Destino Incerto

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    Empatia


    Kiyomi
    - XXII -





    Perché gli stava facendo una sfuriata?
    Era del tutto sicuro che quello con la vita distrutta fosse lui, quindi perché stava cercando di arroccarsi la ragione e prendersi il diritto di essere offesa?
    In trance l’avrebbe osservata mentre ronzava da una parte all’altra, starnazzando, reputandosi più ferita di quanto non fosse lui, distrutto e poggiato in quel letto come un giocattolo rotto a cui si tentava di ricaricare le batterie nella speranza che un miracolo lo ricomponesse.
    Si rese conto che ad avere bisogno d’aiuto, nonostante tutto, era Kiyomi, ma non riusciva a concedergli il beneficio di una risposta pacata o di un passo indietro, sentiva che indietreggiare in quel momento avrebbe indebolito il valore dei suoi legami con quelle persone, e non l’avrebbe mai accettato ne concesso, nemmeno a lei.

    Maledetta capra!
    Guardami!


    Si scoprì del tutto, lasciando che la donna potesse vedere cosa c’era sotto alle lenzuola, e no, non sarebbe stato un pene, ma ferite, tagli e abrasioni che seppur in via di guarigione segnavano profondamente il corpo del Colosso, per non parlare dei cavi che tenevano in trazione le fratture.
    Forse un individuo attaccato alla bellezza come lo era lei ora avrebbe potuto capire?

    LO NOTI?!?
    LO VEDI?!?
    MI HANNO MASTICATO E SPUTATO!


    Gli urlò contro senza il minimo ritegno.

    Per rimettermi addosso la coperta ci vogliono almeno tre tentativi.

    Disse sibilando.

    Io potevo ridurre un palazzo a polvere e calcinacci con una spallata.
    E guardami adesso.
    Se per errore la coperta mi scivola di dosso non riesco a rimettermela a modo!
    E tu, vieni qui, a dirmi che hai dovuto buttare un cazzo di vestito?
    Se potessi dovrei cambiare la pelle!
    Ho perso amici! Ho perso compagni! Ho perso discepoli!
    E non posso “andare avanti”, ignorarlo, che razza di squallido e schifoso essere sarei?
    Se queste cose non avessero importanza tanto varrebbe mettersi un cappio al collo e sparire, non varrebbe la pena vivere!


    Strinse la mandibola per ingoiare un insulto, ed era implicito che proprio per quel motivo non avrebbe ritrattato la sua richiesta.

    A volte non basta un mandarino, o un pigiama, Kiyomi.
    A volte si devono scegliere le parole con cura e non pensare che “tanto il pensiero basta”
    A volte si deve Essere, Per il prossimo.


    La rabbia sparì così com’era venuta, aggiungendo a quel pozzo senza fondo che ben rappresentava la sua situazione, il rapporto che aveva con quella donna: un distorto e superficiale scambio di apprezzamenti che si fermavano alla copertina del libro che li raccontava in quanto esseri senzienti e dotati di intelletto e sentimenti senza nemmeno sfogliarne l’indice. Patetico.



     
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