Il Soldato dell'Oni

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    Il Soldato dell'Oni [1]



    Presso l'attacco di Shiro Tagachi alla Foglia, la follia propria dell'Impero dell'Oni aveva lasciato una grossa traccia nel villaggio, ma non solo. Un individuo apparso dal niente, e considerato da pochi, proprio durante la sua apparizione, se ne era andato portando con sè uno delle nuove leve della Foglia, possessore del cinque code. Nessuno dei presenti aveva mai visto prima di allora, a quanto sapesse, l'individuo in questione, eppure non era del tutto sconosciuto agli shinobi.
    L'influenza dello strano Uomo era presente eccome nelle vite di tutto il continente, solo che, almeno fino a quel momento, non era mai stato evidente; qualcosa aveva cambiato questo equilibrio, e lo aveva spinto a mostrarsi in prima persona, ignorando ogni logica, arrivando a farsi vedere in mezzo alla piazza della Foglia per portare via di peso Sho col suo demone.
    In realtà c'era qualcuno che lo conosceva, o meglio, seppur senza averlo mai visto, era convinto di avere un qualche collegamento con quell'individuo; e questo qualcuno aveva appena lasciato Raizen sul monte degli Hokage per cercare di aiutare nel villaggio, quando apparve l'Uomo in questione.
    Jotaro si buttò a terra nella boscaglia, preso come da un senso primordiale di paura, esattamente come i primi uomini quando assistevano agli eventi temporaleschi e si nascondevano nelle grotte, scambiando i fulmini per divinità. Quando quell'individuo apparve nel suo campo visivo, non potè fare altro che appiattirsi contro il terreno, e sperare che il temporale passasse in fretta; ma nonostante questo, ne era anche attratto in maniera singolare. Non potè fare a meno di scendere dalla fiancata della montagna fino nel villaggio, poichè quando l'Uomo apparve nella piazza, il suo istinto gli fece comprendere esattamente dove si trovasse. Ammesso che fosse opera dell'istinto.
    Quando Jotaro fu testimone delle azioni del misterioso estraneo, si rese conto che quello che pensava essere solo un remoto collegamento, doveva essere molto di più. Quella strana pece nera che fuoriusciva dal ragazzo come risposta dell'attacco dell'Uomo, era molto simile a quella che Oboro aveva riportato come seguito dell'iniziazione del cinque code, e non solo, era estremamente simile all'enorme Mare presente nella dimensione interiore dello stesso Ronin. In più, c'era quel dannato suono che l'individuo emetteva senza sosta dal momento della sua apparizione.




    Cosa diavolo era quel suono emanato costantemente da quell'uomo, tanto da entrargli nella testa e farlo quasi impazzire? Nessun altro sembrava farci caso? Forse era quel suono che aveva causato la follia nel gruppo di shinobi che si erano lanciati contro il misterioso estraneo, per finire con la faccia strappata.
    Quando lui portò via Sho in quella che sembrava una pozza palustre, e il suono cessò, fu chiaro al ronin che la risposta alle sue domande era proprio davanti a lui, doveva trovare quel tizio. C'era un altro fatto; passato il momento di estremo fastidio, si rese conto di aver già udito quel suono, quando era bambino, dentro il S.O.M.A.
    Udirlo nuovamente gli aveva riportato alla mente altri ricordi della sua prima infanzia; era certo di essere stato sottoposto a quella dannata fonte sonora molto a lungo in passato, ma per qualche motivo lo aveva rimosso dalla memoria. Non aveva trovato risposte al Soma, nè a Shulva, rimaneva un solo posto, un posto dove non si recava da decenni. Lo aveva visitato l'ultima volta durante una guerra civile, tornarci non sarebbe stato uno scherzo, soprattutto senza poter usare le sue capacità; ma forse quello era l'unico modo per arrivare sulle coste di Cantha senza dare nell'occhio.


    [La Fossa]

    Dei 14 giorni di navigazione tra Kiri e Cantha, sono gli ultimi 3 i più particolari. Il 12° un'imbarcazione è costretta a passare sopra la Fossa. Questo particolare luogo è un avvallamento nel fondale oceanico che circonda completamente l'arcipelago. E' spesso caratterizzato da forti piogge, ma per qualche strana ragione, la superficie dell'acqua resta fondamentalmente piatta, indipendentemente dai venti. Il 13° e il 14° giorno servono ad attraversare la coltre di densa nebbia, dentro la quale, i normali mezzi di navigazione magnetica, cessano di funzionare, e diventa impossibile stabilire i punti cardinali con metodi marittimi classici. Persino utilizzare un recipiente con acqua e un oggetto galleggiante, risulta inefficace. L'unico modo per raggiungere Cantha, dall'esterno, è avere "qualcosa" all'interno, che indichi la strada. Come il ronin pensasse di arrivare nell'arcipelago, era cosa nota unicamente a lui; e forse nemmeno più di tanto.

    [La deriva di Sho Saitama]

    Durante il "viaggio" Sho non si rese conto di nulla, fu rapido come un battito di ciglia, e una volta dall'altra parte, un forte senso di nausea lo avrebbe investito con forza, obbligandolo a rimettere. Si trovava in uno sterminato palazzo di architettura orientale, gigantesco. Tutte le superfici erano costruite in legno, un legno meraviglioso con una gradazione rossastra, intervallato da colonne e bassorilievi di giada. Sembrava non il palazzo di un nobile, ma la reggia di un imperatore; adornata con materiali che il chunin forse non aveva nemmeno mai sognato nei suoi migliori sogni; ma quel luogo aveva qualcosa di particolare. Persino un chunin esperto come lui, nonostante le ferite, sarebbe stato capace di rendersene conto, tutto il posto era completamente vuoto, come se fosse stato abbandonato. Non c'erano servi, nè oggetti di alcun tipo.
    Erano presenti unicamente lui, l'Uomo, e Shiro, che si comportava più come un cane che era appena stato bastonato, che come il guerriero terrificante che gli shinobi avevano potuto ammirare in battaglia sul continente.
    Lo strano individuo lasciò andare il ragazzo dalla sua presa sul volto, che non si era mai placata, nemmeno durante l'episodio di vomito, causando una serie di spruzzi in direzioni casuali, dato il palmo che copriva la cavità orale.
    Colui che lo aveva rapito, lo lasciò a terra, e compose una ventina di sigilli, prima di puntare il palmo della mano destra al ragazzo, sul cui ventre (privo di abiti a caso dell'attacco subito alla Foglia) apparve il sigillo di estrazione demoniaca.

    ...vai.

    Rivolto a Shiro. L'Oni estrasse una delle sue due spade più grandi, e con un colpo estremamente preciso [Statistiche 1000] recise la testa del ragazzo con un solo fendente, esattamente sotto il pomo d'Adamo, facendola rimbalzare un paio di volte a terra, prima che si fermasse in una pozza di sangue.
    Dal corpo di Sho, dal collo per la precisione, iniziò a defluire lo stesso liquido nero di cui erano stati testimoni alla Foglia, e per qualche strana ragione, il chunin non perse coscienza, nonostante la sua testa si trovasse ad un buon metro di distanza dal corpo.


    - Maestro, col vostro sigillo il demone sarebbe dovuto uscire, perchè non accade? -



    L'Uomo osservò il ragazzo per qualche secondo, stringendo appena gli occhi, come a volerlo analizzare a fondo. Quindi si portò una mano al mento, scoperto dal tessuto rispetto al resto della testa, assieme al volto, e iniziò a grattarsi in quel punto. Non era confuso, era più seccato, come se sapesse benissimo cosa stesse succedendo, ma sperasse di essere in torto.
    Quanto a Sho, il ninja avrebbe perso ogni percezione del momento presente, restando come in una specie di limbo. Avrebbe avuto la sensazione di tornare in quel corridoio. Il corridoio infinito dove era capitato durante il rituale del cinque code. Quella lunga linea retta, piena di voci impossibili da localizzare, luce soffusa, e niente altro, per chilometri.
    Pochi istanti dopo, avrebbe avuto nuovamente pieno controllo di sè. La sua testa era nuovamente sul suo collo, attaccata, come se niente fosse accaduto, ma il ricordo del taglio era rimasto, così come il ricordo della sensazione fisica del taglio. Mentre era in quel corridoio dovevano averlo riparato in qualche modo, anche se lui non aveva avvertito assolutamente nulla.

    ...di nuovo.

    E un suono sordo si sarebbe ripetuto, con la testa del chunin che rimbalzava per terra, spiattellandosi sul sangue ancora presente sul pavimento; senza che Sho potesse farci nulla. Il suo corpo era distrutto all'inverosimile dopo gli eventi di Konoha, e Shiro troppo forte o veloce perchè potesse opporsi.
    Quanto all'Uomo lì presente, si limitava ad osservare, con una mano dietro la schiena, e una sul mento, come stesse osservando una cavia, o un motore che cerca di accendersi, bofonchiando tra sè. E ci fu di nuovo solo il corridoio. Per altre due, tre, dodici, trentotto volte.
    Quando Sho apparve nel palazzo, dalle finestre aveva potuto notare come, dalla luce del sole, fosse prima dell'alba; e sarebbe rimasto lì, a farsi decapitare dall'Oni per un giorno intero.
    Solo dopo il tramonto, senza pause, senza una parola per lui, l'individuo interruppe il loop di esperimenti.

    ...che seccatura, si è davvero guastato.

    In quel momento, se Sho ne fosse stato in grado, avrebbe potuto percepire come un brivido di insicurezza nel modo in cui Shiro stava impugnando la sua spada, un istinto come quello del cane bastonato a ritrarsi in sè stesso, alla vista del bastone. Fu appena impercettibile, ma presente.


    - Cosa ne dobbiamo fare? Sembra essere legato a voi, forse a caus.. -

    ...al Serraglio. Occupatene, mandami il Cervo.

    Shiro ripose la lama, e chinò la testa. Avrebbe afferrato Sho per la collottola, o per un braccio o una gamba, in base alla resistenza del ragazzo. Lo avrebbe preso a calci in faccia se avesse provato a muoversi, in ogni caso lo avrebbe trascinato via, e durante l'uscita da una delle grandi sale del palazzo, Sho avrebbe chiaramente potuto notare come una figura conosciuta li stesse incrociando, per recarsi dall'Uomo misterioso, era il Cervo. Molto simile a come lo aveva incontrato nelle fogne del palazzo, ma con qualche dettaglio differente, nel vestiario, e nell'energia che emanava. Sembrava reale.
    Pochi istanti dopo, Shiro lo avrebbe gettato in un pozzo, o qualcosa di simile. Un foro circolare fondo una cinquantina di metri, completamente in pietra, sul fondo del quale, Sho si sarebbe sfracellato, perdendo i sensi, ma inspiegabilmente vivo.


    Ot
    Ha inizio la giocata per dare una sistemata al tuo pg. Sei già un torturatore, e lo splatter non avrebbe il minimo effetto. Quindi con l'aiuto di Shiro, distruggeremo la tua mente. La tabella di fine post non sarà necessaria.
     
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    Schiavo del destino





    E fu di nuovo luce.
    Erano passati solo pochi istanti dagli avvenimenti alla foglia, eppure mi trovavo in un luogo completamente differente; il teletrasporto utilizzato per lo spostamento era qualcosa che non avevo mai sperimentato: venni colto da un profondo senso di nausea, sentii il liquido nel mio stomaco risalire provocando un forte bruciore all'interno dell'esofago per poi venire vomitato dalla mia bocca. Purtroppo l'uomo misterioso tratteneva ancora il mio volto nella sua mano impedendomi una corretta evacuazione, il disgustoso liquido infatti colò dalla mia bocca al suo arto per poi finire a terra. I miei arti rotti mi impedivano persino di pulirmi da quell'avvenimento disgustoso, figuriamoci se sarei stato in grado di difendermi. Ero completamente alla mercé del nemico, ma chi era costui?
    Come un sacco venni scaraventato a terra e lì rimasi, incapace di muovermi se non strisciando, ma non lo avei fatto, i vermi strisciano ed io non lo ero.
    Mi osservai intorno cercando informazioni su dove fossi; lo spazio era enorme, eppure vuoto , le architetture particolari non mi davano ricordi, dovevamo trovarci molto distanti dalla mia terra natia.
    Nell'enorme stanza vi eravamo solo io, Shiro, e l'uomo misterioso, non provavo paura, ma non perché fossi particolarmente coraggioso, ero semplicemente consapevole della situazione: non ero un animale ferito ridotto in un angolo, ero piuttosto un pollo già infilzato sullo spiedo, privo della possibilità di difendermi,
    con il destino già segnato.
    Mi meravigliai di essere ancora cosciente nonostante lo shock dovuto a tutti i danni subiti, l'uomo davanti a me cominciò ad eseguire un grande numero di sigilli,
    un segno decisamente pessimo.

    -Ma chi cazzo sei? E che cazzo vuoi da me?-

    Riuscii a dire con un filo di voce mentre la mano dell'uomo si poggiava sul mio ventre.
    Passò solo un istante da quando vidi la lama di Shiro uscire dal suo fodero, la cosa successiva fu la visione di un corpo martoriato privo della testa: il mio. Ero stato decapitato, eppure ero vivo, cercai istintivamente di respirare, senza riuscire ad insufflare i polmoni che non avevo più, poi di nuovo il buio.
    Era forse quella la morte? Il lungo ed indimenticabile corridoio che aveva segnato la mia unione col demone dalle cinque code, il lato positivo era che avevo di nuovo il mio corpo, sano per giunta, certo, una magra consolazione dopo l'essere morti, ma lo ero davvero? Mi sentivo troppo cosciente, troppo me stesso; la mia idea della morte era semplicemente il buio eterno, l'encefalo smette di funzionare e con esso svanisce la coscienza di se stessi, di quello che ci circonda e dell'esistenza stessa. Eppure io ERO lì, io ERO me stesso.
    Non ebbi troppo tempo per riflettere che fui di nuovo nella realtà, la mia testa di nuovo attaccata al mio corpo distrutto, pieno di danni, ma vivo.

