Destino Incerto

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    Come la Gomma


    - VII -
    Febh Hebiko





    Per quanto l’impulsività di Febh solitamente provocasse delle reazioni in lui, quella volta non fu così, la scontrosità dell’otese, solitamente paragonabile ad una scintilla in una stanza sommersa di gas, quella volta soffocò in una quantità di soffice gomma.
    Indicò le sedie con un gesto della mano, in silenzio. In quelle ore aveva imparato a risparmiare energia, gesti, parole.

    Sedetevi pure

    Non cercò di prendere tempo per dare una risposta a Febh, semplicemente attese la giusta curva emozionale per iniziare quel discorso in discesa anziché in salita. Poteva sembrare strano, sicuramente a Febh, un discorso come quello: “aspettare il momento giusto per aprir bocca” eppure, in quella perenne discesa c’erano dei momenti in cui la linea si impennava, momenti da sfruttare per trovare il giusto slancio per interagire, per scuotersi da quel sordo torpore.

    È stato… veloce…

    Non desiderava guardarsi nuovamente indietro, non voleva, eppure veniva costantemente spinto a quelle ore terribili, chiunque varcasse quella soglia voleva da lui esclusivamente ricordi tristi, momenti della sua vita che in quel momento avrebbe voluto dimenticare, e che adesso, mentre guardava un punto indefinito tra Hebiko e Febh gli causava un acufene emotivo che lo staccava, impostando un automa che gli faceva muovere la bocca per descrivere dei ricordi senza collegare se stesso ad essi.
    Gli avrebbe raccontato che sapevano dell’arrivo di Cantha, e che quando venne svegliato nel cuore della notte, una settimana dopo la sua altisonante riunione, si vestì come si confaceva ad un kage, mettendo sulle spalle memorie ed oneri di un ruolo difficile da sopportare.
    Un ruolo che l’aveva portato nel palazzo del Daimyo a seguito di una richiesta d’aiuto a cui credeva di essere preparato e che invece si dimostrò un gigantesco inganno. Giunti li, come i sensitivi gli avevano anticipato vennero tagliati fuori dal mondo, le possibilità di tornare indietro erano nulle, finiti ingabbiati dentro un sigillo spaziale di proporzioni ed entità gigantesche. L’unica vi di fuga era la morte di uno dei marchiati col medesimo sigillo, a lui…

    Quello del Daimyo.
    Nessuna opzione, nessuna via di fuga, uno dei due doveva dare la vita perché l’altro fosse libero.


    Così raccontò dei suoi tentativi, dei numerosi modi pensati per liberarsi senza compiere un simile sacrificio, fino ad arrivare alla soluzione finale, quella con cui cedeva una delle sue vite.

    Eppure fu inutile, mi sono strappato con le mie stesse mani da un luogo per trasferirmi in un altro, e l’operazione… ha avuto un costo non previsto.

    Giunto nei pressi di Konoha era già praticamente spacciato, paralizzato, con nessuna possibilità di attivare tecniche vista la mancanza del braccio e la totale convinzione, forse a causa dell’abitudine, di possedere armi che in realtà gli mancavano.

    In quel momento ero solo, in mezzo a nemici di cui non sapevo niente.
    Le stesse persone che credevamo di combattere e ferire al palazzo erano li, e parlavano di copie mentre mi osservavano dall’alto in basso, mentre mi torturavano… mentre mi privavano del demone.


    A quel punto il Daimyo, legato da un altro sigillo, subì i danni che avrebbero portato alla morte il Colosso, spirando a pochi metri da lui, livido di emorragie ma con le ossa intatte al contrario di Raizen.

    Sono ancora vivo solo grazie a questo.
    Non so che capacità abbiano, non so come le abbiano ottenute ma quando infine i miei uomini hanno interrotto il rituale il palazzo era in caduta libera verso la foglia poco prima che sparisse.
    Non so dove si sia schiantato, ma non ha mai toccato terra.
    È importante un dettaglio.


    In quel momento riuscì ad alzare gli occhi e guardare l’otese nel viso.

    Prima di venir fermato Shiro tentava di coinvolgere Oto in qualche modo.
    Non fate i nostri stessi errori.
    Nessuno li merita.


    Quel lungo monologo però non fu la risposta per Hebiko, ignorata fino a quel momento grazie a quell’istintivo meccanismo di preservazione e sulla quale tornò una volta finito. Gli poggiò una mano sulla testa, leggera, così tanto da essere scambiata per il tocco di una timida bambina.
    Si abbassò verso di lei e rispose con poche parole.

    Io stesso.


    Edited by F e n i x - 12/10/2017, 20:58
     
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    Niente Menzogne


    - VIII -
    Youkai





    Si Youkai, sono stato io.

    Confermò nuovamente, con decisione.

    Non con le mie mani, ma con i miei sbagli, grazie ad un sigillo che avevo indosso lui è morto al posto mio.
    Non c’è modo di sopravvivere all’estrazione di un biju.
    Tranne questo.


    Se c’era un modo di risollevarsi da quello stato la strada non passava certamente per la menzogna, ma venne rincuorato dal fatto che qualcuno fosse in apprensione per lui, forse gran parte di quel disastro emotivo era dovuto proprio a quel tarlo costantemente presente nella sua mente: si, il daimyo l’aveva scelto, ma gli altri?
    Non era così che un hokage veniva eletto, e non avere quel lasciapassare lo rendeva, oltre che colpevole, usurpatore, una visuale di se stesso che Yato avrebbe approvato.
    Per qualche secondo la sua mente si soffermò sul ninja dei Senju, il primo a venirgli in soccorso, che lo riesumò dal coma solamente per porgli quelle strane domande.
    Ma a prescindere dallo strambo genin c’era una cosa che in quei momenti tornava, pressante ed invadente: il vuoto, incolmabile, che aveva attorno. Era un po’ come osservare un pianeta, vicino e accalcato in un sistema solare raffigurato in qualsiasi libro, ma lontano e solo nella realtà, distante un intera vita da qualsiasi forma di interazione.

    Grazie Youkai.

    Aveva l’animo pesante, e forse perché abituato a quella visione solitaria di se stesso ancora non riusciva a concepire l’idea di una luna che cercasse di approcciarglisi. Ma quel ringraziamento era sincero, e non era difficile notare che il pesante velo di apatia presente non solo negli occhi, ma nelle stesse membra del colosso, si era fatto più leggero, di un grammo, di un chilo o un quintale, difficile dirlo, ma era qualcosa.
     
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    Cambio di Rotta



    Raizen reagì alla mia domanda con un’affermazione sicuramente indelicata, ma non mi aspettavo di meno.
    Molti sicuramente erano già venuti a compatirlo, a fargli sentire la loro vicinanza, magari a scambiare qualche parola dolce, ma non io. Io lo avevo attaccato apertamente, gli avevo dato la colpa.
    Non ho mai detto che condivido tutto ciò che mio fratello ha fatto, ne ho capito tutte le sue ragioni. Per questo sono qui.
    Un piccolo intermezzo per poi lasciar parlare la Montagna, così doveva essere.

    L’hokage precisò l’affermazione di poco prima parlando di combattere con il proprio ego, sapevo perfettamente di cosa parlava. Ogni volta che effettuavo la tecnica del clan mescolavo la mia essenza con quella di un’altra persona e non sapevo se avrei preso il sopravvento, ottenendo il controllo, o perso il controllo, venendo cacciato o peggio…

    La domanda retorica dell’Hokage mi risuonò dentro, echeggiando in ogni anfratto di quella testa vuota che mi ritrovavo. Non si sceglie di combattere contro i demoni, non perché non si voglia, ma perché molti non sono semplicemente in grado di combattere. Sho lo aveva capito, aveva scelto consapevolmente e tanto bastava.
    Certamente, Raizen poteva mentirmi, ma voleva farlo? Aveva tante cose a cui rimediare, una in più non avrebbe fatto differenza. Decisi di fidarmi di quell’uomo che aveva perso tutto, continuando ad ascoltarlo.

    Hai ragione, ho pensato che mio fratello avesse scelto di sacrificarsi al demone per fare un favore a te. Per darti un’arma, non ho mai capito perché diavolo mio fratello ti seguisse. Forse ho guardato troppo in là…
    Sho non aveva mai avuto talento, non aveva mai ricevuto il “dono”, come lo chiamava nostra madre, eppure aveva sentito qualcosa che a me era sfuggito. Aveva scelto il demone, Raizen lo aveva guidato nel processo solo in seguito.

    Ogni volta che utilizzo il Capovolgimento non so quanto di me tornerà indietro o sé tornerò a fatto, chissà cosa sarebbe stato di Sho se…

    Tagliai la frase a metà, non era il caso di ringraziare o di scusarsi, era ancora presto. Capivo il mio errore, ma ancora era troppo presto per dirlo ad alta voce. Ero ancora arrabbiato per quello che era successo, mi vergognavo per aver perso il controllo sulle mie emozioni ed aver costretto tutti a soffrire in quel modo.
    Era triste per non aver capito, credeva che un demone fosse solo una fonte di energia, non aveva mai capito quanto profondo potesse diventare il legame, quanto quelle due identità si intrecciassero per crearne una nuova.

    Le forze portanti non contenevano il demone, erano il demone. E il demone era tutte le forze portanti con cui aveva convissuto. Improvvisamente un sacco di puntini si collegavano: reincarnazioni, demoni, kami, spiriti della natura. Pensare che mio fratello non aveva mai creduto ad una sola di tutte quelle parole.
    Tutti abbiamo perso qualcosa oggi.
    Puoi credere che faccia male solo a te, o che a te faccia più male di tutti, è una tua egoistica scelta.
    Ma non entrare qui, sbandierando il tuo dolore come un diritto, mostrando il tuo secchio di lacrime, senza sapere quanti la gente ne abbia da parte.

