Il gioco dell'acciaiofree tra shu e filira

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    Il gioco dell'acciaio


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    Hayato Tzimazu era uno dei fabbri più esclusivi del territorio accademico e si era fatto una particolare nomea grazie al suo unico stile, creando armi letali che tuttavia trasudavano una bellezza ultraterrena ed armature che proteggevano come una montagna pur essendo leggere come un fiore. Questo, unito ai suoi prezzi folli, lo avevano reso il fabbro preferito dalla nobiltà ninja del continente: possedere uno Tzimazu era una questione d'onore e di prestigio. Il fabbro, che aveva da poco superato i trent'anni, aveva sfruttato le sue connessioni ed il suo denaro per diventare un vero e proprio membro dell'alta società ed era noto per dare folli festeggiamenti a cui chiunque desiderasse sottoporgli un lavoro doveva partecipare.

    Per la prima volta ad una di quelle feste avrebbe partecipato Shinichi Kurogane che in un certo senso necessitava di una Tzimazu.

    Nessun'altra arma sarebbe adeguata, Miyako rivelò il chunin di Suna alla bellissima moglie I lavori dei fabbri accademici sono perfetti per chi si avvicina all'arte ninja ma io ho bisogno di un tocco più personale

    Dici così solo perché non sei in grado di controllarti e spacchi sempre tutte le tue armi! Devi trattare meglio le tue cose, Shinichi.

    Va detto che Shinichi non godeva della migliore delle reputazioni, ex-ninja praticamente allontanato dal clan era stavo coinvolto in numerosi scandali dovuti alle sue numerose conquiste sentimentali in passato. Prima di accasarsi.

    Miyako, invece, era sempre stata cresciuta come una principessa e in certe cose era ancora distante da quella che era la vita comune. Benedetta dal dono della Sakin, la sabbia dorata, era sempre stata protetta e benvoluta dai Kurogane di Suna, il "clan dei Kazekage" come veniva chiamato un tempo di recente soppiantato in quel ruolo dal clan Chikuma cosa che comunque non aveva diminuito il prestigio dei manipolatori di metalli, uno dei clan più potenti politicamente, economicamente e militarmente non solo del paese del Vento ma dell'intera area accademica. Anche la bellissima Miyako però, oggi con lunghi capelli biondi lasciati correre lungo l'esile schiena, non era stata esente da un paio di grossi scandali.

    Per tutta la vita infatti era stata costretta ad una sedia a rotelle, questo almeno fino a quando non iniziò a "frequentare" Shinichi Kurogane. Alcune malelingue ritenevano che il ninja avesse rapito Miyako e l'avesse sostituita con una sosia sua complice relegandola a produrre oro per soddisfare le proprie morbose abitudini. Inutile dire che nessuno avrebbe osato dire queste cose in faccia a Shinichi, specie una volta conosciuta la coppia come aveva fatto lo Tzimazu che si era in passato rifornito da Miyako per alcuni metalli particolari.

    I due giunsero alla residenza di Hayato in una semplice carrozza ma fu quando scesero che gli occhi dei presenti rimasero abbagliati. Com'era loro abitudine i due Kurogane, abili sarti, confezionavano ciascuno gli abiti dell'altro cercando sempre di creare dei vestiti sempre più appariscenti, seppur classici in quella che era una vera e propria gara tra i due sposi.

    Miyako sfoggiava un lungo kimono bianco con un motivo di nuvole azzurre che si apriva sulla schiena a lasciar spazio ai biondi capelli e alla candida pelle, il tutto ben completava i pochi ma ben scelti gioielli, due bracciali, una cavigliera alla gamba destra ed una collana, tutti di puro oro. Come suo solito Miyako non abbondava con il trucco e l'impressione generale era quella di una bellezza eterea ottenuta senza grossi sforzi, come se non volesse strafare.

    L'abito di Shinichi invece univa, come sempre, la praticità all'eleganza. Era si un abito classico ma lasciava una grande libertà di movimento al ninja ed era di color nero per consentirgli di mimetizzarsi meglio. Le uniche decorazioni erano ottenute in alcuni rilievi del tessuto: si trattava di un motivo geometrico che ripeteva incessantemente il simbolo del clan Kurogane. Anche Shinichi tenne i propri capelli neri sciolti e lunghi, a cadere sulle spalle che raggiungevano a malapena e l'unica cose che interrompeva quell'oscurità erano i suoi occhi azzurri, sul cui sguardo penetrante ed indagatore era costruita l'intera idea dell'abito che attirava lo sguardo ad incontrare quello del ninja Sunese.

    Per prima cosa i due andarono a salutare Hayato-san.

