L'Arte di sorreggere i muri[Fudoh&Meika]

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  1. Shiltar Kaguya
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    Falce dei Kaguya


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    La prima visita


    I sofferenti



    Ok, mi aspettavo un mezzo un pò bavoso e di certo piegato dagli anni quando varcai quella porta, non di certo una ragazza di pochi anni più grande di me.
    Gliene avrei dati una ventina, non di più, ma ovviamente non glielo avrei mai detto: avevo sentito dire che non è mai saggio ipotizzare l'età, o il peso, di una ragazza, specie se sembrava nervosa come quella che avevo davanti.
    Quando mi chiese delle mie conoscenze in medicina, stavo per rispondere che erano pari a zero, ma quella tizia fece qualcosa con gli occhi e, sapete, quando il detto "Vedere rosso" prende tutto un altro significato davanti a te, preferisci startene in silenzio, quindi, semplicemente, chinai il capo.
    Ad ogni modo, la Primaria (si dice così?) si presentò come Meika Akuma, mentre indossava un camice e mi chiedeva se ne avessi uno anch'io.
    No, spiacente, niente camice..., mi limitai a rispondere, mentre nella mia testa aggiungevo: Quelli che indosso sono gli unici abiti che ho, dormo per strada... secondo te ho un camice?, ma, appunto, quando una ragazza ti mostra degli occhi rossi come quelli, meglio evitare commenti non richiesti.
    Medesimo motivo per cui alla frase successiva sull'essere ninja medico sul campo di battaglia ed in ospedale e le: relative differenze, risposi solo con un cenno affermativo del capo e con un Ok, capo.... tanto chi cavolo sapeva che voleva essere ninja medico su un campo di battaglia? Di certo non io, non era nemmeno realmente un ninja ancora!

    Seguii quindi Meika, mettendomi guanti e mascherina, probabilmente con quelle cose ed il camice, considerando la mia casacca piuttosto semplice ed aperta sul petto, dovevo sembrare più un matto che un medico, ma chi sono io per criticare le indicazioni della Primaria sulle "prassi igieniche da tenere in ospedale" (leggetelo tutto di fila e senza prendere fiato, come faccio io quando lo pronuncio!)?

    E così ci trovammo nella stanza di un uomo malato.
    Ora, io potrò anche sembrare tonto, e probabilmente anche un pò lo sono, di certo manco di buone maniere, ma non sono tanto stupido da non dare per scontato che mi sarei trovato ad incontrare qualche malattia, ma l'essere preparati non vuol dire sapere cosa si sta per affrontare, o avere le qualità, da subito, per affrontarlo.
    Quel povero tipo, Kurosaki, sembrava un vecchio decrepito e solo la vitalità rimastagli nello sguardo ne rivelava l'effettiva età, per il resto, come disse lui stesso a Meika, il suo corpo era uno scarto.
    La Primaria mi disse di osservarlo, solo per rispetto verso l'uomo che avevo davanti non commentai che ero tutt'altro che impaziente di toccare quella povera persona, mantenni infatti le mani lontane dal corpo, sollevate, come a volermi aiutare a focalizzare punto per punto, mentre studiavo ciò che avevo davanti.
    Il polmone destro risponde più lentamente del sinistro, probabilmente per questo ha difficoltà a respirare, immagino., fu la mia prima ipotesi, osservando l'irregolarità dei movimenti dei pettorali: sapevo che il movimento del petto implica quanto brevi o lunghi sono i respiri e quanti ne prendiamo, quando correvo, o facevo qualche altro tipo di addestramento fisico, spesso, specie i primi tempi, mi ritrovavo con il fiatone, a fare lunghi respiri e, comunque, in generale il mio petto si alzava ed abbassava sempre all'unisono ed il poco che sapevo di medicina era che l'aria passava per i polmoni, quindi se un lato del petto si alzava più lentamente, era colpa dei polmoni.
    Poi è molto magro: immagino che possa voler dire che o non mangia, oppure non riesce a digerire ciò che mangia, lo rigetta., ipotizzai: avevo sofferto la fame qualche volta nelle mie notti al freddo di Kiri, da piccolo anch'io ero stato tutt'ossa, o quasi, ma avevo anche sentito situazioni di bambini, o altri, che erano in un tale stato di denutrizione, da non riuscire a mangiare più cibo di qualche chicco di riso o cose così, in quel caso, però, immaginavo che più che una questione di povertà, fosse una questione di malattia che gli rendeva difficile anche solo ingerire cibo.
    Queste macchie scure sulla pelle, sospetto siano dei punti in cui il suo male ha ormai infettato la parte più superficiale, oltrepassando le aree muscolari., sapevo che i muscoli avevano più strati di pelle al di sopra e che taluni mali potevano essere superficiali e poi diffondersi verso l'interno, o partire da dentro e risalire, o almeno immaginavo che un male del genere potesse essere come un veleno: ti ammazza da dentro, se lo ingerisci, oppure da fuori, se lo tocchi.
    A quel punto alzai lo sguardo verso Meika, probabilmente tutta l'euforia e la baldanza iniziali avevano lasciato posto ad un misto di serietà e tristezza, mentre aggiungevo le ultime parole: Non mi sembra di aver dimenticato niente, ad un primo sguardo... o mi sbaglio?, le chiesi, attendendo il suo che era il parere di un vero medico.
     
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