La Più Grande delle MinacceIl Crollo di un'Era

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    Psycho Circus


    La Più Grande delle Minacce • Capitolo VI

    Una luce sfolgorante investì i due Munisai, il bambino e l'adulto, abbagliandoli e avvolgendoli completamente come una calda coperta.
    Poi, fu l'oblio. Quella orribile esperienza appena vissuta e tutto ciò che era stato nella vita del ragazzo svanirono nel nulla, cancellati dalla memoria.
    Almeno per il momento.


    ——— ♦ ———




    Il vecchio Kanashige non era certo un uomo dai natali illustri. Non era un nobile né veniva da una famiglia facoltosa, tuttavia uno spiccato spirito imprenditoriale, uno scarsa stima per le regole e una buona dose di fortuna avevano fatto di lui uno degli individui più ricchi e potenti del Paese delle Risaie. Oltre ad essere un magnate dell'edilizia, era anche uno degli elementi di punta di un'organizzazione che controllava il traffico di droga dell'area, uno dei più fiorenti di tutto il Continente. Un vero pilastro della società e dell'economia otese, che come noto non erano tra le più specchiate.
    Purtroppo gestire gli affari e accumulare risorse era l'unica cosa in cui realmente eccellesse, mentre occuparsi di una famiglia non era mai stato il suo forte. Oltre ad aver inanellato ben due divorzi, aveva commesso l'errore che molti genitori ricchi da far schifo commettevano con la propria prole: viziarla.
    Nel caso specifico Munisai, unico figlio dell'imprenditore, era cresciuto nello sfarzo più sfrenato, coccolato e accontentato in ogni maniera possibile. Gli era sempre bastato chiedere per soddisfare qualsiasi capriccio. E così, ormai alla soglia dei ventun anni, il giovane era venuto su come un ragazzone smargiasso, piuttosto borioso, ma sostanzialmente inetto in qualsiasi cosa contasse davvero.
    Non aveva mai lavorato un giorno della sua vita, era costantemente attorniato da gente al suo soldo che si occupava di lui in ogni modo, dalla servitù che lavorava nella sua sontuosa magione alle guardie del corpo che lo accompagnavano ovunque andasse. Diamine, persino la gente che frequentava, i suoi amici, a ben vedere gli ronzavano intorno soprattutto per i suoi quattrini. Non sapeva cosa fosse la fatica, o la dedizione, o privarsi di qualcosa. Era un miracolo che sapesse come ci si allacciava le scarpe.
    Ora, cosa fa una persona con mezzi economici quasi illimitati? Si diverte, ovvio!
    Li brucia in donne, alcool e droga,e ci mancherebbe anche! E di tutti i luoghi in cui il rosso amava indugiare nei propri vizi, sicuramente lo Psycho Circus era uno dei suoi preferiti.
    Ovviamente i beni che possedeva grazie alla grana di papino non si contavano, tra mobili e immobili, ma spesso e volentieri lo si poteva trovare a bazzicare con i suoi compagni proprio nella discoteca di sua proprietà.
    Fu così anche quella notte.



    Dj Hadoweru stava dando il meglio di sé mentre una calca amorfa ballava e si dimenava sulla pista da ballo.
    Ai margini di questa, eccolo lì Munisai che a ogni passo si beccava i saluti e i complimenti di due o tre persone, e nel mentre si faceva largo tra la folla, non che gli riuscisse particolarmente difficile data la statura importante e l'abbigliamento che, anche in un ambiente scarsamente illuminato come quello, l'avrebbero reso riconoscibile dal capo opposto della sala.
    Una camicia bianca con dei motivi fiammeggianti lungo le spalle, tenuta sbottonata rigorosamente fino a metà addome, lasciando il busto muscoloso in bella mostra, dei pantaloni arancione chiaro lunghi fino a metà polpaccio e ai piedi dei mocassini dalla punta stretta e all'insù in pelle laccata. Appoggiati sul naso degli occhiali da sole a mezzaluna dalle lenti viola che, diciamocelo, in una discoteca ma in generale in un contesto civilizzato non avrebbero mai dovuto trovare posto (che fine avevano fatto i fidi occhialoni da lavoro?).
    Ma la cosa più spettacolare era la pelliccia rosa che portava sopra, una vera gioia per gli occhi. Oddio, forse la parola pelliccia non è corretta, ma ci siamo capiti insomma. Invece che di pelo d'animale era costituita interamente da piume di fenicottero, e a giudicare da quanto gonfia e maestosa fosse era evidente che qualche bracconiere si fosse divertito a farne fuori un intero stormo per procurare il materiale per confezionarla.


