And the Time will be his spouse[Add TSI Horla]

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  1. l'Horla
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    Questioni di Responsabilità


    I

    Il lungo viaggio, che mi aveva portato a toccare con mano i quattro grandi villaggi ninja, era ormai terminato. Il rientro a Kiri fu per me una grande gioia che mi colse già sul ponte della nave da cui vidi all'orizzonte la mia terra natia, le vicende accademiche mi avevano tenuto occupato per diversi mesi lontano da casa ma su quell'isola il tempo non sembrava essere trascorso con la stessa velocità con cui io l'avevo percepito. La settimana successiva al mio rientro, la passai per le strade della città a girovagare senza meta perdendomi nella piccola e tenera gioia di riconoscere, dai frammenti della mia infanzia, i luoghi, le strade e la gente del porto. Dopo la meraviglia che avevo provato in diverse occasioni - ripensai ai volti scolpiti nella montagna scavata di Konoha, all'imponenza del D.E.S.E.R.T. o alla fiorente cittadina di Nakani - ora lo stupore si univa ad un più profondo senso di appartenenza che mi gratificava per i miei piccoli lavori svolti in nome di Kiri e dell'Accademia.
    La situazione a casa non era molto differente da quando me ne ero andato, mio padre mi accolse con indifferenza e non mi chiese nulla del mio periodo lontano da Kiri. Non approvava, infatti, la mia scelta di avviarmi alla carriera ninja, non ne voleva sapere proprio, dal tradimento di suo fratello Yashimata si era sempre considerato in lutto e su di lui - e tutto il mondo ninja - pareva quasi avesse voluto imporre una damnatio memoriae, cercando, tramite un tanto inutile quanto dannoso tentativo di rimozione, di eliminare tutta la morte e la distruzione che quel nukenin, suo caro fratello, aveva provocato.
    Per mia fortuna, invece, il nonno Ossuri la pensava da sempre in maniera diametralmente opposta, grazie a lui, infatti, venni introdotto nelle arti ninja e da lui ricevetti i primi addestramenti in clandestinità. E mi accolse, nella sua modesta casa il cui giardino sul retro da diversi anni era diventata la nostra piccola palestra, con estrema curiosità e gioia nel vedere il mio volto segnato dalla lunga cicatrice. Ci sedemmo sotto il portico che dava proprio verso il giardino interno, bevendo il thè mi persi a guardare e ricordare il tempo trascorso lì, gli strumenti per gli esercizi ora sembravano essere decisamente più piccoli di quelli che figuravano nella mia memoria e fu forse quello il segno più evidente che percepii dell'irreversibile trascorrere del tempo. Dopo essere entrato nei dettagli di quella che era stata la mia vita ninja fino a quel momento, rimanemmo in un lungo silenzio a guardare la nebbia leggera districarsi tra le fronde degli alberi e la rugiada bagnare i fili d'erba. Fu solo quando appoggiò la tazza di thè vuota che ruppe il silenzio Figliolo dimmi, ora che intenzioni hai della tua vita? Io lo guardai intensamente, durante gli anni passati insieme avevamo discusso molto volte su quello che sarebbe stato il mio futuro, me lo aveva sempre indicato nettamente ed ora, che finalmente era arrivato il momento di prendere una decisione, faceva un passo di lato lasciando a me la libertà Lo sai bene, nonno. Ho intenzione di assumermi le responsabilità di ciò che la nostra famiglia ha fatto al villaggio sospirai un secondo notando l'espressione di dolore di un padre a cui viene ricordata la tragedia della pazzia omicida del figlio Mi porrò al servizio di Kiri e dei suoi abitanti in maniera indissolubile. Addio Lo guardai un'ultima volta e me ne andai

    [...]

