Incubi del tempo che fu
Prologo

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Ero al tempio della Nebbia, intorno a me c'erano solo i soldati di Cantha. Qualcosa tuttavia, era diverso. Nessuno, nel mezzo di quella furiosa battaglia, mi attaccava. Al fianco avevo la Yakusoku, nella destra Unagi. Mentre camminavo tra le fila dei ninja di Kiri e dei soldati dell'Impero dell'Oni vedevo cadere gli uni e gli altri indiscriminatamente fino a quando gli uomini in armatura vermiglia non si fermarono. Fu in quel momento che lo vidi, uno tra i tanti, seppur forse colui che aveva gli occhi più carichi di pathos, più accesi d'ardore: Keiji Kagome. Era avvolto nelle sue bende, impugnava la stessa spada che avevo io per le mani. Quando mi avvicinai, lui compose dei sigilli e scomparve mentre i soldati di Cantha esplodevano, travolgendo chiunque sul loro cammino ma lasciando, loro stessi, la vita su questa terra. Dall'alto di un pezzo della fontana della piazza, fontana distrutta dal potente jutsu di Seinji Akuma, sentii una voce chiamarmi. Avresti preferito che fosse andata così? Mi voltai, per capire da dove provenisse. Era ancora lui, il Kagome, a braccia conserte. Tu che per primo ti eri reso conto di cosa stesse per accadere, avresti preferito non avvertire i tuoi camerati e salvarti la pelle? Mi avvicinai lentamente. Sono ciò che non potrai mai essere, Kensei. E sai che sono ancora la parte migliore di te. Quell'uomo parlava come se mi conoscesse, come se fosse riuscito a sconfiggermi qualche volta. Invece era colui che aveva perso. Rispondimi, avresti preferito finisse così? Quando ormai ero poco più che sotto di lui, parlai proprio come voleva sentire. No. Dalle mie mani proruppero due enormi saette che lo investirono in pieno. Keiji cadde dalla posizione sopraelevata sulla quale si trovava e rotolò ai miei piedi, incapace di muoversi. Un'altra scarica di fulmini lo colpì in pieno. Sarebbe stato meglio se fossi morto. Il suo volto iniziava a sciogliersi sotto i colpi di quella raiton. Ma ogni passo che faccio mi allontana da te e mi rende più forte. Sono quello che non saresti mai potuto essere. In un ultimo rantolo, Keiji urlò con tutto se stesso qualcosa che sapevo bene: TI ODIO! Poi spirò. Mi voltai per andarmene ma qualcosa mi sbarrò la strada. Era Jeral, Flagello Immortale. Il mio elmo non dava adito ad espressioni, ma la Yakusoku, che adesso si trovava nella mia destra al posto di Unagi, saettò rapida verso la mia nemesi, colpendolo al collo. Ancora una volta, quell'uomo non provò dolore, né si ferì. Cos'è, tagliente lo sembra solo? Disse, con quel suo odioso sorriso. Poi provò ad afferrare la lama della Promessa e tentò di strapparla via dalle mie mani. Non questa volta. Dissi. Con una forza disumana riuscii a tirarla via, tagliando in profondità la mano dell'Immortale per poi colpirlo con un fendente carico dei segreti del mio Clan che gli staccò di netto la testa. La sete di sangue che ti domina, spadaccino, sarà al contempo causa della tua rovina e la pietra su cui fonderai la tua forza. Mi chiedo in che ordine. Sibilò la testa rotolando. Ma mi ero già voltato e me ne stavo andando. Poi mi sentii toccare il braccio destro. Ti prego, resta con me. Avrei riconosciuto quella voce in mezzo a qualunque rumore, a qualunque folla sbraitante. Era Ahri. Portava in grembo il figlio il figlio che non avrei mai cresciuto, il figlio cui non avrei potuto partecipare al battesimo: Sho. Non mi voltai neanche: allungai il braccio sinistro all'indietro, forte della nuova articolazione e lo posi, con la mano aperta, davanti alla sua pancia. L'aria tutt'intorno all'estremità dell'arto si condensò al centro del palmo dello stesso per poi sprigionarsi in avanti, sbalzando lontano la donna incinta.
Mi mancavano pochi passi per raggiungere la zona Clan e tornare alla mia dimora quando un'ultima volta mi riprese. Non dimentichi forse qualcuno, Inquisitore di Kiri? Non ricordai immediatamente a chi corrispondesse quella voce, quindi mi voltai. Io so chi si cela sotto quell'elmo. L'ho costruito io. Zong Wu, lo Shogenin di Suna mi si parava dinnanzi. Non ebbi tempo di rispondere né di muovere un solo muscolo. Mi svegliai di soprassalto, completamente sudato, smuovendo le catene cui ero appeso.

