suo meglio per non perdere l'equilibrio, cadendo dalla sedia, e divenne rosso in viso. No...io...lei non...è solo una collega! La risposta forse precipitosa avrebbe potuto non fare molto piacere ad Asami, ma in quel momento erano le uniche parole che il giovane aveva trovato. Il suo pensiero andò per un secondo ad un'altra ragazza, dai capelli neri come il carbone, ma poi si riscosse. Tu piuttosto, che ci fai qui? Pensavo che il clan avesse inviato solamente me. Quella sorrise, mentre Noumo con un gesto della mano invitò Asami ad accomodarsi sull'altra sedia. Stavo seguendo un altro caso, nel Paese dell'Erba, ma una pista mi ha condotto in questa ridente cittadina. L'ironia non era per nulla mascherata. Non posso parlartene nei dettagli, ma c'è qualcosa di grosso in ballo. Così, sapendo che sareste venuti fin qui, ho mandato Noumo ad aspettarvi. Meglio coordinare gli sforzi, che ne pensi? Il suo viso assunse un'espressione compiaciuta che ricordò al giovane un gatto che si lecca i baffi. Sentendosi in dovere di dare qualche spiegazione alla compagna, il Kinryu si rivolse ad Asami. Yoko è la migliore cacciatrice di informazioni della famiglia, e probabilmente dell'intero continente. La sua presenza qui non è esattamente rassicurante... Diede una rapida occhiata all'uomo che le faceva da spalla, tanto immobile a ridosso della parete da sembrare una statua, per poi tornare a fissare la ragazzina. Hai già avuto modo di scoprire qualcosa? Il suo sorriso parve incrinarsi per la prima volta, ma si riprese in breve tempo. Sono a Ideekusa solo da due giorni, ma mi sono fatta un'idea di massima. Tre quarti della popolazione è composta da operai, braccianti e altri uomini di fatica che vivono praticamente alla giornata. Occupano la zona bassa, a ridosso del fiume, resa malsana dai fiumi e dai liquami delle industrie e delle botteghe artigiane. La fascia media è occupata dai mercati e dalle piazze di scambio dove avvengono i commerci. Vi si trovano le sedi delle gilde, anche se le tre grandi corporazioni che controllano il traffico dei metalli hanno la loro sede amministrativa nella parte alta, quella riservata ai pochi personaggi abbienti e alle autorità. Si tratta di una cittadella fortificata tanto verso l'esterno quanto verso l'interno, ed è anche la sede della guarnigione cittadina. Un rappresentante appuntato dallo Shogun è nominalmente sia il quartiermastro che il podestà, ma in realtà il potere è in mano ai tre capifamiglia. Takezawa, Nakamura e Ieeda si spartiscono cariche e ricchezza in parti uguali, assicurandosi la perpetuazione del proprio monopolio e proteggendo lo status quo. O almeno questo era ciò che accadeva fino a poco tempo fa, sembra che le cose stiano cambiano, e in fretta anche. La biondina rivolse i suoi occhi felini verso la kunoichi, sorridendole sorniona. A proposito, qual'è il tuo nome? Voi da dove iniziereste ad indagare?


    Ok, post molto lungo. In base alle informazioni contenute anche nel primo post su ciò che sta avvenendo, che Shin ha condiviso con te lungo il percorso, proponi un primo piano d'azione!

     
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    I due shinobi della foglia proseguivano lungo il percorso e raggiungere il Paese del Ferro il prima possibile. Rispose a tutte le domande poste dal giovane, rivolgendogli un piccolo sorriso. E la sua espressione cambiò quando il ragazzo proferì parola. Dapprima perplessa disegnando, successivamente sul suo volto, un'espressione divertita.

    -Shin?-

    Lo guardò stupita, continuando a camminare, ripetendo con voce bassa il suo nome. Portò la mano sulla sua fronte ripensando alla gaffe appena fatta, per poi scoppiare in una risata cristallina. Durò pochi secondi prima di rivolgersi al compagno di missione con un tono divertito.

    -Scusa! Avevo dimenticato il tuo nome. Non l'ho fatto apposta.-

    La mano destra accarezzava nervosamente la nuca mentre abbassava leggermente lo sguardo. Non era la prima volta che dimenticava il volto o il nome di qualcuno. Situazione che invece non accadeva mai ogni volta che doveva studiare le varie nozioni di medicina dai vari tomi.
    Guardava altrove ma le sue orecchie captarono comunque la voce di Shin. Non pensava di avere un cognome tanto famoso. Come non pensava che la mentalità, tanto maschilista degli esponenti, era in realtà conosciuta anche da chi non aveva a che fare con la famiglia. Ma a quanto pare le assurde condizione della famiglia Hoshiyama non erano conosciute solo da chi ne faceva parte. Ormai tutti, all’interno del continente, ne erano a conoscenza. Forse la partenza dell’aspirante medico alla città di Konoha arrivò non solo a tutti gli esponenti della famiglia Hoshiyama ma anche a componenti esterni che commerciavano con essa. Suo padre non era riuscito a salvaguardare la reputazione della famiglia, facendo conoscere la parte peggiore della stessa, forse, per incutere paura o la sua supremazia. Ma cosa ci guadagnava? Rispetto o solo critiche dalle altre nobili famiglie? Dopo quella rivelazione Asami aveva ancora il coraggio di portare quel cognome?

    §...§

    La voce del ragazzo la fece ritornare alla realtà. Alla missione che lei stessa aveva deciso d’intraprendere inizialmente da sola. La sua famiglia aveva mandato il giovane shinobi per scoprire ciò che stava accadendo al paese del Ferro, ipotizzando che in realtà non si trattava di un semplice omicidio. Purtroppo la ragazza non poteva sapere se ciò che aveva detto il ragazzo era vero. Forse la fama della sua famiglia aggiunta all’arroganza che caratterizzava ogni singolo membro della stessa, aveva scatenato l’ira di qualcuno, commettendo infine l’omicidio. Si trattava quindi di un complotto, come sospettava la famiglia di Shin? L’unico modo per scoprirlo era quello di raggiungere il Paese del Ferro il prima possibile e indagare su quello che era successo.

    -Visto che devi occuparti anche dell'omicidio, sarò felice di collaborare con te.-

    Un piccolo sorriso si dipinse sul suo volto anche se il suo tono era estremamente serio. Non sapeva chi della sua famiglia era stato ucciso. Ma di sicuro aveva intenzione di scoprire la verità e non come aveva detto suo padre descrivendolo come un buono a nulla. In più era felice di collaborare con un ninja di Konoha. Di certo non poteva considerarlo già un amico ma poteva rappresentare un valido alleato, visto lo stesso villaggio di appartenenza. In più avevano una ragione comune per raggiungere quella città e quella collaborazione poteva essere un vantaggio sia per Shin sia per la ragazza dalla chioma rossa. E come in ogni missione gli shinobi erano solito confrontarsi riguardo alle loro abilità. Anche se il ragazzo non aveva intenzione di combattere la sua specialità era proprio il combattimento corpo a corpo. A differenza di Asami che in tutto quel tempo non aveva fatto altro che leggere tomi di medicina. Poteva essere di aiuto in caso di cure ma riguardo ad un combattimento sperava di non dimostarsi troppo inutile o d’intralcio.

    -So qualche Taijutsu e Ninjutsu. Ma in realtà in tutti questi mesi sto studiando per approfondire le arti mediche. Sono diventata una kunoichi proprio per quella motivazione.-

    Stava studiando quella disciplina ormai da mesi. Non era un’esperta ma le nozioni base erano ormai in suo possesso già da tempo. Inoltre da quando aveva appreso la tecnica proibita ideata da Tsunade Senju alcuni concetti sembravano molto più semplici, anche se aveva ancora molto da imparare. Sperava solo, come aveva detto il ragazzo, di non dover usare la violenza. Preferiva un semplice dialogo piuttosto che risolvere la questione nel modo meno pacifico del mondo.

    -Sai Shin... spero davvero di non usare la violenza per scoprire qualcosa di più su questa storia.-

    Il suo pensiero poteva essere condiviso anche dal compagno di squadra. Ma a differenza dello shinobi, la diciannovenne non aveva minimamente pensato di affrontare uno scontro con qualche impostore. Anche se le armi e i vari accessori che aveva portato con sè potevano tradirla. I due davvero stavano per affrontare una semplice indagine? O c’era dell’altro?

    [...]

    Asami, in compagnia dello shinobi, aveva appena superato l’ingresso principale della città. I suoi occhi chiari osservavano con cura tutto ciò che la circondava. Era stata attratta dalla città già prima di arrivare alle mura. Forse perchè era completamente diversa da Konoha. Oppure perchè non aveva visitato altre città al di fuori di quest’ultima. La nube che copriva la città, aveva già catturato la sua attenzione. Ma quando iniziò a muovere i primi passi all’interno di essa rimase senza parole. Era completamente diversa dal villaggio della foglia, dall’aria pulita e mite. Quella di Ideekusa era quasi irrespirabile per colpa della nube generata dai numerosi camini. Per non parlare dei numerosi palazzi che riempivano la città. Un posto completamente nuovo per i suoi occhi. Per sua sfortuna non si trovava in vacanza e quindi non poteva visitarla come lei desiderava. Lanciò un’ultima occhiata ai samurai all’ingresso prima d’inoltrarsi all’interno della città al fianco del suo compagno di missione. E fu proprio Shin a proferire parola, attirando l’attenzione dell’aspirante medico.

