Tre teste sono meglio di una

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    Cerebro


    - I -





    Dopo il funerale del Daimyo e l’elezione di Hinoasu la tensione aveva subito un netto calo, seppure le giornate di Raizen restavano oltremodo frenetiche, trascinandolo da un edificio all’altro, intervallando quegli appuntamenti esclusivamente con l’allenamento, proseguito in sua assenza dai suoi stessi cloni.
    Uno dei suoi appuntamenti o voleva nei sotterranei del centro di ricerca, all’interno di Struttura, una semplice maiuscola in un nome generico per definire un progetto di cui ancora non si sapeva troppo.

    Come procede?

    Disse facendo il suo ingresso nella particolarissima stanza, non era la prima volta in realtà, e non era nemmeno la prima volta che veniva costruito un simile marchingegno, anche se questa volta gli intenti erano molto più audaci. La stanza era una sfera di raggio pari a dieci metri al cui centro si allungava un ponte, sospeso nel nulla e che, seppur incompleto, pareva dovese ospitare l’utilizzatore di quella “cosa”.

    Bene… o male?
    Non lo sappiamo di preciso, la tabella di marcia viene rispettata e da domani potremmo iniziare gli esperimenti… ma…


    L’espressione non preannunciava nulla di buono.

    Hokage –sama… spero comprenderà che era abbastanza audace come idea… non sappiamo ne a cosa ne dove porterà.

    Annuì gravemente.

    Beh, direi che è ora di avvisare i diretti interessati allora.

    Uno dei quali era niente popò di meno che il Mizukage. Raizen stesso l’indomani si sarebbe recato al quartiere Nara per andare ad informarlo di ciò che stava facendo, in contemporanea un clone si avviò da Oda. Quando i due sarebbero arrivati ad interagire avrebbero ricevuto spiegazioni molto simili.

    Andiamo, ti mostro un po’ di progresso tecnologico.
    Il pensiero di Sho mi ha levato il sonno per più di un giorno, e mi sono accorto che forse qualcosina da sfruttare… c’è!
    Ma diciamo che dobbiamo ricavare un albero da un germoglio e non abbiamo tempo di aspettare che sbocci, o cresca.


    Il trio si ricongiunse alle porte del centro, da li fu Raizen a portare avanti il discorso.

    L’idea di base era questa, ho un cervello, il più efficiente del continente, e no, non è quello dei Nara Itai, ultimamente avete perso un po’ di smalto in quel clan.
    Dicevo, ho un cervello, doti da sensitivo ed insieme ad esso altre doti da sensitivo e la capacità di profanare il mondo interiore altrui.
    Potenziata dalla pessima abitudine degli Yamanaka di farlo.
    In questo singolo frangente siete complementari, e a darci qualche changes in più c’è la traccia che la volpe ha lasciato su di me, il filo conduttore diciamo.


    Sull’ultima parola la porta si aprì la porta sulla stanza, rivelandola intonsa e molto meno incompleta rispetto al giorno precedente.

    Questo è Cerebro.
    Ho letto da qualche parte che è sinonimo di cervello, ma è una parola in disuso… però rende bene no?
    Avviciniamoci.


    Il percorso sospeso li avrebbe portati su una vasca circolare in cui erano presenti 3 sedute somiglianti a chaise long, su ognuna una tuta di differente misura di cui non sarebbe stato difficile scegliere il proprietario. La sala era ora completa e la sfera tappezzata da quelle che parevano essere delle placche di metallo incise come se fossero una gigantesca rete di processori, da notare come le linee, all’apparenza casuali, si congiungevano in tre punti ben precisi in cui erano riportate tre parole: Bianco, Nero, Opale.

    Quella zuppa li dentro è… non so spiegarvelo tanto bene, ma grazie alle tute dovrebbe permettere di connetterci e fare di 3 cervelli una cosa sola.
    Quindi nulla, dovremmo cambiarci.


    Avrebbe indicato ai due i bagni all’esterno della sala quando glieli avrebbero chiesti.
    Indossare le tute non sarebbe stato comodissimo, erano cosparse di aghi, seppure non in numero elevatissimo ed in punti ben precisi che solo un esperto poteva ricondurre allo specifico utilizzo che poco prima Raizen aveva esposto.

    Si, siamo abbastanza ridicoli.

    Tornati alla vasca e preso posto sarebbe arrivato il momento delle cattive notizie.

    In questo momento siamo delle cavie.
    Non dimenticatelo.
    Non so cosa succederà, non so come succederà, ma abbiamo la fortuna di poterci bilanciare l’un l’altro.
    Non è facile sapere o immaginare cosa ognuno di noi nasconde al proprio interno, quindi, siate cauti.
    Controllatevi.


    Parlava al plurale, ma era ben consapevole del fatto che nel trio, composto da due esperti di emozioni come lo erano i kage l’anello debole era Oda scombussolato dagli eventi, stanco e provato.

    Partiremo quando siete pronti.

    Non ci sarebbe mai stato un via, quando i pensieri si sarebbero accordati e tutti fossero sicuri di essere pronti un fastidioso fischio li avrebbe separati dal mondo reale: l’esperimento era cominciato.


     
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    Tute Aderenti e Sbobba Cerebrale


    Post I


    Trovarsi l'Hokage davanti era strano, vuoi perchè stava abbondantemente sopra i due metri o forse solo perchè era l'Hokage, Oda invece non provò troppa sorpresa a trovarselo di fronte quando aprì la porta.
    Ma non potevi mandare tipo un postino? Vabbè, vuoi entrare?
    Oda sperava caldamente che Raizen rifiutasse l'invito, ogni centimetro del pavimento era coperto da sigilli e tutti gli specchi e le finestre erano coperte da teli scuri, coperti di simboli antichia loro volta. Anche quella notte aveva tentato un rituale di evocazione per il fratello, fallendo miseramente.

    Per fortuna Raizen declinò l'offerta, facendogli cenno di seguirlo mentre iniziava a parlare di progresso tecnologico e alberi. Quando poi gli ingranaggi nella testa addormentata di Oda iniziarono a girare, e ci volle qualche minuto, se ne uscì con un misto di incredulità e gioia, come un bambino che scarta il regalo di Natale, trovando ciò che aveva scritto nella letterina.
    Stai dicendo che c'è una sola possibilità di ritrovare Sho?