    Incrociò la strada di una attraente cameriera che girava il locale con un vassoio pieno di bicchieri.
    A Munisai bastò una mano per inforcare al volo tre flute colmi del migliore vino spumante in circolazione, con l'altra diede una sonora pacca sul sedere alla suddetta cameriera, che ridacchiò apparentemente imbarazzata mentre quello che effettivamente era il suo datore di lavoro la superava con un sorrisetto allusivo stampato in faccia.
    Continuò a guadare la marea di gente fino a raggiungere un gruppetto di ragazzi. Quello poteva considerarsi il centro nevralgico dello Psycho Circus, ovvero in punto in cui si riuniva il piccolo boss e la sua banda.
    Al centro di quel capannello, infatti, vi era un ampio e comodo sofà in pelle rossa dove sedevano tutte acchittate le due fregne più grandi che potreste mai avere la fortuna di incontrare. L'anfitrione porse loro i bicchieri col pregiato fermentato in un raro e tutt'altro che disinteressato gesto di galanteria, prima di accomodarsi giusto in mezzo alle due, sorseggiando la propria bevanda per poi poggiare i piedi sul tavolino davanti a sé e gettare il braccio attorno al collo di ciascuna ragazza.
    Cazzo, quella sì che era vita.

    Importante precisazione, quelle due erano le sue fidanzate. Lo sarebbero state ancora un tre giorni, poi sotto a chi tocca.
    Lui era fatto così. Si annoiava, quindi gli piaceva cambiare regolarmente. Non a caso si era già bombato almeno una volta un buon 80% delle ragazze presenti in discoteca quella notte.
    Una delle poche lezioni che il vecchio Kanashige era riuscito a tramandare al suo rampollo, soprattutto in virtù delle esperienze matrimoniali, era che fosse di gran lunga meglio fare regali costosi e mirati per ottenere le "attenzioni" del gentil sesso ogni volta che ne sentiva il bisogno, piuttosto che mettere l'anello al dito ad una singola donna e farsi spennare a vita. Gli sembrava ancora di sentirlo metterlo in guardia.
    "La donna che non paghi non sai mai quanto ti costa!"

    Comunque fu mentre il rosso parlottava con i propri compari, o meglio urlava, per sovrastare il frastuono della musica, che il dj lo convocò sulla pista da ballo.
    Non rompermi i coglioni Hadoweru, non vedi che sto cercando di rilassarmi qui? tuonò il boss, tuttavia dal suo tono si capiva benissimo che l'idea non gli dispiacesse affatto quella sera.
    Voleva solo farsi pregare un po', e infatti subito partì un coro d'incoraggiamento da tutti i presenti. Dopo qualche momento di finta titubanza, infine cedette.
    E va bene, va bene! esclamò misericordioso.
    Si voltò verso la gnocca alla sua destra baciandola con passione.
    Poi si girò verso quella a sinistra.
    Rifletté un attimo, quindi limonò duro anche con lei.
    Non sia mai che si offendesse. Ci vuole tatto nella vita.

    Guadagnò quindi il centro della dance floor con un balzo felino.
    Si sentiva gasato, euforico. Probabilmente era un po' fatto per via delle pasticche che ricordava di aver preso, che poi non fosse vero erano dettagli. L'autosuggestione è uno strumento assai potente.