    -Da dove dovremmo inizia…-

    Anche se il giovane aveva smesso di parlare, Asami aveva completato mentalmente quella frase, visto che proprio in quell’istante anche lei aveva pensato la stessa cosa. Continuò a camminare osservando i palazzi che s’inalzavano di fronte a sè mentre rivolgeva la parola a Shin. Aveva un tono sorpreso poichè era ancora stupita dalla città.

    -Non saprei... Magari visitando la città scopriremo qualcosa d’interessante.-

    La città, una volta raggiunta. sembrava ancora più imponente. I palazzi e la nube creavano uno spazio chiuso e ricco di misteri. Spostò il suo sguardo verso il ragazzo ma al suo fianco non vide nessuno. Dov’era andato Shin? Si era perso oppure, senza accorgersene aveva camminato più velocemente di lui? Guardò subito dietro di sè ed infatti il giovane si trovava a pochi metri dietro di lei. Vide solo un gesto compiuto da lui. Lasciò alcune monete ad un bambino, dagli abiti piuttosto malconci che subito scappò via. Il suo sguardo era puntato su di lui, che cercava di allontanarsi. Forse si apprestava a raggiungere la sua famiglia. Sempre se ne aveva una. Voleva avvicinarsi a Shin per esprimere nuovamente il suo parere quando una voce a lei del tutto sconosciuta si era rivolta al giovane ninja della foglia. La ragazza, si voltò ritrovandosi davanti a se un uomo con indosso un cappotto e dal viso completamente ignoto. Ma a quanto pare Shin lo conosceva rassicurando la ragazza che, nel frattempo, lo guardava con aria perplessa. Chi era? E perchè aveva ordinato ai due di seguirlo? Lanciò un’occhiata al ragazzo che nel frattempo cercò di rassicurare la giovane Hoshiyama, ancora scossa dalla nuova apparizione.

    -E' sempre un tipo di poche parole.-

    -Ma chi è?-

    Cercò di non farsi sentire dall’individuo avvicinandosi al ragazzo e parlando a bassa voce. Nel frattempo i suoi occhi osservavano l’ambiente che li circondava. La prima impressione era stata positiva , ma quello che aveva assistito in quelle vie strette e buie era stato qualcosa d’inaspettato. Una città composta da operai, che tornavano nelle loro abitazioni con facce stanche e sporche di olio o di una polvere nera. Ad ogni angolo i mendicanti, alcuni anche con alcuni arti amputati, chiedevano del denaro proprio come aveva fatto qualche minuto precedentemente il fanciullo. Non era l‘unico in quelle condizioni poichè numerosi bambini popolavano la strada. Completamente soli. Il tutto aveva come sfondo numerosi palazzi monocolore e un fiume, inquinato, che scorreva poco distante. Il volto della genin si rattristò, soprattutto quando potè osservare da vicino le condizioni di quella zone della città. Ognuno di loro viveva di stenti mentre gli operai, in quel caso più fortunati, guadagnavano respirando l’aria malsana. Una realtà completamente diversa da quella che aveva vissuto fino a quel momento. In una famiglia dove il denaro era tutto e lo spreco era all’ordine del giorno. In una famiglia dove poteva tranquillamente sfamare ogni singolo abitante in quella parte della città. Era l’unica Hoshiyama a vedere quelle ingiustizie? Solo guardare quelle scene si rese conto solo in quel momenti di essere stata una delle persone più fortunate in quel continente. Da piccola aveva tutto. Forse anche più del necessario. E quasi aveva vergogna di portare il suo cognome e il suo passato in quel degrado. Erano quelle famiglie che, navigando tra il lusso e puntando al potere, creavano situazioni di degrado e povertà, sfruttando ogni vantaggio.

    [...]

    -Dove stiamo andando?-

    Si avvicinò nuovamente al ragazzo, sussurrando al suo orecchio. Anche se lui stesso aveva detto di poter stare tranquilla, lei non si fidava dell’uomo. Stavano camminando da svariati minuti, percorrendo diverse strade e restando in silenzio.
    Finalmente i tre arrivarono dinanzi una porta, rilevandosi poi quella di un’osteria. L’uomo la aprì completamente facendo entrare prima i due giovani. Un posto dalla scarsa illuminazione e, per i suoi gusti, troppo silenzioso.

    §Bel posto...§

    La ragazza fece qualche passo in avanti, aumentando di poco la distanza dal suo compagno di squadra. Puntò i suoi occhi verso l’uomo che si trovava al di là del bancone e che non li degnò neppure di uno sguardo. Sapeva qualcosa su quello che era successo? Perchè erano entrati in un posto così malinconico? Sentì i passi dell’uomo raggiungere le scale dell’osteria. Davvero doveva fidarsi di lui?

    [...]

    Una volta sorpassata la porta la ragazza si ritrovò in una normalissima stanza. Ma una figura incappucciata comparve dal nulla, mettendo in allerta la giovane Hoshiyama. Soprattutto quando si avvicinò al giovane.

    §Ma che...!?§

    Cosa aveva intenzione di fare? E perchè in quegli attimi lo stava abbracciando? Lo sguardo della giovane implorava un chiarimento in tutta quella situazione. Da quanto aveva capito dalle parole del giovane era l’unico ad occuparsi di questa faccenda. Per quale motivo avevano incontrato quell’uomo? E quell’altra persona chi era? Cercò di ascoltare la conversazione dei due, scoprendo infine la vera identità della figura misteriosa che si rilevò una giovane ragazza. A quanto pare i due erano parenti quindi si rilassò, danto un’occhiata all’interno della stanza. Quando furono le parole della nuova comparsa ad attirare l’attenzione della kunoichi della foglia.

    -Sei in un romantico viaggetto con la tua fidanzata, Shin-kun?-

    Girò il suo volto di scatto verso il viso della ragazza. Guardandola per un istante prima di proferire parola. Una semplice parola che non riuscì nemmeno a completare, forse per lo stupore della domanda appena fatta.

    -Cos..!?-

    Lanciò una fugace occhiata verso il ragazzo per poi iniziare a ridere senza un motivo valido. Trovò divertente soprattutto la reazione del giovane ragazzo, che sembrò in difficoltà in quella situazione. Shin ritornò serio mentre la ragazza dai capelli rossi, ancora con il sorriso tra le labbra si accomodò sull’unica sedia disponibile.
    A quanto pare anche la ragazza era impegnata con un caso assegnato sempre dalla loro famiglia. Incominciando la sua indagine nel Paese dell’Erba, una pista l’aveva portata ad Ideekusa.
    Era da due giorni in quella città, osservando e comprendendo che la maggior parte della popolazione era formata dai vari lavoratori ed occupavano la parte bassa della stessa. Dettaglio che già lei stessa avevano notato durante quel breve tour turistico prima di arrivare all’osteria. La fascia media era occupata dai vari mercanti dove avvenivano i vari scambi commerciali. Mentre nella parte alte della città era occupata dai tre capifamiglia che dividevano cariche amministrative e ricchezze in parti uguali. Anche se da come aveva detto la ragazza dai capelli biondi qualcosa stava cambiando.

    -A proposito, qual'è il tuo nome? Voi da dove iniziereste ad indagare?-

    Lanciò uno sguardo a Shin e successivamente all’uomo che fino a quel momento non aveva detto una parola su quella storia. Le informazioni che aveva raccolto la ragazza era molte ma lui non aveva niente da dire a riguardo rispetto a quella storia? Davvero doveva fidarsi di lui?
    Nonostante ciò decise di fidarsi Yoko rivolgendosi, in quel momento, solo ed esclusivamente a lei. Escluse la possibilità di trovare indizi nella parte bassa di Ideekusa. I vari lavoratori e i mendicanti non potevano sapere di quello che succedeva ai piani alti. Allo stesso tempo cercare di raggiungere la parte più ricca della città poteva essere difficoltoso con i numerosi controlli che potevano incontrare. Ma allo stesso tempo poteva essere un’ottima soluzione per scoprire al più presto il mistero dietro a quell’omicidio.

    -Il mio nome è Asami… Asami Hoshiyama...-

    Aveva detto il suo cognome ma solo perchè si fidava di Yoko e voleva aiutarla riguardo quella faccenda.