    Seguendo Raizen, o più precisamente il suo clone, mi ritrovai di fronte al Mizukage e a Raizen.
    Sicuramente avere due Kage di fronte era un'esperienza di cui molti shinobi si sarebbero vantati, ma per Oda non era il caso, voleva sapere di più sul perchè si trovava in mezzo a quei mostri, ma era tutto in funzione di trovare suo fratello, per questo non si fece mettere in soggezione. Parlò cercando di apparire tranquillo mentre analizzava il chakra del Mizukage e anche di Raizen, per essere sicuro di non trovarsi davanti ad un altro clone.
    "Un'altra forza portante, e dovevano essere persone rare e speciali.... conosco più ninja che hanno avuto mostri secolari dentro il loro tantien che ninja normali"
    Per quanto si possa dire che un ninja possa essere normale.

    Salve Mizukage. Raizen il tuo clone mi diceva che ci sono degli sviluppi. Sappiamo dov'è Sho?
    Raizen li portò ancora a fare un giro, dentro l'edificio si trovava una struttura come Oda non ne aveva mai viste, piena di uno strano liquido che subitò analizzò tramite le sue abilità da sensitivo.
    "Ectoplasma?"
    Indossò la tuta senza fiatare, tutto se serviva per trovare suo fratello, anche indossare una tuta attilata e piena di aghi, tanto non poteva fargli più male di quanto avesse già fatto Shiro. Strinse i denti quando gli aghi bucarono la pelle, cercando di mantenere la muscolatura rilassata in modo da non romperli.

    Una volta indossata la tuta si preparò ad entrare, ma quando fu il suo turno esitò per un secondo, una figura ammantata di nero si trovava distesa al suo posto. Muoveva solo un dito artigliato. VIENI. Gli diceva.

    Ok, io sono il primo qui dentro a voler trovare mio fratello eccetera, ma il problema è che... diciamo che da quando ho aperto il mio "occhio interiore" vedo e sento delle cose, ma che quelle cose non ci sono ok? Voglio dire pochi giorni fa, ai funerali... ho visto i bambini che Shiro ha ucciso. Fuori dalle bare, sembravano tristi. Poi c'è questa presenza, sembra quasi una macchia nera, mi prende sempre in giro. Ah già, ogni tanto sento delle voci, a volte arrabbiate, a volte mi sussurano qualcosa come se chiamassero qualcosa, ma non capisco mai una parola... Nulla mi sembrava giusto farvelo sapere.

    Se nessuno lo avesse fermato, sarebbe entrato nella vasca per posizionarsi sulla seduta, attivando l'occhio psionico e cercando di concentrarsi sul Mizukage e sull'Hokage, prima dovevano creare il legame, almeno immaginava.
     
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    La Marea Oscura


    - II -




    La domanda di Oda lo spiazzò, un po’ perché logicamente corretta, un po’ perché non era certamente la prima frase che si aspettava nel vederlo.

    Beh… volevo rispondere ad eventuali domande, una simile chiamata pensavo ti avrebbe fatto porgere domande più intelligenti.
    Comunque in questi giorni preferisco farmi vedere, per la precisione io sono un clone, nel villaggio ne vedrai più di uno impegnato in azioni di poco conto, ma farsi vedere in giro è un buon segnale.
    Comunque no, andiamo di fretta.
    Per cui se devi saluta e andiamo, tanto non ti servirà equipaggiamento.


    Mentre parlava era comunque riuscito a dare un occhiata all’interno della casa, spalancando per un momento gli occhi.

    Senza contare che dalle tue scelte d’arredamento attuali direi che non è proprio il caso.

    Mentre avanzavano Oda incalzò con una domanda così diretta e speranzosa che gli fece pensare alla concreta possibilità di disattendere le sue speranze. Non ne fu intristito, ma deluderlo non gli avrebbe certamente fatto piacere, purtroppo l’unico modo per uscire dalle tenebre era muoversi, nonostante l’assenza di punti di riferimento potesse portare a degli errori.

    Si, abbiamo qualche possibilità.
    Poi ti spiegherò meglio.
    Ma non voglio illuderti, stiamo sperimentando.
    Ho onestamente delle speranze, ma quando si sperimenta non si hanno certezze.


    All’interno della struttura Oda avrebbe potuto notare che il liquido non presentava nulla di anomalo, del semplice liquido per gli occhi di un sensitivo, mentre per delle normali percezioni era evidente che fosse differente dall’acqua, più denso, trasparente e dotato di una tenue luce propria.
    Quando Oda porse la sua domanda Raizen stava già prendendo posizione sulla sua sedia, ma il contesto lo costrinse a fermarsi e guardare dubbioso verso il chunin.
    Sospirò prima di parlare.

    Tu e tuo fratello siete strani.
    Ciò che mi incuriosisce però è l’affidamento che fate sulla vostra stranezza.
    Ad esempio, Sho credeva di poter fare l’amicone col suo demone a prima botta, che è l’equivalente di offrire un caffè ad un ergastolano prima di chiudergli la porta della cella in faccia.
    E te ti metti ad ascoltare gli spiriti.
    Non so cosa consigliarti onestamente, ma non so a cosa stiamo andando incontro, il consiglio più assennato che posso darti è: usa la tua testa, quella di Oda.
    A prescindere da cosa le voci ti dicano se ti mantieni lucido, per quanto le voci possano parlare sarai in grado di decidere se dicano idiozie o meno e di conseguenza ascoltarle.
    Finchè Oda sarà Oda non ci saranno problemi.