    "Ma che...?"


    Poi la lama di Shiro calò di nuovo su di me segando ancora una volta la mia fine.
    Che fosse stato un Dejavu? Una previsione del mio immediato futuro? Avevo sentito dire che, in punto di morte, ti passa davanti agli occhi tutta la vita, ma mai che riesci a vedere il tuo futuro.
    Confermai che non si trattava di un dejavu quando successe di nuovo, ancora e ancora, per un numero infinito di volte venni decapitato; il taglio, troppo veloce per essere percepito, non era il problema, ma la visione del proprio corpo senza testa, quella è una cosa a cui non ci si può abituare.
    Dopo un tempo indefinito il terribile gioco cessò; ancora una volta ero vivo e la mia testa al suo posto, ero esausto e confuso, eppure cosciente. Perché? Perché il mio corpo si rifiutava di cedere? Non sarebbe stato tutto più semplice se fossi svenuto? Nonostante le condizioi in cui riversavo notai che l'uomo misterioso era contrariato da come erano andate le cose e Shiro era assai preoccupato di questo, una cosa era chiara: l'oni aveva paura di lui.

    -Ah...ah... forse... dovresti provare ad affilare quella lama, dagli ultimi colpi mi è sembrata un po' smussata... ahahaha...-

    Sussurrai quando Shiro mi afferrò per la collottola.
    Inerme venni trascinato come uno straccio lungo la stanza, mentre raggiungevo la mia ignota destinazione una figura incrociò il suo percorso con quello mio e di Shiro: il cervo. Un piccolo sorriso si dipinse sul mio volto, non di gioia, ma di esasperazione, ero convinto di aver eliminato almeno lui, avevo chiaramente sentito il suo corpo venire spappolato dalla mia ira, eppure anche lui era lì.
    Immobile venni gettato in quello che sembrava essere un profondo pozzo vuoto; era impossibile per me fermare la caduta libera che si concluse con un sonoro schianto: come se fosse caduta una tazza di porcellana udii le mie ossa infrangersi, il dolore però oramai non c'era quasi più, non sentivo praticamente più niente del mio corpo. Finalmente sentii la mia mente ed i miei sensi cedere, una piccola pausa da tutto il casino e la follia che stavano accadendo attorno a me.

    "Kokuo... che sta succedendo?"

    Chiesi al demone dentro di me prima che il buio mi prendesse di nuovo.
     
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    Distruggere...[2]



    Per una ragione ancora sconosciuta a Sho, il suo demone interiore non avrebbe proferito alcuna reale risposta al ninja qualora fosse stato interpellato. Sho avrebbe continuato a sentire unicamente un sommesso grugnire, o un lamentìo dalla bestia, come se fosse in preda ad una smania, o avesse una febbre terribile che però non ne metteva in pericolo la vita; ma fosse proprio parte di sè. Quando il ragazzo riprese coscienza di sè, si sarebbe scoperto completamente nudo, legato ad una particolare sedia in pelle, sempre nello stesso pozzo oscuro in cui era stato lanciato. In quella situazione però, il buco nero era pieno di luce, essendo state accese le fonti luminose, rivelandosi una sorta di laboratorio costruito sul fondo di un pozzo dal grande diametro. Non c'erano altre uscite, semplicemente il cielo, cinquanta metri sopra.
    Il posto era tappezzato di strani macchinari, monitor, un lettino, e la strumentazione attorno alla particolare sedia in questione, piuttosto piccola e strappata, probabilmente lì da molte sessioni precedenti.
    Sho era stato legato ai braccioli della sedia con delle corde di cuoio molto robuste ed estremamente strette, che facevano contrasto con le fratture del ragazzo, che era stato stretto come un salame nonostante i danni interni.
    Allo stesso modo le gambe, per tutta la lunghezza, erano ancora te alla sedia con lo stesso tipo di legacci, e tenuto fermo al poggiatesta con una corda che ne cingeva il collo alla pelle consunta della superficie morbida della sedia.
    Attorno a lui c'erano solo due individui: uno era chiaramente Shiro, in piedi davanti a lui ad un metro di distanza, accanto a Shiro, seduto a pochi centimetri a destra di Sho, il Lupo, quello vero; sebbene fosse identico a quello che il ninja aveva trovato durante il rituale. Il primo lo osservava, il secondo scriveva appunti su di un bloc notes. Per cinque minuti buoni, l'Oni rimase immobile, osservando Sho, senza rispondere a nessuna eventuale provocazione, stessa cosa il Lupo, che avrebbe via via osservato varie parti del corpo del ragazzo, per poi prendere delle note, senza che il ragazzo potesse leggerne il contenuto; quindi, dopo il tempo appena descritto, circa 5 minuti, il Lupo si voltò verso Shiro e annuì.


    E2vxzzC



    - Molto bene, cominciamo. - Shiro esordì, estraendo un pugnale alla volta dalle sue cinture. Le armi in questione erano piuttosto piccole, tipo degli stiletti, in grado di essere tenuti dentro una mano per la lunghezza dal polso all'estremità del dito medio. Il manico di ognuno era finemente dettagliato in quella che sembrava una lega sconosciuta, mentre la lama era in un materiale particolare, che quanto a materiale ricordava vagamente la pietra, ma con una colorazione che tendeva al verde; di forma allungata, molto sottili. Uno alla volta, Shiro li piantò lentamente uno dopo l'altro nel corpo di Sho. Nell'ordine:
    Un pugnale sarebbe stato conficcato sul dorso di ogni piede. Un pugnale appena sopra la caviglia, uno nel centro della tibia, poco sotto il ginocchio, uno nella rotula, uno nel quadricipite poco sopra il ginocchio, e uno nel femore poco sotto la testa di quest'ultimo, sempre in linea con gli altri. Il processo si sarebbe replicato per ogni gamba.
    Quindi uno nel ventre, poco sopra il pene, una coppia ai lati del tronco poco sotto le coste fluttuanti, due appena sotto i pettorali e due poco copra i capezzoli, uno poco sotto il pomo d'adamo, uno sul dorso di ogni mano, uno su ogni avambraccio poco prima dei polsi, uno sempre su ogni avambraccio poco dopo il gomito. Due nei bicipiti, uno per ogni spalla.
    Il processo non sembrava una tortura, non ci fu alcun interrogatorio, sembrava più una pratica medica. Quindi Shiro si posizionò nuovamente in piedi davanti a Sho, con in mano il bloc notes passatogli dal Lupo, che controllava chissà cosa sui monitor attorno a Sho, tutti in una lingua a lui sconosciuta. L'Oni iniziò a pronunciare frasi senza collegamento apparente.


    - La tua infanzia. -
    - Il tuo primo amico. -
    - La tua prima ferita fisica importante. -
    - Il nome di tuo padre. -
    - Il nome di tua madre. -
    - Il nome del tuo animale domestico. -
    - Il nome dei tuoi vicini di casa. -
    - Il tuo primo allenamento. -
    - Il tuo primo Kage. -
    - La tua adolescenza. -
    - La tua prima tecnica. -
    - Il tuo incontro con la morte di qualcuno. -



    Non gli stava ponendo delle domande. Non era un interrogatorio, e non si sarebbe fermato a seguito di parole del ragazzo. Il quale, se avesse provato a liberarsi, sarebbe stato nuovamente coperto di botte, e legato ancora più stretto. Quello che stava accadendo era singolare. Ad ogni frase, il suo cervello inconsciamente si focalizzava sul ricordo in questione, che Sho ne fosse cosciente o meno, e ogni singolo pugnale avrebbe preso a bruciare più del normale, rilasciando un alone verdastro nella pelle di Sho. Ad ogni frase, che erano intervallate da tempistiche diverse in base alla forza che il ricordo aveva nel cuore di Sho, seguiva lo stesso risultato; e il ninja avrebbe lentamente o meno dimenticato il ricordo in questione.
    Shiro proseguì leggendo nel bloc notes, per una decina di ore, al termine delle quali, il corpo di Sho era stato ricoperto da una sfumatura verde come la giada, e dalle sue ferite causate dai pugnali, erano sgorgati litri di liquido nero.
    Quindi, Shiro avrebbe chiuso il blocco, scomparendo alla vista del ragazzo assieme al Lupo. Lo avevano completamente ignorato fino a quel momento.


    [...]

    Il giorno seguente, sotto la pioggia, Shiro sarebbe riapparso. Sho non era stato slegato, nè pulito, e restava ancorato al marchingegno come il giorno prima. Nuovamente, l'Oni ripetè le stesse identiche frasi, aggiungendone di nuove, sugli argomenti più disparati. Il processo si sarebbe ripetuto come il giorno precedente, con i pugnali che bruciavano anche sulle stesse frasi, stendendo un alone verde sul corpo del ragazzo che si espandeva dai pugnali, essendo scomparso dal giorno precedente col passare delle ore.
    Di nuovo, il processo avrebbe avuto termine dopo una decina di ore, lasciando il ragazzo da solo, coi morsi della fame, e della sete, se non avesse sfruttato la pioggia per idratarsi quanto possibile.
    Col passare dei giorni, e delle sedute, ci sarebbero stati dei cambiamenti, infatti dopo alcune frasi, i pugnali non avrebbero risposto, e il cervello di Sho non avrebbe ripescato alcun ricordo corrispondente. Il rituale gli stava lentamente cancellando i ricordi di ciò che Shiro andava a pescare.
    A volte il Lupo lasciava la sua seduta per girare nel pozzo-laboratorio, per osservare schermi e grafici dal significato recondito; senza mai parlare. A volte si recava presso Sho, per afferrargli la faccia sotto gli zigomi e fargli aprire la bocca quanto possibile per versarci dentro una sostanza dal colore arancione che aveva la consistenza della gelatina frullata, ma un sapore molto piacevole, che ricordava l'aragosta. Probabilmente era grazie a quella, che il ninja rimase in forze senza mai consumare pasti, per un buon mese.
    Circa 27 giorni, dello stesso trattamento, ogni giorno dieci ore al giorno, prima che ogni singola frase pronunciata, cessasse di generare una reazione da parte dei pugnali.
    Il ventisettesimo giorno, per la prima volta, Shiro prima di andarsene, sbattè con una mano il bloc notes, accentuandone la chiusura.


    [Altrove]

    Come Jotaro avesse attraversato lo specchio di oceano fino a Cantha, senza perdersi nella Coltre di nebbia e senza attirare l'attenzione di ciò che difendeva il tratto della Fossa, era un mistero persino a lui, che ne ignorava i pericoli, essendo arrivato nell'arcipelago senza aver trovato alcun intoppo. Attraccò sull'isola di Shing Jea, la piccola isoletta montuosa sede del monastero più antico di Cantha. Durante la grande guerra civile decenni fa, un giovane Jotaro aveva già messo piede sull'isola, quando lui e gli altri furono costretti alla fuga da una battaglia finita male sulle coste della capitale imperiale.
    L'ambiente non era cambiato di una virgola, tutta l'isola sembrava rimasta al sicuro dalla follia corrotta di Shiro, e in quel luogo ameno, sembrava che tutti i problemi del mondo non esistessero. Forse lì, il ronin avrebbe avuto qualche informazione su come raggiungere il luogo in cui era certo fosse tenuto prigioniero Sho.
    Non perchè non sapesse dove fosse, dato che era certo, ma perchè non aveva idea di come l'isola principale era mutata, dopo l'avvento dell'Oni.
    La certezza sulla posizione di Sho gli veniva sempre dallo stesso maledetto suono, che poteva percepire nelle orecchie, ogni volta che puntava lo sguardo verso il centro della capitale; e questo era stato il metodo che aveva usato per arrivare nell'arcipelago. Per qualche ragione, la fonte sonora che avvertiva dallo strano individuo apparso a Konoha, non era mai del tutto scomparsa, e si faceva più forte, se osservata una precisa direzione. Questo lo aveva condotto a Cantha, senza però permettergli di liberarsi la mente dal quel suono terrificante.


     
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    28 giorni di buio





    Ero solo, per la prima volta dopo tanto tempo, ero completamente solo.
    Kokuo non rispondeva, qualcosa stava succedendo nel mio mondo interiore, qualcosa di probabilmente tanto distruttivo quanto quello che stava accadendo all'esterno. Fu l'intensa luce artificiale a svegliarmi, ci misi qualche secondo per ricominciare a vedere, l'impatto immediato e bruciante di quelle lampade aveva come fulminato la mia capacità visiva per qualche istante,un momento che mi sarei goduto di più, se avessi saputo cosa stava accadendo.
    Ero nudo, legato ad una sedia , non che fosse necessario, i miei arti erano ancora fratturati dagli eventi della foglia, se non altro quella forzata immobilità ne avrebbe favorito la guarigione.
    Magari le lame che mi piantarono successivamente nel corpo non sarebbero invece state d'aiuto.