Zong Wu. Dannazione. Le catene iniziarono immediatamente a ritrarsi, mentre il mio corpo veniva adagiato sulle gambe poste al centro della sala, sotto al luogo dove ero solito fluttuare. L'aria venne espulsa dal sistema di ancoraggio, sigillando i miei arti alle protesi. Il braccio fu richiamato al suo posto senza troppo sforzo. Aprii e chiusi la mano, ormai gesto tutt'altro che condizionato, per testare la connessione delle terminazioni nervose. Funzionava tutto. Come sempre. Presi le mie cose e mi diressi, nel cuore della notte, in Amministrazione. Non avevo più bisogno di alcun permesso né nessuno osava frapporsi a quell'uomo che camminava in armatura completa, con un lungo mantello nero striato di blu all'interno. La mia visione, effettivamente, avrebbe incusso terrore in chiunque, specialmente a quell'ora di notte. Era proprio ciò che l'Inquisitore di Kiri doveva fare: preservare, attraverso la paura.
Entrai un un'ala riservata del Palazzo al fine di cercare qualcosa riguardo Zong Wu. Non faceva parte della lista dei nemici di Kiri, né dei sospettati, quindi avrei dovuto scavare affondo. Andai anche nella stanza dove riposavano i Corvi delle Squadre Speciali e ne liberai un paio di cercare notizie da qualche informatore fidato. Non ci volle molto prima che uno di quei neri rapaci tornasse con un piccolo biglietto legato alla sua zampa destra. Zong Wu è stato avvistato a Tsuya qualche giorno fa. Sussurrai, leggendo il biglietto. Mi diressi verso la finestra più vicina e, componendo i sigilli del Cinghiale, del Cane, del Gallo, della Scimmia e della Pecora, mi lanciai. Immediatamente, sotto di me, comparve Kyofu, il grande Pipistrello Bianco della Grotta del Silenzio. A Tsuya. Dissi, senza aggiungere altro. Il Pipistrello non rispose ma si mise subito in viaggio. Ci aspettava una lunga traversata.

[...]

Arrivai che era giorno inoltrato, probabilmente primo pomeriggio. Sorvolando la zona dove mi trovavo lasciai che fosse il Messaggero a indicarmi la taverna più importante del villaggio, dopotutto aveva una vista decisamente migliore di quella del sottoscritto. Perché propri ouna taverna? Bhè, si sa che è il miglior luogo dove cercare informazioni. E poi, la prima volta che incontrai lo Shogenin fu proprio nei pressi di una taverna. È qua sotto, Kensei. Disse il Pipistrello, mentre si abbassava di quota. Grazie. Replicai io, mentre mi lanciavo dal suo dorso, certo di atterrare, da quell'altezza, senza danni. Andiamo a far un paio di domande. Dissi, mentre lentamente aprivo la porta della locanda. Nella mano destra tenevo qualcosa che fino ad adesso non ho citato ma che lo Shogenin, proprio come il mio elmo, avrebbe dovuto riconoscere immediatamente: il materiale pregiato che avevamo rubato a Leona e gli altri pirati del nostro primo incontro.

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Richieste Indeclinabili
Capitolo Primo

