Quella mattina Gesshin venne svegliato da un fastidioso rumore che proveniva dalla sua finestra. Infatti, nonostante le giornate iniziassero ad accorciarsi e a diventare man mano più fredde , egli si ostinava a dormire a petto nudo e con la finestra aperta, forse per cercare di allungare l'estate il più possibile.


Gesshin si alzó di scatto e dato che era ormai sveglio e dato che sapeva di non poter più tornare a dormire per una peculiarità di casa sua, ovvero che la sveglia era fissata molto presto, uscí dalla porta di camera sua e si avviò in cucina per mangiare qualcosa e per individuare la causa del rumore.


In cucina trovó suo padre, silenzioso come sempre, sigaretta in mano e caffè sul tavolo, pronto per andare a lavoro. Gesshin indicó la caffettiera ed il padre fece un cenno affermativo, comunicando al figlio che c'era ancora del caffè al suo interno. La casa di Gesshin era sempre silenziosa di mattina e quella mattina non avrebbe fatto eccezione se non fosse stato per quel rumore che, come ormai Gesshin aveva capito, proveniva dal cortile posteriore. Bevuto il caffè egli si avviò verso la porta che dava sul giardino e, una volta apertala, vide davanti a sè i suoi due fratelli , Hisa e Jotaro, che litigavano.


"Ma vi rendete conto di che ore sono? E sopratutto del casino che state facendo?"

Disse Gesshin con una voce più divertita che infastidita. I due fratelli si guardarono e prima che egli potesse fare qualcosa si volatilizzarono ridendo. Rientrato in casa, Gesshin salutó la madre con un bacio sulla guancia e le comunicó che quel giorno sarebbe andato in città, dato che si stava tenendo la festa della "Nascita del Suono".


Divorata la colazione, fatta una doccia veloce e vestitosi in fretta Gesshin uscí da casa sua ed incominció a camminare. I suoi amici gli avevano proposto di andare con loro alla festa ma egli aveva rifiutato, preferendo girare per la città da solo per avere più libertà di movimento e di pensiero. Non che fossero cattivi amici, ma Gesshin sentiva sempre un grande vuoto, che non sapeva spiegarsi, quando usciva con loro, ma anche quando stava con uno qualsiasi dei suoi amici.


Così quel giorno egli uscì di casa, si accese la prima sigaretta della giornata e si mise a camminare con la velocità che gli avrebbe permesso di arrivare in città alla fine della sigaretta. Era un gioco che gli aveva insegnato suo padre, per passare il tempo nei pochi minuti che lo separavano dalla città. Aveva imparato da lui anche a fumare ,durante le lunghe giornate di estate passate sui campi.


Una volta arrivato in città, fu subito sballottato dalla mare di persone che occupavano le strade di Oto. Facendosi avanti a fatica, Gesshin arrivó finalmente in piazza, dove la fiumana di gente, grazie alla capacità della piazza, si disperdeva. Non si era fermato a nessuna delle bancherelle presenti lungo le vie perché non erano ciò che egli trovava interessante nelle feste. Gesshin trovava le feste interessanti per una sola ragione, ovvero per il fatto che si radunavano grandi masse di gente. Infatti lui amava sedersi su di una panchina e guardare le persone che passavano, le lore facce, i loro gesti e magari anche fare due chiacchiere con i suoi vicini o con ragazzi e ragazze che lo avevano attirato, giusto per curiosità.


Guardandosi attorno Gesshin notó che ad ogni lato della piazza erano disposti parecchi stand, tra i quali figurava un armeria che però non lo attiró, non essendo particolarmente interessato nelle armi e preferendo il combattimento a mani nude. Per ingannare il tempo dunque, si rivolse ad una ragazza che si era seduta accanto a lui per fumare e con la scusa di non avere l'accendino, inizió una conversazione con lei.


La ragazza si chiamava Maya ed era molto carina, ma molto logorroica, così dopo un'ora di lavaggio del cervello Gesshin scappó via inventandosi una scusa sul momento. Dopo un'altra ora passata a girare per Oto però ormai Gesshin era annoiato e così si mise a cercare i suoi amici. Dopo averli trovati, andarono a mangiare e passarono tutto il pomeriggio insieme.


Arrivata la sera, i suoi amici lo salutarono ed egli rimase da solo, di nuovo in piazza. L'unica differenza era che in quel momento il palco al centro della piazza, al quale Gesshin non aveva fatto caso fino a quel momento, venne animato da una voce femminile che invitava i passanti ad avvicinarsi . Incouriosito egli si avvicinò e, per puro caso si ritrovò in prima fila. Dietro il sipario si intravedeva una nera figura, immobile. Il palco emanava un odore dolce ed era abbellito da ghirlande di fiori. Così, mentre Gesshin si chiedeva quali fossero i fiori che componevano le ghirlande, lo spettacolo, o qualsiasi cosa stesse per succedere, stava iniziando.