    -MA CHE CAZZO VOLETE DA ME?-

    Urlai all'ingresso della prima, ma non ricevetti risposta.
    Trentadue lame mi furono piantante in diversi punti del corpo, il dolore era trafiggente e lancinante, ma la mala piantata nella gola mi impediva di urlare ulteriormente, non che volessi comunque farlo, non gli avrei dato quella soddisfazione.
    Cercai di guardarmi attorno, sembravo trovarmi in un laboratorio, era oramai evidente che non avevano intenzione di uccidermi, anche se dentro di me nasceva il dubbio sull'effettiva possibilità che non potessero, di fato, riuscirci; stavano facendo qualche assurdo esperimento che evidentemente coinvolgeva anche il cinque code.
    Poi Shiro cominciò a parlare, a quel punto fu evidente che le mie teorie erano esatte: si trattava di un esperimento, non una tortura.
    Non volevano sapere niente da e, per questo niente mi fu chiesto, ero un torturatore, sapevo come sarebbe dovuta funzionare altrimenti, per quanto assurdo la cosa mi avvilì ancora di più. Il fatto che non fosse una tortura voleva dire che non volevano informazioni, quindi non avevo nessuna moneta di scambio con cui poter trattare.
    Le parole dell'Oni sembravano prive di significato,frasi semplici, affermazioni che inconsciamente proiettavano nella mente ricordi nitidi della mia vita, solo per un attimo, come fossero diapositive; intanto il dolore nei pugnali aumentava ad ogni frase ed un alone verde scaturiva da essi pervadendo il mio corpo.
    Il processo si ripeté per un tempo che sembrò infinito, poi venni di nuovo lasciato solo.
    Quanto tempo era passato? Da quanto ero a Cantha? Qualcuno sarebbe venuto per me?
    Un tuono, poi la pioggia.
    L'acqua fredda cominciò a bagnarmi, inizialmente sussultai acutizzando il dolore delle lame, ancora piantate nel mio corpo, ma poi mi rilassai, lasciando che l'acqua lenisse il mio corpo martoriato.
    Non sarebbe stato più semplice lasciarmi morire? Nessuno era venuto a darmi da bere o mangiare, se mi fossi semplicemente arreso magari sarei morto e basta.

    "No, devo dargli il tempo."

    Lentamente aprii la bocca e lasciai che l'acqua vi entrasse, non sarei morto così e soprattutto non mi sarei arreso, avevo fiducia nei miei compagni, sarebbero venuti per me.
    Il giorno dopo il processo venne ripetuto in maniera identica, ed il giorno dopo, e quello dopo ancora.
    Quattordici giorni erano passati, l'esperimento mi permetteva di scandire il passare del tempo, oltre alla pioggia, l'unica mia fonte di ristoro era una strana gelatina che mi veniva data dal lupo, non sapevo se fosse la fame o la situazione a dettare un gusto del genere, ma era dannatamente buona. Inizialmente avevo pensato che potesse trattarsi di un veleno, ma non avrebbero certo avuto bisogno di una sostanza del genere per uccidermi.
    Ancora una volta Shiro riprese a ripetere quelle parole che oramai ricordavo a memoria, le parole dell'Oni sembravano prive di significato,frasi semplici, affermazioni che inconsciamente proiettavano nella mente ricordi sfumati della mia vita; intanto il dolore nei pugnali sembrava diminuire, che mi stessi abituando o che qualcosa stesse cambiando?
    Ancora una volta il rituale finì, ancora una volta la pioggia; cercai di bere più acqua possibile, dovevo sopravvivere.

    "Devo dargli tempo... Oda, lui non mi lascerà qui."

    Ventotto giorni erano passati dal mio arrivo a Cantha e con essi ventotto rituali, ancora una volta Shiro aveva ripetuto le sue frasi tipiche, le parole dell'Oni sembravano prive di significato,frasi semplici, affermazioni completamente vuote ; intanto il dolore nei pugnali non sembrava nemmeno più essere presente, nessun alone verde scaturiva più da essi, non sapevo cosa significasse ed oramai non mi importava più.
    Ancora una volta solo, ancora una volta la pioggia.
    Se quei bastardi pensavano che il mio stare calmo per tutto quel tempo fosse segno di rassegnazione si sbagliavano di grosso, stavo solo attendendo il momento propizio, le fratture nel mio copro erano guarite, anche grazie all'influsso demoniaco sul mio corpo che, nonostante il silenzio del cinque code perdurato oramai circa un mese, era ancora presente. Lo scarso nutrimento e l'immobilità avevano probabilmente destabilizzato il mio corpo, ma non avrei comunque lasciato la speranza di provare.
    Se volevo uscire da lì me la sarei dovuta cavare da solo, oramai era chiaro, nessuno sarebbe venuto per me.
     
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    ...Per poi creare [3]



    Terminato l'ultimo rituale, Sho, senza rendersene conto, sarebbe stato praticamente vuoto. Il suo cervello privato di ricordi fondamentali, trasformandolo in un grosso foglio bianco, per facilitare il lavoro di ricondizionamento dei canthiani. Le uniche cose che il ragazzo ricordava, al momento, erano suo fratello oda, e il fatto di essere possessore del demone a cinque code. Tutto il resto era sparito, non ricordava più nemmeno il suo nome, e grazie al tempo nel quale il rituale era stato spalmato, non si era nemmeno reso conto della perdita. Quanto a Oda, per qualche strana ragione, o per uno scherzo del destino, era sfuggito alle spie di Shiro il legame tra i due. Spiare dentro la Foglia non era facile, e il fratello era passato per un amico; facendo credere a Shiro e al Lupo, che la sua identità fosse scomparsa dalla mente del ragazzo durante il processo. Quanto al demone, il ricordo era stato lasciato di proposito, dal momento che essendo parte integrante del ninja, sarebbe stato impossibile disfarsene, come la coscienza di essere maschio, e di avere i capelli neri, cose troppo facilmente provabili dai sensi per essere modificare con quel tipo di rituale. Fu cancellato però, il metodo con il quale Kokuo era stato assoggettato, facendo dimenticare al chunin il giorno al tempio, con tutto ciò che ne era conseguito.
    Sho venne lasciato tutto il giorno numero 28 da solo, sotto il sole di Cantha, sul fondo del grande pozzo, quindi, la mattina del ventinovesimo, trovò nuovamente i suoi due aguzzini davanti a lui, che nuovamente, ignorarono ogni parola, gesto, o occhiata, fosse fuoriuscita dal ninja. Era meno di una cavia; i suoi nemici sapevano bene cosa stavano facendo, non c'era possibilità di errore; più di un esperimento, era ormai una pratica consolidata, ed era solo questione di tempo prima che il giovane venisse convertito. Quel giorno, sarebbe stato molto più infame di tutto il mese precedente: le sue ferite si erano ormai rimarginate, tranne che per i pugnali, che dopo quasi un mese ancora si trovavano nelle sedi anatomiche dove erano stati inseriti, senza che il particolare materiale ne infettasse i tessuti, e impedendo la rigenerazione delle carni per qualche motivo.
    Quella mattina, il Lupo avrebbe posto degli elettrodi su tutto il corpo del ragazzo, collegati a dei cavi che andavano ad inserirsi dentro i macchinari che circondavano Sho. Fu un processo piuttosto lungo, dal momento che il comandante del Serraglio ricontrollò ogni singolo adesivo, prima di essere sicuro che fossero posizionati al millimetro; quindi, nuovamente si voltò verso Shiro, per annuire.
    Stavolta l'Oni, per la prima volta, sorrise. Non aspettava altro dall'inizio di tutta la storia. Estrasse nuovamente qualcosa.
    Shiro aveva con se molte cinture che cingevano il suo corpo, ricolme di spade più o meno lunghe, e pugnali. Le più grandi erano tre, due poste ai lati del corpo, e una a metà schiena, leggermente più corta. Fu questa ultima a venire estratta, rivelando una lama completamente di pietra grezza, come fosse stata scheggiata, tipo un'amigdala, molto sottile, più di una daga, lunga circa 30 centimetri. Quando l'Oni la impugnò, la lama divenne di un verde giada estremamente luminoso, abbastanza da spingere i presenti a socchiudere appena gli occhi; quindi alzò la gamba destra, posizionando il tacco dello stivale sulla sedia di pelle, appena accanto allo scroto di Sho, e serrò la punta sul suo ventre, appoggiandosi con forza, ma senza schiacciare i genitali del ragazzo, si protese in avanti, e posizionò con il braccio destro la spada di Damocle perpendicolare sulla testa del ragazzo, sussurrandogli qualcosa ad un orecchio.


    - Benvenuto al serraglio, Hyena. -

    E calò la lama, facendola penetrare nel cranio del ragazzo.
    Quando la lama penetrò la pelle, e lo strato osseo, Sho avvertì un dolore come non aveva mai provato in vita sua, ed ebbe dei flash, visioni istantanee e rapidissime di Kokuo, che veniva incatenato, delle mani gigantesche lo tenevano fermo mentre altre, altrettanto grandi, martellavano dei chiodi incandescenti nelle sue carni, per forgiargli delle catene direttamente sul sistema scheletrico; le urla del demone echeggiarono nella sua testa fino al momento in cui la lama arrivò all'encefalo, e lo oltrepassò, arrivando a far toccare l'elsa con il suo cuoio capelluto. In quel momento, la sensazione di dolore fu al suo massimo; era un'agonia che trascendeva una tortura fisica, era come se la lama fosse un metallo rosso di fornace che si faceva strada direttamente nella sua anima, cauterizzando al suo passaggio ogni emozione che Sho ancora covava dentro di sè, verso il fratello, verso i genitori, verso il villaggio. Qualcosa lo teneva stretto conficcando nel suo Io degli artigli infami, mentre gli faceva a pezzi l'essenza stessa della sua identità. Mai aveva sperimentato, o immaginato sensazioni simili, nè su di sè, nè verso le vittime dei suoi interrogatori.
    L'effetto del rituale era così evidente, che dalle cavità oculari del ragazzo e dalla sua bocca, fuoriusciva una luce verde abbagliante, come se il giovane avesse avuto una grossa lampadina al plasma direttamente collocata nel cranio.
    Impossibile dire per quanto durasse quell'evento. Per il Lupo, sarebbero passati forse un paio di minuti, ma per lui, un tempo che avrebbe ripercorso ogni istante della sua vita, lasciandolo del tutto ustionato nell'animo.
    Durante l'esecuzione, Shiro pronunciò alcune parole, che non furono udite dai timpani del ragazzo, coperte dal suono metallico stridente dell'effetto che la lama stava avendo sul ragazzo, come quello di un raiton altamente concentrato, ma si agganciarono da qualche parte. E vennero ripetute, più volte, cadenzate dalla voce di Shiro; e ad ogni pronuncia, il corpo di Sho, così come il bagliore emanato dalla sua testa, avrebbero tremato, come se attraversate da una scarica elettrica.

    7 Parole distinte, forgiate dalla giada di Cantha, dritte nell'anima del ninja, che avrebbero cambiato il destino di Sho Saitama.



    Quando Shiro tirò via la lama dalla testa del ragazzo, questa si spense, cessando di emanare il bagliore verde che la contraddistingueva, e fu riposta.
    Non ci sarebbe stato sangue di nessun tipo, nè ferite agli organi, nè mancanza di capelli, niente di niente, nemmeno una cicatrice sulla testa del ragazzo. Qualunque cosa la lama avesse colpito, non era fisica.
    Terminato il rituale, a Sho non sarebbe rimasta nemmeno la coscienza, era infatti svenuto ad occhi aperti, la stringa di cuoio che ne teneva la testa si era strappata durante il rituale, e ora il suo capo giaceva reclinato in avanti, con un filo di saliva che correva verticalmente sul petto, e con gli occhi sbarrati.
    Sarebbe rimasto 48 ore privo di sensi, mentre il Lupo avrebbe proceduto a riparare ciò che restava del suo corpo danneggiato, estraendo con attenzione ogni singolo pugnale di Shiro, per poi ricucire le singole ferite, somministrando la solita poltiglia edibile tenendo dritta la testa del ragazzo e facendogli ingurgitare la sbobba arancione dall'ottimo sapore. Quando il ragazzo si fosse svegliato, due giorni dopo, sarebbe stato sempre legato, ma con la testa libera, stavolta.
    Avrebbe notato immediatamente qualcosa di diverso in sè; la muscolatura, che iniziava a cedere per la mancanza di nutrimento, si era ristabilita, come se si fosse addestrato per i 28 giorni precedenti senza aver mai patito la fame o la sete. Su entrambe le braccia erano state collocate delle flebo, attaccate ai lati della sedia, tenute sospese su dei trespoli. Su entrambi i lati erano state predisposte delle sacche, due erano chiaramente contenenti sangue, le altre avevano altri liquidi, fossero nutrimento, o altri intrugli, a Sho non era dato sapere; una cosa però gli era chiara, era privo di paura, era privo di dolore, e soprattutto, non si sarebbe più chiesto cosa ci facesse lì, per lui sarebbe stato naturale essere lì, era il suo posto, la sua casa, non avrebbe dovuto essere in nessun altro luogo, aspettava solo degli ordini.

    Chiunque fosse stato prima di quel risveglio, non era affar suo, il suo compito era aspettare il suo signore; anche se nel profondo, sentiva un leggerissimo e lontano rimando a una parola di tre lettere, che aveva già sentito da qualche parte, ma che al momento non gli diceva assolutamente nulla: Oda.
     
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    Hyena





    Si pensa che una volta toccato il fondo non si possa far altro che risalire, ma in quel posso avrei trovato il modo di scavare ancora, la mia situazione stava infatti per peggiorare ulteriormente.
    Nessuno era venuto a salvarmi, ma chi sarebbe dovuto venire? Ero solo, avevo solo mio fratello nella vita. Buffo, Oda, ricordavo il suo nome, eppure non riuscivo a ricordare il mio, da quanto tempo ero lì? Come ci ero finito? Perché mi stava accadendo tutto questo? E sopratutto, cosa mi stava accadendo? Cosa potevano volere da un nessuno come me, perché non si prendevano il demone e basta?
    Oda, chissà che stava facendo? Si ricordava ancora di me? O era semplicemente andato avanti? Non avrei potuto biasimarlo n quel caso, alla fine non ero nessuno.
    Il ventinovesimo giorno giunse, ed ancora una volta mi preparavo a subire la routine di quel rituale che, piano piano, perdeva sempre più di effetto, il dolore scompariva lentamente mentre un senso di torpore pervadeva il mio corpo immobile, oramai era chiaro, non avrei mai più rivisto mio fratello.
    Nessun taccuino stavolta, non era il solito rituale; senza forze lasciai che il Lupo mi ponesse addosso tutti gli elettrodi che voleva, combattere era inutile, sembravo aver perso una guerra di cui non ero nemmeno cosciente. Ma era davvero così importante? Se nemmeno io ricordavo chi fossi, quale differenza avrebbe fatto al mondo se avessi continuato a vivere o meno?
    Era una fortuna, sì, una fortuna, che tutto quello stesse succedendo proprio a me invece che a qualcuno con dei legami, con qualcuno che gli volesse bene, che sarebbe corso in suo soccorso. Era una fortuna, perché nessuno avrebbe sofferto per me, nessuno avrebbe pianto, nessuno mi avrebbe ricordato.
    Non reagii quando Shiro pose il piede sulla sedia, l'unica mia azione fu socchiudere gli occhi all'intensa luce verde che scaturiva dalla lama di giada grezza che impugnava e che ora pendeva sulla mia testa.
    Hyena? Era quello il mio nome? Doveva esserlo, e anche se non lo fosse stato il problema non sarebbe sussistito, la lama stava calando su di me, finalmente era finita.