    Se leggete tra le righe, troverete il punto esatto in cui Raizen disse “mi dispiace”, lì in mezzo a tutti i discorsi da macho e super ninja veterano. Quello è l’esatto momento in cui ho capito perché lo avevo visto insieme a me e Sho, mentre festeggiavamo la sconfitta di Shiro. Anche lui aveva perso tutto quel giorno, non era solo la mia rivincita ma anche la sua.

    Vorrei partire in questo momento, se fossi stato in grado mi sarei tuffato in quella pozza di schifo per andargli dietro… ma non posso Oda…
    Non posso fare niente.

    Tu non puoi, io non posso, ma insieme possiamo. Abbiamo perso tutti qualcosa, concentriamoci su quello che resta. Tu non puoi uscire da qui, ma io posso farti comunicare con tutti i ninja, impiegati e cittadini contemporaneamente, ho modificato poco fa il sigillo della Comunicazione, mentre provavo a contattare Sho. Tu sei imprigionato a letto, ma io posso muovermi, posso... dare una mano

    Forse Raizen quella notte aveva guadagnato un nuovo braccio, ironico.
     
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    九代目水影 - Kyuudaime Mizukage

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    Destino Incerto


    II

    Mentre Raizen parlava, raccontandomi ciò che era successo, mi avvicinai al letto dell'Hokage, sedendo alla sedia che era stata lasciata lì, vuota. Ancora Chanta. Kiri non si era ancora del tutto ripresa dalle conseguenze di quell'attacco ed anche Kiri aveva perso il Daimyo, corrotto da una moglie infame, ma pur sempre il Daimyo.
    Adesso anche Konoha stava sperimentando qualcosa di simile. Il Daimyo morto, il villaggio instabile ed altri nemici che si sommavano a quelli che già avevamo. Come se non bastasse però l'Hokage era debole e sopratutto, aveva perduto il suo potere più grande.
    Le ferite si sarebbero rimarginate. Un nuovo braccio avrebbe sostituito quello che aveva perduto, ma la Volpe era andata via. Distaccatasi dal suo corpo. Se non la individuano e non la recuperavano Raizen non avrebbe più riavuto i poteri di un tempo.
    Il tuo Jinchuuriki è vivo, per quanto posso dire almeno. Il cinque code non è mai passato dal piano condiviso, il che significa che non è mai stato libero. Non è molto, ma è qualcosa.
    Almeno su quello potevo rassicurarlo. Perdere la Volpe era già stato un brutto colpo, perdere anche il Gobi significava perdere tutti e due i Demoni di Konoha. Il mondo era un sistema precario basato su un equilibrio di forze. Konoha, con i suoi Bijuu, aveva perduto parte della sua. Le forze avrebbe reagito di conseguenza, in qualche modo.
    Pessimo esempio. Quando sono tornato a Kiri e l'ho trovata distrutta ero incazzato nero, ma Kiri non è stata piegata. I miei shinobi l'hanno protetta meglio che potevano, non è stata spezzata. Ma c'è stato un momento della mia vita in cui sono stato spezzato, totalmente, Raizen. I miei occhi cercarono la finestra. Ripensare a quei momenti mi rendeva ancora triste.
    Prima che conoscessi Ayame, vivevo con una donna. L'avevo salvata e ci avvicinammo, avevamo programmato di vivere una vita assieme. Beh, lei rimase incinta e tre mesi dopo fu rapita dagli stessi da cui l'avevo salavata. La fecero esplodere davanti ai miei occhi Parole sbrigative, per un racconto che non valeva la pena rivangare più di tanto, ma per fargli capire che io comprendevo il peso del fallimento. Il dolore senza fine della perdita ed il difficile percorso che era la rinascita.

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    Ciò che è perduto è perduto Raizen. Stare con lo sguardo basso a pensare al fallimento non farà altro che rendere più difficile la risalita. Kurama... Kurama non c'è ora. Forse un giorno sarete nuovamente uniti, forse no, non posso leggere il futuro, ma la tua vita, Raizen, non può finire per questo Puntai gli occhi sul viso dell'Hokage. Ma se la forza per rialzarti devi trovarla da te, ricorda anche che non sei solo. Non sono corso da Kiri a Konoha per parlare al tuo funerale, Raizen. Sono qui perché anche se siamo diversi, anche se siamo come il bianco ed il nero, rimango tuo amico... e sarei un amico davvero pessimo se non fossi qui ora. Per cui, quando avrai voglia di spaccare qualche profumato culo Chantiano per recuperare Kurama... conta su di me.
    Nei momenti di disperazione, quando non potevi far altro che sprofondare sempre più in basso, si doveva trovare la forza di fermare la caduta. Ma una volta alzato appena lo sguardo, non appena resosi conto che il mondo non era finito Raizen si sarebbe reso conto che c'erano mani tese verso di lui, pronte ad aiutarlo.
    Una di quelle era la mia.


     
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    - IX -
    Kairi





    Poteva dare torto a Kairi?
    Per quanto la ragazza analizzasse in maniera superficiale quel problema c’era un buon fondo di verità in ciò che diceva, e probabilmente spogliare quegli errori di tutte le paure di cui li aveva rivestiti per arrivare al nocciolo della questione non era forse sbagliato.
    Continuava a far ruotare il problema intorno a se stesso, ad incatenarlo a lui e caricargli addosso i suoi problemi. Ma era il modo giusto di agire?
    Oppure forse doveva distanziarsi un po’, lasciar perdere il fatto che in quei momenti si fosse ritrovato solo, smettendo di ricollegare la cosa al fatto che non ci fosse stato un manipolo di ninja a levarlo sulle proprie teste e proporlo al daimyo.
    Inspirò ad occhi chiusi, riaprendoli poco prima di espirare.
    Quel respiro si portò via qualcosa, qualcosa di negativo.

    Non è… facile

    E non era facile nemmeno ammettere che non lo fosse, era come supporre che esistesse una catena, o una corda, un qualsiasi tipo di guida che prima o poi, in un cammino più o meno lungo l’avrebbe portato a disfarsi di quel peso, ed a volte l’autocommiserazione era un cucchiaio di dolce veleno. Avvolgersi nel proprio dolore, costringersi a soffrire permetteva di mettere in pari il proprio animo e pareggiare la dimensione del proprio errore con una certa quantità di dolore.
    Non gli era concesso neanche quello.
    Non poteva sbagliare, e non poteva neanche ingrassare il suo animo di rimorsi. Non poteva piegarsi.

    Ma comprenderlo non è tutto.

    Borbottò tra se e se.

    Riguardo tua madre… ti capisco.
    Ma cerca di trattenerti. La mia voglia di combattere è stato il primo errore, e non sempre è la soluzione più giusta.
    Quando la volpe mi è stata tolta son più che certo che non fossero presenti reliquie, quindi è qualcuno di loro a possederla.
    Comprendi cosa potrebbe significare?
    Voglio… vorrei, che tu non facessi il mio stesso errore.
    Hai pareggiato i conti con tua madre già una volta, da ora è un problema di tutti e lo risolveremo insieme, non è forse ciò che mi hai appena detto tu stessa?


    Quella similitudine, il troppo coraggio che Kairi gli aveva mostrato, ridimensionò non poco la percezione del suo sbaglio, erano entrambi nella stessa situazione, e per un momento la volontà di salvarla da se stessa si frappose ai suoi piagnistei interiori. Erano simili, anche lui avrebbe fatto di quella situazione una vendetta personale, la cosa da un certo punto di vista lo rendeva quasi orgoglioso, ma sapeva che era un cammino assai periglioso. Poteva vedere una kunoichi dalle doti non indifferenti, ma l’altra Kairi, il famoso spirito Uchiha, le gracchiava sulle spalle come un corvo. Non stava sbagliando, doveva solo aprire gli occhi: lei, non era sola.

    Non fare il mio stesso errore.
    Saremmo tutti pronti.


    Stava a lei fare l’ultimo passo, stavano entrambi ai margini di un burrone, entrambi sulla soglia dei loro errori, potevano saltare con tutte le loro forze sperando di atterrare dalla parte opposta, oppure lanciarsi una corda e costruire un solido ponte per combattere la minaccia che stava nel mezzo.

    Riguardo le mura, si, hai fatto bene a chiedermelo.
    Sono stato un po’ generico.
    I civili non passano, semplicemente.
    Vedremmo come organizzare i... funerali


    Esitò su quella parola.

    Per permettere anche ai nobili stranieri di accompagnare la salma.
    Ma dalle mura, fino a quella data, non passerà nessuno.
    E non mi dispiace troppo nemmeno come disposizione generale, ma ci ragioneremo a tempo debito.
    Per gli shinobi, ti farò avere una lista di quelli che hanno un permesso di passare, ho convocato qualche…


    Pensò alla parola più adatta, ma fu il suo attuale stato d’animo a suggerirgliela.

    Conoscente.
    Gli altri aspetteranno, un ora, due, tre… il necessario perché si possano fare verifiche e concedere l’accesso in base alle motivazioni fornite e alle prove che le accompagnano.
    Se qualcuno desidera usare la forza oppure osa alzare la voce… fallo secco.
    Hai la mia autorizzazione ad usare, in questo primo periodo, gli alloggi nelle mura per qualche supporto extra.
    Inoltre, Oda si è già proposto come guardiano, a breve ti raggiungerà.


