Destino Incerto

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  1. Yato Senju
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    Fare Presenza

    Non ero andato a trovare nessuno in ospedale. L'esistenza di Raizen ora che aveva rinunciato al titolo non mi interessava, non al di là di quanto mi interessasse come paziente da stabilizzare e, una volta consegnato a chi di dovere, non era più affar mio. Lo trovavo irritante e scorretto, detestabile, ma non c'era motivo di ucciderlo se non era il bersaglio. Certo, non ero andato a trovare nessuno, ma questo non significava che non fossi andato in ospedale. Tutti i ninja capaci nelle arti mediche, anche quelli ancora in formazione come me, erano stati precettati per gestire l'emergenza legata all'impatto delle rovine del palazzo e i numerosi feriti. Non ero andato a trovare Raizen, ma avevo prescritto antidolorifici per lui. Non ero andato a trovare Shin, ma durante alcuni momenti della sua operazione mi ero occupato della rigenerazione dei tessuti. Non ero andato a trovare Kairi, che non era stata ricoverata quanto altri, ma avevo prescritto io gli accertamenti dopo la dimissione. Ero stato là, silenzioso, in secondo piano.

    Perchè la Missione era sospesa.

    Almeno fino alla nomina di un nuovo Kage dovevo restare in disparte, vivere senza troppe complicazioni, anche se questo implicava allentare la presa su quelle che erano delle potenziali pedine. L'emergenza e il carico di lavoro annesso mi avevano dato l'opportunità di farlo, riuscendo anche a migliorare le mie conoscenze nel campo medico. Era la scusa ideale.
    Tuttavia un dubbio mi divorava nel silenzio del mio metodico e meccanico agire nell'ospedale: chi sarebbe stato il nuovo Kage? Forse qualcuno si sarebbe aspettato che mi chiedessi se avevo preso la scelta giusta nel salvare Raizen invece che ucciderlo, ma in realtà proprio quel dilemma per me era stato risolto quando lui, per sua stessa ammissione, aveva detto di non essere il Kage. Ce ne sarebbe stato uno nuovo. O forse avrebbero nuovamente scelto lui, sebbene a giudicare dalla sua cartella clinica credevo più probabile una carriera da mendicante che da shinobi...il suo sistema circolatorio del chakra era stato severamente compromesso, almeno quanto gli organi, e a Konoha nessuna aveva le capacità per rimettere in sesto un simile disastro. Chi poteva essere il nuovo Bersaglio? Cosa avrei fatto? Avrei fatto gli stessi errori di emotività che avevano segnato il mio rapporto con Raizen? E se fosse stata una donna? Potevo mettere in atto le manovre di seduzione che avevo appreso? Che nemico sarebbe stato? Quello che avevo preparato fino a quel momento sarebbe bastato? Sarebbe stato utile o avrei dovuto cominciare da capo? Oltre la nebbia della quotidianità, questo era ciò che mi dilaniava.

    Rimasi stupito quando, arrivando per il turno di notte, mi dissero che Raizen era stato dimesso e se ne era andato sulle sue gambe. Nessuna spiegazione. Una simile guarigione non aveva senso...che avessero coinvolto qualcuno di esterno a Konoha? Ma perché? Forse lo avrebbero nuovamente messo sotto il cappello dell'Hokage e avevano speso per rimetterlo in sesto. Quello sarebbe stato uno scenario decisamente irritante, ma almeno avrebbe posto fine all'attesa: senza un Kage, senza un Bersaglio, la Missione era priva di senso. E io ERO la Missione...vivere senza uno scopo era qualcosa che mi faceva male. Non chiusi occhio, anche se non ci furono urgenze. Cosa ne sarebbe stato di me se la mia paura più grande si fosse realizzata? Cosa sarebbe successo se NON avessero scelto un nuovo Kage? Cosa sarebbe rimasto di Yato Senju? Quel vuoto mi spaventava quasi quanto il mostro che mi rincorreva sempre, quel mostro incatenato che mi ricordava sempre quanto io fossi inadeguato e impotente di fronte alla Missione che era la mia vita.

    [...]

