La Via del Ferro

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    Biforcazione


    -I-




    Era riverso sul letto già da qualche ora quando i suoi pensieri, da disordinato e scomposto flusso quali erano, si ordinarono, facendogli realizzare che in quel momento, senza il demone, era debole. Non di certo un fuscello rispetto a gran parte degli esseri umani nel mondo, ma un attacco ben assestato da chiunque avrebbe tranquillamente potuto ridurlo a… come era qualche giorno fa.
    Aveva bisogno di una protezione, di qualcosa che più che la sua carne gli permettesse di difendere le ossa elementi troppo difficili da curare la cui rottura significava perdere generalmente l’utilizzo dell’arto. Quella stessa notte, ormai rinunciando a prendere sonno, si sarebbe recato alle sue fucine personali, ci sarebbe voluto del tempo prima che riprendessero il calore necessario a permettergli di realizzare ciò che aveva in mente.
    Da quella notte avrebbe lasciato sempre un clone a lavoro, vi sarebbe tornato di persona solamente dopo tre giorni.

    Bella schifezza.

    Disse guardando il prodotto finale.

    Già, bella schifezza, ma non sappiamo fare di meglio, non al momento.
    Se si tratta di dare una forma, dritta, o curva, ma comunque che sia una lama che è comunque piatta direi che abbiamo pochi rivali, ma le corazze son diverse, devono stare aderenti al corpo, essere comode, lasciare la giusta mobilità.


    Spiegava il clone indicando pezzi di corazze sparsi per il locale.

    E devono essere lievemente più gradevoli allo sguardo, almeno sopportabili, se non altro.
    Giusto per sembrare che non siano raccattate da un cassonetto.


    Concluse l’originale, rendendosi conto che un problema c’era, e non era affatto di poco conto.

    L’ultima volta che ci ho provato in effetti era da Tetsujin, e mi venne una mezza schifezza buona solo a fare quell’unico compito per cui l’avevo studiata.

    Il clone mugugnò, con disappunto.

    So cosa stiamo pensando, e uno di noi due dovrebbe dirlo: Meku probabilmente ci spedirà a quel paese.

    Beh, dobbiamo comunque provare.


    Dissolto il clone e aggiunta un po’ di fatica ed inutile esperienza alle sue spalle si dedicò alla fucina del suo recalcitrante maestro, bussando con un pestone del piede vista la natura sotterranea della bottega.

    Salve Meku-Sama.
    Mi scuso per l’assenza di qualsivoglia preavviso riguardante la mia visita, ma la necessità mi impone una certa fretta.
    Avrà saputo del recente disastro avvenuto alla foglia.


    Avrebbe atteso un eventuale offerta per entrare all’interno della fucina per dialogare al meglio, altrimenti, visti i vestiti pesanti, avrebbe continuato li dov’era.

    Sono stato privato del parte del mio potere, ma non della bravura con incudine e martello.
    In essa dovrò trovare riparo per poter difendere ancora il villaggio senza rischiare di morire nel tentativo.


    Gli porse una delle placche che si era portato dietro dalla sua fucina, un parabraccia.

    Ma come vede necessito della sua guida, ancora una volta.
    Ho anche qualcosa di interessante da mostrarle.


    Attese risposta, porgendogli alcuni frammenti del pesante metallo dorato trovado ad Iwa, non del tutto certo che la risposta non potesse semplicemente essere il secco richiudersi della roccia che sigillava le scale.

     
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  2. Alkaid69
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    Dopo che Raizen ebbe terminato di parlare, ci fu un interminabile silenzio. Per tutto il tempo, nessuno aveva risposto alle domande dell'Hokage, quasi come se questi avesse parlando da solo ad un muro per tutto il tempo. Per quanto Raizen ne sapesse, era questo che aveva fatto. Passarono alcuni lunghissimi secondi, un lasso di tempo in cui una persona con un po' di buon senso avrebbe potuto lasciar perdere, prendere un'altra strada, trovare una soluzione alternativa al chiedere aiuto a una fra le persone meno
    disponibili del Paese del Fuoco.

    Poi, d'un tratto, la strada nella roccia si aprì di fronte all'energumeno di Konoha, invitandolo, no, sfidandolo quasi a farsi strada all'interno, così come era successo la prima volta.
    Sebbene fossero passati anni, tutto era come una volta e sembrava che Meku non avesse apportato alcun cambiamento: lo spazio era immutabile, come d'altronde lo era anche il corpo del centenario stesso.
    Le atmosfere cupe e prive di luce erano sempre le stesse: la tecnologia non era alleata di quel luogo. Infatti, delle semplici e flebili fiaccole lungo i lati del corridoio di scale erano tutto ciò che impediva a quel luogo di cadere nell'oscurità più completa.

    Quando, quasi senza preavviso, le scale si interruppero lasciando spazio alla grande sala principale, l'Hokage fu abbagliato da una luce molto più intensa, che nel contrasto con il buio di pochi istanti prima non sarebbe stato molto piacevole. Soprattutto perché questa sembrava tutta puntata su di lui, come dei riflettori indesiderati.

    - Sei tu.

    Disse una voce roca ma fiera, quella di chi non ha proferito parola per lungo tempo ma che ricorda ancora l'austerità della posizione che un tempo occupava. Quelle parole rappresentavano, più che un'affermazione di sorpresa, quasi un'informazione che la voce stessa aveva voluto dare all'interlocutore: Raizen avrebbe così saputo senza ombra di dubbio di essere sé stesso.

    Poi, dal cono di luce che lo abbagliava, l'Hokage vide comporsi la ben nota figura di Meku, prima nascosta. Non lo guardò. Passeggiò nella stanza dirigendosi verso un tavolo sul quale c'era una brocca e un bicchiere.

    - Sto cercando di ricordare... se l'ultima volta che abbiamo avuto la sfortuna di vederci io abbia in qualche modo comunicato, attraverso parole o gesti anche solo accennati o involontari, un qualche desiderio di incontrarti di nuovo.
    Prese il bicchiere in mano e guardò lo scarno soffitto in roccia, preso dai propri pensieri per qualche secondo.
    - No. Non è successo. Confermò a sé stesso con sicurezza. Riprese a passeggiare. - Come al solito, tuttavia, le tue motivazioni per presentarti qui sono prive di contenuto. Ma soprattutto prive di qualsivoglia interesse per me. Cosa vuoi che sia un villaggio in meno e uno in più? Sai quanti villaggi ci sono stati in passato e quanti ce ne saranno in futuro? Quante civiltà? Ma lasciamo perdere questi discorsi troppo avanzati... La solfa è sempre la stessa: cosa ci guadagno io.
    Quando l'altro gli pose il preziosissimo metallo dorato di Iwa, l'anziano immortale fece schioccare la lingua dopo aver inspirato e disse: - Sì, un ottimo acconto. Se ne hai altro portalo a me, è inutile in mano tua... Lo guardò in faccia, finalmente, sintomo che si era guadagnato la sua attenzione, ma era chiaro che si aspettava qualcos'altro.