    Ma così non fu, un destino ben peggiore della morte mi aspettava. La lama perforò il mio cranio e penetrò per tutta la sua lunghezza nel mio corpo, eppure,
    non morii, non stava tagliando il mio corpo, era chiaro, il dolore non era di tipo fisico, eppure la cosa peggiore erano quelle urla fastidiose.
    Ci misi un po' a capire che erano le mie, così forti da impedirmi di sentire quello che Shiro mi stesse dicendo, ero cosciente che lo stesse facendo solo perché , ad ogni sua parola, il mio corpo tremava furiosamente.
    Incontrollabilmente urlavo, così forte dal morire quasi soffocato, ma ancora una volta il tristo mietitore non sembrava volermi accogliere.
    L'unica cosa che vedevo era un'intensa luce verde, eppure nemmeno chiudendo gli occhi riuscivo a placarla, poi capii, veniva da dentro di me, da quella maledetta lama.
    Non ero l'unico a soffrire, anche Kokuo era sottoposto a torture terribili, come potevano fare ciò ad un demone? L'unico amico che ricordavo, l'unico che fosse sempre staco con me. Io e Kokuo. Kokuo ed io. Nessun altro.
    Non capivo cosa gli stessero facendo così come non capivo cosa stesse accadendo a me, ma poco importava oramai, l'unica cosa che volevo era che smettesse quel dolore, qualunque fosse il modo, qualunque fosse il prezzo, doveva finire.
    E così fu, dopo un tempo interminabile il rituale ebbe fine,poi, di nuovo, solo il buio.

    Inclinai la testa a destra e sinistra, facendo sonoramente schioccare il collo, un altro giorno nel laboratorio cominciava, come sempre, osservai il mio corpo, sembrava che i giorni di digiuno non fossero mai avvenuti, su di me non vi era traccia di deperimento, anzi, sembrava che la mia muscolatura fosse addirittura aumentata, come se mi fossi addestrato per qui giorni passati lì dentro. Che fosse davvero stato così? Pco importava.
    Cercai di mettermi comodo sulla sedia su cui ero legato mentre, con calma, osservavo i liquidi che dalle flebo fluivano dentro al mio sangue.

    "E' bello finalmente avere un posto a cui appartengo."

    Il fatto che avessero scelto proprio me, il fatto che fossi ancora lì dopo tutto quel tempo, voleva dire che ero importante, per la prima volta.
    L'unico dubbio era cosa fosse accaduto al mio unico amico, il cinque code, da cui ancora non ricevevo notizie, ma sapevo che lo avrei sentito presto, era ancora dentro di me, ci sarebbe rimasto per sempre.

    -Servono davvero queste legature? Come se dovessi andare da qualche parte....-

    Avrei detto alla prima persona che fosse entrata nel laboratorio.
     
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    Il fu Kokuo [4]



    Quando il Lupo e Shiro apparvero davanti a Sho, lui li accolse con una domanda, ma fu una terza voce a rispondere, sebbene il giovane non avesse nemmeno mai sentito quella del Lupo. La voce arrivò dalla sua spalla sinistra, e se si fosse voltato appena, avrebbe visto chi era presente accanto a lui, lo stesso individuo dalla voce dolce che lo aveva condotto in quel luogo.
    L'Uomo misterioso era in piedi accanto a lui, e lo fissava.

    ...sono per sicurezza, la tua.


    Non era severo, era calmo, come sempre, come un nonno che parla ad un nipote. Schioccò le dita, e Sho si trovò improvvisamente in un altro luogo. Era sempre nudo, ma in piedi su una roccia, in quella che sembrava una grossa vallata di roccia magmatica, sconfinata, con geyser che sputavano vapore, zolfo, e un calore allucinante, da farlo sudare semplicemente restando fermo. Venti terribili sferzavano la sua pelle, e cercavano di trascinarlo via, mentre tutto intorno, vapori e fuoco liquido ribollivano sotto di lui, tra le insenature di roccia nera. Al centro della grande vallata, una bestia incatenata, qualcosa di simile a un equino ma con delle grosse placche di metallo inchiodate a fuoco sulle sue ossa; da queste placche si estendevano km di catene con anelli grandi come una piccola capanna, che andavano a bloccarsi con le grandi rocce che componevano la valle.
    La bestia gigantesca era appoggiata al suolo, sembrava morente, più che addormentata; doveva aver passato grandi sofferenze, e respirava a fatica. Tra gli spazi che separavano le fessure, grossi getti di vapore uscivano in ogni direzione, come se la bestia stessa fosse fatta di vapore. A intervalli regolari, il vapore era cadenzato dalla fuoriuscita di un liquido nero pece che ormai Sho conosceva molto bene.

    Improvvisamente, in quel luogo ben poco piacevole, apparve anche l'uomo che aveva dato inizio a tutto questo, con Shiro accanto a sè. Erano in piedi su una roccia poco distante da quella di Sho, e sembravano completamente risparmiati dai venti sferzanti di quel luogo.
    Che fosse tutta un'illusione? Forse sarebbe potuto essere il primo pensiero del ninja, ma di lì a poco, Sho avrebbe capito che il luogo in cui si trovava, non era reale, ma nemmeno una illusione; era il suo mondo interiore, come appariva al momento, un luogo distrutto, e completamente modificato per rispecchiare l'animo del demone. Nuovamente l'individuo senza nome schioccò le dita, e una dopo l'altra, le catene vennero fatte frustare all'indietro, strappando le placche inchiodate dalle carni di Kokuo, generando altre urla terrificanti, ma non solo, infatti, dal terreno apparvero nuovamente le stesse mani giganti che Sho aveva intravisto nel rituale precedente, che iniziarono, con i loro artigli, a strappare brandelli di carne dal demone, come uno stormo di corvi famelici.
    Fu in quel momento che una serie di catene, uscite dalla roccia, bloccarono polsi e caviglie del ninja, costringendolo ginocchia a terra sulle rocce bollenti.
    Le grandi mani oscure, a turno, lasciavano il corpo martoriato del demone, e schizzavano a folle velocità verso il ninja, entrandogli in bocca, cavità che si era serrata aperta senza che Sho ne avesse il controllo.
    Le carni sanguinolente di Kokuo gli stavano venendo spinte nello stomaco contro la sua volontà, fino a che una buona metà del corpo del grande cavallo non fu altro che tessuto macellato; sebbene a parità di volume, non avrebbero mai potuto entrare nel corpo del giovane ninja.

    A operazione ultimata, Sho avrebbe avvertito qualcosa di potente crescere dentro di lui, unita ad un tremore crescente, che avrebbe preceduto qualcosa di più oscuro. Il suo corpo avrebbe iniziato a crescere, con una grossa pelliccia nero pece che ricopriva la pelle. La sua conformazione ossea e i suoi lineamenti avrebbero mutato, dandogli un'espressione da canide. Le catene si sarebbero presto spezzate, e dopo qualche minuto, sulla roccia dove era prima presente il ninja della Foglia, ci sarebbe stato un grosso lupo nero, con gli occhi di fuoco, e con grossi vapori che fuoriuscivano dalla cavità orale. Non solo, anche la sua gabbia toracica era in parte esposta all'aria di quel luogo, con una possente luce rossa pulsante, e ulteriori vapori che fuoriuscivano. Era divenuto grande come Kokuo, che ora cercava a fatica di alzarsi in piedi, come una preda che avesse appena scoperto la presenza di un predatore. L'aria attorno a quello che un tempo era Sho si fece incandescente, cambiando spettro di colore e andando sempre più sul rosso del tramonto. I vapori che uscivano anche dalla sua pelliccia dietro il collo, uniti agli altri, stavano riscaldando l'aria a livelli insopportabili. La bestia guardò il suo padrone, e l'Uomo senza nome per tutta risposta, indicò il demone ferito nella vallata davanti.



    ...vai.



    Preannunciando l'inizio della caccia.

    L'unico perplesso era Shiro, che con le sopracciglia corrugate non sapeva se porre al suo maestro la domanda che gli frullava in testa, o restare in silenzio; ma quest'ultimo rispose ugualmente, leggendo nei segni che il corpo di Shiro emanava tutt'attorno.

    ...stolto canthiano, non puoi obbligare un lupo a comportarsi da iena....


    Che qualcosa non era andato secondo i piani, era ormai evidente a tutti, tranne forse a Sho, che ormai aveva in testa solo la carcassa che gli dondolava davanti, di quello che un tempo era il demone a cinque code, e ora era un cavallo macellato che chiuso all'angolo dal grande lupo, cercava la fuga.

    [Altrove]

    Jotaro si trovava ormai al monastero di Shing Jea da quasi un mese. Quando era giunto sull'isola era stato colto da una febbre insopportabile, che lo aveva costretto a terra, impossibilitato a muoversi, ed era stato soccorso dai monaci che abitavano quel piccolo paradiso, così vicino all'isola dell'Oni.
    Lì, aveva incontrato una persona che non vedeva da tanti anni, dall'epoca della guerra civile di molti decenni prima.
    Quando era appena un fanciullo, e aveva combattuto nel conflitto, era entrato in contatto con il gran maestro dell'ordine, molto anziano, e con i suoi allievi; lì aveva perfezionato le sue arti ninja, ma soprattutto, aveva stretto amicizia con uno degli allievi, Sura, che ora risiedeva sul seggiolone dei gran maestri, essendo morto il suo predecessore, e avendo lui guadagnato il posto successivo. Alla vista dell'antico amico, Sura aveva fatto ricoverare Jotaro in una delle sale, sperando di poter combattere la sua febbre, ma senza troppo successo, almeno in un primo momento.
    Quando la temperatura scese, e i legamenti del ronin si sbloccarono, facendogli cessare i deliri notturni, e dandogli nuovamente lucidità, il gran maestro si recò da lui con una boccia di sakè, per sincerarsi dell'identità effettiva del ninja. Lì, i due si riunirono come vecchi amici, e Sura chiese il perchè della presenza di Jotaro in quelle terre dopo così tanto tempo.

    Divenne scuro in volto, il gran maestro, sapendo di cosa Shiro aveva causato al continente, rattristandosi per il fato delle molte vittime alla Foglia, e alla Nebbia, ma cercando di convincere Jotaro che se davvero uno dei loro era stato rapito da molti giorni, ormai il suo destino doveva essere segnato.

    << No io sono sicuro sia vivo, avrebbero potuto privarlo del demone come è successo all'Hokage, invece lo hanno portato via, e continuo a udire questo maledetto suono, non esce mai dalla mia testa; soprattutto ora che sono qui, è snervante. >> Stupito, e incuriosito da tale suono, il gran maestro chiese ulteriori informazioni, ma dal momento che Jotaro non era in grado di descriverlo con precisione, paragonandolo a qualcosa che conoscesse, la conversazione terminò lì. L'unica cosa importante, era far passare la febbre.



    OffGame
    Da questo momento sei il cinque code. Considerati Jonin viola con la riserva carica, come se fossi sotto l'effetto della trasformazione del demone, con livello 4 attivo. Considera i post da questo come combattimento, il tuo avversario è Kokuo, il tuo scopo è divorarlo. Al momento non possiedi alcuna altra tecnica o capacità, comprese competenze o abilità, all'infuori del corpo base della TS e la tecnica avanzata Demone.
     
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    L'unico Demone





    La mia sicurezza? Così aveva detto l'uomo apparso alle mie spalle, ma cosa intendeva? Fino a quel momento non i sembrava di certo che il mio essere al sicuro fosse una loro preoccupazione. Osservai meglio l'uomo che mi aveva poggiato la mano sulla spalla, non mi sembrava di averlo mai visto, eppure sentivo di conoscerne il volto, ma in che situazione potevo averlo visto?
    Neanche il tempo di pensare che mi ritrovai in un mondo differente; non ebbi paura, non provavo niente, anche i venti sferzanti che mi colpivano e provavano a trascinare via, nonostante ledessero il mio corpo, non tangevano neanche lontanamente il mio spirito.
    Mi osservai attorno rivelando un mondo che assomigliava alla bocca di un vulcano; con la mano destra, quasi d'istinto, spostai il sudore che dalla fronte mi cadeva negli occhi, poi mi resi conto: era bello potersi muovere di nuovo.
    Lontano, verso l'orizzonte, vi era Kokuo; il demone era ferito e fissato al terreno con colossali catene che gli si attaccavano alle ossa, e si dilungavano per chilometri e chilometri prima di piantarsi nel terreno incandescente.