    La guardò nel viso.

    Riguardo le squadre speciali ne parleremo quando avrò le idee più chiare, non temere.
    Ma preparati, sarò più severo, se la prima volta mi sono accontentato di un questionario ora sarò più severo. Gli ambu sono un corpo speciale, gli ambu non esistono, ed è su questo che devono lavorare.
    Fatti una domanda: sei in grado di non esistere?
    Oppure se ti catturassi, se ti interrogassi, se ti torturassi… esisteresti?
    I mezzi dei ninja sono tanti, e non esistere non vuol dire soltanto nascondersi, esistiamo nella mente di ciascuna delle nostre conoscenze, e ciascuno di essi vive in noi in un rapporto duale connesso da un filo di esperienze, emozioni e tutto il resto.


    Non era nello stile di Raizen essere troppo preciso nelle spiegazioni, spesso sforzarsi per comprenderle dava risultati ben migliori, e non era troppo difficile intuire che recidere qualsiasi tipo di rapporto era essenziale per essere un Ambu degno di tale nome, la segretezza dell’identità e della mansione erano solo il primo passo, preservarle il secondo ed il resto del cammino era mutevole ed ogni situazione ne prevedeva uno differente.
     
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    - X -
    Oda





    Le parole di Oda furono confortanti, forse perché non se le aspettava, era raro che la verità, quando usciva dalla sua bocca, portasse a risvolti positivi. Strinse le labbra prima di proferir parola, segno del fatto che aveva apprezzato quella risposta, ma che trovasse ancora poco adatto un sorriso.

    Puoi dare una mano… mh!

    Venne scosso da un accenno di risata.

    Ma non è questo il momento però.
    Le persone hanno bisogno di stare un po’ da sole, devono capire il modo più adatto per loro di affrontare la cosa.
    C’è un tempo per morire, e uno per risorgere.
    E non lo farò mentre sono solo, in una stanza d’ospedale, monco e ridotto ad un colabrodo.


    Si appoggiò ai cuscini, in quel momento di scarsa tensione il dolore si fece sentire.

    Da domani inizierai i turni alle mura, solo i Kami sanno quando siano utili li i sensitivi.
    In questi giorni ci sarà un po’ di movimento, ma ho già lasciato delle disposizioni a Kairi, saprà riportartele.
    C’è anche una lista di persone che non devi bloccare, le ho convocate personalmente.
    Tra di loro c’è il mizukage e lui…


    Il suo sguardo non era spento in precedenza ma era dubbioso mentre guardava Oda, percepiva la ferita aperta e grondante costituita dalla mancanza di Sho.

    Può dirci qualcosa su Sho.
    È in grado di percepire il mondo interiore degli altri demoni, se c’è vuol dire che è legato a qualcuno.
    Generalmente può anche interagire, ma la situazione attuale di tuo fratello col demone non è tra le migliori.
    Ma ti aggiornerò.


    Mise la mano sulla tempia, sfregando, c’erano continui flash di quella notte che lo tediavano, illuminando di quando in quando la sua mente con qualche nuova informazione.

    Sono troppo confuso ancora, ma di qualcosa son certo, da ciò che gli altri mi hanno riportato quell’essere, ha frugato nello stomaco di tuo fratello, e visto ciò che ne è uscito ha frugato in un punto preciso, il suo tantien.
    Penso volesse, o ri-volesse il cinque code, ma qualcosa gli abbia impedito di prenderlo.
    Finchè quel qualcosa gli metterà i bastoni tra le ruote non potrà fargli nulla.


    Era rincuorante quell’informazione?
    Non del tutto, se era vivo e quella bestia voleva da lui qualcosa non se la stava cavando bene, ma questa non era una nuova informazione, la quasi certezza che Sho fosse in vita invece era qualcosa da non sottovalutare e di cui si doveva avere il coraggio di accontentarsi.

    Torna dalla tua famiglia adesso, rassicurali.
    Sho ha la scorza dura, e l’inventiva non gli manca, riuscirà a cavarsela mentre ci prepariamo


    Concluse stringendo nuovamente e labbra, e con una smorfia fu evidente che evitò di iniziare un altro argomento, rinviandolo per un altro momento.

     
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    Dracarys

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    Destino Incerto


    3° post



    Pensato
    Parlato


    Le parole di Raizen erano giuste, ma alla ragazza in quel momento serviva tutto il suo auto-controllo per rimanere paziente e calma: sentiva che se non avesse sistemato quella faccenda, o almeno non ci avesse provato, sarebbe impazzita a lungo andare e non voleva che una cosa simile accadesse. L'uomo aveva però ragione, non poteva buttarsi da sola in una simile impresa, se la sua forza non era sufficiente le serviva necessariamente l'aiuto di qualcuno.
    Noi Uchiha non siamo di certo famosi per la nostra capacità di lasciare andare le cose che ci stanno veramente a cuore, la stessa storia del villaggio lo insegna bene cominciò, accennando un sorriso imbarazzato Ma non intendo correre al suicidio, so bene quanto mia madre sia nettamente più forte di me, me l'ha dimostrato in più di un'occasione. Più forte e probabilmente anche più furba era chiaro a quel punto come quella di fingersi morta e di farsi catturare fosse tutta una strategia della donna. Inspirò ed espirò profondamente prima di parlare di nuovo Assieme avremo sicuramente più possibilità di riuscita, temo che solo tu al momento sia in grado di tenerle testa, considerato il Susanoo che è riuscita a creare. Agire in solitaria sarebbe un terribile errore... continuò, facendo capire all'Hokage come avesse accettato la sua offerta di aiuto Grazie per non avermi esclusa a prescindere. Se mi porterete con voi non sarò un peso e non comprometterò l'intera missione buttandomi come una folle alla ricerca di Taka, lo prometto
    Credeva realmente in quella promessa, ma una parte di lei, quella che tentava di tenere sempre sopita e che però di giorno in giorno da quando era ricomparsa sua madre era sempre più difficile da controllare, non era così sicura di poterla mantenere: si conosceva abbastanza da sapere che, nel caso di reale perdita di auto-controllo, non sarebbe più stata capace di contenere le sue emozioni e conseguenti reazioni. La sua sfida più grande sarebbe stato evitare di arrivare a quel punto.

    Annuì quando spiegò come ai civili fosse ancora assolutamente vietato l'accesso e quando parlò della lista, anche se non era troppo convinta di un punto Chiudere le mura a chiunque privo di permessi non risulterebbe esagerato? Ora siamo in guerra ma se dovesse tornare la pace come farebbero a chiedere aiuto al villaggio se qualcuno dovesse essere in difficoltà? le era rimasto impresso il discorso dell'uomo a cui aveva negato l'accesso appena la settimana prima e per quanto ritenesse corrette quelle imposizioni dopo l'attacco di Cantha non le riteneva tali a lungo andare se la situazione si fosse tranquillizzata.
    Per quanto riguarda i funerali, aspetto disposizioni. Certo che i nobili del paese del fuoco si aspetteranno non poche spiegazioni e sarà difficile ripristinare la loro fiducia in noi, temo continuò, pensando realmente per la prima volta alle conseguenze che quella situazione poteva avere all'esterno del villaggio Era nostro compito proteggere il Daymo ed in questo abbiamo fallito. Dovremo fare del nostro meglio per ripristinare il nostro onore e la nostra immagine a riguardo era un problema non da poco, ma non essendo per nulla avvezza a questioni politiche non aveva idea di come poter fare se non dimostrando sul campo come l'intero villaggio fosse ancora fondamentale per il paese del fuoco: se non fosse stato per loro d'altronde il Daymo sarebbe morto in ogni caso e probabilmente in maniera più immediata.
    Tirò un mentale sospiro di sollievo quando l'uomo le disse come Oda l'avrebbe presto raggiunta alle mura: non conosceva le esatte capacità combattive dello shinobi, sapeva il suo essere un sensitivo ma non l'aveva visto combattere, troppo presa dai suoi avversari. Con il suo grado maggiore al suo sarebbe però sicuramente riuscito a tenere testa maggiormente agli avversari rispetto a lei.

    Quando poi Raizen parlò delle squadre speciali fu colta alla sprovvista: era da tempo intenzionata ad affrontare nuovamente quel discorso con lui ma non riteneva che quella fosse l'occasione giusta essendoci cose ben più urgenti da affrontare, al contrario dell'Hokage che invece aveva deciso di gestire la faccenda proprio in quel momento.
    Provengo da un'intera famiglia che ne faceva parte e prima della missione con Jotaro non sapevo neppure di avere un fratello. A quanto pare mia madre l'ha ucciso usandolo come scudo per scappare e mio padre non me ne aveva mai fatto parola né é presente una sua lapide a Konoha. Se riuscirò ad entrare immagino che quello potrebbe essere un mio possibile destino si fermò lunghi istanti ad osservare fuori dalla finestra mentre rifletteva su quello che significava davvero essere un Anbu; un'anno prima quando aveva raggiunto Raizen per chiederglielo non era assolutamente in grado di capire una simile situazione e con il senno di poi approvava la scelta dell'uomo di negarle l'accesso Al momento ritengo di essere ancora troppo impreparata fisicamente per poter adempiere davvero i miei doveri al meglio se dovessi entrarvi, credo sia necessario io arrivi almeno al livello di un chunin per poterlo fare, ma psicologicamente credo di aver ben capito cosa significhi. Dover tenere segreta a tutti l'identità di mia madre è stata dura e suppongo che la mia vita sarà piena di prove simili se vi entrerò... il suo pensiero andò però inevitabilmente a Shin, entrare nelle squadre speciali avrebbe significato anche chiudere definitivamente i rapporti con lui? Eppure suo padre si era sposato ed aveva messo su famiglia, dunque non pensava che fosse indispensabile rimanere realmente e completamente "soli"...era anche vero che ogni membro della famiglia conosceva l'identità altrui facendo tutti parte della stessa squadra. Era davvero disposta a dire addio al rapporto che si stava formando fra lei ed il Kinryuu? Riportò lo sguardo sull'uomo ...ma ritengo di essere pronta ad affrontarle ed a pagare le conseguenze che questo comporterà. Non posso scomparire completamente dalla vita di chiunque all'improvviso, credo che nessuno Anbu viva rinchiuso e nascosto al mondo, ma posso mostrare loro solo una parte di ciò che sarò se dovessi entrarvi, la parte che non rischierà di metterli in pericolo nel caso in cui dovesse succedermi qualcosa...anche se questo significherà mentire loro per tutta la vita avrebbe sostenuto senza problemi lo sguardo di Raizen per fargli capire come non fosse spaventata da una simile prospettiva. Avrebbe fatto di tutto per proteggere il suo villaggio, anche accettare la vera solitudine che una sua entrata nelle squadre speciali avrebbe comportato.