    Edited by Alkaid69 - 12/1/2018, 14:02
     
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    Il Sakè della Pace


    - II -




    Per interminabili minuti rimase in silenzio, aspettando che gli venisse aperta la porta, ma non si spazientì o scoraggiò, sapeva che quello era lo stile di Meku, e per quanto potesse esserne infastidito doveva sopportarlo, dopotutto era lui ad avere il coltello dalla parte del manico.
    Quando la roccia si aprì davanti a lui inspirò, dimenticando gli inutili minuti d’attesa quando venne abbagliato dalla potente quanto inopportuna luce.

    Si, non ne dubitavo.
    Potremmo far tramontare questo piccolo sole?
    Forse riesco ancora ad uscire con delle retine intatte.


    Quando il suso desiderio venne esaudito si sarebbe sfregato gli occhi, leggermente doloranti a causa dell’improvviso e duraturo cambio di illuminazione.

    No, non ti sbagli.
    Posso?


    Avrebbe domandato prima di sedersi se gli fosse stato accordato il permesso.

    Ovviamente direi, è palpabile quanto piacere tu abbia nel ricevere una visita, ma andiamo con ordine.

    Inserì una mano sotto un lembo dell’uwagi nero e tirò fuori una boccetta, non era difficile intuire che fosse sakè, quello delle grandi occasioni, lo stesso che non troppo tempo addietro aveva offerto ai nobili del fuoco: un Junmai Daiginjo con levigatura Hempei-Seimai stagionato in grotta, qualcosa di così puro e delicato che solo la nazione del fuoco era in grado di produrre. Le infinite distese della nazione del riso pur avendo materia prima in quantità non avevano certo la medesima accuratezza e metodo.

    Probabilmente lo fanno stagionare in tane di topo.

    Pensò tra se e se.

    Visto il pessimo inizio della volta precedente, se vuole, questa volta possiamo iniziare col piede giusto.
    Avrebbe due tazzine?
    Spero gradisca.


    Il fabbro potè notare che Raizen era stato attento ad ogni dettaglio durante quella visita, il sakè era infatti qualche grado sopra la temperatura ambiente, segno che era stato riscaldato e tenuto appositamente nella tasca interna per mantenere la temperatura corretta. Versato quello che era chiaro fosse il sakè della pace passò ad argomenti più interessanti.

    Dicevamo.
    Il suo guadagno.
    Oltre un metallo introvabile?
    Onestamente non so cosa altro possa offrirle un Hokage.


    C’era dell’ironia nelle sue parole, ma non venne marcata troppo, non voleva correre il rischio di farla apparire canzonatoria.

    Direi che sono cose che vanno discusse, ricordo che aveva qualche grana con alcune delle sue creazioni, questa volta anziché distruggerle per avere salva la vita potrei farlo per farle un favore.
    Oppure provi lei a suggerirmi qualcosa.


    Passò la parola a Meku, sicuro del fatto che la prova dell’orco, come al solito, non era stata passata.



     
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    Quando il faro si spense, Raizen poté finalmente rivedere per intero lo scarno stanzone principale che già conosceva. Gli fu perfino dato il permesso di sedersi al freddo tavolo in roccia, come da lui richiesto, tramite un gesto annoiato della mano. Sul tavolo, o meglio, dal tavolo comparvero due bicchierini di roccia, perfettamente levigati all'interno.- Di certo non si può dire che tu non sia insistente. Ma vedo che cominciamo a intenderci. Si sedette anche lui. - Vedi, Hokage, se io mi accontentassi delle briciole, oggi non sarei qui. Non sarei mai diventato un esperto nel mio campo e tu non saresti qui. Quindi forse dovresti finalmente cominciare a esprimere la tua gratitudine. Bevve, ascoltò la nuova proposta dell'Hokage, poi attese qualche secondo, come se stesse valutando qualcosa (o qualcuno), come se gli fosse balenata in mente un'idea in quel momento.
    - Ci sarebbe... una cosa. Si alzò e si diresse verso un'angolo della stanza. - Alcuni miei informatori mi hanno dato una notizia alquanto... bizzarra. Prese qualcosa da un cassetto nascosto nella parete e dopo qualche istante era sul tavolo davanti a Raizen. Una foto.

    S26JYtT
    - Lui... è Ryo. Era mio nipote, prima che fossi resuscitato, prima di... tutto. Questa foto è stata scattata due settimane fa. Attese qualche istante perché immaginava che il cervello del suo interlocutore ci avrebbe messo un po' ad assimilare la notizia.
    - Non ci sono dubbi che sia lui. Questa è una foto di lui di qualche secolo fa. Gli porse un'altra foto, più sbiadita e malconcia. Erano identici. - Lavora come fabbro in un villaggio del Paese del Tè, Otoshimori. Si occupa di alcune commissioni per gli abitanti delle zone circostanti, attrezzi, qualche spada. Ma mi sono fatto portare alcuni dei suoi lavori... non c'è dubbio che sia lui. Soltanto Ryo batte in quel modo il metallo.
    Finalmente, dopo tutto quel tempo, uno spiraglio di umanità era tornato in Meku, se non sul volto perlomeno nelle sue parole. - Vai e riportamelo. Ti insegnerò qualcosa di ciò che chiedi. Gli diede in mano una moneta. - Mostragli questa, proverà che stai dicendo il vero. Meku non avrebbe risposto a domande riguardanti la moneta, ma se interrogato sul come mai quel ragazzo fosse ancora in vita, avrebbe ricevuto una risposta secca: - Conosci me e ancora ti fai domande su come qualcuno possa vivere per millenni?
    Fece sciò con la mano: - Adesso va. Sai quello che devi fare.

    Se l'Hokage avesse acconsentito, avrebbe avuto il permesso di congedarsi.

    All'uscita dal rifugio, tuttavia, sentì un debole crack davanti a lui, un istante dopo che cominciò a dischiudere la botola. Riaprendola del tutto e guardando nel punto dove aveva sentito il rumore, notò che non c'era nulla che avrebbe potuto provocare quel rumore. Concentrandosi sui suoi sensi, però, avrebbe potuto notare una qualche presenza a 5-6 metri da lui, all'interno di alcuni grossi cespugli sulla sua destra.

    Edited by Alkaid69 - 27/1/2018, 03:38
     
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    Notti Movimentate


    - III -




    Alzò un sopracciglio accompagnandolo ad un sorriso quando Meku gli diede dell’insistente, non tanto perché lo reputò offensivo, ma per sincero divertimento.

    Se non piangi non mangi.

    Commentò con estrema naturalezza ed una scrollata di spalle, una piccola massima che aiutava a capire come Raizen vedesse la vita: generosa, ma con pochi. A lagnarsi, ad essere insistenti, ad avere sempre la bocca aperta elemosinando del cibo qualcosa arriva sempre, e non per forza doveva significare aspettare la manna dal cielo, per piangere più forte di tutti era necessaria una certa dose di tenacia.
    In senso lato, come Meku, anche lui non si accontentava delle briciole.

    Ma comunque, so che la reputerà una domanda strana se non inutile.
    Ma questo è davvero suo nipote?
    Nel senso, SOLAMENTE suo nipote?
    La somiglianza è straordinaria!


