Sangue Blu

Corso Base per DarthFranz

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  1. Birbatron
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    Le parole di Ryuuji riuscirono a rassicurarlo un pelo, ma non a placarne la paranoia in toto: sebbene si sentisse protetto dalle guardie non poteva evitare di ricordarsi che lui stesso era una delle guardie della principessa, e che quindi se fossero stati in pericolo sarebbe di sicuro finito nella mischia. Già detto che non era avvezzo a queste situazioni? Il fisico allenato, quelle poche tecniche che conosceva a menadito, eppure non aveva ancora l'anima del guerriero: tutta forma, ma niente sostanza.
    [...]

    Il tempo passò in ogni modo velocemente, e non gli ci volle molto prima di mettersi all'opera: i compiti erano chiari, e lui li avrebbe svolti volentieri. Riuscì anche ad infilarci qualche raccolta d'informazioni di contorno, giusto per renderli meno monotoni e più interessanti. Nessuno avrebbe fatto domande, nessuno si sarebbe adirato troppo, no? Cominciava, piano piano, ad uscire dal suo guscio, a piccoli passi.

    Non c'è bisogno di essere rude signore! E poi sono stato incaricato dalla principessa, non ho la minima intenzione di fare brutta figura.

    Rispose all'operaio più grosso, quello che l'aveva preso di malo modo: tono tronfio e sicuro di sé, occhi viola rigidi e ricolmi di quella fierezza che solo il sangue nobile possono dare. Un fisico non impressionante, altezza poco sopra la media, ma di carattere -almeno pareva- ne aveva da vendere. Mento alto, petto gonfio, parole ferme e che non ammettevano replica, ma non scortesi: quelle di chi sa cosa dice e non ha la minima intenzione di rimangiarsele. Ricolme di una sorta di umiltà, quella che solo chi è sicuro della propria superiorità può permettersi di dimostrare.
    Come di chi si abbassa di proposito al livello dell'interlocutore, ma senza malizia o degrado, mostrando rispetto ma al contempo un animo sicuro e radicato nelle proprie convinzioni.

    Si voltò poi verso il secondo, decisamente più avvezzo alla conversazione e più gentile nei modi, sorridendogli un pelo.

    Suppongo di si. Mi hanno detto di fare bella figura, quindi ogni cosa conta, no?

    Scrollò lievemente le spalle, aggiungendo con un pizzico di rammarico

    Non che voglia di mancare di rispetto a nessuno, sia chiaro, ma girano voci. E pure uno come me, chiuso in casa per volere paternale, è riuscito a coglierle.

    Voleva, in un certo senso, scusarsi di possibili offese alla principessa, in caso vi fossero orecchie indiscrete. Darsi una giustificazione, ed al contempo un tentativo di guadagnarsi la fiducia dei due servitori, lasciando intendere che sapeva, e che non gli andava decisamente a genio.
    Il tono era si rispettoso e dispiaciuto, ma aveva una vena di risentimento ben nascosta, sottile quasi, lasciata trapelare più da piccole espressioni facciali che da vere e proprie parole.

    Beh buon lavoro! Se vi servo non esitate a chiedere di jin Hyuga,
    sarà un piacere darvi una mano!


    Salutò quindi con un breve inchino, avendo cura di lasciare qualcosa da bere e da sbocconcellare agli operai prima di andarsene, avendoli visti stanchi ed affaticati.

    La ricerca dei gatti portò ben altri frutti, fra i quali un nome ed un pettegolezzo di poco conto su un possibile regalo di matrimonio, ma la seconda era decisamente meno interessante.
    Restò nei paraggi, ma capì rapidamente che non avrebbero aperto bocca ulteriormente, e quindi decise di proseguire oltre, tendendo orecchie ed occhi un po' ovunque, ma con evidente poco successo.

    [...]

    Il grande giorno, finalmente, arrivò: durò meno di quanto si sarebbe aspettato, ma la sfarzosità risultò esattamente in linea con quanto s'era immaginato. Rosa, rosa ovunque, e troppe portate. Che volesse fare una bella impressione s'era capito, ma pareva che gli invitati fossero di umore tutt'altro che festivo: sulla pista da ballo c'erano poche persone, perlopiù vecchie impacciate, ed ognuno tendeva a starsene un po' per le sue, con il gruppo con il quale era venuto o coi suoi amici di vecchia data.

    Jin fu costretto ad inseguire le sorelline per la casa, e non volle sprecare tempo neanche con quello.

    Vostro fratello Juto è qui, per caso? Non l'ho visto per tutto il tempo...sono preoccupato!