    Miyako-san, Shinichi-san; finalmente siete arrivati! Quando mi avete detto che avreste partecipato quasi non ci volevo credere! E stasera, di tutte le sere poi!

    Hayato-san, è sempre un piacere! Purtroppo non siamo dei grandi frequentatori dell'ambiente mondano ma per voi abbiamo deciso di fare un'eccezione.

    Ah ah ah, splendida come sempre Miyako-san devo dire. Vostro marito è un uomo fortunato

    Non sapete quanto, Hayato-san! Ma ditemi... c'è qualcosa di particolare questa sera?

    Non fate il finto tonto, Shinichi-san! Come se non sapessi che qualcunA vi ha fatto trapelare la notizia!

    Devi dirmi qualcosa, caro? replicò Miyako scusandosi con il fabbro e portando Shinichi all'interno. Certe cose dovevano essere discusse tra loro.

    Il fabbro avrebbe quindi iniziato a trattenere gli altri ospiti...

    [...]

    Una volta che tutti fossero all'interno Hayato si sarebbe momentaneamente assentato consentendo ai vari invitati di parlottare e di fare conoscenza. I due Kurogane non erano le uniche facce nuove alla festa, evidentemente più di una persona aveva rivelato l'intenzione dello Tzimazu.
     
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    CITAZIONE
    «Parlato Murasaki»
    "Pensato Murasaki"
    «Parlato Cugino»
    «Parlato Fabbro»

    «Murasaki-sama, sono contento che abbiate accettato di farvi accompagnare da me quest'oggi. Era da tempo che volevo ammirare da vicino una delle creazioni di Tzimazu-sensei. Si dice che le sue armi siano le più belle e più potenti mai realizzate.»
    «Sì, mi è stato riferito. Mi rallegra il fatto che tu sia felice di essere qui, cugino.»

    Murasaki si guardò introno, con aria vagamente annoiata. Di tutte le svariate missioni di rappresentanza che suo padre le aveva affidato, questa si preannunciava decisamente una delle più noiose.

    "Non che le armi non mi interessino, anzi. Tuttavia, penso che la maggior parte del tempo lo passeremo in chiacchiere futili e conversazioni sul nulla. Dovrei essere ad allenarmi, non costretta in questo kimono.»

    Quella mattina, sua madre si era occupata in prima persona di preparare il suo guardaroba. Aveva scelto per lei un lucente kimono di seta arancione, decorato alla base da piccole e delicate fiamme, che rappresentavano la sua provenienza dal Paese del Fuoco. I capelli, elegantemente raccolti in una treccia che le arrivava a metà schiena, erano abbelliti da due fermagli finemente lavorati, frutto del lavoro dei migliori artigiani di Konoha. Vicino a lei Shinichi, membro della casata cadetta e suo cugino di secondo grado, portava un elegante kimono nero con trafili argento. Non appena fecero il proprio ingresso nel grande salone centrale, qualche curioso portò il proprio sguardo su di loro. D'altronde, dovunque andassero, i loro peculiari occhi attiravano sempre molte attenzioni, sicuramente più di quante Murasaki ne avesse mai desiderate.

    «Shinichi-san, hai visto quanti partecipanti?»

    Si rivolse al cugino, aprendo il ventaglio che portava con sé di fronte al volto, per schermare quella conversazione dagli occhi dei presenti, intenti a scrutare i movimenti del giovane duo.

    «Conosci qualcuno?»
    «Qualcuno sì, cara cugina. Però tenga presente che i nobili qui convenuti provengono da tutte le nazioni, dunque incontreremo molte facce nuove quest'oggi. Temo che sarà un evento ricco di presentazioni.»

    Mentre i due erano immersi in questa chiacchierata, un uomo si avvicinò a loro con fare ossequioso.


    «Nobile Hyuga, è un onore avervi qui quest'oggi. Vostro padre ci aveva informati della vostra presenza, ne siamo lieti.»

    L'uomo si esibì in un profondo inchino, e Shinichi si affrettò a fare le dovute presentazioni.

    «Murasaki-sama, ho il piacere di presentarle Hayato Tzimazu, spettabile mastro fabbro e organizzatore dell'evento.»
    «Il piacere è mio, Tzimazu-sensei. Mio padre e il mio adorato cugino hanno tessuto più volte le sue lodi. Sono contenta di poter finalmente constatare di persona tale bravura.»

    La ragazza fece un breve inchino con il capo. Shinichi, al suo fianco, pareva non riuscire più a trattenere il suo entusiasmo.

    «Allora, Tzimazu-sensei. Gira voce che questa sia una serata particolare, cosa ha in serbo per i suoi ospiti?»
    «Mio caro Shinichi, dovrà attendere. Si ricordi, la pazienza è la virtù dei forti. Tuttavia, posso assicurarle che non rimarrà deluso. Ora, vogliate scusarmi, ma devo supervisionare gli ultimi preparativi.»