    Dopo aver ricevuto la burbera risposta che si aspettava si alzò in piedi.

    Bene, credo che mi metterò in viaggio praticamente subito, lasci la porta aperta, conto di impiegarci poco.

    E dopo l’ultimo saluto si diresse all’esterno.
    Uscito dalla botola stava per incamminarsi verso il villaggio quando un cespuglio tremolò decisamente più del necessario. A quell’ora della notte poteva accettare che un Hokag particolarmente indaffarato si aggirasse per quella zona del villaggio come un anima in pena, poteva anche accettare che un fabbro immortale gli aprisse la porta in quanto non aveva necessità di dormire, ma non poteva certamente accettare che un cespuglio si muovesse al suo passaggio, dopo esser uscito improvvisamente dalla botola e con all’esterno ancora il suo odore per l’aria, cosa che avrebbe tenuto le bestie alla larga.
    No. Li c’era qualcosa che non quadrava.
    I suoi sensi in realtà non riuscivano proprio a distinguere qualcosa di particolare, il naso, il primo organo a venir sfruttato non percepì nulla, ma una sensazione generalizzata lo spingeva verso il cespuglio alla sua destra.
    Non era facile da spiegare, ma quel refolo di vento presente quella notte non attraversava tutte le foglie come doveva, c’era qualcosa che lo deviava e ne ovattava i suoni, guardatosi attorno qualche volta scelse di agire.
    Il suo controllo sulla sua nuova abilità era ancora poco, ma quei metri erano così pochi da permettergli di teletrasportarsi a pochissima distanza dal cespuglio, flettere il busto verso di esso e calare al suo interno la mano, stringendola istantaneamente su qualsiasi cosa che non fosse un ramo o una foglia.





    Edited by F e n i x - 28/1/2018, 16:02
     
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    La mano dell'Hokage afferrò qualcosa di morbido, caldo. Sentì una sorta di squittio, prima di vedere che si trattava in effetti di una persona.



    S26JYtT
    - Pardon! Pardon! Non volevo! Io... Aspetta ma... eh? Particolare come minaccia, io stesso non avrei saputo frasarne una tanto elaborata... ok, ok, mi lasciate il collo così parlo... sì, bella. L'Hokage di sicuro l'avrebbe riconosciuto, si trattava di un Chunin del suo villaggio, Kunihiro Horikawa, che, sforzando la voce per la presa, gli stava parlando... - Fiuuu... ad ogni modo... TADAAAAAN, sorpesa! WOW, vero? Cooosa? Come mai mi hai seguito fin qui?? Rimanendo nascosto per tutto questo tempo, che mito!

    Accentuò il sorriso che aveva tenuto fino a quel momento, attese qualche istante: - No? No... va bene. Insomma, io ero in giro con la mia cricca, no? E lì vedo una figura che si aggira per le strade e udite, udite, un Hokage! Quindi mi son detto, chissà dove sta andando? E però poi non avrei voluto disturbarvi quindi mi sono tenuto in disparte, ma quella botola proprio non si apriva, di che è fatta, voi lo sapete per caso? Dovrei imparare a scassinare, c'è qualcuno che lo insegna al villaggio? No, ok, concentrazione, dicevo, la mera curiosità mi ha spinto a seguirvi fin qui, ma... cosa ci siete venuto a fare, poi?


    Poco prima, con Meku:

    - Sì, è mio nipote, quando lo vedrai, capirai. Adesso, se non hai altre domande inutili preferirei essere lasciato solo. E poi: -Quella porta è utile per tenere fuori le cavallette come te e i tuoi scagnozzi ficcanaso. Parole che Raizen avrebbe potuto cogliere realmente solo dopo aver incontrato il ragazzino degli Horikawa fuori dal covo.

     
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    Cespugli e Terrore


    - IV -




    Guardò storto il novello chunin.
    La mano avrebbe allentato la presa mentre l’Hokage si faceva silenzioso, osservando il piccolo teatrino con più della mera curiosità. Se Kunihiro al loro primo incontro aveva conosciuto un Raizen tutto sommato alla mano e disponibile ad ascoltare il suo strambo rapporto, ora ne vedeva uno sospettoso, ed abbastanza inquietante.
    Non era il primo a vedere Raizen in quella “modalità, ad essere precisi era il secondo, ma da allora e forse proprio per quella ragione, il ninja aveva appreso una tecnica piuttosto comoda per quelle occasioni. La prima volta con Yato era stato ben più incisivo, ma in quel momento la situazione era indifferente, ed aveva una certa fretta che non gli permise di ricreare la stessa situazione.

    Perché mi hai seguito.

    C’era un contatto, e tanto bastava perché il minuto chunin sentisse la domanda rimbombargli con potenza nella mente, cercando avidamente la risposta, ma non solo, un flusso di chakra ancora più imponente gli avrebbe sconvolto la mente, una paura profonda che forse non gli avrebbe permesso di concentrarsiInterrogazione Mentale
    Villaggio: Generico
    Posizioni Magiche: Tigre (1)
    L'illusione si attiva tramite il contatto con la vittima. L'utilizzatore sarà in grado di interrogarla, cercando di estorcerle le informazioni direttamente dalla propria psiche leggendo la mente. Può essere utilizzata anche su bersagli incoscienti, riuscendo a comunicare mentalmente. L'utilizzatore vedrà le immagini dei pensieri superficiali della vittima, la quale è consapevole dell'interrogazione. Per mostrare un'immagine diversa dal reale pensiero è necessaria molta concentrazione, uno slot difesa e un consumo pari a medio ogni domanda. L'efficacia è pari a 30. Ogni domanda oltre alla prima richiede slot azione/tecnica.Tipo: Genjutsu - Tameshi
    (Consumo: Mediobasso ogni domanda)
    [Da genin in su]

    Intento Assassino
    Villaggio: Specializzazione
    Posizioni Magiche: Nessuna (0)
    L'illusione si attiva entro un raggio di 9 metri se percepito dalla vittima. La vittima vedrà la furia omicida dell'utilizzatore riversarsi sulla propria mente, paralizzandolo. Le vittime saranno Semiparalizzate e avranno un malus di 2 tacche a Velocità e Riflessi per azioni contro l'utilizzatore o alleati. L'efficacia è pari a 40; colpisce chiunque presente entro il raggio d'azione.Tipo: Genjutsu - Bakkin/Tameshi
    (Consumo: Alto)
    [Da chunin in su]

    Paura Incatenante
    Talento: L'utilizzatore se sfruttata la tecnica "Intento Assassino" causerà in aggiunta lo status Scoordinato per 2 round. Utilizzabile 1 volta ogni 2 round. Non è possibile utilizzare altre abilità "talento" in combinazione.[Da genin in su]

    Terrore Atrofizzante
    Talento: L'utilizzatore se sfruttata la tecnica "Intento Assassino" causerà in aggiunta lo status Ingombro per 2 round. Utilizzabile 1 volta ogni 2 round. Non è possibile utilizzare altre abilità "talento" in combinazione.
    [Da chunin in su]
    troppo su un eventuale menzogna.
    Ottenuta la sua risposta avrebbe definitivamente lasciato la presa.

