Due viaggi nel Paese del FerroNamae & Fudoh

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    Convocazione di Lord Goemon


    Chapter I - Paese del Ferro




    In piedi davanti al mio tavolo di lavoro, stracolmo di erbe e piante velenose, ammiravo la lettera ricevuta dal mio diretto superiore.
    Tra le mani sporche di terra avevo una missiva scritta da Lord Goemon in persona.
    Ero onorato di ricevere tale attenzione dal Dio della Perdizione, di cui non conoscevo nè aspetto nè il rango da lui posseduto.
    Cercai di carpire il suo essere dalla sua calligrafia.
    I tratti d'inchiostro erano duri, netti e spigolosi. Persino la sua firma era stata scritta calcando la penna con forza. L'avrei incorniciata, come una reliquia.

    Dovevo raggiungere il Paese del Ferro per distruggere l'ennesima organizzazione criminale che pensava di poter commerciare la loro roba senza pagare una percentuale al seme dei Fiori. Insieme alle teste mozzate dei produttori, Lord Goemon desiderava le loro formule chimiche.
    Per quella missione, saremmo partiti in due: io e Jaro, il pianista che avevo conosciuto la notte del mio battesimo di sangue.
    Due mani in più avrebbero fatto comodo.

    [...]



    Partimmo di notte, con il favore delle tenebre.
    Per quel viaggio scelsi di indossare un lungo abito verde impermeabile, sul quale avevo realizzato alcune tasche e un lungo cappuccio, ottimo per celare il mio volto nell'oscurità.
    Il Lanciaspiedi era carico di spiedi avvelenati.
    Incontrai Jaro all'esterno delle mura del nostro amato villaggio. La pioggia flagellava i nostri corpi.
    Il pianista non era cambiato, se non per qualche ruga che si era aggiunta sul suo volto.
    Lo vidi sorridermi. Ricambiai il suo gesto.

    CITAZIONE
    Ragazzo, piacere di rivederti!

    Ciao Jaro. Ne è passato di tempo. Non seppi cos'altro dire. Goffamente cercai la sua mano per stringerla.

    CITAZIONE
    Quando Lashmi-sama m'ha detto che dovevo andare nel Paese del Ferro, già stato per obiettare della mia avanzata età, ma poi mi ha detto che sarei partito assieme a te, ed ero curioso di vedere come ti era andata dopo i fatti di quel giorno! Eheheheh

    Eheh...niente di così emozionante.Accesi una sigaretta. Il fumo riempii il cappuccio.
    Ne offrì una all'uomo che mi aveva visto entrare nella famiglia di Fiori. Sembrava felice e ben disposto a parlare. La freddezza e la riservatezza dei membri dei Fiori era nota a tutti. Avrei approfittato di Jaro per conoscere meglio il mio seme.
    Lavoro in una delle serre di Lord Goemon. Te cosa mi dici?

    [...]



    Il viaggio durò due giorni.
    Marciammo di giorno e di notte su sentieri dimenticati da Dio, lontano da centri abitati e dai grandi villaggi ninja. Godemmo della compagnia di qualche volpe, animali di cui ammiravo la scaltrezza.
    Fui molto attento a non attirare l'attenzione. Non combinai alcun guaio né menzionai i miei affari in pubblico.
    Dopo i quattro mesi trascorsi fuori da Amegakure, la voce sull'Oleandro si stava propagando a macchia d'olio. Dovevo mantenere un profilo basso, ingoiando quell'orgoglio di cui ero mi ero scoperto malato.

    Quando intravidi una lunga colonna di persone in attesa di superare dei controlli per avere l'accesso al Paese del Ferro, iniziai a pensare a qualche strategia.
    A Oto sono entrato facilmente. Qui faranno storie, lo so. Sussurrai al mio collega, ancora lontani dai civili.
    Hounkou, mia figlia, ci sarebbe stata molto utile, ma si trovava in compagnia di Nanako, la gatta che avevo conosciuto al Neko Senzai.
    Come giustificare la Doppia Lama allacciata dietro la mia schiena?
    Mi voltai verso Jaro. Circondati da stranieri in attesa di superare la frontiera, cercai le parole migliori per far capire al mio collega di non avere alcuna idea, se non quella di allontanarci per tentare una strada diversa.
    Avremmo potuto inoltrarci nella foresta che si estendeva sui fianchi di diverse montagne, poco lontano. Avremmo allungato il viaggio di un giorno, forse due, ma non avremmo rischiato nulla.
    Feci per parlare, ma l'uomo mi anticipò. Estrasse un armonica ambrata. Lo guardai perplesso. Cosa aveva intenzione di fare?
    Suonò una dolce melodia.

    Con viva sorpresa, vidi la colonna di persone dividersi in due, una parte a sinistra e una a destra.
    Un illusione. Sorrisi nel vederli spostarsi per farci passare. Cosa stavano vedendo?
    La risposta arrivò da un ragazzo con il coprifronte di Kiri, in compagnia di un uomo con delle grosse viti incastonate sulle sue nocche.
    Una carrozza? Jaro era un esperto di genjutsu. Non avrei potuto chiedere di meglio.