    -KOKUO!-

    Urlai protendendo la mano destra verso il demone, ma istantaneamente questa venne intrappolata da una catena spuntata dal terreno; tentai di romperla utilizzando la mano sinistra ma subito anche questa venne presa da una seconda catena.
    Le due si ritrassero poi verso il terreno , costringendomi in ginocchio, mentre altrettante andavano ad intrappolare i miei arti inferiori all'altezza delle caviglie.
    Provai ad urlare ancora una volta il nome del cinque code, ma una strana forza bloccò la mia bocca in modo che rimanesse aperta.
    Mani enormi , oscure e d affilate uscirono dal terreno vicino al demone e cominciarono a dilaniarlo, come un branco di avvoltoi che si nutre di una carcassa.
    Il demone urlò, i lamenti di una bestia così antica e così potente erano qualcosa che mai avevo sentito prima e che mai avrei dimenticato.
    Tuttavia non era finita lì: le carni strappate dal Gobi mi vennero a forza fatte ingoiare, senza che avessi possibilità di resistere.
    Era chiaro che ci trovassimo nel mio mondo interiore, allora perché non avevo potere su di esso? Perché Shiro e l'altro uomo misterioso troneggiavano su una roccia, senza venire lesi dal luogo dove ci trovavamo, come potevano avere quell'influenza.
    La tortura mia e del cavallo demoniaco durò fintanto che questo non fu maciullato praticamente per metà, il suo corpo martoriato riversava a terra senza forze, ma la sua sventura era ben lontana dal finire; sentii che il rituale a cui ero stato appena sottoposto mi stava trasformando, un dolore bruciante avvolse il mio corpo mentre sentivo chiaramente le mie ossa spezzarsi e riformarsi in un processo che pareva infinito: mi stavo trasformando.
    Il terreno sembrava farsi più lontano ed il mondo più piccolo, presto capii che ero io che stavo crescendo, le mie dimensioni erano aumentate a dismisura, tanto dal poter essere paragonabili a quelle del cinque code. Guardai il mio corpo, ricoperto di peli, il costato che fuoriusciva non provocava dolore, dentro di me una forza che non avevo mai provato ed una rabbia incontrollabile, ma la cosa più intensa era la fame.
    Una sensazione incontrollabile che mi portò ad osservare il gobi, non come un amico in difficoltà, ma come una preda ferita, un bersaglio imperdibile.
    Poi l'ordine, "vai", anche senza la fame sentivo che avrei dovuto seguirlo, ma chi era quell'uomo? In quel momento non aveva importanza, niente importava al di fuori della caccia.
    Scattai rapido verso il decaduto demone, tanto veloce e potente che le rocce vulcaniche sotto i miei piedi si infransero, la sensazione che provavo in quel momento sembrava voler rievocare un ricordo che oramai non era più presente. La caccia? Ero forse un cacciatore prima di tutto questo? O ero piuttosto sempre stato una bestia? [Slot azione I]
    In un battito di ciglia fui addosso a quello che rimaneva del cavallo demoniaco, tentai quindi di piantare gli artigli che possedevo nella mano destra nell'addome già dilaniato della povera preda, l'odore del sangue demoniaco mi inebriava e scatenava in me un'immensa frenesia. [Slot azione II]Velocità 600 +2 tacche bonus TS + 2 Tacche controllo demoniaco (malus -2 Resistenza) +4 tacche Furia demoniaca (consumo 1/2 basso). Totale velocità: 800
    Forza: 600, Impasto MedioAlto. Totale: 800
    Potenza dell'attacco: 40

    Il successivo assalto fu portato dalle mie fauci, cercai infatti di azzannare il collo della bestia riversa atterra, mirando alla pulsante e gigantesca giugulare che si evidenziava sul suo enorme collo equino, desideravo affondare i denti nella mia preda, sentirne sgorgare il caldo sangue direttamente nella mia gola e con esso il suo ultimo spiraglio di vita. [Slot azione III]Velocità 600 +2 tacche bonus TS + 2 Tacche controllo demoniaco (malus -2 Resistenza) +4 tacche Furia demoniaca (consumo 1/2 basso). Totale velocità: 800
    Forza: 600, Impasto MedioAlto. Totale: 800
    Potenza attacco: 40


    Chakra: 99/100 0/12 Temporanei
     
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    L'altro [5]



    La notte fu agitata per Jotaro, estremamente. Il suono gli stava massacrando i timpani e non c'era verso di farlo smettere, o di diminuirne l'intensità. Stava diventando così presente da risuonare tutto intorno al ronin, da fargli tremare le ossa e sanguinare il naso. Il gran maestro dell'ordine aveva preso a vegliarlo di persona, poichè gli erboristi del tempio non sapevano più come fare a calmare la sua fatica mentale e fisica; era come se il suo corpo stesse combattendo un'infezione, senza che ce ne fossero sintomi di alcun tipo; erano circa le 2 di notte, e la pioggia flagellava le mura di pietra del grande monastero, l'oceano di Cantha era spaventoso, le onde spazzavano le colline più basse dell'isola di Shing Jea, e i venti sollevavano gli arbusti più bassi.



    << Un respiro....sott'acqua..possente, senza fine... >>

    Furono le parole che il ronin, con le lacrime agli occhi rivolgeva a Sura, con l'espressione di chi sa fin troppo bene che faccia abbia la morte, e la riconosce quando se la ritrova nuovamente davanti gli occhi. Il gran maestro cessò il mantra che stava recitando da ore, aprì gli occhi, e fissò il vecchio amico dall'alto in basso, non solo per la posizione seduta dell'uomo e quella distesa di Jotaro, ma anche per accentuare quello che il gran maestro stava sentendo dentro di sè, voleva allontanarsi, fissava il ronin come si fissa un uomo maledetto, come un pellegrino osserva il leone che ha appena incontrato al crocevia.

    - Lui....senti....Lui....Che cosa sei... -

    In quel momento gli occhi di Jotaro iniziarono a vibrare di un luccichio che tendeva al fucsia, tutto il suo corpo si irrigidì e iniziò ad urlare, un urlo unico e potente, come se stesse cercando di espellere una maledizione da ogni singolo capillare del suo corpo, come se sapesse cosa fare, ma senza il chakra per riuscirci, fosse chiuso in una gabbia che diventava sempre più piccola.
    L'Antico lo stava forzando, voleva fargli fare qualcosa contro la sua volontà, o senza che Jotaro sapesse come eseguirla, cosa che lo stava obbligando ad opporsi. Sura non aveva la minima idea di come poter aiutare l'amico urlante, tanto che quando accorsero gli altri monaci, iniziarono tutti a guardarsi in volto preoccupati. Intuivano, ma non volevano prendersi una responsabilità come quella che forse era richiesta loro.

    - Come posso aiutare....fammi capire, fatti capire, cosa dobbiamo fare ??? -


    In quel momento, Jotaro smise di urlare, serrò i denti con grande fatica, e sbavando a denti stretti, afferrò il bavero dell'amico, tirandolo a se, e fissandolo negli occhi a pochi centimetri di distanza, con furore, ma grande lucidità.
    Sura allora si voltò, indicò tre dei monaci più corpulenti, e li chiamò a sè con un gesto. Afferrò Jotaro per un braccio, e lo trascinò fuori dalla celletta con l'aiuto degli altri tre. Tenendolo in quattro lo trasportarono fino alla sala grande del tempio, mentre altri due monaci correvano altrove, e tutti i restanti si precipitavano a svuotare la grande sala meditatoria. Sembrava che tutti sapessero cosa fare, senza che fosse stata pronunciata una parola; che razza di tempio era quello? Nel giro di pochi minuti, Jotaro venne spogliato, fatta eccezione della biancheria più intima, e disteso con le braccia lungo il corpo nel centro esatto della sala. Il gran maestro si sedette nella posizione del loto dietro il suo capo, mentre gli altri due monaci facevano ritorno con due grossi cilindri, che a giudicare dall'andatura dei suddetti, dovevano essere parecchio pesanti.

    - In qualche modo sei collegato a quell'Essere che aleggia su queste terre da molto, troppo tempo, e qualunque cosa stia accadendo, ti aiuteremo a raggiungerlo. -

    Sura, senza abbandonare la sua posizione, dette disposizioni facendo dei gesti ai suoi discepoli, e questi estrassero degli oggetti scuri, dei tubolari appuntiti dai due grossi cilindri, e li conficcarono senza troppi complimenti nel corpo del ronin!


    [Presso la valle a 5 vie]

    Quando il grande Lupo si fiondò su Kokuo, questo dimostrò ancora parecchio fervore per essere una bestia praticamente fatta a pezzi, infatti quando Sho vibrò il gigantesco colpo che voleva trafiggergli il petto, il demone cavallo spostò violentemente la testa e grazie al lungo e possente collo, impattò contro la zampa del lupo, deviando il colpo nel nulla, senza farsi un beneamato niente. [Slot Difesa I][Rifl 750 - Resistenza 800 - Nat 40] Il secondo colpo invece, il grande cavallo non lo parò affatto, era già con le ossa esposte, praticamente morto, e lasciò che il lupo affondasse le zanne nel suo collo.
    Per colpirlo in testa con le code, e con uno zoccolo, per spingerlo via dopo avergli fracassato il cranio. [Ferita Grave][S&M][For 750 - Vel 750][Potenza code 40][Potenza zoccolo 40][Attacco doppio]

    Che lo avesse preso o meno, Sho si sarebbe sentito trattenere via preso per il collo, da qualcosa dietro di lui; avrebbe potuto notare che lo strano tizio aveva un braccio disteso verso di lui, in qualche modo lo aveva strattonato via dal cinque code. Ma perchè ?
    Lo stesso Shiro si voltò bruscamente verso il suo Maestro, per comprendere il motivo del suo gesto, quando egli stesso, con l'altra mano, indicò un punto ben preciso ai piedi del cinque code. L'Oni aguzzò lo sguardo, e notò come in mezzo alle rocce magmatiche, ci fosse qualcosa che all'inizio del rituale nella dimensione interna, non era presente. Una pozza. Una pozza di un azzurro scuro molto simile al colore del liquido che era fuoriuscito da Sho a causa dello stesso individuo, ma leggermente più blu oceano. Ora, supponendo che fosse l'Uomo senza nome a generare per sua manifestazione quella cosa limacciosa, e data la sua presenza in quel luogo, lui stesso si pose domanda su cosa stesse accadendo. Per la prima volta in molti secoli, era apparso qualcosa che lo fece dubitare, non perchè si sentisse in pericolo, ma perchè un potere gemello al suo era apparso dal nulla, in una dimensione che lui aveva creato per Sho, per far soggiogare il cinque code.


    [Al tempio]

    - Molto tempo fa hai provato questo rituale, e hai fallito, spero tu sappia quello che fai. Se dovessi trovare quell'abominio senza nome nè anima, portagli i nostri saluti. -

    Jotaro sentì distintamente la scintilla della vita affievolirsi, e il tantien, che nemmeno aveva più, infiammarsi di chakra, come se improvvisamente fosse tornato dal nulla, in cambio di qualcos'altro.


    [Nella valle]

    Venne catapultato in un corridoio violaceo, così velocemente in maniera eterea attraverso terra e acqua, da trovarsi faccia a faccia, per un solo istante, con l'Uomo senza volto. I due erano così vicini da poter quasi sfiorare i loro volti a vicenda. La somiglianza era impressionante. Gli occhi soprattutto, praticamente identici.
    Quindi lo spirito fatto di chakra andò a conficcarsi dentro il cinque code, i cui occhi si illuminarono dello stesso bagliore violaceo. La pozza sotto Kokuo si espanse, così in fretta, e furiosamente, da diventare una palude, poi un lago, quindi con sbattere di onde e schiaffare di schiuma andò a ricoprire tutta la valle di zolfo. Decine di grossi tentacoli pieni di zanne acuminate fuoriuscirono da quell'oceano nero, e avvolsero Kokuo dalla testa ai piedi, fondendosi con il demone cavallo. Con un suono di risacca spinto a velocità supersonica, tutta l'acqua limacciosa tornò indietro, come assorbita da quello che un tempo era Kokuo, ora ricoperto da una fitta armatura color blu oltremare, lasciando dietro di se una valle di rocce fumanti, senza zolfo, senza fiamme.

    Shiro e il suo Maestro erano scomparsi da quella dimensione.
    Il cavallo, o ciò che ne possedeva le carni parlò al grande lupo.





    - DEVI ESSERE SHO. -



    Il grande cavallo da guerra non era solamente coperto di piastre formate da chissà quale energia, sembrava anche più grosso, parecchio più grosso (50 slot) e piegò le zampe, chinando leggermente la testa, schizzando in avanti verso il grande Lupo, caricando energia nelle fauci [Slot azione movimento][Vel 700 + 2 TS +2 Controllo + 4 Furia][-2 Riflessi][Totale 900] arrivato addosso al lupo, il grande cavallo chinò del tutto la testa, facendo volare in avanti le code, tutte e 5 contro Sho all'altezza del petto [Azione 2][For 750 - Vel 900][Potenza code 40][Attacco Doppio] In realtà il cavallo aveva ripreso le forze, le aveva riprese eccome, come se non fosse affatto Kokuo, ma un'altra entità lo stesse controllando. Se Sho avesse avuto controllo di sè, persino senza capacità da sensitivo, avrebbe percepito lo stesso tipo di energia confluire sia dall'Uomo misterioso, sia da Kokuo, come la stessa energia sarebbe uscita dalle sue fauci, nella direzione di Sho: davanti a lui se avesse parato o deviato, oppure rivolgendosi alla nuova posizione del lupo, se avesse evitato le code.
    La sfera di energia caricata durante la cavalcata, sarebbe uscita dalla bocca, devastando le rocce fino a impattare contro qualcosa, altrimenti sarebbe finita in aria, esplodendo dopo un po' di secondi. [Azione Rapida][Vel 900][Potenza aumentata +30][Medio extra][Slot tecnica]


    - MI SENTI RAGAZZO? DEVI TORNARE -



    La voce non arrivava da Kokuo, ma dall'armatura, ed era possente come una campana gigantesca, in grado di rimbombare nella mente del lupo come la spada di giada di Shiro aveva fatto poco prima di tutto quello che stava accadendo.

