L'Era GlacialeFebh, Kato, Fudoh e Munisai, al freddo.

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  1. Munisai
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    i Pomi della Discordia


    L'Era Glaciale • Capitolo V

    Mentre Febh diceva la sua e controbatteva alle congetture avanzate dai sottoposti, peraltro trovandosi parzialmente in accordo con Munisai riguardo l'ipotesi del contrabbando e riconoscendo la fondatezza strategica di un agguato, per quanto purtroppo inattuabile, il ragazzone rivoltò la cabina del capitano come un calzino. Purtroppo non saltarono fuori indizi degni di nota, né tantomeno una possibile merce pregiata nascosta imboscata là dentro. Dopo che fu stabilita, seppur per sommi capi, una formazione difensiva da adottare laddove, come c'era da aspettarsi, fossero stati circondati dagli iceberg, il concilio dei ninja fu sciolto. Lo Yotsuki decise di lanciarsi in investigazioni notturne non meglio precisate, ma il rosso preferì tirarsene fuori. In base ai rapporti degli arrembaggi passati subìti dal glaciale vascello, c'erano grosse probabilità che l'attacco sarebbe avvenuto il giorno dopo, e il giovane riteneva prioritario raccogliere le forze e prepararsi al confronto con una buona dormita.

    Una volta imbacuccato nelle coperte e sospeso sulla sua amaca fai-da-te, seppur cullato dolcemente dalle onde non cedette subito al sonno. Ripensò a tutte le informazioni raccolte fino a quel momento, chiedendosi cosa diavolo ci fosse al centro di quella faccenda, quale bene potesse essere così ambito da giustificare la sceneggiata che evidentemente era una facciata per gli scambi illeciti.
    Ripensandoci a mente fredda, si ricordò di una cosa alla quale inizialmente non aveva dato peso. Tra la nota di carico consultata il giorno prima ed il diario di bordo rinvenuto proprio dal lui, c'era essenzialmente una discrepanza: solo nel secondo venivano menzionati dei "pomi". In effetti quel dettaglio non gli era sfuggito, anche se non lo aveva ritenuto subito importante. Quella parola lo colpiva per due ragioni. Innanzitutto, a differenza del resto della merce, quella parola era stata annotata con l'iniziale in maiuscolo; secondariamente, era la parola in sé a fargli sorgere delle domande. Munisai non poteva certo dirsi un perito agronomo, tuttavia per quanto ne sapeva il termine "pomo", sebbene un po' desueto e arcaico, era praticamente un sinonimo di mela, o comunque un frutto tondeggiante affine ad essa. Però le mele, sia nella nota di carico che nel diario, avevano una voce tutta loro, dunque quella ridondanza gli suonava equivoca.
    Il rosso cominciò a mettere in discussione l'idea che si era fatto inizialmente, ovvero che la misteriosa cosa contrabbandata fosse stata solo celata in mezzo ai generi alimentari o comunque che questi ultimi costituissero una mera copertura per qualcosa di completamente diverso. E se invece la merce contrabbandata fosse stata nascosta in piena vista, dato il suo aspetto insospettabile? Se si fosse trattato appunto di quei fantomatici pomi, e quindi di semplice frutta, almeno all'apparenza? Magari erano stati geneticamente modificati o contenevano in qualche modo sostanze narcotiche, veleno o chissà quale altra diavoleria che potesse essere richiesta sul mercato nero.
    Si trattava di una piccola intuizione che si sarebbe potuta benissimo rivelare un abbaglio, ma valeva la pena di verificarla. Così il ragazzone si ripromise di rendere partecipe la squadra dei suoi sospetti e di andare tutti ad esaminare il carico, l'indomani. Se avessero scovato dei frutti che corrispondevano all'idea che si era fatto ma apparentemente normali dal punto di vista estetico e olfattivo, il rosso avrebbe proposto allo Yakushi di assaggiarne qualcuno. In fondo, seppure gli avessero nuociuto, quelli del suo clan, e soprattutto un mostro come Febh, non schiattavano neanche con le cannonate e anche bere veleno puro sarebbe stato come acqua fresca per il Jonin, ma ingerendoli forse sarebbe riuscito a discernere gli effetti dei misteriosi pomi. Questo sempre che ci avesse visto giusto, ovvio.

    [Il giorno seguente]


    Purtroppo i piani del Genin otese andarono in fumo, in quanto non ci fu il tempo materiale di testare la sua ipotesi. Erano appena le nove di mattina quando gli stramaledetti iceberg cominciarono ad accerchiare il veliero.
    Kato si prese la briga di assegnare i compagni alle diverse postazioni per fronteggiare la minaccia, e Munisai fece il suo, anche se il suo era inevitabilmente meno rispetto a quello degli altri. Solo osservando come si muovevano e la loro rapidità, era fin troppo evidente il divario di forza ed esperienza che lo separava dal resto del team. Munisai non era in grado di aderire alle superfici con il chakra e tantomeno di camminare sull'acqua. Distruggere dei blocchi di ghiaccio enormi a suon di pugni neanche a parlarne poi. Quindi mentre c'era chi saltava come una cavalletta in giro e chi usava le masse d'acqua gelata come un sacco da pugilato, il rosso non poté fare altro che stare vicino alla balaustra della nave, tenere gli occhi aperti, e scagliare armi. Per la precisione kunai, in parte suoi in parte scroccati allo Yakushi, a cui aveva precedentemente attaccato due cartebomba ciascuno. Appena gli iceberg arrivavano a tiro lanciava i suoi coltelli esplosivi per poi farli detonare, incrementando giusto la gittata con il chakra repulsivo da poco implementato nel proprio arsenale quando il bersaglio era un po' troppo distante.
    Poco appariscente e piuttosto statico come approccio, la l'azione fece a dovere il suo sporco lavoro.