    L'uomo si congedò, lasciando i due Hyuga liberi di girovagare per l'immenso salone in cui si sarebbe svolto l'evento. Gli invitati presenti, all'incirca una cinquantina, provenivano da luoghi e nazioni diverse, ma erano tutti accumunati dal ceto sociale: provenivano da famiglie nobili, alcune antiche, altre di più recente formazione. Quel che era certo era che tutti si erano prodigati per far risaltare al massimo il proprio prestigio e la propria ricchezza: in tutto il salone rilucevano le migliori sete e i migliori tessuti che si potessero desiderare. Anche Tzimazu non aveva badato a spese, in quanto ospite. Alle finestre risaltavano i colori intensi delle preziose tende color cremisi, mentre la sala, interamente affrescata, era un ottimo sfondo al gran gala in corso. Anche in fatto di cibarie, gli ospiti non avrebbero potuto muovere alcuna critica: pietanze provenienti da tutti i continenti erano elegantemente disposte su lunghi tavoli da buffet, accessibili sin dall'inizio della serata. Infine, centrale alla parete di fondo della sala, si stagliava un ricco palco, su cui probabilmente Tzimazu sarebbe salito per annunciare lo svolgimento di quel particolare raduno. Infatti, ai partecipanti non erano state fornite informazioni precise sullo svolgimento dell'evento: sapevano solo che, con un po' di fortuna, avrebbero potuto ammirare una delle leggendarie creazioni del celebre fabbro.

    [...]

    Murasaki e Shinichi stavano conversando amabilmente nei pressi di uno dei tavoli, quando l'attenzione della ragazza venne catturata da un fascio di colori tenui proveniente dalla sua destra. Quando si voltò, vide di fronte a sé uno dei più finemente ricamati kimono che avesse mai visto, bianco con un motivo di nuvole azzurre. In quell'istante, decise che avrebbe in qualsiasi modo ottenuto il nome del sarto che l'aveva confezionato.

    «Cugino, guarda la fattura di quell'abito, guarda i colori! Devo assolutamente chiedere a quella donna che sarto abbia potuto produrre un pezzo del genere.»

    Se comunque erano incastrati in quella noiosa occasione, pensò Murasaki, tanto valeva approfittarne per venire a conoscenza degli ultimi artigiani di spicco fra la nobiltà.

    «Davvero ammirevole. Avete proprio un'ottimo occhio, Murasaki-sama. Purtroppo non conosco la donna, ma possiamo sempre avvicinarci loro e chiedere. Non mi pare comunque che l'evento stia per cominciare a minuti, dovremmo avere tempo.»

    Così si incamminarono in direzione della donna, che pareva accompagnata da quello che Murasaki presuppose essere il suo compagno.

    «Buonasera. Il mio nome è Murasaki, del clan Hyuga. Mi scusi, mi dispiace enormemente disturbarla. Tuttavia, non ho potuto far altro che ammirare la fattura del suo kimono, e mi chiedevo se le fosse possibile comunicarmi il nome del sarto che l'ha confezionato. È davvero magnifico.»

    Disse ciò con un sorriso appena accennato in volto, mentre Shinichi rimaneva, come sempre, al suo fianco.
     
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    Non ti pare di star esagerando con il bere?

    A me non sembra, ho sempre retto l'alcool meglio di te.

    Non farmi fare brutte figure e non metterti a flirtare con qualsiasi cosa si muova, o stavolta ti caccio sul serio di casa.

    Se proprio ci tieni così tanto... e poi te l'ho detto, è stato solo un bacio

    Solo un bacio un corno! Conoscendoti l'hai slinguazzata ovunque e spolpata come una... cosa!

    Ok, ok, calmati. Non mi sembra il caso di litigare per una stupidaggine...

    Non è affatto una stupidaggine!

    I due continuavano a parlare a bassa voce, quasi litigando, quando ai due si avvicinò una coppia... la ragazzina si rivolse a Miyako.

    Buonasera. Il mio nome è Murasaki, del clan Hyuga. Mi scusi, mi dispiace enormemente disturbarla. Tuttavia, non ho potuto far altro che ammirare la fattura del suo kimono, e mi chiedevo se le fosse possibile comunicarmi il nome del sarto che l'ha confezionato. È davvero magnifico.

    Da dietro le proprie spalle Miyako poteva solo immaginare il gigantesco sorriso a trentadue denti di Shinichi.

    Questa volta ha vinto lui. Dannazione.

    Su, su, Miyako-chan, di a questa gentile signorina del clan Hyuga accompagnata da quello che spero non sia il suo ragazzo chi ha confezionato l'abito che porti stasera.