    E poi niente, cominciò lo spettacolo.
    Il rosso sapeva bene che molti dei suoi amici pensavano che a ballare fosse una sega, anche se non avevano le palle di dirglielo in faccia, non era mica scemo. Ma cosa poteva mai capirne quella accozzaglia di plebei leccapiedi?
    Nulla, ecco cosa.
    La tecnica e la musicalità dei suoi movimenti era a dir poco impeccabile, vi dico, e sapete che non sarei mai parziale. Una autentica gioia per gli occhi, specialmente per le fanciulle.
    Quale fluidità, e quale squisita finezza in quei sensuali movimenti pelvici.
    E poi hop con quel calcetto che fa tanto adorabile canaglia.
    Ve l'ho detto, era un fenomeno.
    Peccato che proprio sul più bello, con la folla in visibilio e le femmine in procinto di strapparsi le vesti di dosso alla vista di quell'irresistibile lavoro di anche, o almeno credo, la musica si fermò di colpo.
    E anche il rumoreggiare dei presenti, i quali si ritrassero lasciando il padrone di casa da solo in mezzo allo stage.
    Che diavolo succede? Chi ha detto di fermare la musica? si lamentò subito, guardandosi intorno in cerca di risposte.

    Dieci figure completamente irriconoscibili a causa delle bende avvolte attorno alla testa e armate di coltello si fecero largo tra la folla, e nessuno parve sorpreso o allarmato nel vederle.
    Nessuno a parte Munisai.
    Ah. Ahahah rise a fatica, ma il suo nervosismo era palpabile.
    Bello scherzo del cazzo, me l'avete quasi fatta.
    Kensuke? Noboru?

    Passò lo sguardo su ciascuno dei propri amici, o presunti tali, speranzoso che le sue parole trovassero conferma nei loro volti sorridenti. Ma non fu così. Le loro espressioni erano diventate fredde, impassibili. Come anche quelle di tutti gli altri.
    Quando vide che gli intrusi continuavano ad avanzare circondandolo e che anche le sue fide guardie del corpo restavano immobili invece di intervenire per salvarlo, il rosso cominciò davvero a sudare freddo.
    Era tutto vero, dunque? Il poveraccio fece appello a tutto il sangue freddo di cui disponeva prima di parlare.
    Non tutto era perduto. In base ai suoi due decenni di vita, non esistevano problemi che il denaro non potesse risolvere, o persone che non si potessero comprare.
    Allargò le braccia, in segno di amicizia e di resa, facendo del suo meglio per non far tremare la voce.
    Signori, parliamone, sì?
    Chiunque vi abbia mandato, qualsiasi cifra vi abbiano promesso, io vi pagherò il doppio. Anzi, il triplo!

    Il tono era quasi implorante.
    Saprete chi è mio pad--
    In realtà se ne fregavano di soldi e di padri, o presunti tali. Mentre stava parlando e senza troppi complimenti gli arrivò la prima coltellata, alle spalle, poco sotto la scapola destra.
    URGH!
    Il dolore fu tremendo, sia quando la lama entrò che quando uscì dalle carni del ragazzo, il quale, ovviamente, non aveva memoria di esser stato mai infilzato in passato, anzi.
    In un attimo anche gli altri assalitori lo raggiunsero e il rosso, in cuor suo, capì di essere spacciato.
    A quanto pare non avrebbe mai visto quei ventuno anni ormai così vicini.
    Stranamente non strillò, non implorò, né pianse. Non tentò di scappare o altro, sapeva che gli sarebbe stato impossibile. Istintivamente si raccolse portando le braccia a copertura di busto e testa, poi attese. Attese che tutto finisse, pregando per una morte il più rapida possibile.
    Ma ciò che accadde invece fu qualcosa di assolutamente inspiegabile.