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Non era facile abituarsi a tutte quelle attenzioni. Non ero mai stato un uomo che passava inosservato, è vero, ma da quando la maggior parte del mio corpo risultava una sorta di spessa armatura, chiunque si girava a guardarmi. Senza considerare che andavo in giro con un elmo. Non appena misi piede in quella locanda, cadde un silenzio immondo. I miei pesanti piedi facevano scricchiolare il legno delle assi del pavimento. Potevo quasi sentire il rumore dei tendini attorno ai bulbi oculari di tutti gli avventori muoversi in su ed in giù mentre scrutavano la mia figura. Mi fermai al centro della stanza ed il mantello scuro come la notte ondeggiò leggero davanti a me. Tuttavia non dovetti porre alcuna domanda: ero entrato con l'intento di cercare ed invece fui trovato. Potei distintamente percepire un uomo piuttosto imponente avvicinarsi alla porta che avevo appena varcato: non avevo dubbi, era Zong Wu. Sorrisi, senza che nessuno potesse vedermi, sotto il mio elmo. Quando mi voltai mi accorsi che aveva posto gli occhi su di me prima di quanto io non fossi riuscito a percepirlo. Era sempre un passo avanti al sottoscritto ma non sapevo esattamente di quanto. Dal nostro ultimo incontro, però, avevo accorciato - e di molto - le distanze. Fuori di qui. Dissi allo Shogenin, indicando la porta con la mano destra, quella che portava la valigetta del nostro primo incontro. Abbiamo alcune cose di cui discutere.
La mia non era certo una richiesta amichevole: Infatti avrei camminato, anche a costo di scontrarmi con lui, in linea retta, riportandomi verso l'uscita. Se fosse rimasto fermo e non avesse voluto cedermi il passo, nel momento dello scontro si sarebbe reso conto della mia naturale forza, probabilmente superiore anche alla sua. Uscito dalla locanda avrei camminato verso l'esterno del villaggio, alla ricerca di un luogo appartato ed isolato dove discutere con l'armoraro in santa pace. Durante il viaggio non avrei dato alcun tipo di confidenza al Ninja di Suna: anche lui probabilmente si sarebbe accorto dell'incredibile mutamento che era avvenuto in me, al di là dell'aspetto fisico. Dopo una decina di minuti di camminata, ci ritrovammo in un largo spazio d'erba piuttosto alta, largo circa una decina di metri di raggio; al centro di questa c'era una piccola palma circondata da un breve rivolo d'acqua cristallina: tutt'intorno, soltanto alberi. Sono qui perché devo comprare il tuo silenzio. Dissi, rompendo la stasi dialettica che si era venuta a creare negli ultimi minuti. Ma non ho soldi con me. Stavo alludendo al fatto che già al primo incontro avevo usufruito dei servigi di quell'uomo senza sborsare un singolo ryo. Attento a quello che mi chiedi, però. Il tono di voce si sarebbe fatto ancora più serio e grave, se possibile. Ogni allusione a Kiri sarà ritenuta un oltraggio al mio Villaggio. Mi ero fatto più furbo e in tutto quel tempo avevo avuto modo di rimuginare riguardo il prezzo che l'uomo mi aveva chiesto di pagare nella prima occasione, prezzo che questa volta non sarei stato disposto ad accettare. Feci una lunga pausa, aspettando qualche segno d'intesa con quell'uomo. Soltanto quando ne sarei stato certo avrei parlato. Keiji Kagome è morto durante l'attacco di Cantha a Kiri. A quel punto, avrei dovuto abbassare la mia guardia. Adesso sta a te impostare la trattativa. Con le dovute attenzioni. Le parole che seguirono lasciarono intravedere una certa propensione per questa proposta. Potrei sporcarmi le mani al tuo posto o al tuo fianco, se necessario.

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Coloro che Furono
Capitolo Secondo