    -...e il mio istinto mi suggerisce di raggiungere la fascia media della città. I mercanti potrebbero sapere qualcosa riguardo all'omicidio... o dell'indagine che stavi effettuando al Paese dell'Erba-
     
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    Post 3 ~ Indagini


    Lo shinobi della Foglia, inclinò un poco il capo di lato, guardando leggermente perplesso la ragazza al suo fianco. Tuttavia quando questa scoppio a ridere, non poté trattenersi dall'accennare un sorriso. Tranquilla, capita a tutti di sbagliare un nome, ogni tanto! Con il proseguire della strada e della conversazione, Shin iniziò a farsi un'idea sulla kunoichi che lo accompagnava. Un ninja medico, eh? Il giovane rimase in silenzio alcuni secondi, quasi stesse ricordando qualcosa, prima di continuare. Mi sembra un'ottima motivazione! Impegnati al massimo, c'è sempre bisogno di medici, anche in tempo di pace. Già, in fin dei conti ogni persona che sceglieva quella via lo faceva per una ragione diversa. Ma alcune, forse, erano più nobili di altre. Soprattutto quelle che escludevano la violenza. Sì, speriamo che non ce ne sia bisogno...
    L'ingresso in città e l'incontro con l'autoproclamata sorella -in realtà cugina alla lontana- di Shin avrebbero nell'ordine scosso e sorpreso la kunoichi di Konoha. Alla domanda sfacciata e scherzosa di Yoko, sul rapporto tra loro due, Shin arrossì, sebbene impiegò relativamente poco a ritrovare il proprio autocontrollo. Asami, invece, se la rise di gusto, riempiendo l'aria di un suono cristallino. Il Kinryu a sua volta non poté che sorriderle, apprezzando quella sua caratteristica. Certo che ridi spesso, tu... Non che la cosa mi dispiaccia, anzi! La cacciatrice di informazioni spostò lo sguardo da un foglioso all'altro, sogghignando, ma non aggiunse altro. Nell'udire il nome della ragazza avrebbe aperto bocca, richiudendola subito dopo. Capisco... Piacere di conoscerti allora! Seguì un breve silenzio, al termine del quale fu nuovamente Yoko a parlare dopo essersi alzata in piedi. La due idea non è sbagliata, ma ti ho preceduto. In fin dei conti raccogliere informazioni è la mia specialità. Fece un occhiolino a Shin, che sentì un brivido corrergli lungo la schiena. La vittima, Kusugawi, era solito frequentare un certo locale... Senza proferire parola la guardia del corpo, che fino a quel momento se ne era stato in un angolino simile ad un soprammobile, mise in mezzo alla stanza una mappa, incredibilmente dettagliata, del centro cittadino. Alcuni punti erano cerchiati, con delle piccole scritte intorno. Nobou indicò uno di quelli, spostando il dito ogni volta che la ragazzina nominava un nuovo luogo. Potrebbero sapere qualcosa. Dopo ovviamente c'è la scena del crimine, l'albergo dove alloggiava. La polizia ha sigillato la scena dopo averla esaminata, ma dubito che abbiano svolto un'indagine approfondita, quindi potrebbe essere rimasto qualche indizio. Ci sarebbe anche il corpo da esaminare, è alle celle mortuarie, in attesa di essere riconsegnato ai parenti. Che sembra se la stiano prendendo comoda... E se proprio volete strafare potreste dare un'occhiata alle carte in mano alla polizia. Oltre al rapporto dovrebbero aver confiscato effetti personali e corrispondenza. Si trovano in questa caserma secondaria, e questo la dice lunga sul loro interesse per il caso, ma per noi è una fortuna. Meno guardie in giro. In pratica, stava proponendo loro di infiltrarsi per indagare. Si trattava tutti di luoghi più o meno sorvegliati, ad eccezione del locale, dove comunque non dovevano dare nell'occhio. Se avessero scoperto che erano ninja, generalmente malvisti nel Paese, avrebbero finito per attirarsi addosso attenzioni indesiderate. Inoltre, ufficialmente, nessuno di loro si trovava lì. In caso di problemi, né il Villaggio né l'Accademia li avrebbero aiutati. Potevano contare solo sulle loro forze.

    Shin appoggiò la mano sotto il mento, come faceva di solito quando era pensieroso, ma si riscosse, accennando un sorriso ad Asami. Per il momento ci concentreremo esclusivamente sull'omicidio allora. Asami, dove preferisci andare? Se siamo rapidi possiamo anche esplorare più di un obiettivo. In ogni caso dovremo agire di notte. Nobou, hai qualche informazione in più da darci? L'uomo annuì, ma prima che potesse parlare la ragazzina riprese la parola. Bene, allora siamo d'accordo. Ci ritroviamo qui domani mattina, ora devo uscire. Shin, cerca di tornare tutto intero. Asami-chan, è stato un piacere conoscerti. Ciao ciao. Muovendo la manina scomparve dalla porta, senza lasciare loro il tempo di replicare. Quello che doveva essere il suo guardiano sospirò, reazione notevole per una persona che fino a quel momento era parsa priva di emozioni, prima di tornare ad ideare un piano d'azione.

    CITAZIONE
    ~ Hostess bar "Bishamontengoku"
    Locato nel quartiere Hen, quello della borghesia e mercanti con soldi da spendere, si tratta di un locale notturno dove bere in compagnia di belle donne. Sembra che la vittima fosse un cliente abituale. Il locale è costituito da un unico grande ambiente, con un lungo bancone e numerosi tavoli, alcuni parzialmente isolati da paravento.

    ~ Albergo Shiroinu
    Al limitare del quartiere Hen e della zona nobile, attira soprattutto clientela straniera in viaggio d'affari. Elegante e con il personale rispettoso dell'etichetta, è alto cinque piani, di cui il primo adibito a hall, reception, uffici e cucine, più si sale più le camere diventano sfarzose. La vittima occupava la 503, all'ultimo piano, una suite con bagno privato. La porta è ancora chiusa dai sigilli della polizia, ma la finestra sembra essere stata trascurata. Le entrate nell'edificio sono numerose e quasi tutte incustodite, di notte il personale è ridotto all'osso, ma c'è un receptionist 24/24 e alcuni camerieri sempre pronti per eventuali richieste degli ospiti VIP.

    ~ Celle mortuarie della Takezuki e figli
    Nel quartiere popolare, quello intermedio prima dei bassifondi. Hanno una convenzione con la polizia per ospitare i cadaveri soggetti ad indagine. Il corpo della vittima è ospitato in una delle celle frigorifere al piano seminterrato, mentre nel piano terra si trova il negozio di pompe funebri, dai prezzi accessibili alle classi meno agiate. Di notte non c'è nessuno, ma i gestori abitano nell'appartamento sopra la ditta e in caso di chiamata d'emergenza potrebbero alzarsi per recarsi a recuperare qualche corpo. C'è solo l'ingresso principale, fortunatamente su una via scarsamente popolata di notte.

    ~ Stazione di Polizia del quartiere Hen
    Piccolo edificio, composto da una sala d'aspetto, due uffici, un archivio e tre piccole celle, attualmente vuote. Di notte sono presenti solo due agenti semplici, pronti ad intervenire in caso di chiamata. Oltre all'ingresso principale che dà sulla sala d'aspetto ve n'è uno sul retro nella zona delle celle, solitamente bloccato.



    Innanzitutto ben ritrovata, abbiamo fatto una lunga pausa, ma ora proseguiamo la giocata. Come si evince dal post hai quattro opzioni per svolgere le prime indagini sull'omicidio, ma puoi proporre altro, che valuterò se sarà possibile sviluppare. Mi aspetto un piano per infiltrarsi in almeno uno dei posti, l'esito nel prossimo post. Buon game!

     
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    Asami aveva un carattere socievole e la maggior parte delle volte aveva la testa fra le nuvole. Era una caratteristiche associata alla sua vita frivola che, fino a quel momento, aveva condotto. Non aveva bisogno di niente e quello che non aveva, appariva “magicamente” nella sua vita. Soprattutto durante l’infanzia. Sorprendere una bambina con oggetti preziosi era il modo più facile per farla sorridere. O almeno secondo la famiglia Hoshiyama. Attenzioni che Asami non trovava, con il passare degli anni, più di buon gusto, assumendo dei comportamenti di sfida soprattutto nei confronti del padre, che aveva già pianificato un futuro per lei. La sua voglia di libertà si manifestava soprattutto nelle parole. I suoi pensieri, spesso e volentieri in contrasto con quelli della famiglia, venivano espressi con disivoltura, dando origine ogni volta a dei battibecchi. Verità che non sempre i suoi genitori erano disposti ad ascoltare, mandando la giovane ribelle in camera sua, rigorosamente chiusa a chiave. Non aveva peli sulla lingua e questo suo modo di fare, molto probabilmente, non era ben visto da tutti. Tutto ciò che la sua mente elaborava, critica o complimento, veniva automaticamente espresso. E quella volta la frase della ragazza l’aveva spiazzata e conteporaneamente divertita. Soprattutto osservando la reazione del ragazzo. Quando la vide non potè non ridere. Anche quando aveva ripreso il suo autocontrollo, dimostrandosi immatura rispetto alla sua età. Shin, inoltre, poteva offerdersi da quel suo comportamento ma al contrario le aveva rivolto sorriso. Per fortuna lo shinobi della foglia si dimostrò più amichevole rispetto al loro primo incontro, dove assunse un’aria di superiorità nei confronti della giovane donna. Un atteggiamento che l’Hoshiyama non sopportava, soprattutto in quella situazione di pericolo. La sua risata diventava sempre più fievole, accenando un sorriso.
    Al sentire il suo nome, Yoko rimase per qualche istante a bocca aperta prima di rivolgersi nuovamente ai presenti all’interno della stanza. L’apprendista medico non sapeva niente della vittima. Come non sapeva della maggior parte degli esponenti della famiglia. Alcuni di loro li conosceva solo per nome, altri invece erano totalmente sconosciuti. Lui era uno di loro. Totalmente sconosciuto alla sua memoria. Ma ciò nonostante doveva indagare poichè faceva parte della famiglia. I suoi pensieri andoro direttamente a suo padre e sul suo comportamento di fronte a quella faccenda.

