L'unico piano di Febh che la Vipera sperava non funzionasse (l'idea del rapimento si faceva sempre più logica ed efficace nella sua testa) sembrò invece attecchire su Bokudo, che si dilettò nel fare personalissimi commenti alla rossa. Hebiko era poco abituata a ricevere complimenti, soprattutto da quel punto di vista, spesso e volentieri bastava il suo carattere a tener lontani gli uomini, e per i coraggiosi che le si avvicinavano comunque aveva pronti dei poco gentili attacchi che avrebbero fatto desistere i più. Non che fosse una brutta ragazza, aveva il suo fascino e con la sua elasticità se lo avesse voluto avrebbe potuto benissimo sfoggiare una sensualità che poche potevano permettersi; ma la genin non era così, il suo orgoglio non era la sua bellezza, bensì il suo potenziale come kunoichi, la sua capacità di demolire chiunque non le stesse a genio. Capacità di cui andava fiera, e che stava potenziando al meglio. Capacità che avrebbe voluto sfruttare in quell'esatto momento, contro tutti e quattro i beoti che aveva davanti. Capacità che dovette reprimere, insieme alla rabbia, per evitare di presentarsi davanti al Damiyo imbrattata di sangue non suo, costretta a spiegargli il motivo del suo fallimento.
Un sorrisetto forzatissimo apparve sul suo volto, mentre con le mani giocherellava con il pacchetto di zucchero raccolto in precedenza, cercando di tenerle impegnate, giusto per non cedere alla tentazione di aggrapparsi al suo collo e stringere. Lo vide sistemarsi le sopracciglia nel suo peculiarissimo modo. Chiuse gli occhi per qualche istante, esasperata, sfoggiando poi la miglior espressione entusiasta che riusciva in quel momento: un mezzo disastro, un sorrisetto che mostrava i suoi canini affilati, quasi fossero pronti ad iniettare veleno, e le sopracciglia che si sforzavano di mostrare un'emozione diversa dalla rabbia, inarcate come a rappresentare un genocidio piuttosto soddisfacente ormai compiuto. Se non altro la rabbia le dava un rossore che poteva essere scambiato per imbarazzo. Mentre giocava, fece volontariamente cadere il sacchetto di zucchero, sussultando come se le fosse realmente sfuggito di mano.
Oh! Oh no, sono proprio maldestra!
Sperava che quello si chinasse per raccoglierlo. Da lì, sarebbe stata rapida, troppo perchè lui si accorgesse del suo gesto. Avrebbe preso un altro pacchetto di zucchero dalle sue spalle, sfruttando la sua estrema elasticità, e lo avrebbe scagliato a piena potenza verso la faccia di Febh. Se il suo attacco fosse riuscito, sarebbe finalmente riuscita a mostrare a Bokudo un'espressione effettivamente allegra, portando le mani dietro la schiena.
Eh... Sì, sono stata io. Mi dispiace, volevo attirare la sua attenzione, credo di essermi fatta prendere un po' la mano... Mi chiamo Hebiko.Si arricciò il ciuffetto di capelli con una mano, distogliendo lo sguardo come in preda alla timidezza. Lo strinse con violenza all'accenno del mercante sulla mastoplastica, trattenuta dal saltargli addosso da non si sa bene quale forza divina. Sbattè gli occhi più volte, ridacchiando appena (con una leggera nota isterica), per poi dare la sua proposta:
Mi sembra un'ottima idea! Apprezzo gli uomini dediti al proprio lavoro, sono cosììì... Uhm... provocanti! Non era la migliore nel fare complimenti improvvisati. Posso restare dietro al bancone con te finchè non finisci il turno? Mi farò piccina piccina lo giuro! Così parliamo un po' prima del nostro... uhm... appuntamento.
Si spostò dietro al bancone, senza nemmeno aspettare il suo effettivo consenso, sedendovisi in modo da essere coperta rispetto all'esterno.
Visto?? Così nessuno ti dirà che non stai lavorando!
Attese la sua conferma, prima di proseguire con il vero e proprio piano della missione.
Dato che ci siamo, possiamo parlare un po'. Voglio sapere tutto di te!
Mise le mani sulle guance, fissandolo pronta ad ascoltarlo. Non poteva certo scappare ormai.