     
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    Certezze


    - XI -
    Itai





    Ben poche cose in quel momento sarebbero state più rincuoranti del fatto che Sho fosse vivo, dopo Oda fu forse l’unica cosa in grado di toglierli del peso dalle spalle, permettendogli di tirarsi su, in più di un senso.

    Non puoi sapere altro oltre a questo?
    Sappiamo che l’ha preso un cantiano, ma non abbiamo la certezza che sia li.
    Mi ricordo che una volta potevi comunicare mediante il mondo interno, o ti serve il contatto fisico?


    Se avesse risposto positivamente, sbuffando avrebbe ripreso a parlare.

    Va bene, va bene.

    Si sfregò le guance con la mano mentre rifletteva, seppure il movimento non fu del tutto naturale, segno del fatto che generalmente non lo faceva con quella mano, ma non dovette riflettere troppo prima di chiudere gli occhi con un aria di sconfitta per poi lasciar ad Itai lo spazio per parlare.
    Fu sorpreso di quelle parole, lui stesso, per quanto duro potesse sembrare all’esterno sarebbe rimasto segnato per sempre da un evento come quello.

    Tua moglie…

    Non andò oltre, limitandosi a ricalcare solo quella parte del discorso meccanicamente, come per interiorizzare quel discorso, guardò Itai sotto una luce nuova, già una volta avevano constatato che loro erano uno il risvolto opposto della stessa medaglia dell’altro, ma quell’aneddoto rimarcò il concetto in maniera definitiva.

    Non lo sapevo.
    Generalmente queste cose tendono a lasciare dei segni più percepibili rispetto a quelli che mostri.


    Al suo posto cosa avrebbe fatto Raizen?
    Probabilmente avrebbe setacciato l’intero continente, trovato e ucciso gli ideatori di tale crudeltà, si sarebbe incattivito ulteriormente, tenendosi strette le persone care, probabilmente fino a soffocarle. Non poteva vantare la stessa purezza d'animo di Itai, ma lo rendeva peggiore di lui lasciarsi segnare da simili perdite? Od era semplicemente un segno di un maggior attaccamento?
    Decise, con uno slancio di modestia, di non darsi alcuna risposta, dopotutto giusto e sbagliato in questo caso dipendevano dal singolo individuo.

    Al momento ho le idee confuse, so poco e niente riguardo Cantha, la loro posizione è nota per via di una missione accademica di qualche tempo fa, ed un mio conoscente potrebbe darmi qualche dettaglio in più, ma oltre questo…
    Siamo a zero.


    Si stese, fissando il soffitto in silenzio, forse facendo dubitare Itai che quel discorso dovesse continuare oltre.

    Andare fino a li non sarebbe facile, è un isola, e difenderla è facile, soprattutto se come loro sai da dove arrivano i tuoi nemici.
    Al momento sono l’unico che ha qualche possibilità di arrivare fin li senza farsi scoprire.


    Strinse i pugni, desiderava volerlo fare, ma trasmettere la sua rabbia con uno solo di essi era cosa ben difficile.

    Ma probabilmente andrei incontro ala morte, è da qualche tempo che la mia abilità con i fulmini fa cilecca… e…
    Oddio…


    C’era poco da fare, pensare gli faceva più male che bene, rievocare qualsiasi cosa per lui era come mettersi un ferro arroventato nel cervello, per un secondo gli venne un groppo alla gola che a fatica mandò giù.

    Non riesco a fare più bene nemmeno quello.
    Kurama mi ha lasciato qualcosa, ma attualmente nemmeno io so cosa sia, ha accennato ad una vendetta, ma fino a che starò qui non saprò di più.
    I tuoi occhi magici ti dicono nulla?


    Chiese con un triste filo di ironia.


     
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    Crescita


    - XII -
    Kairi





    Guardò Kairi come un padre guardava un figlio intento a fare qualcosa di giusto, ma nel modo sbagliato.

    Una triste storia quella, che si è ripetuta, ricalcando gli stessi errori.
    Non ho mai messo in dubbio il tuo valore, ti ho chiesto di far parte di un gruppo.


    L’argomentò virò poi sulle mura.

    Con una lettera, con un messo, semplicemente. Una richiesta d’aiuto non comporta una visita all’intero villaggio, e seppure fosse non ci costa niente scortare qualcuno dentro il villaggio, non so con precisione da quando le mura abbiano iniziato ad essere più un proforma che dei veri ostacoli per coloro che giungono dall’esterno.
    Ma penso che chiunque le abbia erette l’abbia fatto per una ragione: far entrare le persone in luoghi precisi e li controllare che non avessero cattive intenzioni.


    La questione dei nobili poi fu un colpo al fianco abbastanza inaspettato, da Kairi quantomeno.

    Ci stavo pensando, o meglio, mi è passato per la mente, ma ho voluto rinviarlo ad un altro momento, per essere precisi, a quando il problema si presenterà.
    Magari ho una faccia troppo poco curata perché lo si possa immaginare, ma ho alle spalle persone che potrebbero comprarsela la nazione del fuoco.


    La famiglia dell’Airone, chiuse gli occhi su quel pensiero, e senza saperne il motivo si concentrò sulla parola Famiglia, qualcosa di cui forse avrebbe avuto bisogno in quel momento.

    Inoltre, ciò che la luna ha mostrato, paradossalmente, ci aiuterà.

    Sul concetto di non esistere invece la ragazza mostrò delle incertezze, e proprio la sua famiglia le suggerì le giuste soluzioni, nonostante nel discorso le avesse messe al secondo posto dopo i rapporti sentimentali, non doveva infatti essere una persona sola, come la sua stessa famiglia sarebbe dovuta essere in grado di coadiuvare le due cose. Non si poteva essere soli. La solitudine toglieva ogni forma di attaccamento alla vita, e senza la volontà di vivere mancava anche la volontà di sacrificarsi per qualcosa in quanto il sacrificio stesso perdeva di significato: sacrificarsi perdendo qualcosa di importante non era un sacrificio, era una triste scrollatina di spalle. Solo una fiamma viva e ardente poteva essere in grado di bruciare qualsiasi cosa avesse intorno, altrimenti si sarebbe limitata allo stretto indispensabile. Per questo dovevano esserci due Kairi, un ambu solo al mondo i cui unici compagni erano l’unica priorità insieme alla missione, e le sue ancore, le persone a lei legate, protette da qualsiasi tipo di indagine, al costo di dimenticarle.
    Ma dimenticare momentaneamente qualcosa era un arte fina, qualcosa che a Raizen sarebbe toccato ripassare.

    Devo ammetterlo, mi rincuora questo piccolo passo indietro, vuol dire che in un modo o nell’altro stai capendo cosa significhi far parte delle squadre speciali.
    Pensa al tuo cammino, piano piano capirai la strada migliore da intraprendere.


    E ricambiò lo sguardo di lei, pur senza la stessa presenza di spirito. Se qualcosa stesse cambiando, o migliorando nell’animo di Raizen non era dato sapere.

     
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    Dracarys

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    Destino Incerto


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    Pensato
    Parlato



    Rispetterò le nuove regole alle mura allora rispose annuendo, appuntandosi mentalmente le nuove disposizioni che avrebbe comunque studiato non appena fossero arrivate in forma scritta. Era realmente sollevate del poter avere Oda come collega, in quel modo unendo le forze avrebbero potuto evitare non pochi problemi nel caso in cui vi fossero shinobi più forti di lei decisi ad entrare.

    Notò la sorpresa, seppur immediatamente dissimulata, nel viso di Raizen alla sua affermazioni sul ripristinare l'immagine di Konoha, forse non aspettandosi l'uomo che fosse proprio lei a porsi un tale dubbio. Invece da quando era successo tutto si era più volte domandata che impatto avrebbe avuto una simile cosa a livello globale, ma l'Hokage pur rimanendo nel suo letto di ospedale sembrava avervi già pensato, il che la consolò.

    Accennò poi un sorriso all'ultima affermazione dell'uomo, e per la prima volta in esso il guerriero non avrebbe visto gentilezza ma la sicurezza e forse la presunzione che caratterizzava spesso il clan Uchiha So già qual'è la strada migliore da intraprendere rispose semplicemente: era davvero sicura di ciò che voleva per il suo futuro, per la sua carriera nel mondo degli shinobi, ed avrebbe fatto ogni cosa possibile pur di raggiungere l'obiettivo che si era prefissata, pur rispettando i suoi valori.