    §Cosa ha fatto di così spregevole per meritarsi l’odio di mio padre?§

    Un affare non compiuto? Un divorzio? O semplicemente non lo sopportava? Nessuna delle tre poichè, come confermato dalla ragazza, era solito frequentare un certo tipo di locale. A quella notizia, involontariamente, la ragazza dalla chioma rossa alzò un sopracciglio. Ora capiva l’odio di suo padre dei confronti del deceduto. Aveva portato disonore alla famiglia Hoshiyama dando un immagine del tutto sbagliata. Ma ciò non la convinse a lasciar perdere il caso. Tutti, nella vita, potevano sbagliare. Inoltre, molto probabilmente, anche Asami aveva “guadagnato” la stessa reputazione all’interno della famiglia, sdegnandone il nome. In molti, in quel momenti, la stavano criticando solo per avere un futuro diverso e non pianificato come solitamente succedeva per le donne della famiglia.
    Davanti a sè venne posta una mappa della città dall’uomo che fino a quel momento non proferì parola. Col dito indicava i diversi edifici che invece Yoko citava per iniziare le diverse indagini su questo caso. Erano 4 i luoghi individuati dalla cacciatrice d’informazioni: l’albergo, dove era stato trovato il corpo; il locale notturno, dove il defunto era solito frequentare; l’ufficiodella polizia, dove gli shinobi della foglia potevano trovare il rapporto scritto dalla polizia e alcuni oggetti trovati all’interno della stanza d’albergo; per ultimo, ma non meno importante, l’edificio dove ospitava le celle mortuarie e il corpo dell’uomo. Tutti e quattro i luoghi, per Asami, potevano rappresentare un punto d’inizio per l’indagine e per scoprire la verità. Ma tra i 4 uno aveva catturato la sua attenzione. Inoltre come aveva dichiarato il giovani ninja di Konoha c’era la possibilità di visitare più di un luogo in quella stessa notte. Lanciò un occhio sulla ragazza che li aveva appena salutati e lasciato la stanza, prima di rivolgere uno sguardo prima su Nobou e successivamente su Shin.
    Due dei quattro edifici riteneva importanti per l’inizio dell’indagine: le celle mortuarie, dove poteva esaminare il corpo del parente defunto, e l’ufficio di polizia, dove conservavano il rapporto del caso. I suoi occhi puntarono il viso del ragazzo prima di proferire parola.

    -L’ideale sarebbe quello di esaminare il corpo alle celle mortuarie ma prima vorrei leggere il rapporto della polizia.-

    Si alzò dalla sedia, voltadosi poi verso l’uomo che avevano incontrato quella mattina stessa. All’ultima domanda di Shin, l’uomo aveva dichiarato di avere ulteriori informazioni. Di cosa si tratta? Che cosa aveva scoperto?

    -Hai affermato di avere altre informazioni… cosa hai scoperto?-

    [...]

    La ragazza si sarebbe recata, a tarda notte, all’ufficio della polizia della città, evitando l’ingresso principale della caserma. Non avrebbe avuto nessuna idea su come distrarre gli agenti della polizia e recuperare i documenti sull’omicidio.

    -Troviamo una porta secondaria così da agire indisturbati.-

    Si sarebbe rivolta al ragazzo tenendo un tono di vote basso e muovendosi furtivamente lungo il perimetro della caserma. [Furtività = 3]
    Contemporaneamente avrebbe perlustrato la zona tenendo d’occhio varie telecamere o trappole, soprattutto nei pressi della porta secondaria, una volta trovata. [Percezione = 9]
    Avrebbe provato ad aprirla normalmente. Se fosse stata chiusa avrebbe preso cercato di scassinare la serrattura con uno o due spiedi. [Abilità: Manualità]


    Chakra: 40/40
    Vitalità: 14 Leggere
    Abilità utilizzate:
    CITAZIONE
    Manualità [1]
    Abile: L'utilizzatore può fare e disfare facilmente i nodi, creare oggetti in rapidità, compiere altri lavori di precisione con discreta velocità. Creare oggetti richiederà slot gratuito Veloce anziché Lento.


    OT/ Scusa il post orrendo ma l'allergia mi sta uccidendo. :zomg:
     
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    Post 4 ~ Fascicolo


    Mentre i due shinobi della Foglia si spostavano nei vicoli della cittadina, passando inosservati da un'ombra all'altra, il Kinryu riassunse le poche altre notizie raccolte da Nobou. A parte la descrizione dei locali che più interessavano alla kunoichi, aggiunse delle voci riguardo al defunto. Sembra che Kusogawi fosse stato incaricato dal clan di trattare con i Nakamura, una delle tre corporazioni che gestiscono l'esportazione di materiali ferrosi fuori dal Paese, affinché rivedessero la loro posizione sulla diminuzione del volume di affari. Si trattava di un incarico fallito in partenza, le decisioni della triade sono inappellabili, ma probabilmente gli Hoshiyama ne hanno approfittato per togliersi di torno un elemento poco raccomandabile, mandandolo dove non poteva fare danni. O per lo meno questo doveva essere il piano, dubito che desiderassero la sua morte. Shin aveva riportato fedelmente le parole del collaboratore, aggiungendo solo in un secondo momento le sue considerazioni personali. Potrebbe essere che Kusogawi, ignaro di tutto, abbia preso troppo seriamente il suo incarico ed abbia tentato di forzare la mano, forse minacciandoli o dicendo qualcos'altro di inopportuno. Oppure si tratta solo di una coincidenza, ed è rimasto vittima di qualche malintenzionato incontrato nel locale che frequentava. Magari ha spennato al gioco qualcuno che non sa perdere, o che ne so... Sto praticamente sparando a caso, non abbiamo ancora nessun elemento su cui elaborare ipotesi al momento. Speriamo di avere fortuna stasera, per poter gettare un po' di luce sull'accaduto. Il giovane sorrise alla ragazza, fiducioso.
    Il giovane lasciò che fosse Asami a guidarli. Aggirarono l'ingresso principale della stazione di polizia, avvicinandosi da una strada secondaria decisamente meno in vista. Qui, proprio come indicato da Nobou si trovava una porticina sprangata, che tuttavia la kunoichi non avrebbe avuto difficoltà a forzare con un po' di impegno. Nel frattempo il giovane verificò che non vi fossero telecamere o movimenti sospetti in zona. La sorte sembrava essere dalla loro, perché doveva trattarsi proprio di un ufficio di scarsa importanza. Il fatto che avessero affidato proprio a loro l'indagine tuttavia insospettì Shin, che però preferì non esternare i propri dubbi ad alta voce in quel delicato frangente. Finalmente, con un lievissimo clangore metallico, la compagna era riuscita ad avere la meglio sulla serratura. Aprirono la pesante porta con la massima attenzione, facendo in modo che non cigolasse, ed entrarono con passo felpato. Davanti a loro si trovava uno stretto corridoio, un lato costituito da sbarre arrugginite e porticine che conducevano a tre piccole celle, solo una delle quali era occupata da quello che all'apparenza era un barbone che aveva bevuto troppo, a giudicare dall'odore di alcol. L'uomo se ne stava raggomitolato nei suoi cenci, disteso su un fianco, e russava rumorosamente, fortunatamente. Al termine del passaggio, la loro strada era sbarrata da un'altra porta, questa volta lasciata aperta. Probabilmente gli agenti non avevano considerato il loro ospite una minaccia tale da innalzare la sicurezza. Sbirciando oltre ad essa, videro un ambiente immerso nella semioscurità, una specie di anticamera. Il sottile fascio di luce che la rischiarava giungeva dallo spazio poco oltre, quella che doveva essere l'accettazione e la guardiola. I due agenti di turno dovevano trovarsi di là. Per fortuna Shin e Asami poterono sgattaiolare nel retro, dove erano situati gli uffici, senza disturbarli, ma ora veniva il difficile. Decine di faldoni e fascicoli ingombravano la scrivania, e i ninja potevano aiutarsi solo con la luce di una piccola torcia per trovare quello che cercavano, sempre badando a non far rumore. Ci impiegarono più di quanto avessero desiderato, ma alla fine riuscirono a recuperare quella con il nome della vittima. Siamo stati qui dentro anche troppo, meglio se la leggiamo fuori. Avrebbe sussurrato il genin alla collega. Fecero quindi il percorso a ritroso, attenti a non farsi scoprire, ma proprio quando pensavano di avercela fatta, il fato decise di voltar loro le spalle. Stavano infatti ripassando davanti alle celle quando il barbone si riscosse improvvisamente, aprendo gli occhi e, viste due ombre muoversi nell'oscurità, iniziò a gridare terrorizzato e, subito a seguire, il rumore di sedie e di passi nella loro direzione.Via! Abbandonando ogni proposito furtivo, gli shinobi corsero fuori dall'edificio, allontanandosi dalla struttura fino a quando non furono certi di non essere seguiti. In teoria non erano stati visti in volto, quindi potevano essere relativamente tranquilli, ma da lì in avanti avrebbero dovuto essere ancora più prudenti. Ci è mancato poco, non è vero? Shin guardò la kunoichi con il volto che tornava a rilassarsi. Si sta facendo tardi, io studierei il fascicolo più tardi e approfitterei del tempo che rimane prima che albeggi per indagare altrove, che ne dici? Ancora una volta, avrebbe lasciato la decisione finale ad Asami. Indagare sull'omicidio era qualcosa che aveva a che fare con il suo clan, piuttosto che con i Kinryu. Non sarebbe comunque tornato neppure lui a casa a mani vuote, poteva sempre contare sulle informazioni raccolte da Yoko in fondo.