    Superato il posto di blocco, Jaro bevve un sorso d'acqua dalla sua borraccia che teneva appesa sul suo fianco.
    CITAZIONE
    Idee su come trovare qualche dose di questo prodotto concorrente, non appena arriveremo alla prima città? Che mi pare sia Koje, a mezza giornata da qui?

    Dovremmo trasformarci per nascondere le nostre armi prima di arrivare a Koje Dissi, con voce seria e determinata. Entrare in quel paesino con una DoppiaLama significava attirare l'attenzione della popolazione e dell'organizzazione che dovevamo annientare.
    Dovremmo studiare il loro lavoro sulle strade, come si dispongono, quanti sono e quali armi hanno. Quando saremmo pronti, stritoleremo un loro spacciatore. Se stanno dando "fastidio" ai Fiori, non sarà difficile trovarli

    Se Jaro fosse stato d'accordo, ci saremmo trasformati poco più avanti, lontani da sguardi indiscreti. Avrei assunto le sembianze di un ragazzo giovane, sui venti cinque anni, con lunghi capelli bianchi e una fascia blu stretta sulla fronte. [Link]


    Scegliere la disobbedienza


    Chapter I - Villaggio di Koje



    Per il duo accademico superare il posto di blocco fu una passeggiata. Ai ninja del Ferro fu sufficiente verificare le generalità del mercante dalle nocche di acciaio. Si recava in quel Paese almeno una volta al mese, perciò il suo nome presente nei registri di entrata e uscita di ogni mese era diventato sinonimo di affidabilità.
    Prego, entrate. Siete i benvenuti. Al cordiale benvenuto dallo shinobi armato di lancia, Poo rispose con un grazie sbrigativo.

    La Gechi Company distava almeno mezza giornata di marcia. Se il tempo era denaro, come Poo aveva imparato nella sua lunga carriera da mercante, quest'ultimo ordinò al barbone di Kiri di seguirlo in un piccolo sentiero battuto presente all'interno di una piccola foresta. Solo i visitatori assidui e i residenti conoscevano quella scorciatoia. Si sarebbero risparmiati almeno venti minuti di marcia.
    La loro sede era situata nel piccolo villaggio di Koje, famosa per l'immensa abbondanza di ferro e altri materiali presenti nel sottosuolo.

    Niente avrebbe ostacolato la marcia dei due accademici e Poo sarebbe stato più che disponibile a parlare con Fudoh del suo ex lavoro di Armoraro. Era fiero del suo passato.
    Dopo circa quaranta minuti di marcia, dalla sommità di una collina, oltre la montagna che avevano superato sul versante orientale, le case di Koje divennero visibili ai loro occhi. Gli edifici erano stati costruiti lungo la vallata. Koje era una città grande e attiva, anche se non ai livelli della capitale del Ferro.

    La Gechi Company era stata costruita fuori dal centro abitato, in periferia, insieme a molte altre industrie legate alla lavorazione del Ferro.
    Verniciato con un triste color grigio nebbia, con un cortile antistante presidiato da diverse guardie, armate con semplici manganelli, l'edificio aveva ben tre piani. Agli occhi del kiriano, quell'edificio sarebbe sembrato ben più vasto della sede amministrativa di Kiri.
    Appena le guardie notarono Poo e il ninja di Kiri fuori dal cancello in ferro battuto, queste invitarono i due ad entrare.
    Superato il cancello, l'ingresso distava almeno venti metri da esso ed era costituito da un enorme porta robusta in vetro.
    All'interno, pavimento e pareti erano in marmo bianco, il miglior colore per riflettere la luce naturale che filtrava dalle ampie finestre poste alle spalle della reception, frontale all'ingresso.
    Ai lati della stanza vi erano delle poltrone, dei vasi ornamentali e alcune teche in cui erano visibili dei prototipi di armi, come tekken, asce, spade ecc.
    Dietro a un bancone in legno marrone, vi era una donna in giacca e cravatta. Sotto ai suoi vestiti eleganti, la signora nascondeva un corpo così muscoloso da far impallidire la maggior parte dei ninja accademici. AVeva lunghi capelli neri e un volto tondeggiante. Sul suo piccolo naso alla francese, erano appoggiati due occhiali dalle lenti gigantesche. Quando i suoi occhi incrociarono quelli di Poo, ella si alzò in piedi.
    Poo-sama. Eseguì un lieve inchino, ignorando il kiriano. Ai suoi occhi, Fudoh era l'ennesima guardia del corpo di cui Poo si serviva per raggiungere in sicurezza il Paese del Ferro.
    Mikury. Ricambiò il suo gesto.
    Sono qui...
    Sì, sono pronti Poo-sama. Sono stati verniciati poco fa. Si avvicinò a una delle tante porte presenti nella sala d'ingresso.
    Con un cenno della mano, invitò Poo a seguirla nel cuore della loro azienda - il sottosuolo - dove decine di forni e macchine erano attive 24 ore su 24.

    Se Fudoh si fosse avvicinato alla porta per seguire l'uomo di cui doveva garantire la protezione, la donna lo avrebbe fermato.
    Tu dovresti rimanere qui, per questione di sicurezza
    Poo avrebbe tentato di convincere la donna qualora Fudoh avesse fatto pressioni, ma la segretaria sarebbe stata inflessibile. Non avrebbe sentito ragioni. Sarebbero scomparsi dietro la porta, lasciandolo solo.





     
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