    Il cervello del giovane andò completamente a nero. Ogni pensiero, idea o concezione della realtà svanito, mentre qualcos'altro prendeva il sopravvento.
    Era solo un corpo in mezzo a uno spazio finito. C'era solo la sua pelle, la sua forma, i suoi occhi, che si schiusero sull'ambiente circostante come fosse la prima volta e individuarono, tra i cori infami e nel trionfo di luci stroboscopiche, quelli che minacciavano la sua stessa esistenza.
    La mente poteva ignorarlo, al momento, ma Munisai si era trovato in situazioni del genere più e più volte. Si era allenato per affrontarle e uscirne trionfatore.
    I suoi muscoli, da soli, sapevano cosa fare. Vi era un unico imperativo.

    Sopravvivere.




    TU-TUM



    Gli occhi videro. E il corpo reagì.
    Una lama tentò di affondare nel pettorale destro del rosso, ma questi portò subito il braccio destro davanti a sé, il palmo rivolto in alto, facendo scivolare a contatto gli avambracci suo e dell'attaccante, accompagnando il movimento offensivo fuori traiettoria. [SD1]Rif e Res: 200
    Quasi in contemporanea un altro affondo arrivò altrove, stavolta diretto alla spalla sinistra. Ancora una volta il braccio, quello mancino stavolta, andò ad intercettare il colpo, bloccando quello avversario con il taglio esterno dell'avambraccio. [SD2]Rif e Res: 200
    La situazione era comunque disperata e l'otese era sovrastato numericamente. Da uno dei molti punti ciechi, dietro di lui, arrivò una pugnalata nella parte più esterna del trapezio, poco prima della spalla sinistra, ma a parte stringere i denti non ci fece troppo caso, nemmeno si voltò perché un ben più pericoloso attacco stava arrivando frontalmente. Due individui distinti cercarono di portare un affondo in contemporanea, entrambi mirando al viso. Senza esitazione Munisai si piegò sulle ginocchia, accovacciandosi e mandando a vuoto le due lame. [SD3]Impasto: Bassissimo
    Rif: 225

    Contestualmente al movimento discendente, fece scattare le braccia verso il basso, liberandosi in modo rapido e pulito dell'ingombrante soprabito piumato.
    Mentre si rimetteva all'impiedi, una nuova pugnalata calava sulla sua testa, o sul petto, a seconda di quanto velocemente le sue gambe si sarebbero raddrizzate. Ma non sarebbe stato necessario scoprirlo, poiché per quando ebbe guadagnato nuovamente tutta la sua statura, gli avambracci disposti a croce sopra la testa avevano intercettato il polso del sicario. [SD4]Rif e Res: 200
    Uno dei suoi complici non si fece scappare l'occasione offerta da quella guardia così alta e rapido andò a trafiggere il fianco sinistro dell'obiettivo.
    Non faceva male quanto avrebbe dovuto, probabilmente il rosso era ancora preda di quella sorta di trance. Riuscì persino ad intravedere con la coda dell'occhio un altro attacco diretto alla sua schiena, voltandosi di scatto e parando braccio contro braccio giusto in tempo. [SD5]Impasto: Bassissimo
    Rif: 225

    Peccato che rivolgere l'attenzione altrove spianò la strada alla coltellata successiva, che andò a segno penetrando nel bicipite destro.
    Noncurante dell'ennesima ferita sofferta, Munisai scattò verso il nemico più distante da lui e quindi dall'epicentro dell'aggressione. Quando fu a distanza da mischia, gli sferrò un rapido pugno verticale con la destra cercando di percuotere trachea e laringe. [SA1]Impasto: 1/2 Basso
    Vel: 250

    Un attacco non potente ma portato in una zona particolarmente sensibile che, se andato a buon fine, si sarebbe fatto sentire parecchio. Il bersaglio avrebbe persino potuto perdere la presa sulla propria arma, e se così fosse stato il rosso l'avrebbe prontamente raccolta, ma a prescindere da ciò, dopo l'attacco, egli si sarebbe voltato fronteggiando nuovamente i suoi aguzzini, che a quel punto, e almeno per il momento, non gli sarebbero più stati intorno ma solo davanti.