     
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    Passeggiando tra le strade della città i due shinobi della foglia si apprestarono a raggiungere la caserma e recuperare i fascicoli. A spezzare quel silenzio fu proprio Shin che comunicò alla ragazza altre informazioni sulla vittima coinvolta. Quell'affare era impossibile da concludere ma ciò nonostante la sua famiglia decise di assegnarglielo.
    Ciò che successe nessuno fu in grado di prevederlo.
    Un semplice incarico si trasformò in una tragedia. La sua morte, come ipotizzata dal ragazzo, poteva essere causata dalla testardaggine di Kusogawi, disposto a tutto per concludere quell'affare. In quel caso non aveva nessuna colpa, stava facendo il suo dovere. Sapeva dell’atteggiamento arrogante che potevano assumere alcuni membri delle famiglie. Cercavano di ottenere ogni cosa utilizzando la prepotenza nei confronti degli altri.
    Ma un’altra ipotesi propose il giovane della foglia: l’incontro con un malintenzionato. Ipotesi non condiviso appieno dalla giovane donna che fece una smorfia di disapprovazione. Sembrava improbabile anche se i due, indagando al locale, avrebbero potuto trovare sicuramente qualche indizio in più sulle abitudini della vittima.

    [...]

    Arrivati alla caserma la genin cercò di aprire la porta secondaria indicata dalla mappa fornita da Noubo. Ci vollero pochi istanti prima di scassinare con successo la serratura, aprendo delicatamente la porta. Per fortuna nessuno in quegli istanti fuori dall'edificio, li aveva visti. Uno stretto e oscuro corridoio si presentò davanti a loro. Da un lato era caratterizzato da sbarre arrugginite, che separavano le celle dal corridoio. Una di esse era occupata da una persona. Era distesa su un fianco e dormiva profondamente.

    §...§

    La puzza di alcol che emanava era talmente forte che la giovane dalla chioma rossa aveva dovuto coprire il suo naso per non sentirla. Una seconda porta si stanziava davanti a loro, ma fortunatamente era accessibile senza problema ai due shinobi della foglia. Oltrepassandola, raggiunsero uno degli uffici della caserma. Numerosi fascicoli erano posti sulla scrivania. La kunoichi si avvicinò ad essa, spostandone alcuni e cercando attentamente i documenti.

    §Ne succedono di cose in questa città...§

    Ogni tanto lo sguardo della genin si spostava verso la porta, sperando di non essere stati individuati dagli agenti. Dopo una lunga ricerca il fascicolo era stato trovato dai due giovani che velocemente si apprestarono a lasciare quell'edificio. Passando dinnanzi alle celle un urlo attirò la su attenzione. Il suo sguardo si spostò verso una delle tre celle. Nell'oscurità lo stesso uomo che poco prima dormiva sul pavimento della struttura avevo lo sguardo rivolto verso di loro. Aveva avvertito la loro presenta e con la sua voce allarmò anche le guardie. Il suono dei loro passi si avvicinavano sempre più a loro, mentre un velo di preoccupazione si posava sul suo volto.

    -No!-

    Durante la fuga, la giovane Hoshiyama si guardava indietro, assicurandosi di non essere inseguita da nessuno.

    -Ci è mancato poco, non è vero?-

    La ragazza si voltò per un ultima volta indietro. Osservò attentamente cercando di scovare figure sospette. Per fortuna non c’era nessuno tirando quindi un sospiro di sollievo, guardando poi il ragazzo dritto negli occhi.

    -Per un pelo.-

    Quella sera avevano scampato il pericolo, oltre a perdere più tempo del previsto solo per trovare il fascicolo. Esaminarlo richiedeva del tempo che i ragazzi potevano occupare cercando ulteriori indizi altrove. Inizialmente era contrariata dalla scelta dello shinobi ma allo stesso tempo anch'ella voleva cercare più informazioni riguardo all'accaduto. Forse la soluzione migliore era tornare al rifugio per non dare nell'occhio dopo aver allarmato la polizia ma, forse, avevano la possibilità di visitare un ultimo luogo prima di sfogliare i vari documenti. C’erano ancora 3 edifici da controllare: il locale notturno, frequentato dall'uomo come distrazione e luogo utile per scoprire qualcosa di più sulle sue abitudini e chi frequentava; La camera d’albergo, dov'era stato ritrovato il corpo; infine c’era la cella mortuaria gestita dalla famiglia Takesuki. Tra questi tre luoghi, c’era uno in particolare che aveva catturato la sua attenzione.
    Per ricevere altre informazioni sulla vittima si poteva osservare direttamente il suo corpo privo di vita. La presenza di una ferita, di qualsiasi natura, avrebbe semplificato la ricostruzione dell’omicidio. Le sue conoscenze mediche non era avanzate ma sufficienti per capire quali organi erano stati colpiti. Inoltre mentre l’attenzione di Asami sarebbe stata rivolta verso il corpo della vittima, Shin avrebbe potuto individuare le informazioni più importanti contenenti all'interno del fascicolo.

    -Si sono d’accordo… Ho intenzione di esaminare il cadavere e le eventuali ferite. Nel frattempo potresti controllare il fascicolo.-

    Anche se Shin fosse stato in disaccordo la giovane kunoichi non lo avrebbe contraddetto. Il suo sarebbe stato solo un suggerimento e non avrebbe dato vita ad una discussione. Avrebbe voluto collaborare serenamente per mettere un punto a quella faccenda.
    Poco dopo la ragazza avrebbe iniziato a guardarsi in giro per poi spostare il suo sguardo verso il ragazzo. Avendo problemi di orientamento, per la ragazza sarebbe stato impossibile partire da quel punto senza nessun punto di riferimento.

    -Tu sai in che direzione andare? Sai... perdo facilmente l’orientamento.-

    [...]

    Arrivati nei pressi dell’edificio la ragazza avrebbe cercato d’intravedere figure sospette. Solo dopo avrebbe realizzato un imminente problema. Recuperando il fascicolo, gli agenti della polizia avrebbero agito per la città alla ricerca dei colpevoli. In quel caso avrebbero raggiunto le celle mortuarie della famiglia Takezuki o avvisato i proprietari dell’attività.

    -Oh no…-

    La kunoichi della foglia avrebbe pronunciato quelle parole, quasi come un sussurro, con sguardo preoccupato. Velocemente i suoi occhi verde smeraldo puntarono quelli neri del ragazzo, avvicinandosi al suo viso. Il velo di preoccupazione sul suo volto sarebbe stato ancora più evidente. Una goccia di sudore sarebbe scesa dalla sua tempia, seguendo i delicati lineamenti del suo viso. Le sue mani si sarebbero poggiate sulle spalle del ragazzo, scuotendolo involontariamente. Il suo tono di voce, basso così da essere ascoltata solamente da lui, avrebbe rispecchiato l’animo preoccupato.

    -Gli agenti di polizia arriveranno da un momento all'altro. Dobbiamo muoverci!-

    Se nel frattempo non fosse arrivato nessuno la ragazza, sperando di essere seguita da Shin, avrebbe raggiunto l’ingresso dell’edificio. Avrebbe cercato un modo per entrare, cercando entrate alternative. In caso contrario avrebbe rivolto un fugace sguardo verso lo shinobi della foglia, prima di avvicinarsi alla porta d’ingresso, cercando di aprirla in tutti i modi.
    Nonostante la sua folle decisione di voler vedere il cadavere con i suoi stessi occhi, sarebbe stata pronta in qualsiasi momento a scappare.

    [...]

    Se invece ci fosse già stata già la polizia nei pressi dell’edificio, la ragazza avrebbe fatto una smorfia di disapprovazione rivolgendosi poi al suo compagno di squadra. Non avrebbe voluto terminare le indagini senza vedere il corpo. Ma non avrebbe nemmeno rischiato la vita del ragazzo che l’aiutata durante le indagini.

    -Forse per questa sera possiamo anche terminare le indagini. Sicuramente avranno avvisato le altre caserme. Sia il locale che l’albergo saranno sotto osservazione.-
     
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    Post 5 ~ Autopsia


    I due ninja della Foglia furono rapidi nell'allontanarsi dalla centrale di polizia, lasciandosi presto alle spalle gli inseguitori. La coppia di agenti, a onor del vero, avrebbe rinunciato quasi subito all'inseguimento, preoccupandosi di non lasciare sguarnita la posizione. Così, Shin ed Asami poterono prendersi alcuni attimi per rifiatare e pensare al da farsi. Il Kinryu avrebbe ascoltato con attenzione la proposta della compagna, annuendo piano. D'accordo, vada per l'impresa funebre. Sei un'aspirante medico in fondo, no? Sono sicuro che analizzando il corpo ne otterrai qualche dato utile. Il ragazzo sorrise rassicurante alla kunoichi, che le pareva ancora agitata per la fuga precipitosa. Trovato un accordo, si sarebbero mossi alla volta delle celle mortuarie. O almeno, l'intenzione era quella. A quanto pareva, infatti, Asami aveva delle difficoltà ad orientarsi nei vicoli bui della città sconosciuta, e con sguardo supplicante pregò il collega affinché facesse lui strada. Cercando di sdrammatizzare, Shin si lasciò andare ad una sommessa risatina, tranquilizzando la giovane. Non preoccuparti, è normale considerando che non conosci il luogo. Di qua...