    Ehm replicò Miyako fingendo un colpo di tosse Innanzitutto mi presento. Il mio nome è Miyako Kurogane e l'abito è stato confezionato... ecco... dal mio sarto di fiducia...

    Questa sua naturale reticenza probabilmente non avrebbe fatto altro che accentuare la curiosità della giovane di Konoha e, se non l'avesse chiesto lei, ci avrebbe pensato Shinichi ad incalzarla.

    Oh... e va bene! avrebbe alla fine ceduto, irritata dalla cosa, E' stato questo baka qua! avrebbe rivelato indicando il suo accompagnatore.

    Shinichi avrebbe quindi gonfiato il petto prendendosi il bavero del Kimono con le mani.

    Shinichi Kurogane, sarto extraordinaire, per servirvi si sarebbe quindi chinato ed avrebbe afferrato la mano di Murasaki per baciarla.

    Persino con le adolescenti... sei incorreggibile!

    Meglio io che Hayato-san era noto infatti che Hayato Tzimazu cercasse moglie in una delle svariate famiglie nobili per divenirlo anche lui ma che molte giovani rampolle fossero reticenti a sposarlo solo per permettere ai loro parenti di avere accesso esclusivo alle sue armi.

    Dica un po' lei avrebbe detto Miyako all'accompagnatore di Murasaki Non ci tiene proprio a difendere l'onore della sua bella? Forza!

    Aveva parlato più per provocare Shinichi (il suo) che altro, dato che non pensava che i due, potessero essere sul serio fidanzati.

    Quel siparietto tuttavia aveva attirato l'attenzione di qualche altro nobile, con uno che aveva azzardato un Punto 1000 ryo sullo Hyuga!

    Come mille ryo sullo Hyuga?!

    Quello c'ha il Byakugan, ti spappolerebbe in due secondi!

    No, no, per me vince il Kurogane. Sembra non avere le rotelle tutte apposto ma spacca culi, fidati! 2000 ryo su Shinichi!

    Fu in quel momento che Miyako avrebbe gentilmente afferrato Murasaki conducendola fuori da quella masnada.

    Maschi avrebbe commentato laconicamente. Ma dimmi un po'... ti piace veramente l'abito di Shinichi o volevi solo fare conversazione? E dell'abito nero che porta lui che ne pensi?

     
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    Les jeux sont faits - II




    CITAZIONE
    «Parlato Murasaki»
    "Pensato Murasaki"
    «Parlato Cugino»
    «Parlato Fabbro»
    «Parlato Shinichi Kurogane»
    «Parlato Miyako»

    «Shinichi Kurogane, sarto extraordinaire, per servirvi.»

    Murasaki sussultò lievemente quando l'uomo prese la sua mano, e la tirò a se per baciarla. Voltò appena il capo, e vide lo sguardo inorridito del cugino spostarsi velocemente dal Kurogane alla sua mano. Cercò di sorridere appena, provando ad allentare la tensione creatasi sul volto del parente. La compagna del sarto si affrettò a rimbrottarlo.

    «Persino con le adolescenti... sei incorreggibile!»

    Murasaki ritrasse la mano, a disagio. Non era certamente abituata al contatto fisico, tantomeno se esso veniva attuato da un uomo che aveva più del doppio dei suoi anni.

    «Meglio io che Hayato-san!»
    «Hayato-san? Perché Hayato-san dovrebbe...?»

    Murasaki si voltò verso il cugino, perplessa. Probabilmente non si era mai sentita così a disagio e perplessa in tutta la sua vita. La donna Kurogane si rivolse poi allo Hyuga, squittendo nella sua direzione.

    «Dica un po' lei, non ci tiene proprio a difendere l'onore della sua bella? Forza!»
    «Mia signora, io sono qui in qualità di accompagnatore e protettore della signorina Murasaki. Tuttavia, ritengo che lei sia più che in grado di difendere da sola il proprio onore.»

    Shinichi la guardò esasperato. O almeno, con quell'espressione che Murasaki sapeva trasudare disperazione. Ad un occhio esterno, Shinichi sarebbe sembrato estremamente calmo e misurato, come sempre d'altronde. Nel frattempo, il vociare proveniente dal loro piccolo gruppetto aveva cominciato ad attirare diversi ospiti, che si erano disposti a cerchio attorno ai quattro. Da un punto indefinito del cerchio, si levarono diverse voci non identificate.

    «Punto 1000 ryo sullo Hyuga!»
    «Come mille ryo sullo Hyuga?!»
    «Quello c'ha il Byakugan, ti spappolerebbe in due secondi!»
    «No, no, per me vince il Kurogane. Sembra non avere le rotelle tutte apposto ma spacca culi, fidati! 2000 ryo su Shinichi!»