    Prima di lasciarvi riposare avrei un ultima domanda concluse infine la kunoichi, ripromettendosi che nel caso in cui non fossero saltati fuori altri argomenti avrebbe lasciato l'uomo al riposo che meritava Quando Shiro, mia madre ed il serraglio sono ricomparsi scappando da quell'uomo hanno lasciato dietro di loro le maschere utilizzate per il combattimento. Ecco, penso possiedano capacità particolari, perlomeno sembravano risplendere di vita propria quando la tigre e la scimmia le indossavano. Potremmo utilizzarle per sconfiggere Cantha, rivoltargli contro le loro stesse armi, se arrivassimo a capire come funzionano era un'altra delle questioni che si poneva da quella sera, la meno urgente fra tutte ma vista l'opportunità aveva deciso di parlare di tutto ciò che riguardava quella serata: non sapeva se fosse possibile ma sfruttare quel tipo di potere a loro vantaggio avrebbe potuto essere un aiuto non da poco nella guerra contro i Canthiani. Non negava che non le sarebbe dispiaciuto possederne una ma non ne fece parola, spettava all'hokage decidere chi fosse degno di custodirle.



     
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    Cambio di Rotta



    Raizen rispose con una risata, solo allora mi resi conto della mia infelice scelta di parole. Per fortuna la prese sul ridere, forse qualcosa era veramente cambiato, o forse era solo stanco, difficile a dirsi.

    Mi chiese di aspettare e mi sforzai con tutto me stesso per mostrarmi d’accordo, feci solo un gesto di assenso con il capo.
    Capivo, ma non condividevo la scelta, nonostante anche io sapessi che per far avverare la mia visione dovevo agire nei “giusti tempi”. Quindi mi morsi le labbra e lasciai correre, avrei iniziato domani con il lavoro alle mura. Io per primo dovevo dimostrare di non essere stato sconfitto, dovevo mostrare coraggio, per ravvivare le braci ormai prossime a spegnersi nel cuore dei miei compagni. Dovevo sacrificare me stesso e ignorare ciò che ogni singola vocina nella mia testa consigliava per il bene comune, solo insieme a potevo sperare di recuperare Sho.

    Capii di aver fatto la scelta giusta pochi minuti dopo, quando Raizen parlò del Mizukage e del suo profondo legame con i demoni. Lui poteva essere l’anello mancante per collegare la situazione a quell’universo ancora immaginario.

    Certo, capisco. Sarebbe decisamente utile sapere dov’è. O come sta… spero di venire informato se scoprirete qualsiasi cosa.

    Anche Raizen sapeva che Sho era vivo, per il momento, come disse poco dopo. Qualcosa aveva impedito l’estrazione del demone, ma per quanto ancora avrebbe evitato che l’animo di mio fratello venisse fatto a pezzi?
    Direi che ora dobbiamo solo fidarci di lui. Tornerò a casa, non sarà facile. Vuoi che tracci un sigillo della comunicazione con te per mantenerci in contatto nel caso ci siano novità in giro per il villaggio o alle mura?
    Chiesi prima di congedarmi, la situazione richiedeva che Raizen fosse ovunque pur non potendo andare da nessuna parte, magari potevo aiutarlo a concentrarsi sul villaggio e rimettersi in sesto prima, fargli capire che qualcosa era rimasto.

    Quindi sarei andato a casa, i miei genitori dovevano sapere cos’era successo. Questa volta dovevo parlare con loro, anche se c’era poco da dire o da fare. I miei genitori in quel momento potevano aver perso un figlio e nessun genitore vorrebbe mai vivere un momento del genere.
     
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    È colpa tua. Ratty

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    Il Giudizio di un Sensei

    Durante il Viaggio

    Febh non aveva nessuna voglia di parlare. Aveva preparato il suo bagaglio molto velocemente ed era partito, segretaria al seguito, limitandosi a guardarla con ostilità ogni volta che lei cercava il dialogo. Avrebbe ceduto solo dopo qualche tempo. Guai a Konoha. Un attacco o roba simile, e quel cretino dell'Hokage ha qualcosa di importante da dirmi. Avrebbe sbuffato, continuando a guardarla storto. Se è quello che penso, allora dovrai occuparti di recuperare una bara a fine giornata. Nessun'altra spiegazione, ma era mortalmente serio. Voleva ammazzare qualcuno? O era prevista una qualche esecuzione? Senza ulteriori chiacchiere nelle ore che li separavano da Konoha, avrebbe lasciato che la Kunoichi cuocesse nel suo brodo (Senza peraltro esserne minimamente consapevole)

    Le Mura di Konoha

    La lucertola ebbe un guizzo al sentire la parola "parcheggiata", con uno sguardo tutt'altro che amichevole verso la segretaria. Parcheggiata? Mi consideri forse un veicolo, piccola donna? E per quale motivo il mio Brennblut ti ha portato con sè, ora che ci penso? In realtà la maestosa lucertola dal respiro incandescente ci aveva pensato per tutto il tragitto, e avendo come il suo evocatore ben poco interesse per il flusso degli eventi (perlomeno per quanto riguardava le faccende umane) se ne fregò di ciò che stava capitando intorno. O forse pensi che ti avrei portato anche se lui non fosse stato presente? Mi consideri un destriero? Un cavallo? Un carro. Io ricordo molte cose piccola donna. Ricorderò anche questa. Sparì nel fumo del Richiamo dopo quella tutt'altro che velata minaccia, ma Febh non commentò e non avrebbe perso molto tempo a consolare la Kunoichi o a tranquillizzarla, il suo problema era davanti a sè nella persona di Kairi Uchiha.

    Era stato accolto, quindi aveva smesso di contare. L'ennesima menzione al consegnare le armi, pratica che lui riteneva ridicola anche in condizioni normali, ebbe solo l'effetto di fagli fumare le orecchie. Le Armi? Mi stai forse dicendo che devo tagliarmi le mani per entrare, Guardiano di Konoha? O che devo tenerle in tasca tutto il tempo? Pensi davvero che con un sasso raccolto a terra non possa fare gli stessi identici danni che farei con un kunai o una wakizashi? Poggiò una mano aperta sulla porta davanti a sè. Non farmi perdere tempo e impara a pensare prima di dare aria alla bocca. Otto...sette...sei... Contemporaneamente stava cominciando a premere sulla struttura, potenziando la sua già letale stretta col chakra distruttivo, oltre all'aver spostato tutta la sua capacità muscolare verso lo sviluppo di maggiore forza: chiunque avrebbe potuto sentire l'acciaio che cigolava e il cemento che cominciava a cedere sotto la spinta implacabile, con l'impronta della mano ormai impressa sulle mura del Villaggio, e a meno che Kairi non cambiasse idea, nel giro di poco non ci sarebbe stato alcun muro, se lui fosse arrivato a zero.

    jpg



    Guardiano, se il tuo scopo è difendere il villaggio, essere ottusa ti farà ottenere l'effetto contrario...cinque...quattro... Per inciso, su di sè non aveva armi visibili, perchè le aveva stoccate quasi tutte nei tatuaggi da richiamo che aveva sulle mani, nella forma di due lucertole stilizzate, una composta da fulmini e una da fiamme. Solo la Snake Sword riposava arrotolata intorno al suo braccio sinistro, ben nascosta dall'ampia manica della sua maglia...e a dirla tutta poteva tramutarla in un serpente se avesse voluto, aggirando il problema...ma la testardaggine, specie quando era di pessimo umore, era uno dei suoi peggiori difetti. E probabilmente anche Hebiko avrebbe potuto far poco...o no?


    In Ospedale

    Sto bene in piedi. Hebiko sembrava decisamente scossa sul piano emotivo, ma Febh mantenne la sua espressione stoica e abbastanza disgustata, a braccia conserte davanti allo shinobi ferito, i cui toni mogi erano oltremodo distanti da quella che era la sua normalità, quasi stessero parlando con una persona completamente diversa. Febh ascoltò senza commentare, accigliandosi solo ogni tanto, specie alla menzione dei sigilli e del rituale: aveva subito qualcosa di simile in passato, ma niente che fosse così radicale e devastante, e nonostante tutto non ci fu un'oncia di empatia o segno di compassione nel suo sguardo. Il altre circostanze, a fronte di una storia simile, avrebbe sicuramente detto che dovendo scegliere tra la sua vita e quella del Daimyo del suono avrebbe volentieri indossato una maschera di quello Shiro e avrebbe inseguito quell'orribile effeminato con un'ascia per mutilarlo personalmente, ma non erano quelle le giuste circostanze...per niente.

    png



    Al termine del racconto, ma prima della raccomandazione su Oto, finalmente Febh pronunciò parole cariche di assoluto disprezzo. Tu non hai imparato niente. Ti ho detto e ripetuto mille volte che un ninja deve bastare a sè stesso. Ma questo non significa che devi fare tutto da solo. Se invece di uscire subito fossi rimasto coi tuoi sottoposti forse li avresti potuti aiutare...forse avreste trovato una soluzione alternativa. Invece ti sei lanciato allo sbaraglio, convinto di essere invincibile. Devi sempre pianificare, perchè anche se basti a te stesso, potresti non bastare alla situazione. E invece ora hai perso ogni cosa. Parole che erano come stilettate. Poi l'avvertimento, al quale arricciò il naso, nemmeno avesse davanti un qualche cibo putrefatto. Che venga a Oto. Ho giusto bisogno di rimpolpare del fila degli Inferi di Oto per i corsi di Tortura. O di qualche nuova Gatta per il bordello. Avrebbe fatto qualche passo in avanti, strappando le coperte da sopra il Kage per rivelare le sue gambe fratturate, messe a malapena in trazione nel vano tentativo di ottenere un recupero.