    Non mi piace essere seguito, o ingannato.
    L’ultimo kiriano che ci ha provato ha fatto colazione col suo stesso braccio.


    Ma non tutti i sospetti furono fugati, non del tutto quantomeno, motivo per cui, con una mano al mento si sarebbe rivolto allo shinobi.

    Senti, sto partendo per una missione di poco conto, visto che sei qui e sei curioso ti farò vedere che avevo da fare.
    Il che vuol dire che verrai insieme a me.
    Se sarai utile magari sarò anche generoso.


    Non avrebbe accettato alcuna scusa, a meno di una richiesta di qualche minuto utile a recuperare il suo equipaggiamento.

    Ci muoveremo a piedi.

    Avrebbe annunciato vicino alle porte del villaggio.

    Non ho troppa fretta e ho bisogno di riflettere, e magari sperimentare.
    Ricordo di aver letto qualcosa sul tuo conto, sei uno di quelli che ha seguito le orme del secondo e del quarto hokage, giusto?


    Se non avesse compreso con uno sbuffo avrebbe approfondito.

    Si dai, quella tecnica particolare che si attiva con i foglietti.

    Non conosceva affatto Kunihiro se non per i pochi minuti necessari ad ascoltare il suo rapporto, ma non l’avrebbe definito incline a scucire troppe informazioni sul suo conto, se non centellinate tra una stramberia e l’altra.
    Aggettivo che inevitabilmente gli fece pensare a Febh ed alla croce di avere un simile elemento all’interno del villaggio.




    Edited by F e n i x - 28/1/2018, 16:02
     
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    In natura, quando un animale più grosso minaccia uno più piccolo, possono succedere due cose: l'animale più piccolo potrà provare a scappare spaventato, cercando di salvarsi, oppure potrà mostrare una natura violenta, nel tentativo di innalzare un'ultima difesa prima della morte inevitabile.


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    Quello che il grande e grosso Raizen vide, interrogando mentalmente Kunihiro, non fu altro che una serie di immagini, diretto risultato della tecnica utilizzata. Al tempo stesso, ma per un breve, brevissimo istante, vide il volto del ragazzino deformarsi di fronte a lui, per la prima volta non più un chunin alle prime armi ma... qualcos'altro. Probabilmente una risposta di riflesso al terrore che l'Hokage aveva scelto di instillare con così tanta crudeltà nel suo stesso sottoposto. Un meccanismo di difesa in chi sta per dare il tutto per tutto in un ultimo attacco suicida.

    Le immagini si affollarono in ordine sparso nella testa di entrambi, come se una diga, da tempo chiusa, fosse stata aperta all'improvviso e tutti i detriti che vi erano rimasti bloccati cercassero adesso di farsi strada nello stesso momento, tentando di sfuggire al blocco.
    Di risposta al primo istinto del ragazzino, fu l'aggressività a farla da padrone nei primi fotogrammi. Immagini di persone morte, accasciate al suolo o contro un muro, gente che dal nulla si era ritrovata senza più il controllo del proprio corpo, senza più neanche la propria vita, in una pozza di sangue.
    Kunihiro era un assassino, questo Raizen forse lo sapeva, essendo il ragazzino un suo sottoposto. Addestrato nell'arte della furtività e dell'omicidio proprio perché per esse aveva mostrato una particolare affinità e l'Accademia doveva averlo riconosciuto. Quante morti aveva visto fino a quel momento e di quante era stato direttamente l'artefice?

    Dopo quel primo istante in cui Kunihiro di riflesso aveva pensato a tutti i modi in cui fare fuori il nemico che lo stava aggredendo, tuttavia, ci fu la risposta alla domanda; ma stava all'interrogatore stesso interpretarla: una visione di lui stesso, Raizen Ikigami, in un momento iconico: il funerale per i morti di quella notte. Era però fuori da sé, scrutato da una posizione più bassa. Sentiva per sé stesso una curiosità insaziabile. Raizen vide Raizen e percepì chiaramente la voglia di conoscere e sperimentare, come il più elementare desiderio bambinesco. Non c'era malignità, tuttavia, in quel pensiero. Si vide poi all'interno del suo ufficio, in quella strana tenuta da allenamento, scrutato nelle minime reazioni facciali per capire se le proprie parole suscitassero una qualche reazione nelll'Hokage. Si vide infine nella notte, dall'alto di un edificio. Decise di seguire sé stesso, per capire fino a che punto sarebbe riuscito ad arrivare. Probabilmente non stava andando da nessuna parte, ma che scarica di adrenalina gli provocava il pensiero di poter scoprire qualche segreto!

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    Le immagini si interruppero e Kunihiro Horikawa fu lasciato andare, ma non aveva più quel sorriso che troppo spesso lo caratterizzava. Si massaggiò la gola, si ricompose e sorrise: - Beh, che dire, un po' imbarazzante. Mi sento come quella volta che la mamma mi sorprese in una situazione un po' compromettente. Una capacità interessante, quella. Ma mi chiedo se sia solo la mente altrui ad essere aperta e non ci si possa far male a guardare troppo a fondo negli altri. Io di sicuro me ne terrò alla larga d'ora in poi! Rise.

    Si schioccò un dito e ripercorse con la mente quello che era appena accaduto, dato che fino a pochi istanti prima non avrebbe saputo dirlo, preso com'era da una tecnica che gli aveva fatto credere di essere diventato Raizen Ikigami stesso, anche lui fuori da sé come lo era stato l'Hokage. Era stata una combinazione di terrore e altri attacchi mentali mai provati prima (e che mai avrebbe voluto riprovare). Si ripromise di non farsi mai più toccare da quell'uomo.
    Nel frattempo, sembrava che il ragazzone, probabilmente ispirato dalle immagini lusinganti che Kunihiro gli aveva lasciato intravedere, volesse tenersi stretto l'Horikawa, forse per toccarlo ancora e subire un'altra scarica di quelle immagini!
    Esitò, ma poi quella curiosità gli fece cambiare idea: d'altronde, aveva deciso di tenersi a debita distanza, quindi non ci sarebbero stati pericoli.
    - Hokage-dono, voi mi fate un grande onore nel richiedere il mio supporto in questa vostra operazione! Ma la domanda è doverosa: includerà per caso la tortura mentale di tanti innocenti, come nel vostro stile? Si inchinò. - Ebbene, accetto! Sia mai che si dica che vi ho lasciato all'asciutto in un momento di bisogno!
    Come aveva immaginato, poi, l'Hokage sembrava essersi informato su di lui e le sue capacità, segno inequivocabile del fatto che fosse morbosamente interessato a lui. Con quali fini ancora non lo sapeva, ma magari avrebbe potuto sfruttare la cosa a suo favore. - Pin-pon! Bingo! Forse un giorno vi racconterò di come sono venuto in contatto con il potentissimo shinobi che mi ha tramandato questa tecnica! Magari, sentendo che c'era un altro possente ninja nella vita di Kunihiro, il gigante si sarebbe ingelosito.

    Adesso, avrebbero dovuto viaggiare insieme fino alle terre del Tè e cercare il nipote del leggendario fabbro.