    Murasaki guardò la scena sconvolta, cercando di capire come potessero essere finiti in quella situazione. Stava per trascinare il cugino fuori da quella masnada, quando Miyako, con prontezza di riflessi, la tirò a sé, allontanandola dal suo protettore.

    «Shinichi! Io...»

    La Kurogane la guardò, trascinandola sempre più lontano.

    «Maschi... Ma dimmi un po', ti piace veramente l'abito di Shinichi o volevi solo fare conversazione? E dell'abito nero che porta lui che ne pensi?»

    Murasaki la guardò confusa, per un attimo.

    «Shinichi...? Ah, il suo compagno. Certamente, è un vestito di ottima fattura. Tuttavia, anche l'abito portato da... Shinichi, cioè, il suo Shinichi è davvero notevole, certo! Ho citato solo il suo kimono perché ovviamente essendo una donna mi ha colpito prima quello...»

    La Hyuga si esibì in una risatina nervosa, cercando di divincolarsi elegantemente dalla stretta di Miyako. Tuttavia, essa sembrava non cedere.

    «Guardi, mi dispiace davvero molto dovermi congedare così improvvisamente, ma devo ricongiungermi subito con Shinichi. Cioè, mio cugino. Shinichi Hyuga. Sa, è stato incaricato da mio padre in persona di badare alla mia incolumità, non vorrei metterlò eccessivamente in difficoltà allontanandomi. È stato un vero piacere, davvero! Spero che un giorno anche io possa possedere un kimono del genere, ammirevole!»

    Murasaki cercò di sgusciare via, sperando che Miyako si convincesse a lasciarla andare al suo destino.

    [...]

    «Non accadrà mai che uno Hyuga utilizzi il proprio byakugan per questioni così futili, perdonatemi.»

    Tra lo sconforto generale, Shinichi disperse la folla che era accorsa per assistere allo "scontro". Lo Hyuga cominciò a guardarsi intorno, augurandosi di rintracciare la cugina il prima possibile. Poteva sentire il peso della responsabilità affidatagli dal Genju Hyuga. In quel momento non stava proteggendo solo la sua adorata cugina, bensì anche - e soprattutto - la futura capo clan.

    «Kurogane-sama, voglia scusarmi. Devo rintracciare la signorina Murasaki prima dell'inizio della cerimonia. Per caso avete idea di dove possa averla portata la vostra compagna?»

    Mentre diceva ciò, attivò silenziosamente il byakugan. Le vene attorno agli occhi spuntarono prominenti sul viso dello Hyuga, mentre la sua vista alterata scandagliava l'enorme salone in cerca di Murasaki.

    «Ah! Trovate. Se vuole, posso condurla a recuperare la sua signora.»

    Shinichi si voltò, marciando velocemente in direzione della ragazza e della donna Kurogane.

    [...]

    Nel frattempo, in una sala privata del palazzo, Hayato Tzimazu ammirava la sua ultima creazione. Le mille sfaccettature dell'acciaio, il modo in cui la luce si rifletteva sulla lama, i dettagli finissimi dell'elsa. Era dai tempi dell'Era degli Eroi, si disse, che una spada del genere non veniva forgiata.

    «Ah, degna di essere impugnata da Naruto Uzumaki, maledizione!»

    Invece, e questo ancora era ignoto ai nobili ospiti, proprio quella lama sarebbe finita nelle mani di qualche fortunato ospite. Tuttavia, prima, questo ospite avrebbe dovuto provare il suo valore...

    «Akiko! AKIKO DANNAZIONE! DOVE SEI?!»

    La segretaria del mastro fabbro si affacciò appena nella stanza, con aria spaventata.

    «Tzimazu-sama! Mi perdoni, stavo completando la lista degli ospiti!»
    «Dannazione, ragazzina. Mi fai sempre perdere tempo. Allora, dimmi, quanti soldi hanno già scucito i nostri amabili ospiti?»
     
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    Shinichi...? Ah, il suo compagno. Certamente, è un vestito di ottima fattura. Tuttavia, anche l'abito portato da... Shinichi, cioè, il suo Shinichi è davvero notevole, certo! Ho citato solo il suo kimono perché ovviamente essendo una donna mi ha colpito prima quello...

    Quell'affermazione rincuorò leggermente la donna dato che non le piaceva perdere contro il marito, seppur in sciocche gare come quella.

    Guardi, mi dispiace davvero molto dovermi congedare così improvvisamente, ma devo ricongiungermi subito con Shinichi. Cioè, mio cugino. Shinichi Hyuga. Sa, è stato incaricato da mio padre in persona di badare alla mia incolumità, non vorrei metterlò eccessivamente in difficoltà allontanandomi. È stato un vero piacere, davvero! Spero che un giorno anche io possa possedere un kimono del genere, ammirevole!