    Ti hanno completamente spezzato. Anche il modo in cui parli, nemmeno fossi un agnellino a cui hanno ammazzato davanti la madre. Pietoso. Un giudizio freddo e assolutamente senza cuore, quasi furioso. Spero bene che smetterai di dire in giro che sei stato un mio allievo, non penso che sopporterei la vergogna. Disgustoso. Ancora arricciando il naso guardò verso Hebiko, che era al capezzale del malato, ma senza comprendere che ci fosse qualcosa di più della semplice umanità verso un ferito a legarli. Non credo di riuscire a tollerare di guardarti per un minuto di più. Tutta questa premura per cosa? Per farmi vedere un teatrino penoso? Fammi il piacere di impiccarti appena riesci a raggiungere una corda. Io non ho niente per te. Ignorando ogni possibile reazione dell'uomo o della sua stessa segretaria, anche fosse stata una reazione indignata o furiosa, Febh si sarebbe voltato verso la porta, aprendola e varcandola. Poi la chiuse rumorosamente, quasi a voler sottolineare la sua uscita.

    Casualmente nemmeno una frazione di secondo dopo si udirono dei passi di corsa precipitosa e il rumore di una porta...palesemente la porta della stanza accanto, che veniva aperta mentre qualcuno gridava qualcosa del tipo "AAAAH!" o "Ehi, sto mettendo un catetere qui" poi con una voce stranamente simile a quella di Febh che rispondeva imbarazzato "Oh...oh mi scusi! Mi scusi! Non volevo!" e poi un "Esca di qui" risposto da un "solo un attimo, eh!" E quindi il rumore di una finestra sfondata, altre grida "ma è pazzo?" e infine, mentre il caos ancora imperava, finalmente un suono un pò inaspettato: qualcuno aveva bussato sul vetro della finestra della camera dell'Hokage. Con una certa insistenza, perdipiù. Se si fossero decisi ad aprirla, una sagoma indistinta sarebbe entrata con una velocità che andava decisamente oltre le capacità della kunoichi presente, anche se probabilmente il Kage, fosse stato in forma, lo avrebbe seguito senza troppi problemi: l'uomo che era entrato era vestito esattamente come Febh pochi istanti prima, ma non aveva gli occhiali e portava un curioso becco da papera sul volto, palesemente in plastica e pure un pò storto, assicurato malamente con degli elastici dietro le orecchie. Ehilà, vecchio mio. Quanto tempo che non ci si vede! Nel mondo mistico gira voce che hai avuto qualche guaio.

    jpg



    I più ricorderanno alcune delle prime missioni dell'attuale Kage, quando per salvarsi la vita da una maledizione impostagli dal maestro fabbro Meku dovette recarsi a Taki alla ricerca di una spada. Durante la missione, fortunatamente portata a termine con successo, una creatura sovrannaturale decise di allearsi col ninja di Konoha, affiancandoglisi per tutto il tempo, usando le sue mistiche arti ninja soprannaturali, alimentate dallo Youki, l'energia degli Youkai. Oh, non credo che ci siamo mai visti prima, signorina. Fece un inchino. Il mio nome non ha importanza, ma ti basti sapere che sono un Kappa. Un Kappa millenario, i cui poteri superano ogni immaginazione, e sono un vecchio amico del nostro Raizen, qui. Tu invece sei? Annuì. Oh, dal tuo sguardo intuisco che sei confusa, beh, è una cosa che capita alle menti limitate...vedi, il mio vero aspetto è qualcosa che potrebbe danneggiare i mortali perchè troppo superlativo, quindi mi ammanto del mio Youki, che mi fa apparire come la persona che l'osservatore ammira di più. Aprì le braccia. E in caso di più persone, conta l'ammirazione complessiva...mi par di notare che ancora una volta ho assunto le sembianze di quel ninja di cui ho sentito parlare tanto bene, quel Febh Yakushi. Bravo ragazzo, dovrei incontrarlo una volta o l'altra...sospetto che di persona sia anche meglio di come lo dipingono le voci...in ogni caso se ho questo corpo vuol dire che entrambi lo ammirate profondamente. Annuì con una certa soddisfazione. Che fosse identico a Febh ora era assolutamente ragionevole, no?

    Quindi si sarebbe voltato verso il Kage. Ma parlando di cose serie...mi sembri parecchio malconcio. E questo ospedale è...dozzinale, quantomeno, se ancora non ti hanno sistemato. Scosse il capo. Che razza di gente...come se qualche frattura e un braccio mancante fossero problemi. Si avvicinò al letto, dal lato opposto rispetto a quello in cui stava Hebiko prima. Dunque... Guardò la ragazza, come se stesse decidendo se chiederle di andarsene o meno, poi fece spallucce. Dunque...mi è parso di capire che sei piuttosto giù di morale. Gli pattò la testa. Eppure dovresti sapere che abbattersi non risolve niente, no? Se ci sono guai bisogna semplicemente rialzarsi e fare guai più grandi, possibilmente a chi li ha causati a te. Se c'era una morale in quella storia, era bene che non trapelasse ai bambini. Niente Volpe. Che poi ho saputo per vie traverse che la avevi, una volta la incontrai millenni fa, tipetto caloroso. Si schiarì la voce. Ehm...tornando al punto. Niente volpe. Corpo a pezzi. Ma questi sono dettagli, no? La volpe la si può sempre riprendere, e per un Kappa millenario il corpo di un umano è la cosa più semplice da gestire. Sulla testa però, su quello posso far poco...quindi ti chiedo... Gli tese la mano, e forse il Kage avrebbe ricordato un vago parallelismo con quando aveva sfidato Ozma, mesi addietro ...se avessi una seconda possibilità, se io potessi dartela...cosa faresti?

    Se Raizen avesse accettato, allora il Kappa avrebbe sorriso dietro il suo becco finto, il sorriso di chi sta per combinare un guaio senza limiti. In questo caso dovrai prendere un pò del mio Youki. E' il modo migliore per guarire i corpi di voi mortali. Siete così sempliciotti, in fondo. Serve una ferita aperta però... Un movimento del dito ammantato di chakra Distruttivo reso tagliente e il Kappa Millenario si procurò una piccola ferita da taglio sul polso, avvicinandola poi alla bocca del ferito. Un metodo un pò rozzo, lo ammetto, ma indubbiamente efficace. E poi sono uno Youkai, se fossi umano una cosa del genere sarebbe terribilmente, imbarazzante, non siete daccordo? Tutto ciò che serviva era un contatto, e poi il chakra avrebbe fatto il resto. Trasmetto con violenza da un corpo all'altro, il chakra guaritore avrebbe spinto le cellule del ferito al limite, rigenerandosi anche là dove non c'era più niente, con una produzione di luce e calore quasi intollerabile mentre le carni fumavano e le ossa si riassestavano da sole...il moncherino si accese di una vera e propria esplosione di energia mentre la carne e i tessuti crescevano di nuovo, lasciando sia la vittima che il guaritore spossati. Non sarebbe durato più di una manciata di secondi, ma in quei secondi il corpo di Raizen sarebbe tornato in perfetta forma, al costo di lasciare il Kappa svuotato e decisamente indebolito. Uuuhff...certo che ce ne vuole di energia a fare questa roba...mai più nella vita. Avrebbe fatto un cenno con la mano come a disperdere del fumo. Ci vorrà un pò per riprendere a usare il braccio, bada. Barcollò un pò fino a sedersi nel posto lasciato libero, respirando profondamente nel tentativo di riprender fiato [Tecnica]Uso quattro volte volte in quattro round consecutivi per curare amputazione, fratture alle gambe e danni vari

    Tecnica dell'Attivazione Cellulare - Saibo no Kasseiju
    Villaggio: Generico
    Posizioni Magiche: Nessuna (0)
    L'utilizzatore consuma quattro utilizzi della Guarigione per guarire una Condizione Fisica Grave. In caso di amputazione di un arto può ricongiungere i due monconi per una guarigione istantanea. L'arto rigenerato sarà Intorpidito per un round. Al livello IV, tramite un consumo Mediobasso aggiuntivo, è possibile rigenerare totalmente un arto perso. L'arto rigenerato sarà Paralizzato per un round.
    Tipo: Ninjutsu - Hikariton
    (Consumo: Medioalto)
    [Richiede Tecnica della Rigenerazione III]
    [Da chunin in su]
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    Edited by Febh - 17/10/2017, 01:43
     
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    Un Kami tra i mortali


    II



    Hebiko dovette pazientare finchè Febh non finì i suoi bagagli per avere una risposta, intuendo unicamente che sarebbero rimasti a Konoha per un po', quando finalmente l'altro le diede risposta. Probabilmente avrebbe preferito il contrario.
    Lo fissò turbata per qualche secondo, prima di riprendersi a causa della fretta dell'altro, raccogliendo le sue cose più velocemente che poteva e cercando di stargli dietro. La risposta l'aveva turbata non poco, e per diversi motivi. Quando accennò alla bara le venne nuovamente il dubbio che fosse per lei. Ma non poteva esser stato Raizen a tradirla, ricordava perfettamente le sue parole, non riusciva a crederci. Che fosse stato qualcuno a parlare? Anche quello le sembrava impossibile, non l'avrebbe portata fino a Konoha per parlare con l'Hokage. Più ci pensava più le sembrava assurdo che la sua sorta di copertura fosse saltata (ma in fondo era davvero considerabile spia? Le sue informazioni avrebbero giovato esclusivamente ad Oto). Sarebbe stata visibilmente turbata per tutto il viaggio, fortunatamente data la situazione nessuno si sarebbe aspettato una reazione placida, quindi la cosa non avrebbe dovuto insospettire Febh.