    Al funerale molti erano presenti. Io fissavo la bara del Daimyo e dei bambini uccisi. Il mio sguardo era triste, non per effettiva compartecipazione del cordoglio generale, ma perchè sentivo che in parte c'era anche il mio fallimento in quella missione. Non era la Missione fondamentale, non era la mia vita, ma era pur sempre una missione che era andata male, una missione in cui il bene di Konoha era stato messo a dura prova. Il mio scopo era uccidere l'Hokage per il bene di Konoha, questa l'unica certezza, l'unico punto fisso e indiscutibile della mia esistenza, per il quale mi avevano addestrato a non chiedere, ma piuttosto ad accettare come dogma. Ma se Konoha veniva distrutta, se il Daimyo veniva ucciso mettendo a repentaglio il villaggio stesso...forse la mia Missione non perdeva la sua ragion d'essere? Come potevo uccidere l'Hokage se un fallimento separava Konoha dal Paese del Fuoco. Era un fallimento bruciante. La morte del Daimyo poteva essere accettabile se usata come mezzo per uccidere il Bersaglio, preferibilmente come ultima ratio. Similmente i bambini uccisi erano un fallimento, ma solo per la perdita di potenziali pedine per il mio piano...i bambini smuovono spesso gli animi e sono utili come distrazioni per raggiungere il Bersaglio...tuttavia non conoscendoli la loro perdita mi lasciava pressoché indifferente. E nonostante tutto, il mio sguardo tradiva la profonda contrizione per gli errori commessi. Che gli altri la attribuissero pure al lutto, se volevano.

    Shin era presente, ristabilitosi. Anche Kairi, in abiti da cerimonia che mi ritrovai a fissare per qualche istante, forse finendo per farmi notare ma, in quel caso, sostenendo il suo sguardo. Anche l'altra kunoichi conosciuta durante la missione era presente, e le avrei fatto un cenno del capo. Avevo visto che era stata ricoverata e forse per questo, nonostante le capacità mediche, era stata esentata dal servizio attivo. Prestai poca attenzione agli altri partecipanti, perché Raizen stava prendendo la parola, veicolato da Oda, altro compagno di missione. Un Kage dimissionario, ai miei occhi, il cui fallimento poteva rappresentare la fine della sua carriera. Credevo fosse un borioso pieno di sé, e non sarebbe stato un discorsetto strappalacrime a farmi cambiare idea, ma pensavo anche che, proprio per il suo orgoglio, le sue parole in cui ammetteva di non essere un Kage fossero sincere. Sicuramente ci sarebbe stato un nuovo Daimyo scelto tra i nobili, e probabilmente questi avrebbe proposto un nuovo Kage, che i ninja potevano accettare o meno. L'elezione poteva anche partire direttamente dagli shinobi e dagli amministratori, ma nel caos del post-attacco dubitavo che qualcuno avrebbe votato per una persona che non aveva l'appoggio dei governanti. Poteva anche essere Raizen stesso, a conti fatti, confermato nonostante le notevoli mancanze che lui stesso stava ammettendo. Lo avrei scoperto solo in seguito.

    Intanto ero là per il Funerale. Ascoltai. Non commentai. Non risposi con l'entusiasmo di quel ridicolo ninja dagli occhiali finti poco lontano, che stava affianco alla rossa vista in sartoria. Mi limitai a fissare Raizen con gli occhi di chi SA che cosa lui stesso aveva ammesso. Fino a quel momento la mia ostilità era stata mascherata da motivazioni politiche, oltre che dal mio personale disgusto per quella persona, e non c'era motivo di metter via quella maschera. Mi avvicinai alle bare, e per quanto dispendioso in termini di chakra, produssi un fiore di legno per ciascuno di loro. Gigli per i bambini. Un garofano per il Daimyo. Era solo legno ma odorava come i fiori rappresentati, e l'odore non sarebbe scomparso prima di parecchio tempo. Un piccolo e inutile tentativo di calmare il senso di colpa.

    Ma dentro, tutto ciò che volevo sapere era cosa avrebbero deciso i nobili. La mia intera vita dipendeva da quello!
     
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