    Sotto la guida del Kinryu, raggiunsero l'edificio in pochi minuti. Situato nello stesso quartiere della stazione di polizia che avevano visitato in precedenza, la ditta non si affacciava sulla via principale, ma su una delle traverse meno frequentate. Lavorando molto con gli uffici pubblici, non avevano bisogno di pubblicizzarsi in fin dei conti, e di certo il pubblico decoro avrebbe avuto qualcosa da ridire anche se ci avessero provato. Improvvisamente Asami sembrò essere caduta vittima di un dubbio esistenziale, perché si sarebbe bloccata ad osservare la struttura di mattoni smettendo di muoversi di colpo. Voltatasi, si sarebbe rivolta al genin, avvicinandosi al suo viso e puntando i suoi occhi direttamente in quelli di lui. Decisamente troppo vicino per il ragazzo, che restò come paralizzato da quell'atteggiamento, e il suo cuore mancò un battito quando le mani di lei si poggiarono decise sulle sue spalle. Per la prima volta si rese conto della bellezza del viso diafano della giovane, illuminato appena dal chiarore dei lampioni, reso ancora più grazioso dalle lentiggini che lo costellavano. Nel profondo, era certo di star fraintendendo, e alla grande pure, ma ciò nonostante il suo battito cardiaco e respiro ebbero un'impennata. Non appena però lei aprì bocca, il Kinryu tirò un involontario sospiro di sollievo. Secondo me ti preoccupi per niente. C'erano decine e decine di fascicoli sparsi sopra la scrivania, ci metteranno un po' per capire quale abbiamo preso. Questo, per lo meno, era ciò che si augurava il genin della Foglia. Raggiunta la porta senza intoppi, la trovarono giustamente chiusa. A quel punto avrebbe preso da parte Asami, che stava strattonando la maniglia senza grandi risultati, portandola in una zona nascosta nell'ombra. Il rapporto di Noumo diceva che i proprietari abitano di sopra e sono abituati a svegliarsi di notte per le emergenze. Avrei un'idea a riguardo... Il piano era semplice, e se la giovane non avesse avuto da ridire sarebbe stato messo subito in pratica. Shin, composto un singolo sigillo, si sarebbe trasformato in un poliziotto, imitando le divise che avevano visto in precedenza, invitando la ragazza a fare altrettanto [Tecnica]Tecnica della Trasformazione. A quel punto, pregando Inari che gliela mandasse buona, avrebbe suonato al campanello della dimora. Il proprietario, un uomo basso e arcigno, sarebbe sceso rapidamente brontolando, ma davanti ai due pubblici ufficiali si sarebbe trattenuto. Dov'è il lavoro questa volta? Mantenendosi impassibile, ma esultando per aver fatto centro, il falso poliziotto avrebbe assecondato la conversazione, riferendo di una rissa in cui era scappato il morto all'estremità opposta del quartiere. Calcolando andata e ritorno, il trucco avrebbe dato almeno mezz'ora ai due per agire indisturbati. Il proprietario, e due che potevano essere i figli, si sarebbero allontanati dopo aver recuperato gli attrezzi del mestiere, tirandosi dietro la pesante porta, ma con un cenno del capo avrebbe dato il segnale alla compagna, affinché infilasse una forcina o qualsiasi altro oggetto per impedire alla serratura di scattare. In ogni caso, ancora intontiti per essere stati buttati giù dal letto a quell'ora di mattina, e concentrati sulla faticata imminente, i tre non si sarebbero accorti di nulla, lasciando i ninja liberi di agire indisturbati.

    L'ambiente sotterraneo dove erano situate le celle era freddo, per conservare i corpi giustamente, ma anche umido, di quell'umidità che penetra nelle ossa. Con il fiato che si condensava davanti ai loro volti, ai due non sarebbe servito molto per trovare il cadavere che li interessava. Il Kinryu avrebbe aiutato a disporlo sul tavolo autoptico, lasciando poi l'onere dell'analisi alla collega. Nel frattempo, in disparte, avrebbe iniziato a sfogliare il fascicolo, alla ricerca di qualche indizio. Asami avrebbe scoperto, sul collo della vittima, un paio di ecchimosi circolari ante mortem, che ad un occhio più attento, o semplicemente più malizioso, si sarebbero rivelati come succhiotti. Sulla guancia sinistra, invece, un bacio a stampo impresso con un rossetto viola scuro, aveva tutta l'aria di essere successivo al decesso. Tracce dello stesso si trovavano anche sulle labbra dell'uomo, e quello inferiore appariva con segni di un morso abbastanza appassionato da farlo sanguinare. La causa della morte sarebbe stata chiara, un'unica pugnalata, dal basso verso l'alto, dritta al cuore. Il colpo era pulito, si era infilato con precisione millimetrica tra le costole; chiunque l'avesse vibrato doveva avere una mano ferma e sapere cosa stava facendo. Ad un secondo studio, l'aspirante medico della Foglia avrebbe notato appena percettibili sfumature bluastre alle dita, e pure sulle labbra nascoste sotto il cosmetico viola. Probabilmente, se avesse dovuto azzardare un'ipotesi, un qualche tipo di veleno, la cui natura avrebbe potuto scoprire solo dopo più approfondite indagini. Se avesse riferito anche solo in parte quanto aveva dedotto al compagno, questi avrebbe mormorato con disappunto, per nulla convinto. Da quel che leggo nel verbale e nell'autopsia allegata, gli agenti credono abbia sorpreso un ladro nella sua stanza e che il criminale prima di fuggire l'abbia pugnalato. Sulla causa della morte possiamo essere d'accordo, ma troppe cose non tornano. Voglio dire, è evidente che questo non è il lavoro di un ladro d'appartamento, per non parlare poi delle omissioni, nessun accenno ad un probabile rapporto con qualcuno prima del fatto, e non c'è neppure un elenco degli oggetti mancanti, che mi sembra il minimo per un presunto furto... Shin avrebbe chiuso il fascicolo con un colpo secco, contrariato. Hanno avuto decisamente troppa fretta di chiudere le indagini, qui c'è qualcosa che puzza. Torniamo al nascondiglio intanto, prima che i becchini realizzino che gli abbiamo tirato un brutto scherzo...

    Risistemato il corpo, la coppia sarebbe quindi tornata sui suoi passi, mentre ormai i primi raggi del sole iniziavano a far capolino oltre la linea dell'orizzonte. Nella stanza che avevano eletto a loro base, trovarono Yoko ad aspettarli. Shin, che la conosceva da molto tempo, si sarebbe subito accorto che qualcosa non andava, perché era scura in volto, ma davanti ad Asami la giovane avrebbe mostrato il suo solito sorriso, chiedendole un resoconto dettagliato delle loro indagini. Se si fosse ricordata di raccontare del particolare del bacio viola stampato sulla guancia delle vittima, l'informatrice avrebbe scosso la testa, come se i suoi timori avessero ricevuto conferma. Questa faccenda è più grossa di quanto pensassimo, e non credo che né voi né io possiamo gestirla. Professionalmente parlando, vi consiglierei di lasciare perdere. Prima però devo fare una domanda alla qui presente fanciulla. Ammiccando ad Asami, Yoko l'avrebbe fissata dritta negli occhi, parlando con voce chiara, eppure incredibilmente seria. Dimmi: desideri scoprire la verità, o ottenere vendetta? Dalla risposta a quella domanda dipendeva il destino di quella missione, o per meglio dire dell'incarico ricevuto dal clan Kinryu per Shin, e del compito che Asami aveva assunto senza che nessuno glielo chiedesse.


    Siamo al punto di svolta. Se ti accontenti della verità, che potrai usare come meglio ritieni opportuno con il tuo clan, la giocata terminerà al prossimo post. Altrimenti, ad aspettarti ci sarà un combattimento conclusivo ed almeno altri tre post. Pensa a come reagirebbe il tuo pg, per il resto a te la scelta! ^^
     
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    I due shinobi della foglia avevano appena raccolto il fascicolo del caso che l’aveva condotta al paese del Ferro e si apprestavano a lasciare l’edificio. Sfortunatamente gli agenti si accorsero della loro presenza e i due genin furono costretti a scappare. Il loro passo veloce superò quello dei due poliziotti, seminandoli. Avevano evitato un grosso pericolo, salvaguardando la loro missione personale e continuando le indagini.
    Inoltre Asami poteva sfruttare le sue capacità mediche, anche se non ancora del tutto sviluppate, per esaminare il corpo del parente ormai defunto e confrontarle con le informazioni scritte all'interno del fascicolo. Espose la sua idea a Shin che fu d’accordo con il piano proposto dalla giovane. Per fortuna tra i due c’era collaborazione e la ragazza dalla chioma rossa, subito dopo la risposta di Shin, gli aveva rivolto un mezzo sorriso mentre pian piano riprendeva fiato dalla corsa appena compiuta.
    Ma il suo scarso senso d’orientamento bloccò di colpo la ragazza facendosi guidare dallo shinobi dai capelli corvini.

