[News GdR] La Trama della Vita - Umizaki

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  1. DioGeNe
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    Il giro di visite diede finalmente qualche risposta alle domande del vecchio monaco.

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    I pazienti che avevano contratto da poco la malattia manifestavano un semplice stato influenzale e la febbre sembrava il sintomo più rilevante. Ne scelse uno tra i tanti e, dopo averlo fatto adagiare sul lettino, ne misurò pressione e battiti cardiaci; seguì quindi un normale controllo medico sebbene sufficientemente approfondito per indagare lo stato di polmoni, spina dorsale, sistema nervoso, vista e capacità di ragionamento. Tutte cose che sicuramente i medici di lì avevano già fatto ma che potevano rivelare qualche informazione aggiuntiva ad un veterano come Torikeshi...una volta, in un sogno, aveva immaginato di essere in grado di di capire cosa non andasse in un paziente semplicemente guardandolo. Un'abilità che ora gli sarebbe tornata molto utile!

    Ad ogni modo, come suggerito anche dalle parole del dottore di cui non ricordava minimamente il nome, l'apporto maggiore che poteva dare era nella bontà delle cure da fornire quindi non avrebbe aspettato molto prima di imporre le sue mani sul torace dell'uomo per rinfondervi il suo chakra [Tecnica delle Mani Curative].

    " Dovresti sentire beneficio in pochi secondi; cerca di descrivermi quello che senti... "

    Ovviamente non sperava di guarire il paziente in quel modo banale bensì il suo vero scopo era vedere in quanto tempo e il quale misura il male che lo affliggeva avrebbe respinto la cura: la febbre sarebbe tornata dopo un po di tempo? Oppure l'Hikariton non avrebbe proprio sortito alcun effetto? Avrebbe annotato tutto su una carta ninja relativa al malato e poi si sarebbe allontanato alla volta della stanza successiva, quella dove il malanno aveva progredito fino ad uno stadio più avanzato, o forse sarebbe stato meglio dire più maturo. E le iniziali ipotesi di un agente patogeno simbiontico non fecero che consolidarsi nella sua mente quando poté constatare con mano lo stato mentale precario di quei pazienti: tutti o quasi avevano perso la ragione nella disperata ricerca che il medico stesso aveva capito fosse per loro "la madre".

    Di certo il neo sunese non avrebbe avuto timore nel camminare in mezzo a loro: era cresciuto in povertà (che il più delle volte è sinonimo di malattia), quindi si sentiva perfettamente a proprio agio nel suo avvicinamento verso l'unico ragazzo che sembrava potergli dare ancora delle risposte.

    " Immagino ti dia fastidio...fai come me, la meditazione più darti sollievo. "

    Si riferiva a quel movimento stereotipato, senza uno scopo preciso, che stava tartassando la palpebra del giovane, il quale non poteva averne il controllo. Quindi incrociò le gambe e assunse una delle sue tipiche posture di raccoglimento interiore ed in particolare quella asanam, poco rigida e sufficientemente confortevole....voleva che il paziente lo emulasse, dunque era quella la scelta migliore.

    " Chiudi gli occhi e fai respiri profondi. Isolati dal mondo circostante e concentrati sulla mia voce; quando senti di aver trovato una certa stabilità cerca di rispondermi, ok? Sono qui per capire cosa non funziona dentro di te ma per farlo devi guidarmi nella tua mente... "

    Stava cercando di entrare in connessione, quasi telepatica (sebbene fosse un'arte ben più avanzata delle due attuali capacità la sentiva propria come poche cose), con il ragazzo per creare uno strato di comunicazione più solido delle semplici parole, le quali potevano sembrare asettiche e prive di grande significato vista la situazione. In genere i malati che sono ancora consapevoli della propria condizione tendono a chiudersi a riccio, figuriamoci poi se l'aspettativa è finire in uno stato comatoso senza apparente via di scampo.

    "Stai cercando qualcosa, vero? Sapresti dirmi che aspetto ha? Ognuno qui pensa sia la propria madre, anche per te è così? "

    Non voleva forzarlo a dire cose che non voleva quindi ci stava girando attorno, limitandosi a poche domande per volta; il suo intento era capire qualche fosse il legame che univa la malattia a questa condizione di follia e in che modo questa cerca disperata vi si agganciasse. Con menti instabili una pratica comune era non fare alcuno tipo di riferimento a cose negative, anche solo per voler ammette di non volerne prendere parte: dire, ad esempio, di non essere intenzionati ad uccidere l'anelata persona o cosa in questione non sarebbe stata una buona idea!
    In base alle risposte del paziente il suo "interrogatorio" sarebbe continuato e l'anziano monaco avrebbe preso nota di ogni dettaglio che ne sarebbe emerso cercando costantemente di mettere a proprio agio il ragazzo.

    :::

    Quanto ai malcapitati già arrivati al punto di non ritorno, Torikeshi aveva ben in mente cosa fare con loro. Un primo approccio per provare rompere quel tremendo "incantesimo" sarebbe stato far chiamare i pazienti di ognuno di loro sperando che le emozioni suscitate potessero in qualche modo causare un qualche tipo di reazione. Dopotutto, se lì dentro c'era una persona ancora recettiva tramite almeno un senso, un qualche tipo di segnale sarebbe sopraggiunto...fosse anche solo l'odore di una sorella o il tatto della mano calda di un padre.

    Qualora questa prima strada non avesse portato a nessun risultato, il genin avrebbe provato con una strategia leggermente più rischiosa: avrebbe chiesto di mettere insieme nella stessa stanza due malati, uno allo stadio intermedio con la psiche alterata e uno in modalità off. Magari il primo avrebbe trovato nel secondo una qualche risposta al suo quesito oppure vedere ciò che a breve sarebbe diventato avrebbe fatto scattare in lui una qualche reazione...E viceversa per coloro i quali stazionavano tra la vita e la morte, in questo limbo indefinito, i quali avrebbero potuto anche riattivarsi in qualche modo ricordandosi quella che sembrava l'unica ragione della propria esistenza.

    Poi, d'un tratto, gli si illuminò qualcosa nel cervello: magari si erano solo arresi perché erano arrivati ad un qualche tipo di conclusione. Forse avevano smesso di cercare perché avevano capito di non avere modo di fuggire da li, oppure perchè avevano realizzato che la propria madre era morta; più semplicemente la cosa dentro di loro poteva essere morta perchè aveva scaduto il suo tempo, portandosi con se il contenitore che la ospitava...

    " Dottore...immagino che anche lei ci abbia pensato ma potremmo essere difronte ad un primo stadio, una forma embrionale magari, covata all'interno della popolazione a seguito di un qualche tipo di contagio ad opera dei Shishihebiari. Non se so molto sul loro conto, ma sembra che siano dei veri mostri...ha provato a far vedere ai degenti una foto o una immagine di uno di quegli esseri? Ad ogni modo quello che voglio fare ora è molto semplice: faccia preparare una sala chirurgica, è il tempo di vedere se c'è qualcosa di strano all'interno dei malati...se le mie supposizioni sono esatte, non mi meraviglierei di trovare qualcosa di estraneo o anomalo nei pazienti in stato comatoso. "

     
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18 replies since 28/9/2017, 00:18   226 views
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