    CITAZIONE
    Bijuudama
    Villaggio: Generico
    Posizioni Magiche: Nessuna (7)
    L'utilizzatore, se attivata la tecnica speciale, può accumulare una grossa quantità di chakra compresso e rotante di colore scuro di forma sferica larga 3 metri, emettendolo subito dopo. Il costrutto esplode a contatto. La gittata è pari a 24 metri, ha velocità pari ad una statistica a scelta dell'utilizzatore. La potenza è pari a 60 entro un raggio di 6 metri, l'esplosione causerà un danno di potenza pari a 40. Se attivata tecnica "Demone" è possibile incrementare la potenza diretta e dell'esplosione di 30 con un consumo Medio extra.Tipo: Ninjutsu - Ninpou
    (Consumo: Alto)
    [Richiede Chakra del Demone III]
    [Da chunin in su]

    E se il grande lupo avesse schivato anche questo colpo, restando vicino al cavallo demoniaco? A quel punto una coda di chakra, o meglio, un tentacolo di chakra, sarebbe uscito da un lato dell'armatura, come fatto di pura energia [Stessi slot di una coda di chakra] e avrebbe volato, estendendosi, fino verso la nuova posizione del lupo, per colpirlo con un diretto. La cosa particolare, era che sulla sommità, il tentacolo avvolgeva qualcosa simile ad un tubolare, grande quanto il tentacolo stesso, completamente nero.[Vel 800][Ricevitore di chakra potenza 50][Azione 3]

    - NON TI LASCERO' DISTRUGGERE IL DEMONE, NE' TE STESSO. -



    [Altrove]

    Intanto, il corpo di Sho era scomparso dal pozzo di Shiro. Lasciando al suo posto una sedia vuota, uno Shiro spaesato, e il suo Maestro molto incuriosito. Si grattava il mento, il grande architetto, cercando di capire come mai quell'apparizione, così simile a lui, era arrivata dal nulla, sbattendolo fuori da quella realtà per un solo istante, ma sufficiente a privarlo del ragazzo.

    ...pare che abbia lasciato una briciola di troppo. Richiama l'esercito, abbiamo un lavoro da fare...

    Offgame
    Il nuovo Kokuo ha trovato un alleato misterioso dentro Jotaro, è curato, salito di energia, e ti prenderà a schiaffi fino a che non ti sarà passato l'appetito. Piega l'ambientazione come preferisci, per accumulare quanti più poteri da "Kokuo" senza preoccuparti troppo del realismo, cercando di restare comunque in linea con gli slot, e le regole della ts

    Edited by Jotaro Jaku - 12/10/2017, 01:34
     
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    Sho?





    Sangue, caldo, dolcissimo liquido vitale.
    Dal collo del cinque code fluiva lento nelle mie fauci, il primo colpo non era andato a segno, ma poco importava, la cosa fondamentale era avere le mie zanne affondate nella bestia che, stranamente, si dimostrò ben distante dall'essere morente. Il suo assalto non tardò infatti ad arrivare, il poderoso zoccolo e le code del Gobi si lanciarono contro ila mia testa, ancora impegnata nel divorarne il corpo. Il chakra fluì copioso nel punto dell'impatto mentre le capacità demoniache preparavano i tessuti ad incassare il colpo.[Slot difesa I]Resistenza: 600 -2 per controllo turno precedente + 2 tacche bonus + 4 furia demoniaca (consumo 1/2 basso) + 6 impasto medio. Totale resistenza 850 ( CAP aumentato di 2 per vincoli rispettati)
    Difesa naturale 40

    L'attacco del cavallo demoniaco colpì la mia testa bestiale, causando danni, ma niente che non riuscissi a sopportare2 leggere, tuttavia fu abbastanza efficace dal farmi lasciare la presa sul suo collo e scagliarmi via.
    Leggermente stordito scossi la testa per poi percepire una mano afferrarmi da dietro, era il misterioso uomo che mi aveva trasformato, potevo quasi definirlo un padre visto lo svolgersi degli eventi, e come un buon genitore, mi stava togliendo dal pericolo.
    Questi mi indicò infatti la strana pozza che si era formata ai piedi del cinque code e che in un attimo avvolse tutto il mondo in cui mi trovavo cancellando ogni traccia di fuoco di Shiro e del padre di quella forma che avevo assunto.
    Eravamo rimasti soli io e Kokuo, sempre che lo fosse davvero, il suo nuovo aspetto e la voce non ricordavano il demone codato, che questi tentacoli avessero preso possesso di lui? Ma come era possibile che tutte quelle influenze entrassero nel mio mondo interiore, era davvero quello il luogo in cui mi trovavo?
    E chi ero in quel momento? Un uomo o un demone? E se davvero ero il nuovo cinque code, chi si presentava davanti a me.
    Poi quel nome, Sho.
    Chi era Sho? Era il mio nome, perché la creatura davanti a me lo ricordava ed io no? Cosa stava realmente accadendo in quel luogo? Quale battaglia si stava realmente combattendo?

    -Chi sarebbe questo Sho?!-

    Urlai al pentacoda mentre questo mi caricava per poi tentare di colpirmi mentre cercava di colpirmi con le cinque ; affascinanti, le code erano il segno che contraddistingueva tutti i demoni ed in quel momento anche io ero uno di loro. Io ero un demone, io ero il cinque code.
    In un attimo cinque code nere spuntarono dal fondo della mia schiena e sventolarono nell'aria mentre lasciavo che l'assalto avversario colpisse il suo obiettivo, appositamente rinforzato dalle capacità demoniache, le quali mi permisero di non subite praticamente alcun dannoFerita lieve. [Slot difesa II]Resistenza: 600 -2 per controllo turno precedente + 2 tacche bonus + 4 furia demoniaca (consumo 1/2 basso) + 2 impasto 1/2 basso. Totale resistenza 750
    Difesa naturale 40

    Ma l'attacco del mio avversario era ben lontano dall'essere terminato, aveva infatti caricato una poderosa sfera di energia che, dalla bocca, mi lanciò contro ad una velocità mirabolante.
    Quell'assalto non mi era però sconosciuto, nonostante la mia mente non sembrasse averlo mai visto, il mio corpo reagiva diversamente, come se lo conoscesse da sempre, come se ne fosse proprio, anche quella era un'abilità che, proprio come le code, mi apparteneva.
    D'istinto divaricai le enormi fauci lasciando che la sfera di energia vi entrasse in contatto e, una volta che questo avvenne, la sfera si fermò, per un istante solo,
    assumendo un colore rosso fuoco che mimava quello proveniente dal mio costato esposto, con una profonda inspirazione assorbii quindi la sfera che , come acqua fresca, penetrò nel mio corpo rinvigorendolo. [Slot difesa III]
    I miei occhi si fecero di un rosso fuoco, mentre un'aura magmatica si disegnava attorno a me, ero carico di una nuova energia che presto avrei riversato sul vecchio Gobi.

    UDCiztJ

    -TORNARE DA DOVE? DI COSA STAI PARLANDO?-

    Ma non avevo tempo da dedicare alla risposta poiché Kokuo continuava a tentare di colpirmi ancora una volta.
    Alla difesa preferii però l'attacco, lasciando che l'arma trattenuta nel tentacolo si conficcasse nella mia spalla sinistra mentre la mia bocca si caricava di un'energia rossa iridescente preparandosi ad utilizzare la nuova arma, appena rubata all'avversario. [S&M]Resistenza: 600 -2 per controllo turno precedente + 2 tacche bonus + 4 furia demoniaca (consumo 1/2 basso) + 6 impasto medio. Totale resistenza 850 ( CAP aumentato di 2 per vincoli rispettati)
    Difesa naturale 40

    Ferita lieve

    Converto Slot azione in difesa

    Non appena il tubulare impattò con il suo bersaglio una gigantesca sfera energetica rossa fuoriuscì dalle mie fauci diretta alla testa del Gobi, praticamente a distanza zero dal punto di lancio. [Slot tecnica Avanzato]Bijuudama
    Villaggio: Generico
    Posizioni Magiche: Nessuna (7)
    L'utilizzatore, se attivata la tecnica speciale, può accumulare una grossa quantità di chakra compresso e rotante di colore scuro di forma sferica larga 3 metri, emettendolo subito dopo. Il costrutto esplode a contatto. La gittata è pari a 24 metri, ha velocità pari ad una statistica a scelta dell'utilizzatore. La potenza è pari a 60 entro un raggio di 6 metri, l'esplosione causerà un danno di potenza pari a 40. Se attivata tecnica 'Demone' è possibile incrementare la potenza diretta e dell'esplosione di 30 con un consumo Medio extra.
    Tipo: Ninjutsu - Ninpou
    (Livello: 3 / Consumo: Alto )
    [Richiede Chakra del Demone III]

    [Da chunin in su]

    Potenza +30

    Tecnica Immobile [2]
    Talento: L'utilizzatore può eseguire una tecnica avanzata in subisci e mena o in azione d'opportunità; può essere utilizzata 1 volta ogni 2 round. Non è possibile sfruttare altre abilità "Talento" in combinazione.
    [Da genin in su]

    Azione Rapida [1]
    Abile: L'utilizzatore può annullare l'attivazione di un AdO avversario una volta a round; l'utilizzo dell'abilità deve essere specificato prima dell'attivazione dell'AdO.
    [Da genin in su]

    Velocità 600 +2 tacche bonus TS + 2 Tacche controllo demoniaco (malus -2 Resistenza)
    Totale velocità: 700

    Le code appena spuntate scattarono quindi dall'alto verso il basso sul corpo del quadrupede, tentando di di colpire tutte lo stesso punto, all'altezza delle terza vertebra lombare, tentando di fratturare la spina dorsale di Kokuo. [Slot azione I]Velocità 600 +2 tacche bonus TS + 2 Tacche controllo demoniaco (malus -2 Resistenza) +4 tacche Furia demoniaca (consumo 1/2 basso) +2 impasto 1/2 basso (CAP aumentati per vincoli). Totale velocità: 850
    Forza: 600, Impasto MedioAlto. Totale: 800

    Attacco Doppio: Potenza 50


    -DISTRUGGERE IL DEMONE? NON SEI FORSE TU? DISTRUGGERE ME STESSO? IO SONO GIA' MORTO! IO NON SONO NESSUNO!-


    Chakra: 77 /100 0/12 Temporanei
    Ferite: 2 leggere alla testa, lieve addome, lieve spalla sinistra
     
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    [6] La difficoltà di restare se stessi



    Con il rituale che proseguiva, Jotaro era circondato da una decina di monaci, seduti attorno a lui in meditazione, mentre tutti i ricevitori che gli avevano conficcato nel corpo vibravano ed emanavano energia come una resistenza sottoposta ad un grosso carico. Il suo corpo si faceva poco a poco sempre più sottile, come fosse sottoposto ad uno sforzo immane, tanto da far scomparire lentamente le masse grasse presenti. Se la cosa fosse durata per molto tempo, sarebbe divenuto poco più che uno scheletro con un leggero strato di tessuti attorno; eppure non si mosse, non emise alcun suono, per tutta la durata del rito. Diversa l'agitazione dell'Antico, che usando il suo corpo come porta, gli continuava a comunicare strategie per combattere contro il nuovo cinque code nella forma lupesca di Sho. Le cose per il momento andavano come programmato, ma era impossibile prevedere appieno il comportamento di una bestia fuori controllo. Nè Jotaro nè il suo ospite sapevano ancora se Sho fosse riuscito a comprendere dove si trovasse, e cosa fosse successo realmente a Kokuo, dubbio che sarebbe stato fugato nel momento in cui il ricevitore penetrò le carni della bestia. Infatti Indra fu in grado di insinuarsi nella mente di ciò che restava del ragazzo, avendo accesso a sensazioni, sentimenti e pensieri, che gli permisero di modificare la strategia. Ovviamente non riferì nulla a Jotaro di tutto questo, o molto poco. Il nonno era molto subdolo.

    Per farla breve, quella dimensione in cui si trovavano, e che lentamente si stava coprendo di un denso strato limaccioso, non era più quella creata dall'Uomo misterioso, ma qualcosa di diverso, generata dall'ospite di Jotaro. La valle sulfurea ribolliva di pece scura, per niente calda, nonostante alla vista potesse dare questa idea, e nel giro di pochi minuti, entrambe le bestie sarebbero state costrette a nuotarvi dentro. Quanto alle bestie...Quella che ormai aveva solo la forma esterna di un cavallo, non era Kokuo, non lo era mai stato; era piuttosto ciò che restava del vecchio Sho, che aveva assunto la forma nota del cavallo. Il nuovo Sho, con tanto di demone cinque code, era la "cosa" che Jotaro e il nonno si trovavano davanti; ed essendo i demoni niente altro che manifestazioni enormi di chakra, potevano essere in qualche modo distorto manipolate, se sottoposte alla giusta pressione energetica ed emotiva esterne; per questo motivo il cinque code aveva assunto quella forma, Sho era stato trasformato in un cacciatore il cui scopo era unicamente uccidere, anima, corpo, e demone; questo si era riflettuto su Kokuo.

    [La Lotta]

    Nessuno dei due nel tag team prese troppo bene il banchetto sulla sfera di energia, ma non c'era tempo per entusiasmarsi dalle stranezze di quell'essere, il ragazzo doveva essere riportato in sè. Quando il Lupo si protese in avanti per lanciare in faccia al cavallo la SUA sfera, questo se la prese in pieno. Il chakra sfrigolava e scoppiava contro le piastre di energia che erano state poste sul cinque code fasullo, tanto da arrivare a sollevarle e piegarle facendo volare via lo strato superiore, e colpendo con ciò che restava della bijuudama, la faccia stessa del cavallo, spingendolo a terra, arrivando a sommergerlo per metà nel liquido nero che continuava a salire di livello. Immediatamente dopo, le code del lupo, apparse dal nulla pochi istanti prima, colpirono nel punto esatto dove si trovava la schiena del cavallo, ma l'Antico, compresa la minaccia, accese di viola gli occhi della bestia, la cui faccia era stata smostrata dalla sfera energetica di Sho, e il livello del liquido aumentò improvvisamente. Le code colpirono comunque il cavallo, ma la pece fornì un cuscinetto sufficiente a evitare che la bestia venisse divisa in due.
    In quel momento, pur restando sempre immobile, come in trance, Jotaro tossì fuori dalla bocca una grossa quantità di sangue, e iniziò a sanguinare anche dal naso, e dall'occhio sinistro. Lo stesso del cavallo colpito dalla sfera.