    La lucertola offesa era un problema in più, mentre la Vipera, stressata dalla situazione, cercava di mantenere la calma, portando le mani avanti:

    N-no, io cercavo di dire esattamente il contrario...

    Ma la lucertola non sembrò sentir ragioni, sparendo con un'ultima minaccia, mentre Hebiko si massaggiava le tempie, chiedendosi cosa avesse fatto di male per meritare una giornata così stressante. E le cose non avrebbero fatto che peggiorare.
    Alla richiesta di consegnare le armi, la rossa si mise le mani nei capelli, portandosi subito tra Kairi e Febh, voltata verso quest'ultimo, cercando di attirare la sua attenzione in ogni modo possibile.

    Febh. Respira. Stai calmo. Penso a tutto io. Non rischiare di apparire come un terrorista o ci vorrà ancora più tempo prima di entrare, e tu non vuoi perdere tempo.

    Voltandosi, con un'espressione che recitava inequivocabilmente "abbiamo davanti una bomba ad orologeria pronta a scoppiare", avrebbe posto la sua richiesta, muovendo le braccia in avanti lentamente, come se stesse avendo a che fare con un animale, in una sorta di tentativo di chiederle di mantenere la calma e non agitarsi per la presenza dello Yakushi.

    Kairi. Adesso tu aprirai quel portone. E nessuno si farà male. In caso contrario ti garantisco che l'esplosione causata dall'omino qui dietro sarà peggiore di quello che tu possa immaginare, e non voglio che il vostro villaggio resti senza mura dopo quello che ci è stato detto. Quindi. Per favore. Apri il portone.

    Kairi aveva già avuto modo di conoscere in parte la Vipera, e si sarebbe sicuramente accorta dell'inusuale atteggiamento che aveva in quel momento. C'era solo da sperare che lo interpretasse nel modo giusto ed ubbidisse. In caso contrario, Hebiko non avrebbe avuto altra scelta: qualora Febh fosse arrivato al "due", con rapidità avrebbe bloccato con un braccio la ragazza, avvolgendoglielo attorno, mentre con l'altro sarebbe andata ad attivare il meccanismo per l'apertura, sperando di fare in tempo prima che la furia dell'Amministratore si abbattesse sulle mura.


    Hebiko rimase ad ascoltare in silenzio come il suo capo, ma con espressione decisamente diversa, preoccupata per la salute di Raizen e per questo nemico che sembrava averlo abbattuto con estrema facilità. Quando si rivolse a lei, dando la colpa a se stesso per le sue condizioni, la ragazza si passò una mano sul viso, ripulendo le lacrime e borbottando come risposta:

    Allora è ora che ti trovi qualcuno che ti stia accanto e che ti impedisca di fare queste stronzate.

    Fu poi il turno dello Yakushi, e fu brutale. La prima parte del discorso era sopportabile, una sgridata piuttosto aggressiva e con poca empatia, certo, ma sicuramente necessaria. Poi il tono sembrò peggiorare, quando lo Yakushi gli rinfacciò di aver perso tutto. La Vipera si voltò verso di lui, sibilando sottovoce ma con tono aggressivo il suo nome, cercando di fargli capire che ci stava andando un po' troppo pesante con quelle affermazioni.
    Sapere che quell'individuo e la sua gang sembravano avere come prossibo obiettivo Oto la fece rabbrividire. Poteva dirsi pronta ad affrontare colui che aveva ridotto in quel modo una delle persone più forti che conosceva? Poteva Febh sentirsi abbastanza forte da rispondere a quel modo? La ragazza sentì l'istinto di volerlo proteggere, per quanto potesse essere terribilmente più potente di lei senza ombra di dubbio, non avrebbe sopportato vederlo finire nelle condizioni di Raizen. Le venne in mente di nasconderlo da qualche parte, ma dalla sua reazione non avrebbe mai accettato. Eppure l'idea che anche lui avrebbe dovuto affrontare questo Shiro la terrorizzava.

    FEBH, PIANTALA!

    Hebiko reagì con violenza alle successive provocazioni dello Yakushi, ritenendole inutili e fuori luogo. China su Raizen, ma con uno sguardo fuorioso puntato verso Febh, non si sarebbe tirata indietro dall'affrontarlo, difendendo il Colosso ora che ne aveva bisogno più di ogni altra volta che si erano incontrati. Era stato l'Amministratore stesso a far ritrovare la grinta alla ragazza, e non l'avrebbe più persa. Non riuscì a trattenersi quando lo provocò parlando di impiccarsi, soffiando come una bestia, quasi fosse stata provocata lei stessa:

    Ma che razza di mostro insensibile sei!? Questo èil meglio che riesci a dire al tuo allievo che ti ha confessato di essere quasi morto!? Stai provocando più danni di quanti non ne abbia fatti quello Shiro!

    Febh fece per uscire dalla stanza, e dopo un sibilio aggressivo, la ragazza tornò a dare le sue attenzioni a Raizen, ricoprendolo con cura.

    Hai qualcuno che possa starti vicino ora? Posso restare qui qualche giorno se hai bisogno.

    L'uscita di Febh fu seguita da rumori decisamente sospetti, che sicuramente avrebbero fatto voltare entrambi verso la porta, mentre sentivano la chiarissima voce squillante dello Yakushi scusarsi con dei medici, seguita da un forte rumore di vetri rotti. La Vipera si sarebbe voltata man mano, seguendo i rumori prodotti, fino ad arrivare ad osservare la finestra, dove Febh stava bussando, con un'espressione completamente diversa stampata sulla faccia ed un becco d'anatra malposizionato a coprire la bocca. La kunoichi lo avrebbe fissato in silenzio, con un terribile sguardo omicida, in preda ad una crisi di nervi. Prima di avvicinarsi alla finesta, senza nemmeno guardarlo in faccia, avrebbe detto a Raizen:

    Ora lo butto di sotto.

    Ma, sfortunatamente, lo Yakushi scattò nella stanza troppo velocemente dopo l'apertura della finestra (che fosse consapevole delle intenzioni della Vipera?), mentre la ragazza lo seguì con lo sguardo, fissandolo con una rabbia che mai aveva provato prima. Le braccia si protessero verso di lui, tremanti, se solo fosse stata sufficentmente veloce da stargli dietro gli avrebbe strappato la gola a morsi. Più volte. Invece, si limitò a fissarlo tremante, cercando di placare i suoi istinti omicidi, mentre lui si dilettava nel fare le presentazioni dello strano personaggio che rappresentava. Rimase bloccata sul posto, consapevole che al primo movimento che avesse fatto, il suo corpo si sarebbe mosso da solo nel tentativo di assalire lo Yakushi travestito. Non appena lui le diede il tempo di presentarsi, l'unica cosa che riuscì a dire fu:

    Ho bisogno di un sedativo.

    Era inutile pensare di essere riusciti a comprendere Febh. Ogni volta che ti illudevi che le sue stranezze non potessero peggiorare, questo ti stupiva come mai aveva fatto in precedenza. E la Vipera faceva questo errore di continuo.
    Lentamente, si sarebbe spostata tornando nella sua posizione originale, accanto a Raizen, pur non riuscendo a distaccare lo sguardo omicida dal "Kappa", ed era strano che ancora non stesse sbavando schiuma nelle sue condizioni. Quando la fissò con la vaga intenzione di chiederle qualcosa o farla sentire a disagio per il trovarsi nella stanza, lei reagì semplicemente portando due dita a V accanto ai suoi occhi, per poi rivolgere quel gesto a Febh, lasciandogli ben intendere che non si sarebbe mossa da lì e che non gli avrebbe staccato gli occhi di dosso.
    Sarebbe rimasta passiva da quel momento, limitandosi ad osservare "i miracolosi poteri del Kappa" guarire Raizen. Lo stupore la aiutò a placare gli istinti omicidi, la guarigione quasi istantanea la sorprese non poco. Aveva avuto modo di vedere lo Yakushi farlo con se stesso, ma non aveva idea che la cosa funzionasse anche con gli altri, in quelle gravi condizioni poi. Persino il braccio si rigenerò completamente, preceduto da un'abbagliante luce, che facevano apparire la cosa ancora più surreale di quanto già non fosse. Senza parole, la ragazza fissò prima il corpo guarito di Raizen, e poi lo Yakushi, indicando timidamente entrambi con il solo dito indice, ancora incredula che uno shinobi con un finto becco di papera e dal carattere a dir poco instabile possedesse un simile potere. Forse poteva davvero permettersi di fare lo sbruffone contro questo nuovo nemico che minacciava Oto.

    ...Mi spieghi cosa diamine sei, tu!?

    Allibita, "curata" dalla sua precedente furia, le ci volle qualche secondo per riprendersi, rivolgendosi poi verso Raizen, ora guarito completamente.

    Io non... per tutti i Kami. Come ti senti ora?
     
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    Gratitudine


    - XIV -
    Kairi - Oda





    Alla domanda di Kairi annuì una singola volta.

    Si, ma voglio togliermi dei dubbi prima di farlo.
    Potrebbero avere dei sigilli sopra e non vorrei sacrificare i miei ninja migliori.