    Il rush di adrenalina non si fermò ma calò sensibilmente.
    Il fiato corto, i danni accumulati che finalmente si facevano sentire. La testa che riacquisiva lucidità e, con essa, il più profondo turbamento.
    Nessuno degli astanti, infatti, avrebbe avuto un'espressione più shoccata e sbalordita di lui dipinta sul volto.
    Che...che cazzo è successo?!
    I cori inneggianti alla sua morte erano a quel punto divenuti un mero rumore di sottofondo.
    Si guardò le mani con occhi sgranati.
    Cosa diavolo era appena successo?

    Il giovane aveva sentito parlare di reazione fight or flight e di come, sotto pressione e con l'adrenalina a mille, il fisico riuscisse a compiere prodezze normalmente impensabili. Ma quello che si era appena consumato era ben diverso, una specie di miracolo.
    Malgrado il fisico possente, del quale si era senza dubbio preso cura ma solo per vanità e per fare colpo sulle donne, il ragazzo non avrebbe mai saputo come usarlo per badare a se stesso. Lui era vissuto nella bambagia, c'era sempre stato qualcuno a vegliare su di lui. Figuriamoci se si era mai trovato coinvolto anche in una semplice rissa, impensabile. Ma soprattutto, che attrattiva poteva avere imparare a combattere per qualcuno circondato costantemente da guardie del colpo e sgherri assortiti, tutti profumatamente pagati non solo per proteggerlo ma anche per pestare chiunque non gli andasse a genio?
    Munisai, grande e grosso com'era, sarebbe stato praticamente indifeso in una qualsivoglia situazione di pericolo.
    Quindi, come si spiegava quanto era avvenuto?
    Un gesto disperato non poteva giustificarlo neanche lontanamente. Le sue azioni erano state troppo mirate, sicure, tecnicamente solide e strategicamente sensate. Quella roba non si poteva improvvisare, ci sarebbero voluti anni di esperienza marziale e di allenamenti.
    Ma il rosso non ricordava nulla del genere.
    Perché non riusciva a ricordarlo?
    Più ci pensava e più la cosa non quadrava per niente. Non poteva essersi dimenticato di una cosa così importante, che diamine!
    Era come se qualcosa...qualcuno...
    Si portò una mano alla testa mentre un intenso dolore lo assaliva, trapanandogli il cranio. Fortunatamente durò solo pochi istanti.

    [Nota]Munisai sblocca 5 conoscenze (2 T.Base e 3 T.Avanzate)
    - Tecnica della Trasformazione
    - Rilascio
    - Percezione Falsata
    - Tecnica delle Corde
    - Note del Dolore: Do! Re!


    Cosa diavolo sta succedendo? Cosa...chi..?
    Il respiro irregolare.
    Chi sono io? esalò infine, in un sussurro appena udibile.





    Chakra: 19/20
    Vitalità: 6/10
    En. Vitale: 26/30- Leggera alla schiena
    - Leggera alla schiena
    - Leggera al fianco sx
    - Leggera al bicipite dx
    Statistiche Primarie
    Forza: 200
    Velocità: 200
    Resistenza: 200
    Riflessi: 200
    Statistiche Secondarie
    Concentrazione: 200
    Agilità: 200
    Intuito: 200
    Precisione: 200
    Slot Difesa
    1: Parata
    2: Parata
    3: Schivata
    4: Parata
    5: Parata
    Slot Azione
    1: Pugno
    2 e 3: Convertiti in SD
    Slot Tecnica
    1: ///
    2: ///
    Equipaggiamento
    Nessun oggetto

    Note
    Credits a Hidan per la citazione XD


     
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99 replies since 22/7/2018, 18:14   3400 views
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