    In quel momento, con il cavallo ancora per buona parte sommerso, dieci tentacoli avrebbero spaccato il suolo attorno al lupo, formando una circonferenza, uscendo dallo strato roccioso. Ognuno aveva sulla sommità lo stesso tubolare che Sho si portava dietro conficcato nella spalla, e tutti e dieci schizzarono verso l'alto, non per chiudere il lupo in una gabbia, ma per impalarlo incrociandosi, per trafiggerlo con i pali neri, impedendo una fuga in qualunque direzione, se non un salto verso l'alto. [Vel 850][For850][Attacco Doppio][Pot50 ogni attacco][Slot azione 1]




    Nel frattempo, il cavallo tornava sulle sue zampe, e nonostante parte della schiena e del volto fossero gravemente danneggiati [Grave] Le placche di armatura vennero ricostruite, tornando al loro posto, con lo stesso suono di piastre metalliche che sbattevano tra loro.
    Il cavallo avrebbe indirizzato una nuova sfera di energia nella direzione in cui si sarebbe quindi trovato il lupo, per evitare di essere trasformato in un puntaspilli con la pelliccia. [Azione Rapida][Bijuudama Pot 90][Vel 850][Slot Tecnica]
    Mentre l'Antico continuava a bombardare il lupo con tutto quello che aveva a disposizione, nella mente di Jotaro apparivano dei flash, come risultato di quello che gli arrivava dal ricevitore conficcato nella spalla del Lupo; non era molto, dal momento che Indra filtrava praticamente tutte le informazioni, ma in mezzo ai vari bagliori di completa oscurità presenti nella mente del ragazzo, una figura continuava ad apparire, seguita da un nome. Era l'unica cosa chiaramente visibile, in tutto il delirio che l'Uomo misterioso aveva combinato nella mente di Sho. Secondo Jotaro, il suo ospite era estremamente ossessionato dall'idea di pestare a sangue Sho, cosa che a lungo andare sarebbe stata forse funzionale, se lo scopo era friggergli il cervello, ma considerata la quantità di energia emanata dal rituale, oltre al fatto che a breve persino lui sarebbe morto per lo sforzo, chiunque avrebbe potuto localizzare la fonte di tutto quel delirio energetico, quindi la cosa andava risolta in fretta, e con astuzia, piuttosto che con la forza bruta.

    Quindi, con l'entità dentro di lui che gli si rivoltava contro perchè si attenesse agli ordini, e continuasse a catalizzare energia per permettergli di continuare a sparare bijuudame a Sho, Jotaro sollevò lentamente le mani, con grande difficoltà, dato che i tessuti muscolari avevano perso una discreta massa dall'inizio del rito, e le avvicinò nel sigillo della capra.

    [Nella valle]

    Con un violentissimo PUFF, capace di spostare grandi quantità di pece oscura, il cavallo in armatura fu avvolto da una nuvola bianca molto densa.




    [Trasformazione] Dal quale, sarebbe uscito in tutta la sua maestosità un Oda gigante [50 slot dimensionali]. Se il lupo fosse stato a portata, gli sarebbe arrivato in faccia con un diretto [Slot azione][Potenza 900] altrimenti avrebbe "percorso" come un gigante impazzito, la distanza che li avrebbe separati, per colpirlo nello stesso modo. [2 Slot azione]
    In entrambi i casi, il ricevitore sulla spalla di Sho avrebbe risuonato poco prima dell'attacco, con una forte scarica energetica, riducendo i Riflessi del lupo [-5 Tacche]

    In ogni caso, Oda il gigante si sarebbe "lanciato" sul lupo, per placcarlo, non in maniera offensiva, ma per trattenerlo in un abbraccio dall'altissima potenza fratellare, per urlargli addosso.

    - BASTA, STUPIDO! -



    L'Antico dentro il ronin avrebbe cessato ogni forma di comunicazione, a metà strada tra la rabbia e la delusione. In quel momento il ronin aveva capito che il benevolente ospite che gli forniva sapere e capacità, non era così benevolente. Avrebbe cercato di prendere il controllo sulla sua persona qualora avesse ritenuto saggio farlo. Non sapeva Jotaro quanto fosse fondo l'abisso che portava dentro, e quanto l'entità potesse leggergli nei pensieri, ma sapeva in cuor suo, che prima o poi la sua volontà e quella dell'Antico avrebbero iniziato a scontrarsi, proprio come Jashin, e in quel momento le cose avrebbero potuto prendere pieghe molto diverse.
     
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    Oda





    Con violenza la sfera cremisi impattò contro la testa dell bestia divellendo l'armatura mistica che la ricopriva e costringendola nella pece che stava invadendo il terreno della nostra arena. Il liquido nero e viscoso ostacolò però il mio secondo assalto, il quale, pur andando a colpire la schiena del cavallo, non fu capace di spezzarla come avrei voluto. Ma perché stavo lottando con lui? Dovevo davvero seguire gli ordini di un uomo sconosciuto? Ero davvero così soggiogato al suo potere? O era qualcosa di diverso? Sembravo non avere un passato, non ricordavo nemmeno il mio nome, quella che stavo intraprendendo pareva essere la mia unica via e l'uomo che me l'aveva indicata poteva essere il mio creatore. Tuttavia adesso non era più lì, la titanica lotta si stava continuando per il solo volere dei due enormi contendenti.
    Non era però il momento di perdersi in quei pensieri, il mio avversario, seppur ferito, non era di certo sconfitto e si era immediatamente avventato al contrattacco!
    Dieci tentacoli, simili a quello utilizzato poco prima, tutti impugnando uno spuntone nero, spuntarono dal terreno attorno a me tentando di trafiggermi a livello del petto, una schivata in qualsiasi direzione sarebbe stata improponibile, l'unica mia via di fuga era verso l'alto.
    Ancora una volta sfruttai l'enorme potere demoniaco in modo da affinare i miei riflessi così da poter fare in tempo a saltare verso l'alto lasciando che l'assalto avversario trafiggesse solo il vuoto.[Slot Difesa I]Riflessi 600 +4 tacche per furia (Consumo 1/2 basso) + 6 tacche Impasto Medio. Totale 850 (Cap aumentato per vincoli)
    L'enorme demone davanti a me era però tanto scaltro quanto forte e prevedendo la mia azione sparò in aria un ulteriore sfera di chakra, la posizione mi impediva di schivare quel colpo micidiale, ma ero ben lontano dall'essere sconfitto. A mia volti aprii le fauci e nuovamente emisi un'enorme bijudamavedesi post precedente, sempre versione con consumo medio aggiuntivo nella direzione da cui proveniva quella nemica. [Slot difesa II] I due globi di energia, rosso e blu, impattarono con enorme violenza generando una potente esplosione che mi sbalzò via per una distanza indefinita; date le dimensioni del mio corpo e di quello dell'altro cinque code non sembrava così lontano, probabilmente per un umano sarebbe stato molto di più.
    Con l'aiuto delle code nere rallentai l'impatto e , generando con esse un momento rotatorio simile a come fanno i gatti, riuscii ad atterrare in piedi; l'attacco avversario non era però andato completamente a vuoto, l'esplosione mi aveva infatti causato un danno diffuso2 leggere diffuse alquanto fastidioso, ma ben lontano dall'essere grave quanto avrebbe potuto.
    Serrai la mandibola emettendo una grande quantità di vapore dalle narici mentre il mio corpo intero si illuminava di un rosso vivo simile a quando si butta della legna nel fuoco, ero pronto a ricevere il prossimo assalto del mio avversario, ma davanti a me non si trovava più lui.
    Quando il mio sguardo incontrò nuovamente il suo quello che avevo davanti non era più il demone cavallo; un'enorme nebbia aveva avvolto il demone che ne era poi uscito con un aspetto umano, ma sempre gigantesco.
    Il vapore smise di uscire dalle mie narici ed il colore rosso acceso, come un fuoco che si spegne, si affievolì, fino a divenire nuovamente nero come il carbone; chi era quella figura? Perché il mio corpo sembrava riconoscerle quell'uomo? Perché avevo perso qualsiasi voglia di combattere? E perché stavo piangendo?
    Grosse lacrime si erano messe a sgorgare dai miei occhi demoniaci fino ad allora pieni solo di rabbia e confusione; immobile osservai l'enorme uomo misterioso avvicinarsi a me.

    "Chi Sei?"

    Pensai tra me e me.

    "Chi sei?"

    Ancora una volta. Ogni passo con cui si avvicinava ero sempre più sicuro di conoscere quella figura, ma com'era possibile che ricordassi solo e soltanto lui quando non riuscivo a ricordare nemmeno me stesso?
    Il pugno colpì il suo obiettivo senza che provassi a schivarlo, come d'istinto il mio potere demoniaco confluì nella zona dell'impatto, rendendola abbastanza coriacea da incassare il colpo [Slot difesa III]Resistenza: 600 -2 per controllo turno precedente + 2 tacche bonus + 4 furia demoniaca (consumo 1/2 basso) + 8 impasto MedioAlto. Totale resistenza 900 ( CAP aumentato di 4 per vincoli rispettati)
    Difesa naturale 40
    Ferita lieve
    ; l'attacco non provocò praticamente danni sul piano fisico, ma su quello mentale, beh era tutta un'altra storia.
    Non appena la mano del gigante toccò il suo bersaglio un miliardo di flash vennero proiettati nella mia mente: due bambini che giocavano, vivevano e si addestravano assieme; la loro crescita, il loro procedere sempre fianco a fianco nonostante le difficoltà; la vita ninja, i successi ottenuti assieme ed una promessa più forte di qualsiasi metallo: Guardarsi sempre le spalle a vicenda.

    -Oda...-

    Sussurrai, oramai incapace di controllare quelle lacrime che copiose segnavano il viso dell'enorme lupo.
    Senza poter controllare le azioni del mio corpo lasciai che il gigante mi cingesse a se mentre a mia volta chiudevo le enormi braccia demoniache attorno alle sue spalle.
    Mio fratello era lì, sapevo che sarebbe venuto per me.


    Chakra: 60/100 0/12 Temporanei
    Ferite: 2 leggere alla testa, lieve addome, lieve spalla sinistra, 2 leggere diffuse
     
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    [7] La fine del tunnel



    Quando i due giganti si incrociarono, Sho si sarebbe svegliato. Era esattamente uguale a prima, come era quando l'uomo misterioso lo aveva portato via dalla Foglia, ma nudo. Si trovava seduto a terra, poggiato su di una pozza di liquido scuro, con attorno a sè una dozzina di monaci in preghiera. Accanto a lui un uomo estremamente magro, alto e longilineo, ma con la massa muscolare quasi del tutto assente. La sua magrezza era tale che le ossa erano visibili sotto il sottile strato di pelle che le cingeva, per tutto lo scheletro. Poteva scorgere i suoi organi interni, tanto l'epidermide e gli strati sottostanti erano sottili; al punto che i pigmenti erano diventati quasi assenti. Sembrava più un velo di sashimi su di una polpetta di riso, che una persona; non solo, ma per tutta la lunghezza del corpo, una grande quantità di oggetti simili a bastoni erano conficcati nella pelle, fin dentro l'esile corpo. Solo i lunghi capelli neri, che coprivano quasi totalmente quella che sembrava proprio una salma, tradivano l'umanità dell'individuo accanto al ninja, il quale, pochi istanti dopo il risveglio del ragazzo, volse la testa verso di lui, pur restando disteso; mostrando occhi di un rosso sbiadito, tendente al rosa.
    I monaci si affrettarono a prelevare il corpo dell'individuo e a portarlo come fosse un tappeto fin dentro il monastero; mentre altri si avviarono con grandi sorrisi verso Sho, porgendogli degli abiti puliti, mentre il liquido nero rapidamente si ritirava sotto al ragazzo, scomparendo.
    Dove si trovasse, sarebbe stato un dubbio rapidamente chiarito, ma altro sarebbe rimasto misterioso; avrebbe ricordato tutto; sia di se stesso, sia di quello avvenuto fino a pochi istanti prima. Per qualche motivo, Shiro gli aveva fottuto la mente, ma senza successo. Quella era la spiegazione più probabile, qualunque cosa gli stessero facendo, non era andata a buon fine, era stato aiutato da alleati misteriosi, e tutto si era risolto. Kokuo era sempre dentro di lui, e stava bene. Si, Kokuo; per qualche motivo però, pur percependolo esattamente come prima, Sho nel mondo interiore avrebbe visto un enorme lupo nero, non il solito Kokuo. Il quale, avrebbe risposto sempre allo stesso modo, come se niente fosse cambiato, ignorando la visione che Sho avrebbe avuto di lui. Per qualche motivo, lui solo aveva questa strana visione del demone, che discostava, e avrebbe discostato, da quella di chiunque altro.

    Quanto ai suoi ricordi, tutto era tornato. Coi giorni a venire avrebbe avuto alcuni fastidi, e frequenti mal di testa che con il passare delle nottate sarebbero scomparsi, senza lasciare alcuna traccia di quanto successo. Sarebbe stato ospite dei monaci, per recuperare le forze, per circa 3 giorni, prima che gli fosse permesso di girare per il monastero da solo, anche perchè in ogni caso, era così stremato che forse solo dopo il secondo giorno, sarebbe riuscito a reggersi in piedi, sempre comunque per arrivare al bagno, dal letto, e tornarci.

    Quello di cui Sho non era cosciente, era che non solo aveva perso la quasi totalità delle sue conoscenze ninja, restando molto più simile a un civile, che a un combattente della foglia, ma anche tutti i ricordi che erano legati alle sue tecniche, al suo contratto, e alle esperienze di allenamento, erano scomparse, in modo tale che per lui, tutto sarebbe stato normale, come un mese prima. Facendo credere al ragazzo, di essere perfettamente in forma.
    Un esame approfondito dei ricordi infatti, avrebbe confermato la cosa. Nessun ricordo pareva strappato via dalla sua mente. Qualunque fosse il rituale a cui era stato sottoposto, o non aveva avuto effetto come doveva, o era qualcosa di molto potente.

