Due ideali diversi di donnaFree Harumi e Haru

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    Un giorno qualsiasi a Oto


    Post 1 ~ Una donzella in pericolo

    Il Villaggio di Oto, in alcuni rari momenti, poteva sembrare anche un bel posto. A patto che il sole splendesse ben altro nel cielo e ci si trovasse nelle vie centrali dove l'ordine era mantenuto da pattuglie di poliziotti e shinobi, i primi dall'aria annoiata e i secondi dagli sguardi trucidi. I negozi che si affacciavano sulla strada erano i più costosi del Paese, ma non raggiungevano comunque le eccellenze di altre località meno militarizzate, o della stessa Konoha. Tuttavia, le vetrate erano pulite, le merci esposte in ordine, il personale disponibile. Un altro mondo rispetto a solo poche traverse più in là, dove il braccio dell'autorità non poteva o voleva arrivare. A mantenere una parvenza di ordine, nei settori principali, intervenivano una serie di entità parastatali, nella migliore delle ipotesi esponenti dei clan residenti, ma poteva trattarsi di poliziotti corrotti, mercenari assoldati da qualche riccone, gang criminali di ogni genere e grandezza, che offrivano servizi di sicurezza contro imprecisati pericoli della vita cittadina, a patto di poterseli permettere. Infine, nella cerchia più esterna, così come nei vicoli più poveri e oscuri, ogni forma di controllo veniva meno. Costituivano essi una vera e propria terra di nessuno, dove l'unica legge a vigervi era quella del più forte. Questo era Oto, un Villaggio Ninja sui generis, dal passato emblematico, e dall'identità presente ancora incerta. L'Accademia l'aveva eretto ad uno dei suoi pilastri per il contributo offerto ad arrestare l'invasione cremisi quando, spinto dall'impellenza della guerra, il Villaggio del Suono aveva messo da parte i vecchi rancori per allearsi con i nemici di un tempo. Nonostante dopo la vittoria dei Paesi ninja fossero cessate le lotte intestine, la pace tra le diverse nazioni assumeva non di rado il connotato di una tregua armata, in cui l'Accademia manteneva il suo ruolo di mediatore a fatica. Le costanti minacce esterne, nella sfortuna, aiutavano a tenere unita questa compagine male assortita, di cui Oto era senza dubbio la voce più dissonante. Ma, intanto, il sole splendeva sul Villaggio.
    Ad Harumi era bastato veramente poco tempo per intuire quale fosse il vero volto del Villaggio che era divenuto la sua nuova casa. Merito anche, se si poteva usare il termine, dello Yotsuki più cinico e disilluso che avesse mai incontrato -non che ne avesse conosciuti poi molti in realtà- il quale non aveva esitato ad aprirle gli occhi su quanto la malvagità e la cupidigia fossero di casa ad Oto. Le parole con cui l'amministratore l'aveva accolta le erano rimaste impresse nella mente. Lì ciascuno inseguiva uno scopo personale, un desiderio irrinunciabile, e avrebbe fatto di tutto per realizzarlo. E il suo scopo, qual'era il suo scopo? Cosa desiderava Harumi per sé?

    In ogni caso, consapevole di quanto fosse pericoloso anche solo transitare per certe strade, soprattutto quando si era una ragazzina, ogni qual volta doveva spostarsi dalla Villa in cui era ospite sceglieva le vie principali, e solo negli orari centrali della giornata quando era possibile. Così ora si trovava a gironzolare tra i negozi più in voga, adocchiando vestiti e accessori carini oltre i vetri trasparenti. Non le serviva veramente qualcosa, semplicemente era stufa di stare chiusa in casa e finalmente il tempo si era aperto, dopo essere stato a lungo nuvoloso. I sottoposti del Mikawa erano per lo più impegnati con i loro incarichi, perciò le avevano detto che poteva uscire da sola, a patto che stesse attenta. Pur essendo consapevole che avevano ricevuto il compito di tenerla d'occhio, a poco a poco ne stava guadagnando la fiducia, arrivando a considerarli quasi degli amici, o dei fratelli maggiori.

    A forza di girare a vuoto alla giovane era venuto sete. Dopo aver controllato quanti soldi avesse nel magro borsello, decise di fermarsi in un locale piuttosto affollato lungo lo stradone che conduceva al Palazzo dell'Amministrazione. Secondo la teoria generale quel luogo sarebbe dovuto essere relativamente sicuro ed accogliente, ma la kunoichi non ci avrebbe messo molto a capire che si sbagliava. Sedutasi al bancone venne rapidamente raggiunta dal barista, che piuttosto sgarbatamente le rivolse la parola. Ehi marmocchia, puoi sederti solo se hai intenzione di ordinare. Ma...io, veramente...volevo farlo... Sarà meglio! L'esercente la squadrò, cercando forse di stabilire quanti anni dovesse avere, prima di sbottare. Una poppante come te al massimo potrebbe avere un bicchiere di latte. Pensando di farle un torto, l'uomo sogghignò, ma il sorriso gli si torse nel vedere il volto contento della ragazzina, che aveva annuito vigorosamente alla sua provocazione. Esatto! Fresco, per favore. Fuori inizia a fare caldo. Tsk. Arriva. Nell'osservare il barista allontanarsi la giovane non mostrò tracce di soddisfazione per l'averlo colto in castagna, né gongolò per la piccola vittoria. Rimase piuttosto pacifica ad attendere il suo bicchiere, guardandosi intorno. Il pericolo però giunse dalle sue spalle, come la voce lasciva che l'apostrofò poco dopo. Ehi bambina, sei tutta sola? Un gruppetto di tre tizi dall'aria poco raccomandabile l'aveva circondata, chiudendole ogni possibile via di fuga. Sembravano sorriderle, ma la ragazza percepì i loro sguardi viscidi sul suo corpo. Non era la prima volta che succedeva, e non sarebbe stata di certo l'ultima. Potremmo farti compagnia noi... Magari in un posto più accogliente, che ne dici? Quello che parlava, probabilmente il leader della combriccola, le si avvicinò, ma lei si ritrasse, appoggiandosi con la schiena al bancone. Io...ecco...mi aspettano a casa tra poco...quindi mi dispiace ma... I tre malintenzionati ridacchiarono nell'udire quella scusa tanto banale quanto inefficace. Non ti preoccupare, ti riaccompagniamo a casa noi. Quando avremo finito, si intende... Harumi iniziò a sudare freddo, ma la sua mente stava già pensando lucidamente al modo più veloce per cavarsi d'impiccio. Anche se non lo sembrava, era stata addestrata a divenire una kunoichi di Oto.


     
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