Destino Incerto

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  1. Alkaid69
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    Non era riuscita ad alzarsi da sola quella mattina. Erano state le inservienti a doverla tirare su, di forza, lavarla, vestirla. Lei per tutto il tempo aveva avuto lo sguardo fisso nel vuoto, ora sul soffitto di legno, ora sul pavimento. Avevano dovuto imboccarle il riso in bianco della colazione. Aveva mangiato soltanto quello, poiché non sarebbe riuscita a tenere giù nient'altro. Aveva gli occhi gonfi dai pianti strazianti del giorno prima. Il suo Daimyo, il suo amato Kazutoshi era stato ucciso, morto e presto, prestissimo, anche sepolto. Voleva che seppellissero anche lei, lì, a due metri sotto terra... alla fine già vi si sentiva, lì sotto, quindi perché non farlo per davvero?
    Non si era sentita così neanche alla morte del suo caro marito Kunihiro Horikawa, così dolce eppure così ingenuo a non capire i sentimenti che lei covava per quell'uomo con il quale per così tante sere si era trattenuta, con la scusa di terminare l'uno o l'altro lavoro.

    E di cui adesso doveva assistere alla sepoltura.

    Vestita di nero, con i suoi due figli al seguito, Rukiya Horiyama si diresse al patibolo; già, perché di un patibolo per lei si trattava, quel cimitero: sembrava dovesse andare a morirci lei, in quel momento. Più dietro, seguiva l'altro, quel ragazzino così strano, così incomprensibile, che per qualche malsano motivo portava lo stesso nome del defunto padre. Lì, con quel suo solito sorriso! Un sorriso sotto il quale, lei lo sapeva, (ne era certa!) lui nascondeva la sua natura di demonio!
    No, stava esagerando, basta. Era il dolore che le metteva in testa quei pensieri. Quel bambino non aveva mai mostrato ostilità nei loro confronti, sempre così gentile e accomodante... qualche commento un po' strano ogni tanto, sì, certo, ma non per questo meritevole di pensieri così negativi, no. Lo guardò, aveva una smorfia stampata sul viso, simile a quella di chi sta cercando di trattenere una risata.

    Sospirò...

    Era in prima fila coi suoi... tre... figli, quando vide arrivare l'Hokage.
    L'Hokage... sì, non aveva capito cosa fosse successo quella maledetta notte, troppo complicato venirne a capo, ma da quello che le avevano detto era stata tutta colpa SUA e dei suoi piccoli seguaci ninja. Non bastava che il ragazzino di nome Kunihiro avesse voluto intraprendere quella carriera, sputando sulla tomba di suo padre, adesso questi anacronistici soldati le avevano sottratto anche l'ultima delle sue gioie.
    Accanto a quel riprorevole uomo, la bara, nera, oscura, malata. Al suo interno c'era lui, e lei già non riusciva più a trattenere le lacrime.

    L'Hokage terminò di parlare, e lei, non sapendo neanche come, si era trovata in ginocchio, a terra. Suo figlio maggiore tentava di tirarla su ma era come se un macigno le fosse atterrato addosso. Senza neanche più nessuno da odiare, aveva completamente perso le forze. Il discorso di quell'uomo le aveva dato l'ultimo colpo, aveva fatto cadere l'ultima minuscola goccia e adesso gli occhi non ne potevano più. Come nuvole nere ricolme d'acqua, impossibilitate a trattenerla oltre, dagli occhi cominciarono a grondare copiose lacrime, così a lungo trattenute quella mattina.
    Fu un verso struggente quello che riempì l'aria. Quasi non le sembrava sua quella voce, così estranea, così stridente eppure... così viva.

    Ma lui, lui era morto.
     
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59 replies since 4/10/2017, 11:57   1379 views
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