    Quando Raizen toccò il liquido, se Oda ancora lo osservava, avrebbe notato che questo mutava, dal corpo del Colosso infatti, quasi fosse un colorante, si sarebbe diffusa una densa nube nera, cosa non apprezzabile ai normali sensi. L’evento si sarebbe ripetuto per Itai, ma a differenza di Raizen la nube rilasciata dal suo chakra era bianca.
    L’immersione di Oda invece causò qualcosa di più complesso l’acqua assunse più di un colore prima che il tutto si miscelasse per tornare trasparente, o quasi. Nell’acqua infatti fluttuavano, leggere come seta, venature opache che si muovevano senza sosta, seppur lentamente, evidenziando il moto di quei flussi costantemente connessi.
    Era chiara ora la funzione degli aghi: permettere lo scambio di quelle venature, che si muovevano da un corpo all’altro, come pensieri, permettendo un interazione così intensa da ridefinire il concetto della parola stessa, qualcosa di più profondo persino del mondo interiore condiviso da demoni e jinchuriki, molto vicino alla completa fusione delle loro menti, seppure riuscissero a percepire se stessi come singoli i pensieri degli altri erano parte integrante delle loro coscienze.
    La presenza dei due jonin, come presto si sarebbe reso conto Oda, non era così semplice da sopportare, quella di Raizen in particolar modo. Si potevano dire tante cose del Colosso, e tante negative, tra di esse però svettavano delle grandi verità: la sua vita era indubbiamente intensa, costellata di disastri che avevano fortificato il suo carattere, di fatto plasmandolo in un modo difficilmente definibile “puro”, al contrario di Itai infatti aveva scelto di reagire al suo dolore, di restituire pan per focaccia ed infliggere maggior dolore a chiunque gliene infliggesse anziché piegarsi e tentare di redimere il più ostinato dei nemici. Una personalità così sicura del suo metodo, maturata grazie a tutte quelle difficoltà, superate grazie ad una tenacia difficilmente eguagliabile, era difficile da respingere in quella situazione risultava ingombrante, ridicolmente smisurata, e si muoveva come se avesse vita propria, riversandosi come un onda anomala nella mente del chunin, infrangendo ogni difesa.
    Cosa ben strana considerando la naturale predisposizione degli Yamanaka a preservare la loro mente, quella marea oscura infatti, per quanto potente era anelata da una parte di Oda, un parte di lui che desiderava Crescere, una parte di lui del medesimo colore di Raizen.





    un pò di free, raccontaci un pò che succede, co-mastera questa prima parte se vuoi magari dando spunti o qualcosa da fare a me, i punti in cui puoi inserirti sono numerosi, in caso dubbi chiedi pure.
     
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    La Particella Fondamentale



    Nonostante il mio avvertimento i due shinobi si infilarono dentro quella brodaglia misteriosa, precedendomi. Veniva da chiedersi come due persone così diverse potessero essere amiche, Raizen colorò il liquido di un nero denso, e non tanto per la sua igiene personale o un qualche tipo di tinta, ma per ciò che egli stesso aveva scelto di essere. Aveva scelto il potere, aveva scelto la vendetta quando possibile e mai una volta prima dell’attacco di Shiro si era piegato davanti alla richiesta di un nemico.

    L’acqua che si intorpidiva rapidamente rappresentava le sue emozioni, la rabbia, l’odio, il dolore ma anche l’amore verso il suo villaggio. Raizen era una persona che aveva deciso di abbandonarsi alle sue passioni, farsi guidare dall’istinto e dalla sua natura più bestiale.
    Itai invece colorò l’acqua di bianco, lievemente rilucente e tendente al perlaceo. Il Mizukage aveva scelto una strada diversa in vita sua, aveva scelto di salvare una vita, invece che reciderla, aveva deciso di perdonare un nemico invece che giurare vendetta. Sembrava essere incorruttibile, alieno alla rabbia e al risentimento.

    Le due essenze non di mescolavano, come olio e acqua o come latte e petrolio, per rendere meglio l’idea.
    Immediatamente capii qual era il mio compito, non dovevo collegarmi a loro e sfruttarli come energia per migliorare la capacità di percezione, dovevo bilanciare le risorse a nostra disposizione, permettere che quelle forme così diverse potessero agire insieme, ma non era per niente semplice. Dovevo creare armonia tra due strumenti totalmente dissonanti, due melodie nate da tonalità completamente diverse.
    Mi sedetti sulla sedia, ignorando completamente l’Altro che sprofondò attraverso la sedia e riemerse dall’acqua. La sensazione era fastidiosa, non volevo che niente passasse, avevo imparato a forzare la mente degli altri e quindi avevo rafforzato la serratura, ma sentivo un brivido leggero ed impercettibile dietro alla nuca, e cresceva.

    Non potevo perdonare Cantha, avevano portato via mio fratello e distrutto tante altre vite, anche senza farle finire. Non avevo potuto fare nulla quando erano arrivati, ma se solo fossi stato un po’ più simile a Raizen l’avrebbero pagata tutti.
    Capiranno cosa vuol dire avere a che fare con me! Raizen Ikigami! Hey, aspetta un secondo…io, sono Oda.
    Già… ma lui chi è?
    Non mi ero reso conto di come l’acqua fosse nera intorno a me, non mi ero reso conto del gigante che stava seduto dietro di me. Un Raizen gigante, non che l’originale non lo fosse, ma questo era decisamente più grosso, nonostante fosse seduto nell'acqua svettava su di me.
    Decisamente i vecchietti non avevano torto quando dicevano che il kage aveva una personalità ingombrante, la connessione in cui ci trovavamo era talmente profonda che non mi ero nemmeno accorto di come stesse prendendo il controllo su di me, mi rendeva più sfrontato, mi faceva osare.

    Faceva terribilmente paura trovarsi lì, essere finalmente fuori, fare il bagno nel proprio istinto e non vergognarsi di sentimenti terribili come l'odio, la rabbia. Terrorizzato cercai di creare dei muri nella mia mente, congiungendo le mani nel sigillo del serpente, per darmi stabilità.
    Il sasso non ha paura della corrente, stupido.
    L’Altro si prendeva gioco di me ancora una volta, mentre se la spassava nella corrente nera che mi avvolgeva. Non lo avevo mai ascoltato, ma potevo dire che mi avesse mai detto delle bugie? Per quanto irriverente o violento, l’Altro aveva sempre detto la verità, aveva sempre notato qualcosa che io non ero riuscito a vedere. Forse per una volta potevo… fidarmi?