    [...]

    Allo scoccare del terzo giorno di riposo, se Sho avesse voluto esplorare il monastero, avrebbe avuto libero accesso a ogni area del monastero, e in una delle sale di questo, avrebbe scovato lo stesso individuo accanto al quale si era svegliato, chiuso in un kimono nero, in posizione del loto, in meditazione con un paio di candele accanto, apparentemente in trance. Il corpo dell'uomo non sembrava più provato e strimizzito come tre giorni prima, ma pareva tornato alla normalità.
     
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    Luce alla fine del tunnel





    Nemmeno il tempo di un abbraccio, neanche il tempo di godermi la visione del mio ritrovato fratello che tutto cambiò di nuovo.
    Avevo lasciato la desolata landa che mi aveva visto combattere con l'enorme demone, mi trovavo in quello che sembrava un tempio, nudo, circondato da monaci che si affrettarono a corrermi incontro. Non era un'illusione, il mio corpo era davvero lì, stremato dal rituale e dai traumi fisici e psicologici subiti nel mese precedente, ma in salute. Mi osservai cercando segni di cicatrici, ma non vi era nulla, eppure ricordavo chiaramente del rituale , dei pugnali, delle torture, di tutto.
    Ma come avevo fatto ad arrivare in quel luogo? A fuggire da Shiro? Osservai l'uomo, o quello che ne rimaneva, di fianco a me, il suo corpo sembrava essere stato prosciugato da uno sforzo immane, attorno a lui notai alcuni spuntoni neri, simili a quelli che impugnava il Gobi nella nostra grande battaglia: era sicuramente legato al mio recupero.
    Non ebbi però tempo per ringraziarlo, né per chiedergli niente, entrambi fummo infatti soccorsi dai monaci che ci potarono in luoghi separati per curare inostri corpi; nonostante non presentassi evidenti ferite ero infatti completamente intorpidito, sfiancato, come se il corpo in cui mi trovavo fosse nuova, completamente non abituato ai movimenti più naturali.
    Caddi in un sonno profondo, necessario a riordinare più la mia psiche che il mio corpo.
    Una volta risvegliato i monaci mi dissero che avevo dormito per quasi due giorni; parlando con loro imparai di essere a Cantha, praticamente nella base del nemico, ma come potevo essere al sicuro da Shiro ed il suo maestro se gli ero così vicino? Come potevano tutti loro vivere una vita normale? Ringraziai gli uomini per l'aiuto e chiesi di passare qualche attimo da solo, avevo bisogno di parlare con Kokuo dopo tutto quello che era successo.
    Chiusi gli occhi ed in un attimo fui nel mio mondo interiore, sembrava cambiato, non sapevo come, ma non lo percepivo allo stesso modo; davanti a me si parava una fitta nebbia che mi separava dalla gabbia del grande demone, mi avvicinai ad essa alla ricerca dell'enorme equino ma, non appena fui abbastanza vicino ad essa dal vederne attraverso le sbarre dorate, sussultai, era vuota.
    La porta spalancata e del Gobi nessuna traccia.

    Non temere.


    Sentii alle mie spalle, mi voltai di scatto mentre la nebbia si diradava e mi permetteva di vedere l'immagine di un enorme lupo nero con cinque code, simile a quello di cui avevo assunto la forma in precedenza.

    -Tu...tu.. Kokuo?-

    Sussurrai con un filo di voce.

    Chi altro dovrei essere. Non badare alla prigione, non ne ho.. non ne abbiamo più bisogno, hai dimostrato il tuo valore in battaglia, hai dimostrato di essere un degno proprietario di questo potere, il rituale a cui sei stato sottoposto non ha afflitto solo te, ma anche me, eppure lo abbiamo sconfitto, o almeno così pare, Shiro ed il suo maestro non sono riusciti a strapparmi a te e tutto questo ha reso il nostro legame ancora più forte, hai dimostrato di fidarti di me anche quaqndo non lo meritavo , Sho, adesso è arrivato il momento che io mi fidi di te.



    Il demone lupo davanti a me sembrava davvero Kokuo, le sue parole quasi mi commossero, temevo di trovarmi davanti un essere furioso per l'affronto che gli avevo fatto nel combatterlo, ma mi sbagliavo, probabilmente l'intero scontro era ben lontano dall'essere una "semplice" battaglia col demone.

    -Ma.. il tuo aspetto...-

    Cosa ha il mio aspetto che non va?



    -...Niente...-

    Capii allora che qualcosa di molto più profondo di quello che mi sarei aspettato era successo, qualcosa di cui avrei dovuto parlare con Razien, ero convinto che , per la prima volta, non fosse il demone a modificare me, ma io a modificare lui, come se il nostro legame fosse diventato così profondo da essere ambivalente.
    Avanzati lentamente ed allungai la mano destra il nodo da toccare il pelo corvino di una zampa del lupo, anche al tatto sembrava reale. Sorrisi.

    [...]



    Il terzo giorno riuscii ad alzarmi e camminare, eseguu veri movimenti che mi permettessero di saggiare la mobilità delle mie articolazioni e provai a fare un richiamo mentale dei miei vari ricordi, sembrava che ci fosse tutto, sembrava che fossi davvero io, eppure qualcosa era cambiato, ma cosa?

    -Pff..-

    Sbuffai, qualcosa poteva essere cambiato, doveva esserlo, ma importava davvero? Ero fortunato ad essere vivo dopo aver visto così da vicino un nemico così potente ed avevo persino la possibilità di tornare a casa, qualunque cosa fosse era una perdita che avrei accettato.
    Mi misi quindi a girovagare per il tempio, curiosando tra le meravigliose strutture architettoniche e giardini, di lì a breve sarei stato in grado di andarmene e cercavo di passare il mio tempo restante in maniera costruttiva.
    Passando di fianco ad una stanza notai che, seduto nella posizione del loto al centro di essa, vi era l'uomo accanto al quale mi ero risvegliato, era avvolto da un kimono nero e sembrava aver recuperato le forze; lentamente mi avvicinai per sedermi nella medesima posizione di fronte a lui, a circa un metro.

    -Penso che un ringraziamento sia d'obbligo.-

    Esordii.

    -Per caso ti ho già visto? Mi sembra di ricordarmi di te alla riunione della foglia. Ma, se posso permettermi, chi sei? E come hai fatto a salvarmi? O anche solo a trovarmi? Sai per caso cosa volevano farmi e perché non ci sono riusciti? Inoltre non posso fare a meno di notare che somigli in maniera inquietante al maestro di Shiro, non penso sia una coincidenza con tutto quello che è accaduto, sbaglio?-

    Attesi quindi la risposta dell'uomo davanti a me, ansioso di scoprire, almeno in parte, i misteri che avvolgevano quel luogo e quello che mi era accaduto.
     
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    [8]



    Quando Sho fece il suo ingresso nella stanza, il ronin fu sorpreso del suo arrivo. Jotaro non si aspettava di vederlo così presto, dopo quanto aveva subito per mano di Shiro e del suo Maestro. Il ninja si sedette davanti all'uomo, ringraziandolo e chiedendo spiegazioni su quanto fosse accaduto. Avrebbe ottenuto delle risposte, magari non quelle sperate, ma comunque risposte.

    << Non serve ringraziarmi, era necessario impedire a Shiro di mettere le mani su di te e su quello che a quanto pare porti dentro. Sono sicuro che in questi trenta giorni circa, alla Foglia stiano ribollendo piani su piani per venire a soccorrerti, ma un assalto in piena regola non avrebbe risultato in niente se non nell'ecatombe di parecchie persone dal nostro lato; così ho pensato di provare a infiltrarmi da solo. >>

    E per quanto la cosa sembrasse assurda, il piano sembrava davvero aver avuto successo. Forse fin troppo. Che Shiro, o più che altro chi lo comandava, avessero permesso volontariamente il salvataggio del ninja della Foglia?
    Mentre Jotaro rimuginava su questi pensieri, Sho proseguì nella tempesta di domande, emozionato più dal fatto di essere lì sulle sue gambe, che per via della curiosità stessa.

    << Si ero alla Foglia, servo il villaggio, ma da fuori, da molti anni. Per questo ho preferito venire a riferire io stesso riguardo Cantha, piuttosto che lasciare che fosse un altro a caso a raccontarvi di come vanno le cose. Tutte le informazioni che possediamo vengono da spie interrogate sul continente; teoricamente l'arcipelago è inavvicinabile a causa dell'innaturale nebbia che lo circonda. Io stesso sebbene stia dedicando la vita ad indagare su questo posto, non ci ho potuto mettere piede per molti molti anni. >>

    Quindi il ragazzo scese ancora di più dei dettagli, per capire cosa gli fosse successo durante il suo soggiorno nell'hotel di Shiro. Purtroppo su questa parte avrebbe potuto scoprire ben poco dal suo salvatore, essendo egli meno informato dello stesso Sho.

    << A dire il vero, speravo fossi tu a spiegarmi cosa ti hanno fatto; non ho potuto avere alcun contatto con te fino a quando mi sono proiettato nella tua dimensione demoniaca per cercare di portarti via da là, quindi non ho la minima idea di cosa stesse succedendo. Mentre dormivi ho controllato il tuo corpo e la tua mente, e sembri assolutamente...normale, sei sano; anche il tuo "tesoro" dentro di te sembra normale. I monaci non sono ninja esperti ma conoscono rituali, e mi hanno confermato che il tuo 5 code è sempre il solito, nulla è cambiato da quando quella "cosa" ti ha portato via da Konoha.

    Per inciso...sono stupito quanto te sulla mia somiglianza a quell'individuo. Non avevo mai visto quella creatura. Che di umano non mi trasmette davvero nulla. >>


    Quanto a quello che stava avvenendo alla Foglia, o sul continente, Jotaro stesso ne era ignaro, dal momento che da quando aveva fatto rotta per l'Arcipelago, non aveva avuto più alcun contatto con nessuno. Avrebbe riportato quel poco che sapeva a Sho.

    << La missione per salvare il regnante del Fuoco, come forse immaginerai, non è finita bene. Kazutoshi ha perso la vita per proteggere Raizen, ma questa non è la notizia peggiore. Il tuo Kage è stato privato della sua forza portante, ma non della sua vita. Shiro ne è stato la causa. Solitamente io indago su questi eventi per conto della Foglia, e avrei cercato di capire dove avevano portato la Volpe, ma dal momento che eri stato rapito, ho dato la precedenza a salvare almeno un demone, piuttosto che perderne due con la speranza di forse salvarne uno. >>

    Quindi Jotaro, che per tutto il tempo aveva tenuto gli occhi socchiusi, in meditazione, li aprì, e fissò il ragazzo, serio.

    << Tuo fratello sta bene, come tutti gli altri, ma lo stesso non posso dire di Raizen. L'ultima volta che l'ho visto era riverso in una pozza del suo sangue, gravemente ferito e persino menomato, ma vivo. Non ho idea di quali siano le sue condizioni. Il che ci porta a un villaggio devastato e ad un altro colpito nel suo maggior difensore. Dobbiamo sbrigarci a tornare sulla terraferma. >>

    Quindi, come ultima parte del discorso, per non lasciare troppo sul misterioso, ed evitarsi attriti che Jotaro proprio non voleva dover gestire assieme a tutto il resto dei problemi, aggiunse:

    << Quanto a quello che è successo tra noi, ho utilizzato alcuni manufatti custoditi da questi monaci per sintonizzarmi sulla tua traccia energetica, sacrificando la mia salute per avere abbastanza energia da poterti raggiungere, ma non è qualcosa che sono in grado di fare per mio conto, tantomeno poter ripetere. Anche con l'aiuto dei monaci sono quasi morto, quindi se dovessero rapirti di nuovo, non sarò in grado di riportarti indietro...Qui viene il problema. >>

    Jotaro quindi si alzò, abbandonando la postura meditatoria, per abbandonare la stanza e recarsi in una sala vicina, ovviamente invitando il ragazzo a seguirlo. I due avrebbero attraversato il chiostro del monastero, per recarsi in una saletta piena di libri, pergamene e poco spazio vitale, dato che tutto era invaso da tomi e scrivanie coperte di vecchi fogli.

    << Sono riuscito ad arrivare qui seguendo l'energia che sentivo arrivare da Cantha, dal luogo in cui ti tenevano; ovviamente questo non è fattibile nella direzione opposta. Tu invece sei stato portato qui da quel tizio non si sa con che capacità, quindi sorge un problema, come tornare a casa. >>

    Il ronin frugò tra i tomi fino a trovarne uno piuttosto rovinato; lo aprì e ne sfogliò le pagine, fino a trovare un segnalibro che riportava una pagina con un disegno, si girò verso Sho e posò il libro aperto davanti a lui. La pagina riportava uno schizzo di un particolare oggetto, simile ad un orologio.

    << L'Arcipelago è circondato da uno strato innaturale di nebbia che impedisce ai viaggiatori di tenere la direzione in mare. E dal momento che questa nebbia arriva molto, molto in alto, non siamo in grado nemmeno di andarcene in volo senza doverla attraversare. Fino a qualche anno fa, l'imperatore forniva in amicizia questi oggetti agli amici accademici per andare e venire da Cantha, ma da quando è Shiro a comandare, tutte queste Bussole di Giada sono sparite dalla circolazione, e dal momento che chiederne una a Shiro non è proprio una buona idea, dobbiamo rimediarne una per tornare a casa. Durante il tuo soggiorno sono riuscito a localizzare un edificio che potrebbe contenerne una; ora dobbiamo provare a recuperarla. >>
     
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19 replies since 4/10/2017, 00:26   546 views
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