    Edited by Alkaid69 - 28/1/2018, 13:41
     
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    Notte con lo Strambo


    - V -




    Quanto i più profondi istinti di Kunihiro si manifestarono il Colosso non si preoccupò minimamente, probabilmente la prima reazione che ebbe fu di orgoglio.

    Scusami.
    È necessario purtroppo, fidarsi del prossimo ultimamente non è semplice.


    Al commento riguardo il guardare nel profondo dello spirito altrui Raizen alzò le spalle, affatto preoccupato.

    Stai cercando di buttarmela in filosofia?
    Quando è il nero a guardarti dentro non dovresti preoccuparti di cosa lui potrebbe lasciare in te, ma di cosa lui prende da te.
    Comunque no, niente torture. Ammenochè non ce ne sia bisogno, ovvio.


    Iniziando ad incamminarsi il piccolo Chunin rispose affermativamente anche alla sua domanda riguardo le capacità che possedeva.

    Ah si?
    E che distanze riesci a coprire?


    Avuta una risposta, seppure fosse stata una stima non troppo precisa, avrebbe annuito.

    Te la cavi bene insomma, io stesso avevo capacità simili, ma le ho perse, anche se di recente pare io abbia riacquisito qualcosa di simile, dopo una specie di defibrillazione.
    Oddio, in realtà di simile c’era solo il fatto che scompariamo da una parte e compariamo in un’altra.
    Io per farlo sfruttavo l’elettricità per trasferirmi su delle tracce magnetiche, mentre tu su dei fuuinjutsu.
    Al momento sono in grado di compiere solo pochi metri, ed affinare qualcosa che non sai come hai ottenuto è una di quelle cose maledettamente noiose da fare.
    Anche se pare mi abbia avvicinato alla natura di un demone.


    Su quelle parole fermò la tecnica del teletrasporto ad un attimo prima dell’atto pratico, illuminandosi dapprima di una miriade di scariche elettriche, trattenute dal suo stesso potenziale elettrostatico, per poi brillare lui stesso alla stregua di un fulmine, come se prima la pelle, poi i muscoli e le ossa perdessero consistenza trasformandosi in elettricità pura.

    Puro chakra…
    …incontrollato.


    Il viaggio per il villaggio del The non sarebbe durato troppo, ma se volevano arrivare freschi e pronti a qualsiasi eventualità si sarebbero dovuti fermare a metà del tragitto, luogo in cui Raizen si sarebbe occupato di costruire un giaciglio monoposto per la notte.

    Immagino te la caverai a costruirti un riparo per la notte no?
    Nel bosco non si gela, oggi è una notte buona, ma credo ti verrà comunque parecchio freddo se non prenderai qualche provvedimento.


    Lui intanto avrebbe costruito una capanna in miniatura, vicina al focolare controllato che dopo la cena sarebbe stato ben caldo. Niente più che una serie di legnetti a forma di V, che collegati da altri posti orizzontalmente avrebbero tenuto una serie di frasche, prima secche e poi fresche che avrebbero fatto somigliare la piccola capanna ad un mucchio informe di rami ma che di fatto grazie alla loro disposizione lo rendeva impermeabile all'acqua ed un ottimo nascondiglio olfattivo viste le piante fortemente aromatiche usate. Il tocco finale fu la tecnica del simulacro di spine che gli permise di occupare il poco spazio tra lui e i sostegni delle frasche con un cuscino, seppur rigido, di capelli.


     
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    Da tutto il discorso di Raizen Ikigami, Kunihiro capì soltanto una cosa: che quell'uomo voleva farsi chiamare "il Nero". Decise quindi di sottostare alle richieste dell'Hokage, chiamandolo d'ora in poi in quel modo. - Di recente il mio record è arrivato a cinquantaquattro metri... che c'è? Vi aspettavate una stima? Beh, Nero-sama, voi lo sapete meglio di me, quando il proprio stile di combattimento si basa su una capacità di questo tipo si impara a valutare con un'occhiata qualunque distanza e a tenere a mente costantemente ogni punto in cui si è lasciato un... foglietto, come lo chiamate voi. Rise. - Però, però, però! Bisogna aggiornare mentalmente tutte le distanze da tutti i punti ogni volta che si compie un passo. Altrimenti sarebbe impossibile sfruttarli, no?

    Ascoltò e guardò con l'attenzione che poté le spiegazioni dell'altro sulle sue capacità, ma non ci capì poi molto: a parte il fatto che l'Hokage a quanto pare era diventato più... scarso col tempo. Se lo appuntò mentalmente. Una delle cose che disse, tuttavia, gli rimase impressa: per lui era possibile viaggiare su delle "tracce". Che esistessero anche "tracce" lasciate dai suoi sigilli, sulle quali il ragazzino poteva... viaggiare? Sorrise.

    Dopo alcune ore di viaggio, a circa metà del tragitto, Raizen Ikigami decise che era tempo di fermarsi e riposare, in modo da arrivare freschi a ciò che li avrebbe aspettati il giorno dopo, di qualunque natura fosse stato. Kunihiro scrollò le spalle, notando però che l'Hokage aveva intenzione di dormire lì: si stava, infatti, costruendo una sorta di minuscola capanna. Al ragazzino venne in mente per qualche motivo un certo asino di cui aveva sentito parlare in una storia chissà quanti anni prima, che era solito costruirsi una casa alla stessa maniera. Casa che era costretto ogni volta a ricostruire alla minima folata di vento.
    Il Kage sembrava piuttosto convinto della sua scelta, quindi Kunihiro non volle rovinare i suoi piani proponendo alternative. Al contrario, si complimentò per il lavoro svolto e gli disse che lui avrebbe cercato un alto albero, invece. Ne cercò uno nei dintorni e si sdraiò sopra un ramo, dopo aver piantato sul tronco uno dei suoi Kunai. Questo pugnale, però, a differenza degli altri, presentava un sigillo di dislocazione remota. Un altro simile era sempre presente sotto il suo letto a casa Horikawa. Attese quindi circa mezz'ora sul ramo e poi svanì, ricomparendo nella sua stanza al villaggio della Foglia.

    L'indomani si sarebbe svegliato di buon ora e sarebbe tornato a vedere come se l'era passata il suo superiore.

    -


    Il villaggio di Otoshimori era un semplice ammasso di casette e casupole poggiato su una lunga collina. Sembrava che gli abitanti di quel luogo avessero scelto di vivere per lungo, piuttosto che in altezza. Sembrava praticamente un condominio tagliato a fette e disposto in orizzontale.
    Molte delle case presentavano la targhetta che ne identificava la proprietà, o meglio, chi vi risiedeva: molti, stranamente, portavano il cognome Taniguchi.
    - Oh, questi abitanti birichini... devono aver preso alla lettera il modo di dire: la prima volta è tra cugini! Oh, beh, contenti loro...