    Ah... d'accordo replicò Miyako ridacchiando

    La situazione le era familiare dato che, ai tempi, era stato Shinichi (il suo Shinichi) che le era stato assegnato come "protettore, compagno di giochi e tuttofare" molto tempo prima che la loro relazione diventasse più profonda. Era buffo come le cose si stessero ripetendo.

    [...]

    Non accadrà mai che uno Hyuga utilizzi il proprio byakugan per questioni così futili, perdonatemi.

    Bravoo! replicò il Kurogane Così risponde uno shinobi tutto d'un pezzo! dal suo tono tuttavia non sarebbe stato chiaro se fosse serio o se stesse solo prendendo il giro lo Hyuga (del quale ancora non sapeva il nome)

    Kurogane-sama, voglia scusarmi. Devo rintracciare la signorina Murasaki prima dell'inizio della cerimonia. Per caso avete idea di dove possa averla portata la vostra compagna?

    Poco lontano sicuramente, Miyako adora stare al centro dell'attenzione...

    Ah! Trovate. Se vuole, posso condurla a recuperare la sua signora.

    Oh certo... intanto se posso permettermi... posso chiederti una curiosità?

    Se il suo omonimo degli Hyuga avesse acconsentito Shinichi gli avrebbe sussurrato all'orecchio, in modo che solo lui potesse sentirlo

    Ma è vera questa storia che col Byakugan potete spiare le donne sotto i vestiti e... ecco... capisci no? Perché una volta uno mi ha detto che è possibile ma non so se credergli fino in fondo chiese il sunese titubante.

    I due comunque si sarebbero ricongiunti presto con Murasaki, che aveva lasciato Miyako, ma della Kurogane non ci sarebbero state tracce.

    Dove può essersi cacciata adesso? avrebbe chiesto Shinichi, quasi parlando con se stesso. Se gli Hyuga si fossero offerti di aiutarlo avrebbe accettato solo ed esclusivamente se Shinichi (lo Hyuga) avesse risposto alla sua domanda precedente dicendogli che non poteva vedere le donne nude con il Byakugan. In caso contrario avrebbe risposto Se ti azzardi a spiare sotto al vestito di mia moglie te li cavo quegli occhi bianchi. avrebbe replicato Shinichi con tono minaccioso. Se prima lo Hyuga avesse osservato il chakra del sunese col Byakugan avrebbe ben saputo che Shinichi non era per niente un avversario da sottovalutare.

    In ogni caso si sarebbe presentato ufficialmente anche all'altro membro della casata Hyuga.
    Comunque, io sono Shinichi Kurogane, del villaggio di Suna. Ex-shinobi, Detective, Sarto, Imprenditore, eccetera eccetera.

    Se per un qualunque motivo Shinichi (lo Hyuga) non avesse aiutato Shinichi (il Kurogane) a trovare sua moglie il sunese avrebbe minimizzato la cosa.

    E' un vecchio gioco che le piace fare avrebbe replicato Ed è un buon allenamento per le mie capacità deduttive.

    Non avrebbe condiviso con loro i dettagli del suo ragionamento ma sarebbe riuscito a trovare Miyako quasi in tempo record, sotto il tavolo del buffet.

    Ti stai rendendo ridicola. Non hai più sedici anni. le avrebbe detto aiutandola ad alzarsi.

    Chissenefrega, oggi siamo io e te soli e sono piena dell'energia della gioventù! Poi hai visto che anche lui si chiama Shinichi? Eh, le coincidenze? Anche lui messo a guardia di una "principessa". Eh? Che ne dici? Eh?

    Altro che energia della gioventù, sembri una vecchia zitella

    Era comunque evidente che la coppia di Suna aveva preso in simpatia i due Hyuga, per un motivo o per un altro, e li avrebbe invitati a prendersi qualcosa da bere e a scambiare quattro chiacchere. Per un motivo o per l'altro non facevano molte uscite a quattro e la cosa era una distrazione carina (nonostante l'altra coppia non fosse veramente una coppia).

    [...]

    Dannazione, ragazzina. Mi fai sempre perdere tempo. Allora, dimmi, quanti soldi hanno già scucito i nostri amabili ospiti?

    Quasi abbastanza da coprire le spese della festa, Tzimazu-sama

    Ottimo, ottimo. Qualche evento degno di nota finora?

    Una quasi rissa tra i suoi amici Kurogane ed i prestigiosi ospiti del clan Hyuga

    Quel Shinichi non si smentisce mai! E qualche papabile nubile?

    C'è, ovviamente, Murasaki Hyuga...