    Senza rendermene conto avevo aperto le mani, lasciando che l’Ego di Raizen si scatenasse su di me.

    Il sasso non ha paura della corrente.


    Dovevo affrontare quel lato di me, quello che il colosso stava stuzzicando e portando fuori. Quel lato da cui Kensei riusciva così tremendamente bene a sfruttare per ottenere una forza smisurata. Non dovevo aver paura di ciò che provavo, perché se avevo paura o vergogna gli davo potere. Dovevo accettarlo, non dovevo essere perfetto per Konoha, dovevo essere... me stesso, come aveva detto Raizen.

    Perché la corrente farà tutto quel che vuole al sasso, ma non cambierà ciò che è.


    E anche se provavo quei sentimenti così forti, io non sarei cambiato, quella particella che avevo dentro e che urlava al mondo la mia verità non sarebbe mai scomparsa, non finché avessi avuto respiro, e probabilmente neanche dopo che l’ultimo fiato avesse abbandonato il mio corpo freddo a voler essere sinceri.

    Lentamente l’acqua si sarebbe fatta meno torbida, mentre l’Ego smisurato di Raizen veniva centellinato attraverso di me, ma probabilmente non sarebbe bastato solo quello.
    Hokage, capisco che tu abbia passato anni scontrandoti con il demone dentro di te, ma qui non ci sono nemici su cui vendicarsi, solo amici da aiutare…
    L’Altro avrebbe avvicinato una mano al colosso che giaceva dietro di me, ed era anche cresciuto di dimensioni.
    …Compagni da salvare.
    Non parlavo solo di Sho in quel momento e probabilmente anche Raizen avrebbe capito.
     
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    L'Altro


    - III -




    In quel momento parlare con Raizen aveva poco senso, lui aveva fatto pace con se stesso e con la sua voglia di vendetta da parecchio tempo, questo però non voleva dire che l’aveva annullata, semplicemente l’aveva ammaestrata, trasformandola in un cavallo da guerra. Ciò che Oda vedeva e sperimentava però era l’inconscio, un piccolo avanzo, i piccoli scatti d’ira, gli errori frettolosi, la goccia che traboccava dal vaso, una goccia che già in altre occasioni si era dimostrata rilevante per l’equilibrio delle altre persone.

    Si, lo so.

    La voce di Raizen era calma, tranquilla, per nulla iraconda o agitata in alcun modo. Infatti se Oda aveva impegnato tutto se stesso a creare muri per impedire a terzi di contaminare la sua mente, il Colosso l’aveva fatto per nascondere ciò che era realmente, non era un comportamento dovuto ad un qualche tipo di rimorso verso la società con cui si sentiva in debito, era consapevole però del fatto che qualsiasi tipo di sentimento potesse essere una debolezza se sfruttato nella giusta maniera, per questo teneva costantemente il coperchio sul vaso di pandora.
    Un coperchio al quale l’Altro, l’elemento più incontrollato della psiche di Oda, si stava avvicinando sicuro di aver trovato il modo di farsi scorrere addosso la corrente, così come il girino si tronfia di saper vincere la corrente dentro al suo piccolo stagno d’acqua melmosa.
    Raizen avrebbe anche accettato con sincera accondiscendenza la richiesta di Oda, che di fatto, abituatosi rapidamente a quell’esubero di “carattere” avrebbe saputo mettere in equilibrio quel triangolo, ma non era ancora pronto per quel piccolo atto di caritatevole contatto umano. Il tocco dell’Altro sancì un contatto più diretto, per Oda sarebbe stato paragonabile ad un capovolgimento spirituale, ma stava avvenendo senza il minimo controllo, quantomeno senza la sua precisa volontà, osservando il quadro generale infatti l’Altro non era che una proiezione di una parte della psiche dello Yamanaka in cerca di un contatto con quella di Raizen, così come il capovolgimento era un invasione della psiche di un altro individuo.

    UQddoTP


    Era attratto con una forza mostruosa da quel vortice, qualcosa di primordiale che non agiva soltanto sul suo corpo astrale ma anche sulla sua mente, non con dolci parole, con un tipo di comunicazione che lo spingeva ad abbandonarsi cellula per cellula a quel vortice, non perché quello volesse qualcosa da lui, ma perché lui voleva qualcosa. Era come se comprendesse che in quel modo di agire, di porsi con arroganza e supponenza sul mondo ci fosse la chiave per primeggiare, non di chiedere ma di pretendere, o prendere con la forza.
    UT4MIQk
    Da quanto fissava quell’abisso di sentimenti oscuri? Da quanto l’abisso gli guardava dentro?
    L’altro era una parte di Oda, non facile sapere se l’accettasse o se fosse nato perché lui la ripudiava, quasi come un meccanismo per non privarsi di una parte di se utile in futuro.
    Ma quello che fino a pochi secondi prima premeva per essere soltanto preso in considerazione, nutritosi di sentimenti a lui affini era li per prendersi ciò che gli spettava: rivalsa, controllo, supremazia.

    E il sasso ha paura del sasso?

    Tutto era in equilibrio nella vasca, il difficile era non farsi influenzare, cosa che avrebbe significato perdere il controllo di se stessi, fiondandosi in parti oscure del loro stesso carattere. I jinchurichi non avevano questo genere di problemi, la loro psiche era consolidata, maturata grazie allo scontro con quella dei demoni, creature composte di chakra e volontà, vecchie di migliaia di anni, qualcosa che si guadagnava a fatica, qualcosa che anche Sho aveva problemi a realizzare, ma Oda era uno Yamanaka, l’unico problema è che anche l’Altro lo era.
    Oda stava nel suo mirino, lui dove avrebbe puntato il suo?

    Oda. Controllati.

    Era Raizen a parlare, ed era anche consapevole del fatto che quella situazione si sarebbe potuta verificare, ma non ne fece comunque parola per due ragioni, era un rischio da avrebbero comunque dovuto correre ed aveva deciso di far affidamento su oda, non tanto perchè avesse assegnato a lui i meriti o i demeriti di un eventuale riuscita o fallimento, ma perchè credeva che avrebbe potuto superare quell'ostacolo e che riuscendosi si sarebbe migliorato, non c'era per lui avversario peggiore di un se stesso nutrito con le brame di una mente allenata a tenere a bada un demone. Per queste ragioni la sua voce non risuonò come un rimprovero bensì come un incitamento.