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L'aria che si respirava era leggera, a differenza dell'atmosfera che si venne a creare dal primo momento. Quasi sembrava riuscisse a lenire l'eterno dolore che avviluppava la mia anima. Questo pensiero iniziò a darmi non poche rogne fin da subito. L'uomo dalla imponente presenza parlò, quasi sfidandomi con le sue prime parole. Una sfida che Keiji Kagome avrebbe probabilmente raccolto ma che io, piuttosto, avrei respinto con fermezza. Era importante soltanto il risultato. Sai, proprio in questo villaggio, pochi mesi dopo aver incontrato Keiji Kagome, ho conosciuto Akira Hozuki, il guardiano di cui mi aveva accennato ai tempi. Ed altri due ninja di Kiri. Lo guardai fisso negli occhi, cercando di fargli capire l'errore appena commesso. L'uomo, comunque, continuò. Le mani me le posso perfettamente sporcare da solo, Kenkichi-san... posso chiamarti così? Hai detto che Keiji è morto, ma immagino tu sia comunque un ninja del tuo clan, o preferisci Inquisitore? La risposta fu lapidaria. Per te Inquisitore è più che sufficiente. Il proseguo del discorso fece intendere che il ninja di Suna avesse compreso immediatamente a cosa mi riferissi col mio precedente intervento. Non hai denaro, ma come Keiji ben sapeva: so apprezzare anche delle valide informazioni ed al momento, Kenkichi, mi sorgono spontanee due domande che possono portare ad altre, finché non arriveremo ad un prezzo valido per ciò su cui mi chiedi di mantenere il silenzio, va bene? Portai una mano alla cintura porta oggetti che adesso, non indossando più il cappotto Maeda, vestivo sotto la cotta di maglia, estraendo una piccola pallina che portai rapidamente sotto l'elmo. Era un antidolorifico blando; non servivano a niente ma l'effetto placebo, ogni tanto, riusciva a darmi una qualche parvenza di sollievo. Abbiamo un accordo. Dissi, tagliando nuovamente corto. Lo Shogenin, allora, arrivò subito al sodo. Prima di tutto: cos'è questo Cantha che avrebbe attaccato Kiri? Cos'è successo di preciso e quando? La ferrea faccia che vestivo non faceva trasparire emozioni ma quella domanda fu un grande campanello d'allarme alle mie orecchie. Come poteva, un ninja come lui, non sapere quello che era successo? Chiunque all'interno dei quattro villaggi sapeva dell'attacco di ormai molti mesi fa a Kiri. Forse l'epidemia non era una notizia di dominio pubblico ma il supporto dato alla ricostruzione del Villaggio dagli aderenti al patto Accademico era stata a dir poco fondamentale. Quanto tempo è che non torni al tuo paese, Shogenin? Dissi con voce grave. Dipendentemente da ciò che mi avrebbe detto, avrei dato una risposta diversa. [Nota]Se la risposta che darai al prossimo post non mi piacerà, interromperò il dialogo, proseguendo diversamente. Consideralo una sorta di "if" gigante. Altrimenti, prosegue come in questo post. Stai giocando col fuoco, vecchio. Ti avevo espressamente detto di lasciare Kiri fuori dalla discussione. Inspirai profondamente, prima di riprendere. Il mio sguardo si sarebbe fatto ancora più pesante. Questa è l'unica eccezione che farò a quanto detto. Incrociai le braccia al petto. Cantha è il nome di una città nell'Oceano dei Kaiju, a sud-est del Paese del Mare. Non so molto. Sono arrivato a Kiri in quel periodo dopo un lungo congedo. Abbiamo lottato contro una infinità di soldati, uomini non abili nelle arti ninja, equipaggiati con un'armatura cremisi sulla quale capeggiava in oro il simbolo di un Oni. È un impero. Non so molto altro. Era vero, non ero stato informato maggiormente da nessuno dopo il mio risveglio in ospedale. Mi ero tenuto per me le informazioni riguardo le capacità di quei soldati come i dardi traccianti e la possibilità di sacrificarsi per creare un'enorme esplosione. La seconda domanda fu decisamente più peculiare. Il Ninja di Suna, infatti, a quanto pare era riuscito a vedermi arrivare - o magari mi aveva sentito, percependo il mio chakra - assieme a Kyofu. Questa domanda però, non aveva alcun tipo di problematica se non la mia stessa curiosità nel sapere del perché di quella sua curiosità. I Kyuketsu Komori sono da sempre legati al mio Clan. La Diaspora dei Kenkichi li aveva allontanati per un po', portandoli a legarsi con un nuovo evocatore. Quest'uomo si era impegnato però in qualcosa di profondamente irrispettoso nei confronti delle Lame Insanguinate, al punto da far rivoltare i Pipistrelli Vampiri, o almeno una parte di essi, contro di lui. Feci una pausa, tormentato ancora dal perché di quella domanda. Potrebbe essere interessante fare due domande a quest'uomo, in un futuro. Dopotutto so il suo nome, potrei utilizzare i miei contatti per cercarlo. Stavo pensando a voce alta a quel punto. Come mai tanta curiosità su Kyofu, Fabbro?

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Coloro che Furono
Capitolo Secondo

