Le Porte dei Mondi

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  1. Waket
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    Obiettivi irraggiungibili


    VI



    Il discorso di Karikitori fu quasi surreale. Stava scoprendo cosa c'era dopo la morte, e a quanto pare era una realtà del tutto differente di quella che si immaginava. Si poteva considerare quasi una "seconda vita", almeno dal punto di vista degli shinigami. Per le anime nel fiume, beh... quello sarebbe stato probabilmente il loro ultimo viaggio. Forse in fondo a quel tunnel oscuro, dove c'era la luce, c'era altro.
    Il tono piatto e vagamente infastidito con cui lo shinigami parlava non lasciava trapelare quelli che erano i suoi reali sentimenti a riguardo, sempre che gli fossero rimasti i ricordi per provarli. Youkai intuì qualcosa però. Forse era il rimpianto di aver dimenticato se stessi, forse essere scelti e costretti a quella seconda vita impediva di ritrovare davvero la pace, costretti a cacciare anime per nutrirsi, per far sì che il ciclo naturale delle cose proseguisse. Avrebbe potuto parlare, chiedere, o dare parole di conforto, ma scelse il silenzio. Un silenzio rispettoso, che voleva mostrare empatia.
    Il tentativo dell'albino non fu molto fortunato, a quanto pare il suo approccio troppo "realistico" non stava dando i risultati sperati. Quando Karikitori, intuita la situazione, gli fece una domanda retorica, Youkai mise le mani in tasca, guardando verso il basso imbarazzato e mimando il calcio di una lattina. Se non altro si era congratulato per le sue gambette spirituali. Dato che lo spiegone non sembrava essere efficace sul ragazzo, lo shinigami passò all'azione. Un inaspettato colpo contro Youkai (che probabilmente aveva usato anche per sfogare parte della rabbia) lanciò la sua testa decisamente lontana dal corpo, tornando però al suo posto dopo qualche attimo. Una chiara dimostrazione di quello che lo spirito era ing rado di fare, seppur forzata brutalmente. Due grosse lacrime scesero sulle guancie dell'ammutolito foglioso, che debolmente annuì, tenendosi la testa con le braccia, deciso a non farsi ripetere quell'insegnamento.
    Imitare la realtà era un errore. Doveva immaginare altro. A dirla tutta, doveva semplicemente immaginare, senza far riferimento alla realtà al quale era abituato. Una cosa così semplice, che in quel momento sembrava terribilmente difficile. Eppure sognare gli risultava facile, di solito.

    Va bene, fammi... Fammi riprovare.

    Non che Karikitori avesse altra scelta.
    Doveva pensare proprio ai sogni. Soprattutto quelli angoscianti, in parte probabilmente dati da dei ricordi. Un volto sfregiato in particolare... Ovvero colui che gli aveva portato via la vita per la prima volta. Ricordava di aver più volte cercato di raggiungerlo, ma era sempre troppo lontano. Ma doveva farlo. Era probabilmente l'unica persona in vita a conoscenza del suo vero passato. Dovevano essere rivali da tempo, entrambi dovevano aver fatto diverse ricerche l'uno sull'altro, e forse la sua nemesi era la persona che lo conosceva meglio. Dopotutto, persino al villaggio nessuno sembrava riconoscerlo.
    Osservò il bicchiere, pensando a lui. Così lontano, così irraggiungibile. E non solo dal punto di vista fisico, ma anche spirituale. Perchè Youkai aveva perso la vita, non era stato all'altezza. E l'altro si era beffato di lui, mostrandogli il volto prima di abbandonarlo nella neve, sicuro della sua vittoria. Ma l'albino era spravvissuto, e non avrebbe fatto il suo stesso errore. Prima però doveva raggiungerlo. Doveva sforzarsi, fino all'inimmaignabile per poterlo raggiungere. Lo voleva tra le sua mani, con tutto se stesso. E quella volontà era ora totalmente diretta verso quel patetico bicchiere posto a qualche metro da lui. Ma nella sua testa quello non era un semplice bicchiere, era il suo obiettivo per ritrovare se stesso. Il braccio normalmente si sarebbe spinto fino alla massima lunghezza data dal corpo, venendo bloccato da quel limite corporeo. Ma non stavolta. Questa volta si spinse fin dove non avrebbe potuto per raggiungere quell'obbiettivo e stringerlo nella mano, senza farselo scappare per nulla al mondo. Se ci fosse riuscito, la foga avrebbe probabilmente stropicciato quel bicchiere, così stretto nella sua mano che se avesse avuto un corpo sarebbe arrivato a farsi sanguinare la mano con le unghie.
     
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