    Sbroglia la situazione, ma non concluderla, ci penserò io, in caso di fallimento anche a controllare l'Altro
     
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    Me, Myself and I


    Post III


    La pozza si calmò improvvisamente non appena l’Altro toccò Ego, la corrente si immobilizzò, ma non c’era pace. Come nell’immobilità di due lottatori che si studiano per capire quale sarà la prossima mossa, non c’è rilassamento, ma tensione. Non c’è pace, quando si prepara la guerra.
    In un solo istante quel presentimento divenne realtà, mentre le acque si tingevano di nero e l’altro apriva il suo mantello mostrando un volto uguale al mio, ma folle. La sua voce mi ricordava tutti i capolavori dell’orrore che avevo imparato ad amare.
    MAGNIFICO!
    Non c’era timore nella mia voce, ma non capivo esattamente quello che stava succedendo. Chi era veramente l’Altro?

    Avevo visto qualcosa quando avevo utilizzato per la prima volta il Capovolgimento Spirituale, la tecnica del mio clan materno, una sagoma bianca che se ne stava dentro mio fratello. Era una parte di lui, ma non la riconoscevo. L’Altro era una parte di me?

    Tutti gli uomini hanno dentro di loro istinti incontrollabili, solo per un bilanciamento fortunato e perfetto di questi noi tutti riusciamo a mantenere la nostra morale, la nostra sanità mentale. Poche notti prima avrei ucciso tutti i miei compagni solo per salvare mio fratello, nonostante io avessi pensieri inconfessabili, l’Altro non era quella parte di me. Non rappresentava vergogna per quello che pensavo, non rappresentava il mio dolore per la scomparsa di Sho.

    Quello che avevo notato è che aveva a che fare con il “dono”, la capacità di percepire gli altri. In particolare avevo iniziato a vedere l’Altro dopo che avevo iniziato ad utilizzare i segreti del clan, dopo che avevo aperto l’occhio psionico. Aveva a che fare con gli Yamanaka, come suggeriva il fatto che mi stesse puntando le mani addosso, come per effettuare un capovolgimento spirituale.

    Avrei potuto evitare un colpo del genere, se non fossi stato quasi completamente immerso in una pozza di un liquido psico-conduttore sconosciuto, decisi di rispondere al fuoco con il fuoco, utilizzando a mia volta il capovolgimento.

    L’Altro non si era mai comportato così. l’Altro aveva sempre dimostrato di interessarsi a tutto ciò che mi circondava, facendomi notare dei particolari e per quanto avesse un carattere imprevedibile, il messaggio arrivava.
    Avevo un mostro terribile dentro di me, che agiva fuori dal mio controllo?
    Conosceva in maniera molto più approfondita di me come usare l’Occhio e si era nascosto per tutto il tempo dentro di me, aiutandomi quando vedeva che stavo per fallire, non per affetto ma per non sparire a sua volta.

    Mi ricordai quando da piccolo ero terrorizzato dallo spirito di una rana che si era nascosta sotto al mio letto, me ne ero accorto una notte quando mi ero svegliato di soprassalto per il gran gracidare. Una volta che mi svegliai la bestia si ammutolì subito, adorava giocare con me e sapevo che se i miei piedi fossero sfuggiti da sotto il lenzuolo mi avrebbe mangiato le dita.
    Dormii poco la notte, lo spirito voleva sfinirmi e gracidava terribilmente ogni volta che dormivo. Passai una settimana d’inferno, fin quando Sho, che come me non aveva mai dormito per tutta la settimana, entrò in camera mia facendomi vedere come sotto al letto non ci fosse niente, probabilmente avevo sognato la rana e poi mi ero convinto che esistesse.
    Alla fine gli uomini non vivono la realtà. La nostra mente rielabora continuamente quello che riceve dai nostri sensi e trae conclusioni, se uno ha un cervello un po’ bacato o manca qualche pezzo del problema oppure si hanno troppe informazioni, le conclusioni possono essere sbagliate.

    La realtà in fin dei conti era che eravamo tre ninja in quella stanza, ognuno con i propri problemi e i propri demoni, ma eravamo noi tre. L’Altro non era poi diverso dallo spirito della rana che per una settimana mi aveva tolto il sonno. Era la mia mente che, incapace di comprendere alcuni collegamenti e alcune informazioni che il mio “Sesto Senso” mi dava, aveva cercato di dare una forma che io potessi riconoscere, che io potessi temere, in modo da prestargli sempre attenzione, ma ora non c’era più bisogno. L’amico immaginario doveva "sparire".

    Senza un saluto, senza un ringraziamento, perché in fin dei conti non era mai esistito.



     
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    Il Bianco oltre la Connessione


    - II -




    Il ritrovato equilibrio di Oda permise finalmente al gruppo di connettersi ed amalgamarsi, la sensazione questa volta non fu sgradevole, ma rasserenante, come prendere i migliori incastri di ognuno di loro e scoprire che combaciassero alla perfezione, una cosa possibile grazie a quello che a tutti gli effetti era un gigantesco innesto.
    I loro cervelli interpretarono quel momento come un turbinio di sensazioni incatalogabili, colori più che immagini e odori di cui avevano solo un lontanissimo ricordo, ma quando tutto terminò sapevano, grazie all’esperienza dei jinchuriki che quello che avevano davanti era un mondo interiore, non condiviso, non erano infatti presenti demoni o seconde personalità di nessuno di loro, ma erano consapevoli di essere presenti tutti e tre, ma in un corpo ed una mente sola.
    Non recepivano alcun tipo di disagio da tale connessione, sembrava che quel tri-cervello fosse nato in quella maniera, ciò che uno di loro iniziava a pensare l’altro concludeva in una catena di pensieri e ripensamenti che neanche il più esperto interrogatore avrebbe classificato “particolare”.
    Ma tutta quella normalità era possibile grazie ad un'unica cosa: la potenza di tre menti fuse in una sola, all’interno di un congegno in grado di espanderne confini e possibilità fino a limiti sconosciuti.
    Avevano ben chiaro un obbiettivo, ma dove questo li avrebbe portati era ancora un incognita.