    Troppo giovane per me, e i suoi non acconsentirebbero mai. Mi serve qualcuna un po' più matura...

    La segretaria diede al fabbro qualche altro nome, nessuno dei quali così su due piedi gli andava a genio: o erano troppo vecchie, o troppo antipatiche, o troppo brutte. Alla fine però qualche nome venne fuori e decise di uscire a mischiarsi tra gli ospiti e a provare a fare conversazione con qualcuna di queste persone. O a chiedere se conoscessero qualche sorella/cugina da potergli presentare. Le armi erano praticamente pronte, bisognava solo rimuovere la polvere qualcosa che poteva lasciar fare anche ai suoi attendenti (non si sarebbe mai fidato di lasciargli fare altro). Anche le sue ultime sorprese erano pronte... ben presto i giochi sarebbero iniziati.
     
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    Les jeux sont faits - III




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    «Parlato Murasaki»
    "Pensato Murasaki"
    «Parlato Cugino»
    «Parlato Fabbro»
    «Parlato Shinichi Kurogane»
    «Parlato Miyako»

    «Ah! Trovate. Se vuole, posso condurla a recuperare la sua signora.»
    «Oh certo... intanto se posso permettermi... posso chiederti una curiosità?»

    Lo Hyuga si voltò verso il Kurogane, guardandolo con apprensione. Avrebbe risposto volentieri a qualsiasi domanda, ma in quel momento la sua priorità era ricongiungersi con Murasaki. Si fermò solo un attimo, mentre l'uomo alle sue spalle gli si avvicinò con fare complice e sospetto.

    «Ma è vera questa storia che col Byakugan potete spiare le donne sotto i vestiti e... ecco... capisci no? Perché una volta uno mi ha detto che è possibile ma non so se credergli fino in fondo»
    «K-Kurogane-sama!»

    Il volto del ragazzo si accese di un intenso color pomodoro, mentre i solitamente quieti occhi bianchi scandagliavano imbarazzati il salone. Se possibili, le vene già prominenti intorno ai suoi occhi divennero ancora più evidenti.

    «Assolutamente, decisamente no. Vede, il Byakugan permette di vedere il sistema circolatorio del chakra non... No, decisamente non può essere utilizzato a tal modo.»

    Detto questo, si incamminò a passo spedito verso la direzione del chakra di Murasaki. Quando giunse dalla ragazza, stava quasi correndo, e il rossore no era del tutto sparito dal suo volto. Murasaki guardò perplessa i due uomini. Dapprima il cugino, che tra il viso con le gote rosse e il passo spedito sembrava avesse appena corso una maratona; poi il Kurogane, che incedeva con passo sicuro e saltellante dietro allo Hyuga.

    «Cugino, tutto bene? Mi sembri un po' provato.»

    Shinichi Hyuga si limitò ad annuire. Tuttavia, a Murasaki non sfuggì il fatto che continuava a tenere il Byakugan attivo, e che continuasse a scandagliare la sala.

    "Chissà di cosa hanno parlato quei due..."
    «Dove può essersi cacciata adesso?»
    «Ah, Kurogane-sama, sua moglie dovrebbe essere nei dintorni, mi sono separata da lei qualche minuto fa per venire a cercare il mio accompagnatore. Se vuole posso accompagnarla.»

    L'uomo volse lo sguardo verso di lei, e sembrò quasi vederla per la prima volta, o come se si fosse accorto solo ora della sua presenza.

    «Comunque, io sono Shinichi Kurogane, del villaggio di Suna. Ex-shinobi, Detective, Sarto, Imprenditore, eccetera eccetera.»

    Murasaki sorrise lievemente, mentre suo cugino le si portò nuovamente accanto, pensieroso.

    «Bene, allora andiamo a recuperare sua moglie!»

    Così, il trio cominciò a perlustrare il salone, alla ricerca della Kurogane perduta. Nel mentre, le altre decine di ospiti cominciavano oramai a prendere posto nei numerosi tavoli disseminati di fronte al palco. Improvvisamente, Shinichi Kurogane parve colto da una folgorazione, e si diresse verso il tavolo da buffet. Una volta arrivato lì, scostò la tovaglia, rivelando la figura accovacciata della moglie, intenta a ridere. Parvero scambiarsi un paio di battute, e finalmente la donna decise di alzarsi e tornare verso di loro.

    «Shinichi-san, queste persone... Sono molto particolari, non trovi?»
    «Eh, sicuramente. Il signor Kurogane è decisamente un tipo... Eccentrico.»
    «Beh, almeno sarà una serata più divertente del previsto, caro cugino.»

