Assalto ai Rifornimenti

Post I

Quelle piccole Isole Orientali stavano diventando teatro di scontri insoliti, per usare un termine appropriato. Poco tempo prima infatti un Accademico foglioso, un certo Kunihiro, si era ritrovato ad affrontare un tentativo di assassionio nei confronti di uno capi-latifondisti di quelle zone.

Fortunatamente riuscì a salvarlo la vita, ma non di certo la sua faccia indelebilmente mutilata da un’esplosione di una cartabomba. Così le voci iniziarono a diffondersi, le persone e i mercanti a parlare tra di loro e tutti quanti giunsero ad una conclusione: bisognava organizzarsi.

Sfruttare le risorse dell’Accademia per proteggersi. Quello era il mantra. E lo stesso identico pensiero lo condivideva Yuki Sakome. Un grosso mercante che aveva appena preso in carico una fornitura di pesce. Aveva speso molto e contava di rivendere tutto al mercato centrale dell’isola. Distava circa un giorno dal porto in cui lui stava aspettando, insieme al suo carico, i due Ninja Accademici.

Come muoversi, decidere i turni o le strategie sarebbe stato a carico dei Ninja, Yuki in compenso si sarebbe assolutamente fidato della professionalità di entrambi.

Allo stesso tempo Toshiaki il Nobile si trovava in quel porto. Distante, seduto lontano. In una sorta di baracchino che fungeva da pessimo bar per i marinari. Un tazza di thé caldo e lo sguardo puntato verso il carico. Avrebbe aspettato il momento giusto. Era solo questione di tempo.

Assalto ai Rifornimenti

Post II

Per Toshiaki il Nobile tutto perse senso quando realizzò l'evoluzione dei fatti, che nel giro di qualche minuto mutò completamente. Come il giorno dalla notte. I suoi propositi: la distruzione di quel carico. Il premio che avrebbe ricevuto, magari comprensivo della testa di quella accademica. Però quando notò il mercante circondato da due tizi, sicuramente non comuni, già comprese che stavano insorgendo delle difficoltà.

Ma quando vide comparire dal nulla una nuvola di fumo, sicuramente generata da qualche arte magica o equipaggiamento ninja, e palesarsi dalla foschia una figura assurda comprese che non aveva senso continuare. Soprattutto perché questo lo avrebbe portato a confrontarsi con un pinguino (!), il quale imbracciava una katana vera e propria (!). Di sicuro non poteva trattarsi di una illusione, doveva essere per forza qualche creatura magica.

No, era un figlio di puttana ma non di certo un suicida. Non si definiva un guerriero esperto, né abbastanza temprato per affrontare situazioni critiche e insolite. Quello che importava in quei momenti era portare a casa la testa, possibilmente attaccata al collo. Ci sarebbe stato tempo, luogo e occasioni ben diverse per rischiare. Non sarebbe di certo stato quel giorno.

Così con quella evocazioni, e quel gesto così plateale, il Chunin si assicurò con il minimo sforzo la riuscita della missione. Tutto a favore della tranquillità del Mercante, e delle casse per l'Accademia.