    [/OT Passo la mano a jotty per eventuali risposte OT/]
     
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    Forse almeno uno tra loro tre avrebbe pensato che quell'esperimento sarebbe stato un nulla di fatto; forse un giorno sarebbe accaduto di fallire, ma non era quello, il giorno. Quando il collegamento tra le tre menti fosse divenuto stabile, realmente stabile, Oda avrebbe potuto ritrovarsi come ospite in una realtà che comprendeva altri demoni, altri portatori; Raizen sarebbe comunque apparso in quella situazione, sebbene in forma quasi-spettrale, sottile, i suoi colori quasi accennati, ma qualcosa di Kurama era rimasto in lui, e quel qualcosa gli permetteva la permanenza, non solo, dava anche un "colore" alla presenza di Kurama.
    Si sarebbero trovati al centro di "qualcosa" totalmente estraneo per Oda ma non per Itai o Raizen, avvezzi alla dimensione dei portatori, eppure, nella zona dove di solito si manifestava l'essenza di Kurama, non vi era traccia della volpe, al suo posto, una pozza scura, la cui superficie era ricolma di bolle scoppiettanti, chissà per quale processo di ebollizione.
    Quella visione avrebbe immediatamente riportato alla mente di Raizen il suo incontro col cinque code assieme a Sho, era la stessa "corruzione", qualunque cosa vi fosse dietro a Kokuo quella volta, era collegata alla situazione attuale, a Kurama, a Shiro.

    Il tempo in quel luogo non era una manifestazione chiara, non sarebbe stato evidente da quanto "tempo" si sarebbero trovati lì dentro, ma non appena la mente di Oda avesse cercato di indagare la pozza, si sarebbe sentito scomparire la terra sotto ai piedi. Come in un battito di ciglia, Oda, o almeno una sua manifestazione fisica, si sarebbe trovato in caduta libera, come se fosse stato teleportato a qualche decina di km di altitudine e fosse stato lasciato cadere. Ne' Raizen ne' Itai sarebbero stati presenti fisicamente, ma sensorialmente dentro allo Yamanaka.




    La cosa allucinante era che il ragazzo avrebbe potuto percepire la gravità, la velocità, l'aria che sbatteva e strusciava contro il suo corpo completamente nudo. Si trovava così in alto da poter vedere la conformazione del continente, ed era chiaramente sopra il Paese del Fulmine, a di Kumo. Avrebbe continuato a precipitare dritto su un punto, come se fosse stato indirizzato. Quando fosse stato a pochi km di altezza, sopra il gruppo di isolette a nord della capitale Cremisi, uno dei tanti battiti di ciglia gli avrebbe mostrato tutta un'altra zona.
    Era di nuovo in aria, e stava nuovamente cadendo, stessa situazione, ma stavolta sentiva chiaramente che qualcosa della sua robusta "essenza" si stava come consumando, come se stesse precipitando attraverso un roveto particolarmente fitto. Era a nord del villaggio delle Sorgenti; ma non si schiantò.




    Mentre precipitava, sebbene la difficoltà nel tenere gli occhi aperti, dato l'attrito dell'aria, gli fu chiaro che una massa informe del color del petrolio si emanava dall'oceano, a sud-est. Qualcosa di primordiale, che non aveva nulla a che fare con l'energia di Kurama, o dei due ospiti, o dell'Altro che abitava i suoi recessi, era qualcosa di diverso.
    Nel giro di pochi istanti aveva coperto tutto l'oceano dei Kaiju, e come una nube che corrompeva l'aria e ricopriva con il suo limo le acque, sarebbe arrivato a lui, a loro, persino prima che fosse stato in grado di schiantarsi.

    La cosa peggiore era che se Oda avesse tentato, la connessione non si sarebbe interrotta. Quel "qualcosa" che stava per entrare in contatto con loro tre, era molto più forte dello Yamanaka, e non gli permetteva di divincolarsi fuori da quella realtà. Oda avrebbe potuto concentrarsi però, arrivare quasi a spappolarsi il cervello per rallentare l'avanzata della massa tumorale che stava per colpirli, ma prima o poi li avrebbe raggiunti...o nel caso migliore, si sarebbe schiantato prima che questo avvenisse. Senza avere idea di cosa avrebbe significato nella realtà.


    LA cOrRenTE cONsUma iL sAsSo





    Una mano. Non una mano normale, ma una mano palmata, o qualcosa del genere, afferrò Oda da sopra il capo, stringendolo con forma, tanto da fermare la sua caduta libera quasi istantaneamente. Lo sollevò in aria dove si trovava, come per caricare un lancio, e lo scagliò MOSTRUOSAMENTE più veloce di quanto stesse cadendo fino a poco prima, in una direzione a caso davanti a lui, dove un foro nel cielo, di colore blu-viola, apparve poco prima che il ragazzo ci finisse dentro, ad una velocità tale che il ragazzo avrebbe potuto sentire la sua stessa energia mentale allungarsi. Attraversato il foro, tutti e tre si sarebbero risvegliati, spaventati, ma incolumi.

    Forse senza che nemmeno loro sapessero come, avevano trovato Kurama, o qualcosa di simile, ma in due punti diversi, qualunque cosa significasse. Però erano stati scoperti, e quasi afferrati, se non fosse stato per quella strana mano apparsa dal nulla;

    Altre due cose sarebbero rimaste impresse nella loro memoria, la prima era che lì, nella realtà, Oda aveva una impronta di una sostanza simile al muco, o all'inchiostro, sulla testa, della forma di una mano palmata; la seconda invece sarebbe stata solo nella mente del giovane Yamanaka. In una frazione di secondo avrebbe visto suo fratello, sano e salvo, forte; ma completamente coperto di quel liquido oscuro che gocciolava dalle sue mani, dalle sue ginocchia, dal suo mento, dai capelli, e con gli occhi di un verde spettrale, da fargli gelare il sangue...



    Un presagio ?
     