    Dopo l'apparizione dell'imbarcazione pirata e del gargantuesco jutsu balena, la sbalorditiva controffensiva di Febh fu a dir poco sconcertante tanto per la potenza quanto per l'apparente nonchalance con cui era stata portata. Il rosso non poté trattenersi dallo strabuzzare gli occhi e dallo spalancare la bocca per lo shock.
    Porco Izanagi infame! esclamò tra il basito e l'ammirato.
    Gli salì proprio dalle viscere, non poté trattenersi. L'ennesima conferma di quale potenza terrificante si celasse in un uomo dall'aspetto tremendamente ordinario.

    Quando si decise di andare al contrarrembaggio, Shin chiese al ragazzone di restare sull'Era Glaciale per tenere d'occhio l'equipaggio, mentre lui, il kiriano e lo Yotsuki si sarebbero gettati all'attacco sull'altre nave. Munisai acconsentì. Considerando che almeno il capitano era in combutta con i ratti di mare, la possibilità di qualche brutto tiro da parte della stessa ciurma che erano stati incaricati di scortare e proteggere non era poi un'eventualità così remota.
    Mentre l'Amministratore di Oto tornava ad adagiarsi sulla sua sdraio, apparentemente disinteressato della vicenda dopo il suo pirotecnico exploit, il giovane cercò di monitorare al meglio sa situazione a bordo, volgendo però di quando in quando lo sguardo sulla nave nemica. Purtroppo, appena iniziate le ostilità, una nebbia fittissima si riversò sul terreno di scontro impedendogli di distinguere alcunché fino alla ritirata dei colleghi.
    Non gli sfuggì invece la lucertola che se la svignò di gran carriera correndo sul pelo dell'acqua verso sud. Che Febh le avesse ordinato di portare qualche messaggio a Oto? Di certo non poteva trattarsi di una richiesta di rinforzi, non avrebbero mai e poi mai fatto in tempo.
    Il giovane fece spallucce, non soffermandosi troppo sulla cosa, tornando piuttosto ai suoi doveri.


    Se non altro, non unirsi alla sortita accademica si era rivelata una decisione oculata. Se i suoi compari, così forti ed esperti, se l'erano battuta, effettivamente lasciando scappare il nemico, questi doveva essere un avversario contro cui non avrebbe potuto nulla. O forse l'avevano lasciato andare per una qualche ragione di opportunità che lui non poteva conoscere, chi lo sa? Avrebbe chiesto lumi sull'accaduto in un secondo momento.

    Questa carogna è gonfia come una zampogna commentò con sdegnoso disgusto guardando il cadavere che si erano portati dietro i compagni. Nonostante il freddo arginasse un attimo la cosa, il fetore che emanava il corpo era davvero nauseabondo.
    Fudoh e il medico di bordo curarono prima i feriti, poi esaminarono la salma, riportando, come era facile constatare, che il disgraziato fosse morto da mesi e fosse stato conservato sotto ghiaccio. A quanto pare il nemico usava una qualche tecnica che gli permetteva di controllare i cadaveri, o roba del genere, mettendogli a disposizione un piccolo esercito immortale. Ad ogni modo si era ritirato e il pericolo era stato sventato. La missione, una volta lasciata l'Era sana e salva al porto di arrivo, si sarebbe potuta considerare compiuta.
    Lo Yakushi non ritenne opportuno approfondire oltre la questione e praticamente vietò ai sottoposti di continuare a ficcare il naso. Il loro compito lo avevano svolto, e ad altri come loro sarebbe toccato, in un'altra missione, indagare e chiarire gli aspetti di quella vicenda ancora poco chiari. Il tono del superiore non suggeriva possibilità di contraddizione, e sebbene fosse abbastanza convinto che questi stesse deliberatamente omettendo delle cose, decise di tenere il becco chiuso e farsi i cazzi propri.
    In fondo il suo contributo alla missione l'aveva dato, e da quel viaggio aveva anche appreso un utilizzo estremamente utile del chakra. Poteva ritenersi soddisfatto, tutto sommato.
    Bah, io vado a bermi qualcosa per scaldarmi.
    Capitano
    si rivolse poi allo Shinretsu battendo due volte le mani, come a volerlo destare dal torpore o scuotere dal turbamento per gli ultimi eventi, vediamo di darci una smossa, su.



     
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