    -Non preoccuparti, è normale considerando che non conosci il luogo. Di qua…-

    §...§

    Osservava il ragazzo mentre la guidava verso la nuova destinazione. Purtroppo perdeva il senso dell’orientamento anche a Konoha. Abitava al villaggio da più di due anni ma non era ancora riuscita a memorizzare ogni incrocio o punto di riferimento per non perdersi nella città più importante del Paese del Fuoco.
    Cominciò a seguirlo, percorrendo numerose stradine tra gli enormi e tetri palazzi della città.

    [...]

    Dopo l’avvertimento esposto dalla kunoichi, i due si avvicinarono all'edificio della famiglia Takezuki. Il corpo si trovava proprio al di la di quella porta che era impossibile da aprire, nonostante i numerosi tentativi della ragazza.

    §Un ultimo tentativo...§

    La sua determinazione ad aprire quella porta era tale da dimenticarsi della presenza del suo compagno di missione e insistere con la serratura di quella porta. A fermarla fu proprio il ragazzo che la trascinò di peso in un vicolo buio. La donna non si oppose a quella forza travolgente che la portò di nuovo a faccia a faccia con lo shinobi. A differenza della nobile, il genin aveva un’altra soluzione per riuscire ad entrare all'interno di quell'edificio. Spezzando un singolo sigillo, quello della Capra, assunse le sembianze di un agente di polizia. Non ci volle molto per la giovane Hoshiyama per intuire il piano del suo alleato, così spezzò anch'ella il medesimo sigillo assumendo l’aspetto di una poliziotta dal viso anonimo, così da iniziare la recita. Quando la porta si aprì, davanti a loro si presentò un uomo basso, molto probabilmente il proprietario di quell'attività. Col semplice stratagemma dello shinobi, l’uomo seguito da altre due persone, si allontanarono dalla porta d’ingresso permettendo ai due ninja di invadere l’interno dell’edificio e raggiungere l’obitorio.

    [...]

    Gli occhi della ragazza scrutarono quel luogo freddo e oscuro. La pelle del suo viso, colpita dal calo di temperatura improvviso, si raffreddava secondo dopo secondo. I suoi occhi chiari quasi simili al colore di uno smeraldo osservavano ogni angolo di quella stanza per trovare la collocazione del corpo di Kusugawi. Non ci volle molto per trovarlo e, con l’aiuto di Shin, lo posizionò sul apposito tavolo. Ciò che notò, prima di qualunque altra ferita, fu un segno all'altezza delle costole. Bastava poco per trasformare quel colpo in una ferita mortale e, molto probabilmente, l’aggressore era riuscito ad arrivare al cuore, trafiggendolo.

    -E’ stato trafitto con un arma all'altezza delle costole. Molto probabilmente è stato colpito anche il cuore…-

    La pelle della vittima era ormai biancastra ma sul corpo erano presenti diversi segni che Asami analizzò accuratamente. Quando notò dei segni circolari sul collo non si scandalizzò. Nonostante l’appartenenza alla nobile famiglia era solito frequentare di locali notturni, da quanto gli avevano detto. Con sguardo ormai rassegnato osservò anche il rossetto viola sulla guancia.

    §...§

    Il corpo pallido era caratterizzato da una sfumatura bluastra soprattutto sulle punta delle dita e, inspiegabilmente, anche sotto al rossetto. Non sapeva da cosa era dovuta la causa ma, da quello che gli aveva detto lo shinobi, la sua morte era dovuta dopo una colluttazione con un ladro. Ma stranamente non c’era nessun elenco dei vari oggetti rubati e la vista di quel rossetto insospettì la giovane Hoshiyama riguardo a quella storia.

    -Sono d’accordo con te. In questa storia non c’è nulla di chiaro.-

    Per evitare di essere scoperti, i due risistemarono il corpo e ritornarono al loro nascondiglio, sotto la luce dei primi raggi solari. Era passata una notte e il suo obiettivo di vedere il corpo del parente ormai defunto era stato completato. Ma ciò non bastò a mettere a luce ciò che accadde per davvero.
    Ritornarono alla base per riposare e attuare un nuovo piano per scoprire ancora di più su questo caso. Ad accoglierli fu Yoko che, sorridendogli, gli chiese gli indizi che trovarono quella sera.

    -Abbiamo visto il corpo… E' presente una ferita all'altezza delle costole. Inoltre tra i vari segni sul suo corpo, abbiamo trovato impresso sulla guancia sinistra l’impronta di un rossetto viola. Forse c’è un…-

    Improvvisamente venne interrotta dalla ragazzina, consigliando ai due giovani di lasciare perdere quell'incarico. Lo sguardo confuso si spostò dritto negli occhi della giovane. Perchè gli fu consigliato di lasciar perdere quelle indagini? Cosa aveva scoperto?

    -Dimmi: desideri scoprire la verità, o ottenere vendetta?-

    -Vendetta?-

    A quella frase la ragazza si bloccò di colpo, con gli occhi puntati su Yoko. In quei giorni era stato ucciso un esponente della sua famiglia. Nonostante tutti i difetti che, come aveva potuto osservare sul suo corpo morto, non rendevano nobile la famiglia si trattava comunque di un essere umano con il suo stesso sangue. La reazione di qualunque shinobi sarebbe stata quella di trovare il colpevole e infliggergli lo stesso trattamento.
    Ma a quale prezzo? Per avere un’altra vita spezzata?

    -Basta misteri. Dimmi cosa sta succedendo.-

    Con determinazione, espressa sia nella voce che dalla sua espressione facciale, si sarebbe rivolta alla ragazza pronta per la verità.
     
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    Shinobi e mercanti


    Post 6 ~ Conclusioni


    I risultati dell'analisi dei poveri resti, per quanto superficiale, furono inequivocabili e, una volta confrontati con il fascicolo sottratto alla stazione di polizia, delinearono una situazione piuttosto opaca. Omissioni e errori. Tutto ciò andava oltre ad una deprecabile, ma plausibile, cattiva condotta di chi aveva portato avanti le indagini: ne emergeva una chiara volontà di insabbiare l'omicidio, spacciandolo per uno dei tanti incidenti che accadevano ai viaggiatori danarosi. Si stavano avvicinando alla verità, ne erano sicuri. Ma rischiavano di fare la fine delle falene che, attratte dalla luce della fiamma, finivano per avvicinarvisi troppo, finendo bruciate dalla loro curiosità.

    Che non fosse sicuro per loro proseguire lo doveva aver intuito anche la ragazza, la quale ora si rivolgeva alla coppia di accademici con una faccia insolitamente seria. Per alcuni lunghi istanti, le due donne si confrontarono in silenzio, fino a quando non fu Asami a cedere. Quasi sospirando, Yoko si alzò, sposandosi davanti la finestra e dando loro le spalle. Avevo già dei sospetti, ma dopo quello che mi avete detto ne sono praticamente sicura. Mi gioco la mia reputazione di cacciatrice di informazioni. Nonostante la voce fosse un poco più distesa e vicina al suo solito tono canzonatorio, si poteva ancora intuire il peso delle sue parole. Il colpevole, o meglio la colpevole, è il Giglio Viola, una kunoichi mercenaria per offre i suoi servigi al migliore offerente. Mi era giunta notizia che fosse stata avvistata nel Paese del Ferro qualche settimana fa, e ora capisco il perché. E' una professionista dell'assassino su commissione, specialista in seduzione e veleni. Ve lo dico chiaramente, non è un avversario alla vostra altezza. La giovane si sarebbe voltata, osservando in particolare il cugino. Shin, noi siamo solo raccoglitori di notizie... E non voglio che tu corra pericoli inutili, quindi ti prego di non fare nulla di avventato, che esuli dal tuo incarico. E se un'idea del genere passasse per la testa della tua ragazza, ti prego di dissuaderla. Mi sta più simpatica di quella Uchiha tutta cupa... La tensione si era allentata se Yoko aveva ritrovato la voglia di scherzare, eppure il fatto che avesse usato il nome del Kinryu al posto di uno dei tanti nomignoli significava che la sua preoccupazione era reale. A-asami-san è solo un'amica! Il ragazzo si bloccò, girandosi di scatto verso la kunoichi della Foglia. Scusa, forse sono stato precipitoso, in fin dei conti siamo colleghi... Però, non mi dispiacerebbe diventare tuo amico, ecco... Ah, ci rinuncio, è troppo complicato da spiegare a parole... Rassegnandosi a non essere compreso, Shin si lasciò cadere sulla sedia, coprendosi il viso con le mani, convinto di aver parlato tutto e di essersi scavato la fossa da solo. Fu quindi il turno del taciturno assistente di tirare le fila, riassumendo la situazione. Una delle tre famiglie ha assoldato il Giglio Viola per eliminare l'Hoshiyama. Probabilmente aveva scoperto qualcosa di scomodo, o pestato i piedi alla persona sbagliata. Tira una brutta aria in questo Paese ultimamente, non sarebbe la cosa più grave successa qui. Anche i due ninja di Konoha avevano una vaga conoscenza della situazione, grazie ai rapporti che gli erano stati forniti. Rapimenti, operazioni di mercato poco chiare, sfruttamento della manodopera. Ce n'era abbastanza per una missione accademica. Se solo non si fossero trovati in un Paese neutrale. Per come la vedo io, Asami, dovremmo rientrare al Villaggio. Io comunicherò ai miei superiori le informazioni raccolte da noi e da Yoko, poi penseranno loro al da farsi. Te invece come intendi agire? Lo dirai al tuo clan? E se anche lo facessi, come pensi reagirebbero? La vita di quell'uomo vale di più dei contratti commerciali che ci sono in ballo?