    Quando i due si furono riuniti agli Hyuga, fu Shinichi Kurogane a proporre che il quartetto passasse il resto della serata in compagnia. I due Hyuga accettarono di buon grado, e i quattro si diressero verso uno dei tavoli. Quando il Kurogane ordinò da bere per tutti, Murasaki dovette astenersi, essendo ancora non in età da alcool.

    «Mi scuso, ma dovrò rifiutare la sua generosa offerta. Non sono ancora nell'età per bere. Tuttavia, prenderò volentieri un analcolico, grazie.»

    Disse, rivolta alla cameriera vestita in modo professionale. Vicino a lei, suo cugino annuì con fare solenne. Sapeva bene che era stato ampiamente istruito da suo padre riguardo cosa fosse permesso, e soprattutto cosa no, alla principessa degli Hyuga.

    «Bene, non dovrebbe mancare molto all'inizio della serata vera e propria.»

    Murasaki si sistemò sulla sedia, mangiando distrattamente qualche dolcetto recuperato dal grande buffet. Vicino a lei, lo Hyuga controllò l'ora.

    «Sì, a momenti dovrebbe comparire Tzimazu-sensei. Si dice che ogni sua serata sia animata in modo sempre diverso, sono davvero curioso di vedere cosa avrà escogitato per stasera.»

    Si rivolse poi ai coniugi Kurogane, così da far passare gli ultimi minuti d'attesa.

    «Ditemi, come avete conosciuto i lavori di mastro Tzimazu?»

    [...]

    Da dietro i tendaggi che celavano il dietro le quinte agli invitati, il vociare era quasi insopportabile. Tzimazu spostò il peso da una gamba all'altra, ripassando mentalmente il suo discorso. Nonostante l'attuale chiacchiericcio, sapeva bene che non appena la sua enorme stazza fosse comparsa sul palco, il silenzio avrebbe regnato sovrano nel grande salone barocco.

    «Akiko, è tutto predisposto?»

    La timida segretaria sembrò comparire dal nulla, pronta a rispondere ad ogni richiamo del mastro fabbro.

    «Certamente, Tzimizu-sama. Tutti gli invitati sono disposti negli appositi tavoli, quando vuole possiamo dare inizio alla presentazione.»

    L'uomo accarezzò distrattamente la curata barba bianca, mentre un ghigno si dipingeva sul suo volto segnato da mille fatiche.

    «Bene, vediamo cosa questi eleganti nobili sanno fare...»

    Si schiarì la gola, segnale d'apertura del sipario. Di fronte a lui, le tende si aprirono velocemente rivelando la sala oramai gremita di persone. La luce accecante dei riflettori puntati su di lui gli impedì di vedere precisamente chi fosse seduto dove, ma avrebbe fatto in seguito affidamento alle comode planimetrie di Akiko per capirne i dettagli.

    «Signore e signori, nobili e dame, principi e principesse, benvenuti! Vi sono estremamente grati per essere qui oggi convenuti, e per aver accettato il nostro umile invito. Spero che il cibo amorevolmente preparato dai nostri migliori cuochi sia di vostro gusto.»

    Un mormorio serpeggiò tra i convitati, segno che tutte le vivande erano state più che apprezzate.

    «Come ben saprete, tuttavia, le serate al mio palazzo non sono famose solo per la qualità dei nostri cibi, ma anche e soprattutto per l'esuberanza dei divertimenti da noi proposti. Dunque, vi invito a prestare attenzione a quanto verrà detto nei prossimi minuti. Questa sera, infatti, sarete voi i protagonisti della serata. Potrete cimentarvi in una serie di prove di abilità, e chiunque risulterà vincitore potrà portarsi a casa questo!»

    Con una grande fanfara, due faretti illuminarono a giorno la zona centrale del palco. Tra lo stupore generale, venne rivelato l'oggetto protagonista della gara.

    «Esattamente, signori. Avete capito bene. Chi si dimostrerà abile, potrà tornare alla propria magione con un autentico pezzo forgiato da me in persona, Tzimazu, senza doverne pagare l'esorbitante prezzo!»

    L'entusiasmo salì alle stelle, mentre da ogni tavolo si levavano le mani di chi decideva di candidarsi per questa ardua sfida.

    «Bene, è il momento di raccogliere le adesioni. Vi chiedo dunque di prendere i foglietti che troverete al centro di ogni tavolo, e inserire i nomi dei partecipanti. Affrettatevi, i giochi stanno per cominciare.»

    Detto questo, un'improvvisa nuvola di fumo ricoprì il palco, e Tzimazu scomparve dalla vista del pubblico. In sala, i partecipanti si affrettarono chi a candidarsi, chi a prendere posto per seguire comodamente lo svolgersi della serata.

    «Bene, Akiko. Ci siamo quasi, è il momento di aprire le danze.»
     
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