Relax al villaggio

[Free Kairi - Shin - Kunihiro]

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  1. Yato Senju
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    Lo supponi, eh? Dissi ancora con una mano sul costato...faceva male ma avevo guarito di peggio. Allora suppongo di doverle accettare. Sbuffai, mentre notavo, non senza un lampo di interesse, come Kairi avesse limitato il suo rimprovero a un semplice sguardo. Segno di complicità, evidentemente, e non mi era sfuggita la scena di poco prima. Il dubbio era se cercare di mettermi in mezzo per controllare entrambi o supportarli in qualche modo...anche continuando a interpretare il ruolo del rivale. Non che avessi molto tempo a disposizione in realtà, dato che la situazione pareva degenerare sempre di più e gli unici capaci di sistemare le cose, ossia noi, erano troppo distanti da quell'individuo incappucciato che avevamo visto fuggire. La priorità è fermare questo putiferio...hai ragione. Kairi era molto pragmatica...questo significava che a meno di coglierla in un momento di fragilità emotiva avrei avuto difficoltà a trasmetterle i giusti stimoli per portarla dalla mia parte. Oppure potevo elaborare qualche falso ricordo o affini. C'era ancora molto lavoro da fare.

    Appena starò meglio ti darò una mano. Ogni rilascio ne genera due, e ogni due quattro...dovremmo sistemare la sala in poco tempo. Ma non abbastanza per star dietro a chiunque abbia organizzato tutto questo. Shin andò a recuperare Kunihiro, che era arrivato con noi a quella delirante gara di giardinaggio, mentre dalle porte spalancate cominciavano ad affluire ninja medici che si preoccuparono di chi aveva perso i sensi. Speriamo non ci siano dei morti... Dissi a uso e consumo di chi mi ascoltava, ovviamente, mentre portavo alle labbra un tonico di recupero. Il tempo di riprendere fiato e mi unirò a loro. Cercai di avvicinarmi a Kairi mentre Shin si era spostato verso il nostro bislacco compagno d'avventure, rivolgendole prima una breve battuta. Ora capisco perché non fanno mai partecipare i Senju a queste cose...guarda come va a finire. Ridacchiai. Poi, cercando il suo sguardo col mio, fissandola in quegli occhi scuri che potevano diventare scarlatti (e che sostenevo senza mostrare alcuna paura o inquietudine come spesso capitava a chi sapeva degli Uchiha) chiesi, ben più serio: Con Shin...è una cosa seria? Forse non sono affari miei...e di questo mi scuso. Nonostante il breve cenno del capo per chiedere perdono non avrei interrotto il contatto. Ma è una cosa che...che non potevo fare a meno di chiederti. Serrai le labbra, facendole sbiancare, quindi, senza il bisogno di aspettare una risposta, dissimulando imbarazzo, mi allontanai. Ne parleremo un'altra volta...ora devo pensare ai feriti. Aggiunsi con una buona dose di sollievo mescolata al senso di urgenza.

    L'importante, come sempre e per ogni cosa, era piantare un seme.

    Avrei scoperto solo dopo che razza di frutto sarebbe emerso.

    Ah, Kunihiro-san, comincio da te. Non stare a tamponare quella ferita, faccio prima con un po' di chakra... E alla sua battuta mi limitai a un: Credo non vorrò ai più fare gare di giardinaggio per un bel pezzo, stanne certo. Come se non avessi detto niente a Kairi poco prima: stavo contraddicendo le mie stesse parole sul "non detto", ma volevo che fosse lei a elaborarne la ragione, volevo lasciarle intendere che vedere quella scena aveva forse ferito i miei sentimenti o comunque mi aveva turbato, volevo che ci pensasse. No, in effetti volevo che pensasse a me, nel bene o nel male: un nuovo giro di filo intorno alla mia pedina.
     
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