Nonostante tutte le macchine di quel posto sembravano in grado di aggiustarsi al minimo danno subito, gli shinobi riuscirono a sconfiggere il robotico Re dell'inverno grazie a qualche strano trucco che la kunoichi si sarebbe fatta spiegare più tardi (o forse avrebbe lasciato perdere e segnato quell'esperienza come incubo surreale). Venne inoltre scoperto che il grasso omino che aveva preso al volo e stava proteggendo era il creatore di quel robot, ma dalla storia di una delle sue bambole sembrava fosse solamente un ingenuo dotato di troppo potere. Un potere che non sembrava aver ottenuto per caso, ma che gli fosse stato donato da una donna misteriosa. Durante il racconto, Hebiko aggrottò la fronte, borbottando qualche imprecazione tra sè.
Ma guarda te se sta gente deve regalare potere così a caso. Mai che bussassero alla mia porta regalandone un po' a me.
Venne distratta dai movimenti di Kamine, che pareva si fosse diretta a frugare tra i resti dell'enorme robot. La seguì, tenendo comunque d'occhio il resto del gruppo, lasciando così che chi volesse si avvicinasse a quell'uomo che ormai sembrava sul punto di passare all'aldilà. Le due ragazze stavano dimostrando la tipica indifferenza otese a riguardo, dopotutto era uno sconosciuto qualsiasi che le aveva fatto passare una pessima giornata. Toccò con un piede i resti del robot, piuttosto diffidente:
Non stargli così vicino, mi fa ansia. Non vorrei che si rianimasse da un momento all'altro.
Per quanto il suo sembrasse un comune avviso detto potenzialmente da chiunque, era una delle poche volte in cui la Vipera sembrava preoccupata per la salute di qualcuno. Il suo gesto sarebbe sicuramente passato inosservato ai più, ma era un modo implicito di dimostrare che Kamine era una delle kunoichi con cui passava piacevolmente il suo tempo. Un distante modo di mostrare affetto, insomma. Quasi non ci stava pensando nemmeno lei, quelle parole le erano uscite di bocca istintive.
Arrivò il tempo di fare qualche domanda, ma la rossa rimase silenziosa in disparte: l'unica cosa che le interessava ora era tornare a casa, infilarsi sotto le coperte con un buon the caldo e dimenticare quella storia. Si abbracciò, assaporando quel momento, interrotta solamente dal brusco ordine del Mikawa, che fissò sibilando. Borbottò nuovamente a bassa voce, prima di ubbidire e dirigersi verso l'uscita.
Fate questo, fate quello... Come se ci fosse rimasto altro da fare ormai.
Si bloccò prima di uscire, circa qualche attimo dopo che Diogene avesse tentato di rianimare l'uomo, mettendosi le mani nei capelli dopo aver sentito l'affermazione di Kamine.
COSA!? Oh no, non ho intenzione di tornare a piedi!! Sono stufa del freddo, di questo posto, e di... UGH! CHE SCHIFO DI GIORNATA!! ODIO IL FREDDO!!
Ignorava bellamente il fatto che qualcuno, poco lontano da lei, stesse letteralmente morendo, soprattutto non sapendo cosa stesse facendo il Mikawa chino su di lui.