    Chiedendo del fabbro locale ai numerosi Taniguchi, sarebbero stati indirizzati verso un capanno a est del villaggio, anche se purtroppo difficile da trovare, data la disposizione poco strutturata del villaggio. Chiedendo indicazioni, comunque, avrebbero potuto trovarla, anche grazie a un ritmico suono metallico, tipico di un martello che picchia su un'incudine. - Chi è questo fabbro che cercate? Vi dovete per caso rifare la cinta? Vi vedo effettivamente un po' ingrassato rispetto all'ultima volta... Se si fosse rivelato offeso dal commento, Kunihiro avrebbe confessato che scherzava e che in realtà lo vedeva in formissima.

    La vampata di calore che ricevettero quando aprirono la porta del capanno fu quasi insopportabile per Kunihiro, che indietreggio di qualche passo emettendo un suono simile al soffio di un gatto. All'interno, una figura dal fisico molto ben scolpito stava battendo con ferocia un pezzo di acciaio: aveva la testa interamente ricoperta da una maschera protettiva, ma era chiaro che si trattava del fabbro che lavorava all'interno di quella bottega. Preso dal suo lavoro, non li sentì entrare. O forse semplicemente decise di ignorarli...
     
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    Il Fabbro


    - VI -




    Il Colosso ebbe modo di comprendere che lo shinobi aveva fiducia nelle sue capacità, e nonostante apparisse svampito pareva averne un buon controllo, certo, visto il suo piccolo racconto si sarebbe aspettato maggior interesse da parte del ragazzo, quel genere di curiosità dettata dalla deformazione professionale che avrebbe dovuto spingerlo ad informarsi di più sulla differenza di metodo.
    Certo, magari sapendo di aver ricordato a Kunihiro un asino gli avrebbe risposto in alfabeto morse, sfruttandone le di lui guance e percuotendole a suon di schiaffi per replicare punti e linee, ma era un eventualità che l’arguzia del ninja gli avrebbe evitato. Forse.
    Non fu difficile notare al suo risveglio, ed anche nel momento in cui lui si dedicava al suo riparo, in grado di superare in maniera eccellente la notte, che Kunihiro non aveva approntato alcun tipo di riparo, ma riuscì a vedere che, mentre lui si preparava a dormire trovò riparo su un ramo.
    Per quanto si fosse svegliato di buon ora infatti difficilmente avrebbe superato Raizen il cui sonno leggero sarebbe stato presto disturbato dai volatili e il loro cinguettio fin dall’alba, ma stranamente non avrebbe imprecato contro di loro, scalando l’albero alla ricerca del sigillo del chunin.

    Bella roba.
    Questo si che è comodo.


    Avrebbe quindi tentato di prelevarlo, fermandosi stupito quando lo toccò per la prima volta: veder le proprie mani sfarfallare insieme al resto del corpo senza alcuna ragione non era di certo piacevole.
    In qualche modo l’arte di Kunihiro aveva un legame con il suo corpo, od una similitudine così profonda da stimolare in qualche modo ciò che permetteva a Raizen di teletrasportarsi nuovamente. Se non avesse avuto null’altro da fare sarebbe rimasto a fissare il sigillo per cercare di capirci qualcosa, ma aveva già pianificato un piccolo benvenuto per il suo compagno di missione quindi non potè tardare troppo.
    Tagliato il grosso ramo l’avrebbe portato con se fino al più vicino corso d’acqua e messolo in bilico tra due massi scivolosi si sarebbe seduto a riva, aspettando che Kunihiro comparisse, trovando sotto di se l’appoggio instabile che l’avrebbe quasi certamente fatto finire a mollo.

    Buongiorno principino!

    Un tono che non nascondeva un leggero scherno, a quanto pareva se l’era presa a male per non aver ricevuto alcuna notizia di quella capacità così comoda per i viaggi.
    Quando l’altro fosse riemerso dall’acqua, guardandolo in cagnesco avrebbe ripreso a parlare.

    Ti do venti minuti.
    Torni a Konoha, entri da Taro, è una panineria abbastanza famosa, sai quella che fa la salsa più piccante del villaggio no?
    Ecco.
    Ti fai fare due grossi panini, manzo ai ferri, insalata, patatine fritte e maionese.
    E…


    Riflettè qualche secondo sul far pagare o meno al chunin il conto.

    …e lo fai mettere sul mio conto, quando lo saprà capirà anche le porzioni da fare, penso stia lavorando ad un menù… è fissato con gli Hokage, immagino voglia superare il concetto di extralarge.
    Sono entrambi per me, niente ingredienti extra, prenditi qualcosa per il disturbo.
    Il sigillo che crei dallo a me, nel mentre che vai mi avvantaggio sul percorso.
    E asciugati.
    Se tardi so già cosa non gradisci ti venga fatto.


    Sorrise beffardo, o bastardo, dipendeva dai punti di vista, ma dopotutto una doccia fredda non aveva mai fatto male a nessuno e poi al mattino era tonificante.
    A stomaco pieno, dopo una piccola pausa per divorare la colazione avrebbero ripreso il viaggio arrivando abbastanza rapidamente al villaggio, composto per la stragrande maggioranza da villette a schiera abbastanza anonime se non per un particolare: un gran numero di esse riportava sulla targhetta il medesimo cognome, cosa che notò anche Kunihiro.

    Accidenti!
    Non fatico a crederci eh, ma dopo tutto sto lavoro dovrebbero essere tutti storpi!


    Curiosità che cercò di levarsi mentre chiedeva informazioni riguardo il fabbro che cercava. Quando uno degli abitanti gli avrebbe dato risposta avrebbe innocentemente teso la mano verso di lui per una stretta di saluto e ringraziamento, tuttavia più insidiosa del previsto.

    E senta, sa ma sono non poco curioso, saprebbe anche dirmi come mai in così tanti avete lo stesso cognome, o al limite chi potrebbe dirmelo?

    Una domanda semplice a cui il chakra avrebbe aiutato a rispondere, ed essendo posta in contemporanea alla voce del Colosso, in quella situazione così inoffensiva, era anche complesso accorgersi dell’alterazione dei processi mentali, per l’uomo sarebbe stato come ricordarsi la risposta, non pronunciarla con la bocca sarebbe comunque stata una sua scelta.

    Va bene, la ringrazio.

    Si sarebbe così congedato per recarsi dal nipote di Meku.

    Rifarmi la cinta?
    Si che sei strambo, ma come diavolo ti vesti per farti fare una cinta da un fabbro?
    Ti allucchetti una catena alla vita per tenere su i pantaloni?


    Fece la domanda divertito, confermando l’impressione che Kunihiro avrebbe potuto notare già da dopo la colazione: le ire del Colosso, quando così piccole, duravano ben poco.

    No, ovviamente no comunque, sto facendo un favore a qualcuno.

    Trovato il piccolo capanno nel dedalo formato dalla disposizione casuale delle abitazioni, sarebbe entrato senza bussare, inutile farlo quando un fabbro lavorava alla forgia, venendo accolto dal tipico calore che essa emanava, gli asciugò gli occhi, ma ne fece poco conto essendovi abituato.
    Il fabbro pareva immerso nel suo lavoro, ma Raizen non si sentì di escludere che semplicemente li stesse ignorando, era parente di Meku dopotutto, e il sangue pareva essere parecchio forte in lui, motivo per il quale contrasse le labbra, ritraendo leggermente quello inferiore tra i denti emettendo un fischio forte ed acuto, ben più forte delle nocche sulla porta, forse anche fastidioso per l’udito in un ambiente così ristretto.
    Difficile non sentirlo, anche per il fabbro.