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    Caduta Libera


    Post IV

    Mentre le personalità di Raizen e Itai si alternavano costantemente attraverso me, la mia coscienza scivolava via dal corpo.
    Vuoto e pieno, su e giù, bianco e nero, si mescolavano e lì nel mezzo si trovava tutto il resto.
    Mi ritrovai all’interno di una sorta di stanza enorme, in cui creature altrettanto enormi si incontravano.

    Dove siamo, Raizen?
    Notai immediatamente qualcosa di diverso in Raizen, uno strano bagliore arancione lo avvolgeva e assomigliava al chakra del demone a cinque code, forse un ultimo regalo della volpe a nove code?
    Non sfuggì alla mia vista la pozza nera e ribollente, dello stesso liquido che era apparso quando mio fratello era stato portato via.
    É questa Raizen? La corruzione del 5 code?

    Improvvisamente non ero più in quel luogo in cui generazioni di forze portanti si erano incontrate con i loro ospiti, mi ero come svegliato di soprassalto nel mezzo di un incubo. Non posso che lasciarvi immaginare il terrore che provai nello scoprire che stavo cadendo per davvero.
    Raizen e Itai avrebbero avvertito chiaramente la sensazione di panico che si ha quando, ormai vicini a prender sonno, ci si sente quasi cadere dal letto, ma si sarebbero anche resi conto che purtroppo non sarebbe durata solo un attimo, ma svariati secondi.

    Sentivo un tremendo freddo nelle parti basse, ero completamente nudo ed in caduta libera ed istintivamente portai una mano a coprire i genitali, mentre cercavo di capire cosa stava succedendo.
    Un attimo prima stavo cadendo nel paese dei fulmini, come se fossi stato indirizzato sull’isola al centro di un piccolo arcipelago, adesso mi trovavo in tutt’altro luogo.

    Potevo riconoscere il Paese delle Sorgenti e stavo andando verso il fiume che attraversava quella regione. Sentivo dolore, come se mi stessi schiantando con delle fronde, che stessi attraversando una sorta di barriera o un reticolo di protezione?
    La cosa era incoraggiante, per quanto dolorosa. Se si protegge qualcosa, è perché c’è del valore di solito.

    La mia attenzione venne attirata da una strana massa di colore scuro che stava emergendo dall’oceano che bagnava il paese delle sorgenti e che rapidamente si espanse su tutto il paese, cercai di impegnarmi al massimo, di svegliarmi. Sapevo solo che quella massa aveva qualcosa di terribile, non sapevo cosa fosse, ma non volevo toccarla.
    Qualcuno mi ascoltò, una mano palmata mi cinse il capo con una forza innaturale, avevo mai visto una creatura del genere in un film, in un fumetto o un libro qualsiasi?
    Mi strinse con forza per poi rilanciarmi verso il cielo, talmente forte che lo spazio intorno a me si deformò, ogni fibra del mio essere venne tesa fino quasi a recidersi.
    La mia anima restò intatta, ma il legame si spezzò e in quel momento apparve mio fratello. Aveva un’espressione che non pensavo fosse possibile per il suo volto, tanto che mi sembrava un’altra persona.
    SHOOOOOOOO!
    Urlai con tutto me stesso, allungai la mano per cercare di toccare la sua mano che grondava corruzione.

    Mi risvegliai urlante e con un braccio proteso verso il vuoto, avevo gli occhi arrossati dalle lacrime e mi sentivo la fronte pulsare.
    Afferrai Raizen con forza, non mi importava che fosse il mio Kage.
    Sho, l’ho visto eravamo solo io e lui. É vivo, ma gli stanno facendo qualcosa Raizen, forse stanno cercando di tirare fuori il demone, dobbiamo aiutarlo Raizen, ti prego.

    Nel mio totale stato confusionale avrei dato poco peso alla fronte che pulsava, ma se Raizen fosse stato attratto dalla mia fronte o non si fosse concentrato sulle mie parole avrei aggiunto.
    Cosa c’è Raizen? A cosa stai pensando?
    In un tono particolarmente scocciato.


     
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    Dietro l'Ombra


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    Ritrovarsi all'interno del mondo spirituale era per lui qualcosa di familiare, un ambiente quasi protettivo, ma quella volta no, era come se fosse stato stiracchiato, come se essere li in quel momento fosse l'ennesimo passo dopo una maratona interminabile.
    Ma era li, quindi il processo aveva funzionato, certo era l'unica buona notizia. Oltre la sua inusuale stanchezza infatti c'era un particolare non da poco oltre l'ovvia assenza di Kurama: al suo posto era presente una pozza oscura, piena dello stesso liquame che un tempo aveva visto sopra al cinque code.
    Li dentro solamente lui aveva una minima concezione di quanto quella pozza potesse essere pericolosa.

    Itai, allontana il tuo demone, mettilo in un altro piano, non deve stare vicino a quella roba, ed anche noi facciamo qualche passo indietro.
    Ciò che accade qui dentro ha sempre qualche risvolto.
    Siamo nel nostro mondo interiore, Oda, questo penso sia alternativo, un qualcosa che possiamo condividere in tre.
    E quella... si, puoi chiamarla corruzione se vuoi, ma penso che sia riduttivo, è qualcosa di molto più concreto, oscuro e... infido.


    Ma se le sue parole erano vere, altrettanto vero era che se quella pozza stava li, al suo interno, qualcosa era già successo.
    E quel qualcosa in pochissimo tempo si prese la scena, si prese Oda, e con la sua mente anche la sua, essendovi questa saldamente ancorata, presero a precipitare, o quantomeno questo gli suggeriva la mente di Oda. Lui non era coinvolto quanto il chunin in quel processo e poteva solamente ricevere le sensazioni dello Yamanaka che essendo così intense arrivarono comunque a fargli perdere l'equilibrio mentre cadeva, ancora e ancora inquadrando zone sempre differenti, certamente di una qualche importanza.
    Che fossero arrivati a vedere nella mente del nemico stesso?
    Nei suoi stessi pensieri e piani futuri?
    Difficile preoccuparsene, quella marea oscura si era gonfiata e puntava a loro, erano stati scoperti in qualche modo e la loro sottile infiltrazione li aveva messi facci a faccia con qualcosa di abnorme, distante da qualsiasi tipo di potere che avessero mai sperimentato.
    L'aiuto giunse più che mai inatteso e si ritrovarono, tutti e tre, riversi a terra come dei manichini, uno più stupito dell'altro.
    Cosa poteva trarre da quell'esperienza?

