Destino Incerto

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. F e n i x
        Like  
     
    .
    Avatar

    Group
    Admin
    Posts
    18,990
    Reputation
    +684

    Status
    Offline

    Come la Gomma


    - VII -
    Febh Hebiko





    Per quanto l’impulsività di Febh solitamente provocasse delle reazioni in lui, quella volta non fu così, la scontrosità dell’otese, solitamente paragonabile ad una scintilla in una stanza sommersa di gas, quella volta soffocò in una quantità di soffice gomma.
    Indicò le sedie con un gesto della mano, in silenzio. In quelle ore aveva imparato a risparmiare energia, gesti, parole.

    Sedetevi pure

    Non cercò di prendere tempo per dare una risposta a Febh, semplicemente attese la giusta curva emozionale per iniziare quel discorso in discesa anziché in salita. Poteva sembrare strano, sicuramente a Febh, un discorso come quello: “aspettare il momento giusto per aprir bocca” eppure, in quella perenne discesa c’erano dei momenti in cui la linea si impennava, momenti da sfruttare per trovare il giusto slancio per interagire, per scuotersi da quel sordo torpore.

    È stato… veloce…

    Non desiderava guardarsi nuovamente indietro, non voleva, eppure veniva costantemente spinto a quelle ore terribili, chiunque varcasse quella soglia voleva da lui esclusivamente ricordi tristi, momenti della sua vita che in quel momento avrebbe voluto dimenticare, e che adesso, mentre guardava un punto indefinito tra Hebiko e Febh gli causava un acufene emotivo che lo staccava, impostando un automa che gli faceva muovere la bocca per descrivere dei ricordi senza collegare se stesso ad essi.
    Gli avrebbe raccontato che sapevano dell’arrivo di Cantha, e che quando venne svegliato nel cuore della notte, una settimana dopo la sua altisonante riunione, si vestì come si confaceva ad un kage, mettendo sulle spalle memorie ed oneri di un ruolo difficile da sopportare.
    Un ruolo che l’aveva portato nel palazzo del Daimyo a seguito di una richiesta d’aiuto a cui credeva di essere preparato e che invece si dimostrò un gigantesco inganno. Giunti li, come i sensitivi gli avevano anticipato vennero tagliati fuori dal mondo, le possibilità di tornare indietro erano nulle, finiti ingabbiati dentro un sigillo spaziale di proporzioni ed entità gigantesche. L’unica vi di fuga era la morte di uno dei marchiati col medesimo sigillo, a lui…

    Quello del Daimyo.
    Nessuna opzione, nessuna via di fuga, uno dei due doveva dare la vita perché l’altro fosse libero.


    Così raccontò dei suoi tentativi, dei numerosi modi pensati per liberarsi senza compiere un simile sacrificio, fino ad arrivare alla soluzione finale, quella con cui cedeva una delle sue vite.

    Eppure fu inutile, mi sono strappato con le mie stesse mani da un luogo per trasferirmi in un altro, e l’operazione… ha avuto un costo non previsto.

    Giunto nei pressi di Konoha era già praticamente spacciato, paralizzato, con nessuna possibilità di attivare tecniche vista la mancanza del braccio e la totale convinzione, forse a causa dell’abitudine, di possedere armi che in realtà gli mancavano.

    In quel momento ero solo, in mezzo a nemici di cui non sapevo niente.
    Le stesse persone che credevamo di combattere e ferire al palazzo erano li, e parlavano di copie mentre mi osservavano dall’alto in basso, mentre mi torturavano… mentre mi privavano del demone.


    A quel punto il Daimyo, legato da un altro sigillo, subì i danni che avrebbero portato alla morte il Colosso, spirando a pochi metri da lui, livido di emorragie ma con le ossa intatte al contrario di Raizen.

    Sono ancora vivo solo grazie a questo.
    Non so che capacità abbiano, non so come le abbiano ottenute ma quando infine i miei uomini hanno interrotto il rituale il palazzo era in caduta libera verso la foglia poco prima che sparisse.
    Non so dove si sia schiantato, ma non ha mai toccato terra.
    È importante un dettaglio.


    In quel momento riuscì ad alzare gli occhi e guardare l’otese nel viso.

    Prima di venir fermato Shiro tentava di coinvolgere Oto in qualche modo.
    Non fate i nostri stessi errori.
    Nessuno li merita.


    Quel lungo monologo però non fu la risposta per Hebiko, ignorata fino a quel momento grazie a quell’istintivo meccanismo di preservazione e sulla quale tornò una volta finito. Gli poggiò una mano sulla testa, leggera, così tanto da essere scambiata per il tocco di una timida bambina.
    Si abbassò verso di lei e rispose con poche parole.

    Io stesso.


    Edited by F e n i x - 12/10/2017, 20:58
     
    .
59 replies since 4/10/2017, 11:57   1378 views
  Share  
.