    Salve, perdoni la scortesia.

    Abbozzò un sorriso dopo aver ricevuto un qualsiasi tipo di risposta.

    Starei cercando il suo aiutante, tempo fa incoraggiato dalle voci avevo mandato un garzone a far costruire una spada per mio figlio…

    Avrebbe indicato Kunihiro con la mano.

    … in cerca di qualcosa di solido ed affidabile ma comunque bello da vedere.
    Ma nonostante la lama avesse un innegabile fascino si è rotta non resistendo alla forza che io gli ho impresso mentre la provavo.


    Partì prevenuto, non sapeva se chi c’era sotto la maschera fosse Ryo, ma non gli sembrava vista la corporatura, dalla foto il ragazzo pareva più minuto e se era in vita ed era ancora giovane qualcosa bloccava lo scorrere del tempo per lui, impedendogli di incrementare la sua massa muscolare in una sorta di stasi, o almeno così immaginava. La piccola storiella avrebbe fatto calare i sospetti sul duo e costretto il fabbro a privarsi della maschera per osservare la lama così che Raizen potesse saggiarne la reazione e magari comprendere qualcosa su di lui, poteva anche darsi che proteggesse il ragazzo da un nonno invadente.
    Dopotutto se Raizen era stato mandato li qualcosa sotto doveva esserci, e Ryo poteva essere un adolescente ribelle che magari avrebbe potuto riportare a casa senza troppi problemi.
    Se quello fosse stato Ryo invece avrebbe continuato in base alla sua reazione.



     
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    - Heeee? Questo sì che è uno scoop! Non sapevo che l'Hokage fosse un tale burlone! Davvero, o SOMMO Hokage-sama, voi mi fate onore rendendomi parte del vostro personalissimo divertimento. Lungi da me criticare una tale pratica, ma con voi davvero non ci si annoia mai! Disse a testa in giù.
    Dopo essere scivolato, si era ritrovato con la schiena arcuata all'indietro, nella tipica posizione del "ponte". Un piede era rimasto appiccicato grazie al chakra adesivo al masso sul quale Raizen Ikigami aveva avuto la brillante idea di spostare il suo Kunai con sigillo (notava ora), le mani invece erano poggiate sulla superficie dell'acqua in maniera del tutto instabile. L'altra gamba, poi, era sommersa sott'acqua. - Addirittura venti minuti? Voi siete fin troppo GENEROSO! Disse, dopo essersi rimesso in piedi sull'acqua e avergli lanciato con tutta la forza il kunai con sigillo (nel momento in cui diceva l'ultima parola). E svanì.
    Kunihiro aveva calcolato che venti minuti sarebbero stati più che sufficienti in quanto l'unico tragitto che avrebbe dovuto fare a piedi sarebbe dovuto essere quello dalla sua stanza al "paninaro". Poi, una volta ricevuto il cibo (dicendo al tipo che l'Hokage aveva deciso di dargli una lauta mancia e avrebbe dovuto aggiungere i ryo che preferiva al conto) svanì nuovamente.

    Prevedeva che, prima della fine di quella bizzarra "missione", ci sarebbero stati molti altri simili scambi. Se al Kage piacevano quel tipo di scherzi, Kunihiro avrebbe dovuto stare al passo!


    Arrivati al bizzarro villaggio, Raizen pensò bene di fermare qualcuno del luogo. L'uomo, stempiato, capelli rasati e occhiali a fondo di bottiglia, vestito con panciotto e
    -La nostra è una stirpe che deriva da una lunghissima tradizione di alchimisti. Siamo tutti alchimisti al villaggio... un bel villaggetto... Rise. -Capannoni con cipressi del Paese del Tè... Indicò i vari cipressi che infestavano tutte le strette strade di quel luogo -e la sua bella villetta adiacente. Abbiamo tutti la nostra bella villetta adiacente. E infatti è tutto sviluppato in orizzontale, ovvio. Fu un tale Ing. Taniguchi a pensarla. Un visionario, perché in effetti spalmare l'odio sul territorio è molto meglio che concentrarlo in un punto solo. E' ovvio, no? Rise e una volta lasciata la presa dal Hokage se ne andò.


    Più tardi, quando nella fucina l'uomo mascherato udì il fischio, si fermò immediatamente e il silenzio calò all'interno del capanno, a parte per lo sfrigolare del fuoco e le parole di Raizen. Dopo che l'Hokage ebbe finito di parlare, l'altro sollevò la maschera di ferro che ne copriva le fattezze, rivelandosi ben più giovane di quanto la corporatura non facesse intendere. Aveva uno sguardo limpido e i capelli biondi. -Ah, mi scusi, ma sta cercando me? Ma... una spada? E' sicuro? Sono io l'apprendista ma non ricordo di aver forgiato alcuna spada! Mi faccia vedere, magari è solo la memoria che mi fa brutti scherzi...
    E così dicendo si avvicinò ai due. Adesso che era più visibile, lontano dalla luce intensa della forgia, Raizen avrebbe potuto notare che non si trattava del nipote di Meku. -Il maestro dovrebbe arrivare a momen...
    -Ah! Ma cosa abbiamo qui!? Un cliente poco soddisfatto? Ma non va bene mica! Interruppe una giovane voce alle loro spalle, che subito si comprese essere quella di Ryo, immutato rispetto alle foto mostrate da Meku e che a quanto pare li aveva sentiti parlare mentre rientrava. Si fece strada frettolosamente nell'angusto spazio del negozio e fece segno con la mano ai due: -Ma allora, cosa aspettate? Venite da questa parte, su, su. Mostratemi questa lama rotta. Taketoshi, vammi a prendere la lente d'ingrandimento. Non mi meraviglio mica che abbiate rotto una spada! Dico io, con questa corporatura qua! Allungò le mani sul petto dell'Hokage per toccarlo. Non c'era malizia dietro quel gesto, solo un paio di pacche che a Raizen sarebbero risultate leggerissimeValutazione sensoriale (Base)
    Abile: L'utilizzatore può stimare le fattezze e qualità di un oggetto o materiale attraverso le vibrazioni e il rumore che questo provoca se percosso anche leggermente con le dita.[Da genin in su]
    [Richiede Percezione (Base)]

    Valutazione sensoriale (Intermedia)
    Abile: L'utilizzatore può stimare a grandi linee la qualità dei muscoli di un obbiettivo attraverso le vibrazioni e il rumore che questo provoca se percosso anche leggermente con le dita, determinandone a grandi linee il grado di allenamento. Può anche percepire a grandi linee la presenza di equipaggiamenti protettivi o parti meccaniche, se presenti.[Da genin in su]
    [Richiede Percezione (Intermedia)]
    [Richiede Conoscenze Mediche (Base)]
    .

    dAqFEqp
    Che fosse riuscito o meno a toccare Raizen con le dita, avrebbe urlato: -Taketoshi, ce l'ho qui la lente! Vai dall'alchimista Taniguchi e chiedigli se è arrivato l'ordine della pasta abrasiva!
    - Subito, sensei! Si sentirono dei passi affrettati e poi il rumore della porta sul retro, segno che il ragazzotto era uscito.
    -Bene, mostratemi questa spada. Anche se... devo dire che è strano perché, sapete,
    noi qui di spade... non ne facciamo.
    L'espressione dipinta sul volto del ragazzo cambiò improvvisamente, quasi come se fosse diventato una persona diversa. -Quindi sarebbe molto interessante capire esattamente... voi... chi siete?