    La città si confondeva ormai con la linea dell'orizzonte alle spalle dei due shinobi, che a buon passo si stavano dirigendo verso il confine. Se ce ne fosse stato bisogno, Shin non avrebbe esitato a opporsi ad eventuali intenti bellicosi della kunoichi, ma in realtà sentiva che se la sarebbero cavata semplicemente discutendone. Asami era una ragazza a modo, e per quel poco che aveva imparato a conoscerla le sembrava anche ragionevole e gentile. Difficilmente avrebbero finito per litigare per quella faccenda, e anche se fosse successo il Kinryu non avrebbe cambiato idea. Se Yoko diceva che era pericoloso, lo era davvero, e lui non intendeva permettere che la giovane si mettesse in pericolo. Sono contento che tu abbia scelto di tornare a Konoha alla fine. Quello che è successo è deprecabile, ma la vendetta fine a se stessa non porta mai nulla di buono... Il pensiero andò a due persone che gli erano molto vicine, le quali per vari motivi avrebbero avuto molto da ridire sulla sua affermazione. Perdonami se mi prendo una confidenza eccessiva, ma penso che se veramente la tua vocazione è quella di diventare un medico, non ti si addica molto andare a caccia di assassini... Ah, ma non intendo che non ne saresti in grado! ...qualsiasi cosa io dica finisco sempre per farmi fraintendere, eh? Una risatina forzata ed un sospiro rumoroso rilassarono l'atmosfera. Il Kinryu se la cavava nei combattimenti, ed aveva altre virtù, ma parlare con le ragazze non rientrava tra di queste. Anzi, a dire la verità fino a pochi anni fa, prima che entrasse in Accademia, parlava pochissimo in generale. Aveva avuto un'infanzia solitaria, allietata più dai libri che dai giochi con i coetanei. Solamente dopo aver scelto quella strada, così pericolosa, era riuscito ad aprirsi, facendosi i primi veri amici della sua vita. La tranquillità continuava a piacergli, ma aveva anche raccolto il coraggio, scegliendo di fare il primo passo, dando una possibilità alle persone.Ecco... Che ne dici se quando torniamo ci fermiamo a prendere un ramen? Offro io! Quella poteva essere la conclusione per la vicenda nel Paese del Ferro, ma forse l'inizio per qualcos'altro.


    Siamo giunti alla fine! Ti ringrazio per la giocata, spero di giocare ancora con te in futuro ^^
     
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    Il corpo del parente defunto era stato trovato. Diversi segni avevano attirato l’attenzione dell’aspirante medico, che fin dall’inizio era intenzionata ad osservare il cadavere da vicino. Il rossetto viola stampato sul suo viso poteva essere un indizio o solo la prova del suo brutto vizio che aveva per le donne.
    Dopo averlo esaminato, i due shinobi della foglia uscirono dall’edificio raggiungendo, alle prime ore dell’alba, la piccola stanza dove incontrarono Yoko, l’esperta ricercatrice d’informazioni. La stessa che, dopo il rientro, li accolse con brutte notizie. Consigliò ai due di lasciar perdere quella faccenda ma prima di congedare i due si rivolse alla ragazza dalla chioma rossa, ponendola di fronte ad una scelta. Intraprendere la via della vendetta o sapere semplicemente la verità.
    La sua vita era completamente cambiata da quando aveva lasciato la sua dimora e cambiare radicalmente la sua ambizione di vita. Oltre allo studio, si ritrovò ad affrontare situazioni difficili e pericolose. Mai aveva immaginato di affrontare una minaccia come quella di Cantha. Mai aveva pensato di ritrovarsi un giorno senza forza, nemmeno per alzare lo sguardo. In quegli anni aveva sperimentato sulla sua pelle le vere difficoltà che uno shinobi, rendendosi conto del pericolo costante che si affrontava ad ogni missione. La sua scelta di diventare un ninja medico poteva aiutare non solo il suo Paese ma anche i ninja del continente stesso a non perdere la vita di fronte ad ogni possibile minaccia.
    Aveva raggiunto il Paese del Ferro per scoprire di più sull’omicidio. Voleva solo sapere il colpevole di tutta quella storia e la sua motivazione. Ma la faccenda era più complicata del previsto. Chi aveva messo fine la vita di Kusugawi Hoshiyama era conosciuta come il Giglio Viola. Una mercenaria specializzata nei veleni, potente e sconsigliabile d’affrontare per i due shinobi della foglia.

    [...]

    -Cos-!?-

    Alle ultime parole della ragazzina, l’esclamazione di Asami venne coperta dalla risposta del giovane. Agli occhi della kunoichi, Shin gli sembrava piuttosto imbarazzato dall'affermazione di Yoko, che molto probabilmente amava prenderlo in giro in quel modo. La genin si limitò solo ad ascoltare le inutili scuse del ragazzo, con braccia conserte e il sopracciglio sinistro alzato. Il suo sguardo non si spostò da lui, osservando come, disperato per quella situazione, coprì il suo viso, forse per la vergogna.

    §...§

    La sua attenzione si spostò dallo shinobi dai capelli corvini a Nobou che espose la sua consiederazione sul Giglio Viola e sul paese del ferro.

    -Per come la vedo io, Asami, dovremmo rientrare al Villaggio. Io comunicherò ai miei superiori le informazioni raccolte da noi e da Yoko, poi penseranno loro al da farsi. Te invece come intendi agire? Lo dirai al tuo clan? E se anche lo facessi, come pensi reagirebbero? La vita di quell'uomo vale di più dei contratti commerciali che ci sono in ballo?-

    §...§

    Aveva raggiunto quel luogo all'insaputa di tutti per scoprire la verità. Ma purtroppo lei stesa si ritrovò in un vicolo cieco. La pericolosità dell’assassina, esperta nei veleni, era un ostacolo per lei che non aveva mai provato e avuto l’occasione di neutralizzarne uno. Solo una delle tre famiglie ebbe la crudeltà di assoldarla e di mettere fine alla vita dell’ingenuo Hoshiyama, in quei momenti preso in giro dalla donna. Ma doveva davvero riferire tutto ciò a suo padre o suo zio? Entrambi volevano tenerla all'oscuro dell’accaduto ma lei volle indagare per conto suo riguardo a quel cruento delitto.

    -Non dirò niente a nessuno. Sono venuta qui all'insaputa di tutti... non vorrei alzare un polverone...-

    Aveva deciso per la strada più semplice, anche se significava mentire ai suoi stessi parenti.

    [...]

    I due shinobi della foglia s’incamminarono in direzione del Paese del Fuoco. La città era ormai lontana ma una sensazione, simile a quella di un macigno sulle spalle, aveva preso il sopravvento nell'animo della giovane nobile. Era consapevole di aver lasciato andare l’assassina che aveva commesso quel reato. Com’era consapevole che il vero mandate di quell'omicidio l’aveva scampata.

    -E' vero, la vendetta non porta niente di buono. Inoltre quella donna stava agendo per conto di qualcun'altro… Avrei scatenato la mia ira sulla persona sbagliata. Lei stava svolgendo solo il suo sporco lavoro.-

    §...§

    Il suo sguardo era dritto sulla strada del ritorno ma la sua mente era altrove. Non era diventata una kunoichi per cercare vendetta o dimostrare di essere la più forte. Il suo obbiettivo era solo quello di aiutare i cittadini del continente in difficoltà e l’arte medica era l’unico modo per aiutare senza ferire. Ma davvero doveva lasciare quella situazione senza una soluzione definitiva? Il Giglio Viola doveva restare a piede libero, uccidendo su commissione delle povere vittime? Ma ciò che non le dava pace era il vero mandate dell’uccisione del suo parente. Chi voleva la sua morte?
    Alle parole del ragazzo dai capelli corvini la sua attenzione era ritornata sulla strada che stava percorrendo. Delle tante parole una frase aveva colpito la sua attenzione.
    Diventare ninja medico non significava per lei sottrarsi dai pericoli. La sua vita, anche in quel caso, era in costante pericolo. La vendetta non era la strada da prendere ma quello non era l’epilogo che desiderava. Era troppo debole per affrontare un avversario di quella pericolosità ma la sua determinazione nel scoprire il vero colpevole era troppa per starsene con le mani in mano riguardo a quella storia irrisolta. Guardò lo shinobi con aria irritata, fermandosi di colpo su quella strada che la stava conducendo al confine.

    -Shin... la mia intenzione è quella di diventare un ninja medico ma questa storia non finisce qui. Scoprirò il mandante dell'omicidio di Kusugawi Hoshiyama.-

    Fece un brevissima pausa prima di osservare con più insistenza il volto di lui, per poi continuare a camminare lungo la strada rivolgendosi al ragazzo.

    -Con o senza il tuo aiuto.-

    Un tono freddo, ripensando il cadavere che aveva quella notte stessa. Nonostante le parole di Yoko, sperava di trovare un alleato per inserire l’ultimo tassello e chiudere quella storia definitivamente.
     
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