    Chiese ad una certa, crucciando il volto in un'espressione curiosa ed intimorita, aggiungendo

    Non vorrei che si fosse perso o cosa...non ci farei decisamente una bella figura.

    Grattandosi la nuca con fare nervoso, strizzando gli occhi ed agitandosi un pelo tutto: tremò per qualche secondo, lanciò sguardi a destra e a manca -come se stesse cercando qualcuno- per poi chiamare, in caso non vi fossero state troppe persone nei paraggi

    Juto! Juto!

    Cercando di metterci convinzione in quella farsa, volendo costruirsi una motivazione plausibile per chiedere di quella persona. Probabilmente le due gemelline lo conoscevano di nome, o forse no, non poteva saperlo: era però plausibile che una guardia nuova ed inesperta facesse confusione coi nomi, o che prendesse granchi.
    O almeno, in questo sperava: giocava tutte le sue carte sul fatto di essere nuovo ed inesperto, sperando di riuscire a portarsi qualcosa nella saccoccia grazie all'apparente stupidità e generale inettitudine.
    Non era raro vederlo entrare nelle stanze sbagliate, scambiare persone per altre, e cose del genere. Sbagli calcolati, atti a costruirsi un'immagine precisa.

    Non aveva avuto molto tempo per farlo, ma doveva essere flessibile: se voleva fare bella figura, avrebbe fatto bene a mostrare le sue capacità, come un pavone che mostra la sua coda, anche se ciò poteva costargli un po' di scherno.

    [...]

    Venne mandato infine a prendere del vino, e non obiettò né fece domande di alcun tipo: solamente annuì e si diresse verso la cantina indicatagli dal Sensei, ubbidiente e calmo. Aveva, a quanto pare, deciso di sfruttare ogni singolo incarico per mettersi in mostra, anche se dalle quinte: raccattare informazioni, instaurare rapporti, e chi più ne ha più ne metta. Anche se nessuno poteva vederlo, lui si sentiva realizzato, e sperava che prima della fine del matrimonio sarebbe arrivata l'occasione per mettere a frutto ciò che sperava avrebbe guadagnato.

    Erano tutte bugie bianche in ogni caso, o almeno così la vedeva lui: a chi stava facendo del male?

    Spalancò quindi la porta e discese gli scalini, senza preoccuparsi troppo del fatto che non fosse realmente chiusa: molte persone avranno fatto avanti e indietro dalla cantina, ci si dimentica di chiudere le porte ogni tanto.
    Ma la risposta sul perché fosse stata lasciata semichiusa arrivò rapidamente: un ragazzino ubriaco era seduto sulle casse -o per meglio dire, dignitosamente brillo-, e non pareva essere in condizioni di spiccicar parola.
    Si sbagliava.

    No grazie, non bevo...non ho mai assaggiato, a dir la verità. Conosci un certo Juto?

    Rispose con fermezza, sorridendo pelo pelo, portando istintivamente la mano verso la cintola, dove teneva i kunai. Non ne prese uno, ma la mano era lì, pronta a scattare.
    Notò solo dopo i capelli bianchi del suo interlocutore, e la pelle perlacea: simile a lui in molti aspetti, si potrebbe dire.

    Non pensavo di incontrare un altro albino!

    Esclamò quindi, sorridendo appena appena, aggiungendo

    Sono Jin Hyug...

    Ma non fece in tempo a rispondere, che il pavimento si aprì sotto i loro piedi, e cadde. Cadde per quella che gli sembrò un'eternità, spezzata solo dalla presa fulminea del ninja di Kiri, che gli salvò la vita.
    Atterrarono di botto, ma non sembravano essersi rotti nulla.
    Notò l'apertura, ma anche il guardiano che la stava proteggendo.

    Che cazzo è?

    Domandò verso il ninja di Kiri, aggiungendo

    Scusa per la parolaccia!

    Portandosi la mano alla bocca.

    Tch. Me ne servirà.

    Commentò sarcastico verso il suo interlocutore, chiedendo infine

    Come ti chiami? Io sono Jin.

    Completando la frase che aveva lasciato a metà, portandosi in posizione di guardia.
    Estrasse un Kunai [Azione gratuita] e lo portò davanti alla faccia, punta rivolta verso il basso.
    Portò l'altra mano davanti lo sterno, palmo rivolto verso il basso e leggermente curvo, molleggiato. Gamba destra in avanti, sinistra all'indietro, baricentro ampio e spalle larghe: il busto era rotato così da porre solo un fianco alla bambola, gli occhi fissi su quelli rossi della creatura, le ginocchia leggermente molleggiate, pronte a scattare qualora ne sentissero il bisogno.

     
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