     
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    - VI -




    Raizen annuì, seppur poco convinto dalle spiegazioni dell’orgoglioso cittadine.

    Beh, il proverbio dice che non c’è cosa più divina di trombarsi la cugina.
    Ma insomma, mica vanno prese alla lettera ste cose


    Si allontanarono verso la capanna con Raizen che borbottava sulla questione, senza dimenticarsi di menzionare i vari clan che tanto non si distanziavano da quello stile di vita.

    […]

    Dentro alla capanna Ryo gli diede fin dal primo momento l’impressione di aver ereditato l’intero corredo genetico di Meku, spocchia compresa. Ma era anche certo di vedere del talento in lui, motivo per il quale, quando questo gli si avvicinò per toccarlo fece un passo indietro, lo mascherò da stizza, ma ricordava bene cosa era stato in grado di fare il fabbro immortale col solo tocco delle dita, ripetere l’esperienza, anche se limitata ad un solo osso non rientrava nelle sue priorità.

    Già, un dono di famiglia.

    Una volta seduto il trio potè finalmente scoprire le carte.

    Nessuno di pericoloso in realtà, volevo solamente essere certo che tu fossi Ryo.

    Nel pronunciare il suo nome tirò fuori dalla tasca la moneta datagli dal fabbro immortale e con uno scatto del pollice la lanciò vero il petto di Ryo.

    Ci manda tuo nonno, penso.
    Ma visto che siete
    È ora di tornare a casa, almeno secondo lui.


    Raizen aspettò a braccia conserte qualche reazione da parte dell’immortale in miniatura, senza demone la cautela era la sua arma migliore.

     
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    Ryo afferrò al volo la monetina lanciata dal suo "cliente", la osservò per qualche istante, poi guardò fisso in volto con aria seria Raizen Ikigami. Infine, senza distogliere lo sguardo, con lo stesso gesto del pollice la rilanciò, non contro l'Hokage ma dentro la forgia incandescente alla sua sinistra.

    -Andate via.

    Se l'uomo non avesse acconsentito, Ryo avrebbe sbuffato. Si alzò dalla sedia e cominciò a lavorare alla forgia. Tirò la leva per attizzare il fuoco e aumentare la temperatura della forgia.
    -Scommetto che non vi ha detto nulla. Inviati in una missione senza dettagli, con un solo obbiettivo all'apparenza semplice, senza troppi fronzoli. Un'andata e ritorno nel giro di qualche ora e via...
    Tirò fuori un rotolo di uno spesso filo di acciaio. -Non fatevi ingannare dalle sue storie strappalacrime, sa da secoli dove mi trovo. E solo adesso mi vuole lì? Vi siete chiesti il motivo? No...
    Nel frattempo si diresse verso una sorta di rullo dotato di pedale, sul quale montò un capo del filo di acciaio dopo averne srotolato qualche metro.
    -Ditemi, che cosa vi ha promesso il mio caro nonno per farvi venire fin qui? Di sicuro non avrete fatto tutto per il vostro buon cuore, dato il pessimo carattere di quell'uomo. C'è una sorta di... scambio in atto.
    Cominciò a premere a intervalli regolari il pedale, che di conseguenza faceva ruotare il rullo. Il filo si attorcigliò attorno al bastone rotante finché non divenne un'unica lunga spirale ben compressa. Ryo lo accompagnava man mano in modo che il diametro dei cerchietti non andasse oltre i tre o quattro centimetri.

    Kunihiro nel frattempo aveva deciso bene di cominciare ad armeggiare con delle grosse tronchesi a due mani, facendo finta di afferrare shuriken invisibili per aria.

    -Potete dirmelo, non ne farò parola con nessuno. Specie con lui. Emulò una risata sarcastica.

    Sfilò la lunga spirale dal bastone e la posò sul tavolo, poi con delle tronchesi (più piccole di quelle utilizzate per gioco da Kunihiro) cominciò a tagliarla in piccoli cerchietti aperti.

    Edited by Alkaid69 - 30/3/2018, 16:33
     
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    - VII -




    RCome era prevedibile la risposta non piacque a Raizen, visto che l’obiettivo della sua missione si rifiutava ad obbedire sotto gentile richiesta non restava che obbligarlo.
    Ma c’era anche da dire che, come ben diceva Ryo, la missione era per uno scorbutico cosmico ed il suo ultimo obiettivo in realtà era quello di apprendere.
    E se l’allievo batteva come il maestro…

    Nulla di nulla, una delle cose che mi hanno incuriosito infatti era la vostra somiglianza, quasi inquietante.
    Ma soprattutto la vostra età, so qualcosa di lui, ma tu?
    Mi sembra strano condividiate la stessa maledizione, o fortuna, non so come la vedi tu.
    Sono un tipo a cui non piacciono le coincidenze, o quantomeno non ci credo.


    Fece pressione coi piedi in modo da dondolarsi sulla sedia in cui stava.

    Non ci vuole di certo un genio, chiunque capirebbe che c’è uno scambio in atto.
    Se metti in pentola tuo nonno e il mondo esterno nel piatto non puoi che servire un accordo.
    In questo caso si parla di conoscenza.
    Io faccio un favore al vecchio e lui mi da qualche dritta.
    Siamo colleghi, per farla breve, ma ci stacca un bel po’ di esperienza.


    Divagò leggermente con lo sguardo per la stanza.

    Ma mi hai fatto incuriosire, dopotutto pare che tu sappia questo motivo, visto che siamo in ballo, sentiamolo.

    Se non gli fosse stato detto avrebbe sospirato pesantemente.

    Senti.
    A me onestamente fargli un dispetto non mi dispiace.
    Se mi dai una risposta e mi dimostri che te la cavi con le armature posso tranquillamente dirgli che la tempesta di ormoni non è ancora passata e non ti va di appianare le divergenze.


    In caso avesse ricevuto la sua risposta invece avrebbe sensibilmente cambiato il modo di porsi.

    Va bene, non ti va di tornare insomma.
    Facciamo così, fammi vedere di cosa sei capace, ha detto che sei bravo, se capirò di poter apprendere qualcosa da te avrai la soddisfazione di fargli un doppio dispetto: non avrà te e capirà di non avere potere su di me.
    Non per essere volgare, ma gli brucerà così tanto il culo che a metterlo sulla forgia il mantice diventerebbe inutile.


    Ed in entrambi i casi avrebbe concluso con un alzata di spalle.

    Ci guadagni solo tu, no?

     
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