    Si rilassò sui cuscini per poi guardarla nuovamente.

    Grazie per essere passata.

    Disse senza troppi fronzoli, ma con reale gratitudine.
    Quando l’Uchiha si fosse accomiatata avrebbe preso in mano il dosatore della morfina, lasciando che una quantità più ingente di quella fornitagli dai dottori gli fluisse in corpo.
    Si sarebbe concesso un piccolo riposo, senza alcun fastidio, ma di certo ben lungi dal non essere agitato.


    [...]

    Alle parole di Oda annuì un'unica volta.

    Tranquillo, insieme sarà meglio.
    Dicono.


    Raizen era fin troppo solo per constatare la veridicità di quelle parole, ma visto come se la passava lui in quei momenti forse stringersi assieme a qualcuno era la giusta soluzione.

    Si.

    Rispose alla proposta di Oda.

    Sarebbe decisamente comodo.
    Cerca un punto senza ferite e mettilo li.


    Ancora non sapeva che l’avrebbe sfruttato di li a presto, dando informazioni certe ad Oda ben prima di quanto entrambi si aspettassero.

    Non avevo mai avuto un braccio.

    Chinò il capo, difficile dire cosa causò quel ciondolio, forse era un sorriso, che per quanto malinconico era felice. Sapere di avere un alleato, qualcuno che lo appoggiasse di sua spontanea volontà, che addirittura aveva compiuto per primo il passo… lo fece sentire libero.

    Grazie.
     
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    Lazzaro


    - XV -
    Febh Hebiko





    Non ribatté ad una sola, singola, parola di Febh.
    Rispose con un sorriso amaro. Conosceva l’otese, e non si aspettava una reazione troppo differente, lo sperava forse, ma era una probabilità così lontana da non essere in grado di deluderlo non realizzandosi.
    Quando Hebiko tentò di opporsi, rimbrottando il suo datore di lavoro la mano di Raizen si levò davanti al suo viso.

    Lascia perdere.
    È una delle poche volte che fa un discorso sensato


    Non aveva modo di ribattere, per tutto quel tempo non aveva fatto altro che ripetere a se stesso le stesse identiche cose, tra mille altre, forse peggiori. Sentirle da un’altra bocca le rendeva più concrete, ma non per questo una novità.
    La cosa lo scuoteva così poco che l’unico modo in cui reagì fu chinarsi sul proprio corpo e riprendere le lenzuola per coprirsi nuovamente, cosa che, sbilanciato com’era, non gli veniva benissimo.

    No, non ho nessuno.

    Disse sinteticamente, con il medesimo tono tenuto fino a quel momento, salvo interrompere quello che stava facendo quando il suo cervello eseguì sufficienti sinapsi ad elaborare la proposta di Hebiko. Alcune cose necessitavano una lieve pausa tra la parte inconscia del suo cervello e quella connessa alla realtà perché si potesse rendere conto di cosa avesse udito.

    …cosa?

    C’era un marcato tono di sorpresa in quella parola che aveva spazzato la su apatia così come il vento mondava il cielo dalle nuvole.
    Mandò in malora le coperte e tornò ad appoggiarsi sul letto, di certo quell’offerta non lo lasciava del tutto impassibile, impossibile che lo facesse, aveva incrinato la sua apatia così come un fulmine squarciava una notte serena senza stelle.

    Mh.
    Devo fare una discreta pena, te lo concedo.


    La proposta ovattò leggermente le disavventure di Febh all’esterno della stanza, impedendo a Raizen di sentire il trambusto.

    Se vuoi, puoi restare...

    Non c’era troppa convinzione nelle sue parole, ma non era troppo difficile immaginare che in parte fosse dovuto alle condizioni in cui si trovava, sembrava infatti che l’avventura vissuta da Raizen gli avesse scavato nella mente, scombussolando qualsiasi tipo di processo e rendendo l’interazione con qualsiasi tipo di contesto del tutto differente, difficile o incomprensibile, ma i suoi occhi esprimevano gratitudine, seppur non riuscissero a nascondere la tristezza di ricevere delle cortesie perchè sconfitto da un suo stesso errore.
    Avrebbe voluto chiedere il perché, ma l’insistenza di un “kappa” alla finestra lo costrinse a distogliere lo sguardo.

    Apri e basta, vediamo che dice.

    Pronunciò le parole con una sfumatura esasperata, prima di ascoltare le parole provenienti da quel becco posticcio come ipnotizzato, seguiva con attenzione ciò che Febh diceva, ma non capiva se la maschera gli servisse per dire ciò che realmente pensava, o per poter interpretare le dolci menzogne che a tutti piaceva sentire. Qualche navigato filosofo avrebbe potuto dire che le maschere sono ciò che ci permettono di interagire col mondo in base a come questo ci vuole, facendoci vivere costantemente nascosti dietro un vetro opaco di incertezze e dubbi esistenziali.
    Ma Febh era… al contrario. Non imprevedibile come tanti potevano dire da una superficiale osservazione, con un po’ di concentrazione si poteva intuire nel suo agire una linea guida, una logica. Ma percepirla non voleva dire comprenderla o riuscire ad immedesimarsi in essa.
    Cosa era quindi Febh? Quale era la sua maschera?
    Il mondo, come lo voleva? E come voleva che fosse il suo vero IO, quello sincero e senza maschera?
    Nel suo letto d’ospedale, rotto come se fosse una bambola di stuzzicadenti, Raizen pensò che il vero Febh era in ogni sui gesto ragionato, in ogni sua verità.
    Gli pesava ammetterlo, ma molto probabilmente era vero che Febh lo considerasse un totale inetto, ma contemporaneamente desiderasse aiutarlo, pur senza esporsi, pur con i suoi gesti impulsivi che l’avevano portato a sfondare le mura per dirigersi all’ospedale.
    C’era però qualcosa di sommerso: gli dispiaceva per quella situazione? Voleva aiutare Raizen per semplice volontà di farlo o per qualche altra ragione?
    Inconsciamente decise che anche lui poteva avere un amico, decise, a torto o a ragione non importava, che l’otese in qualche angolo remoto del suo cervello era dispiaciuto, empatico, ed avesse deciso di aiutare un amico.
    A lui non restava che rendere onore a quel gesto, non gli restava che essere un amico.

    La accetterei.

    Quel flusso di pensieri gli aveva attraversato la mente ad una velocità inusuale, lasciandolo disorientato ma permettendogli di rispondere in poco tempo e senza alcun dubbio. Conosceva il piccolo rituale necessario a quello scambio di abilità, e non poteva che concordare riguardo la sua sconvenienza, ma di certo non era il momento di fare osservazioni a riguardo.
    Ricordava anche cosa si provava a farsi curare con la tecnica dello Yakushi, ma era anche vero che non era mai stato ridotto in quello stato, la spinta guaritrice che gli venne data fu qualcosa di indicibile, viverla era un’ esperienza ben lontana dall’assumere un qualsiasi tipo di tonico al contrario del farmaco infatti non si trattava di mera cicatrizzazione bensì di rivitalizzazione, di rigenerazione!
    Le cellule del braccio nacquero moltiplicandosi e morendo ad un ritmo così veloce da far quasi sembrare il suo braccio un rampicante che cresceva inspessendosi e perdendo via via strati di fine corteccia in un processo che dopo pochi secondi lo rese… nuovo.



    Si guardò le mani, entrambe, l’una lo specchio dell’altra, seppur la sinistra ancora lievemente intorpidita, le girò più di una volta osservando palmo e dorso senza riuscire ad emettere alcun suono. Erano stati i giorni più lunghi nella sua vita, passati a dimenarsi nella più collosa delle autocommiserazioni ed erano stati…

    …cancellati.

    Poteva muovere anche le gambe, liberamente, ma senza una ragione apparente la stanza si sfuocò, con un curioso effetto che la fece oscillare prima che un fastidioso bruciore gli facesse chiudere gli occhi.

    Io…

    Aveva gli occhi bagnati ma non cadeva alcuna lacrima e il viso non era deformato che da una curiosa smorfia, un misto tra il sorriso e la tristezza, una felice malinconia.
    Avrebbe voluto dire che non lo meritava, che non gli sembrava giusto ricevere un simile dono, ma quando strappò via i meccanismi che lo tenevano in trazione per poggiare le gambe per terra la prima cosa che fece non fu rifiutare quel dono.

    Grazie.

    Strinse Febh, e strinse la sedia su cui si era seduto.
    Era da Raizen? No. E nemmeno avrebbe scommesso sulla possibilità di poterlo fare durante tutta la sua vita, però l’aveva fatto, guidato esclusivamente dal… nulla.
    Prima che quell’abbraccio sforasse in amore omosessuale avrebbe rilasciato l’otese per rivolgersi ad Hebiko.

    Sto… bene
    …troppo bene.


    Era come se stesse qualche centimetro sopra al pavimento, prima che il suo sguardo cadesse sulle carrucole di trazione ci volle qualche secondo, ma quando successe realizzò che Febh l’aveva curato mentre ancora era in trazione, qualche giorno dopo, alle dimissioni dall’ospedale, gli avrebbero detto che oltre ad una cura indiscutibilmente miracolosa, aveva anche guadagnato un centimetro buono in altezza.
    Soltanto dopo essersi nuovamente seduto si rese conto della faccia di Hebiko.

    Il tuo amministratore è uno Yakushi e non sai cosa sono in grado di fare?
    Curioso.

     
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59 replies since 4/10/2017, 11:57   1378 views
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