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Non capivo se Zong Wu mi prendesse in giro o meno. Gli avevo appena detto che avrebbe dovuto chiamarmi inquisitore ed invece si appellò a me col nome di Clan. La cosa mi faceva alterare, in particolar modo perché diceva qualcosa su chi ci fosse sotto l'Elmo. Intendo dire, Kenkichi, che l'uomo che cerchi ha un'arma con se, un oggetto particolare e potente tanto da rendere ogni arma polvere, seppur per un lasso di tempo breve, per quelle che sono le mie conoscenze. Ti potresti ritrovare improvvisamente senza più la tua armatura a difenderti, è giusto che tu lo sappia. Bene. Dissi, senza scompormi. Per uno spadaccino come me, combattere contro qualcuno capace di sciogliere ogni mia spada alla sola imposizione di un oggetto, mi metteva i brividi. Anche quell'uomo, però, dopo aver rivissuto attraverso il filatterio tutta l'esperienza del precedente incontro, compreso lo scontro coi pirati, faceva affidamento su di un'arma. Magari non era un utilizzatore abile come il sottoscritto nel kenjutsu, magari si trovava molto più a suo agio con le ninjutsu, ma indubbiamente una parte delle sue capacità era profondamente minata. Dopo l'intervento, però, le protesi mi avevano donato una miglior capacità di controllo del chakra, rendendomi molto abile anche nell'utilizzo delle ninjutsu, al punto di averne sviluppate un paio da solo. Ci tenni a puntualizzare una cosa con lo Shogenin, dopo quella mia breve "presa visione". Avevo detto Inquisitore, non Kenkichi. Quando nominai il maestro del defunto Genjo Enma, dagli occhi purpurei del Mercenario uscì come cenere. Rimasi colpito da quell'evento ma proseguii nel discorso. Era sicuramente una questione molto importante per lui. Quando terminai le mie frasi spigolose, l'uomo, dal suo canto si impose in un modo troppo, soprattutto nella questione dei Pipistrelli della Grotta del Silenzio. Vediamo di capirci, Inquisitore, se no qui finirà molto male... perché tu forse non sarai Suna, ma io sono uno che non apprezza le minacce di certo. Punto primo: i nomi per me non hanno valore, non quello che gli dai tu, almeno. Uso tre nomi diversi più spesso: uno è quello con cui mi conosce la maggior parte dell'Accademia, con cui ho aiutato ad abbattere il mostro che c'era qui a Tsuya, con cui ho aiutato Suna a recuperare i loro Kiseki. Un altro è quello con cui vivo ad Ame e con cui lì gestisco un negozio da fabbro. Un altro ancora è quello con cui ero conosciuto nel Paese della Terra fino a qualche anno fa.
Punto secondo: siccome il tuo Kyuudaime e lo Spadaccino Akira mi conoscono come Zong Wu, ti dovrai, temo, accontentare di quel nome.
E, cosa più importante: i pipistrelli che non si schiereranno con te, o non rinnegheranno la loro alleanza dai Kuei, fosse anche per restare imparziali, dovranno morire. Non darò salvacondotti agli alleati dei Kuei e se questo non ti va bene, temo che abbiamo un problema già adesso. L'aria per una buona manciata di metri intorno a noi si sarebbe fatta improvvisamente più fredda ed il vento, d'un tratto, avrebbe trovato difficoltà a muoversi nella nostra direzione. Le mie braccia si sciolsero dal petto e caddero lungo i fianchi in una posa rilassata ma che l'uomo avrebbe percepito quasi come minacciosa. Ero Odio IncarnatoOdio Incarnato: L'utilizzatore ha le seguenti imposizioni: se possibile, farà soffrire gli avversari; non risparmierà nessuno dalla morte, se non controproducente; non presterà soccorso a chi è in difficoltà, se si è dimostrato debole; non cercherà mai di placare gli animi; Le imposizioni sono sempre attive. Se rispettate le imposizioni, l'utilizzatore sarà Odio Incarnato anche se disattivata la tecnica speciale ed otterrà un miglioramento alla protezione naturale. e se avessi voluto far comprendere a Zong Wu cosa si prova davvero nell'essere ricettacolo della più intensa passione, probabilmente avrei gettato su di lui qualcosa di così glaciale che avrebbe spento qualsiasi tipo di fiamma: eterna, dorata o magari capace di riportare alla vita. Non sono minacce. Sono avvertimenti. Dissi. Il fatto che da una pila di legna possa diventare un incendio se in questa getti un cerino, è considerabile una minaccia? Feci una pausa. Io sono quella legna. Sta' soltanto attento a come utilizzi le tue fiamme. La sensazione d'oppressione che fino a quel momento aveva accompagnato le mie parole adesso sembrava sparire. Il vento era tornato a carezzare le nostre vesti. Fintanto che riuscirò a contattarti ogni volta che riterrò opportuno attraverso il nome di Zong Wu, per me non ci saranno problemi. In alternativa dovrò avere un modo rapido di contattarti. Potremmo utilizzare il sangue. Feci una breve pausa. Stavo, di fatto, scoprendo parte delle mie carte. Attraverso un piccolo tributo dovrei riuscire a creare un potente mezzo di comunicazione tra di noi. Sta a te decidere se il gioco vale la candela. Riguardo l'ultimo punto, sarei stato piuttosto categorico. Spero tu ti renda conto che mi stai chiedendo qualcosa di molto simile al darti il permesso di uccidere parte del mio clan. E spero tu ti renda conto che questo non potrò mai accettarlo. Chi è stato fuori da qualsiasi questione legata al Kuei non dovrà essere toccato. Chi in questi anni è stato neutrale non dovrà subire alcun danno. Soltanto i traditori che si sono legati a quell'uomo e non lo hanno abbandonato dopo l'affronto ai Kenkichi dovranno essere puniti. L'ultima pausa di quel lungo discorso. La questione sembrava piuttosto importante. Siamo d'accordo? Dopo una eventuale risposta, avrei incalzato l'uomo, come se niente fosse. Perché questa faccenda ti sta tanto a cuore, Shogenin?

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