L'Avvocato delle Cause Perse. Sì, con le maiuscole. E' questo che Fujiko sente di essere in questa situazione al momento. Proprio lì, stante come l'unico scudo che separa Koichi dalla morte, la Murakami tenta di capire per bene la situazione, in un modo che le sembra doveroso nei confronti di una persona così gravemente ferita ed apparentemente incapace di difendersi. Avrebbe voluto che il suo istinto avesse avuto ragione, ed essere stata assecondata nella proposta di portare il sospettato a Suna, ma il suo piano e le sue buone intenzioni crollano come un castello di carta non appena il sospettato apre bocca ed inizia a parlare con un tono disperato ed agitato. Fujiko si volta lentamente con il capo verso di lui, guardandolo con uno sguardo seccato negli occhi, e non riesce a capire se la fa arrabbiare di più il fatto che ha appena difeso un criminale potenzialmente pericoloso o il fatto che quest'ultimo sia stato così stupido da non riuscire nemmeno a dire qualcosa per convincere Fujiko per continuare a difenderlo. Perché sì, le intenzioni della Genin erano sincere, e non avrebbe permesso al Sunese di arrecargli ulteriore dolore, ma ora si ritrova in uno stato di confusione che la fa sentire stupida per essersi intromessa in una faccenda che non conosce e che non la riguarda. Ma è fatta così, proteggere e difendere è nella sua natura e nel suo istinto, e per quanto questa cosa possa risultare spesso irrazionale ed in questo caso ingombrante, Fujiko non può negare a se stessa di sperare sempre nelle buone intenzioni delle persone e di dare il beneficio del dubbio. Dubbio che, comunque, ha avuto vita breve. In due frasi l'uomo è riuscito a perdere la sua improvvisata guardia del corpo, che non si fa ripetere la frase detta due volta e guarda con un'occhio all'erta il Nukenin allontanarsi da lei.
Perdonami, avevi ragione. dice Fujiko, dando le spalle al Sunese, al quale si sta rivolgendo. Non toglie gli occhi di d'osso a Koichi, ed impugna per bene il suo Kaze Tessen, titubante nella decisione di entrare in azione e quindi aiutare il suo compatriota, oppure farsi da parte ed evitare di sporcarsi le mani di sangue nella sua giornata di vacanza.
Uccidilo pure. conclude. Dirlo, a voce alta così come ha fatto le fa arrivare un brivido gelato lungo la schiena. Fare il ruolo di colei che sentenzia un uomo alla morte non le piace per niente, per quanto possa trattarsi di un criminale. Non è riuscita a pensare a nulla di più dolce od elaborato da dire, il Sunese sembra impaziente di ucciderlo il prima possibile. Fujiko a quel punto tenterebbe di allontanarsi di qualche passo di lato, lasciando spazio a Hokichi per arrivare al Nukenin, in modo tale da riuscire ad avere una visuale migliore su entrambi gli uomini ed evitare quindi eventuali inconvenienti. Se c'è qualcosa che la Murakami ha imparato all'Accademia Ninja di Suna, è non dare mai le spalle al nemico, e per quanto ne sa, anche il Sunese potrebbe esserlo.