    Stai calmo Oda.

    Sintetico, ma non freddo, a dirla tutta non sapeva come reagire, era stordito quanto lui.

    Non so cosa gli stiano facendo, ma non penso che vogliano estrargli il demone, hai di fronte a te la prova che per loro non è un problema farlo, è passato troppo tempo perchè il loro obiettivo sia ancora quello, per quanto un sigillo sia forte, dopo tutti questi giorni, cede.
    stanno facendo qualcos'altro.


    Ma cosa non lo sapeva nemmeno lui, anche perchè non aveva potuto vedere niente, poteva a malapena supporre che oltre quella marea oscura si trovasse la patria di Shiro, ma era l'unica cosa deducibile.

    Dobbiamo trovare una soluzione da qui, abbiamo visto dei punti precisi, per quanto il nostro nemico possa essere preparato non penso che potesse immaginare che la sua mente potesse essere scassinata da una simile distanza, non ha avuto il tempo di prepararsi e mostrarci delle menzogne.
    La nostra volontà ha funzionato come un interrogazione mentale, e lui ci ha mostrato involontariamente qualcosa prima di chiudersi.


    Guardò entrambi.

    Partiremo da questo, potremmo anche trovare la chiave della facilità con cui si spostano nel continente.


     
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    IO, Lo Porterò io a Mordor!


    Post V



    Raizen, dobbiamo essere prudenti.
    Non potevo credere a ciò che avevo fatto, avevo interrotto Raizen, ma non come facevo di solito. Non era stata un'interruzione dovuta dall'essere particolarmente scosso, ma era freddo e ragionato, anche se non irrispettoso.

    Portiamo ancora i segni di cosa Cantha è capace di fare, non possiamo sapere se abbiamo visto qualcosa che gli è sfuggito o se abbiamo visto esattamente ciò che volevano farci vedere. Non credo che sia il caso di sottovalutarli, non ora...
    Presi fiato, cercando di riordinare i pensieri, avevamo cercato il Kiyubi ed eravamo rimbalzati tra due punti, prima di essere stati scagliati via da una creatura enorme che sembrava averci salvato dalla corruzione di Cantha, o forse ci aveva solo allontanato.
    La Volpe potrebbe non essere più la stessa per come la vedo io, se li abbiamo veramente colti di sorpresa, potrebbe essere stata... divisa? Magari rinchiusa in due reliquie... probabilmente Shiro non era in grado di controllarla intera.
    Un uomo come Shiro non era riuscito a piegare la Volpe? Per quanto surreale, poteva comunque essere plausibile, erano poteri ben oltre la mia comprensione.
    Raizen aveva ragione a dire che dovevamo muoverci, ma non aveva valutato tutti rischi.
    Tu non puoi allontanarti dal villaggio, non ora almeno. L'opinione di Konoha verso di te è ancora indecisa, c'è chi ti ritiene non degno di continuare a fare il Kage. Se fosse una trappola di Shiro, sarebbe la seconda in cui cadresti e non possiamo permetterlo. Il mizukage, mi dispiace dirlo... ma è in possesso di un demone a sua volta, se venisse catturato, l'accademia perderebbe un altro pezzo da novanta.
    Dei presenti penso di essere l'unico abbastanza affidabile e tutto sommato sacrificabile, oltretutto se venissi catturato... potrei riportare tutto ciò che vedo con la comunicazione mentale, potrei utilizzare le tecniche Yamanaka per infiltrarmi a Cantha e riportare quante più informazioni posso.
    Se ritieni necessario andare, io posso e voglio farlo. Comincerò la ricerca da dove è apparso il gigante che ci ha salvato dalla corruzione... potrebbe essere un alleato potente.

    Aver visto mio fratello aveva riacceso qualcosa che pensavo fosse ormai freddo e spento da tempo e quel qualcosa mi consigliava di fare solo una cosa: partire.

     
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    Prudenza


    - VI -




    Raizen guardò meravigliato Oda quando questo gli consigliò prudenza.

    Prudenza…?
    Più di questa?
    Vuoi che mi siedo a sorseggiare un te e aspetto che si ficchino un kunai nella giugulare?
    Mi ascoltavi o sei ancora rincoglionito dal viaggio?


    Aveva recuperato un po' del suo savoir faire in quei giorni.

    Non ho detto che partiremo, ho detto che questi sono i nostri punti di partenza.
    E di sicuro non ho detto che programmavo di partire, non io, non tu.
    Non da solo.
    Per il resto… hai ragione su tutto.
    Mi sembra strano però, Shiro e chi lo controlla sono potenti ma dividere un demone mi sembra troppo anche per loro, sensazione che non rende di certo la cosa impossibile però.
    Non possono prenderci qualcosa schioccando le dita, questo va realmente oltre le loro possibilità, se combattiamo abbiamo delle possibilità.
    Non possiamo nemmeno avere l’egoismo e l’illusione che possa essere una battaglia solo nostra.
    Abbiamo due obiettivi, uno per villaggio.
    Per quanto mi riguarda non ho preferenze, ma penso che l’isola nella Baia sia competenza della flotta Kiriana più che nostra, tutti abbiamo tutte le informazioni apprese fino ad ora direi che possiamo elaborare le strategie in base alle forze in nostro possesso e confrontarle una volta ultimate.
    Combatterli su due fronti in contemporanea non può che darci vantaggi, ma potrebbe sempre essere una trappola, per cui è vitale che i villaggi non restino scoperti o che quantomeno l’unica cosa che venga danneggiata in essi siano soltanto le case vuote.


    Si rivolse quindi al Mizukage.

    Itai, da amico e da Kage: non partite da soli.

    Si voltò poi verso Oda.

    No, non sei sacrificabile.
    Nessuno lo sarà mai.
    Andiamo adesso.
    Non abbiamo poco di cui discutere.





     
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