    Il giorno seguente, quando ormai il sole aveva iniziato il suo moto discendente, io mi avviai, con il cuore in gola per l'agitazione, verso il palazzo amministrativo. Il percorso tra le vie minori e vicoli del villaggio mi accompagnò in silenzio e trovai poca gente lungo la via, potendo così soffermarmi ad ascoltare il canto degli uccellini primaverili.
    Giunto in amministrazione dissimulai con la mia solita freddezza la tenaglia che mi chiudeva la stomaco, la segretaria con altrettanta indifferenza verso chi la stava disturbando nella sua ultima ora di lavoro, mi indicò il tetto ove luogo dopo poter incontrare il Mizukage.
    Non nascondo che le gambe si erano fatte pesanti e tremavano leggermente mentre salivo le scale, stavo per incontrare il capo del villaggio. Itai-sama in persona, la figura portante di Kiri. Deglutii e socchiusi gli occhi facendo un respiro profondo per poter tornare alla mia solita tranquillità, prima di aprire la porta e accedere alla grande terrazza che componeva il tetto dell'edificio. Mi ci volle qualche attimo per capire cosa stava succedendo: ad una velocità straordinaria il Mizukage si stava allenando, impugnando due lame, con una ragazza altrettanto rapida. Io rimasi affascinato nel vedere le movenze, i colpi e le parate di quei due combattenti che consideravo, a quel punto, pressoché leggendari.
    Non avrei provato minimamente a interromperli, lo spettacolo che mi stavano dando valeva più di qualsiasi altra cosa, sarebbe stato solo quando avessero notato la mia presenza e avessero deciso di terminare i loro esercizi che mi sarei permesso di parlare. Con entrambe le mani avrei abbassato il cappuccio del mantello lasciando la calda luce crepuscolare illuminare la profonda cicatrice che percorreva, da zigomo a zigomo, il mio volto e i capelli albini si sarebbero mossi seguendo la brezza marina. Il mantello, dischiuso, avrebbe lasciato vedere un kimono umile la cui gamma di colori andava dal grigio scuro al nero più opaco.
    Avuta la loro attenzione, avrei rivolto prima verso Itai e poi verso la ragazza un profondo e sentito inchino, quindi, dopo aver rialzato il capo e guardato con aria tanto decisa quanto rispettosa gli occhi di Itai, mi sarei presentato Mizukage-sama, io sono Youshi Tokugawa, suo genin e ninja del villaggio sottolineai quest'ultimo concetto abbassando nuovamente il capo per poi riprendere Sono mancato per diverso tempo da Kiri e in questo lungo viaggio ho ricevuto la promozione all'interno dell'Accademia e ora sono qui per presentarmi a lei e mettermi a completa disposizione del villaggio... La bocca e la gola avevano iniziato ad essere desertiche, la saliva era ormai scomparsa e la lingua era allappata, tanto che mi dovetti fermare qualche attimo prima di riprendere a parlare e lasciai scorrere lo sguardo lungo la città di Kiri che da lì si mostrava nella sua pienezza. Le prime luci venivano accese nelle dimore mentre ancora il sole tardava a scendere all'orizzonte e illuminava, con i suoi raggi rossastri, piccoli banchi di nebbia che si sfaldavano lungo le coste dell'isola. Mossi qualche passo verso il villaggio e, con voce colta tra i pensieri, mi lasciai sfuggire poche parole dimenticandomi con chi stavo realmente colloquiando Da qui si coglie perfettamente i motivi per cui combattere e difendere il nostro paese, signore. E' stupendo mi lasciai interrompere da un gabbiano in volo e mi voltai nuovamente verso il mizukage, temendo che potesse considerarmi un maleducato e quindi ripresi a parlare con voce più sicura e decisa di prima avendo in me rinnovato le ragioni che mi avevano portato su quella terrazza Mizukage-sama, mi perdoni se l'ho disturbata durante il suo addestramento, sono venuto qui per offrirmi come arma da plasmare in difesa e per il bene del villaggio. Attesi qualche secondo, sapendo che avrei dovuto ben misurare le mie parole Io, signore, mi rendo conto che le mie caratteristiche psico fisiche possano essere surclassate banalmente da qualche altro genin. E' da poco che, di fatto, la mia carriera ninja è iniziata. Ma la mia determinazione e il desiderio di poter realmente rendermi utile per il villaggio è per me motivo di vita decisi di sorvolare sulla questione Yashimata, di certo non era un buon biglietto da visita o forse già lo sapeva il Mizukage della mia semenza? Poco importava, anzi, forse così avrebbe potuto realmente comprendere il valore e la decisione delle mie paroleE quindi sono qui, Mizukage-sama, perché vorrei presentarle il mio desiderio di poter entrare a far parte delle squadre speciali. Perché credo che quello sarebbe l'ambiente più adatto per poter esprimere al meglio le mie potenzialità. Un luogo fertile dove poter radicare in profondità la mie radici e crescere, fin da ora, come arma celata nelle mani sue e del villaggio Il mio sguardo deciso e allo stesso tempo umile ma fiero, non si era mosso dal volto del mizukage e, a quel punto, mi inginocchiai a terra, tenendo il braccio sinistro sul ginocchio corrispondente e il braccio destro teso con la mano chiusa a pugno sul terreno. Con il volto rivolto al terreno parlai con voce quasi ritualeMizukage-sama io sono qui per offrire al villaggio la mia identità e la mia persona perché non c'è nulla di più importante per me, sono qui perché sono disposto a perdere il mio nome e la mia vita per affidarla a lei.
    Ho già dato l'addio alla mia famiglia e ho qui con me tutto ciò che mi appartiene, sono sicuro delle mie parole e le chiedo umilmente di dargli ascolto



     
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18 replies since 26/5/2018, 18:18   574 views
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